A proposito del Brexit e dell’elvetizzazione europea

Cattura

Apprendisti stregoni macroregionalisti

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In generale sono favorevole alle macroregioni ma…
Nel caso del #Triveneto mi sfugge la logica.
Prima a Roma si lamentano che le autonomie speciali sono troppo centrifughe…
Poi propongono di creare una macroregione con un PIL ben superiore a quello catalano o scozzese (e laziale), composta da una regione leghista in cui si indicono referendum separatisti, una regione ad autonomia speciale, una provincia ad autonomia speciale e una provincia prevalentemente di lingua tedesca sotto tutela austriaca.
mmmmh…cosa potrà mai andare storto?

Per non parlare delle dinamiche interne a un ipotetico Triveneto, che non sarebbero improntate alla concordia e univocità di intenti e metodiche.
Es.

Se l’A31 è la risposta, qual era la domanda?

La Valdastico Nord NON si farà

Come valuta la riforma costituzionale in discussione in questi giorni in parlamento?
Credo che, al di là di ogni possibile perplessità di tipo tecnico, sia prima di tutto anti storica. Nel momento in cui in tutto il mondo si sta procedendo nella direzione di concedere sempre più autonomia e spazio di manovra ai territori, questa riforma va esattamente dall’altra parte. E poi è una riforma che prende il via dagli scandali, ma non si è mai visto nel pensiero politico moderno che scandali come quelli che hanno coinvolto le regioni in Italia abbiano comportato una revisione costituzionale. Le riforme si fanno perché si devono fare, non perché c’è qualche cialtrone che ha rubato.
Perché in Italia non ha mai funzionato il regionalismo?
Perché i processi di decentramento che sono avvenuti nel corso degli anni sono stati innestati su un impianto, quello della Costituzione, che è fortemente centralista. Sono stati decentrati dei poteri ma non si è regionalizzato lo Stato. E, contemporaneamente, non si sono regionalizzati i partiti, che sono i veri detentori del potere politico e che sono rimasti sempre i partiti di Roma — e non per usare un vocabolario veteroleghista — difatti le sedi romane, dal Nazareno a Botteghe Oscure, sono sempre state l’epicentro del potere politico. Non sono mai state create delle classi politiche di autentica espressione regionale, perché la regione è sempre stata considerata la penultima tappa prima di arrivare a Roma, si partiva dal consiglio comunale, si passava da quello provinciale, poi da quello regionale e poi in Parlamento a Roma. Per questo fallisce il regionalismo in Italia, non per colpa di quattro mascalzoni, che fanno solo parte della varietà umana.

Stefano Bruno Galli, professore della facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Milano, esperto di federalismo e consigliere regionale della Lombardia per la lista Maroni Presidente

http://www.linkiesta.it/it/article/2015/09/20/leuropa-degli-stati-e-nata-morta-il-futuro-e-delle-macroregioni/27472/

Rifugiati, eurozona, ordine globale: Cucinotta vs. Dezzani

video-operatrice-sgambetto-migrantihttp://www.giornalettismo.com/archives/1885686/video-operatrice-calci-sgambetto-migranti-ungheria/

Da
http://federicodezzani.altervista.org/emergenza-immigrazione-ed-isis-lextrema-ratio-salvare-la-ue/#

Vincenzo Cucinotta (commenta anche su http://www.aldogiannuli.it/)

Condivido quasi interamente le tesi esposte nell’articolo, con qualche elemento di dissenso.
Il punto di dissenso più importante riguarda il progetto di Stati Uniti di Europa che io non credo venga realmente perseguito.
Il progetto di globalizzazione a cui assistiamo, prevede a mio parere il mantenimento degli stati attuali, ma totalmente svuotati di capacità decisionale e ridotti a strutture puramente repressive. Gli stessi USA sono una nazione in cui il potere delle istituzioni è gravemente mortificato, dove il capo della NSA si permette di replicare piccato allo stesso Obama, come nel caso dello scandalo delle intercettazioni alla Merkel. Obama appare sempre più come un burattino manovrato da dietro le quinte ma anche sbeffeggiato in modo palese e pubblico. Non si tratta della tradizone del capitale di influenzare gli organi istituzionali, siamo ormai ad un potere effettivo che allo scopo di portere avanti il suo progetto, è disposto anche a palesarsi. Non v’è quindi una nazione imperiale, c’è una cupola internazionale che detiene il potere e parassita i singoli paesi, sfruttandone la forza militare e tutte le risorse statali in generale.
Mi chiedo pertanto quale possa essere l’interesse a portare avanti il progetto di una federazione europea, secondo me anzi si teme la possibilità anche remota che possa costituirsi una entità statale potente in cui si possa innescare un processo per quanto improbabile di democratizzazione. Soprattutto, a cosa servirebbe una volta che verrà approvato il TTIP? Io mi spingo fino a dire che addirittura dopo la sua approvazione, la UE si scioglierà avendo svolto la sua funzione di globalizzazione e da allora in poi potrebbe costituire soltanto un ingombro. Bastano gli stati svuotati di ogni reale potere, ma aventi la funzione di fare il lavoro sporco, lasciando alla cupola finanziaria solo vantaggi.
Credo poi che questi potenti non abbiano un piano così preciso e dettagliato, anche perchè sanno che la situazione finanziaria che hanno determinato andrà in poco tempo verso un big bang che la distruggerà. Credo piuttosto ad una logica di breve periodo, la logica dell’arraffamento di chi non vede un grande futuro.
Si può spiegare tutto ciò che l’articolo descrive così bene come finalizzato a creare uno stato di caos organizzato per cui l’ISIS viene foraggiata e nello stesso tempo bombardata con droni (ma senza esagerare…). L’ISIS ha la funzione di impersonare il male assoluto per la ferocia diomostarta verso le persone, ma addirittura anche verso il patrimonio culturale dell’umanità. Gli europei, ma non solo loro, devono essere terrorizzati ma non realmente danneggiati, in modo che riconoscano la capacità degli USA di difenderli e quindi rendere questo legame indispensabile.
Non credo enanche ad un piano esplicito riguardo alle migrazioni, mi pare che questi potenti facendo i propri interessi, creano come effetto collaterale tali danni che poi non sanno come riparare e quindi questi profughi vengono dirottati dove è possibile, fregandosene degli effetti conseguenti, ma senza tuttavia che si possa parlare di un piano prestabilito. A quanto pare, questo imporvviso flusso di siriani a distanza di così tanti anni dall’inizio del conflitto, dipenda da una scelta di Erdogan di cacciarli o comunque di sollecitarli ad andarsene dai campi in cui risiedevano già da tempo, e mi pare che Erdogan abbia assunto già da tempo un atteggiamento diciamo dialettico rispetto al potente alleato, come del resto Israele e tutte le potenze di quella regione.

La reazione della Merkel mi pare improvvisata ed alquanto pasticciata in fondo. La Merkel, essendo un po’ meno peggio dei suoi colleghi, finisce per fare una figura migliore, ma solo per si confronta con politici di quarta fila.
Mi scuso per il lungo commento, suscitato dalla corposità dell’interessante articolo.

Federico Dezzani:

Grazie per il commento.
La federazione dell’Europa, gli USE, è senza dubbio l’obbiettivo sottostante all’euro: creando un governo federale per 500 mln di persone, il controllo del continente è enne volte più facile che cooptare 28 capi di Stato e comprare 28 parlamenti. Le sanzioni a Iran e Russia non sarebbero state possibili senza UE, da cui si ricava la necessità di mantenere viva l’Unione e di federare l’eurozona: senza USE, l’euro salta presto o tardi.
Credo che il “potere” abbia strategie di potere di lungo periodo, ma è non certo infallibile nell’attuarle: il capitolo immigrazione, assieme alla famiglia ed alla morale sessuale, è certamente in cima all’agenda.

Quelli che preferiscono il dollaro imperiale all’euro

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Io credo che l’unica strada che abbiamo sia un’alleanza con gli Usa, un bel ponte sull’Atlantico. Anzi suggerirei di adottare il dollaro, una sola moneta per i Paesi ricchi del mondo.
http://www.firstonline.info/a/2015/08/13/vaciago-la-svalutazione-dello-yuan-e-una-rivoluzio/e9c03289-a8db-443b-9785-e80cfa0f56b4

Vaciago, editorialista del Sole 24 Ore, consiglia di abbandonare l’euro e di prenderci direttamente il dollaro, liquidando la pseudo-sovranità di cui godiamo in quanto protettorato e ufficializzando la nostra condizione di colonia o, per meglio dire, provincia dell’impero.

Mia interpretazione: l’impero (termine usato disinvoltamente dagli stessi strateghi statunitensi) è inquieto. Teme un asse Parigi-Berlino-Mosca-Pechino (PABEMOPE) e tiene in ostaggio i PIIGS tramite i suoi proconsoli. La Cina non ha alcuna intenzione di creare una diarchia con gli USA. Userà l’ingresso dello yuan nel paniere monetario del FMI (comprensibilmente ostacolato dal Congresso USA) come un retrovirus per mutare il sistema dall’interno e multipolarizzarlo, dedollarizandolo per mezzo dell’oro.
La propaganda imperiale ci mette in guardia dalla prospettiva di diventare una colonia cinese, ma i cinesi non sono occidentali, non lo sono mai stati e non lo diventeranno (hanno appreso importanti lezioni dalla recente storia del Giappone, l’Oriente che ha scimmiottato l’Occidente inimicandosi tutti i vicini).
L’Europa post-NATO sarà neocarolingia
http://www.lulu.com/shop/stefano-fait/leuropa-confederale-neo-carolingia/ebook/product-22298324.html

Tra l’altro il dollaro sta effettivamente morendo e sarà rimpiazzato da un nuovo dollaro di salute cagionevole, quindi la tempistica è particolarmente sospetta:
https://socialforecasting.wordpress.com/2015/07/31/the-meaning-of-chinas-gold-announcement-and-the-new-dollar/

A proposito di un passaggio di “Rettilineo finale” di Federico Dezzani

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PREMESSA: non sono un feticista dell’euro (per me una moneta comune e non unica andrebbe benissimo, se consentisse agli europei di cooperare e non di farsi la guerra, valutaria o economica che sia), personalmente trovo che i trattati europei non possano in alcun modo prevalere sulla Dichiarazione universale dei diritti umani («Io non sarò mai soggetto a trattamenti criminosi» – Cloud Atlas), né sono ideologicamente contrario al Grexit.

Ora che la Grecia gode del pieno sostegno dei BRICS non penso più che sarebbe una catastrofe. Non si troverebbe da sola alla mercé degli sciacalli transnazionali. Anche l’Argentina ha beneficiato di un aiuto decisivo cinese, altrimenti ora ci sarebbe un governo neocon e anti-iraniano a Buenos Aires.
Se esito e mi interrogo sui modi e sui tempi è solo perché continuo a ritenere che la caduta del dollaro e quindi il riflusso dell’inflazione e dei soldati di stanza nelle basi americane all’estero siano la priorità. Per come la vedo io la Grecia ha il DOVERE di aiutare tutti gli altri popoli europei a liberarsi, come ce l’avrebbe chiunque fosse nella posizione di farlo, specialmente perché sa qual è il destino che ci attende se l’Impero non crolla, avendolo subito per anni. In soldoni, sempre per come la vedo io (e potrei sbagilare), questo significa che devonoe ssere gli eurocrati ad assumersi la responsabilità di espellere la Grecia. Come in Ucraina, la battaglia fondamentale è quella per l’opinione pubblica:  dev’essere chiaro che i veri bulli, quelli che sparano il primo colpo, sono gli euro-atlantisti.

Questo è il momento “Prison Break” per l’umanità. O la va o la spacca…

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Dopo di noi non ci sono più altre tribù, ma soltanto scogli e onde e un flagello ancora peggiore, i romani, contro la cui prepotenza non servono come difesa neppure la sottomissione e l’umiltà. Razziatori del mondo, adesso che la loro sete di universale saccheggio ha reso esausta la terra, vanno a cercare anche in mare: avidi se il nemico è ricco, arroganti se povero, gente che né l’oriente né l’occidente possono saziare. Loro bramano possedere con uguale smania ricchezze e miseria. Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero. Fanno il deserto, e lo chiamano pace.

Calgaco, citato da Tacito

Continuo a trovare estremamente stimolanti le analisi di questo autore, pur trovandomi in disaccordo su alcune questioni nodali.
Ecco un passaggio che mi lascia perplesso:

Nei nostri lavori abbiamo sempre sottolineato come gli attacchi speculativi durante il “biennio dello spread rosso” 2011-2012, puntassero, oltre alla fabbricazione di ingenti utili per gli azionisti, a fornire l’assist decisivo ai collusi politici europei per la fondazione degli Stati Uniti d’Europa, contro la volontà dei cittadini ammutoliti da possibili bancarotte generalizzate. L’euro infatti non ha mai rappresentato una seria minaccia per la valuta americana o britannica ma, al contrario, è stato fin dagli albori lo strumento principe per introdurre il neoliberismo in Europa, tagliare lo Stato sociale ed impedire l’intervento della cosa pubblica nell’economia.

Perché allora, come sostiene il presidente della commissione europea Jean-Claude Junker7, “il mondo anglosassone” farebbe a fette l’eurozona qualora uscisse la Grecia? Dopotutto, come abbiamo evidenziato nelle nostre analisi, l’emergenza spread non scompare nel momento in cui gli Stati Uniti d’Europa sono abortiti (estate 2012) ed è chiaro che qualsiasi ulteriore assalto della finanza avrebbe realmente provocato la rottura dell’euro? [sottolineatura mia]
http://federicodezzani.altervista.org/rettilineo-finale/

Questo è il nodo della questione: se l’euro è nato per preparare il terreno ad un mondo multipolare di blocchi valutari successivo alla detronizzazione del dollaro, allora ogni indebolimento dell’euro e rafforzamento del dollaro fanno il gioco dell’Impero.
Dezzani, come tutti gli analisti schierati contro l’euro, è convinto che l’attacco anglo-americano all’euro servisse a indurre i cittadini europei ad ingoiare il progetto degli Stati Uniti d’Europa, non a puntellare un dollaro a rischio di collasso in seguito alla crisi della finanza americana.
Io invece penso che l’assalto finale all’euro non c’è stato perché un conto è attaccare la lira, la sterlina, la dracma, il rublo, o il povero bath thailandese – operazioni che richiedono ingenti (ma non illimitate) risorse – un altro conto è attaccare una valuta continentale come l’euro, specialmente se gli infiltrati non possono danneggiare più di tanto le sue difese (avendo le mani legate dalle normative europee). Puoi preparare la breccia greca e piazzare uomini di Goldman Sachs a destra e a manca, ma hai pur sempre da tirar giù un bestione e il resto del mondo (es. Cina e Russia) potrebbe anche non voler collaborare con te, ma anzi ostacolarti.

Dunque io mi domando: se gli Stati Uniti d’Europa erano l’obiettivo precipuo di Wall Street e della Casa Bianca e se l’Europa (BCE inclusa) è una colonia americana, perché non si è fatto un singolo passo in quella direzione ma, semmai, l’Europa si è avviata sulla strada della dissoluzione, del sospetto reciproco, della teutonofobia, del razzismo anti-mediterraneo?
Perché la stampa inglese ha sempre paragonato il progetto degli Stati Uniti d’Europa alla ricostituzione dell’Unione Sovietica e ha invece appoggiato tutti i movimenti separatisti europei che intralciavano l’integrazione europea? Perché Obama e l’establishment statunitense non hanno incessantemente tuonato contro l’inerzia europea?
Errori di calcolo così grossolani? Feroci dispute intra-atlantiste?
Mi pare strano. Le frizioni ci sono (sui mezzi, non sui fini: l’avidità dei finanzieri si scontra con il realismo degli strateghi, ma l’obiettivo è il medesimo), come pure gli errori di valutazione, ma lo scenario implicito nell’interpretazione euroscettica è un po’ troppo paradossale e contraddittorio (a mio avviso).
Mi sembra più probabile che l’euro sia stato usato per mettere in atto la tradizionale strategia del divide et impera, a partire dalla complicità di Goldman Sachs nell’ingresso greco.

Sull’austerità neoliberista.
E’ fuori questione che l’attuale assetto europeo sia stato impiegato per far trionfare il neoliberismo.
L’Economist di Rothschild e Schroder odia (letteralmente) Tsipras tanto quanto l’élite romana odiava (e temeva) Spartaco.
Mentre il Telegraph (quotidiano dell’establishment britannico) è sfacciatamente pro-Grexit,
http://www.telegraph.co.uk/finance/economics/11684495/Grexit-the-truth-is-it-would-help-Britain-no-end.html
l’Economist, in generale, teme che  l’uscita della Grecia indebolirebbe la causa neoliberista nel mondo e rafforzerebbe Putin (il fratello maggiore di Spartaco).
Una Grecia sottomessa e umiliata all’interno dell’eurozona serve di esempio al resto d’Europa (affiorano alla memoria i metodi degli occupanti nazisti).

Ma cosa succederebbe se l’eurozona si scoprisse anti-liberista?
Poniamo per ipotesi che Angela Merkel fin dall’inizio abbia fatto il doppio gioco, d’accordo con Putin, e stia di fatto, molto pazientemente, traghettando il blocco europeo verso l’unione eurasiatica, sabotando il TTIP, mentre a parole lo appoggia (lo faceva assieme a Sarkozy, ma Sarkozy ha sottovalutato i suoi avversari ed è stato messo momentaneamente fuori gioco: sarà però il prossimo presidente francese).
Anche questo è uno scenario paradossale, ma sia Putin sia la Merkel parlano tedesco, hanno un passato nell’intelligence comunista, dove questo tipo di ruoli e finzioni è la norma. Lo stesso Sarkozy non è un “uomo nuovo”: se fosse stato veramente un agente NATO-sionista avrebbe forse frequentato pubblicamente ambienti di quel genere, esplicitando il suo ruolo? Oppure ha fatto anche lui il doppio gioco? E’ un caso che sia tra i più ardenti difensori della necessità di reintegrare la Russia nell’Europa e abbia accettato il voto della Crimea?
Non dimentichiamo che gli “eurocrati” rischiano la vita (cf. volo Germanwings 9525: pilota automatico catturato con controllo remoto -> l’equivalente Airbus del Boeing Honeywell “Uninterruptible” Auto-Pilot (BHUAP), che può essere penetrato da hacker specializzati).

Per poter attuare questo piano la Merkel (dopo aver riformato il tandem con Sarkozy, nel 2017) dovrebbe assicurarsi di non dover fronteggiare una “rivoluzione colorata” interna – molto probabile in Francia (cf. Charlie Hebdo) – e dovrebbe tenere a bada gli euroscettici bavaresi (peraltro particolarmente interessati a fare affari con la Russia: pecunia non olet).

Siamo sicuri che russi e cinesi auspichino il crollo dell’eurozona e la fine dell’Unione Europea?
Finora mi pare che le prese di posizione pubbliche delle rispettive leadership siano in favore del mantenimento dello status quo, salvo la necessità di emancipare il continente dalla NATO al fine di forgiare una zona di libero scambio eurasiatica che si estenda dal Portogallo al Giappone.
Gli unici che sostengono la tesi della volontà putiniana di disgregare l’Unione Europea sono gli editorialisti anglo-americani, che a me sembrano entrati in modalità “muoia Sansone con tutti i filistei”: l’Impero non se ne andrà senza aver prima fatto terra bruciata (in Europa, in Giappone, nel Medio Oriente, in America Latina, in Africa, ecc.).

In sintesi: se ha ragione Dezzani, allora l’euroscetticismo è l’unica posizione abolizionista della schiavitù neoliberista degna di questo nome.
Se invece Dezzani ha torto, allora l’euroscetticismo è un’arma in più dell’Impero contro gli “spartachisti” greco-russi, una sofisticata “rivoluzione colorata” per palati fini.

Per me su questo punto ha torto, ma è pur vero che non ho la certezza di aver ragione.

Aggiornamenti
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Vecchio euro, nuovo euro, brexit, grexit e ingerenza umanitaria negli USA

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Moneta unica in avvitamento, tensione militare in ascesa

L’impero americano, fedele a questo principio, si sta ripiegando su se stesso: ha perso la capacità di eterodirigere il Sud America, l’influenza sull’India, la guerra in Afghanistan ed il controllo del Medio Oriente, dove è stato inoculato l’ISIS perché facesse terra bruciata dopo la dipartita dall’Iraq del 2011. Ora Washington lotta disperatamente per conservare il dominio sull’Europa occidentale, politicamente e militarmente ignava, ma tra le economie ancora più produttive al mondo.

http://federicodezzani.altervista.org/moneta-unica-avvitamento-tensione-militare-ascesa/

…e su Giappone, Taiwan, Filippine e Oceania.

Il fatto che Washington non abbia richiamato all’ordine il premier inglese David Cameron, dissuadendolo dall’indire il referendum, significa che il processo federativo europeo è ormai defunto e gli inglesi sono liberi di ritirarsi in buon ordine da Bruxelles, dove hanno assolto finora il ruolo di ferrei difensori degli interessi atlantici.

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Non credo. Penso che il referendum, come nel caso scozzese, darà il risultato desiderato: un nulla di fatto. Perché l’establishment inglese dovrebbe accettare di non aver più voce in capitolo nelle faccende continentali? Perché dovrebbe creare i presupposti per la secessione scozzese dopo aver fatto di tutto per impedirla? E perché dovrebbe risvegliare la questione della riunificazione irlandese (gli irlandesi accetterebbero di trovarsi all’improvviso separati da una frontiera così netta?).

gli USA infatti, sebbene diano ormai per spacciato il progetto della moneta unica, hanno bisogno di tempo per realizzare un progetto alternativo agli Stati Uniti d’Europa (il TTIP ed il conflitto con la Russia) che vincoli stabilmente l’Europa alla loro sfera di dominio.

Rimarrà la Grecia nell’eurozona? La risposta è no.

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Siamo davvero sicuri?

La Casa Bianca sarebbe disposta a consentire alla Grecia di entrare definitivamente e irrimediabilmente nella sfera BRICS, pur restando nella NATO e nell’Unione Europea, con potere di veto?

Impossibile!

Lo Spiegel si permette da un lato, con retorica eleganza, di definire Tsipras un decerebrato (“If Tsipras has an ounce of political understanding…”) e dall’altro invita la Germania a trovare un compromesso che il governo greco ha già detto di essere disposto ad accettare (rinvio dei pagamenti e taglio degli interessi sul debito)

http://www.spiegel.de/international/europe/spiegel-editorial-on-need-to-compromise-with-tsipras-and-greece-a-1016275.html

Aggiungo un altro argomento che vale per la controparte.

Perché due potenze che stanno facendo di tutto per abbattere il dollaro e con esso l’Impero dovrebbero dare il via libera alla dissoluzione dell’eurozona, che rafforzerebbe fenomenalmente il dollaro e danneggerebbe le loro economie (decapitando l’essenziale Nuova Via della Seta) in una fase così delicata di questo scontro finale? Perché rischiare di mettere a repentaglio il loro veto indiretto nell’UE e nella NATO e i numerosi accordi bilaterali tra Cina e UE?

http://www.scmp.com/business/article/1757753/chinese-investment-european-union-looks-set-continue

La mia ipotesi di lavoro provvisoria è che non succederà nulla fino a quest’autunno o addirittura fino alla fine del 2016, perché Mosca e Pechino non vogliono nessuna “rivoluzione colorata” ad Atene (non potrebbero aiutare il governo) e perché tutti sanno che Wall Street è destinata a crollare, e con lei il dollaro. A quel punto, dopo il deflusso della presenza militare americana in Europa (le basi diventeranno finanziariamente insostenibili) si potrà decidere che fare dell’euro, dell’UE, della BCE e dei vari accordi e trattati internazionali, senza eccessive complicazioni di ordine bellico e golpistico.

Sembra archiviata l’era della politica tedesca monopolizzata dalla CDU/CSU succube dei diktat americani e visceralmente ostile a Mosca: campione di quel periodo è senza dubbio il bavarese Franz Josef Strauss, ministro della difesa dal 1956 al 1962, acerrimo avversario della Ostpolitik del socialdemocratico Willy Brandt, propugnatore degli Stati Uniti d’Europa e padre della cooperazione militare tra Germania ed Israele15, che consente oggi a Tel Aviv di dispiegare le proprie testate nucleari (illegali) su sottomarini Dolphins made in Germany.

http://federicodezzani.altervista.org/moneta-unica-avvitamento-tensione-militare-ascesa/

Anche Heinz Alfred “Henry” Kissinger è bavarese e sarà ben felice di conferire di persona il premio a lui stesso intitolato (sì, esiste un “premio Kissinger”, che è un po’ come dire “premio Ribbentrop”) al nostro “beneamato” Giorgio Napolitano e all’ex ministro degli Esteri tedesco Hans-Dietrich Genscher (uno dei principali responsabili della distruzione della Jugoslavia) «in riconoscimento degli straordinari contributi al consolidamento dell’integrazione e stabilità europea»

http://www.lastampa.it/2015/04/03/esteri/kissinger-premia-napolitano-il-suo-comunista-preferito-76hpkaMyHAzvrlOsOBWDTK/pagina.html

Sono convinto che certi potentati bavaresi che a suo tempo hanno agevolato l’ascesa di un certo austriaco siano ancora al servizio dello stesso progetto imperiale transnazionale.

Però allo stesso tempo la CSU, il partito che monopolizza il potere bavarese, è euroscettico, forse perché lo è il suo elettorato.

Le divergenze sull’Ucraina si saldano alle tensioni tra Washington e Berlino sulla gestione dell’euro-crisi: gli americani pretendono invano da due anni che la Germania allenti la morsa dell’austerità (gradita da Wall Street e dalla City nella misura in cui non mette a repentaglio l’euro) e si impegni nella fondazione degli Stati Uniti d’Europa; la Germania legge invece nitidamente nelle manovre ucraine degli angloamericani la volontà di separarla da Russia e Cina.

http://federicodezzani.altervista.org/moneta-unica-avvitamento-tensione-militare-ascesa/

È vero, Washington sa che la Grecia può bloccare l’UE e la NATO tramite il suo potere di veto, che tornerebbe molto comodo a Mosca.

Io non riesco a capire le mosse tedesche se non nell’ottica di chi desidera scongiurare in ogni modo la nascita degli Stati Uniti d’Europa, che sono ormai, fortunatamente, un miraggio inagguantibile. Charles De Gaulle esulta e noi (come qualunque persona savia) con lui!

Confederazione sì, federazione no!

Attenzione, però. Mosca dichiara che gradirebbe creare un blocco valutario eurasiatico: “In this [EEU] format it would be possible to consider the possibility and conditions of eventually creating a monetary union,” Medvedev said.

http://sputniknews.com/business/20150529/1022701382.html#ixzz3begAivsm

Unione monetaria di che tipo? Moneta unica? Moneta comune?

C’entra la nascita di un’unione eurasiatica da Lisbona a Vladivostok come quella auspicata da De Gaulle, Putin e dalla Merkel?

Blocco del dollaro, blocco del bolivar, blocco dello yuan, blocco dell’euro, blocco del rublo, blocco della rupia, ecc. Ecco lì il nuovo ordine multilaterale. Un paniere di valute (assieme a oro e forse argento?) senza che una sia egemone rispetto alle altre. Per me va bene, se l’obiettivo è quello di generare investimenti e benessere (sovranità nazionale sul credito e produttività, come in Cina e Russia), non guerre valutarie e crescenti disuguaglianze (controllo privato dell’emissione del credito, rendite e giogo debitorio sulle masse, come in USA, UK, UE).

Nazionalista duro e puro, anti-tedesco21 ed ancor più russofobo, contrario all’unione politica dell’Europa ed all’ingresso di Varsavia nell’euro, favorevole all’installazione di basi NATO permanenti sul territorio polacco, Duda si inquadra alla perfezione nella nuova strategia angloamericana: sfumati gli Stati Uniti d’Europa e caduta l’ideologia comunista, la massima minaccia strategica agli interessi di Washington è l’integrazione economica tra l’Europa occidentale e la Russia, da fermare ad ogni costo. In quest’ottica è indispensabile fomentare i nazionalismi del centro-est Europa anti-tedeschi ma soprattutto anti-russi, in primis quelli di Polonia, Ucraina e degli Stati Baltici.

L’elezione di Andrzey Duda alla presidenza della Polonia accelera la formazione dell’Intermarum sognato tra il 1918 ed il 1920 dal capo delle forze armate polacche Jozef Pilsudski: la federazione di Lituania, Polonia ed Ucraina che, allargandosi dal Mar Baltico al Mar Nero, separi Germania e Russia. A fornire oggi i mezzi militari, economici e soprattutto il collante politico per la riedizione dell’Intermarium sono gli angloamericani che, abbandonata l’eurozona ad un lento ed ineluttabile naufragio, si concentrano ora sull’asse Estonia-Ucraina sviluppandone tutto il prezioso potenziale anti-russo….nel disperato tentativo di sedare le spinte centrifughe in seno all’Europa, Washington e Londra non esiteranno a scatenare una guerra regionale che compatti la NATO e mantenga separata Berlino, libera dai legacci dell’euro e dell’Unione Europea, da Mosca, ponte economico e logistico verso l’Asia.

http://federicodezzani.altervista.org/moneta-unica-avvitamento-tensione-militare-ascesa/

Zbigniew Brzezinski è polacco ma Radio Liberty gli rifila un ceffone, definendo il suo progetto anti-russo “inefficiente” (= faida interna tra neocon sionisti e imperialisti “America First” che temono, giustamente, che Israele mandi in fumo le loro strategie). Meglio l’Intermarium o una risorgenza asburgica senza l’Austria. Il fatto che la Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Slovacchia siano governate da leader filo-putiniani e che gli ucraini siano insorti nella speranza di entrare più facilmente nell’Europa, non con l’intento di trovarsi intruppati in un macrostato-cuscinetto straccione destinato all’annientamento in caso di guerra tra USA e Russia non sembra turbare questi strateghi dissociati dalla realtà

http://euromaidanpress.com/2014/08/27/it-is-time-for-ukraine-to-reinforce-military-cooperation-with-its-closest-partners/

Federico Dezzani pensa che la guerra mondiale si stia avvicinando.

Io invece credo che i neocon guerrafondai stiano perdendo la partita e che per questo dovranno giocarsi l’ultima carta: spingere gli USA oltre l’orlo del baratro, verso il fascismo esplicitato. Però questo segnerà la loro rovina, perché la popolazione americana, diversamente da quella tedesca dei tempi di Hitler, si difenderà con le armi, la marina non interverrà contro la popolazione e una percentuale ragguardevole del resto delle forze armate si schiererà con i cittadini.

Se guerra sarà, si tratterà, ironicamente, un’ingerenza umanitaria del resto del mondo negli USA, per salvare la popolazione insorta dalle rappresaglie della tirannia.

http://www.futurables.com/2015/05/27/the-little-piigs-the-house-of-brics-and-the-big-bad-wolf-part-i-war-is-not-inevitable-but/

https://plus.google.com/+StefanoFaitFuturAbles/posts

L’Ucraina può essere salvata

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

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[Per arrestare la violenza] bisogna fermare la polizia, fermare i manifestanti, imporre una DMZ, una zona demilitarizzata e spostare questo conflitto dalle strade al Parlamento. Voglio essere molto franco: il governo non controlla la polizia antisommossa ed è molto difficile per l’opposizione controllare Maidan. E ci sono una serie di forze che sono prive di controllo. Questa è la verità … è il caos, ora. L’Ucraina è in un gran casino

“To stop the riot police, to stop the protesters, to impose a DMZ, like demilitarized zone, and to move this conflict from the streets to the Parliament. I would be very frank that the government does not control the riot police and its very difficult for the opposition to control Maidan. And there are a number of forces who are uncontrolled. This is the truth…is in chaos now. Ukraine is in a big mess”

Arseniy Yatsenyuk, il leader dell’opposizione che fa riferimento alla Casa Bianca

http://www.rte.ie/news/player/2014/0220/20529559-ukraine-is-in-a-big-mess-yatsenyuk/

Tener conto che l’Ucraina proprio in quanto terra di “frontiera” tra Europa e Russia, in virtù della sua storia, della forte presenza di minoranze russe non può essere assimilata forzatamente e sic et simpliciter all’Unione Europea. E poi quali sono gli interessi che sono dietro quella manovra. Allora perché non pensare ad una forma “ibrida”,nella quale si tenga conto della diversità culturale ed etnica dell’Ucraina, che non può fare a meno né della Russia né dell’Europa? Ma non della Russia che è rappresentata dalla politica di potenza di Putin o dell’Europa delle lobby economiche. Ci vuole uno sforzo di creatività, quando i conflitti sono così complessi e si intrecciano al pregresso storico, agli interessi geopolitici e geostrategici, alle contraddizioni mai risolte degli stati-nazione. Allora per iniziare si sgombri il campo da estremismi, si chieda subito che le armi tacciano da una parte e dall’altra, si faccia chiarezza su chi c’è dietro le manifestazioni a Maidan (ci vuole poco a capire che ci sono forti infiltrazioni di gruppi paramilitari di destra e nazisti che sparano come sparano le forze di sicurezza governative), si portino ad un tavolo di trattativa le forze politiche “vere”, da una parte e dall’altra. Si ragioni su ipotesi come quella proposta nell’articolo di Pagina99, di una “doppia partnership” che veda l’Ucraina in parte legata alla UE in parte al nascente blocco eurasiatico costruito da Mosca. Le zone di frontiera, i territori “faglia”, nei quali non sono stati mai sopiti gli effetti di guerre devastanti come la Seconda guerra Mondiale, non possono esser governati secondo i criteri propri degli stati-nazione. Perché sono zone culturalmente, etnicamente, religiosamente ibride. Terre cerniera. Ed allora le soluzioni dovranno tenerne conto. E se l’Unione Europa oggi è troppo coinvolta direttamente, (o meglio Berlino) allora perché non affidare al Consiglio d’Europa la proposta di una mediazione?

Francesco Martone, da facebook

http://www.futurables.com/2014/02/20/la-via-del-dialogo-per-la-salvezza-dellucraina-e-delleuropa/

60 domande per Matteo Renzi

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Ecco chi è Marco Carrai, il Gianni Letta di Matteo Renzi

– la sua famiglia si è riprodotta e si è moltiplicata riuscendo ad amnistiare la memoria del nonno di Marco, il Carrai su cui pesava l’accusa infamante di aver fatto parte della banda Carità, il gruppo fascista che opera in Toscana tra il ’43 e il ’45 a caccia di partigiani, tra esecuzioni sommarie e torture;

– il 19enne Marco al primo voto politico si impegna nei club della nascente Forza Italia di Silvio Berlusconi;

– ha trovato a Firenze un segretario provinciale ragazzino che nel ’94 aveva frequentato le tv berlusconiane da concorrente della “Ruota della fortuna” di Mike Bongiorno: Matteo Renzi.

– eletto con le preferenze assicurate da Comunione e Liberazione e dalla Compagnia delle Opere che in Toscana è presieduta da Paolo Carrai e da Leonardo Carrai, alla guida del Banco alimentare, altra opera ciellina: i cugini di Marco;

– Nel 2006, quando esce il film tratto dal romanzo di Dan Brown, pubblica un agile pamphlet su “Il Codice Da Vinci. Bugie e falsi storici”, con lo storico Franco Cardini e il professor John Paul Wauck, prete dell’Opus Dei, molto felice dell’iniziativa. Nel 2007 si presenta al cimitero degli Allori per deporre un cuscino di fiori in onore di Oriana Fallaci, scomparsa un anno prima;

– in quota Monte Paschi di Siena, membro dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze che è azionista di Banca Intesa;

– il fratello Stefano Carrai è in società con l’ex presidente della Fiat Paolo Fresco nella società Chiantishire che tenta di mettere su un gigantesco piano di appartamenti, resort, beauty farm nella valle di Cintoia, a Greve, bloccato dal Comune;

– Fresco è tra i finanziatori della campagna per le primarie del 2012 di Renzi, con 25 mila euro, insieme al finanziere di Algebris Davide Serra (quello delle Cayman), acclamato anche quest’anno alla stazione Leopolda;

L’uomo del governo israeliano, per alcuni («Ho da fare a Tel Aviv», ripete spesso), di certo vicino agli americani di ogni colore. Frequenta con assiduità Michael Ledeen, l’animatore dei circoli ultra-conservatori del partito repubblicano, antica presenza nei misteri italiani, dal caso Moro alla P2. È in ottimi rapporti con il nuovo ambasciatore Usa in Italia John Phillips, amante del Belpaese e della Toscana, proprietario di Borgo Finocchietto sulle colline senesi;

– C’è anche Carrai quando Renzi banchetta con Tony Blair o quando va ad accreditarsi con lo staff di Obama alla convention democratica di Charlotte del 2012. E quando tre mesi fa il sindaco vola a sorpresa a Berlino per incontrare la cancelliera Angela Merkel, accanto a lui, ancora una volta, c’è il ragazzo di Greve, Carrai;

– C’è chi ha visto la sua manina dietro la nomina di Antonella Mansi alla presidenza di Mps;

http://espresso.repubblica.it/attualita/2013/11/04/news/ecco-chi-e-marco-carrai-il-gianni-letta-di-matteo-renzi-1.139920

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  1. Sembra avercela con chiunque sia anche solo di pochi anni più vecchio di lei: ha mai pensato di soffrire di gerontofobia?
  2. Cosa ne pensa del governo Monti?
  3. Cosa ne pensa della gestione Marchionne della FIAT?
  4. Cosa ne pensa del semipresidenzialismo? Ambisce a fare il sindaco d’Italia?
  5. Ha dichiarato che il suo modello è Tony Blair e Tony Blair ha sostenuto la sua candidatura a guidare il PD e l’Italia: Tony Blair è vicino ad ambienti sionisti e neoconservatori, lo è anche lei?
  6. Perché un leader tendenzialmente di sinistra dovrebbe frequentarli?
  7. Quale soluzione proporrebbe per sanare il conflitto israelo-palestinese?
  8. L’invasione dell’Iraq è stata la scelta giusta?
  9. Blair è favorevole a un’escalation militare in Siria: lo è anche lei?
  10. Blair ha approvato il golpe militare egiziano che ha rimosso un governo democraticamente eletto: è d’accordo con il suo giudizio?
  11. Il suo modello, Tony Blair, è dal 2011 consulente del dittatore kazako Nazarbayev. Cosa ne pensa alla luce della recente polemica riguardante l’espulsione di Alma Shalabayeva e del figlio?
  12. Perché l’aspirante “sindaco d’ITALIA” ha scelto come consulente economico un israeliano, Yoram Gutgeld (n0n andava bene l’italiano Piga, tanto per fare un nome tra i tanti possibili)?
  13. Un leader del centrosinistra necessita dell’imprimatur di JP Morgan?
  14. “Sono stufo di questo Pd”. “Sono stufo di questo fuoco di sbarramento incomprensibile su ogni cosa che faccio”. “Andare avanti con questo clima di guerriglia permanente è davvero incomprensibile”. Perché restare in un partito in declino, che non la ama, la ostacola, la saboterebbe (com’è successo a Bersani)? Perché cercare di diventarne il leader?
  15. Cosa ne pensa dei rapporti tra Stato italiano e Vaticano?
  16. Liberalizzazioni e tagli al settore pubblico sono la strada per il rilancio dell’economia e la creazione d’impiego?
  17. Cosa ne pensa dell’euro?
  18. Le decisioni del governo Merkel hanno fatto bene o male all’Unione Europea e ai paesi dell’eurozona?
  19. Gli stati dell’eurozona sono pronti per formare uno stato federale?
  20. Quale sarebbe il peso di Berlino negli Stati Uniti d’Europa?
  21. Cosa ne pensa del sistema di sorveglianza globale costruito dagli americani prima e dopo l’11 settembre?
  22. E’ credibile che tutte le componenti dell’establishment americano – quello di Echelon, per intendersi – siano state prese in contropiede dall’11 settembre?
  23. Cosa ne pensa del “Progetto per un nuovo secolo americano”?
  24. Cosa ne pensa di questa considerazione contenuta nel suddetto progetto (p. 50): “ll processo di trasformazione [delle strategie e delle missioni militari americane], anche se porterà un cambiamento rivoluzionario, risulterà molto lungo, se non si dovesse verificare un evento catastrofico e catalizzante, come una nuova Pearl Harbor”?
  25. Che misure intende introdurre per regolare il sistema bancario? Come intende far rispettare le regole?
  26. Intende ridurre progressivamente il gap tra i molto ricchi e il resto del paese? Come intende farlo?
  27. Intende contribuire a ridurre progressivamente il gap tra i paesi molto ricchi e il resto del mondo? Come intende farlo?
  28. Le politiche di contenimento delle emissioni di anidride carbonica sono utili? I loro costi sono giustificati dai risultati?
  29. Si è interessato alle ragioni addotte per spiegare la pausa nella crescita del riscaldamento globale?
  30. Come avrebbe votato sugli F35?
  31. Quale è il suo giudizio sulla NATO?
  32. L’Unione Europea dovrebbe cercare di stringere legami più forti con la Russia?
  33. Quali politiche energetiche per l’Italia?
  34. Quali politiche nell’ambito del Mediterraneo e del mondo arabo?
  35. La creazione di una zona transatlantica di libero mercato non è destinata a favorire gli Stati Uniti?
  36. Qual è la sua posizione sugli OGM?
  37. Lei farebbe costruire una centrale al torio in Italia?
  38. Qual è il suo giudizio sull’amministrazione Obama?
  39. Cosa ne pensa delle autonomie regionali e provinciali?
  40. Sarebbe favorevole a una riforma in senso autenticamente federale dello stato italiano?
  41. Cosa ne pensa del M5S?
  42. Qual è la sua posizione sul testamento biologico, la procreazione assistita, la ricerca sulle staminali?
  43. Qual è la sua posizione sul programma nucleare iraniano?
  44. Perché scegliere come spin doctor Giorgio Gori, legato a Mediaset?
  45. Vendola o Monti?
  46. Come si contrasta la corruzione?
  47. E l’evasione?
  48. Cosa ne pensa dei paradisi fiscali?
  49. Come si difendono le gole profonde/whistleblower?
  50. Presidente della provincia di Firenze a 29 anni: non è una scalata al potere un po’ troppo rapida persino per un enfant prodige?
  51. È stato accusato di avere diversi conflitti di interessi da presidente della provincia e da sindaco: ha in mente qualche progetto di legge sul conflitto di interessi?
  52. La sua posizione sulle coppie di fatto?
  53. E sulle adozioni per coppie omosessuali?
  54. Come si risolve il problema degli esodati?
  55. Chi le ha pagato la campagna per le primarie e chi copre le spese dei suoi tour europei?
  56. Quali sono i suoi rapporti con Comunione e Liberazione e qual è il suo giudizio su Opus Dei?
  57. Le sembra normale fare tour elettorali e di pubbliche relazioni in Italia e in giro per il mondo mentre amministra Firenze? Onora così il suo incarico e le sue indennità?
  58. A che titolo incontra i governanti occidentali? In qualità di sindaco di Firenze?
  59. E’ una democrazia sana quella in cui i media implorano l’avvento di un “salvatore della patria”?
  60. E’ normale che il sindaco di Firenze affitti Ponte Vecchio a privati per una cena di gala?

“Così il giovane putto di Rignano sull’Arno si è autoeletto “a nuovo che avanza” e ce lo ribadisce con un martellamento che non conosce tregua.

Poco male se l’iconicizzazione di quel nuovo è il giubbetto di Fonzie, il meccanico rubacuori star della serie televisiva americana degli anni Settanta “Happy Days”. Infatti quel capo d’abbigliamento stravisto ha un vantaggio importante per la promozione del prodotto: è assolutamente riconoscibile (non a caso la Coca Cola non cambia la grafica del suo logo). E qui da noi siamo ormai imprigionati da decenni nei condizionamenti televisivi di una americanizzazione da poveracci. Che Renzi sfrutta con una certa cinica sapienza.

Per di più il prodotto viene certificato a mezzo strombazzamenti vari per i suoi effetti salvifici immediati, come quegli sciroppi miracolosi venduti dal solito guaritore pataccaro in qualche fiera di paese. Anche questo aspetto funziona alla grande, considerata la diffusa credulonità di una cultura nazionale che rimane ancora in larga misura contadina. Peccato che l’annunciato salvatore della Patria non riesca neppure a risolvere i problemi di buona amministrazione nella città di cui è sindaco.

Ma basta non farlo sapere, che non se ne parli”.

http://temi.repubblica.it/micromega-online/matteo-renzi-come-la-coca-cola/

Chi è veramente Nigel Falange…cioè Farage?

Nigel Farage

Lo stato è oggi ipertrofico, elefantiaco, enorme e vulnerabilissimo, perché ha assunto una quantità di funzioni di indole economica che dovevano essere lasciate al libero gioco dell’economia privata. […] Noi crediamo, ad esempio che il tanto e giustamente vituperato disservizio postale cesserebbe d’incanto se il servizio postale, invece di essere avocato alla ditta stato, che lo esercisce nefandemente in regime di monopolio assoluto, fosse affidato a due o più imprese private. […] In altri termini, la volontà del fascismo è rafforzamento dello stato politico, graduale smobilitazione dello stato economico.

Benito Mussolini. Opera Omnia., XVI, p. 101

Lo stato deve esercitare tutti i controlli possibili immaginabili, ma deve rinunciare ad ogni forma di gestione economica. Non è affar suo. Anche i servizi cosiddetti pubblici devono essere sottratti al monopolio statale.

Benito Mussolini, cf. Sternhell, “Nascita dell’ideologia fascista”, 2008, p. 315.

Una dittatura può essere un sistema necessario per un periodo transitorio. […] Personalmente preferisco un dittatore liberale ad un governo democratico non liberale. La mia impressione personale – e questo vale per il Sud America – è che in Cile, per esempio, si assisterà ad una transizione da un governo dittatoriale ad un governo liberale.

Friedrich von Hayek, nume tutelare dei neoliberisti, intervistato da Renée Sallas per El Mercurio”, il 12 aprile 1981.

La mano invisibile del mercato non funzionerà mai senza un pugno invisibile. McDonald’s non può prosperare senza McDonnell Douglas e i suoi F-15. E il pugno invisibile che mantiene il mondo sicuro permettendo alle tecnologie della Silicon Valley di prosperare si chiama US Army, Air Force, Navy e Marine Corps.

Thomas L. Friedman, “A Manifesto for the Fast World”, New York Times, 28 marzo 1999

L’eurofobia induce a venerare i propri carnefici, come Nigel Farage, molto presente sul blog byoblu di Claudio Messora (consulente della comunicazione per i parlamentari grillini) ed intervistato dai quotidiani della destra berlusconiana:

http://www.ilfoglio.it/soloqui/17348

qui da David Parenzo (la Zanzara)

http://www.ilgiornale.it/news/leurodeputato-nigel-faragela-germania-merkelvi-sta.html

Farage: Mio nonno e mio padre erano entrambi agenti di cambio ed io ho trascorso 20 anni sul London Metal Exchange. Entrambi i miei figli lavorano nella City, e voglio lottare per difenderla

http://www.londonlovesbusiness.com/business-news/tobin-tax/nigel-farage-who-will-defend-the-city/949.article

La City di Londra: Stato nello Stato che apre le porte dei paradisi fiscali. La roccaforte finanziaria che Cameron ha difeso a costo di rompere con l’Europa ha la sua polizia e il suo sindaco, eletto anche dalle banche. Prima regola: tasse al minimo e saldi legami con Cayman, Jersey, Bermuda. Un quartiere di Londra che non dipende dall’amministrazione comunale, bensì una realtà a parte. Per l’esattezza una corporazione a sé stante – la dizione esatta è City of London Corporation – che ha un suo sindaco, un suo organo consiliare composto da 100 membri, suoi magistrati e forze dell’ordine.

L’elezione dei consiglieri è prerogativa dei (pochi, solo 8 mila) residenti e delle (molte, solo le banche sono oltre 500) compagnie attive nella City, con il piccolo dettaglio che chi ha più dipendenti e di conseguenza un giro d’affari maggiore ha più potere di voto. Tanto per fare un esempio, un’impresa con 3.500 membri di staff ha diritto a ben 79 voti. Chi comanda disegna a suo piacimento le norme e i regolamenti per la maggior parte destinati a limitare al massimo la pressione fiscale….Secondo John Christensen, del Tax Justice Network, la City è il più grande paradiso fiscale del pianeta, con diramazioni nelle Cayman Island, a Jersey, nelle Bermuda, a Singapore o a Hong Kong.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/12/city-londra-stato-nello-stato-apre-porte-paradisi-fiscali/177067/

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È quindi del tutto ridicolo descrivere quest’uomo come un difensore delle sovranità nazionali. È vero esattamente il contrario: è un globalista [l’internazionalismo è socialista, il globalismo è neoliberista] tra i più determinati, nemico degli stati-nazione come lo sono tutti i ricchi che tosano le masse ed eludono le tasse.

Nigel Farage è un europarlamentare inglese, leader dell’Ukip (United kingdom indipendence party) e capodelegazione del gruppo “Efd” (European freedom and democracy), di cui fanno parte anche la Lega nord e altri partiti dell’estrema destra xenofoba.

[…]. Accusa l’Europa di essere a tratti troppo debole, a tratti soffocante, se la prende con la mediocrità delle Istituzioni, provoca gli Europarlamentari più in vista, boccia senza appello ogni proposta legislativa.

[…] Nel Regno Unito ha ottenuto il 3.1% dei voti e 0 seggi in parlamento.

[…] Lo stipendio di 7000 euro mensili che percepisce ed al quale, per quel che mi risulta, non ha ancora rinunciato, gli viene pagato proprio dal budget dell’Unione – e cioè dai cittadini europei.

[…] Non si conoscono infatti proposte di legislazione, emendamenti, risoluzioni di una certa rilevanza che l’Ukip abbia presentato. A meno che non si considerino tali le “tirate” in difesa della City di Londra, dei banchieri, dei fondi di investimento della cui pressione lobbistica l’Ukip è il principale megafono. 

Una specie di Lega nord, insomma, che grida “Bruxelles ladrona” e all’ombra dell’Atomium ingrassa felice.

http://www.ilfuturista.it/alfonso-ricciardelli-eurocrats/il-paradosso-di-nigel-farage.html

Amico di Israele e contrario ai finanziamenti EU alla Palestina: la nostra battaglia contro il progetto europeo non è dissimile dalla battaglia per la sopravvivenza di Israele.

http://www.thejc.com/news/uk-news/ukip-leader-attacks-trendy%E2%80%99-israel-hate-eu-parliament

Beniamino di Rupert Murdoch, il Berlusconi del mondo angloamericano:

Rupert Murdoch, il magnate australiano che guida un impero nel mondo dei media (Sky, Times, Fox News, tanto per dire), ha voluto conoscere personalmente Farage invitandolo a cena a casa nel quartiere londinese di Belgravia.

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/nigel_farage_murdoch_grillo/notizie/257390.shtml

Uno dei siti di riferimento degli eurofobi è:

http://www.observatoiredeleurope.com/

ed è un parto del suddetto edf

http://www.efdgroup.eu/

l’edf è presieduto congiuntamente da Nigel Farage e dal nostro Francesco Speroni, Ambasciatore del Parlamento del Nord.

Speroni non ama l’Italia

http://archiviostorico.corriere.it/1998/gennaio/30/Bossi_contro_Stato_chiesto_rinvio_co_0_9801301550.shtml

e ha difeso Mario “le idee di Breivik sono condivisibili” Borghezio

“Le idee di Breivik sono a difesa della civiltà occidentale – ha affermato l’ex ministro delle Riforme del governo Berlusconi I -. Se le idee sono che stiamo andando verso l’Eurabia e cose del genere, che va difesa la civiltà cristiana occidentale, sì, sono d’accordo”.

http://www.giornalettismo.com/archives/135173/borghezio-speroni-la-vergogna-delleuropa-siamo-noi/

Krugman: “Cipro esca dall’euro” – 40 obiezioni

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Ecco, il Regno Unito, che è in piena recessione, dovrebbe lasciare l’eurozona. Il prima possibile, anche subito.

Oh – non può – ha ancora la sterlina e l’ha lasciata svalutare di un terzo.

Ma, allora, com’è possibile che il deficit commerciale del Regno Unito con la zona euro sia alle stelle e presto supererà quello statunitense (anche gli USA sono fuori dalla zona euro, per quel che ne so)?.

E come mai, al contrario, le esportazioni di Grecia, Irlanda e Italia vanno a gonfissime vele, anche se sono rimaste nell’euro?

http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_PUBLIC/6-18032013-AP/EN/6-18032013-AP-EN.PDF

http://www.tradingeconomics.com/greece/exports

Forse, dico forse, l’eurozona è un falso problema e l’austerità è l’unico, vero problema?

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Mi ero rallegrato che Paul Krugman (Nobel per l’Economia) avesse lanciato la provocazione sul New York Times: “Cipro fuori dall’euro, non ha più nulla da perdere” (proprio il giorno successivo ad un mio articolo in cui asserivo che non si era mai espresso in tal senso!).

http://keynesblog.com/2013/03/27/krugman-cipro-lasci-leuro-ora/

Krugman ora si trova in mezzo al guado in una posizione più debole sia rispetto agli euroscettici sia rispetto agli eurofili. Infatti se uno volesse perorare la causa dell’uscita dall’euro, non sceglierebbe certo Cipro, un’economia virtualmente inesistente, come caso esemplare (lo può pensare solo Bagnai, ma Bagnai è anche lo stesso che si indigna per la pretesa europea di controllare un paradiso fiscale al suo interno, quando il 99% della popolazione mondiale ne ha abbastanza delle astuzie degli elusori fiscali). Nei prossimi giorni, o settimane, Krugman sarà costretto a decidere se rientrare nei ranghi o raggiungere l’altra sponda e parlare apertamente di dissoluzione dell’eurozona.

Avevo immaginato che il suo blog prestigioso avrebbe offerto infiniti spunti ed osservazioni di spessore su questo tema, diversamente da altri blog e forum italiani. Le mie attese non sono state deluse: economisti, finanzieri, ingegneri aerospaziali, storici, sociologi, ecc. da tutto il mondo sono arrivati come mosche al miele per dire la loro. In un blog serio non c’è spazio per gli imbecilli/troll e gli ignoranti vengono subito sgamati, perciò se ne stanno alla larga ed il livello del dibattito si eleva. È stato davvero un piacere seguirlo.

Questi sono alcuni dei rilievi critici [e suggerimenti alternativi]

1. Una questione che non è stata discussa è se l’uscita dall’euro implicherebbe anche un’uscita dall’UE [i trattati non consentono di lasciare l’euro senza uscire dall’Unione Europea, ci vorrebbe una secessione e l’atteggiamento degli altri paesi non sarebbe verosimilmente benevolo, negli anni a venire, NdT]. Un argomento che è circolato a proposito della situazione spagnola è che l’Unione Europea non permetterà alla Spagna di uscire dall’euro rimanendo nell’Unione europea in quanto la drastica svalutazione della sua moneta metterebbe in grave difficoltà le altre nazioni [in caso di secessione una rappresaglia sarebbe l’imposizione di barriere tariffarie del 60% o più e il paese secessionista potrebbe solo subirle, NdT].

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/17/luscita-della-grecia-dalleurozona-puo-distruggere-lunione-europea/

Mi permetto di aggiungere che proprio i grillini (così critici dei lunghi viaggi internazionali che servono per “assemblare” e vendere un prodotto) dovrebbero sapere che, nel mercato globalizzato in cui opera l’Italia, il 40% dei prodotti che esportiamo proviene da importazioni (siamo dei trasformatori).

2. Caro Paul Krugman, lei cita Eichengreen, che ha detto che un paese che lasciasse la zona euro innescherebbe una fuga di capitali, ma ci rassicura sul fatto che tanto questo è già accaduto a Cipro. Sì, è vero, è successo a Cipro, ma non ancora in Spagna, Portogallo e Italia. Ma accadrà non appena Cipro lascerà la zona euro, in quanto gli investitori si staranno già chiedendo se questo è solo l’inizio della fine per l’eurozona. Così si scoperchia il vaso di Pandora [ed è precisamente questo il piano: si veda il commento numero 3, NdT]. In questo contesto, mi chiedo anche perché alcuni economisti affermino che Cipro non è sistemica (per via delle sue piccole dimensioni). Nella situazione attuale, in cui molti paesi sono in grave recessione, con la pressione delle svalutazioni interne, ogni paese membro della zona euro è sistemico.

3. Krugman non vede l’ora di far saltare l’euro. Nell’articolo è però onesto perché chiarisce bene quali sono le conseguenze di questa scelta: una forte svalutazione competitiva al 50% che falcerebbe salari e risparmi in modo ben più violento di quanto non sia pianificato negli interventi ora approvati . Ma per competere su che cosa? Qui dice di non conoscere bene l’economia reale dell’isola. Allora se ne stia zitto, farebbe una migliore figura, non quella del ciarlatano che ha qualche vecchia laurea in economia. Potrebbe diventare una portaerei degli inglesi? Scontando i pacchetti turistici? Sì, con gli inglesi che tra 5 anni avranno pezze nei pantaloni come tutti coloro che pensano di poter far da soli in un mondo globalizzato.

4. Pensate alla zona euro come un’enorme banca che sta per fallire. Come la si gestisce? Come tutte le altre banche. Si divide il tutto in una banca buona ed una banca cattiva. Si spostano tutte le attività sane in quella buona e si liquida quella cattiva. La parte “buona” è il centro, quella “cattiva” è la periferia.

Attraverso la tassazione, ansia permanente, il bullismo ai danni dei correntisti, si ottiene un flusso costante di denaro dalla periferia alle banche del centro, per soddisfare le loro esigenze di ricapitalizzazione [il sistema bancario tedesco è marcio almeno quanto quello anglo-americano, es. Deutsche Bank e banche locali autorizzate a celare i loro conti disastrati, NdT].

Attraverso la distruzione del valore di tutto ciò che c’è nella periferia, si fa il pieno di beni a buon mercato e si liquida il resto = sopravvivenza del più adatto [darwinismo sociale degno della peggior tradizione ottocentesca, nazista e neoliberista, NdT].

5. I conservatori americani vogliono ridurci come l’Europa, il che significa che vogliono stati più autonomi. Non hanno davvero idea di quanto grandi siano i pericoli di stati con maggiori diritti [es. http://it.wikipedia.org/wiki/La_seconda_guerra_civile_americana, NdT]

Il fatto che gli Stati Uniti siano così strettamente integrati e federalizzati è ciò che li fa funzionare.

Inoltre, in Europa la gente sente molto di più il richiamo del “questo è nostro”, ragionano ancora come nazioni ciascuna per conto suo. Parlano dei costi incorsi dalla Germania per salvare la Spagna, ecc., ma questo è tipo di supporto che in America va avanti da sempre tra uno stato e l’altro.

Ogni anno miliardi di dollari si muovono dagli stati costieri ricchi verso quelli interni e quelli più poveri. In sostanza, negli Stati Uniti, c’è un constante bail-out e la gente non ci pensa nemmeno più, infatti la maggior parte non ne è nemmeno consapevole.

È stato chiaro fin dall’inizio che l’Unione europea aveva bisogno di un’integrazione molto più forte perché l’esperimento dell’euro potesse sopravvivere.

Devono diventare gli Stati Uniti d’Europa e smettere di cercare di andare d’accordo come una confederazione…diamine non sono nemmeno una confederazione … [ce l’hanno fatta Svizzera, Italia e India: non si vede perché non ce la dovrebbe poter fare l’Europa, NdT]

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Questi primi argomenti dovrebbero già essere sufficienti a far capire che chi vuole l’uscita dall’euro fa il gioco di chi c’è dietro il sabotaggio dell’eurozona e quindi dell’Unione Europea (cf. simbolismi illustrativi – immagine tratta da una campagna pubblicitaria). Tale è il livello di manipolazione della verità che ci sono militanti anti-liberisti che si bevono tutte le scemenze di Nigel Farage, ex broker della City di Londra reinventatosi leader dell’UKIP, il partito nazionalista e razzista inglese. E’ sfrenatamente neoliberista, pro-NATO, pro-industria bellica, contro la Convenzione Europea per i diritti umani, amico di Francesco Speroni e degli europarlamentari della Lega Nord, promotore di un sito anti-europeista, l’Observatoire de l’Europe, stracitato dagli euroscettici (confesso che fino al 2011 anch’io ero uno di questi pirla, un utile idiota come tanti altri).

6. Il 90% dei consumi proviene da importazioni (farmaci, carburante, abbigliamento e calzature, derrate alimentari di ogni genere). E Cipro è povera di risorse naturali ed è scarsamente produttiva da un punto di vista agricolo. La parte settentrionale, turca, è infatti decisamente povera (7000 euro di reddito procapite contro i quasi 30mila di Cipro): solo i fondi europei e l’afflusso di capitali esteri hanno gonfiato un’economia con scarsi margini di sviluppo. È dura credere che la competitività migliorerà in seguito.

7. Il problema principale è il possibile crollo dell’intero sistema bancario cipriota che, senza i prestiti europei, inghiottirebbe tutti i correntisti, grandi e piccoli.

8. L’Argentina non può essere un modello per Cipro. Ci sono ovvie ed immense differenze di dimensioni, demografia, profilo economico, disponibilità di risorse naturali. Oltre a questo l’idea che lo sganciamento argentino dal dollaro sia stato relativamente indolore è errata. Ci sono voluti anni per recuperare il terreno perduto, i fondi pensione sono stati confiscati dal governo e la ripresa si è avuta solo grazie al boom dei prezzi delle materie prime, fino alla crisi del 2008 e ora si ritrovano con un’inflazione reale al 25% e le altre nazioni riluttanti a concedere prestiti.

9. Fornire servizi bancari offshore che consentono l’evasione fiscale non è un buona prassi: è avarizia e prima o poi si paga. Il capitalismo non regolamentato promuove la diffusione dell’avarizia, non il benessere degli esseri umani, ed è una dinamica insostenibile.

10. Perché la svalutazione competitiva della dracma (nella misura dell’80%) prima dell’ingresso nell’euro era considerata OK, mentre i vantaggi che la Germania ha tratto dall’euro sono immorali? Se una prassi è scorretta lo deve essere anche l’altra e le guerre valutarie non sono nobili. Prima dell’ingresso nell’eurozona tutto costava davvero molto in Grecia.

11. Mi divertono certi commenti della gente sulla Germania. È molto facile essere generosi con i soldi degli altri. Non sottovalutate gli effetti delle caricature hitleriane della Merkel. Ho notato che quando insulto amici e conoscenti, in genere non mi parlano più.

12. Mi chiedo se l’euro funzionerebbe meglio se fosse una vera moneta unica, invece di un gruppo poliglotta di valute chiamate con lo stesso nome. Sembra che sia una valuta solo di nome e non di fatto, e ogni paese è abbandonato a se stesso. Negli Stati Uniti, gli stati sono strettamente federati in una vera unione politica (non importa quanto polarizzata) e quindi un dollaro è un dollaro ovunque e sempre.

13. Se l’Europa non fosse un’entità ridicolmente disfunzionale, i costi di ricapitalizzazione / ristrutturazione / chiusura / etc. delle banche cipriote ricadrebbero su tutta l’Europa, come avviene negli Stati Uniti. Il vantaggio sarebbe quello di avere un maggior controllo dei sistemi bancari nazionali da parte dell’UE, il che potrebbe aiutare a prevenire il tipo di distorsioni viste a Cipro. Il problema dell’Europa non è di natura economica ma politica. È folle immaginare che uno può avere l’unità economica senza l’unità politica.

14. Non è l’euro il problema. Il problema è la gestione dell’eurozona a beneficio di una ristretta élite.

15. Le ragioni per cui le politiche di austerità dei repubblicani causeranno gravi danni agli Stati Uniti, se portate fino alle loro logiche conclusioni, sono le stesse per cui l’austerità europea ha gravemente danneggiato l’economia e la società della zona euro.

16. Se la BCE fosse disposta ad agire nell’interesse di salvare l’euro, questa discussione non avrebbe luogo [questo è il punto: dovrebbe essere ormai chiaro che è in atto un sabotaggio e che se ci fosse la volontà di salvare l’eurozona basterebbero pochi accordi e qualche firma NdT].

17. Tutti sapevano che la banca greca fatta fallire era gestita da gangster. Chiunque ci abbia messo dei milioni si merita il salasso che riceve.

18. Riflettete su questa cosa. Il vostro governo si è inventato questo piano di arricchimento ma è fallito e ora vi viene detto che l’unico modo di fare soldi in futuro sarà il turismo. Siete proprietari di un hotel, oppure ci lavorate e ora qualcuno vi chiede di tornare a quella che si considera una valuta priva di valore (la lira cipriota). Preferite guadagnare molto meno con una valuta di cui la gente si vuole liberare, oppure con l’euro?

http://www.banknoise.com/2013/03/referendum-sulleuro-basta-dare-la-possibilita-alla-gente-di-essere-pagati-in-lire-e-rifiuterebbero-tutti.html

19. Ma cosa può fare un’ampia svalutazione per la popolazione di Cipro? Una pagnotta costerà molto di più? Gli affitti saliranno come il prezzo delle merci importate? Se porto un gran numero di turisti nell’isola, albergatori, ristoratori e tutti gli operatori dell’industria turistica faranno soldi a palate – ma tutti gli altri? Cosa succede ai pensionati, soprattutto se il denaro delle loro pensioni è in quelle banche chiuse?

Come soluzione a lungo termine, magari il turismo ha qualche validità, ma a breve termine (5 anni?) Ci sono distese di alberghi al 30% della capacità di accoglienza? Da dove proviene il cibo per i turisti [se è importato costerà molto di più, NdT]? E il materiale da costruzione [idem, NdT]? Non bisognerà pagare tutto questo in euro? Quanto tempo ci vuole per pianificare, acquistare terreni, passare attraverso gli ostacoli normativi, prima di poter costruire un casinò? Cosa succederà nel frattempo?

Basta darci dentro con l’emissione di nuova valuta al punto in cui non solo i ciprioti non avranno alcun potere di acquisto al di fuori dei loro confini (non che avranno soldi da spendere in ogni caso), ma fare in modo che prodotti dannatamente a buon mercato per gli stranieri faranno espandere drammaticamente le esportazioni? In che modo un’economia basata sulla finanza diventa improvvisamente una potenza esportatrice? E qual è il suo suggerimento per prevenire la fuga di capitali che, inevitabilmente, si verificano una volta che le banche riaprono? Come si fa ad evitare l’assalto alle banche?

http://www.banknoise.com/2012/05/se-uscire-dalleuro-la-soluzione-perch-c-la-fuga-dalle-banche-greche.html

Non c’è alcun semplice rimedio, ma voltare le spalle alla Comunità dell’Euro è un suicidio.

20. Io di solito sono d’accordo con i suoi consigli, ma in questo caso credo che lei stia esaminando il problema da una prospettiva troppo ristretta. L’economia non è tutto. Ho il sospetto che se analizzasse i 50 stati degli Stati Uniti scoprirebbe che alcuni farebbero bene a lasciare il dollaro e stampare le proprie valute svalutate. Suppongo che lei non suggerirebbe loro di farlo – per motivi non economici. L’euro è stato importante per la pace nel continente più guerrafondaio del 20° secolo – non torniamo indietro ora che siamo nel 21° secolo.

21. Quindi la scelta è tra l’austerità tedesca o una sorta di Tijuana mediterranea con prostituzione legale, gioco d’azzardo, forse piantagioni di marijuana, che non hanno bisogno di molta acqua?

22. Forse Cipro dovrebbe riunificarsi e diventare parte della Turchia?

23. Perché gli europei non sembrano capaci di gestire un semplice fallimento bancario? Quando IndyMac e WaMu sono crollate non abbiamo dovuto chiudere il paese per due settimane e pensare a cosa fare. Non era la Deutsche Bank.

24. Questo è un post affascinante e dimostra quanto gli economisti siano imbelli ed inetti quando devono venirsene fuori con delle soluzioni concrete ai problemi. L’unico suggerimento che Krugman sa trovare è lasciare l’euro e reintrodurre la vecchia e svalutata moneta cipriota.

Ma cos’è il miracoloso “settore delle esportazioni” che salverà Cipro?

I servizi finanziari sono morti.

Agricoltura? Sta scherzando?

Vacanze? Questo è probabilmente l’unico settore con qualche possibilità reale, ma i pacchetti low-cost, dove la gente di solito non si avventura fuori dagli alberghi, fanno molto poco per aiutare l’economia locale e anzi favoriscono una nuova forma di sfruttamento nel settore del turismo – basta guardare ad alcune delle aree circostanti, come la Turchia e la Grecia.

E poi, naturalmente, c’è il piccolo problema di pagare per tutte le importazioni, come il carburante, il cibo, e quasi tutto il resto, con una moneta molto svalutata!

25. Riconsiderare quest’inane dogma dell’austerità è e sarà sempre un compito molto più facile che lasciare l’eurozona. Le conseguenze della dissoluzione dell’eurozona non si possono prevedere e, quindi, alleviare per tutte le parti coinvolte. Data la recessione che seguirà, chi esattamente farà turismo e comprerà il vino cipriota? Per non parlare della diffusione nei paesi BRICS della recessione, a causa della contrazione delle loro esportazioni verso l’Europa.

26. Mentre lei, De Grauwe e altri avete senza dubbio ragione riguardo all’austerità, è disposto ad ammettere che questo blitz della zona euro sul paradiso fiscale cipriota sia una giusta sanzione contro i paradisi fiscali? Ora tutti i paradisi fiscali dovranno verificare la solvibilità delle banche e delle nazioni con cui fanno affari. Chiaramente, le banche cipriote non potrebbero far parte di un’unione bancaria.

27. Purtroppo il modello incentrato sulle esportazioni funziona solo in paesi che hanno industrie competitive e prodotti a costi eccessivi. Può andar bene per Stati Uniti, Paesi Baltici o Francia, ma non per Portogallo, Cipro e Grecia. Naturalmente la svalutazione li renderebbe destinazioni più attraenti per i turisti a basso costo, ma non è un grande business per tutti (la maggior parte dei soldi va alle compagnie aeree, proprietari stranieri di alberghi e in birra importata).

Non è possibile competere con destinazioni vicine come la Turchia, la Tunisia, la Bulgaria e l’Egitto, dato che i loro salari sono da terzo mondo. Molti turisti vogliono viaggiare all’interno della zona euro e all’interno del sistema comune di legislazione europea, quindi forse lasciare l’euro non sarebbe una buona idea, dopo tutto.

28. Ma se sei un paese che importa molto di ciò che consuma, la svalutazione non aumenterebbe il costo di molti beni di consumo? E non colpirebbe perciò prevalentemente i salariati a basso reddito?

29. Come si potrebbero evitare enormi deflussi di capitali? Le restrizioni ai movimenti di capitale non sono mai state molto efficienti.

30. Lei è mai stato a Cipro? Non è la Costiera Amalfitana, non è nemmeno Maiorca. Lei sta proponendo una svalutazione del 40-50% della moneta cipriota e quindi un dimezzamento quasi immediato delle condizioni di vita degli abitanti e del valore dei beni immobili, nella speranza di creare un enorme boom turistico in una destinazione non particolarmente attraente.

31. L’economia non è tutto. Ha mai deciso di sposarsi, divorziare o avere dei figli solo per massimizzare l’utile economico? Ci devono essere delle considerazioni geopolitiche in gioco, dal punto di vista di Cipro così come da quello europeo. Lei è certamente a conoscenza di non poche questioni complesse in gioco, al di là delle prospettive strettamente legate al PIL. Che importanza hanno? Gli Stati Uniti possono essere indifferenti a questi problemi? E poi, è saggio dare dei consigli così alla leggera, fingendo di ignorare le altre dimensioni del problema?

32: [sul debito cipriota convertito all’istante in lire cipriote con i creditori che perdono un mucchio di soldi in seguito alla svalutazione forsennata che esse subiranno] Cosa possono fare i creditori del resto del mondo? Consiglieranno ai ciprioti di ficcarsi la loro carta straccia dove reputano più opportuno, rifiuteranno qualunque prestito e qualunque esportazione senza pagamento anticipato e, presumibilmente, confischeranno qualunque bene cipriota all’interno dei loro confini nazionali per coprire i debiti.

33. La differenza è che l’austerità durerà probabilmente diversi anni, mentre uno shock da svalutazione sarà una tantum. Tuttavia l’effetto di impoverimento iniziale per una parte significativa della popolazione potrebbe essere così grave che nessun politico si assumerebbe la responsabilità di tale decisione – a meno che lui e la sua famiglia siamo fortemente motivati a lasciare l’isola per sempre e non tornare mai più.

34. Io vivo a Cipro. Cipro non ha l’acqua, né aree coltivabili sufficienti per aumentare la produzione agricola. L’isola soffre di periodica carenza d’acqua e impone razionamenti dell’acqua che colpiscono anche il turismo. In un ambiente caldo e secco, l’uso dell’acqua e l’agricoltura vanno di pari passo. Cipro può migliorare la conservazione dell’acqua attraverso una migliore tecnologia, ma avrebbe bisogno di investimenti. Le banche cipriote non hanno soldi da prestare al momento. Gli istruiti e ben pagati banchieri, commercialisti, avvocati, revisori contabili e altri colletti bianchi non saranno disposti a lavorare nei campi. Abbandoneranno l’isola.

35. Ci sono voluti circa 65 anni perché la moneta comune degli Stati Uniti si stabilizzasse e anche allora era soggetta a crisi enormi come il fallimento Jay Cooke del 1873 e il panico del 1907. L’Euro è un work in progress.

36. Ripristinare lo status quo precedente? Lei pensa che i leader ciprioti stiano seriamente pensando che, dopo un periodo prolungato di miseria per il loro popolo, le banche cipriote dovrebbero tornare a mettersi al servizio dei grandi elusori fiscali e riciclatori di denaro sporco di tutto il mondo? Pensare che i ciprioti debbano soffrire perché le loro banche possano tornare a comportarsi come prima è tanto bizzarro quanto è osceno, e la sua oscenità farebbe impallidire Sodoma e Gomorra.

37. Naomi Klein ha spiegato molto bene il motivo per cui le multinazionali spremono i popoli più deboli del mondo. Sfruttano il debito in eccesso formatosi sulla base di stime esagerate del potenziale di sviluppo dell’economia locale, fissate con l’aiuto di compiacenti funzionari locali a beneficio delle mega-aziende e dei loro complici. Il profitto arriva quando il paese è costretto a dismettere i suoi beni pubblici e venderli ai privati per risanarsi. Una volta che questo accade, anche la pioggia viene privatizzata da interessi off-shore (es. con sede alle Cayman) che vogliono essere pagati. A quel punto il paese debitore è pronto per il suo sfruttamento non-sostenibile.  

La questione da porsi è la seguente: “Perché questo continua a succedere in tutto il mondo?” L’attacco all’eurozona è solo l’ultima espressione dell’incompatibilità di democrazia e capitalismo quando le aziende diventano troppo grandi e sfuggono alla regolamentazione.

38. La maggiore competitività [risultato della svalutazione della lira cipriota] non serve a nulla se la domanda dall’estero zoppica.

http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/03/26/cyprus-seriously/

http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/03/27/debt-and-devaluation-mediterranean-edition/

http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/03/28/whats-the-greek-for-corralito/#postComment

39. Riccardo Achilli sulla Grecia, ma vale anche per Cipro: una simile uscita equivarrebbe, in prima battuta, a scatenare una ondata speculativa contro l’euro stesso, una sua svalutazione selvaggia, una conseguente fiammata inflazionistica da importazioni in tutta l’area-euro e quindi un incremento rapidissimo dei tassi di interesse, che incorporerebbero il maggior premio per il rischio di investire in attività denominate in euro e la maggiore inflazione. L’incremento dei tassi di interesse finirebbe di soffocare la già asfittica domanda per investimenti europea, aggravando la recessione, e farebbe aumentare rapidamente il servizio del debito pubblico degli altri Paesi PIIGS, facendoli fallire uno dopo l’altro, conducendo al collasso del sistema bancario e finanziario europeo, con conseguenze disastrose sull’intero capitalismo mondiale.

http://bentornatabandierarossa.blogspot.it/2012/05/grecia-alcuni-scenari-di-riccardo.html

40. Si sono fatte sentire forti le polemiche sulla proposta (bocciata) di risolvere la crisi economica di Cipro con un prelievo tra il 5 e il 10% dei depositi nei conti correnti. Come detto la proposta ha trovato una solida opposizione ed è stata bocciata.

La domanda che noi ci facciamo però è questa: se in alternativa si fosse ipotizzato di convertire i depositi in una nuova valuta locale, ci sarebbero state le stesse proteste?

Ma allora, ci piacerebbe che qualcuno ci spiegasse in che modo vedere sostituire i propri risparmi con qualcosa che vale il 20 o il 30% in meno (ma nel caso di Cipro potrebbe essere anche il 50%: questo vuol dire quando si parla di “svalutare una  moneta“) sia meglio che vederne “prelevato” il 5-10%. Tanto più che nel primo caso il taglio lo subiscono anche gli stipendi.

PS: Non stiamo dicendo che il prelievo dai conti correnti è una soluzione ideale. Stiamo dicendo che ci sono soluzioni peggiori.

http://www.banknoise.com/2013/03/ma-il-prelievo-dai-conti-e-peggio-che-convertirli-in-altra-valuta.html

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