Krugman: “Cipro esca dall’euro” – 40 obiezioni

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Ecco, il Regno Unito, che è in piena recessione, dovrebbe lasciare l’eurozona. Il prima possibile, anche subito.

Oh – non può – ha ancora la sterlina e l’ha lasciata svalutare di un terzo.

Ma, allora, com’è possibile che il deficit commerciale del Regno Unito con la zona euro sia alle stelle e presto supererà quello statunitense (anche gli USA sono fuori dalla zona euro, per quel che ne so)?.

E come mai, al contrario, le esportazioni di Grecia, Irlanda e Italia vanno a gonfissime vele, anche se sono rimaste nell’euro?

http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_PUBLIC/6-18032013-AP/EN/6-18032013-AP-EN.PDF

http://www.tradingeconomics.com/greece/exports

Forse, dico forse, l’eurozona è un falso problema e l’austerità è l’unico, vero problema?

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Mi ero rallegrato che Paul Krugman (Nobel per l’Economia) avesse lanciato la provocazione sul New York Times: “Cipro fuori dall’euro, non ha più nulla da perdere” (proprio il giorno successivo ad un mio articolo in cui asserivo che non si era mai espresso in tal senso!).

http://keynesblog.com/2013/03/27/krugman-cipro-lasci-leuro-ora/

Krugman ora si trova in mezzo al guado in una posizione più debole sia rispetto agli euroscettici sia rispetto agli eurofili. Infatti se uno volesse perorare la causa dell’uscita dall’euro, non sceglierebbe certo Cipro, un’economia virtualmente inesistente, come caso esemplare (lo può pensare solo Bagnai, ma Bagnai è anche lo stesso che si indigna per la pretesa europea di controllare un paradiso fiscale al suo interno, quando il 99% della popolazione mondiale ne ha abbastanza delle astuzie degli elusori fiscali). Nei prossimi giorni, o settimane, Krugman sarà costretto a decidere se rientrare nei ranghi o raggiungere l’altra sponda e parlare apertamente di dissoluzione dell’eurozona.

Avevo immaginato che il suo blog prestigioso avrebbe offerto infiniti spunti ed osservazioni di spessore su questo tema, diversamente da altri blog e forum italiani. Le mie attese non sono state deluse: economisti, finanzieri, ingegneri aerospaziali, storici, sociologi, ecc. da tutto il mondo sono arrivati come mosche al miele per dire la loro. In un blog serio non c’è spazio per gli imbecilli/troll e gli ignoranti vengono subito sgamati, perciò se ne stanno alla larga ed il livello del dibattito si eleva. È stato davvero un piacere seguirlo.

Questi sono alcuni dei rilievi critici [e suggerimenti alternativi]

1. Una questione che non è stata discussa è se l’uscita dall’euro implicherebbe anche un’uscita dall’UE [i trattati non consentono di lasciare l’euro senza uscire dall’Unione Europea, ci vorrebbe una secessione e l’atteggiamento degli altri paesi non sarebbe verosimilmente benevolo, negli anni a venire, NdT]. Un argomento che è circolato a proposito della situazione spagnola è che l’Unione Europea non permetterà alla Spagna di uscire dall’euro rimanendo nell’Unione europea in quanto la drastica svalutazione della sua moneta metterebbe in grave difficoltà le altre nazioni [in caso di secessione una rappresaglia sarebbe l’imposizione di barriere tariffarie del 60% o più e il paese secessionista potrebbe solo subirle, NdT].

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/17/luscita-della-grecia-dalleurozona-puo-distruggere-lunione-europea/

Mi permetto di aggiungere che proprio i grillini (così critici dei lunghi viaggi internazionali che servono per “assemblare” e vendere un prodotto) dovrebbero sapere che, nel mercato globalizzato in cui opera l’Italia, il 40% dei prodotti che esportiamo proviene da importazioni (siamo dei trasformatori).

2. Caro Paul Krugman, lei cita Eichengreen, che ha detto che un paese che lasciasse la zona euro innescherebbe una fuga di capitali, ma ci rassicura sul fatto che tanto questo è già accaduto a Cipro. Sì, è vero, è successo a Cipro, ma non ancora in Spagna, Portogallo e Italia. Ma accadrà non appena Cipro lascerà la zona euro, in quanto gli investitori si staranno già chiedendo se questo è solo l’inizio della fine per l’eurozona. Così si scoperchia il vaso di Pandora [ed è precisamente questo il piano: si veda il commento numero 3, NdT]. In questo contesto, mi chiedo anche perché alcuni economisti affermino che Cipro non è sistemica (per via delle sue piccole dimensioni). Nella situazione attuale, in cui molti paesi sono in grave recessione, con la pressione delle svalutazioni interne, ogni paese membro della zona euro è sistemico.

3. Krugman non vede l’ora di far saltare l’euro. Nell’articolo è però onesto perché chiarisce bene quali sono le conseguenze di questa scelta: una forte svalutazione competitiva al 50% che falcerebbe salari e risparmi in modo ben più violento di quanto non sia pianificato negli interventi ora approvati . Ma per competere su che cosa? Qui dice di non conoscere bene l’economia reale dell’isola. Allora se ne stia zitto, farebbe una migliore figura, non quella del ciarlatano che ha qualche vecchia laurea in economia. Potrebbe diventare una portaerei degli inglesi? Scontando i pacchetti turistici? Sì, con gli inglesi che tra 5 anni avranno pezze nei pantaloni come tutti coloro che pensano di poter far da soli in un mondo globalizzato.

4. Pensate alla zona euro come un’enorme banca che sta per fallire. Come la si gestisce? Come tutte le altre banche. Si divide il tutto in una banca buona ed una banca cattiva. Si spostano tutte le attività sane in quella buona e si liquida quella cattiva. La parte “buona” è il centro, quella “cattiva” è la periferia.

Attraverso la tassazione, ansia permanente, il bullismo ai danni dei correntisti, si ottiene un flusso costante di denaro dalla periferia alle banche del centro, per soddisfare le loro esigenze di ricapitalizzazione [il sistema bancario tedesco è marcio almeno quanto quello anglo-americano, es. Deutsche Bank e banche locali autorizzate a celare i loro conti disastrati, NdT].

Attraverso la distruzione del valore di tutto ciò che c’è nella periferia, si fa il pieno di beni a buon mercato e si liquida il resto = sopravvivenza del più adatto [darwinismo sociale degno della peggior tradizione ottocentesca, nazista e neoliberista, NdT].

5. I conservatori americani vogliono ridurci come l’Europa, il che significa che vogliono stati più autonomi. Non hanno davvero idea di quanto grandi siano i pericoli di stati con maggiori diritti [es. http://it.wikipedia.org/wiki/La_seconda_guerra_civile_americana, NdT]

Il fatto che gli Stati Uniti siano così strettamente integrati e federalizzati è ciò che li fa funzionare.

Inoltre, in Europa la gente sente molto di più il richiamo del “questo è nostro”, ragionano ancora come nazioni ciascuna per conto suo. Parlano dei costi incorsi dalla Germania per salvare la Spagna, ecc., ma questo è tipo di supporto che in America va avanti da sempre tra uno stato e l’altro.

Ogni anno miliardi di dollari si muovono dagli stati costieri ricchi verso quelli interni e quelli più poveri. In sostanza, negli Stati Uniti, c’è un constante bail-out e la gente non ci pensa nemmeno più, infatti la maggior parte non ne è nemmeno consapevole.

È stato chiaro fin dall’inizio che l’Unione europea aveva bisogno di un’integrazione molto più forte perché l’esperimento dell’euro potesse sopravvivere.

Devono diventare gli Stati Uniti d’Europa e smettere di cercare di andare d’accordo come una confederazione…diamine non sono nemmeno una confederazione … [ce l’hanno fatta Svizzera, Italia e India: non si vede perché non ce la dovrebbe poter fare l’Europa, NdT]

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Questi primi argomenti dovrebbero già essere sufficienti a far capire che chi vuole l’uscita dall’euro fa il gioco di chi c’è dietro il sabotaggio dell’eurozona e quindi dell’Unione Europea (cf. simbolismi illustrativi – immagine tratta da una campagna pubblicitaria). Tale è il livello di manipolazione della verità che ci sono militanti anti-liberisti che si bevono tutte le scemenze di Nigel Farage, ex broker della City di Londra reinventatosi leader dell’UKIP, il partito nazionalista e razzista inglese. E’ sfrenatamente neoliberista, pro-NATO, pro-industria bellica, contro la Convenzione Europea per i diritti umani, amico di Francesco Speroni e degli europarlamentari della Lega Nord, promotore di un sito anti-europeista, l’Observatoire de l’Europe, stracitato dagli euroscettici (confesso che fino al 2011 anch’io ero uno di questi pirla, un utile idiota come tanti altri).

6. Il 90% dei consumi proviene da importazioni (farmaci, carburante, abbigliamento e calzature, derrate alimentari di ogni genere). E Cipro è povera di risorse naturali ed è scarsamente produttiva da un punto di vista agricolo. La parte settentrionale, turca, è infatti decisamente povera (7000 euro di reddito procapite contro i quasi 30mila di Cipro): solo i fondi europei e l’afflusso di capitali esteri hanno gonfiato un’economia con scarsi margini di sviluppo. È dura credere che la competitività migliorerà in seguito.

7. Il problema principale è il possibile crollo dell’intero sistema bancario cipriota che, senza i prestiti europei, inghiottirebbe tutti i correntisti, grandi e piccoli.

8. L’Argentina non può essere un modello per Cipro. Ci sono ovvie ed immense differenze di dimensioni, demografia, profilo economico, disponibilità di risorse naturali. Oltre a questo l’idea che lo sganciamento argentino dal dollaro sia stato relativamente indolore è errata. Ci sono voluti anni per recuperare il terreno perduto, i fondi pensione sono stati confiscati dal governo e la ripresa si è avuta solo grazie al boom dei prezzi delle materie prime, fino alla crisi del 2008 e ora si ritrovano con un’inflazione reale al 25% e le altre nazioni riluttanti a concedere prestiti.

9. Fornire servizi bancari offshore che consentono l’evasione fiscale non è un buona prassi: è avarizia e prima o poi si paga. Il capitalismo non regolamentato promuove la diffusione dell’avarizia, non il benessere degli esseri umani, ed è una dinamica insostenibile.

10. Perché la svalutazione competitiva della dracma (nella misura dell’80%) prima dell’ingresso nell’euro era considerata OK, mentre i vantaggi che la Germania ha tratto dall’euro sono immorali? Se una prassi è scorretta lo deve essere anche l’altra e le guerre valutarie non sono nobili. Prima dell’ingresso nell’eurozona tutto costava davvero molto in Grecia.

11. Mi divertono certi commenti della gente sulla Germania. È molto facile essere generosi con i soldi degli altri. Non sottovalutate gli effetti delle caricature hitleriane della Merkel. Ho notato che quando insulto amici e conoscenti, in genere non mi parlano più.

12. Mi chiedo se l’euro funzionerebbe meglio se fosse una vera moneta unica, invece di un gruppo poliglotta di valute chiamate con lo stesso nome. Sembra che sia una valuta solo di nome e non di fatto, e ogni paese è abbandonato a se stesso. Negli Stati Uniti, gli stati sono strettamente federati in una vera unione politica (non importa quanto polarizzata) e quindi un dollaro è un dollaro ovunque e sempre.

13. Se l’Europa non fosse un’entità ridicolmente disfunzionale, i costi di ricapitalizzazione / ristrutturazione / chiusura / etc. delle banche cipriote ricadrebbero su tutta l’Europa, come avviene negli Stati Uniti. Il vantaggio sarebbe quello di avere un maggior controllo dei sistemi bancari nazionali da parte dell’UE, il che potrebbe aiutare a prevenire il tipo di distorsioni viste a Cipro. Il problema dell’Europa non è di natura economica ma politica. È folle immaginare che uno può avere l’unità economica senza l’unità politica.

14. Non è l’euro il problema. Il problema è la gestione dell’eurozona a beneficio di una ristretta élite.

15. Le ragioni per cui le politiche di austerità dei repubblicani causeranno gravi danni agli Stati Uniti, se portate fino alle loro logiche conclusioni, sono le stesse per cui l’austerità europea ha gravemente danneggiato l’economia e la società della zona euro.

16. Se la BCE fosse disposta ad agire nell’interesse di salvare l’euro, questa discussione non avrebbe luogo [questo è il punto: dovrebbe essere ormai chiaro che è in atto un sabotaggio e che se ci fosse la volontà di salvare l’eurozona basterebbero pochi accordi e qualche firma NdT].

17. Tutti sapevano che la banca greca fatta fallire era gestita da gangster. Chiunque ci abbia messo dei milioni si merita il salasso che riceve.

18. Riflettete su questa cosa. Il vostro governo si è inventato questo piano di arricchimento ma è fallito e ora vi viene detto che l’unico modo di fare soldi in futuro sarà il turismo. Siete proprietari di un hotel, oppure ci lavorate e ora qualcuno vi chiede di tornare a quella che si considera una valuta priva di valore (la lira cipriota). Preferite guadagnare molto meno con una valuta di cui la gente si vuole liberare, oppure con l’euro?

http://www.banknoise.com/2013/03/referendum-sulleuro-basta-dare-la-possibilita-alla-gente-di-essere-pagati-in-lire-e-rifiuterebbero-tutti.html

19. Ma cosa può fare un’ampia svalutazione per la popolazione di Cipro? Una pagnotta costerà molto di più? Gli affitti saliranno come il prezzo delle merci importate? Se porto un gran numero di turisti nell’isola, albergatori, ristoratori e tutti gli operatori dell’industria turistica faranno soldi a palate – ma tutti gli altri? Cosa succede ai pensionati, soprattutto se il denaro delle loro pensioni è in quelle banche chiuse?

Come soluzione a lungo termine, magari il turismo ha qualche validità, ma a breve termine (5 anni?) Ci sono distese di alberghi al 30% della capacità di accoglienza? Da dove proviene il cibo per i turisti [se è importato costerà molto di più, NdT]? E il materiale da costruzione [idem, NdT]? Non bisognerà pagare tutto questo in euro? Quanto tempo ci vuole per pianificare, acquistare terreni, passare attraverso gli ostacoli normativi, prima di poter costruire un casinò? Cosa succederà nel frattempo?

Basta darci dentro con l’emissione di nuova valuta al punto in cui non solo i ciprioti non avranno alcun potere di acquisto al di fuori dei loro confini (non che avranno soldi da spendere in ogni caso), ma fare in modo che prodotti dannatamente a buon mercato per gli stranieri faranno espandere drammaticamente le esportazioni? In che modo un’economia basata sulla finanza diventa improvvisamente una potenza esportatrice? E qual è il suo suggerimento per prevenire la fuga di capitali che, inevitabilmente, si verificano una volta che le banche riaprono? Come si fa ad evitare l’assalto alle banche?

http://www.banknoise.com/2012/05/se-uscire-dalleuro-la-soluzione-perch-c-la-fuga-dalle-banche-greche.html

Non c’è alcun semplice rimedio, ma voltare le spalle alla Comunità dell’Euro è un suicidio.

20. Io di solito sono d’accordo con i suoi consigli, ma in questo caso credo che lei stia esaminando il problema da una prospettiva troppo ristretta. L’economia non è tutto. Ho il sospetto che se analizzasse i 50 stati degli Stati Uniti scoprirebbe che alcuni farebbero bene a lasciare il dollaro e stampare le proprie valute svalutate. Suppongo che lei non suggerirebbe loro di farlo – per motivi non economici. L’euro è stato importante per la pace nel continente più guerrafondaio del 20° secolo – non torniamo indietro ora che siamo nel 21° secolo.

21. Quindi la scelta è tra l’austerità tedesca o una sorta di Tijuana mediterranea con prostituzione legale, gioco d’azzardo, forse piantagioni di marijuana, che non hanno bisogno di molta acqua?

22. Forse Cipro dovrebbe riunificarsi e diventare parte della Turchia?

23. Perché gli europei non sembrano capaci di gestire un semplice fallimento bancario? Quando IndyMac e WaMu sono crollate non abbiamo dovuto chiudere il paese per due settimane e pensare a cosa fare. Non era la Deutsche Bank.

24. Questo è un post affascinante e dimostra quanto gli economisti siano imbelli ed inetti quando devono venirsene fuori con delle soluzioni concrete ai problemi. L’unico suggerimento che Krugman sa trovare è lasciare l’euro e reintrodurre la vecchia e svalutata moneta cipriota.

Ma cos’è il miracoloso “settore delle esportazioni” che salverà Cipro?

I servizi finanziari sono morti.

Agricoltura? Sta scherzando?

Vacanze? Questo è probabilmente l’unico settore con qualche possibilità reale, ma i pacchetti low-cost, dove la gente di solito non si avventura fuori dagli alberghi, fanno molto poco per aiutare l’economia locale e anzi favoriscono una nuova forma di sfruttamento nel settore del turismo – basta guardare ad alcune delle aree circostanti, come la Turchia e la Grecia.

E poi, naturalmente, c’è il piccolo problema di pagare per tutte le importazioni, come il carburante, il cibo, e quasi tutto il resto, con una moneta molto svalutata!

25. Riconsiderare quest’inane dogma dell’austerità è e sarà sempre un compito molto più facile che lasciare l’eurozona. Le conseguenze della dissoluzione dell’eurozona non si possono prevedere e, quindi, alleviare per tutte le parti coinvolte. Data la recessione che seguirà, chi esattamente farà turismo e comprerà il vino cipriota? Per non parlare della diffusione nei paesi BRICS della recessione, a causa della contrazione delle loro esportazioni verso l’Europa.

26. Mentre lei, De Grauwe e altri avete senza dubbio ragione riguardo all’austerità, è disposto ad ammettere che questo blitz della zona euro sul paradiso fiscale cipriota sia una giusta sanzione contro i paradisi fiscali? Ora tutti i paradisi fiscali dovranno verificare la solvibilità delle banche e delle nazioni con cui fanno affari. Chiaramente, le banche cipriote non potrebbero far parte di un’unione bancaria.

27. Purtroppo il modello incentrato sulle esportazioni funziona solo in paesi che hanno industrie competitive e prodotti a costi eccessivi. Può andar bene per Stati Uniti, Paesi Baltici o Francia, ma non per Portogallo, Cipro e Grecia. Naturalmente la svalutazione li renderebbe destinazioni più attraenti per i turisti a basso costo, ma non è un grande business per tutti (la maggior parte dei soldi va alle compagnie aeree, proprietari stranieri di alberghi e in birra importata).

Non è possibile competere con destinazioni vicine come la Turchia, la Tunisia, la Bulgaria e l’Egitto, dato che i loro salari sono da terzo mondo. Molti turisti vogliono viaggiare all’interno della zona euro e all’interno del sistema comune di legislazione europea, quindi forse lasciare l’euro non sarebbe una buona idea, dopo tutto.

28. Ma se sei un paese che importa molto di ciò che consuma, la svalutazione non aumenterebbe il costo di molti beni di consumo? E non colpirebbe perciò prevalentemente i salariati a basso reddito?

29. Come si potrebbero evitare enormi deflussi di capitali? Le restrizioni ai movimenti di capitale non sono mai state molto efficienti.

30. Lei è mai stato a Cipro? Non è la Costiera Amalfitana, non è nemmeno Maiorca. Lei sta proponendo una svalutazione del 40-50% della moneta cipriota e quindi un dimezzamento quasi immediato delle condizioni di vita degli abitanti e del valore dei beni immobili, nella speranza di creare un enorme boom turistico in una destinazione non particolarmente attraente.

31. L’economia non è tutto. Ha mai deciso di sposarsi, divorziare o avere dei figli solo per massimizzare l’utile economico? Ci devono essere delle considerazioni geopolitiche in gioco, dal punto di vista di Cipro così come da quello europeo. Lei è certamente a conoscenza di non poche questioni complesse in gioco, al di là delle prospettive strettamente legate al PIL. Che importanza hanno? Gli Stati Uniti possono essere indifferenti a questi problemi? E poi, è saggio dare dei consigli così alla leggera, fingendo di ignorare le altre dimensioni del problema?

32: [sul debito cipriota convertito all’istante in lire cipriote con i creditori che perdono un mucchio di soldi in seguito alla svalutazione forsennata che esse subiranno] Cosa possono fare i creditori del resto del mondo? Consiglieranno ai ciprioti di ficcarsi la loro carta straccia dove reputano più opportuno, rifiuteranno qualunque prestito e qualunque esportazione senza pagamento anticipato e, presumibilmente, confischeranno qualunque bene cipriota all’interno dei loro confini nazionali per coprire i debiti.

33. La differenza è che l’austerità durerà probabilmente diversi anni, mentre uno shock da svalutazione sarà una tantum. Tuttavia l’effetto di impoverimento iniziale per una parte significativa della popolazione potrebbe essere così grave che nessun politico si assumerebbe la responsabilità di tale decisione – a meno che lui e la sua famiglia siamo fortemente motivati a lasciare l’isola per sempre e non tornare mai più.

34. Io vivo a Cipro. Cipro non ha l’acqua, né aree coltivabili sufficienti per aumentare la produzione agricola. L’isola soffre di periodica carenza d’acqua e impone razionamenti dell’acqua che colpiscono anche il turismo. In un ambiente caldo e secco, l’uso dell’acqua e l’agricoltura vanno di pari passo. Cipro può migliorare la conservazione dell’acqua attraverso una migliore tecnologia, ma avrebbe bisogno di investimenti. Le banche cipriote non hanno soldi da prestare al momento. Gli istruiti e ben pagati banchieri, commercialisti, avvocati, revisori contabili e altri colletti bianchi non saranno disposti a lavorare nei campi. Abbandoneranno l’isola.

35. Ci sono voluti circa 65 anni perché la moneta comune degli Stati Uniti si stabilizzasse e anche allora era soggetta a crisi enormi come il fallimento Jay Cooke del 1873 e il panico del 1907. L’Euro è un work in progress.

36. Ripristinare lo status quo precedente? Lei pensa che i leader ciprioti stiano seriamente pensando che, dopo un periodo prolungato di miseria per il loro popolo, le banche cipriote dovrebbero tornare a mettersi al servizio dei grandi elusori fiscali e riciclatori di denaro sporco di tutto il mondo? Pensare che i ciprioti debbano soffrire perché le loro banche possano tornare a comportarsi come prima è tanto bizzarro quanto è osceno, e la sua oscenità farebbe impallidire Sodoma e Gomorra.

37. Naomi Klein ha spiegato molto bene il motivo per cui le multinazionali spremono i popoli più deboli del mondo. Sfruttano il debito in eccesso formatosi sulla base di stime esagerate del potenziale di sviluppo dell’economia locale, fissate con l’aiuto di compiacenti funzionari locali a beneficio delle mega-aziende e dei loro complici. Il profitto arriva quando il paese è costretto a dismettere i suoi beni pubblici e venderli ai privati per risanarsi. Una volta che questo accade, anche la pioggia viene privatizzata da interessi off-shore (es. con sede alle Cayman) che vogliono essere pagati. A quel punto il paese debitore è pronto per il suo sfruttamento non-sostenibile.  

La questione da porsi è la seguente: “Perché questo continua a succedere in tutto il mondo?” L’attacco all’eurozona è solo l’ultima espressione dell’incompatibilità di democrazia e capitalismo quando le aziende diventano troppo grandi e sfuggono alla regolamentazione.

38. La maggiore competitività [risultato della svalutazione della lira cipriota] non serve a nulla se la domanda dall’estero zoppica.

http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/03/26/cyprus-seriously/

http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/03/27/debt-and-devaluation-mediterranean-edition/

http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/03/28/whats-the-greek-for-corralito/#postComment

39. Riccardo Achilli sulla Grecia, ma vale anche per Cipro: una simile uscita equivarrebbe, in prima battuta, a scatenare una ondata speculativa contro l’euro stesso, una sua svalutazione selvaggia, una conseguente fiammata inflazionistica da importazioni in tutta l’area-euro e quindi un incremento rapidissimo dei tassi di interesse, che incorporerebbero il maggior premio per il rischio di investire in attività denominate in euro e la maggiore inflazione. L’incremento dei tassi di interesse finirebbe di soffocare la già asfittica domanda per investimenti europea, aggravando la recessione, e farebbe aumentare rapidamente il servizio del debito pubblico degli altri Paesi PIIGS, facendoli fallire uno dopo l’altro, conducendo al collasso del sistema bancario e finanziario europeo, con conseguenze disastrose sull’intero capitalismo mondiale.

http://bentornatabandierarossa.blogspot.it/2012/05/grecia-alcuni-scenari-di-riccardo.html

40. Si sono fatte sentire forti le polemiche sulla proposta (bocciata) di risolvere la crisi economica di Cipro con un prelievo tra il 5 e il 10% dei depositi nei conti correnti. Come detto la proposta ha trovato una solida opposizione ed è stata bocciata.

La domanda che noi ci facciamo però è questa: se in alternativa si fosse ipotizzato di convertire i depositi in una nuova valuta locale, ci sarebbero state le stesse proteste?

Ma allora, ci piacerebbe che qualcuno ci spiegasse in che modo vedere sostituire i propri risparmi con qualcosa che vale il 20 o il 30% in meno (ma nel caso di Cipro potrebbe essere anche il 50%: questo vuol dire quando si parla di “svalutare una  moneta“) sia meglio che vederne “prelevato” il 5-10%. Tanto più che nel primo caso il taglio lo subiscono anche gli stipendi.

PS: Non stiamo dicendo che il prelievo dai conti correnti è una soluzione ideale. Stiamo dicendo che ci sono soluzioni peggiori.

http://www.banknoise.com/2013/03/ma-il-prelievo-dai-conti-e-peggio-che-convertirli-in-altra-valuta.html

Il regalo di Natale di Berlusconi ai fautori della Grande Coalizione

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Segavano i rami sui quali erano seduti e si scambiavano a gran voce la loro esperienza di come segare più in fretta, e precipitarono con uno schianto, e quelli che li videro scossero la testa segando e continuarono a segare.

Bertolt Brecht (da Esilio)

In discesa la fiducia degli italiani nel presidente del Consiglio Mario Monti: con 3 punti in meno rispetto ad una settimana fa,si attesta al 33 per cento, toccando il minimo storico da quando è in carica…la fiducia nell’intero esecutivo è più bassa di almeno 8 punti, quindi intorno al 25%.

http://www.huffingtonpost.it/2012/12/07/mario-monti-sondaggio-swg_n_2255796.html

Monti ed il suo governo, avendo fallito su tutta la linea – incluso lo spread -, erano in caduta libera di consensi (solo 10 punti percentuali meglio di Berlusconi al momento della sua sostituzione e il governo Monti è sopra di un misero 5% ). Berlusconi torna in campo (con il 73 per cento degli elettori contrari – stesso sondaggio di SWG) e lo redime. La sua campagna elettorale sarà verosimilmente incentrata sull’uscita dell’Italia dall’euro (è sempre stato contrario), che è un errore gravissimo, ma gli conquisterà forse il 20-25% dei voti.
La sua candidatura spingerà il voto utile verso i partiti che daranno vita a quella Grande Coalizione che riformerà la Costituzione in senso autoritario ed oligarchico.
Ricordiamoci che Bersani aveva ripetutamente negato di voler fare una grande coalizione con Berlusconi, ma non ha mai escluso grandi coalizioni con Casini, Fini, Renzi e Montezemolo.

Questa scena si ripeterà migliaia di volte in tutta Italia: “Ma come? Non voti per il PD? Voti de Magistris e Ingroia? Voi estremisti fate sempre il gioco di Berlusconi. Quando imparerete? Siete dei faziosi incorreggibili, la rovina d’Italia!
Berlusconi ci ha stroncati. Evidentemente il quarto polo aveva davvero qualche chance di entrare in Parlamento ed incarnare un’alternativa: sono dovuti ricorrere all’arma finale. Poliziotto buono e poliziotto cattivo: è da millenni che questo giochetto funziona.

La Grande Coalizione nel Patto dei Democratici e dei Progressisti (quello sottoscritto alle primarie della coalizione di centro-sinistra): “I democratici e i progressisti s’impegnano altresì a promuovere un “patto di legislatura” con forze liberali, moderate e di Centro, d’ispirazione costituzionale ed europeista, sulla base di una responsabilità comune di fronte al passaggio storico, unico ed eccezionale, che l’Italia e l’Europa dovranno affrontare nei prossimi anni”.

La G.C. piace ad alcuni:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/29/la-famigerata-commissione-trilaterale-esce-allo-scoperto-sulla-grande-coalizione/

“Dopo Goldman Sachs anche Morgan Stanley e Citigroup auspicano che l’Italia non abbandoni la linea del premier che dovrebbe restare al governo alla guida di una grande coalizione o in alternativa salire al Colle(Milano Finanza, 26 settembre 2012).

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=10866

Ma non certo a chi ha a cuore le autonomie locali:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/06/il-10-marzo-si-fa-la-storia-a-piccoli-passi/

“Nel caso di una grande coalizione il Pd riuscirebbe a restare unito? Se se si dovesse spaccare, chi se non Renzi potrebbe guidare la parte decisa a far parte comunque della coalizione governativa?
http://orsodipietra.wordpress.com/2012/09/17/renzi-non-esclude-la-scissione-del-pd/

Non so se quella di Berlusconi sia un’iniziativa personale (tendo a dubitarlo, visto che è stato tenuto per mano fin da giovane nella sua ascesa al potere) o se gli sia stato chiesto di recitare una parte – il distruttore dell’eurozona – per poter avviare la fase 2.

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http://mauropoggi.wordpress.com/2012/11/10/non-cos-in-fretta/

IL FALLIMENTO DI MONTI A NOVEMBRE

Gli obiettivi di Monti erano quattro: 1) politica economica a carattere comunitario, 2) riduzione del debito pubblico, 3) strategie per lo sviluppo, 4) crescita del Paese. In riferimento al primo punto i rendimenti dei titoli di stato decennali sfiorano il 5%, lo spread è ancora altalenante e dipende dall’azione della BCE, il ruolo dell’Italia in Europa rimane poco incisivo e la Germania rimane egemonica. Il debito pubblico è aumentato sia in valori assoluti sia in rapporto al PIL (126,1%). Per quanto riguarda la strategia di sviluppo è chiaro a tutti che il prodotto interno lordo si è inabissato, la produzione industriale è diminuita in modo significativo, i consumi sono precipitati. Ciò che è aumentato è l’inflazione e la disoccupazione. Per la crescita forse è presto per fare previsioni, ma oggi questa è la fotografia del Paese: PIL – 2,4%; produzione industriale – 4,8%; consumi – 3,2%; inflazione 3%; disoccupazione 10,8%.

L’utilizzo quasi senza controllo della Cig vuole nascondere una situazione preoccupante: il lavoro è fermo. Nel secondo trimestre del 2012 le imprese dell’industria hanno utilizzato 67,8 ore di Cig ogni mille ore lavorate con un incremento di 21,5 ore ogni mille rispetto allo stesso trimestre del 2011.

http://www.milanopost.info/2012/11/22/il-bilancio-di-un-anno-del-governo-monti/

il debito pubblico è cresciuto di ben €88,4 miliardi nei primi 9 mesi dell’anno arrivando ormai a sfiorare di un soffio la soglia psicologica dei €2000 miliardi (1995,1), e l’Italia è di nuovo sotto scacco delle agenzie di rating…come mai i declassamenti sono avvenuti quando i conti dell’Italia erano ancora in ordine, mentre oggi che tutti i dati virano in negativo le agenzie americane tacciono? Se il problema dell’Italia è il debito pubblico e questo continua ad aumentare, per quale motivo le agenzie non intervengono? Cosa è cambiato oggi rispetto a maggio 2011? E’ cambiato un governo certo, questo lo sappiamo tutti, il caimano Berlusconi ha lasciato il posto al vampiro Monti, che come ci viene ricordato ad ogni ora da tutti i mezzi asserviti della propaganda ha dato più credibilità internazionale al nostro sistema paese. Ma è davvero così? Non dovrebbero essere i numeri a confermare la stabilità di un paese e la buona o cattiva azione di un governo? E se questi numeri sono tutti negativi, dal PIL alla disoccupazione, alla produzione industriale ai consumi, come mai i mercati finanziari si fidano ancora dell’Italia? Cosa si aspettano in verità i mercati dall’Italia e dal governo Monti in particolare?

http://tempesta-perfetta.blogspot.it/2012/11/la-procura-di-trani-il-debito-pubblico.html

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A DICEMBRE

Ma torniamo allo spread. Effettivamente, nei giorni scorsi la differenza tra il costo del debito italiano e quello tedesco era giunta a dimezzarsi, e questo significa che gli investitori hanno chiesto un “premio” considerevolmente più basso per rinunciare ai sicuri bund tedeschi e prendere i nostri btp. Ma il merito è davvero di Monti? Analizzando dati e grafici si arriva senza possibilità di dubbio a concludere di no.

Infatti, ancora il 24 luglio scorso, lo spread toccava valori intorno al 5,4%. Ma subito dopo il governatore della BCE, Mario Draghi, faceva capire a tutti che avrebbe finalmente assunto una linea interventista, in funzione anti-spread. Nel giro di tre giorni lo spread si riduceva di un punto percentuale. Successivamente, ai primissimi di settembre, i nuovi annunci sulla disponibilità della BCE ad effettuare acquisti illimitati dei titoli dei Paesi in difficoltà procurò, nel giro di un paio si settimane, un nuovo crollo dello spread che andava ad attestarsi su valori di poco superiori al 3%. Gli accordi sul fondo salva-stati e, nei giorni scorsi, a sostegno delle finanze greche hanno fatto il resto.

Chi avesse dubbi su quanto appena affermato potrebbe estendere il confronto ad altri titoli del debito sovrano, ad esempio a quelli spagnoli o a quelli portoghesi. E avrebbe conferma che si tratta di una dinamica europea, in tutto simile a quella appena descritta.

[…].

Insomma, l’unico magro risultato raggiunto nel periodo di Monti non è attribuibile al suo governo che al contrario, a dispetto dell’enfasi che pone sulle politiche di risanamento, non riesce a tenere sotto controllo i conti. Purtroppo, infatti, continua l’inesorabile crescita del debito pubblico che giungerà – parola di OCSE – a sfondare il 132% del Pil da qui al 2014.

http://keynesblog.com/2012/12/07/lo-spread-il-sogno-di-monti-e-lincubo-degli-italiani/

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LA GRECIZZAZIONE DELL’ITALIA

Nel terzo trimestre del 2012 il prodotto interno lordo è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e del 2,4% nei confronti del terzo trimestre del 2011…Nella media dei primi dieci mesi dell’anno la produzione industriale è diminuita del 6,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

http://www.corriere.it/economia/12_dicembre_10/istat-produzione-industriale_550a8212-42a9-11e2-af33-9cafd633849d.shtml

Tre italiani su dieci rischiano di finire nella triste categoria dei poveri. Quelli che la bistecca si mangia una volta la settimana, che non riescono a fare una vacanza lontano da casa, che devono tenere i riscaldamenti spenti e che una spesa di 800 euro imprevista è un salasso inaffrontabile. Sono gli anziani, le famiglie con un solo reddito o quelle con tanti figli. Secondo il rapporto dell’Istat su reddito e condizioni di vita, il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale.

http://www.repubblica.it/economia/2012/12/10/news/istat_quasi_tre_italiani_su_dieci_sono_a_rischio_povert-48455617/

Quasi 2,9 milioni di disoccupati. È il record negativo dell’Italia. A ottobre il numero dei disoccupati ha raggiunto il livello più alto sia dall’inizio delle serie storiche mensili (gennaio 2004) sia dall’inizio delle serie trimestrali (IV trimestre 1992).

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/istat-quasi-29-milioni-disoccupati-record-storico-860748.html

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LE ESPORTAZIONI TEDESCHE SI CONTRAGGONO

Il surplus della bilancia commerciale tedesca si è ridotto ad ottobre raggiungendo il minimo in oltre sei mesi con le esportazioni che hanno registrato una crescita esigua alla luce del calo delle richieste da parte dei partner europei di Berlino colpiti dalla crisi. Le importazioni sono aumentate del 2,5% in un dato ben superiore rispetto all’aumento dello 0,3% delle esportazioni, secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, un dato che va a sostegno delle proiezioni secondo cui la più forte economia europea registrerà una contrazione nel quarto trimestre.

http://it.reuters.com/article/itEuroRpt/idITL5E8NA1L820121210

PRODUZIONE INDUSTRIALE TEDESCA IN CROLLO

La produzione industriale è calata a ottobre in Germania, la prima economia della zona euro, del 2,6%. Si è trattato del più forte calo dall’aprile del 2009. Gli economisti avevano previsto un calo dello 0,5%. Il dato di settembre è stato rivisto al rialzo da -1,8% a -1,3%. Su base annua la produzione industriale tedesca ha registrato ad ottobre un calo del 3,7%.

http://www.borsainside.com/mercati_europei/2012/12/42241-crisi-la-produzione-industriale-tedesca-crolla-ad-ottobre.shtm

Dice Herr Wuerth a Handelsblatt, «sto affrontando problemi insostenibili. Il mio giro d´affari in Italia, Spagna e Portogallo si è praticamente ridotto quasi a zero» perché laggiù mancano i soldi e i clienti non sono in grado di pagare. E lui, fornitori di materie prime e operai protetti dal più forte sindacato del mondo, deve continuare a pagarli puntuale come un orologio svizzero, o giapponese. «In Italia abbiamo bloccato le forniture a 60 mila clienti, riceveranno nuova merce soltanto quando avranno pagato le vecchie fatture», ammonisce.

«Se vogliamo vivere in libertà e in pace», aggiunge, «vale la pena di introdurre a livello europeo o dell´eurozona un meccanismo di compensazione finanziaria alla tedesca». Analogo cioè a quello che nel federalismo tedesco impone ai Bundeslaender più ricchi di aiutare quelli più poveri versando loro parte delle entrate tributarie. Il volo delle vendite in Cina e India, egli sottolinea, non compensa il calo in Europa «dove realizziamo il 70 per cento del fatturato».

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/giro-di-vite-lennesima-botta-alla-gi-provata-industria-italiana-arriva-dalla-germania-reinhold-47865.htm

Prossima mossa neoliberista: chi non paga abbastanza tasse perde il diritto di voto (George Monbiot sul Guardian)

Ogni volta che sul Fatto Quotidiano o su qualunque altro quotidiano o rivista leggerete un articolo di supporto agli studi dell’Istituto Bruno Leoni – che è un covo di neoliberisti assatanati ed orgogliosi di esserlo – ricordatevi della seguente analisi di George Monbiot, uno dei giornalisti britannici più quotati ed uno dei pochi che si può ancora permettere di criticare l’establishment.

“Sovvertire significa rovesciare dal basso. Abbiamo bisogno di una nuova parola, che significhi rovesciare dall’alto. La principale minaccia per lo Stato democratico e le sue funzioni non è il governo della masse o un’insurrezione di sinistra, ma è costituita dai più ricchi e dalle multinazionali sotto il loro controllo.
Queste forze hanno affinato la loro strategia di assalto alla gestione democratica della società. Non c’è più bisogno – come invece facevano Sir James Goldsmith, John Aspinall, Lord Lucan e altri negli anni Settanta – di discutere la possibilità di lanciare un colpo di stato militare contro il governo britannico: i plutocrati hanno altri mezzi di sovvertirlo.

Nel corso degli ultimi anni ho cercato di capire meglio in che modo le esigenze delle grandi imprese e dei più ricchi vengano implementate nelle politiche statali, e sono arrivato a capire il ruolo centrale dei think tank neoliberisti in questo processo. Questi sono gruppi che pretendono di difendere il libero mercato, ma le cui proposte spesso appaiono come raccomandazioni per un più ampio potere delle imprese.

David Frum, ex membro di uno di questi think tank – l’American Enterprise Institute – sostiene che “funzionano sempre più come agenzie di pubbliche relazioni”. Ma in questo caso, non sappiamo chi siano i clienti. Come il lobbista Jeff Judson ribadisce entusiasticamente, sono “virtualmente immuni da qualsiasi punizione … l’identità dei finanziatori dei think tank è protetta dall’anonimato”. Un consulente che ha lavorato per i miliardari fratelli Koch [i responsabili della creazione del movimento Tea Party, quello di Oscar Giannino] sostiene che vedono il finanziamento dei think tank “come un modo per ottenere quello che vogliono senza sporcarsi le mani”.

Questo mi era già chiaro, ma negli ultimi giorni ho imparato molto di più. In Think Tank: la storia dell’Adam Smith Institute [Think Tank: the story of the Adam Smith Institute], il fondatore dell’Istituto, Madsen Pirie, fornisce una guida, involontaria ma inestimabile, su come opera realmente  il potere in Gran Bretagna.

Poco dopo la sua fondazione (nel 1977), l’istituto si avvicinò a “tutte le principali aziende”. Circa 20 di loro risposero con l’invio di assegni. Il suo sostenitore più entusiasta fu James Goldsmith, uno degli aspiranti golpisti, una degli speculatori più spietati del suo tempo. Prima di fare una delle sue donazioni, scrive Pirie, “ascoltò con attenzione la descrizione del nostro progetto, i suoi occhi brillavano per la sua audacia e la sua scala. Poi ci fece consegnare dalla sua segretaria un assegno di 12mila sterline [sterline degli anni Settanta!]”.

Fin dall’inizio, giornalisti veterani del Telegraph, Times e Daily Mail offrirono volontariamente i loro servigi. Ogni sabato, in una vineria chiamata “the Cork and Bottle”, i ricercatori di Margaret Thatcher e gli editorialisti e giornalisti del Times e Telegraph incontravano il personale dell’Adam Smith Institute e dell’Institute of Economic Affairs. Durante il pranzo, “pianificavano la strategia per la settimana successiva”. Queste riunioni “coordinavano le nostre attività per massimizzare la nostra efficacia collettiva”. I giornalisti poi si incaricavano di tradurre in editoriali le proposte dell’istituto mentre i ricercatori s’incollavano ai ministri ombra.

Molto presto, riferisce Pirie, il Mail iniziò a pubblicare articoli di sostegno volta che l’Adam Smith Institute pubblicava qualcosa. L’allora direttore del giornale, David English, curava in prima persona la loro stesura ed aiutava l’istituto a migliorare le sue argomentazioni.

[…]

Pirie si prende, tutto o in parte (e fornisce un mucchio di prove a sostegno) il merito della privatizzazione delle ferrovie e di altre industrie, dell’appalto di servizi pubblici a società private, dell’imposta procapite (indipendente dal reddito e quindi favorevole ai ricchi), della vendita di case popolari, delle liberalizzazioni nel campo dell’istruzione e della sanità, della creazione di penitenziari privati e, successivamente, delle politiche fiscali dell’attuale governo Cameron [neoliberista].

Pirie, restando anonimo, scrisse anche il manifesto dell’ala neoliberista del governo Thatcher, “No Turning Back”.

[…]

Successivamente Monbiot stabilisce un parallelo con il think tank neoliberista “Free Enterprise Group”, che ha raccolto il testimone.

“Ancora una volta la stampa ha risposto alla chiamata. Il Telegraph ha commissionato una serie di articoli che promuovono lo stesso desolante programma a base di meno tasse per i ricchi, meno assistenza ai poveri e meno regolamentazione delle attività delle imprese. Un altro articolo sullo stesso giornale, pubblicato una quindicina di giorni fa dal responsabile delle questioni finanziarie dell’istituto Ian Cowie, propone che non sia prevista alcun rappresentanza per chi non paga le tasse. In pratica chi non paga abbastanza tasse sul reddito perderebbe il diritto al voto.

Considero queste persone come gli avanguardisti della destra, mobilitati per sfasciare prima e assumere il controllo poi di un sistema politico che è stato concepito per appartenere a tutti noi. Come sovversivi marxisti, parlano spesso di rompere le cose, di “distruzione creativa”, di spezzare le catene e togliere il guinzaglio. Ma pare che stiano più che altro tentando di liberare i ricchi dai vincoli della democrazia. E al momento stanno vincendo.

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/oct/01/rightwing-insurrection-usurps-democracy

Qui un’altra traduzione in italiano, con il testo completo:

http://znetitaly.altervista.org/art/7947

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Sul potere e le “profezie” dei think tank

http://www.informarexresistere.fr/2012/10/12/la-perniciosa-influenza-planetaria-delle-fondazioni-e-think-tank-degli-stati-uniti/#axzz29HXJDac0

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/15/il-futuro-visto-da-un-think-tank-della-rockefeller-foundation/

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