
Cloud Atlas – Yoona-939
PARTE PRIMA (COMPLOTTISTA)
La titolazione del Corriere della Sera indica la nuova rotta dell’informazione e della geopolitica europea?
«Erano BIANCHI, erano giovani sui 25 anni». E ancora: «Sembravano soldati delle FORZE SPECIALI».
http://www.corriere.it/esteri/15_novembre_14/attentati-parigi-testimoni-terroristi-erano-bianchi-sparavano-come-soldati-forze-speciali-e184e4ee-8ab3-11e5-8726-be49d6f99914.shtml
Così presto?
Intanto, in Baviera (già schierata dall’altra parte): “L’ arrestato ha 51 anni e sarebbe originario del MONTENEGRO. Nella sua auto c’erano pistole, bombe a mano ed esplosivi e il suo COLLEGAMENTO CON GLI ATTENTATORI DI PARIGI è stato CONFERMATO ANCHE DAL PREMIER BAVARESE HORST SEEHOFER”.
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/attacco-parigi-arrestato-germania-sarebbe-collegato-agli-att-1194431.html
mmmh qui qualcuno ha fatto un grosso errore nei suoi calcoli e il boomerang colpirà prima del previsto e colpirà duro, anche indietro nel tempo, fino alle radici dell’abominio attuale:
– documento di identificazione “sbadatamente” perduto nel corso dell’assassinio di Kennedy;
– passaporto “miracolosamente” sopravvissuto intatto alla polverizzazione (letterale) di due aerei e delle Torri Gemelle;
– passaporto “accidentalmente” smarrito nella fuga dopo l’attentato a Charlie Hebdo;
– passaporto “sorprendentemente” spuntato fuori durante l’11 settembre parigino;
Sì, certo…
PARTE SECONDA (ANTROPOLOGIA POLITICA)
Osserviamo i segni dei tempi. Questo è un tempo apocalittico. Segni premonitori e letteratura, analisi dotte ed elevate (non ciarpame new age o ciarlatani pseudo-religiosi e millenaristi) colgono nel tempo presente segni catastrofistici che spianano la strada a una mentalità apocalittica, scriveva Gustavo Zagrebelsky nel magnifico “La felicità della democrazia: un dialogo” (2011).
Aveva visto giusto. Il 2012 ce lo siamo lasciato alle spalle e continuiamo a trovarci in un clima da fine dei tempi (con tanto di Armageddon siriano): ci sono i “credenti” (integrati) e i “non credenti” (scettici), l’apostasia, lo scontro di civiltà, la calunnia, l’empietà, l’abominio, la vanagloria, l’idolatria, la slealtà, l’edonismo più abbrutente, la brama di potere non meno sconfinata.
Vediamo intellettuali e politici occidentali che, interrogati rispetto alla crisi dei rifugiati, usano senza alcuna vergogna, scrupolo o inibizione espressioni come “campi di internamento”, “deportazione”, “soluzione definitiva”, “grande muraglia”.
Tuttavia l’idea che siamo impotenti di fronte a quel che sta accadendo e all’appassimento della democrazia è errata e autolesionistica.
Proprio quando l’oscurità sembra volerci inghiottire, la luce è più abbagliante.
Occorre porre l’accento sull’opportunità storica che questa crisi ci offre, un’opportunità di dimostrare un sussulto di dignità e di orgoglio, di ridare un senso più profondo e attuale alla parola “democrazia” e alla prassi democratica.
Il compito di una classe dirigente in una democrazia rappresentativa non è mai stato quello di porsi al servizio degli eccessi emotivi dell’elettorato, o di agitare quest’ultimo prima di usarlo demagogicamente.
Pertanto, dopo questo “11 settembre francese”, governati e governanti si trovano di fronte a una scelta epocale, da fine dei tempi.
Da una parte c’è l’evoluzione, dall’altra l’involuzione.
Il resto prosegue qui:
https://medium.com/@stefano_fait/le-scelte-dopo-l-11-settembre-francese-2c02b822d748
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