PREMESSA: non sono un feticista dell’euro (per me una moneta comune e non unica andrebbe benissimo, se consentisse agli europei di cooperare e non di farsi la guerra, valutaria o economica che sia), personalmente trovo che i trattati europei non possano in alcun modo prevalere sulla Dichiarazione universale dei diritti umani («Io non sarò mai soggetto a trattamenti criminosi» – Cloud Atlas), né sono ideologicamente contrario al Grexit.
Ora che la Grecia gode del pieno sostegno dei BRICS non penso più che sarebbe una catastrofe. Non si troverebbe da sola alla mercé degli sciacalli transnazionali. Anche l’Argentina ha beneficiato di un aiuto decisivo cinese, altrimenti ora ci sarebbe un governo neocon e anti-iraniano a Buenos Aires.
Se esito e mi interrogo sui modi e sui tempi è solo perché continuo a ritenere che la caduta del dollaro e quindi il riflusso dell’inflazione e dei soldati di stanza nelle basi americane all’estero siano la priorità. Per come la vedo io la Grecia ha il DOVERE di aiutare tutti gli altri popoli europei a liberarsi, come ce l’avrebbe chiunque fosse nella posizione di farlo, specialmente perché sa qual è il destino che ci attende se l’Impero non crolla, avendolo subito per anni. In soldoni, sempre per come la vedo io (e potrei sbagilare), questo significa che devonoe ssere gli eurocrati ad assumersi la responsabilità di espellere la Grecia. Come in Ucraina, la battaglia fondamentale è quella per l’opinione pubblica: dev’essere chiaro che i veri bulli, quelli che sparano il primo colpo, sono gli euro-atlantisti.
Questo è il momento “Prison Break” per l’umanità. O la va o la spacca…
Dopo di noi non ci sono più altre tribù, ma soltanto scogli e onde e un flagello ancora peggiore, i romani, contro la cui prepotenza non servono come difesa neppure la sottomissione e l’umiltà. Razziatori del mondo, adesso che la loro sete di universale saccheggio ha reso esausta la terra, vanno a cercare anche in mare: avidi se il nemico è ricco, arroganti se povero, gente che né l’oriente né l’occidente possono saziare. Loro bramano possedere con uguale smania ricchezze e miseria. Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero. Fanno il deserto, e lo chiamano pace.
Calgaco, citato da Tacito
Continuo a trovare estremamente stimolanti le analisi di questo autore, pur trovandomi in disaccordo su alcune questioni nodali.
Ecco un passaggio che mi lascia perplesso:
Nei nostri lavori abbiamo sempre sottolineato come gli attacchi speculativi durante il “biennio dello spread rosso” 2011-2012, puntassero, oltre alla fabbricazione di ingenti utili per gli azionisti, a fornire l’assist decisivo ai collusi politici europei per la fondazione degli Stati Uniti d’Europa, contro la volontà dei cittadini ammutoliti da possibili bancarotte generalizzate. L’euro infatti non ha mai rappresentato una seria minaccia per la valuta americana o britannica ma, al contrario, è stato fin dagli albori lo strumento principe per introdurre il neoliberismo in Europa, tagliare lo Stato sociale ed impedire l’intervento della cosa pubblica nell’economia.
Perché allora, come sostiene il presidente della commissione europea Jean-Claude Junker7, “il mondo anglosassone” farebbe a fette l’eurozona qualora uscisse la Grecia? Dopotutto, come abbiamo evidenziato nelle nostre analisi, l’emergenza spread non scompare nel momento in cui gli Stati Uniti d’Europa sono abortiti (estate 2012) ed è chiaro che qualsiasi ulteriore assalto della finanza avrebbe realmente provocato la rottura dell’euro? [sottolineatura mia]
http://federicodezzani.altervista.org/rettilineo-finale/
Questo è il nodo della questione: se l’euro è nato per preparare il terreno ad un mondo multipolare di blocchi valutari successivo alla detronizzazione del dollaro, allora ogni indebolimento dell’euro e rafforzamento del dollaro fanno il gioco dell’Impero.
Dezzani, come tutti gli analisti schierati contro l’euro, è convinto che l’attacco anglo-americano all’euro servisse a indurre i cittadini europei ad ingoiare il progetto degli Stati Uniti d’Europa, non a puntellare un dollaro a rischio di collasso in seguito alla crisi della finanza americana.
Io invece penso che l’assalto finale all’euro non c’è stato perché un conto è attaccare la lira, la sterlina, la dracma, il rublo, o il povero bath thailandese – operazioni che richiedono ingenti (ma non illimitate) risorse – un altro conto è attaccare una valuta continentale come l’euro, specialmente se gli infiltrati non possono danneggiare più di tanto le sue difese (avendo le mani legate dalle normative europee). Puoi preparare la breccia greca e piazzare uomini di Goldman Sachs a destra e a manca, ma hai pur sempre da tirar giù un bestione e il resto del mondo (es. Cina e Russia) potrebbe anche non voler collaborare con te, ma anzi ostacolarti.
Dunque io mi domando: se gli Stati Uniti d’Europa erano l’obiettivo precipuo di Wall Street e della Casa Bianca e se l’Europa (BCE inclusa) è una colonia americana, perché non si è fatto un singolo passo in quella direzione ma, semmai, l’Europa si è avviata sulla strada della dissoluzione, del sospetto reciproco, della teutonofobia, del razzismo anti-mediterraneo?
Perché la stampa inglese ha sempre paragonato il progetto degli Stati Uniti d’Europa alla ricostituzione dell’Unione Sovietica e ha invece appoggiato tutti i movimenti separatisti europei che intralciavano l’integrazione europea? Perché Obama e l’establishment statunitense non hanno incessantemente tuonato contro l’inerzia europea?
Errori di calcolo così grossolani? Feroci dispute intra-atlantiste?
Mi pare strano. Le frizioni ci sono (sui mezzi, non sui fini: l’avidità dei finanzieri si scontra con il realismo degli strateghi, ma l’obiettivo è il medesimo), come pure gli errori di valutazione, ma lo scenario implicito nell’interpretazione euroscettica è un po’ troppo paradossale e contraddittorio (a mio avviso).
Mi sembra più probabile che l’euro sia stato usato per mettere in atto la tradizionale strategia del divide et impera, a partire dalla complicità di Goldman Sachs nell’ingresso greco.
Sull’austerità neoliberista.
E’ fuori questione che l’attuale assetto europeo sia stato impiegato per far trionfare il neoliberismo.
L’Economist di Rothschild e Schroder odia (letteralmente) Tsipras tanto quanto l’élite romana odiava (e temeva) Spartaco.
Mentre il Telegraph (quotidiano dell’establishment britannico) è sfacciatamente pro-Grexit,
http://www.telegraph.co.uk/finance/economics/11684495/Grexit-the-truth-is-it-would-help-Britain-no-end.html
l’Economist, in generale, teme che l’uscita della Grecia indebolirebbe la causa neoliberista nel mondo e rafforzerebbe Putin (il fratello maggiore di Spartaco).
Una Grecia sottomessa e umiliata all’interno dell’eurozona serve di esempio al resto d’Europa (affiorano alla memoria i metodi degli occupanti nazisti).
Ma cosa succederebbe se l’eurozona si scoprisse anti-liberista?
Poniamo per ipotesi che Angela Merkel fin dall’inizio abbia fatto il doppio gioco, d’accordo con Putin, e stia di fatto, molto pazientemente, traghettando il blocco europeo verso l’unione eurasiatica, sabotando il TTIP, mentre a parole lo appoggia (lo faceva assieme a Sarkozy, ma Sarkozy ha sottovalutato i suoi avversari ed è stato messo momentaneamente fuori gioco: sarà però il prossimo presidente francese).
Anche questo è uno scenario paradossale, ma sia Putin sia la Merkel parlano tedesco, hanno un passato nell’intelligence comunista, dove questo tipo di ruoli e finzioni è la norma. Lo stesso Sarkozy non è un “uomo nuovo”: se fosse stato veramente un agente NATO-sionista avrebbe forse frequentato pubblicamente ambienti di quel genere, esplicitando il suo ruolo? Oppure ha fatto anche lui il doppio gioco? E’ un caso che sia tra i più ardenti difensori della necessità di reintegrare la Russia nell’Europa e abbia accettato il voto della Crimea?
Non dimentichiamo che gli “eurocrati” rischiano la vita (cf. volo Germanwings 9525: pilota automatico catturato con controllo remoto -> l’equivalente Airbus del Boeing Honeywell “Uninterruptible” Auto-Pilot (BHUAP), che può essere penetrato da hacker specializzati).
Per poter attuare questo piano la Merkel (dopo aver riformato il tandem con Sarkozy, nel 2017) dovrebbe assicurarsi di non dover fronteggiare una “rivoluzione colorata” interna – molto probabile in Francia (cf. Charlie Hebdo) – e dovrebbe tenere a bada gli euroscettici bavaresi (peraltro particolarmente interessati a fare affari con la Russia: pecunia non olet).
Siamo sicuri che russi e cinesi auspichino il crollo dell’eurozona e la fine dell’Unione Europea?
Finora mi pare che le prese di posizione pubbliche delle rispettive leadership siano in favore del mantenimento dello status quo, salvo la necessità di emancipare il continente dalla NATO al fine di forgiare una zona di libero scambio eurasiatica che si estenda dal Portogallo al Giappone.
Gli unici che sostengono la tesi della volontà putiniana di disgregare l’Unione Europea sono gli editorialisti anglo-americani, che a me sembrano entrati in modalità “muoia Sansone con tutti i filistei”: l’Impero non se ne andrà senza aver prima fatto terra bruciata (in Europa, in Giappone, nel Medio Oriente, in America Latina, in Africa, ecc.).
In sintesi: se ha ragione Dezzani, allora l’euroscetticismo è l’unica posizione abolizionista della schiavitù neoliberista degna di questo nome.
Se invece Dezzani ha torto, allora l’euroscetticismo è un’arma in più dell’Impero contro gli “spartachisti” greco-russi, una sofisticata “rivoluzione colorata” per palati fini.
Per me su questo punto ha torto, ma è pur vero che non ho la certezza di aver ragione.
Aggiornamenti
https://plus.google.com/+StefanoFaitFuturAbles/posts
bortocal said,
20 giugno 2015 a 19:18
to`, per una volta mi trovo d’accordo con te, anzi ci metterei un po` meno incertezze sulla tua ipotesi.
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stefano fait said,
20 giugno 2015 a 20:23
C’è già troppa gente in circolazione convinta di non dover più approfondire certe questioni tutt’altro che semplici, oppure gente che complica inutilmente questioni piuttosto semplici (es. dove si sovverte la termodinamica pur di far scomparire negli oceani il “riscaldamento mancante”, perdendolo per sempre: “me l’ha mangiato il mare!2).
Mi piacciono le mie incertezze e me le tengo ben strette, perché non mi vergogno di essere umano e fallibile.
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bortocal said,
21 giugno 2015 a 10:59
ecco, ad esempio sul clima sai che non apprezzo il tuo approccio; su questo tema mi pare che tu diffonda false certezze, a differenza che qui.
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stefano fait said,
21 giugno 2015 a 13:24
Sul clima ci sono dati empirici di ogni genere e previsioni ortodosse completamente sfasate.
Nota bene che non ho mai dichiarato di sapere con certezza che genere di raffreddamento avverrà – mini-medium-maxi – perché nessuno lo può prevedere.
Direi che la mia posizione è piuttosto prudente e misurata, rispetto a molti altri glacialisti
http://www.futurables.com/2015/05/21/social-forecasting-per-agricoltori-e-allevatori-scenario-glaciazione-2/
Sull’euro non esiste alcun precedente e sembra che siano in gioco molteplici fazioni determinate a vincere. Perciò mi sorprende che ci siano così tante persone certe di cosa sia meglio per tutti. Io non lo so e non mi sento di tifare per nessuno. Mi limito a tifare contro i neoliberisti.
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Nuga said,
24 giugno 2015 a 15:37
Ottimo articolo, Dezzani come molti euroscettici oltranzisti (quelli per cui la causa di tutti i mali dell’universo è l’euro, un atteggiamento che ha praticamente affossato secoli di discussione su dove provenisse l’origine dello sfruttamento di pochi nei confronti di molti, economicamente parlando) mi coinvolge poco, soprattutto in materia economica aimè si rivelano spesso abbastanza ignoranti (vedere Barnard) e riguardo l’Unione Europea, che fosse un progetto che avesse in sè il seme dell’attuale fallimento era prevedibile (essendo un’unione non politica, ma monetaria, che ha sfavorito fortemente i paesi mediterranei, con cultura e politiche economiche differenti), però e pur vero che questo progetto articolatosi sempre più come una tecnocrazia senza anima, non ha solo il suo lato oscuro e che gli stessi USA, almeno agli esordi, vedevano la moneta euro come una seria alternativa al dollaro (vedere Saddam che intendeva adottarla come moneta di scambio), insomma ci sono diverse sfumature di grigio, che molti euroscettici (che tralasciano guarda caso molto spesso la geopolitica dalle loro analisi e che mettono un paravento agli attuali politici, facendo risuscitare leghisti e destre varie, tanto la corruzione è ininfluente per loro a livello economico) non riescono a cogliere.
Credo che gli USA e non solo vogliano sfruttare la destabilizzazione europea 1) per evitare un’alleanza euroasiatica e 2) per evitare la nascita di un competito alla pari degli USA e questo da una parte li porta a destabilizzarli e a voler favorire una grexit, ma dall’altra mira anche a mantenere l’unione così come è attualmente, per evitare derive isolazioniste che potrebbero far saltare il ttip che ricordiamolo è in cattiva salute, visto che il senato ha bocciato la proposta, infatti credo che a fine 2015 o 2016, l’impero americano come lo conosciamo oggi non esisterà più
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stefano fait said,
24 giugno 2015 a 19:41
Direi che tendo a concordare su tutto e apprezzo molto il richiamo al petroeuro iracheno.
Aggiungerei solo che, per quel che riguarda il Brexit, sospetto che l’esito del voto referendario – una farsa come tutti i voti formalmente democratici in questa fase miserrima della storia occidentale – sarà deciso dall’alto in funzione di quale opzione potrà infastidire di più l’Europa.
Il bene degli inglesi (e gallesi, irlandesi, scozzesi, ecc.) è assolutamente irrilevante.
Confesso che il TTIP non sono ancora riuscito a capire come possa essere applicato, nell’improbabile eventualità di una sua approvazione.
E’ così ruffiano, tracotante, impudente da distruggere qualunque residua credibilità della classe politica, della democrazia, dell’Occidente, ecc.
Anche l’ultimo dei pirla si ridesterebbe leggendo “Monsanto vs. Francia”.
Boh?
Il TPP penso invece che sia già morto. La Cina può rilanciare dove gli USA non possono sognarsi di arrivare.
Vedremo.
Grazie per le lucide considerazioni!
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