L’attacco a Charlie Hebdo – il bersaglio è la Francia

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“Come in tutti i ‘grandi casi’ (Kennedy, piazza Fontana, Palme, 11 settembre, morte di Osama bin Laden ecc), anche in questo di Parigi – scrive Giannuli – i conti non tornano e ci sono un sacco di cose da spiegare”. L’esperto di servizi segreti domanda, ad esempio, “come mai un obiettivo sensibile” come la redazione di Charlie Hebdo fosse “così debolmente protetto”. E, prosegue, “le armi, gli attentatori, dove se le sono procurate? Portate appresso dalla Siria? E i francesi – osserva – se le sono fatte passare sotto il naso?” Ma, soprattutto, “avete mai visto dei terroristi che vanno a fare un’azione portandosi appresso la carta di identità che, poi, dimenticano in auto?”.

E, ancora, quando mai si sono visti “terroristi che agiscono perdendo tanto tempo durante la fuga e dopo aver avuto ben due scontri a fuoco con auto della polizia: si attardano a dare il colpo di grazia ad un agente, raccattano scarpe, poi lasciano un guanto.” E come mai “non è scattato alcun blocco della zona? Nel pieno centro di Parigi, non devono essere state poche le auto della polizia in zona. E Parigi non ha un traffico scorrevolissimo”.

Aldo Giannuli

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/08/charlie-hebdo-giannuli-tesi-complotto-i-conti-non-tornano-perche/1323690/

L’ipotesi più credibile (pur sempre un’ ipotesi) ci sembra una terza: che la polizia ed i servizi siano caduti vittime di un colossale depistaggio (che è quello che fa pensare la strana faccenda della carta d’identità), anzi addirittura di una “intossicazione ambientale” partita sin da prima dell’attentato, per cui dopo si è infilata in un tunnel di errori. Risultato che si può ottenere  inquinando le fonti, producendo false prove, alimentando voci ecce cc. Ma questo, ovviamente, presuppone che non di una micro cellula si tratti, ma di una organizzazione capace di agire a livelli  professionali piuttosto alti.

Per ora direi che non si possa dire molto di più, ma già mi pare un quadro che, pur tenendosi lontano dal complottismo ideologico, consente una lettura che vada un po’ oltre le apparenze.

Aldo Giannuli
http://www.aldogiannuli.it/strage-di-parigi-complottismo/

 

ATTENZIONE: questo è tutto il mio contributo alla comprensione della faccenda.
Mi devo occupare d’altro e comunque compito di ciascuno è capire le cose con la propria testa, non con quella di un blogger.
Investigate per conto vostro e giungete alle vostre conclusioni, indipendentemente dalle mie, che POSSONO ESSERE SBAGLIATE.

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La mia impressione è che alla fine i fatti parleranno da soli e le incongruenze non potranno essere ignorate.
La NATO non vuole morire e continua a generare “minacce esistenziali all’Occidente” per giustificare la sua esistenza. Israele non ha alcuna intenzione di consentire la nascita di uno stato palestinese degno di questo nome.
La Francia, il più riottoso dei membri della NATO e uno dei più importanti sponsor del nascente stato palestinese, è il vero bersaglio, ma questa è una nazione troppo orgogliosa per farsi mettere i piedi in testa. Certi atti non saranno perdonati dall’establishment francese (anche quello italiano non ha perdonato, ma noi non siamo la Francia).
Ci saranno gole profonde, fughe di notizie, singolari prese di posizione, ecc. La Francia sotto attacco potrebbe unirsi e reagire come una nazione sovrana (es. dissoluzione della NATO nel giro di 2-3 anni al massimo?).
Se questo è un false flag sono stati commessi errori di calcolo madornali circa le probabili reazioni francesi e le conseguenze potrebbero essere fatali per lo status quo. Ci saranno altri attentati nel corso del 2015, con altri errori e imprecisioni ed intensificazione del risentimento tra gli europei (e il resto del mondo) nei confronti dell’odierno ordine globale.
*****
Il problema maggiore, per tanti, è quello di affrontare il giudizio altrui, trovandosi esposti e a volte anche soli, in una posizione sconveniente, spiacevole, anche dolorosa.
Però quel coraggio va trovato, amici, se vogliamo vivere da uomini liberi e donne libere.

Trovate la forza di dire agli altri quello che pensate, DOPO ESSERVI INFORMATI.
SAPERE AUDE!
http://it.wikipedia.org/wiki/Sapere_aude
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Il misterioso incontro a sorpresa tra Hollande e Putin (un faccia a faccia a Mosca, dove l’NSA non può sentire cosa si dicono)

http://www.lapresse.it/mondo/europa/ucraina-hollande-incontra-putin-all-aeroporto-di-mosca-1.624490

la recentissima apertura di Hollande (e Merkel) nei confronti della Russia

www.eunews.it/2015/01/06/russia-ue-pronta-considerare-stop-sanzioni-hollande-revocarle-ora/27851

Hollande: “Putin non ha alcuna intenzione di annettere l’Ucraina orientale, me l’ha detto lui”

http://www.bbc.com/news/world-europe-30679176

droni sorvolano le centrali nucleari francesi

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/mistero-volo-droni-centrali-nucleari-francia-72bc7ff7-2d35-429b-b9ae-2cd8d3df4ff0.html

“Il riconoscimento di uno Stato palestinese da parte della Francia sarebbe un grave errore” ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu

http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Esteri/Netanyahu-Francia-sbaglia-Palestina/23-11-2014/1-A_015191545.shtml

Il giorno dell’annuncio da parte di Ban Ki-moon che la Palestina entrerà a far parte della Corte penale internazionale (pessima notizia per Israele)

http://www.internazionale.it/ultimora/2015/01/07/la-palestina-entra-nella-corte

qualche giorno dopo il voto francese al consiglio di sicurezza dell’ONU per il ritorno di Israele ai confini del 1967, voto che ha provocato una furiosa risposta israeliana
http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Israel-to-call-in-French-envoy-to-protest-vote-in-UN-Security-Council-386268

In generale, da qualche tempo, la Francia ha assunto una posizione esplicitamente critica delle politiche israeliane
French-Jewish lawmaker warns against Palestine recognition
French MP invokes Munich 1938 in warning against Iran deal
‘Israel will attack Iran if you sign the deal, French MP told Fabius’

Of the Mossad, the Israeli intelligence service, the SAMS officers say: “Wildcard. Ruthless and cunning. Has capability to target U.S. forces and make it look like a Palestinian/Arab act.”

http://www.washingtontimes.com/news/2001/sep/10/20010910-025319-6906r/#ixzz3OJMpEuev
Finora 14 le moschee attaccate

Finora 14 le moschee attaccate

Una volta si chiamava STRATEGIA DELLA TENSIONE:

Francia, moschee sotto attacco: esplosione a Villefranche
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/francia_moschee_attacchi/notizie/1107995.shtml

Attacchi alle moschee, Svezia in allarme

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-01-03/attacchi-moschee-svezia-allarme-081519.shtml?uuid=ABCbSQYC

I precedenti storici (militanti di destra e sinistra manipolati, usati e poi “rimossi”)
http://www.globalresearch.ca/the-first-question-to-ask-after-any-terror-attack-was-it-a-false-flag/5423463

La stragrande maggioranza dei musulmani è ostile a ISIS-Al Qaeda. Non ci può essere uno scontro di civiltà

La stragrande maggioranza dei musulmani è ostile a ISIS-Al Qaeda. Non ci può essere uno scontro di civiltà

DIVIDE ET IMPERA
Negli USA: i neri vanno messi contro i bianchi (Ferguson)
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2014/12/04/putin-lo-spartaco-degli-afroamericani-afromaidan-e-la-futura-imposizione-della-legge-marziale/
In Europa: i non-musulmani vanno messi contro i musulmani.
Qualunque sia la matrice dell’attacco (islamista o in stile-Gladio),
https://wikispooks.com/wiki/Operation_Gladio/B
l’uso che ne sarà fatto sarà quello di seminare zizzania, dividere la popolazione, spaventarla, farla infuriare e prepararla a qualche escalation bellica (una “bella” guerra mondiale è quel che serve se c’è da coprire e riassorbire l’ennesima giga-bolla speculativa).

Combattete le idee, non le persone!
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/11/09/casapound-alba-dorata-breivik-combattiamo-le-idee-non-le-persone/

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Eccellente analisi dell’operazione: questa è gente che fa questo “mestiere” da anni, con naturalezza (e però commette degli errori da principiante, quasi “voluti”).

attraversare Parigi senza restare imbottigliati con la polizia alle calcagna: magia?

– terroristi molto ben addestrati e con armi pesanti (lanciagranate!) parlano un francese perfetto. Un testimone dichiara di aver pensato che fossero specialisti dell’élite anti-terrorismo francese: “The witness, who refused to allow his name to be used because he feared for his safety, said the attackers were so methodical he first mistook them for France’s elite anti-terrorism forces. Then they fired on the officer”
http://www.cbc.ca/news/world/charlie-hebdo-paris-shooting-man-linked-to-attacks-turns-himself-in-1.2892151

– dichiarano di essere affiliati ad Al Qaeda e si scopre che erano in Siria, erano sorvegliati speciali, uno era stato condannato a 3 anni di carcere per terrorismo, ma sono riusciti ad arrivare a Parigi, armarsi e compiere l’operazione, in tutta tranquillità;

– sanno che quello è il giorno in cui si tengono le riunioni redazionali;

– però sbagliano il numero civico e vengono reindirizzati: https://twitter.com/soren_seelow/status/552798602440228864;

– chiamano le vittime con il loro nome proprio e completano l’operazione in 5 minuti, freddamente, senza mostrare alcun trasporto emotivo, come sarebbe invece da attendersi da dei fondamentalisti vendicativi;

– perché non appiccano il fuoco alla redazione o la fanno esplodere? Perché lasciano intatte le copie di C.H. che in teoria erano uno dei loro obiettivi chiave?

– dopo una fuga rocambolesca, inseguiti da decine di auto della polizia, NEL TRAFFICO PARIGINO, riescono a far perdere le tracce, però si dimenticano ACCIDENTALMENTE dei documenti di identificazione (che notoriamente qualunque terrorista perfettamente addestrato si porta dietro e mette in qualche ampio tascone in modo da poterlo smarrire al momento del cambio dell’auto e farsi beccare). Lasciano in giro una carta d’identità e anche la patente di guida
http://www.leparisien.fr/charlie-hebdo/attentat-a-charlie-hebdo-sept-proches-des-deux-suspects-en-garde-a-vue-08-01-2015-4428611.php

N.B. i passaporti dei terroristi dell’11 settembre riuscirono a sopravvivere alla distruzione degli aerei e delle Torri Gemelle che polverizzò le scatole nere:
http://www.rainews.it/it/news.php?newsid=13305
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/22/perche-una-maggioranza-di-persone-nel-mondo-non-crede-alla-versione-ufficiale-dell11-settembre/

– i due fratelli erano sorvegliati dalla polizia francese per via della loro adesione al movimento jihadista, e però riescono a orchestrare quest’operazione così sofisticata;
– il terzo sospettato, Hamyd Mourad, che sarebbe stato l’autista, si è consegnato alla polizia dichiarando di poter dimostrare che era al college e non poteva essere contemporaneamente con gli altri due (ma perché inventarsi un terzo complice visto che erano in due?). I suoi compagni di classe lo difendono e confermano la sua versione dei fatti
http://www.middleeasteye.net/fr/node/20341
Questo è uno degli anelli più deboli della catena: la cosa non sta in piedi e Mourad sarà lasciato andare
– ucciso anche un economista fortemente critico del sistema bancario

http://www.internazionale.it/notizie/2015/01/07/tra-le-vittime-anche-lo-scrittore-ed-economista-bernard-maris
10922832_10205872669006644_1764137042303109619_nPaolo Franceschetti: Fantastico. A poche ore dalla strage hanno già ritrovato la carta di identità di uno degli attentatori (come nell’11 settembre) e identificato tutti e tre gli uomini.
Quindi abbiamo dei geni del crimine, che vestendo come uomini dei corpi speciali e armati riescono però a passare inosservati e ad entrare nella sede del giornale evitando la polizia che era fuori, uccidono diverse persone e poi scappano su un auto. Una sorta di rambo che però, guarda caso, dimenticano proprio la carta di identità. Eh va bè nessuno è perfetto. A chi non è capitato di perdere la carta di identità? Ricordo che pure l’Uomo Ragno una volta si dimenticò di caricare lo spararagnatele, quindi non ci trovo nulla di strano.
E poi dicono che la polizia non indaga mai e non scopre mai un cazzo. Guarda qui. Caso risolto in poche ore. Finalmente il cittadino può sentirsi al sicuro con simili protezioni.
Inoltre è assolutamente normale che la carta di identità venga divulgata in tutte le salse da tutti i media. E’ normale no? Appena l’efficiente superpoliziotto trova la carta di identità la prima cosa che fa qual è? Darla a un giornalista, mica a un magistrato. Perchè anche la corretta informazione è importante. E che cazzo!
Per favore, non si dica più che la polizia è inefficiente, e che i giornali e le tv disinformano!!! Basta con questo complottismo da strapazzo.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10205872669006644&set=a.1027580940543.2005663.1555907506&type=1&permPage=1

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Satira?  Dovevano imparare dal Vernacoliere.

Una civiltà matura è una civiltà che apprezza il tatto, la sensibilità, la mitezza, la comprensione, il dialogo. Benché un diritto a non sentirsi offeso sia un’assurdità logica e morale si può fare satira anche senza usare sempre il randello.
Richiede maggiore creatività, fantasia, sforzo, ma questa non dovrebbe essere una ragione sufficiente per desistere, se uno è un artista.

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Fedro, il crollo della Torre e l’alleanza (tattica) Obama-Putin – una storia semplice

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legendes-mythes-initiation-origine-yi-jing-tarot-maison-dieuhttp://it.wikipedia.org/wiki/La_Torre_%28tarocchi%29

[a dire il vero la Torre di Babele, odiata da Geova, era probabilmente un’ottima iniziativa umana]
http://www.harmonia-mundi.it/arcani/la_torre.php

Signore e signori, la parola “segretezza” è ripugnante in una società libera e aperta e noi, come popolo, ci siamo opposti, intrinsecamente e storicamente, alle società segrete, ai giuramenti segreti e alle riunioni segrete. Siamo di fronte, in tutto il mondo, ad una cospirazione monolitica e spietata, basata soprattutto su mezzi segreti per espandere la sua sfera d’influenza, sull’infiltrazione anziché sull’invasione, sulla sovversione anziché sulle elezioni, sull’intimidazione anziché sulla libera scelta. È un sistema che ha reclutato ampie risorse umane e materiali nella costruzione di una macchina affiatata, altamente efficiente, che combina operazioni militari, diplomatiche, di intelligence, economiche, scientifiche e politiche. Le sue azioni non vengono diffuse, ma tenute segrete. I suoi errori non vengono messi in evidenza, ma vengono nascosti. I suoi dissidenti non sono elogiati, ma ridotti al silenzio. Nessuna spesa viene contestata. Nessun segreto viene rivelato. Ecco perché il legislatore ateniese Solone decretò che evitare le controversie fosse un crimine per ogni cittadino. Sto chiedendo il vostro aiuto nel difficilissimo compito di informare e allertare il popolo americano. Sono convinto che con il vostro aiuto l’uomo diventerà ciò che per cui è nato: un essere libero e indipendente.

John F. Kennedy, hotel Waldorf-Astoria di New York, il 27 aprile 1961
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/27/presidenti-americani-schiettamente-complottisti/

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John Forbes Kerry, membro della società segreta Skull & Bones

Se Barack Obama deciderà di attaccare il regime siriano, questa sarà la prima volta nella storia che gli Stati Uniti combatteranno dalla stessa parte di al-Qa’ida.
Robert Fisk, the Independent – più che altro “ufficializza” l’alleanza, già testata in Libia, al tempo dei mujaheddin anti-sovietici [Operation Cyclone] e l’11 settembre

I paesi occidentali si stanno comportando nel mondo islamico come una scimmia che gioca con le granate

Dmitry Rogozin

Ai più pericolosi regimi al mondo non deve essere permesso di possedere le armi più pericolose del mondo. Il nostro dito deve essere pronto a scattare. È un dito responsabile e, se necessario, sarà anche sul grilletto.

Benjamin Netanyahu (in un classico caso di proiezione)

Niente guerra, solo interventi mirati.

David Cameron

Puniremo gli autori delle stragi.

Fraçois Hollande

Offesa l’umanità.

John Forbes Kerry

È possibile aggirare il veto di Russia e Cina.

Laurent Fabius

Non hanno dato il loro consenso all’attacco o lo condannano: Germania, Austria, Italia, Spagna, Giordania, l’America Latina, Ban Ki Moon, il 74% dell’opinione pubblica britannica, il 63% di quella tedesca, il 59% di quella francese, il 60% di quella statunitense, fino a 70 parlamentari conservatori inglesi, ecc.

Come potete notare, in questa cartina interattiva non c’è l’opzione “nazioni favorevoli all’attacco”, perché si contano sulle dita di un mano
http://www.theguardian.com/news/datablog/interactive/2013/aug/28/syria-interactive-map-stances

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La rassegna stampa del mattino è disarmante. I quotidiani italiani, in genere, presentano la vicenda siriana come se fosse il copione di un film hollywoodiano, oppure la trama di “una storia semplice”

“Questo è un caso semplice, sottolinea sbrigativamente il Questore, invitando il brigadiere a fare subito rapporto sull’accaduto”

http://it.wikipedia.org/wiki/Una_storia_semplice_%28film%29

Altrove le cose non vanno molto meglio.
Nel Regno Unito sono i comici (comici estremamente colti ed eloquenti come Russell Brand) ad avanzare i loro dubbi e proporre della alternativa:

Una storia semplice, come tutte le storie che ci hanno raccontato finora: c’è un dittatore, un popolo oppresso che si ribella, la cavalleria occidentale che arriva in soccorso degli innocenti, il lieto fine. Migliaia di blockbuster sono serviti a farci credere che il mondo sia puerilmente semplice. E tanta gente ci crede, forse ci crede persino il giornalista di RAINEWS24 che confonde l’ONU con il Consiglio di Sicurezza dell’ONU e si sforza di convincere se stesso e il suo pubblico che le cose stanno davvero così: male > bene > violenza giustificata > prezzo da pagare/fine giustifica i mezzi > lieto fine.

Una storia semplice, appunto.

O forse no.

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Un attacco alla Siria, anche “semplicemente” e “chirurgicamente” missilistico, corre il rischio di comportare la perdita di diverse navi, ossia di centinaia di marinai (centinaia di bare che rientrano in patria), e una grave escalation, specialmente perché qualcuno (Israele) la desidera fortemente. La suddetta escalation comprometterebbe la logistica in Afghanistan e in Libano – leggi: contingenti italiani assediati in Asia -, causerebbe la morte di migliaia di civili, il caos in Libano e probabilmente anche in Giordania e in Egitto (il golpe serviva forse a neutralizzare preventivamente questo scenario?). Come mai i giornalisti italiani non spiegano ai miei concittadini cosa significherebbe l’interruzione del traffico nel Canale di Suez (o quella delle forniture energetiche russe in un inverno che sarà lungo e freddo anche più del precedente).

Una storia semplice.

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Quel che è più disarmante è che non è pensabile che un così gran numero di giornalisti, intellettuali e accademici sia corrotto. Uno dei problemi più gravi del nostro tempo è il tradimento degli esperti, la loro pigrizia, codardia, incapacità di mettere in discussione i paradigmi dominanti, la loro infantilizzazione. Queste persone, che hanno avuto il privilegio di ricevere un’educazione superiore alla norma, ne fanno un pessimo uso, per amore del quieto vivere. Così facendo, perpetuano miti che incatenano le persone comuni e le guidano verso la catastrofe collettiva. Hanno chiuso la mente alla sapienza, hanno abbracciato l’ignoranza, il dogmatismo e la servitù volontaria, Hanno cessato di essere una fonte di ispirazione, di cambiamento, di miglioramento, di rigenerazione, di riscatto. Hanno tradito le loro coscienze prima ancora di tradire noi e la democrazia. 

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Le due precedenti guerre mondiali sono scoppiate in estate. In entrambi i casi chi le ha iniziate pensava che la cosa si sarebbe risolta in fretta.

I neocon/sionisti vogliono l’impeachment di Obama, Obama [“no, non ho nessuna intenzione di attaccare l’Iran, meglio la diplomazia”] cerca di infinocchiarli, credo con l’aiuto di Putin [“La Russia è il nemico numero uno dell’America”, parola di neocon Mitt Romney], dato che entrambi hanno mille valide ragioni per evitare una scontro diretto. Le esitazioni di Obama molto probabilmente dipendono dal fatto che deve trovare il modo per compiacere Israele senza far precipitare la situazione. Debka (servizio di informazioni dell’intelligence israeliana, lo accusa proprio di questo, e credo abbia ragione – naturalmente questo significa anche che gli Israeliani non si faranno menare per il naso: altro false flag in arrivo)
Necon e neodem finiranno come queste due aquile americane (precipitate dopo essere rimaste impigliate l’una all’altra nel loro duello):


Fighting Eagles

[Pd e Pdl?]

ennesimo monito – aquila simbolo dell’America si schianta contro una vetrata mentre la gente celebra gli Stati Uniti gridando USA, USA, USA!

I poveri mentecatti neoconsionisti si comportano come il lupo con l’agnello (un agnello feroce, peraltro) nella favola di Fedro.

Hanno cercato in tutti i modi di far cadere Assad e istituire un governo fantoccio, ma i ribelli e i mercenari salafiti (gli stessi che uccidono gli oppositori comunisti in Tunisia e che sono schierati contro Morsi in Egitto) sono riusciti solo ad alienarsi i favori della popolazione siriana e gli analisti hanno previsto la loro sconfitta entro la fine dell’anno: l’investimento occidentale e saudita-qatarino sta andando in fumo. Come quello di Israele, la cui intelligence è stata cruciale per creare il casus belli contro la Siria

http://www.timesofisrael.com/israeli-intelligence-seen-as-central-to-us-case-against-syria/

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Ora Israele e Arabia Saudita hanno perso la pazienza: «Hai sparlato di me, sei mesi fa». L’agnello rispose: «In verità non ero nato». «Tuo padre in verità, quello aveva sparlato di me». E così afferra l’agnello e lo sbrana

http://spazioinwind.libero.it/labandadeisei/fedro/fedrofav.htm

USA, Francia e UK non vogliono certo essere coinvolti in una guerra con la Russia. Si limiteranno a qualche “attacco chirurgico”, della durata di poche ore, giusto per inviare un messaggio a Netanyahu e ad Assad, e ammorbidire quest’ultimo in vista dei “colloqui di pace” di Ginevra. Pensano di poter negoziare da una posizione di forza, mentre ora i ribelli sono talmente sulla difensiva che qualunque loro pretesa scatenerebbe l’ilarità generale.

La misura della scempiaggine neocon (es. Lee Kaplan, nel dibattito contro Webster G. Tarpley) è testimoniata dal fatto che partono dalla premessa che queste loro azioni siano “contenibili”, che la risposta sarà insignificante, che non c’è alcuna possibilità di un’escalation, che la Russia non interverrà mai (pensavano lo stesso al tempo del conflitto georgiano – non riescono a capire che una superpotenza umiliata è poco propensa ai giochetti e non può permettersi altre mortificazioni). Ma se le azioni belliche dureranno più di 48 ore non c’è alcuna certezza che Iran e Hezbollah resteranno a guardare e forse è proprio quello che si augura Israele. Inoltre non è da escludere che un missile Yakhont colpisca una nave occidentale: cosa succederà, in quel caso?

“Intervento limitato”…Lo dovevano essere TUTTI gli interventi americani del passato, incluso il blitz di Panama 1989 (migliaia di morti). Le guerre “umanitarie” degli USA e della NATO hanno causato centinaia di migliaia di morti e gettato nel caos decine di paesi.

Tutti sanno che NON sarà un conflitto rapido e a bassa intensità e non lo nascondono:

http://rampini.blogautore.repubblica.it/2013/08/27/liran-e-la-vera-chiave-dellintervento-usa-in-siria/

Da metà ottobre in poi gli Stati Uniti potrebbero non riuscire a pagare neppure gli stipendi dei soldati e francesi ed inglesi non sono messi molto meglio. Chi pagherà i costi di una missione che farà impallidire quelli dell’Iraq (quasi 12 miliardi di dollari al mese)?

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Quando si parla dell’11 settembre, è importante tenere a mente che non ci sono stati “terroristi”, né “dirottatori”. Non c’è stato nessun vero e proprio attacco. È stato un golpe, né più né meno di quello egiziano, ma senza i tank nelle strade:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/22/perche-una-maggioranza-di-persone-nel-mondo-non-crede-alla-versione-ufficiale-dell11-settembre/

La parte sana e autenticamente patriottica (quella che ragiona con la sua testa, pensa al bene comune e non si fa fregare dalla propaganda) di quella grande nazione che sono gli Stati Uniti – che personalmente mi auguro riescano a estirpare il cancro al loro interno prima che li uccida – ci ha messo un po’ a rendersene conto e a capire cosa sia avvenuto in America tra l’operazione Paperclip (et similia), l’assassinio dei due Kennedy e l’11 settembre. Ci ha anche messo un po’ a capire la profondità, pervasività e pericolosità delle trame neocon-sioniste, la penetrazione nei gangli dello stato americano dell’intelligence israeliana. Israele non è più uno stato degli e per gli ebrei: è stato infiltrato ed è ora una lobby (per certi/molti versi neonazista) che sfrutta l’Olocausto, il giudaismo e il sionismo per perseguire fini che saranno fatali per centinaia di milioni di ebrei e arabi (e non solo). L’ultima tappa della guerra al terrore e agli stati canaglia sarà un secondo olocausto, molto probabilmente inevitabile:

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/verso-un-secondo-olocausto.html

Dico inevitabile perché anche se la grossolanità dei recenti false flag che devono portare alla guerra con l’Iran [come illustrato nei piani generali] indica che gli ingranaggi non sono più ben oliati e che ci sono forze, in America, che hanno capito che la zavorra li sta portando a fondo, Israele resta solo una pedina di un gioco più grande.

Il suo fato sarà segnato dal risveglio globale delle coscienze, ad ogni livello, che è già in corso da tempo, come testimoniato dai sondaggi e dai risultati delle elezioni, abbondantemente contrari alle ingerenze in Siria, alle schermaglie con l’Iran, al neoliberismo, all’austerità, alle riforme costituzionali in senso autoritario, alla sorveglianza capillare dei cittadini, al patetico baraccone circense del cambiamento climatico causato dall’uomo (Anthropogenic Global Warming), ecc.

A misura che le masse si avvedono che la realtà in cui hanno creduto era fittizia, le oligarchie globali si sentono sempre più minacciate e cercano disperatamente di tappare ogni falla e prevenire ogni crepa, con sempre minor successo. Il che ci fa capire che:

a. ci troviamo nelle fasi iniziali di una rivoluzione mondiale (che sarebbe davvero tanto bello se potesse essere nonviolenta – la violenza dovrebbe essere solo una misura difensiva);

b. nel prossimo futuro le costituzioni saranno, speriamo solo temporaneamente, sospese dalle forze controrivoluzionarie (es. Egitto);

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/08/21/la-tragedia-egiziana-quella-europea-quella-globale-confessioni-di-un-sicario-della-democrazia-e-delleconomia/

60 domande per Matteo Renzi

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Ecco chi è Marco Carrai, il Gianni Letta di Matteo Renzi

– la sua famiglia si è riprodotta e si è moltiplicata riuscendo ad amnistiare la memoria del nonno di Marco, il Carrai su cui pesava l’accusa infamante di aver fatto parte della banda Carità, il gruppo fascista che opera in Toscana tra il ’43 e il ’45 a caccia di partigiani, tra esecuzioni sommarie e torture;

– il 19enne Marco al primo voto politico si impegna nei club della nascente Forza Italia di Silvio Berlusconi;

– ha trovato a Firenze un segretario provinciale ragazzino che nel ’94 aveva frequentato le tv berlusconiane da concorrente della “Ruota della fortuna” di Mike Bongiorno: Matteo Renzi.

– eletto con le preferenze assicurate da Comunione e Liberazione e dalla Compagnia delle Opere che in Toscana è presieduta da Paolo Carrai e da Leonardo Carrai, alla guida del Banco alimentare, altra opera ciellina: i cugini di Marco;

– Nel 2006, quando esce il film tratto dal romanzo di Dan Brown, pubblica un agile pamphlet su “Il Codice Da Vinci. Bugie e falsi storici”, con lo storico Franco Cardini e il professor John Paul Wauck, prete dell’Opus Dei, molto felice dell’iniziativa. Nel 2007 si presenta al cimitero degli Allori per deporre un cuscino di fiori in onore di Oriana Fallaci, scomparsa un anno prima;

– in quota Monte Paschi di Siena, membro dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze che è azionista di Banca Intesa;

– il fratello Stefano Carrai è in società con l’ex presidente della Fiat Paolo Fresco nella società Chiantishire che tenta di mettere su un gigantesco piano di appartamenti, resort, beauty farm nella valle di Cintoia, a Greve, bloccato dal Comune;

– Fresco è tra i finanziatori della campagna per le primarie del 2012 di Renzi, con 25 mila euro, insieme al finanziere di Algebris Davide Serra (quello delle Cayman), acclamato anche quest’anno alla stazione Leopolda;

L’uomo del governo israeliano, per alcuni («Ho da fare a Tel Aviv», ripete spesso), di certo vicino agli americani di ogni colore. Frequenta con assiduità Michael Ledeen, l’animatore dei circoli ultra-conservatori del partito repubblicano, antica presenza nei misteri italiani, dal caso Moro alla P2. È in ottimi rapporti con il nuovo ambasciatore Usa in Italia John Phillips, amante del Belpaese e della Toscana, proprietario di Borgo Finocchietto sulle colline senesi;

– C’è anche Carrai quando Renzi banchetta con Tony Blair o quando va ad accreditarsi con lo staff di Obama alla convention democratica di Charlotte del 2012. E quando tre mesi fa il sindaco vola a sorpresa a Berlino per incontrare la cancelliera Angela Merkel, accanto a lui, ancora una volta, c’è il ragazzo di Greve, Carrai;

– C’è chi ha visto la sua manina dietro la nomina di Antonella Mansi alla presidenza di Mps;

http://espresso.repubblica.it/attualita/2013/11/04/news/ecco-chi-e-marco-carrai-il-gianni-letta-di-matteo-renzi-1.139920

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  1. Sembra avercela con chiunque sia anche solo di pochi anni più vecchio di lei: ha mai pensato di soffrire di gerontofobia?
  2. Cosa ne pensa del governo Monti?
  3. Cosa ne pensa della gestione Marchionne della FIAT?
  4. Cosa ne pensa del semipresidenzialismo? Ambisce a fare il sindaco d’Italia?
  5. Ha dichiarato che il suo modello è Tony Blair e Tony Blair ha sostenuto la sua candidatura a guidare il PD e l’Italia: Tony Blair è vicino ad ambienti sionisti e neoconservatori, lo è anche lei?
  6. Perché un leader tendenzialmente di sinistra dovrebbe frequentarli?
  7. Quale soluzione proporrebbe per sanare il conflitto israelo-palestinese?
  8. L’invasione dell’Iraq è stata la scelta giusta?
  9. Blair è favorevole a un’escalation militare in Siria: lo è anche lei?
  10. Blair ha approvato il golpe militare egiziano che ha rimosso un governo democraticamente eletto: è d’accordo con il suo giudizio?
  11. Il suo modello, Tony Blair, è dal 2011 consulente del dittatore kazako Nazarbayev. Cosa ne pensa alla luce della recente polemica riguardante l’espulsione di Alma Shalabayeva e del figlio?
  12. Perché l’aspirante “sindaco d’ITALIA” ha scelto come consulente economico un israeliano, Yoram Gutgeld (n0n andava bene l’italiano Piga, tanto per fare un nome tra i tanti possibili)?
  13. Un leader del centrosinistra necessita dell’imprimatur di JP Morgan?
  14. “Sono stufo di questo Pd”. “Sono stufo di questo fuoco di sbarramento incomprensibile su ogni cosa che faccio”. “Andare avanti con questo clima di guerriglia permanente è davvero incomprensibile”. Perché restare in un partito in declino, che non la ama, la ostacola, la saboterebbe (com’è successo a Bersani)? Perché cercare di diventarne il leader?
  15. Cosa ne pensa dei rapporti tra Stato italiano e Vaticano?
  16. Liberalizzazioni e tagli al settore pubblico sono la strada per il rilancio dell’economia e la creazione d’impiego?
  17. Cosa ne pensa dell’euro?
  18. Le decisioni del governo Merkel hanno fatto bene o male all’Unione Europea e ai paesi dell’eurozona?
  19. Gli stati dell’eurozona sono pronti per formare uno stato federale?
  20. Quale sarebbe il peso di Berlino negli Stati Uniti d’Europa?
  21. Cosa ne pensa del sistema di sorveglianza globale costruito dagli americani prima e dopo l’11 settembre?
  22. E’ credibile che tutte le componenti dell’establishment americano – quello di Echelon, per intendersi – siano state prese in contropiede dall’11 settembre?
  23. Cosa ne pensa del “Progetto per un nuovo secolo americano”?
  24. Cosa ne pensa di questa considerazione contenuta nel suddetto progetto (p. 50): “ll processo di trasformazione [delle strategie e delle missioni militari americane], anche se porterà un cambiamento rivoluzionario, risulterà molto lungo, se non si dovesse verificare un evento catastrofico e catalizzante, come una nuova Pearl Harbor”?
  25. Che misure intende introdurre per regolare il sistema bancario? Come intende far rispettare le regole?
  26. Intende ridurre progressivamente il gap tra i molto ricchi e il resto del paese? Come intende farlo?
  27. Intende contribuire a ridurre progressivamente il gap tra i paesi molto ricchi e il resto del mondo? Come intende farlo?
  28. Le politiche di contenimento delle emissioni di anidride carbonica sono utili? I loro costi sono giustificati dai risultati?
  29. Si è interessato alle ragioni addotte per spiegare la pausa nella crescita del riscaldamento globale?
  30. Come avrebbe votato sugli F35?
  31. Quale è il suo giudizio sulla NATO?
  32. L’Unione Europea dovrebbe cercare di stringere legami più forti con la Russia?
  33. Quali politiche energetiche per l’Italia?
  34. Quali politiche nell’ambito del Mediterraneo e del mondo arabo?
  35. La creazione di una zona transatlantica di libero mercato non è destinata a favorire gli Stati Uniti?
  36. Qual è la sua posizione sugli OGM?
  37. Lei farebbe costruire una centrale al torio in Italia?
  38. Qual è il suo giudizio sull’amministrazione Obama?
  39. Cosa ne pensa delle autonomie regionali e provinciali?
  40. Sarebbe favorevole a una riforma in senso autenticamente federale dello stato italiano?
  41. Cosa ne pensa del M5S?
  42. Qual è la sua posizione sul testamento biologico, la procreazione assistita, la ricerca sulle staminali?
  43. Qual è la sua posizione sul programma nucleare iraniano?
  44. Perché scegliere come spin doctor Giorgio Gori, legato a Mediaset?
  45. Vendola o Monti?
  46. Come si contrasta la corruzione?
  47. E l’evasione?
  48. Cosa ne pensa dei paradisi fiscali?
  49. Come si difendono le gole profonde/whistleblower?
  50. Presidente della provincia di Firenze a 29 anni: non è una scalata al potere un po’ troppo rapida persino per un enfant prodige?
  51. È stato accusato di avere diversi conflitti di interessi da presidente della provincia e da sindaco: ha in mente qualche progetto di legge sul conflitto di interessi?
  52. La sua posizione sulle coppie di fatto?
  53. E sulle adozioni per coppie omosessuali?
  54. Come si risolve il problema degli esodati?
  55. Chi le ha pagato la campagna per le primarie e chi copre le spese dei suoi tour europei?
  56. Quali sono i suoi rapporti con Comunione e Liberazione e qual è il suo giudizio su Opus Dei?
  57. Le sembra normale fare tour elettorali e di pubbliche relazioni in Italia e in giro per il mondo mentre amministra Firenze? Onora così il suo incarico e le sue indennità?
  58. A che titolo incontra i governanti occidentali? In qualità di sindaco di Firenze?
  59. E’ una democrazia sana quella in cui i media implorano l’avvento di un “salvatore della patria”?
  60. E’ normale che il sindaco di Firenze affitti Ponte Vecchio a privati per una cena di gala?

“Così il giovane putto di Rignano sull’Arno si è autoeletto “a nuovo che avanza” e ce lo ribadisce con un martellamento che non conosce tregua.

Poco male se l’iconicizzazione di quel nuovo è il giubbetto di Fonzie, il meccanico rubacuori star della serie televisiva americana degli anni Settanta “Happy Days”. Infatti quel capo d’abbigliamento stravisto ha un vantaggio importante per la promozione del prodotto: è assolutamente riconoscibile (non a caso la Coca Cola non cambia la grafica del suo logo). E qui da noi siamo ormai imprigionati da decenni nei condizionamenti televisivi di una americanizzazione da poveracci. Che Renzi sfrutta con una certa cinica sapienza.

Per di più il prodotto viene certificato a mezzo strombazzamenti vari per i suoi effetti salvifici immediati, come quegli sciroppi miracolosi venduti dal solito guaritore pataccaro in qualche fiera di paese. Anche questo aspetto funziona alla grande, considerata la diffusa credulonità di una cultura nazionale che rimane ancora in larga misura contadina. Peccato che l’annunciato salvatore della Patria non riesca neppure a risolvere i problemi di buona amministrazione nella città di cui è sindaco.

Ma basta non farlo sapere, che non se ne parli”.

http://temi.repubblica.it/micromega-online/matteo-renzi-come-la-coca-cola/

Reichstag o Golfo del Tonchino? Tutti e due! (un ripassino sul futuro dell’Occidente)

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Tsarnaev incriminato per uso di armi distruzione di massa [pentole a pressione esplosive! Attenti quando cuocete i cavolfiori: potrebbe esserci un drone sopra caosa vostra]

Adnkronos

La cellula terroristica, secondo le fonti della polizia, “era supportata da Al Qaeda in Iran, ma non ci sono prove di un coinvolgimento di Teheran”. Obiettivo, un convoglio in partenza dal territorio canadese e diretto negli Stati Uniti

Repubblica 22 aprile 2013

[CASUALMENTE, proprio quando il primo ministro neocon canadese Harper cercava di accelerare la promulgazione di una contestatissima nuova legge anti-terrorismo che elimina il fondamentale diritto di rimanere in silenzio per non auto-incriminarsi]

Alti funzionari del governo hanno distorto i fatti e ingannato l’opinione pubblica americana circa gli eventi che hanno portato al pieno coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam.

Quei complottisti picchiatelli dell’Istituto Navale degli Stati Uniti, Accademia Navale di Annapolis

http://www.usni.org/magazines/navalhistory/2008-02/truth-about-tonkin

Pensate alle conseguenze di un altro massiccio attacco (terroristico) negli Stati Uniti – magari la detonazione di una bomba radiologica o sporca, oppure di una mini bomba atomica o un attacco chimico in una metropolitana. Uno qualunque di questi eventi provocherebbe morte, devastazione e panico su una scala tale che al confronto l’11 settembre apparirebbe come un timido preludio. Dopo un attacco del genere, una cappa di lutto, melanconia, rabbia e paura resterebbe sospesa sulle nostre vite per una generazione. Questo tipo di attacco è potenzialmente possibile. Le istruzioni per costruire queste armi finali si trovano su internet ed il materiale necessario per costruirle lo si può ottenere pagando il giusto prezzo. Le democrazie hanno bisogno del libero mercato per sopravvivere, ma un libero mercato in tutto e per tutto – uranio arricchito, ricino, antrace – comporterà la morte della democrazia. L’armageddon è diventato un affare privato e se non riusciamo a bloccare questi mercati, la fine del mondo sarà messa in vendita. L’11 settembre con tutto il suo orrore, rimane un attacco convenzionale. Abbiamo le migliori ragioni per avere paura del fuoco, la prossima volta. Una democrazia può consentire ai suoi governanti un errore fatale – che è quel che molti osservatori considerano sia stato l’11 settembre – ma gli Americani non perdoneranno un altro errore. Una serie di attacchi su vasta scala strapperebbe la trama della fiducia che ci lega a chi ci governa e distruggerebbe quella che abbiamo l’uno nell’altro. Una volta che le aree devastate fossero state isolate ed i corpi sepolti, potremmo trovarci, rapidamente, a vivere in uno stato di polizia in costante allerta, con frontiere sigillate, continue identificazioni e campi di detenzione permanente per dissidenti e stranieri. I nostri diritti costituzionali potrebbero sparire dalle nostre corti, la tortura potrebbe ricomparire nei nostri interrogatori. Il peggio è che il governo non dovrebbe imporre una tirannia su una popolazione intimidita. La domanderemmo per la nostra sicurezza. E se le istituzioni della nostra democrazia fossero incapaci di proteggerci dai nostri nemici, potremmo andare anche oltre e farci giustizia da soli. Abbiamo una tradizione di linciaggi in questa nazione e quando la paura e la paranoia ci saranno entrati nelle ossa, potremmo finire per ripetere i peggiori episodi del nostro passato, uccidendo i nostri vicini, i nostri amici.

Michael Ignatieff, New York Times Magazine, il 2 maggio 2004

Il massacro di Boston è la terza atrocità di massa in meno di 12 mesi (Colorado e Newtown sono state le prime due). Non sembrano esserci precedenti per una serie del genere, neppure negli Stati Uniti. Il cinico/scettico/pensatore non-ovino potrebbe avere il sospetto che ci si trovi di fronte ad un qualche tipo di condizionamento, sul modello della storicamente documentata “strategia della tensione”. Lo schieramento di quasi 10mila agenti paramilitari in un’area metropolitana (sebbene il sospetto si trovasse a oltre 10 km di distanza dal centro di Boston), in uno stato di legge marziale di fatto, è sicuramente senza precedenti.

Il caso più recente: un diciannovenne – se è veramente il colpevole – fa esplodere delle bombe in un luogo pubblico intensamente videosorvegliato, manda un tweet in cui dice a tutti di mettersi al sicuro, poi va in giro per la città, la sera va a una festa e gli amici lo vedono rilassato; non si procura soldi, non si preoccupa di avere una macchina pronta per la fuga,  non pensa minimamente al suicidio e non comunica alcun messaggio politico di alcun genere in nessuna forma. È incosciente di ciò che ha fatto.

Uno psicopatico non si comporterebbe così. Un fanatico non si comporterebbe così.

Lo schema è pressoché identico in tutti e tre gli episodi: tutti incensurati, non esiste una storia pregressa di violenza, non c’è indottrinamento ideologico che spinga alla violenza (persino nel caso di Tamerlan, non è provato che gli account fossero i suoi – ce ne sono tanti a suo nome, ma ad ogni modo il fratellino era un giovane amato da tutti che assisteva volontariamente i disabili), sono ragazzi di successo, molto stimati da amici ed insegnanti, sono impegnati nel volontariato, non hanno mostrato di aver accumulato risentimento verso la società o qualcuno in particolare. Il più “problematico” – Adam Lanza – era geniale, timido e introverso, ma non era infelice e né i genitori, né i parenti, né gli amici, né gli insegnanti avevano mai pensato che avesse bisogno di psicoterapia, anche perché non aveva mai creato alcun inconveniente.

Poi, ad un tratto, senza alcuna spiegazione, questi tre ragazzi si sono trasformati in zombie assassini con eccellenti capacità operative.

Questo è piuttosto il comportamento di qualcuno la cui mente è stata sdoppiata (personalità multiple) in un Dr. Jekyll ed in un Mr. Hyde con tecniche sviluppate a partire dalle pratiche e sperimentazioni illegali effettuate dalla CIA (dagli anni Cinquanta in poi) e documentate dalla stampa americana:

http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2005/06/15/AR2005061502685.html

http://www.time.com/time/specials/packages/article/0,28804,2008962_2008964_2008992,00.html

http://www.examiner.com/article/secret-mind-control-program-project-mkultra

È probabilmente significativo che Dzhokar Tsarnaev fosse inquieto perché recentemente aveva avuto ben tre incubi in cui vedeva la popolazione americana “zombificarsi”, quasi che il suo inconscio lo stesse mettendo in guardia.

La programmazione sta funzionando a meraviglia: la popolazione è terrorizzata ed accoglie a braccia aperte, festante, la deriva autoritaria. Qualche altro eccidio e non resterà nessuno disposto ad opporsi a misure eccezionali:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/04/22/stati-uniti-di-polizia-la-fase-finale-della-guerra-al-terrore-e-cominciata/

Intanto l’FBI continuerà a collaborare con tutti i potenziali terroristi, come fa almeno dal primo attentato al World Trade Center, nel 1993 – ufficialmente per sventare i complotti ma, occasionalmente, se l’opinione pubblica necessita di una spintarella:

http://www.nytimes.com/2012/04/29/opinion/sunday/terrorist-plots-helped-along-by-the-fbi.html?pagewanted=all&_r=3&

http://www.nytimes.com/1993/10/31/nyregion/bomb-informer-s-tapes-give-rare-glimpse-of-fbi-dealings.html?pagewanted=all&src=pm

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/21/lfbi-organizza-e-sventa-la-maggior-parte-degli-attentati-terroristici-islamici-sul-suolo-americano-ricerca-della-ucla/

Tutti si aspettano che questo attentato darà il via ad una nuova ondata di misure di “sicurezza” (= liberticide).

Già ora la Bill of Rights (incluso il fondamentale habeas corpus) è interpretabile, non vale per cittadini americani all’estero e Obama ha solamente assicurato che la garantirà sul suolo americano (a sua discrezione). Non sappiamo se sia questa la sua intenzione e non sappiamo se chi verrà dopo di lui sarà così “auto-disciplinato”. Sappiamo che il ministro della Giustizia americano (Attorney General) rivendica con nonchalance il diritto di assassinare cittadini americani con i droni sul suolo americano (!!!)

http://www.huffingtonpost.com/2013/03/05/us-drone-strike_n_2813857.html

È antiamericano affermare che una tale rivendicazione è offensiva e preoccupante e rimanda la memoria all’arbitrio sulla vita e la morte dei cittadini caratteristico delle dittature anticomuniste e comuniste?

È antiamericano indignarsi (e preoccuparsi) alla notizia che tutte le comunicazioni saranno monitorate ed archiviate (Operazione Vento Stellare)

http://en.wikipedia.org/wiki/Stellar_Wind_%28code_name%29

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/21/utah-2013-dal-grande-fratello-allimmenso-fratello/

ed alla notizia che si applica la legge marziale a Boston e la gente festeggia nelle strade, senza capire le sue implicazioni?

La constatazione che l’America sta diventato uno stato di polizia orwelliano può essere rassicurante solo per gli stolti e gli ignoranti. Chiunque abbia anche solo un minimo senso della storia non può che sentirsi inquieto e minacciato, specialmente se vive in quella che è, a tutti gli effetti, una colonia degli Stati Uniti:

http://www.repubblica.it/esteri/2013/04/21/news/usa_11_miliardi_per_adeguare_le_atomiche_agli_f-35-57197605/?ref=HREC1-6

Molti sanno qual è la destinazione finale di tutto questo, ma troppi non hanno il coraggio di dire quello che pensano, purtroppo.

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Allegate potrete trovare le informazioni che avete richiesto riguardo alla politica ed alle linee guida dell’esercito in merito all’istituzione di un programma di lavoro carcerario per civili e di campi di prigionia civili in installazioni militari. Queste informazioni non sono ancora state pubblicate (sono in corso di stampa), comunque, questi programmi sono stati finanziati, hanno ottenuto l’assegnazione del relativo personale e riflettono l’attuale politica dell’esercito. Spero che troverete queste informazioni utili,

Cordiali saluti,

Sinceramente vostro

BILL HEFNER

Membro del Congresso

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/10/amerika/

DISOCCUPAZIONE IN AMERICA

La disoccupazione americana è molto più elevata delle statistiche ufficiali. Prova ne sia il fatto che la popolazione aumenta (+ 10 milioni tra il 2009 ed il 2013) mentre il numero di occupati resta pressoché invariato (147 milioni nel 2007 – 142 milioni nel 2009 – 142 milioni nel 2012 – 143 milioni nel 2013 e moltissimi sono precari ma vengono conteggiati come occupati):

http://www.bls.gov/home.htm

Il dato dei disoccupati e dei sotto-occupati si aggira verosimilmente intorno al 22%:

http://www.nypost.com/p/news/business/how_nation_true_jobless_rate_is_N4E6MjtfhnMcCi537pucaJ

http://www.shadowstats.com/alternate_data/unemployment-charts

http://www.usnews.com/opinion/mzuckerman/articles/2013/02/01/mort-zuckerman-how-we-can-end-our-modern-day-depression

il prossimo anno, grazie ai terribili tagli concordati con i repubblicani (75mila miliardi di dollari sottratti all’economia ed ai consumatori), le cose peggioreranno ulteriormente, i sussidi si esauriranno e ci saranno indubbiamente le prime rivolte. Ora sappiamo che aspetto avranno le città americane in cui i primi “scalmanati” protesteranno violentemente contro il disastro socio-economico causato dalle oligarchie finanziarie e da politici fin troppo accondiscendenti. Gli indignati nonviolenti del movimento Occupy Wall Street hanno già subito innumerevoli vessazioni. Ma questo è nulla rispetto a quel che attende i giovani americani (ed europei?) se sceglieranno la strada della violenza e non della politica attiva e del coinvolgimento dell’intera popolazione in proteste pacifiche e scioperi nazionali (insubordinazione di massa). 

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http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/garden-plot-e-rex-84-le-origini-del.html

POLITICA ESTERA

La strategia del “taglio netto” deve contemporaneamente “rendere sicuro il confine settentrionale” di Israele e “indirizzarsi ad una strategia classica di equilibrio di potenza”, ovviamente a vantaggio del Paese: per fare questo, Israele deve essere pronta non solo a colpire le infrastrutture siriane in Libano, ma affermare il concetto che il territorio siriano non è inviolabile e, ove le azioni dirette in Libano non bastino, “colpire obiettivi selezionati nella Siria stessa”. Per quanto riguarda il perseguimento di un equilibrio fondato sulla potenza, il documento ipotizza la creazione di un “asse naturale” strategico fra Turchia, Israele, Giordania e Iraq centrale, che ridisegni la mappa del Medio Oriente a scapito della Siria. Per fare ciò, fra le varie cose da fare, si legge che sarà utile “distogliere l’attenzione della Siria usando elementi dell’opposizione libanese per destabilizzare il controllo siriano del Libano”.

http://www.clarissa.it/editoriale_int.php?id=173&tema=Divulgazione

«La Siria sfida Israele sul suolo libanese. Un approccio efficace, con cui gli americani potrebbero simpatizzare, prevede che Israele acquisisca l’iniziativa strategica lungo i suoi confini settentrionali impegnando Hezbollah, Siria e Iran»

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/11/24/il-principe-delle-tenebre-spiega-gaza-e-solo-laperitivo/

Quel che Israele fa nel Medio Oriente, gli Stati Uniti+NATO lo stanno facendo su scala mondiale. L’unico problema è che gli obiettivi della piccola potenza non coincidono più con quelli della grande potenza e le divergenze tra bulli difficilmente si risolvono a vantaggio del bullo più piccolo.

 

POLITICI AMERICANI CHE NON CREDONO PIÙ ALLA VERSIONE UFFICIALE DELL’11 SETTEMBRE

Sono i presidenti della Commissione 911, un ex capo dell’antiterrorismo statunitense, il consigliere-capo della commissione 911, il presidente dell’inchiesta ufficiale del Congresso sull’11 settembre, nonché una pletora di agenti, non solo dell’FBI, citati da Richard Clarke.

Richard Clarke, l’ex zar dell’antiterrorismo americano, ha ammesso che i terroristi dell’11 settembre sono stati aiutati da elementi deviati del governo americano e da alcune figure dell’establishment saudita e ha fatto i nomi:

http://www.youtube.com/watch?v=bl6w1YaZdf8&lr=1

Qui una sintesi dell’evidenza raccolta dalle inchieste del Congresso americano che rafforzano la versione dei fatti di Clarke (sono tutti atti ufficiali riportati dalla stampa)

http://www.historycommons.org/timeline.jsp?timeline=complete_911_timeline&investigations:_a_detailed_look=911CongressionalInquiry

Il senatore Bob Graham pretende che si riapra l’inchiesta per stabilire il livello di complicità saudita e del governo americano:

http://www.huffingtonpost.com/bob-graham/911-saudi-arabia_b_1868863.html

Membri della Commissione sull’11-9 hanno notato che, “ il sospetto di cattivo comportamento [del Pentagono] divenne così profondo tra i 10 membri della Commissione che, in un incontro segreto alla fine del suo mandato nell’estate 2004, si discusse se riferire della questione al Dipartimento di Giustizia per un’indagine criminale” [17]. Il senatore Mark Dayton ha affermato che gli ufficiali del NORAD “ hanno mentito al popolo americano, hanno mentito al Congresso e hanno mentito alla vostra Commissione sull’11-9 in modo da creare una falsa impressione di competenza, comunicazione e protezione del popolo americano” [18].

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=4139

Per chi ha veramente voglia di informarsi:

http://www.amazon.com/Intelligence-Matters-Arabia-Failure-Americas/dp/0700616268

http://www.amazon.com/Disconnecting-Dots-How-Allowed-Happen/dp/0984185852

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New Orleans

LA TRAGICA FINE DEGLI INTELLETTUALI PROGRESSISTI

Quando il capitalismo entra nella sua fase degenerativa (neoliberista), comincia a cannibalizzare (letteralmente) la popolazione intraprendendo iniziative militari sempre più spericolate e sconsiderate. Il budget viene affondato da un eccesso di spese militari, sprechi clientelari (incluso l’acquisto di titoli privi di valore per salvare banche zombie) e da entrate in continuo calo, a causa di un’economia che opera molto al di sotto del suo potenziale. Per allineare i bilanci, i governi tagliano il welfare invece di cercare di recuperare i soldi sottratti all’economia dal sistema finanziario (Tobin Tax + abolizione dei paradisi fiscali, anche con la forza se necessario). Si innesca un circolo vizioso che comporta un vero e proprio omicidio di massa (suicidi, malnutrizione, incidenti dovuti a stress ed indebolimento, aumento del tasso di violenza). Queste sono politiche economiche smaccatamente fasciste e sono il preludio al fascismo vero e proprio, che non tarderà a manifestarsi in tutta la sua virulenza. Manca solo un incendio del Reichstag. Arriverà. Come i socialdemocratici tedeschi dell’epoca di Weimar, i progressisti americani stanno adottando misure repressive che torneranno molto utili al prossimo governo autoritario, democraticamente eletto. Non ci sarà da sorprendersi se molti intellettuali progressisti che hanno celebrato le due amministrazioni Obama faranno una brutta fine, come spesso accade agli utili idioti (es. socialdemocratici dopo l’avvento di Hitler).

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https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/12/heliofant-i-pet-goat-ii-il-nostro-futuro/

Informazioni sui presunti bombaroli di Boston che non troverete sul Corriere della Sera

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Primi tentativi di stabilire un legame con l’Iran (l’Occidente appoggia ufficialmente gli jihadisti ceceni e quelli “siriani”, ma questi “jihadisti” ceceni sono mandati dall’Iran!)

http://www.wnd.com/2013/04/boston-bombers-followers-of-irans-ayatollah/

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I due fratelli, di nazionalità turca, ottengono un permesso di residenza negli Stati Uniti e vi risiedono dal 2002. Il più grande si allena con successo come pugile e sogna di battersi alle Olimpiadi con i colori americani. L’altro, che ha trascorso la maggior parte della sua vita negli USA, ottiene una borsa di studio per un istituto esclusivo ultraliberale già frequentato da Matt Damon, vuole diventare un infermiere (!) e intanto fa il bagnino per “salvare vite umane, perché è questo che mi rende felice”. L’11 settembre 2012 diventa cittadino americano. Perché diamo per scontato che si mettano ad uccidere altri americani a casaccio, senza alcuna ragione?

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Il mero fatto che uno dei due sia musulmano (senza alcuna affiliazione) è diventato il loro movente.

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Il più giovane è convinto che la versione ufficiale dell’11 settembre sia falsa. L’11 settembre è quella suggestiva favoletta per cui dei pivelli dediti all’alcool, alle droghe, alle spogliarelliste ed al gioco d’azzardo decidono di unirsi ai fondamentalisti islamici di Al-Qaeda e, pur essendo incapaci di far volare decentemente un Cessna, riescono a colpire con precisione chirurgica 3 obiettivi su 4 nello spazio aereo meglio difeso del mondo pilotando dei giganteschi Boeing senza commettere il minimo errore. Fortunatamente per il genere umano la maggior parte degli abitanti di questo pianeta è scettica:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/22/perche-una-maggioranza-di-persone-nel-mondo-non-crede-alla-versione-ufficiale-dell11-settembre/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/11/ferdinando-imposimato-sull11-settembre-e-sul-rischio-di-un-altro-11-settembre-in-inglese/

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Sempre il più giovane – descritto da amici e compagni di scuola come un “angelo ambulante” (walking angel) spiegava su twitter che in due settimane aveva avuto 3 incubi in cui gli Stati Uniti erano invasi dagli zombie, cominciava a sospettare che stesse per accadere qualcosa di grosso (infatti: l’hanno quasi ucciso e lo condanneranno a morte) e aggiungeva che se avesse potuto si sarebbe trasferito altrove. Il giorno dell’attentato avvertiva i suoi conoscenti: “Non c’è amore nel cuore di questa città. Restate al sicuro”. Il suo allenatore lo ricorda come un ragazzo adorabile, gioviale, atleta formidabile e gran studioso, grato di aver potuto intraprendere gli studi

http://www.dailymail.co.uk/news/article-2311580/Boston-bombing-suspects-brothers-Dzhokhar-A-Tsarnaev-Tamerlan-Tzarnaev-links-Chechnya.html

Però i media riportano ossessivamente solo una frase: “mi interessano solo i soldi e la carriera” pubblicata su un account del facebook russo.

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Non sapremo mai la loro versione dei fatti. Ci dovremo fidare della versione ufficiale. Come nel caso di Osama Bin Laden.

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Questi due ragazzi portavano due pentole a pressione negli zainetti, ma dalle immagini non sembra che gli zainetti fossero pieni e pesanti. Compiono un attentato terroristico a viso scoperto, come se volessero farsi identificare facilmente. Poi rimangono diversi giorni nei paraggi dedicandosi ai piccoli furti (perché? Non sono poveri). Non hanno pensato ad un piano di fuga? Non si preoccupano della caccia all’uomo? Non immaginano di poter essere abbattuti da poliziotti dal grilletto facile? Non cercano neppure di nascondersi? Non cambiano vestiti, aspetto? Rubano un’auto giusto per farsi individuare? È un film hollywoodiano?

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La madre afferma che il figlio maggiore era in contatto con l’FBI per almeno 3 anni

Salvo tre eccezioni, tutti i complotti terroristici sul suolo americano dopo l’11 settembre 2001 sono stati organizzati grazie ad infiltrati FBI che hanno istigato, informato ed equipaggiato degli estremisti per poi sventare gli attentati (ricerca dell’Università di Los Angeles):

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/21/lfbi-organizza-e-sventa-la-maggior-parte-degli-attentati-terroristici-islamici-sul-suolo-americano-ricerca-della-ucla/

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Una delle maggiori città americane viene militarizzata (inclusa una no-fly zone e mezzi blindati nelle strade). Nulla del genere era successo a Washington per il cecchino di qualche anno fa:

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/03/10/usa-condannato-morte-il-cecchino-di-washington.html

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Effetti di questo attentato terroristico sull’immaginario americano:

  • anche degli studenti modello possono essere radicalizzati;
  • questo può accadere anche senza che entrino in contatto con una rete di fanatici;
  • l’islam è un virus terribile che, in pochi mesi (pochi giorni o forse ore nel caso del più giovane), trasforma due ragazzi normali che non hanno mai dato problemi a nessuno in macchine di morte;
  • è sufficiente avere accesso ad internet;
  • su internet puoi anche imparare come farti in casa delle bombe e come maneggiare armi ed esplosivi senza farsi del male;
  • su internet puoi imparare come sfuggire per ore a migliaia di poliziotti con la migliore assistenza tecnica disponibile e “sopravvivere” a due sparatorie;
  • nessuno può sentirsi al sicuro, tutti possono essere dei potenziali terroristi, anche persone che conosci da tempo e che si comportavano così amabilmente e premurosamente;
  • se c’è una caccia all’uomo non è un problema se i poliziotti uccidono i fuggitivi, se sono ACCUSATI di essere terroristi (= il linciaggio è una buona pratica);
  • la gente può partecipare alla caccia all’uomo segnalando e pubblicando su internet foto di decine di persone completamente innocenti che saranno costrette a rivolgersi alla polizia per farsi scagionare e, se possibile, non essere linciate, ma non potranno togliere dalla rete le loro immagini;
  • la serie “Homeland” descrive la realtà, o la preannuncia, o la plasma, o comunque prepara psicologicamente la cittadinanza americana ad un certo tipo di scenario che prevede poteri virtualmente illimitati conferiti al governo federale ed alle forze dell’ordine/forze armate;
  • la legge marziale è dietro l’angolo ed è una misura ragionevole;

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Questa storia è anche più assurda di quella del terrorista di Tolosa

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/23/cose-successo-a-tolosa/

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La strategia della tensione è una tattica che mira a dividere, manipolare e controllare la pubblica opinione usando paura, propaganda, disinformazione, guerra psicologica, agenti provocatori ed azioni terroristiche di tipo false flag. L’espressione è stata ripresa dalla traduzione letterale dell’inglese strategy of tension, utilizzata dal settimanale The Observer in un articolo del dicembre 1969, per definire la politica degli Stati Uniti, con il fattivo appoggio del regime militare greco, tesa a destabilizzare i governi democratici delle nazioni con particolare valenza strategica nell’area mediterranea, nella fattispecie Italia e Turchia, attraverso una serie di atti terroristici, allo scopo di favorire l’instaurazione di dittature militari. Alla strategia della tensione sono inoltre riconducibili tentativi di colpo di stato, organizzazioni segrete eversive, e infiltrazioni di provocatori in movimenti avversi alla destra.

http://it.wikipedia.org/wiki/Strategia_della_tensione

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Meglio non essere negli USA intorno alla metà di aprile:
19 Aprile 1993: massacro di Wako.
19 April 1995: bomba alla sede dell’FBI di Oklahoma City.
20 aprile 1999: Columbine.
16 aprile 2007: Virginia Tech
15 aprile 2013: Maratona di Boston

Quel che Morgan Freeman avrebbe potuto dire sulla strage di bambini

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12 dicembre 2012: Un uomo armato di fucile semiautomatico ha sparato ieri sulla folla in un centro commerciale di Portland, nell’Oregon, uccidendo almeno due persone e seminando il panico tra la gente. L’omicida, che indossava un giubbotto antiproiettile e una maschera da hockey, è stato poi “neutralizzato”: secondo quanto riferito dalla polizia, l’uomo è “deceduto”.

http://www.today.it/mondo/sparatoria-centro-commerciale-oregon-morti.html

15 dicembre 2012: Nell’Oklahoma, l’amico di un potenziale omicida plurimo lo denuncia alla polizia, che lo ferma prima che possa fare una strage come quella del Connecticut:

http://www.nydailynews.com/news/national/oklahoma-student-plotting-mass-shooting-police-article-1.1221032#ixzz2FAjooXrR

16 dicembre 2012: All’indomani della strage in Connecticut, in Alabama un uomo ha aperto il fuoco in un ospedale, ferendo tre persone, tra cui un agente di polizia, prima di essere ucciso da un altro agente. La sparatoria è avvenuta nel quinto piano dell’ospedale St. Vincent di Birmingham, dove sono ricoverati diversi pazienti con problemi cardiaci. I motivi non sono stati ancora chiariti.

http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1073475/usasparatoria-in-ospedaleun-morto.shtml

16 dicembre 2012: Marcos Gurrola spara 50 colpi contro un ipermercato in California e poi viene arrestato (nessun ferito)

http://www.huffingtonpost.com/2012/12/16/marcos-gurrola-arrested-_n_2309425.html

Una serie di episodi che potrebbero dar forma ad un nuovo 11 settembre: i cittadini americani saranno sottoposti a crescenti controlli (negli autobus di San Francisco sono già stati installate telecamere e microfoni) e non protesteranno, perché si convinceranno che è per il loro bene. Poi l’eccezione diventerà la norma.

Le armi sono il mezzo e il sintomo, non la causa.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/12/15/quel-che-zucconi-bloomberg-e-michael-moore-non-vi-hanno-spiegato-sulla-questione-delle-armi-negli-stati-uniti/

Svizzera, Finlandia, Norvegia, Svezia, Canada, Germania e Islanda hanno altissimi tassi di possesso di armi da fuoco ma, salvo rare eccezioni, non succedono cose del genere. I loro cittadini si sentono, di regola, al sicuro, in una società pacifica.

La Cina è un altro caso di paese colpito da “epidemie” di eccidi nelle scuole (con uso di altri tipi di armi).

Qualcosa, negli Stati Uniti, sta andando storto – prima che altrove –, ed è un fenomeno relativamente recente:

http://books.google.com/ngrams/graph?content=school+shooting&year_start=1800&year_end=2000&corpus=15&smoothing=3&share=

C’è sempre un modo per uccidere decine di persone (appiccare il fuoco ad un edificio, ad esempio) ed è fin troppo allettante lasciarsi sedurre dalle soluzioni facili: una legge, una riforma costituzionale, tutto si risolve e la gente si mette il cuore in pace.

Invece occorre fare le domande giuste, anche se sono complicate e tanta gente fa un’enorme fatica a concentrarsi e fare attenzione per più di pochi minuti. Altrimenti daremo delle risposte sbagliate che aggraveranno il problema. Oltre alla questione della reazione violenta di quelle migliaia di cittadini che vogliono tenersi le loro armi acquistate legalmente – che godrebbero del sostegno di molti stati repubblicani –, bisognerebbe preventivare la trasformazione degli Stati Uniti in una gigantesca Gaza, con passaggi e cunicoli che attraversano le frontiere con il Messico e con il Canada per introdurre armi, come ai tempi del Proibizionismo.

La domanda più giusta da fare è: perché queste tragedie erano così rare prima degli anni Novanta. Negli Stati Uniti, fino al 1968, chiunque poteva comprare armi per corrispondenza e si potevano comprare ovunque, anche ai distributori di benzina. C’erano molti meno controlli.

Che cosa è cambiato? Cos’è successo nella società americana?

Le armi sono un sintomo, appunto, non una causa e curare un melanoma con un cerotto è stupido.

LE POSSIBILI CAUSE

Il sensazionalismo mediatico.Ecco il parere di un anonimo, attribuito erroneamente a Morgan Freeman:

“Volete sapere perché. Può sembrare cinico, ma ecco quel che penso. È a causa del modo in cui i media coprono questi eventi. Guardate come è stato trattato l’omicida della prima di Batman, o quello del centro commerciale dell’Oregon: come delle celebrità. Dylan Klebold e Eric Harris sono diventati nomi familiari, ma chi conosce il nome di una sola delle vittime della strage di Columbine? Persone con disturbi psicologici che altrimenti si suiciderebbero nei loro scantinati vedono queste notizie e decidono di voler fare qualcosa di ancora peggiore, ed uscire di scena alla grande, restando impressi nella memoria collettiva. Perché una scuola elementare? Perché i bambini? Perché sarà ricordato come un orribile mostro, invece di un triste signor nessuno.

L’articolo della CNN dice che se il numero di corpo “non scende”, questo farà arrivare la sparatoria al secondo posto dietro Virginia Tech, come se le statistiche potessero in qualche modo stabilire una gerarchia del peggio. Poi rendono pubblica una video-intervista di studenti di terza elementare che rivelano tutti i dettagli di ciò che hanno visto e sentito, mentre si consumava l’eccidio. Fox News ha diffuso l’immagine del volto del killer in tutti i loro servizi per ore. Esistono articoli e servizi che si concentrano sulle vittime ignorando l’identità del killer? Non ne ho ancora visto uno. Perché non vendono. Quindi congratulazioni, media sensazionalistici, avete appena innescato il prossimo sterminatore che voglia fare “meglio” del precedente, in una scuola materna o un reparto maternità.

Tutti possono aiutare dimenticando di aver mai letto il nome di quest’uomo e ricordando il nome di almeno una vittima. È possibile aiutare con donazioni alla ricerca sulla salute mentale invece di concentrarsi sul controllo delle armi come il problema principale. Potete aiutare spegnendo la TV”.

La glorificazione della violenza. Quel che TV e cinema blockbuster chiamano “cultura” ed “intrattenimento” è solo glorificazione della violenza utile a chi vuole “esportare la democrazia” a colpi di droni e destabilizzazioni e a chi vuole vendere un certo tipo di prodotto ed ha bisogno che i consumatori siano indottrinati al verbo della pretesa illimitata: “perché io valgo!”.

Empatia, solidarietà, cooperazione, senso di comunità stanno soffrendo come forse non mai nella storia. Chi si dimostra capace di un gesto generoso è quasi eroico. Sono virtù che non piacciono allo status quo dei nostri giorni perché ostacolano il privatismo, l’individualismo e le dipendenze edonistico-consumistiche. Vale per gli Stati Uniti ma anche per la Cina, che li ha scimmiottati quasi in tutto e per tutto.

La crisi sistemica. Troppe persone sono precipitate nel precariato esistenziale e si sentono tremendamente insicure, in una società sempre più iniqua ed aggressiva, in cui il rispetto e la cura per la dignità del lavoratore e della persona nel suo complesso è un ricordo del passato, la corruzione nelle alte sfere è sconfinata e i cittadini vengono spiati 24 ore su 24 da un numero impressionante di agenzie e dipartimenti federali.

La crisi della democrazia e del contratto sociale. Il carattere oligarchico delle democrazie contemporanee è sempre più evidente. La Guerra al Terrore ha reso possibili restrizioni ai diritti civili che prima erano impensabili. La Guerra alla Crisi economica viene impiegata per smantellare i diritti dei lavoratori e privatizzare i beni comuni. Chi può dire cosa potrebbe succedere dopo lo scoppio di un’eventuale Terza Guerra Mondiale? Le proteste resteranno pacifiche o bombe molotov e armi semiautomatiche giustificheranno l’imposizione di uno stato di polizia in molti paesi occidentali?

Quel che è facile notare è che sta cambiando la mentalità della gente, in peggio. C’è sempre più paura ed aggressività. Sempre più persone cominciano a credere che i problemi possano essere risolti efficacemente solo con la violenza. Il che vuol dire che stiamo perdendo la libertà prima ancora che ce la tolgano (per il nostro bene). Abbiamo incontrato il nemico e siamo noi. Stiamo perdendo la libertà di esprimere le nostre migliori qualità dell’animo, quelle che fanno comunità, che fanno fratellanza, perché siamo sempre più sulla difensiva, sempre più orientati a distruggere invece di costruire: le nostre vite sono pervase di violenza psicologica e fisica che avvelena i nostri pensieri e sentimenti. Chi di spada ferisce, di spada perisce. Penso che questo faccia molto comodo a chi detesta la democrazia ed ama le oligarchie. Il caos, l’anarchia è ciò che questi segmenti della società (una larga fetta della classe dirigente, assistita da politici corrotti o troppo pigri ed ignoranti per cogliere il quadro generale) vogliono, perché hanno un “nuovo” prodotto da vendere, un “nuovo” modello sociale che avvantaggia i loro interessi a spese di tutti gli altri.

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COME EVITARE DI FARE LA FINE DEGLI STATI UNITI?

Forse la rivoluzione è inevitabile, ma non è la soluzione migliore, essendo gravida di ripercussioni terribili. Proteste di massa, coordinate, in tutta Europa, che sfidino l’establishment, che blocchino la macchina produttiva: servirebbero a risvegliare molte altre coscienze, a scatenare i necessari dibattiti, a preservare la libertà interiore – il rifiuto di sentirsi, pensare e comportarsi come gli oligarchi vogliono che ci si senta, pensi e comporti –, che è un bene di valore inestimabile. Bisogna uscire dalla modalità degli automatismi egoistici da istinto di sopravvivenza.

È una guerra per il controllo delle coscienze, non per il controllo dei corpi. Questa cosa andrebbe capita, una volta per tutte. Se perdiamo la coscienza (cuore e mente) nessuna rivoluzione ce la restituirà. Saremo pedine, non protagonisti.

La questione delle pistole – il possesso d’armi non è il problema principale. Il metodo della nonviolenza di massa è certamente il più efficace, perché nessuna società può funzionare senza la collaborazione dei cittadini (il Terzo Reich è sopravvissuto fino al 1945 non grazie ai fanatici nazisti come Adolf Eichmann, ma grazie agli sforzi sovrumani di milioni di operosi patrioti) ma è una tecnica che richiede intelligenza e lucidità.

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/etienne-de-la-boetie-un-uomo.html

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/nonviolenza-certamente-ma.html

Non basta mettersi davanti ad un carro armato o auto-immolarsi per fare la cosa giusta.

Tuttavia quanti sarebbero in grado di farvi completo affidamento quando la minaccia della violenza indiscriminata incombe?

Per questo le vendite di armi aumentano dopo ogni strage.

Per questo molti preferiscono dare il loro contributo ad una resistenza nonviolenta, ma tenendo da parte una pistola, che non si sa mai.

Potrebbe anche funzionare, ma un’eccessiva attenzione a scenari violenti impedisce di esprimere la nonviolenza, chiude la mente, sopprime la libertà interiore.

Il giusto mezzo è essere consapevoli del problema, ma senza farsi dominare da esso, senza concludere che è tutto un braccio di ferro in cui chi è più potente e risoluto alla fine deve prevalere ed è nel giusto. Altrimenti abbiamo perso in partenza.

Se il bullo ci fa diventare come lui, abbiamo perso, anche se lo sconfiggiamo. Saremo suoi cloni, una minaccia per gli altri, per la comunità, un pretesto per abolire la democrazia al fine di soggiogarci.

Se una persona è davvero forte interiormente si sentirà sicura e non avrà bisogno di dimostrare niente a nessuno: continuerà a fare quel che stava facendo, senza provocare nessuno, senza flettere i muscoli, senza richiamare l’attenzione di nessuno, perché sa di potersela giocare.

Se una pistola e ciò che serve ad alcuni per raggiungere questa condizione di equilibrio, per emanciparli dalla costante paura del futuro, allora così sia. Non si può pretendere troppo dalle persone e, a questo punto, chi non è spaventato è dissociato dalla realtà. È giusto essere spaventati quando si affrontano degli psicopatici al culmine del potere.

Chi se le va a cercare le troverà, allo stesso modo in cui le troverà chi nega la realtà perché gli sembra troppo spiacevole.

La questione è che un autentico maestro di arti marziali sa che il suo successo sta nel non dover usare ciò che ha appreso. Se diventa un esperto aspettandosi di mettere in pratica le lezioni ricevute allora ha perso: un vero guerriero dello spirito sa che l’obiettivo è controllare la violenza stessa, per non cadere in tentazione.

Analogamente, l’obiettivo di avere un’arma dovrebbe essere quello di arrivare a capire che non ci serve.

Se invece si sviluppa una dipendenza psicologica rispetto alle armi, è un segno di sconfitta: invece di possedere una pistola, è lei a possedere noi. Si diventa catalizzatori di violenza, come gli Stati Uniti che importano ed esportano violenza, come uno qualunque degli stati-canaglia che denunciano. Fissati sulla violenza e sulla distruzione, sugli scenari peggiori, è esattamente quel che esperiranno. Non sono più una nazione libera.

Gli Stati Uniti, come Weimar prima di loro, hanno raggiunto la condizione di “anarchia organizzata” (caos controllato)  in cui le masse sono malleabili, disposte ad approvare molte cose altrimenti improponibili. La differenza è che gli americani non sono i tedeschi dell’epoca della Depressione e quindi il loro destino non è segnato (né lo è il nostro). Nessuno può prevedere con certezza cosa succederà, men che meno chi pensa di poter controllare e dirigere gli eventi globali.

Quel che dobbiamo fare è essere determinati a sopravvivere, ma senza farne un’ossessione. La morte non è la fine del mondo:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/11/di-che-vita-parlava-gesu-della-vita-della-morte-e-delle-esperienze-extracorporee/

La perniciosa influenza planetaria delle fondazioni e think tank degli Stati Uniti

 

Le fondazioni…esercitano un’influenza corrosiva sulla società democratica; rappresentano concentrazioni di potere e ricchezza relativamente incontrollate e che non devono rispondere delle proprie azioni, che comprano i talenti, promuovono cause e, di fatto, determinano che cosa meriti l’attenzione della società…un sistema che…ha operato a svantaggio degli interessi delle minoranze, dei lavoratori e dei popoli del Terzo Mondo

Robert F. Arnove, “Philanthropy and Cultural Imperialism. The Foundations at Home and Abroad”.

Un enorme potere, senza paragoni è concentrato nelle mani di un gruppo di persone, perfettamente coordinato e con la tendenza a perpetuare se stesso. Diversamente dal potere nelle aziende, non è controllato dagli azionisti; diversamente dal potere del governo, non è sottoposto al controllo popolare; diversamente dal potere nelle chiese, non è controllato da alcun canone consolidato di valori.

Conclusioni di un’indagine conoscitiva sulle fondazioni statunitensi effettuata da un comitato del Congresso americano nel 1952

Non ci si dovrebbe aspettare che ingenti patrimoni privati siano donati in maniera tale da innescare nella società redistribuzioni delle ricchezze e trasformazioni politiche.

Ruth Crocker, in“Charity, Philanthropy, and Civility in American History”

Il miglior programma in assoluto di educazione alla democrazia si chiama “Esercito degli Stati Uniti”

Michael Ledeen, American Enterprise Institute for Public Policy Research (AEI), collaboratore di Matteo Renzi

 

I think tank, pensatoi che dovrebbero partorire soluzioni per i grandi problemi di una comunità, sono armi a doppio taglio, perché danno alla luce idee e simboli, che sono il cibo della mente umana, ma anche la sua droga ed il suo veleno. Come le api sono nate per fare il miele ed i castori per costruire dighe, gli esseri umani sono nati per trasmutare simbolicamente tutto ciò che li circonda. Sono fatti per attingere al sublime, ma anche per cadere nella trappola dei miti politicizzati (Fait/Fattor 2010).

La ragion d’essere delle principali fondazioni e think tank (pensatoi, gruppi di riflessione ed approfondimento, reti di esperti) è quella di migliorare il mondo in accordo con le preferenze di chi le crea e le finanzia, ossia, in genere, dei magnati o dei politici, cioè a dire di persone che esercitano già una considerevole influenza sulla società, ma intendono esercitarne ancora di più. Queste organizzazioni, in termini pratici, servono a giustificare la permanenza di rapporti di poteri vantaggiosi per chi è già economicamente e politicamente egemone, pensando al posto nostro. Dato il loro profilo così prominente nella contemporaneità, sono stati oggetto di innumerevoli studi sociologici. Usando un gioco di parole, possiamo dire che il think tank è un carro armato (tank, in inglese) nella guerra delle idee che mira al controllo delle menti di 7 miliardi di persone.
Stephen Boucher e Martine Royo (2006) definiscono i “think tank” degli organismi permanenti non pubblici che hanno l’incarico di formulare soluzioni su scala nazionale o internazionale che possano essere tradotte in politiche pubbliche. Quasi tutte le fondazioni si sono dotate di uno o più think tank, perciò è pressoché inutile cercare di separarli. La loro missione li rende inscindibili. La fondazione si occupa della parte strategica, il think tank di quella tattica. Alcune fondazioni esistono da oltre un secolo, come ad esempio il trittico Ford, Rockefeller e Carnegie, dai nomi dei magnati che hanno fatto la storia dell’economia e dell’industria americana moderna. Un altro gigante si è aggiunto di recente, la Gates Foundation di Bill Gates, il fondatore di Microsoft, e di sua moglie. In Germania, la Friedrich Ebert Stiftung è vicina ai socialdemocratici, la Konrad Adenauer Stiftung è nella sfera democristiana.

Anche se ufficialmente i loro think tank dovrebbero produrre ricerca seria e rigorosa, non conosco nessuno studio accademico (ossia non promosso da un qualche think tank e quindi apologetico) che non li consideri delle vere e proprie macchine ideologiche al servizio di un qualche specifico interesse e/o ideologia. Boucher e Royo parlano di “pensiero mercenario”, un eufemismo per quello che altri chiamerebbero, meno sottilmente, “prostituzione intellettuale”.

Con questo non si vuol dire che tutti i think tank e tutte le fondazioni siano da mettere sullo stesso piano e demonizzare. Ma è indubbio che all’intensificarsi dei legami con la politica ed il capitale l’indipendenza di giudizio e l’integrità morale dei componenti di un think tank subiscono un inevitabile processo involutivo e la loro attività finisce per rassomigliare sempre più al marketing ed al lobbismo, con un impatto mediatico rapido e massiccio nel mercato delle idee (Boucher/Royo, ibidem). Gli intellettuali e gli stessi scienziati sono degli esseri umani come gli altri, né peggiori né migliori degli altri, anche se loro, non-ufficialmente, sono inclini a ritenersi migliori ed esenti da certe influenze corruttrici. Non citerò la cospicua produzione di studi sociologici che smentiscono le loro più intime convinzioni. Per questo sarebbe meglio che le politiche pubbliche fossero formulate da commissioni pubbliche temporanee, allo stesso modo in cui si sottopongono periodicamente al voto i rappresentanti parlamentari che poi le vaglieranno. A meno che non si creda, con Mandeville, che i vizi privati sono alla base delle virtù pubbliche, uno slogan screditato da millenni di storia umana ma che piace molto ai neoliberisti.

L’influenza dei think tank è poderosa in una molteplicità di settori: dall’ecologismo alla bioetica ed alle biotecnologie, dagli studi sulla pace alla geopolitica, dalle risorse energetiche alle politiche socio-economiche, carcerarie e monetarie, dalla Guerra al Terrore alla globalizzazione, all’arte ed alla cultura, al razzismo, al federalismo ed alla tutela delle minoranze etno-linguistiche.

Gli esempi della loro egemonia culturale non si contano, ma due sono forse i più eclatanti. Il primo è quello delle politiche di sterilizzazione involontaria di decine di migliaia di donne nel mondo occidentale e di milioni di donne nel Terzo Mondo a fini eugenetici prima e di controllo della popolazione non-bianca (ad esempio i quechua ed aymara del Perù) poi (Connelly, 2008). L’altro è il “Progetto per un nuovo secolo americano”, una strategia neoconservatrice imperialista statunitense che risale alla fine degli anni Novanta e che ha condotto all’invasione dell’Iraq nel 2003. È notorio perché al centro delle teorie del complotto riguardo all’11 settembre 2001, in quanto un suo rapporto del settembre del 2000, intitolato “Rebuilding America’s Defenses: Strategies, Forces, and Resources for a New Century” (“Ricostruire le difese dell’America: strategie, forze e risorse per un nuovo secolo”), auspicava il verificarsi di un evento del tipo Pearl Harbor che autorizzasse gli Stati Uniti a prendere il controllo dell’Asia Centrale, considerata la chiave per mantenere in una posizione subalterna Russia, India e Cina e quindi per conservare lo status di unica superpotenza egemone. Altri casi degni di menzione sono l’amministrazione Reagan, che selezionò lo staff presidenziale (150 specialisti!) nel vivaio della Hoover Institution, della Heritage Foundation e dell’American Enterprise Institute, tutte fondazioni ultraconservatrici, con relativi think tank.

Tra gli studiosi che hanno approfondito il ruolo delle fondazioni e dei think tank nella formazione della percezione della realtà da parte dei cittadini delle democrazie occidentali figura anche il celebre Pierre Bourdieu, che anche dopo la morte, avvenuta nel 2002, resta il più influente sociologo francese. Nel 1998, assieme al collega francese (docente a Berkeley) Loïc Wacquant, riconosciuto specialista nel campo del razzismo e dei sistemi carcerari, pubblicò un saggio dagli effetti dirompenti, intitolato “Sulle astuzie della ragione imperialista” (“Sur les ruses de la raison impérialiste”), in cui si argomentava la tesi che le grandi fondazioni americane che si occupano di razzismo, in particolare la Rockefeller e la Ford, cerchino deliberatamente di incoraggiare i leader delle minoranze etno-razziali al di fuori degli Stati Uniti ad adottare le stesse tecniche di autoaffermazione identitaria, oggettivamente fallimentari, impiegate negli Stati Uniti. Tecniche, per intendersi, che sono state ripudiate dallo stesso Martin Luther King, un uomo dall’enorme perspicacia ed onestà, e che non sono mai state prese in seria considerazione da Aung San Suu Kyi o da qualunque attivista che rivendichi i diritti umani e civili per tutti e non solo per una fazione.

Bourdieu e Wacquant sono finiti al centro di una vigorosa polemica non tanto per aver denunciato il carattere fallimentare dell’identitarismo particolaristico e settario, ma per aver affermato che la contrapposizione tra neri e bianchi, che volutamente cancella l’esistenza dei meticci/mulatti, fa parte di una strategia globale neocolonialista all’insegna del divide et impera che, insistendo sulla componente somatica (il colore della pelle), conduce ad una guerra tra poveri che avvantaggia chi teme che le classi subordinate possano creare una piattaforma di rivendicazioni comuni che metta in difficoltà lo status quo. Le loro conclusioni sono in linea con quanto si apprende dalle ricerche di Anthony W. Marx (nessuna relazione con il più celebre Karl) su Stati Uniti, Sudafrica e Brasile, Livio Sansone sul Brasile (2002, 2003), Mark Clapson sul Regno Unito (2006), Donald E. Abelson (1996), Yves Dezalay & Brian G. Garth (2002), Noliwe Rooks (2006), Inderjeet Parmar (2012) e Thomas Medvetz (2012) sugli Stati Uniti e le loro relazioni interrazziali ed internazionali, Rafael Loayza Bueno ed Ajoy Datta sulla Bolivia (2011).

A dire il vero, Bourdieu e Wacquant non sono stati dei pionieri. Già negli anni Quaranta il giornalista e storico statunitense Joel A. Rogers lamentava il fatto che gli attivisti neri per i diritti civili fossero usati dai filantropi delle maggiori fondazioni per diffondere un’immagine omogenea, omologata, monolitica e caricaturale dei neri che sarebbe servita a “tenerli al loro posto” e a “mettere in cattiva luce quei pochi neri in grado di ragionare con la propria testa” (cit. in Plummer, 1996, p. 228). Uno dei più ammirati sociologi americani, C. Wright Mills, aveva gettato le basi per un’analisi scientifica di questo fenomeno già a cavallo degli Cinquanta e Sessanta, ma scomparve prematuramente prima di riuscire a portare al termine il suo ambiziosissimo progetto sociologico di studio delle élite e delle loro strategie. Solo negli anni Ottanta, grazie ad Edward Berman ed al suo magnifico e scrupoloso saggio (“The Ideology of Philanthropy”) e, più recentemente, Sally Covington (1998), Frances Stonor Saunders (1999, ed. it. 2004) e Joan Roelofs (2003) sono riusciti a mettere in luce i legami tra le fondazioni filantropiche, le militanze identitarie, gli architetti della politica estera americana e la CIA. Centinaia di milioni di dollari investiti in una guerra di idee e per il controllo dei media, di interi dipartimenti universitari e della lealtà di membri del Congresso (Saunders, op. cit., p. 122):

L’uso delle fondazioni filantropiche si rivelò il modo più efficace per far pervenire consistenti somme di denaro ai progetti della CIA, senza mettere in allarme i destinatari sulla loro origine…Nel 1976, una commissione d’inchiesta nominata per indagare le attività dell’intelligence statunitense riportò i seguenti dati relativi alla penetrazione della CIA nella fondazioni: durante il periodo 1963-1966, delle 700 donazioni superiori ai 10.000 dollari erogate da 164 fondazioni, almeno 108 furono totalmente o parzialmente fondi della CIA. Ancor più rilevante è che finanziamenti della CIA fossero presenti in quasi metà delle elargizioni, fatte da queste 164 fondazioni durante lo stesso periodo nel campo delle attività internazionali durante lo stesso periodo.

Sempre negli anni Ottanta, Robert Arnove, oggi professore emerito all’Università dell’Indiana, allora un insider con accesso ad informazioni riservate, curò la pubblicazione di un volume collettaneo (“Philantropy and cultural imperialism: the foundations at home and abroad”, 1980) in cui puntava il dito contro le fondazioni Ford, Rockefeller e Carnegie e la loro “corrosiva influenza sulla società democratica”, resa possibile da una concentrazione di potere e capitali non adeguatamente regolamentata, in grado letteralmente di comprare la lealtà degli esperti e di promuovere certe cause secondo certe modalità in modo tale da indirizzare l’attenzione dell’opinione pubblica in certe direzioni piuttosto che in altre. Lo stesso Arnove, in seguito, assieme alla collega sociologa Nadine Pinede (“Revisiting the Big Three Foundations”, 2003), ha potuto confermare la validità dei precedenti giudizi sulle politiche di deradicalizzazione (leggi: castrazione e frammentazione) del movimento per i diritti civili attuate dalle suddette fondazioni in nome dell’ideologia dell’identitarismo culturale che sottrasse al più vasto movimento le importanti energie di una larga porzione di attivisti afro-americani, non più disposti a condividere la lotta con esponenti di altre culture ed etnie (si veda anche Roelofs 2003).

Il povero Martin Luther King non poté sfuggire a questo gorgo e ne finì risucchiato, lui che contrastava ogni tentativo di spezzare il movimento dei diritti civili in fazioni concorrenti. Nel febbraio del 1967 prese la decisione di opporsi alla politica americana in Vietnam, pur sapendo che così facendo avrebbe causato l’interruzione del flusso di erogazioni da parte di varie fondazioni e in particolare della Ford Foundation. Aveva ben chiaro in mente che, com’era più che logico, le politiche di finanziamento delle maggiori fondazioni favorivano le valvole di sfogo, ossia quelle organizzazioni che davano voce alla protesta ma senza mai mettere in discussione l’establishment nel suo complesso (Walker, 1983).

Molte persone fanno fatica ad immaginare che delle fondazioni possano realmente cambiare il corso della storia di un’intera nazione. Ma si considerino le somme a loro disposizione. Nel 2011 il valore del patrimonio complessivo delle fondazioni americane ammontava a quasi 622 miliardi di dollari. Se fossero una nazione, sarebbero al ventesimo posto nella classifica del PIL, poco dietro la Svizzera. Nel 2010 decine di migliaia di fondazioni filantropiche hanno distribuito finanziamenti per un valore totale che eccede i 46 miliardi di dollari (valore raddoppiato rispetto al 1999). Ciò significa che, in questi anni, solo negli Stati Uniti, le fondazioni movimentano l’equivalente di una manovra finanziaria italiana importante o del PIL della Tunisia o dell’Uruguay. Nel 2000 il solo “Programma per la pace e la giustizia sociale” della Ford Foundation ha devoluto 26 milioni di dollari per i “diritti delle minoranze e la giustizia razziale”, su un totale di 80 milioni di dollari di finanziamenti a livello globale. La Bill e Melinda Gates Foundation distribuisce annualmente almeno 3 miliardi di dollari ad organizzazioni ed individui che ritiene meritevoli e dispone di un patrimonio del valore di oltre 33 miliardi di dollari (poco meno del PIL del Kenya, più di quello della Lettonia). Era a 37 miliardi nel 2010. Ford Foundation, Paul Getty Trust, Robert Wood Johnson Foundation dispongono tutte di circa 10 miliardi di dollari di beni: in termini di PIL, si collocherebbero davanti all’Armenia. In termini pratici, non devono rispondere del loro operato né ai mercati, né alla stampa, né tantomeno all’elettorato.

Con queste cifre e questo potere in ballo, non è sorprendente che i saggi dedicati a questo argomento così cruciale siano, globalmente, poche decine e tutti o quasi tutti ad opera di accademici non dipendenti da sovvenzioni private. Non sono molti i giovani ricercatori disposti a sputare nel piatto in cui sperano di mangiare e ancor meno quelli, più maturi, pronti a farlo in quello in cui stanno già mangiando. La falsa coscienza fa il resto: si razionalizza il proprio comportamento e quello di chi ci sovvenziona e ci si convince che l’utile giustifica i mezzi. D’altronde, stante il feroce antistatalismo americano, quasi tutte le organizzazioni per i diritti civili, la giustizia sociale e la difesa dell’ambiente, per poter restare in vita, sono costrette a rivolgersi alle fondazioni “filantropiche” ed alla loro per nulla disinteressata filantropia. Lo stato non è quindi in grado di assicurarsi che l’elaborazione e discussione delle questioni pubbliche non vengano monopolizzate da interessi privati. È un fenomeno che si sta verificando anche in Europa, specialmente ora che la crisi e l’austerità hanno prosciugato le casse degli stati europei.

Ora, limitatamente alle fondazioni maggiori, emanazioni del capitale finanziario-industriale, alla luce degli studi summenzionati, possiamo dire che quelle di destra sono anti-democratiche e non fanno molto per nasconderlo; quelle “progressiste” sembrano più orientate a provare a migliorare la situazione, ma solo per poter mantenere le cose come stanno. Queste ultime sono espressioni di centri di interesse che non disprezzano apertamente la democrazia, ma preferiscono gestirla in modo accentrato e tecnocratico, a causa della scarsa stima che nutrono nei confronti delle masse. Ciò che accomuna le fondazioni di destra (es. praticamente tutte quelle legate agli interessi delle multinazionali farmaceutiche e petrolifere, o il Pioneer Fund) e i think tank di destra da un lato (es. Freedom House, Council on Foreign Relations, Hudson Institute) e quelle di sinistra (es. Open Society di George Soros, Gates Foundation) con i rispettivi think tank (es. la New America Foundation vicina a Zbigniew Brzezinski, una delle figure più influenti nelle scelte di politica estera dell’amministrazione Obama) dall’altro è, a grandi linee, il rifiuto del principio della pari dignità e il trionfo dell’elitismo e dell’oligarchismo più o meno benevolo (o malevolo, a seconda dei punti di vista, naturalmente). Come documentano Robert Arnove e Nadine Pinede, tutte le grandi fondazioni “progressiste” sono ispirate ai principi del conservatorismo sofisticato ed appoggiano dei cambiamenti che assicurano una maggiore efficienza del sistema esistente ed una minore frizione con i privilegi già acquisiti. In questo modo, però, perpetuano le dinamiche che generano quelle disuguaglianze ed ingiustizie alle quali ufficialmente desiderano porre rimedio.

Entra Renzi, esce Berlusconi – il cambio della guardia e la minaccia autoritaria

Aperitivo su Renzi e i poteri forti

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/15/matteo-renzi-giovane-rampante-plastico-pericoloso/

Renzi il neoliberista

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/17/sto-con-marchionne-si-al-nucleare-si-al-tav-io-i-referendum-per-lacqua-non-li-voto-matteo-renzi/

Renzi beniamino della destra

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/26/la-destra-chiede-ai-suoi-di-votare-renzi-alle-primarie-del-pd/

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MATTEO RENZI E I POTERI FORTI INTERNAZIONALI

“Il sindaco non parte da zero, come dimostra anche la genesi dell’incontro americano, nato dai contatti fra Giuliano da Empoli, l’architetto del programma elettorale renziano, e Matt Browne, già direttore del Policy Network — think tank fondato da Tony Blair, Gerhard Schroeder, Goran Persson e Giuliano Amato — che oggi è nel Center for American Progress, il pensatoio fondato da John Podesta. Ma il sindaco fra i suoi rapporti politici in America, oltre ai Dem tipo Kerry Kennedy, può contare anche su relazioni trasversali, grazie anche alla vicinanza di Marco Carrai, che cura la raccolta fondi di Renzi, a Michael Ledeen, animatore del think tank repubblicano American Enterprise Institute”.

http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/politica/2012/6-settembre-2012/quella-rete-americana-asse-clinton-blair-2111718004332.shtml

Chi è Michael Ledeen?

Il miglior programma in assoluto di educazione alla democrazia si chiama “Esercito degli Stati Uniti”.

Michael Ledeen, American Enterprise Institute for Public Policy Research (AEI)

La stabilità è una missione indegna per l’America, ed anche un concetto fuorviante. Non vogliamo la stabilità in Iran, Iraq, Siria, Libano, e perfino nell’Arabia Saudita, vogliamo che le cose cambino. Il vero problema non è se, ma come destabilizzare.

Michael Ledeen, Wall Street Journal, 4 settembre 2002

La potenza formidabile di una società libera dedicata ad una sola missione è qualcosa che [i nostri nemici] non riescono a immaginare … La nostra vittoria inaspettatamente rapida in Afghanistan è il preludio di una guerra molto più vasta, che con tutta probabilità trasformerà il Medio Oriente per una generazione almeno, e ridefinirà la politica di molti paesi più vecchi in tutto il mondo.

Michael Ledeen, «The War against the Terror Masters» New York: St. Martin’s Press, 2002.

Daniele Capezzone, il segretario radicale, è andato a Washington, il 9 marzo scorso, all’American Enterprise Institute, a parlare di “globalizzazione della democrazia”, invitato da Michael Ledeen, definito da Radio Radicale “uno dei maggiori esponenti del pensiero neocon. Peccato che Ledeen è un nome che ricorre nelle memorie di Francesco Pazienza e negli atti della Commissione P2, oltre che nella relazione di minoranza della stessa, quella stesa da Massimo Teodori, ai tempi radicale anch’egli un uomo dei servizi segreti, che l’ammiraglio Fulvio Martini, capo dell’intelligence tricolore, bollò come “persona sgradita” in Italia.

[…].

E’ l’onorevole Giovine a realizzare la migliore sintesi sul personaggio: “Pensiamo al ruolo di Michael Ledeen, che entrava e usciva dal Viminale in quei giorni [quelli del sequestro Moro, ndr]. Michael Ledeen non è uno qualsiasi, ma è forse il più esperto, non teorico ma pratico, della disinformazione americana. Michael Ledeen peraltro è anche un intellettuale apprezzato: è lui per esempio l’autore dell’intervista a De Felice sul fascismo. All’epoca del caso Moro era uno dei più abili giocatori di poker a Roma. E’ l’uomo che ha congegnato il cosiddetto “Billygate”, cioè che ha incastrato il fratello del presidente Carter con una operazione in Libia di altissima scuola fra i cosiddetti “dirty tricks”. […] Pazienza è un ragazzo di bottega rispetto a Michael Ledeen, e io ho citato solo una delle sue imprese. E poi chi troviamo all’altro capo del telefono quando Craxi parla col presidente Reagan la notte di Sigonella? Michael Ledeen, che traduce per Reagan. Ho citato solo due episodi: Ledeen è un uomo di punta di tutto l’ambiente che grava intorno al generale Alexander Haig, personaggio cruciale dell’ambiente nixoniano, uomo poi caduto sull’affare Iran-Contras, il cui ruolo è centrale. […] Ledeen, ripeto, ha contatti con il giro di Alexander Haig, che è un giro particolare, di una massoneria particolare e di Servizi di un certo tipo, come del resto è noto alle cronache. Michael Ledeen è uomo che il ministro Cossiga fa entrare direttamente nella vicenda Moro: non mi interessano i rabdomanti e la corte dei miracoli, ma che, all’interno di questi vi sono anche gli uomini forti. Michael Ledeen è un uomo forte in questo tipo di azione. E’ mai stato chiesto il suo ruolo? E’ mai stato chiesto a Cossiga perché si è rivolto a Michael Ledeen? Perché lo ha mandato, con quale scopo? Scusatemi questa valutazione politica, ma altri come lui possono essere stati coinvolti da Cossiga, di cui neanche sappiamo i nomi” [Atti della commissione stragi, 38/1998].

Ledeen appare anche nelle motivazioni della sentenza su Ustica. Vale la pena di riportare il passo in questione, è un ulteriore bel ritratto: “Veniva anche trasmesso un carteggio concernente Mike Ledeen, relativo alla richiesta di pagamento di onorario per 30.000 dollari da lui avanzata al nostro Governo. L’onorario richiesto risaliva ad un incarico ricevuto nel 1978 dall’allora Ministro dell’Interno prima che questi lasciasse il dicastero, pertanto prima o durante il sequestro dell’onorevole Aldo Moro. L’incarico era relativo ad uno studio sul “terrorismo”. Sul punto non possono non richiamarsi le affermazioni del prefetto D’Amato rese alla Commissione P2, in cui riferendosi a Ledeen precisa che “era stato addirittura collaboratore dei Servizi italiani, perché aveva tenuto, insieme a due ex elementi della CIA, dei corsi dopo il caso Moro” (v. audizione Federico Umberto D’Amato, Commissione P2, 29.10.82

http://www.carmillaonline.com/archives/2004/05/000789print.html

Tutta la documentazione disponibile relativa alle operazioni dei servizi segreti italiani, americani ed israeliani che hanno coinvolto Ledeen  – 11 settembre 2001, fantomatiche armi di distruzione di massa in mano a Saddam Hussein, Iran-Contra, Stategia della Tensione, attentato a Giovanni Paolo II e molto altro – la potete trovare qui:

http://www.historycommons.org/entity.jsp?entity=michael_ledeen

“Una presentazione di Ledeen che cerca di diversificare a tutti i costi il fascismo dal nazismo facendo perdere di vista i temi del volume”

http://www.sissco.it/index.php?id=1293&tx_wfqbe_pi1[idrecensione]=2500

Qual è la natura della contiguità tra Matteo Renzi e Michael Ledeen, ultraconservatore, ultrasionista, islamofobo da sempre in favore della destabilizzazione del Medio Oriente?

Perché un politico che aspira a guidare il maggior partito di “sinistra” in Italia ed un eventuale governo dovrebbe essere associato ad un neocon guerrafondaio con il suo passato a dir poco ambiguo tra terrorismo e servizi segreti?

MATTEO RENZI E I POTERI FORTI NOSTRANI

Anche se Renzi negli anni si è sempre più laicizzato, è sempre Carrai a tessere relazioni con il mondo cattolico, in modo trasversale alle congregazioni delle fede e quindi mantenendo buoni rapporti sia con Comunione e Liberazione che con l´Opus Dei.

Il manager toscano vanta conoscenze importanti non solo tra le élite italiane. È sempre lui ad aver messo in contatto Renzi con l’ex primo ministro britannico laburista Tony Blair e con Michael Ledeen, animatore del think tank repubblicano American Enterprise Institute.

[…]

Il giornalista del Corriere Fiorentino David Allegranti, nel suo libro “Matteo Renzi. Il rottamatore del Pd” (Editore Vallecchi 2011), lo ha definito il “Gianni Letta” del primo cittadino di Firenze. E quindi forse, come per Berlusconi, se non ci fosse Carrai, non ci sarebbe Renzi. Anche se quasi nessuno lo sa.

http://www.formiche.net/dettaglio.asp?id=31213&id_sezione=

“…in questa fase pre-elettorale e pre-discesa in campo sono soprattutto gli ultimi due – De Siervo e Da Empoli – ad avere avuto un ruolo importante nella formazione della squadra, del programma e dell’organizzazione della campagna del sindaco di Firenze.

Luigi De Siervo, 43 anni, fiorentino, figlio dell’ex presidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo, ex consulente a Firenze dello studio dell’avvocato David Mills [“Consulente della Fininvest per la finanza estera inglese, è stato condannato in primo e secondo grado per corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza in favore di Silvio Berlusconi nei processi Arces (tangenti alla Guardia di Finanza) e Al Iberian – fonte: wikipedia].

De Siervo, tra le altre cose…è stato scelto ancora una volta dal sindaco per allestire i contenuti e gli elementi scenici del suo primo e itinerante Big Bang nazionale

Accanto a De Siervo, poi, sul lato dei contenuti, la persona da tenere bene a mente si chiama Giuliano Da Empoli. Da Empoli – 39 anni, scrittore, saggista e figlio di Antonio Da Empoli, ex consigliere economico di Bettino Craxi – nel 2009 è stato scelto da Renzi come assessore alla Cultura del Comune di Firenze e dopo due anni e mezzo di esperienza in giunta su richiesta del sindaco ha cambiato più o meno mestiere e si è messo alla guida di quel piccolo think tank che dallo scorso ottobre elabora e rielabora a getto continuo i contenuti del programma del sindaco.

I contributors di Renzi (ce ne sono di curiosi e interessanti, non solo Pietro Ichino e Alessandro Baricco, ma, per dire, anche Oscar Farinetti, inventore di Eataly, e David Serra, numero uno del Hedge Fund italiano più famoso d’Europa, Algebris)…Luigi Zingales (economista neoliberista firmatario insieme con Oscar Giannino anche del documento “Fermare il declino”)

Di Roberto Reggi, ex sindaco di Piacenza ed ex coordinatore dei lettiani del nord e centro Italia, invece si sa che è il responsabile della macchina organizzativa di Renzi mentre si sa meno che è proprio lui la persona che più degli altri in questa fase è stata incaricata di lanciare messaggi positivi ai montiani di tutto il mondo (lunedì mattina, per dire, intervistato a “Omnibus”, Reggi ha ripetuto che in un governo Renzi ci potrebbe stare perfettamente un Mario Monti ministro dell’Economia).

 …il costituzionalista Francesco Clementi, classe 1975, professore di Diritto pubblico comparato alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Perugia… il giurista che materialmente ha scritto una parte importante del programma del Rottamatore: quella legata alla riforma istituzionale di cui Renzi si farà promotore durante la campagna elettorale. Una riforma che punta a rafforzare l’esecutivo proponendo, in nome della “trasparenza e della responsabilità”, un sistema di governo neoparlamentare sul modello del sindaco d’Italia, sul modello delle democrazie anglosassoni e in particolare sul “modello Léon Blum”. Blum, forse qualcuno lo ricorderà, fu lo storico presidente del Consiglio che negli anni Trenta diede il “la” alla riforma della Terza Repubblica francese e che nel 1936 mise nero su bianco nel pamphlet “La Réforme gouvernementale” (tradotto in Italia proprio da Clementi) le linee guida di quella che sarebbe diventata la futura rivoluzione presidenziale francese. “Il presidente del Consiglio – scrive Blum in questo pamphlet di cui il sindaco di Firenze ha letto alcuni estratti – deve essere come un monarca, un monarca a cui furono tracciate in precedenza le linee della sua azione: un monarca temporaneo e permanentemente revocabile, che possiede nonostante ciò, durante il tempo nel quale la fiducia del Parlamento gli dà vita, la totalità del potere esecutivo, unendo e incarnando in sé tutte le forze vive della nazione”.

Cosimo Pacciani, dirigente della Royal Bank of Scotland (la banca dei Rothschild , NdR);

http://www.ilfoglio.it/soloqui/14879

Il non-programma politico di Matteo Renzi

Renzi stesso non lo ha definito un programma, introducendo le 26 pagine che dovrebbero rappresentare il suo manifesto politico, ma che di politico hanno ben poco. A leggere questo documento non si scorge affatto quella novità e quella freschezza, che Renzi sembrava promettere con il suo giovane viso. A leggerlo bene, questo documento porta una serie di formule liberiste che di nuovo hanno ben poco, accanto a qualche slogan e molta ideologia.

[…]

La sua continuità programmatica e politica con il governo Monti poi è impressionante: maggiore integrazione europea (ergo maggiore cessione di sovranità nazionale); dismissione del patrimonio pubblico; riduzione del 20-25% degli investimenti e dei trasferimenti alle imprese; obbligo per le Università di stabilire accordi con almeno tre banche per erogare mutui agli studenti; accelerazione sulle liberalizzazioni; priorità alle manutenzioni e alle piccole e medie opere; attrazione degli investimenti stranieri (Renzi lo sa che sono comunque un debito?); politiche del lavoro incentrate sulla flexsecurity (la precarizzazione del lavoro vista da sinistra); nessun ritocco alla riforma previdenziale introdotta da Elsa Fornero; incentivi alle fonti rinnovabili elettriche; riduzione del numero delle forze di polizia. Infine Renzi si dice completamente a favore del Fiscal Compact, dell’integrazione della vigilanza bancaria europea presso la BCE e dell’aumento di fondi al neo-costituito ESM.

[Su Fiscal Compact e ESM: https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/09/francia-una-nazione-con-la-spina-dorsale/]

http://www.movisol.org/12news193.htm 

Cene, viaggi, fiori, pasticcini La Corte dei Conti indaga su Renzi. Sotto esame i rimborsi del periodo 2005-2009, quando il sindaco di Firenze guidava la Provincia. Gli esborsi riguardano anche 70mila euro per attività di rappresentanza negli Stati Uniti e spese al ristorante per 17mila euro… Nel lungo elenco di ricevute e spese che gli inquirenti stanno verificando ci sono anche le fatture di fioristi, servizi catering, biglietti aerei e società vicine all’attuale sindaco. A cominciare dalla Florence Multimedia che riceve complessivamente 4,5 milioni di euro dall’ente.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/21/renzi-e-spese-allegre-mentre-era-presidente-della-provincia/359496/

Scende la pioggia (di meteore) ma che fa, crolla il mondo addosso a me…

Jacques Attali ci aveva avvertito
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/23/jacques-attali-e-gli-asteroidi-il-mondo-non-finira-ma/
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/26/jacques-attali-domani-chi-governera-il-mondo-2012-estratti/

Le Perseidi sono terminate in agosto e le Orionidi arriveranno nella seconda metà di ottobre

22 settembre – Pioggia di meteore nei cieli delle isole britanniche

http://www.u.tv/News/Uncertainty-over-fireballs-in-the-sky/ef0cfc21-55b3-4ea2-8593-5e9387fe8a99

21 settembre – enorme bolide sopra l’Irlanda

http://www.irishtimes.com/newspaper/ireland/2012/0922/1224324270462.html

21 settembre – pioggia di meteoriti nel Nord dell’Inghilterra

http://www.mirror.co.uk/news/uk-news/meteor-mania-huge-comet-spotted-1337427

20 settembre – bolidi nel New England

http://lunarmeteoritehunters.blogspot.fr/2012/09/mbiq-detects-ma-nj-nh-md-fireball.html

20 settembre – meteora sullo stato di New York

http://www.9wsyr.com/news/local/story/Many-report-seeing-a-fireball-in-the-sky-over/50DmeMIMz0WnVj9M_f1_oQ.cspx

19 settembre – tre distinti bolidi sul Regno Unito

http://lunarmeteoritehunters.blogspot.fr/2012/09/three-uk-meteor-fireball-events.html

18 settembre – bolide sopra Austria-Slovenia

http://lunarmeteoritehunters.blogspot.fr/2012/09/slovenia-slovakia-meteors-reported.html

17 settembre – bolide sopra Guam/Saipan

http://lunarmeteoritehunters.blogspot.fr/2012/09/saipan-guam-bright-as-sun-bolide-meteor.html

17 settembre – meteorite sull’Inghilterra

http://lunarmeteoritehunters.blogspot.fr/2012/09/uk-meteor-17sep2012.html

16 settembre – grossa meteora in California

http://lunarmeteoritehunters.blogspot.fr/2012/09/mbiq-detects-california-meteor-15sep2012.html

Qualche giorno prima un meteorite è arrivato a terra, scatenando un incendio, in Canada

http://www.castanet.net/edition/news-story-80321-33-.htm

e nel Colorado una pioggia di meteoriti ha causato un incendio gigantesco ed una seconda ha bloccato le operazioni di spegnimento

http://www.gazette.com/articles/fire-140577-shower-fireball.html

*****

Fino al 2009 gli avvistamenti di bolidi erano sempre stati inferiori ai 200

http://www.amsmeteors.org/fireball2/public.php

Poi:

2010 – 433

2011 – 514

2012 (al 23 dicembre) – 630

La scoperta di nuove comete è un evento considerato raro. Non è più così raro.
Solo ad ottobre 2012:
http://remanzacco.blogspot.co.nz/2012/10/new-comet-p2012-t7-vorobjov.html

**********

avvistamenti di meteoriti segnalati alla American Meteor Society

2005 = 463

2006 = 517

2007 = 588

2008 = 726

2009 = 694

2010 = 951

2011 = 1628

2012 = 2216

Faccio fatica ad immaginare che la ragione di questo incremento sia solo la maggiore attenzione (anche perché fino al 2009 i numeri non erano così “saettanti”).

*********

Aggiungo che sulla rete circola il sospetto che se un impatto urbano dovesse verificarsi in una nazione della NATO, potrebbero attribuire l’esplosione ad un attentato terroristico ed usarlo come pretesto per attaccare Siria ed Iran.

Onestamente, non so come potrebbero inventarsi una cosa del genere, con tutti i testimoni che sopravvivrebbero.
Un conto è far credere a milioni di persone che dei pivelli dediti all’alcool, alle droghe, alle spogliarelliste ed al gioco d’azzardo, decidano di unirsi ai fondamentalisti islamici di Al-Qaeda e, pur essendo incapaci di far volare decentemente un Cessna, riescano a colpire con precisione chirurgica 3 obiettivi su 4 nello spazio aereo meglio difeso del mondo pilotando dei giganteschi boeing – la spiegazione alternativa più plausibile è che i velivoli fossero teleguidati – un altro conto è far passare un impatto cosmico per un attentato terroristico.
Mi sembra un’ipotesi peregrina. Comunque la butto lì, non si sa mai.

Ferdinando Imposimato sull’11 settembre e sul rischio di un altro 11 settembre (in inglese)

sottotitoli tradotti

Scusate, non ho davvero il tempo di tradurre il testo. Arrangiatevi! ;oppp
http://translate.google.com/

Qui dettagli (IN ITALIANO) sull’impegno di Imposimato nella ricerca della verità sull’11 settembre.

NON SIETE OBBLIGATI A LEGGERE I POST CHE GIUDICATE COMPLOTTISTI. EVITATE COMMENTI SUPERFLUI. CONTINUATE PURE PER LA VOSTRA STRADA. IL MONDO E’ BELLO PERCHE’ E’ VARIO. GRAZIE!

N.B. Come qualunque ricercatore serio, ho anch’io al mio attivo uno studio su un aspetto controverso dell’11 settembre. Riguarda il cosiddetto top gun di Al-Qaeda (braccia rubate al nomadismo beduino):

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/hani-hanjour-luomo-che-non-cera-11.html

Ho già spiegato in varie occasione che l’ipotesi che mi convince di più è quella secondo cui sull’autoattentato americano – che doveva essere su scala ridotta – si sia inserito brillantemente (da un punto di vista prettamente tecnico) il Mossad. Dunque Bush era genuinamente scioccato quando ha ricevuto la notizia che anche il Pentagono era stato colpito. Questa è un’altra ragione per cui Israele è spacciato.

Passando a figure ben più illustri della mia ed anche più lucide (quando venni a sapere dell’attentato era notte, ero in Giappone ed ero così eccitato e sconvolto che corsi via in bici verso casa, senza rendermi conto che il proprietario dello stradino che usavo come scorciatoia era rientrato ed aveva rimesso la catenella attraverso detto stradino: KATAPUM!)…

Ferdinando Imposimato: magistrato, politico e avvocato italiano. Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione. Si è occupato della lotta alla mafia, alla camorra, al terrorismo: è stato il giudice istruttore dei più importanti casi di terrorismo, tra cui il rapimento Moro (1978), l’attentato a Wojtyla (1981), l’omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Vittorio Bachelet e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione. Grand’Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.

http://it.wikipedia.org/wiki/Ferdinando_Imposimato

The 9/11 attacks were a global state terror operation permitted by the administration of the USA, which had foreknowledge of the operation yet remained intentionally unresponsive in order to make war against Afghanistan and Iraq.

To put it briefly, the 9/11 events were an instance of the strategy of tension enacted by political and economic powers in the USA to seek advantages for the oil and arms industries. Italy too was a victim of the “strategia della tensione” of the CIA, enacted in Italy from the time of the Portella della Ginestra massacre in Sicily in 1947 until 1993.

There is much evidence of this strategy, both circumstantial and scientific. The reports of the National Institute of Standards and Technology (NIST), November 20, 2005, set forth the following conclusions. The airplanes that struck each of the twin towers caused a breach as well as an explosion evidenced by a giant fireball. The remaining jet fuel flowed onto the lower floors, sustaining the fires. The heat from the fires deformed the building structures and both towers collapsed completely from top to bottom. Very little that was of any size remained after these events except steel as well as aluminum fragments and the pulverized dust from the concrete floors. World Trade Center 7 also collapsed–in a way that was inconsistent with the common experience of engineers. The final NIST report claimed that the plane strikes against the twin towers were responsible for all three building collapses: WTC1, WTC2 and WTC7. All three buildings collapsed completely, but Building 7 was not hit by a plane. WTC7’s collapse violated common experience and was unprecedented.

The NIST report does not analyze the actual nature of the collapses. According to experts at the Toronto Hearings (Sept. 8-11, 2011), the collapses had features that indicate controlled explosions. I agree with architect Richard Gage and engineer Jon Cole, both highly experienced professionals, who have arrived at their conclusions through reliable tests, scientific proof, and the visual testimony of people above suspicion, including firefighters and victims. The authoritative theologian David Ray Griffin has described very precisely why the hypothesis of controlled demolition should be taken into consideration. Various witnesses heard bursts of explosions.

According to NIST the collapse of Building 7 was due to fires provoked by the collapse of the twin towers. Chemist and independent researcher Kevin Ryan, however, has demonstrated that NIST gave contradictory versions of the collapse of Building 7. In a preliminary report NIST declared that WTC7 was destroyed because of fires provoked by diesel fuel stored in the building, while in a second report this fuel was no longer considered the cause of the building’s collapse. Additional comments on the NIST version of events have been made by David Chandler, another expert witness at the Toronto Hearings. Despite NIST’s claim of three distinct phases of collapse, Chandler pointed out that many available videos show that for about two and a half seconds the acceleration of the building cannot be distinguished from freefall. NIST has been obliged to agree with this empirical fact as pointed out by Chandler, and now understandable by everyone.

Peter Dale Scott, another witness at the Hearings, demonstrated that there was a systematic CIA pattern of withholding important information from the FBI, even when the FBI would normally be entitled to it. Furthermore, there is additional evidence against George Tenet and Tom Wilshire. According to the former White House chief of antiterrorism, Richard Clarke (interview given on French and German TV as part of a documentary by Fabrizio Calvi and Christopf Klotz, August 31, 2011 as well as the interview with Calvi and Leo Sisti, “il fatto quotidiano”, Aug. 30, 2011) the CIA was aware of the imminent attack of 9/11. Moreover, since 1999 the CIA had investigated Khalid al-Mihdhar and Nawaf al-Hamzi, both Saudis who were associated with the American Airlines plane that hit the Pentagon. The CIA had been informed that Khalid al-Mihdhar and Nawaf al-Hamzi had arrived in the USA in early 2000. It is legitimate to deduce that Tenet, chief of the CIA, and Wilshire, according to Peter Dale Scott a “key figure” in Alec Station blocked the efforts of two FBI agents—Doug Miller and Mark Rossini—to notify the FBI center that one of the participants in the Kuala Lumpur meeting, al-Mihdhar, got a US visa through the United States consulate in Jeddah. Professor Scott, basing himself on Kevin Fenton’s research, mentions 35 different occasions when the hijackers were protected in this fashion, from January of 2000 to September 5, 2001. With reference to the earlier of these incidents, the motive of this protection was evidently, according to Fenton, “to cover a CIA operation that was already in progress.”

Further circumstantial evidence against Tenet and Wilshire is the following. On July 12, 2001 Osama bin Laden was in American Hospital in Dubai. He was visited by a CIA agent. This information was given to Le Figaro, which also reported that bin Laden had been operated on in this hospital, having arrived from Quetta, Pakistan. This information was confirmed by Radio France International, which disclosed the name of the agent who met bin Laden—Larry Mitchell. Tenet and Wilshire, aware of the presence of bin Laden in the United Arab Emirates, failed to have him arrested and extradited, although FBI and CIA documents held him responsible for massacres in Kenya and Tanzania.

Insider trading is further strong evidence against the CIA, FBI and the US government. Articles by Professor Paul Zarembka, as well as by Kevin Ryan and others, prove such insider trading took place in the days immediately prior to the attacks. Yet this insider trading has been denied by the FBI and the 9/11 Commission.

Additional evidence against the CIA and the US administration is the following. Atta, at least since May 2000, was under CIA surveillance in Germany, according to the 9/11 Commission, both because he was accused since 1986 of attempts against Israel and because he had been surprised while purchasing great quantities of chemical products for use in explosives in Frankfurt (The Observer, Sept. 30, 2001). He was investigated by the Egyptian Secret Service and his cellular phone tapped. On November of 1999 Mohammed Atta left Hamburg, went to Karachi, Pakistan and then to Kandahar. Here he met bin Laden and Sheikh Omar Saeed (Homeland Security Global Security.org, “Movements of Mohammed Atta”). After June 2000 the USA continued to monitor Atta, intercepting his conversations with Sheikh Khalid Sheikh Mohammed, considered the director of 9/11, who lived in Pakistan.

Strong evidence that the CIA was aware of Atta’s irregular movements from the USA to Europe and within the USA is the declassified CIA document sent by the Agency to G. W. Bush (President’s Daily Brief). This document, dated August 6, 2001, says: “Bin Laden Determined to Strike in US.” It continues: “Clandestine, foreign government, and media reports indicate bin Laden since 1997 has  wanted to conduct terrorist attacks in the United States. Bin Laden implied in U.S. television interviews in 1997 and 1998 that his followers would follow the example of World Trade Center bomber Ramzi Yousef, and ‘bring the fighting to America.’

After US missile strikes on his base in Afghanistan in 1998, bin Laden told followers he wanted to retaliate in Washington, according to a foreign intelligence service. An Egyptian Islamic Jihad operative told an agent of a foreign intelligence service at the same time that bin Laden was planning to exploit the operative’s access to the US to mount a terrorist strike…. A clandestine source said in 1998 that a bin Laden cell in New York was recruiting Muslim-American youth for attacks. This document proves that the CIA, FBI, as well as President Bush, knew by August 6, 2001, who had operative access: Atta. No one enjoyed such access to the US as Atta. But the CIA, FBI and Bush did nothing to stop him. I have collected in Italy evidence that the Iraq War was decided on by the U.S. government before the 9/11 attacks with the help of the Italian Secret Service. According to Michel Chossudovsky, the 9/11 attacks were used as a pretext for war, having had as background the many years of CIA creation of, and support for, the terrorist network now known as al Qaeda.

TODAY THERE IS A DANGER OF A NEW “PREVENTIVE WAR” AGAINST IRAN BY THE USA. THIS COULD BE TERRIBLE FOR THE PEOPLE OF THE WORLD AND COULD EVEN DESTROY A LARGE PART OF HUMANITY. The only possibility for achieving justice is to submit the best evidence concerning the involvement of specific individuals in 9/11 to the Prosecutor of the International Criminal Court and ask him to investigate according to the articles 12, 13, 15 and 17, letters a and b, of the Statute of the ICC, recalling also the preamble of the Statute:

Recognizing that such grave crimes threaten the peace, security and the well being of the world,

Affirming that the most serious crimes of concern to the international community as a whole must not go unpunished and that their effective prosecution must be ensured by taking measures at the national level and by enhancing international cooperation,

Determined to put an end to impunity for the perpetrators of these crimes and thus to contribute to the prosecution of such crimes,

Recalling that the duty of every state to exercise its jurisdiction over those responsible for international crimes, …”

Ferdinando Imposimato, Letters, September 2012 – Journal of 9/11 Studies

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