Brzezinski, Atlantide e la Supernova

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Il “brillante” piano di Brzezinski per gli Stati Uniti del ventunesimo secolo: scimmiottare le strategie dell’impero britannico (e/o di Atlantide?)

http://it.wikipedia.org/wiki/Zbigniew_Brzezinski

Premessa: occorre capire che senza un impero gli Stati Uniti non hanno alcuna chance di sopravvivere. Sono nelle stesse condizioni del Regno Unito: la loro industria è moribonda, la loro economia è tenuta in vita a botte di stimoli dalle rispettive banche centrali (che prima o poi si pagano, con gli interessi – disastrose bolle speculative + inflazione), il loro settore bancario-finanziario è una metastasi, il loro tasso di disoccupazione reale è a livelli record, così come il loro indebitamento reale. Le loro rispettive valute non sono crollate solo grazie al predominio militare americano.

Anglo-America (Nuova Atlantide = City di Londra + Pentagono) è come una stella diventata troppo grande che è in procinto di esplodere per esaurimento di combustibile:

“L’esplosione di Supernova rappresenta l’ultimo atto, distruttivo e spettacolare, del ciclo evolutivo di stelle molto massive. Durante l’esplosione viene liberata un’energia enorme e la stella diventa così luminosa da splendere più di una intera galassia. La luce emessa dalla stella in seguito all’esplosione dura qualche mese ed è paragonabile a quella che il nostro Sole è in grado di emettere in un miliardo di anni!… Ogni volta che il combustibile nucleare al centro della stella finisce perché si è trasformato in un altro elemento, il nucleo si contrae sotto l’azione della gravità e riesce ad innalzare la temperatura fino ad innescare il bruciamento del nuovo elemento chimico. Sfortunatamente (per la stella) il ferro non può essere ulteriormente fuso per produrre energia e questa volta la contrazione del nucleo prosegue in maniera irreversibile. Quando la temperatura e la densità della materia all’interno del nucleo raggiungono un valore limite, i protoni e gli elettroni degli atomi si fondono a formare neutroni. In ognuna di queste reazioni di “neutronizzazione” viene prodotto un neutrino. In poche decine di secondi il diametro del nucleo si contrae da circa metà del raggio terrestre (3000 km) a poco più di 10 km. L’onda d’urto prodotta si propaga in circa due ore attraverso gli strati esterni della stella e, quando raggiunge la superficie, la stella esplode. Tutto il materiale di cui è composta la parte esterna della stella viene proiettato nello spazio circostante con una velocità approssimativa di 15000 km/s, lasciando come residuo il nucleo di neutroni che, a seconda della massa, può rimanere una stella di neutroni (pulsar) o diventare un buco nero

http://www.lngs.infn.it/lngs_infn/index.htm?mainRecord=http://www.lngs.infn.it/lngs_infn/contents/lngs_it/public/educational/physics/supernova/

Succederà. Uno choc petrolifero (crisi nel Golfo Persico), la morte di una banca zombie troppo grande per essere salvata (con effetto domino sulle altre), il tentativo di riprendere il controllo delle armi automatiche, pogrom antisemiti, una nuova recessione, un crack di Wall Street, prolungate proteste di massa con repressione e reazioni violente di una popolazione armata fino ai denti, un attentato terroristico, il collasso dell’eurozona: ormai le concause possono essere numerose.

Brzezinski queste cose le sa.

È un uomo straordinariamente intelligente, è spiritoso, è un padre amorevole. Ha fatto tutto quel che era in suo potere per scongiurare una terza guerra mondiale (conseguenza di un attacco all’Iran); ha condannato le politiche inique ed austeriste del Nord Europa, consigliando ad Obama di contrastarle in ogni modo negli Stati Uniti; ha promosso la nascita di una Palestina indipendente ed un serio processo di pace nel Medio Oriente. Per questo è diventato il bersaglio del livore dei neocon statunitensi e dei nazionalisti israeliani.

Brzezinski è troppo lucido e disciplinato per essere un neocon: sa che senza la carota il bastone può produrre un effetto boomerang.

È uno scacchista e il mondo per lui è una scacchiera. Ci sono giocatori e ci sono pedine. Qualcuno vince, qualcuno perde, qualcuno è sacrificato. Così è sempre stato e sempre sarà.

Brzezinski non tollera l’idea di un pianeta in cui non esista una potenza leader (o un direttorio) che stabilizzi i rapporti internazionali, l’idea di una governance globale DEMOCRATICA in cui il Terzo Mondo possa avere lo stesso peso delle potenze maggiori e in cui si possano mettere a tacere le oligarchie finanziarie.

Sa che l’America è stata quasi incessantemente una forza destabilizzante, anche laddove – conflitto arabo-israeliano – era nel suo interesse evitare che Israele facesse il passo più lungo della gamba (per non parlare di Iran, Pachistan, America Latina, Sud Est asiatico, Mediterraneo, ecc.).

La proliferazione di basi americane in tutto il mondo, anche a poche centinaia di chilometri dai confini russi e cinesi non è un fattore di stabilizzazione.

Sa perfettamente che, come l’impero britannico, anche quello NATO si pone come “indispensabile mediatore” solo per interferire negli affari interni di altri stati ed è perciò nel suo interesse impedire in ogni modo che nel mondo prevalga la diplomazia, la cooperazione, la concordia (divide et impera).

Obama non è meno imperialista di Bush, è solo molto più “smart”.

Di questo occorre tener conto quando si leggono i numerosi pareri condivisibili di Brzezinski.

Fa tutto parte di un calcolo costi-benefici che ha come obiettivo quello di fare in modo che Obama impari dagli errori di Gorbaciov nel gestire il declino del modello statunitense (soft landing). La parola-chiave è coordinamento (controllo indiretto): un Nobel per la Pace usa i droni, non i bombardieri; usa le truppe dei vassalli, non le sue (es. Libia, Mali, Siria, Somalia).

Si sfruttano come vassalli le ex potenze coloniali ora inserite nella NATO per conservare il predominio (low cost): Regno Unito, Francia e Turchia in Africa e Medio Oriente [Sarkozy ha inaugurato una base aeronavale francese negli Emirati Arabi Uniti, a poche decine di chilometri dall’Iran, nel 2009, lo stesso anno in cui ha imposto alla Francia l’adesione alla NATO], Polonia nell’Europa orientale (nella speranza che la Russia imploda).

Però le cose non vanno sempre per il verso giusto. Israele è ormai una mina vagante.

La Germania in Europa, il Giappone nell’Estremo Oriente e l’Italia nel Mediterraneo hanno occasionalmente lasciato intendere che sono più che pronti ad operare in una prospettiva post-NATO (es. http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-09-06/putin-inaugura-gasdotto-north-165827.shtml?uuid=AaKyb31D).

La Francia pre-Sarkozy era una nazione sovrana e quasi certamente tornerà ad esserlo negli anni a venire.

I BRICS hanno sfidato la volontà di Washington senza subire alcuna conseguenza significativa.

BRICS-Summit-2013

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/12/atlantide-contro-eurasia-la-principale-causa-della-terza-guerra-mondiale/

Il Pachistan non desidera altro che liberarsi dalla presenza americana e dalla costante minaccia di una sua disgregazione (con il nord che se ne va per conto suo e finisce nell’orbita americana).

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/08/05/il-voto-sulla-siria-spacca-lonu-e-contrappone-nato-e-brics-nigeria-e-pakistan/

Insomma, le cose volgono al peggio, per i nemici dell’America come doveva essere.

Ecco la reazione di Brzezinski, al crepuscolo dell’impero.

Zbignew Brzezinski, primavera 2012

0:50 – il ventunesimo secolo sarà o il secolo più di successo su scala globale, oppure il peggior secolo nella storia umana

2:30 – la NATO è ancora importante e ancora necessaria ma deve dotarsi di una visione di politica globale.

5:00 – la storia del mondo si snoda nel continente eurasiatico. Là, oggigiorno, ogni conflitto regionale ha una portata globale.

6:30 – non è da escludere che l’Asia del ventunesimo secolo possa replicare la tragica storia dell’Europa del ventesimo secolo.

8:50 – gli Stati Uniti non devono lasciarsi coinvolgere in nessun conflitto asiatico sul continente (Giappone, Corea e Taiwan restano però strategici). Gli USA devono limitarsi a fare quel che ha fatto il Regno Unito nel diciottesimo secolo con l’Europa: fungere da equilibratori, mediatori.

9:30 – USA devono impegnarsi in un’opera di riconciliazione tra Giappone e Cina

10 – la Cina può essere un junior partner degli USA nella stabilizzazione del mondo: un conflitto tra le due potenze le distruggerebbe entrambe

11 – Gli USA sono i guardiani d’Europa, ma l’Europa deve svolgere un ruolo attivo nella stabilizzazione dell’Oriente (perché è nell’interesse di tutti)

13:44 – Perché ciò avvenga è indispensabile che Turchia e Russia entrino a far parte dell’Occidente

15 – Ataturk ha avuto successo laddove Lenin ha fallito

18 – la Turchia è un modello per il futuro sviluppo dell’Iran

21 – l’Unione Europea evolverà, sviluppando verosimilmente un nucleo centrale federale circondato da una periferia meno vincolata e da satelliti collegati in qualche forma all’UE, tra i quali certamente la Turchia, il tutto all’interno della comunità euro-atlantica (leggi: Europa vassallo del Nordamerica)

22 – L’Unione Europea era più “unione” quando era una comunità (CEE): ora è attraversata da fratture (chissà come mai!?)

26 – la Turchia può essere un modello di sviluppo per la Russia (arriva a dire che i turisti russi in Turchia si domanderanno perché il loro paese non possa essere più simile alla Turchia!)

31 – non è che gli Stati Uniti sono in declino, è che altre potenze si sviluppano più rapidamente, ma non è detto che possano conservare quel tasso di crescita

32 – gli USA possono migliorare la propria situazione solo risolvendo alcuni problemi strutturali e questo può accadere solo con un élite più lucida di quella attuale (segue allusione al fatto che una vittoria di Romney sarebbe disastrosa)

34 – l’Europa non sta decadendo. È significativo che sempre più statisti dicano che serve maggiore integrazione e una crescita che sia socialmente responsabile e non finalizzata unicamente alla massimizzazione del profitto

36 – se fossi un turco e vedessi da una parte l’Iran ed un Medio Oriente in subbuglio, dall’altra la Russia e da un’altra parte ancora l’Europa e gli Stati Uniti, vorrei avere questi ultimi come amici

46 – se la Turchia decidesse di intervenire in Siria, non sarebbe lasciata sola. Francia e Regno Unito (non li nomina ma vi allude) la assisterebbero (ma non gli USA, non direttamente). MA, data la sensitività e complessità della situazione, sarebbe meglio evitare di farsi coinvolgere in un’escalation voluta da forze esterne all’alleanza NATO (Arabia Saudita+Qatar? Israele?) in modo da evitare un coinvolgimento dell’Iran

55 – South Stream (progetto italo-russo) ignorato, Nabucco (progetto americano) strada giusta

http://temi.repubblica.it/limes/nabucco-vs-south-stream/6899

1:03 – il cambiamento climatico può essere realmente catastrofico per l’umanità ma non ci sono ancora risposte definitive. Altre minacce del ventunesimo secolo potrebbero essere la diffusione di malattie sconosciute, sommosse, guerre che impieghino armi di distruzione di massa. Queste sono minacce che non possono essere affrontate con il voto alle Nazioni Unite (B. odia le Nazioni Unite ma anche l’Unione Europea: altrimenti non ci sarebbero in giro molluschi come Van Rompuy e Ban Ki-Moon), ma solo attraverso la collaborazione delle grandi potenze.

https://www.youtube.com/watch?v=tTku4KZff3Q

Zbignew Brzezinski, estate 2012

La Russia si democratizzerà, ma solo dopo una parentesi nefasta (12:43)

Qualunque guerra nell’Estremo Oriente sarebbe disastrosa per gli Stati Uniti

Non ci sarà alcuna egemonia cinese fino alla metà del secolo (perché culturalmente gli USA hanno un appeal che i cinesi non possono avere)

Le disparità sociali negli Stati Uniti sono una gravissima minaccia

È necessario un ritiro delle forze americane dall’Afghanistan ma senza lasciare un paese destabilizzato

La questione siriana va risolta diplomaticamente, coinvolgendo l’Iran

L’invasione dell’Afghanistan era necessaria per distruggere Al-Qaeda

Se gli USA si fanno coinvolgere in una guerra in Iran tutte le crisi del Medio Oriente confluiranno in un’unica gigantesca crisi dal Mediterraneo all’India (15-16) – la strategia giusta è la stessa impiegata contro l’Unione Sovietica ed in ogni caso è evidente che una scelta tra strangolamento economico e umiliante capitolazione sarebbe irricevibile. L’Iran può continuare il suo legittimo programma atomico se monitorato seriamente. In ogni caso l’acquisizione da parte dell’Iran di una testata atomica non sarebbe la fine del mondo (19). La Corea del Nord ha testate atomiche, ma né la Corea del Sud né il Giappone strepitano perché gli Stati Uniti entrino in guerra contro il regime nordcoreano: si sentono ragionevolmente sicuri (21:30).

Un attacco israeliano all’Iran avrebbe effetti deleteri per i nostri soldati in Afghanistan, per i paesi del Golfo, per il prezzo del petrolio e quindi della benzina che è già fin troppo costosa per via della “tassa Netanyahu”, ossia il sovrapprezzo che le sue esternazioni hanno prodotto con la crescita dei premi di assicurazione sulle forniture petrolifere (23)

I palestinesi e gli israeliani non possono fare pace. I palestinesi sono troppo deboli e divisi e gli israeliani sono troppo forti, fiduciosi e politicamente frammentati. Solo gli Stati Uniti possono trovare e far accettare un compromesso ragionevole tra entrambe le parti che integri Israele nel Medio Oriente e trasformi Palestina e Israele, nel giro di una generazione, nella Singapore di quell’area: una fonte di innovazione (25).

Una guerra mondiale che coinvolga Cina e Stati Uniti per il controllo del mondo sarebbe troppo costosa per entrambe le parti, quindi è altamente improbabile che si verifichi. È necessario che gli uni non demonizzino gli altri e che si trovi una formula che permetta alle potenze di coesistere (32).

L’opinione pubblica è troppo ignorante di storia e geografia per rispondere intelligentemente alle sollecitazioni del presidente e spiana la strada ai demagoghi (34). La responsabilità è sia del sistema educativo, che non insegna la geografia e la storia mondiale, sia dei media che sono troppo superficiali.

La Siria non è la Libia, Assad non è Gheddafi: la situazione è molto più complicata di come l’hanno presentata i media (40).

Nel breve periodo le nostre relazioni con la Russia si deterioreranno per colpa di Putin, nel lungo periodo il suo regime è condannato e si protrarrà a lungo La stagnazione e decadenza saranno intollerabili per i Russi. La società civile cosmopolita è più ricettiva ed è il nostro obiettivo, se vogliamo costruire una comunità euro atlantica che sappia gestire i più vasti conflitti globali.

Nella società iraniana le donne hanno un ruolo molto più importante di quel che si tende a credere e sono loro che riusciranno a scindere il nazionalismo dal fondamentalismo. Ma una politica di contrapposizione con il governo iraniano può solo rafforzare quel legame.

L’America Latina è di importanza relativa nelle questioni internazionali del nostro tempo (43).

L’India è estremamente a rischio a causa dell’alto tasso di analfabetismo, del carattere aristocratico della sua pseudo-democrazia e dell’eterogeneità della sua popolazione (45).

L’intelligence statunitense non ha saputo prevedere la primavera araba come non l’ha saputa prevedere Mubarak, che era sul posto. Certi eventi sono il prodotto di incontrollabili concatenazioni di variabili (50)

COMMISSIONE TRILATERALE: è diventata sempre meno efficace. È prestigiosa, ma poco influente (54).

È una vergogna che nessun dirigente del mondo finanziario sia stato punito per delle azioni che possono essere definite delle truffe. È stata una grave mancanza da parte di Obama (59).

Il prossimo presidente dovrà occuparsi della giustizia sociale, perché non c’è democrazia con certi livelli di sperequazione

https://www.youtube.com/watch?v=Z7GDu1hqLPw

Zbigniew Brzezinski “The Role of the West in the Complex Post-Hegemonic World, autunno 2012

13:00 – crescente distanza tra burocrati cinesi e forze armate nazionaliste, ma anche tra dirigenza e giovane borghesia rampante

14:30 – la Russia di Putin è imperialista e vuole assorbire l’Ucraina ma il declino demografico la rende vulnerabile in oriente (minaccia cinese: Brzezinski ha sempre cercato di mettere Russia e Cina l’una contro l’altra, fin dai tempi della Guerra Fredda – la cosa sta diventando alquanto patetica). Le violenze caucasiche faranno fallire i giochi olimpici invernali di Sochi e il fondamentalismo islamico rischia di destabilizzare le sue regioni meridionali (Brzezinski è polacco, non ama la Russia, per usare un eufemismo – qui si rivolge ad un pubblico polacco, a Danzica)

16:00 – sostiene che la CEE (più piccola) era più coesa dell’UE (molto più grande) – il che è certamente vero – ma, “curiosamente”, consiglia all’UE di espandersi ulteriormente fino all’Ucraina

17:00 – il Giappone dovrebbe farsi valere di più con la Russia nella disputa sull’isola di Sakhalin

23:00 – la Germania deve guidare l’Europa (il ruolo storico della Francia è solo quello di aver portato a questo risultato!)

27:00 – l’UE deve includere la Turchia perché solo così Georgia e Ucraina saranno difese dalle mire espansionistiche russe

28:00 – L’Unione Eurasiatica promossa da Mosca è solo un trucco per ristabilire l’impero sovietico

http://it.wikipedia.org/wiki/Unione_eurasiatica

28:30 – una Russia inserita nell’Unione Europea sarebbe percepita come meno minacciosa per i suoi vicini, ma solo se subordinata alla NATO

https://www.youtube.com/watch?v=kO8eja6HSlo

Chi è veramente Nigel Falange…cioè Farage?

Nigel Farage

Lo stato è oggi ipertrofico, elefantiaco, enorme e vulnerabilissimo, perché ha assunto una quantità di funzioni di indole economica che dovevano essere lasciate al libero gioco dell’economia privata. […] Noi crediamo, ad esempio che il tanto e giustamente vituperato disservizio postale cesserebbe d’incanto se il servizio postale, invece di essere avocato alla ditta stato, che lo esercisce nefandemente in regime di monopolio assoluto, fosse affidato a due o più imprese private. […] In altri termini, la volontà del fascismo è rafforzamento dello stato politico, graduale smobilitazione dello stato economico.

Benito Mussolini. Opera Omnia., XVI, p. 101

Lo stato deve esercitare tutti i controlli possibili immaginabili, ma deve rinunciare ad ogni forma di gestione economica. Non è affar suo. Anche i servizi cosiddetti pubblici devono essere sottratti al monopolio statale.

Benito Mussolini, cf. Sternhell, “Nascita dell’ideologia fascista”, 2008, p. 315.

Una dittatura può essere un sistema necessario per un periodo transitorio. […] Personalmente preferisco un dittatore liberale ad un governo democratico non liberale. La mia impressione personale – e questo vale per il Sud America – è che in Cile, per esempio, si assisterà ad una transizione da un governo dittatoriale ad un governo liberale.

Friedrich von Hayek, nume tutelare dei neoliberisti, intervistato da Renée Sallas per El Mercurio”, il 12 aprile 1981.

La mano invisibile del mercato non funzionerà mai senza un pugno invisibile. McDonald’s non può prosperare senza McDonnell Douglas e i suoi F-15. E il pugno invisibile che mantiene il mondo sicuro permettendo alle tecnologie della Silicon Valley di prosperare si chiama US Army, Air Force, Navy e Marine Corps.

Thomas L. Friedman, “A Manifesto for the Fast World”, New York Times, 28 marzo 1999

L’eurofobia induce a venerare i propri carnefici, come Nigel Farage, molto presente sul blog byoblu di Claudio Messora (consulente della comunicazione per i parlamentari grillini) ed intervistato dai quotidiani della destra berlusconiana:

http://www.ilfoglio.it/soloqui/17348

qui da David Parenzo (la Zanzara)

http://www.ilgiornale.it/news/leurodeputato-nigel-faragela-germania-merkelvi-sta.html

Farage: Mio nonno e mio padre erano entrambi agenti di cambio ed io ho trascorso 20 anni sul London Metal Exchange. Entrambi i miei figli lavorano nella City, e voglio lottare per difenderla

http://www.londonlovesbusiness.com/business-news/tobin-tax/nigel-farage-who-will-defend-the-city/949.article

La City di Londra: Stato nello Stato che apre le porte dei paradisi fiscali. La roccaforte finanziaria che Cameron ha difeso a costo di rompere con l’Europa ha la sua polizia e il suo sindaco, eletto anche dalle banche. Prima regola: tasse al minimo e saldi legami con Cayman, Jersey, Bermuda. Un quartiere di Londra che non dipende dall’amministrazione comunale, bensì una realtà a parte. Per l’esattezza una corporazione a sé stante – la dizione esatta è City of London Corporation – che ha un suo sindaco, un suo organo consiliare composto da 100 membri, suoi magistrati e forze dell’ordine.

L’elezione dei consiglieri è prerogativa dei (pochi, solo 8 mila) residenti e delle (molte, solo le banche sono oltre 500) compagnie attive nella City, con il piccolo dettaglio che chi ha più dipendenti e di conseguenza un giro d’affari maggiore ha più potere di voto. Tanto per fare un esempio, un’impresa con 3.500 membri di staff ha diritto a ben 79 voti. Chi comanda disegna a suo piacimento le norme e i regolamenti per la maggior parte destinati a limitare al massimo la pressione fiscale….Secondo John Christensen, del Tax Justice Network, la City è il più grande paradiso fiscale del pianeta, con diramazioni nelle Cayman Island, a Jersey, nelle Bermuda, a Singapore o a Hong Kong.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/12/city-londra-stato-nello-stato-apre-porte-paradisi-fiscali/177067/

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È quindi del tutto ridicolo descrivere quest’uomo come un difensore delle sovranità nazionali. È vero esattamente il contrario: è un globalista [l’internazionalismo è socialista, il globalismo è neoliberista] tra i più determinati, nemico degli stati-nazione come lo sono tutti i ricchi che tosano le masse ed eludono le tasse.

Nigel Farage è un europarlamentare inglese, leader dell’Ukip (United kingdom indipendence party) e capodelegazione del gruppo “Efd” (European freedom and democracy), di cui fanno parte anche la Lega nord e altri partiti dell’estrema destra xenofoba.

[…]. Accusa l’Europa di essere a tratti troppo debole, a tratti soffocante, se la prende con la mediocrità delle Istituzioni, provoca gli Europarlamentari più in vista, boccia senza appello ogni proposta legislativa.

[…] Nel Regno Unito ha ottenuto il 3.1% dei voti e 0 seggi in parlamento.

[…] Lo stipendio di 7000 euro mensili che percepisce ed al quale, per quel che mi risulta, non ha ancora rinunciato, gli viene pagato proprio dal budget dell’Unione – e cioè dai cittadini europei.

[…] Non si conoscono infatti proposte di legislazione, emendamenti, risoluzioni di una certa rilevanza che l’Ukip abbia presentato. A meno che non si considerino tali le “tirate” in difesa della City di Londra, dei banchieri, dei fondi di investimento della cui pressione lobbistica l’Ukip è il principale megafono. 

Una specie di Lega nord, insomma, che grida “Bruxelles ladrona” e all’ombra dell’Atomium ingrassa felice.

http://www.ilfuturista.it/alfonso-ricciardelli-eurocrats/il-paradosso-di-nigel-farage.html

Amico di Israele e contrario ai finanziamenti EU alla Palestina: la nostra battaglia contro il progetto europeo non è dissimile dalla battaglia per la sopravvivenza di Israele.

http://www.thejc.com/news/uk-news/ukip-leader-attacks-trendy%E2%80%99-israel-hate-eu-parliament

Beniamino di Rupert Murdoch, il Berlusconi del mondo angloamericano:

Rupert Murdoch, il magnate australiano che guida un impero nel mondo dei media (Sky, Times, Fox News, tanto per dire), ha voluto conoscere personalmente Farage invitandolo a cena a casa nel quartiere londinese di Belgravia.

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/nigel_farage_murdoch_grillo/notizie/257390.shtml

Uno dei siti di riferimento degli eurofobi è:

http://www.observatoiredeleurope.com/

ed è un parto del suddetto edf

http://www.efdgroup.eu/

l’edf è presieduto congiuntamente da Nigel Farage e dal nostro Francesco Speroni, Ambasciatore del Parlamento del Nord.

Speroni non ama l’Italia

http://archiviostorico.corriere.it/1998/gennaio/30/Bossi_contro_Stato_chiesto_rinvio_co_0_9801301550.shtml

e ha difeso Mario “le idee di Breivik sono condivisibili” Borghezio

“Le idee di Breivik sono a difesa della civiltà occidentale – ha affermato l’ex ministro delle Riforme del governo Berlusconi I -. Se le idee sono che stiamo andando verso l’Eurabia e cose del genere, che va difesa la civiltà cristiana occidentale, sì, sono d’accordo”.

http://www.giornalettismo.com/archives/135173/borghezio-speroni-la-vergogna-delleuropa-siamo-noi/

Berlusconi e l’attacco all’eurozona

LaNazione-20110721

http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rassegna_stampa_online/Pagine/PdfNavigator.aspx?d=21-07-2011&pdfIndex=53

Chiunque sia in grado di vedere la foresta e non solo un gruppetto di alberi dovrebbe aver capito, a questo punto, che è nell’interesse della classe dirigente americana (serva di Wall Street), inglese (serva della City) e tedesca (serva di Francoforte) distruggere l’eurozona. Questa è anche la ragione per cui i media angloamericani e tedeschi sono così benevoli verso ogni tipo di separatismo o progetto di uscita dall’eurozona, mentre la grande industria – quelle poche volte che riesce a farsi sentire, è contraria.
L’obiettivo delle oligarchie finanziarie è quello di gettare fango sull’euro e, se possibile, provocare la rottura di un’unione valutaria che interferisce con il flusso di denaro dalla Russia e dall’Estremo Oriente (e dalle petromonarchie) verso le tre principali capitali finanziarie mondiali, dove quell’immensa quantità di capitali sarà riciclata, tenendo in vita le banche insolventi ed il resto dell’apparato parassitario che chiamiamo alta finanza (che di “alto” non ha nulla), anche a costo di distruggere l’industria dei tre suddetti paesi (si veda lo scontro tra banchieri ed industriali tedeschi).

Berlusconi, non diversamente da Monti, lavora per dei poteri a tutti gli effetti nemici dei cittadini e degli stati occidentali, nemici del genere umano. Questo, a casa mia, si chiama alto tradimento.

Ecco cosa succede a restare soli contro tutti, come l’Argentina (come succederebbe all’Italia se uscisse dall’eurozona). Sono potenze incredibili quelle che ci troviamo a fronteggiare, per questo occorre una massa critica che nemmeno Italia e Spagna assieme hanno:

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11197

Per approfondire la questione dell’uscita dall’eurozona senza confondere i propri desideri con la realtà:

http://www.soggettopoliticonuovo.it/2012/05/24/la-crisi-europea-atene-lo-spettro-della-dracma-tonino-perna-il-manifesto/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/11/12/la-situazione-e-irta-di-difficolta-e-noi-dobbiamo-essere-allaltezza-della-situazione-risposta-a-mauro-poggi/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/11/04/uscita-dalleurozona-rivoluzione-e-guerra-civile/

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“Perché non si dice con forza che solo andando verso un’Europa diversa, le pulsioni demagogiche di Berlusconi possono essere combattute? Un arroccamento verso un pro-europeismo acritico e passivo, quale v’è da temere emergerà nel centro-sinistra, sarebbe la peggior risposta al Cavaliere. E auspicabile, infine, che i compagni della lista arancione si attrezzino mobilitando le competenze disponibili – in primis degli economisti critici che si sono più spesi durante questa crisi – per dare una immagine di competenza e concretezza a fronte della problematica europea. Solo così da loro potrebbe venire un pungolo efficace alla “sinistra di governo” per uscire dall’europeismo dell’austerità, oltre che una risposta popolare all’altezza delle sfide”.
http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/8990/

Webster Tarpley spiega la natura della crisi dell’eurozona (e cosa non fare)

 

Progresso Internazionale:  Tu hai dichiarato in varie interviste e discorsi sulla crisi finanziaria che ha investito la Grecia e l’Europa che “la Grecia non è un problema; il problema è la speculazione d’assalto”. Hai sottolineato che non c’e’ bisogno di austerità o di “salvataggi”. Perché austerità e salvataggi non sono necessari? E cosa sarebbe necessario invece?

Webster Tarpley:  Oggi assistiamo ad una attacco speculativo nei confronti della Grecia, della Spagna, del Portogallo, dell’Irlanda con l’idea di aggiungere poi anche l’Italia e altri paesi ancora. Questo attacco e’ motivato innanzitutto da considerazioni politiche: la debolezza del dollaro.
L’autunno scorso quando il dollaro scendeva praticamente ogni giorno, ci fu una presa di coscienza all’interno dell’elite della City di Londra e soprattutto di Wall Street che per salvare il dollaro direttamente non c’era niente da fare. L’unica strategia per evitare il crollo del dollaro era di provocare preventivamente un crollo dell’Euro e quindi fa apparire il dollaro come un porto sicuro nella tempesta generale.
E quindi hanno cominciato a ragionare: come si fa per attaccare l’Euro. Il fatturato tra l’Euro e le altre monete ogni giorno è di circa mille miliardi di Euro e quindi è difficile incidere lì con manovre bancarie e con lo scatenamento degli hedge funds. Perciò hanno identificato un punto debole cioè le obbligazioni dello stato greco in cui il deficit è molto elevato e anche le obbligazioni del Portogallo, e della Spagna.

E hanno anche lanciato un attacco contro l’Irlanda. E quindi con quei mercati che sono piuttosto piccoli paragonati ad altri paesi dell’Euro, hanno pensato che si potesse generare una crisi.

Così hanno fatto. Questo processo è stato innescato all’inizio dello scorso dicembre quando ci fu l’arresto della caduta del dollaro e l’inizio di una fase di ascesa del dollaro che si basava sulla debolezza crescente e sulla crisi dell’Euro.

Progresso: Gli hedge funds sono spesso associati al nome del finanziere George Soros, e si sono resi responsabili di attacchi contro le monete nazionali e quindi contro le economie e i livelli di vita di molti paesi tra cui anche contro l’Italia ai tempi della lira…

Tarpley: Sì, infatti. Gli hedge funds sono in generale strumenti di distruzione economica dediti al saccheggio delle economie reali per realizzare operazioni brutalmente speculative col risultato di procurare a un piccolo gruppo guadagni altissimi in brevissimo tempo e una miseria altrettanto alta.

I soci proprietari sono pochissimi, inferiore al numero minimo che renderebbe queste ditte regolabili per legge. Pochissimi investitori ma con immensa capacità finanziaria. Sono gli hedge funds che hanno partecipato alla distruzione della Lehman Brothers, hanno attuato la speculazione che ha portato all’aumento del petrolio al limite dei 150 dollari al barile nell’estate 2008 e oggi stanno tornando alla carica anche sul petrolio. Gli hedge funds sono gli incrociatori leggeri di questo attacco alla Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Italia. Gli incrociatori sono seguiti dalle portaerei, che sono le banche, JP Morgan e via dicendo.

Progresso: E’ stato lo stesso giornale finanziario, Il Wall Street Journal, che ha rivelato in un sorprendente articolo dell’incontro segreto dei grandi hedge funds dedicato a preparare un attacco all’Euro…

Tarpley: Sì, questo è un esempio illuminante. L’articolo del Wall Street Journal è del 26 febbraio scorso; s’intitola minacciosamente: “Hedge Funds Pound Euro” [Gli Hedge Funds Pestano l’Euro]. Qui leggiamo di un incontro riservatissimo in un’abitazione di Manhattan, l’area elegante, l’area delle grandi banche di New York ospitato della ditta finanziaria Monness, Crespi, Hardt & Co. Gli ospiti, che hanno discusso cenando a base di pollo incrostato al limone e filet mignon, erano i rappresentanti dei più grandi (i “titani” li definisce il Journal) hedge funds. In particolare, c’era il rappresentante del Soros Fund Management LLC, David Einhorn, presidente della Greenlight Capital Inc., Donald Morgan, Presidente dell’hedge-fund Brigade Capital, il rappresentante di SAC Capital Advisors LP ed altri. I commensali si sono trovati d’accordo che era iniziata una fase di crisi non solo del debito pubblico, non solo della Grecia ma di tutti i paesi. Voglio porre l’accento sul “tutte”.

Questo vuol dire la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, il Giappone, Cina. Nessuno escluso. Nessuno è immune da questo attacco.

L’intenzione è di fare della Grecia il primo esempio e poi di generalizzare questo contagio verso altri, anche verso stati degli Stati Uniti come la California, New York e anche entità tipo il Port Authority, l’agenzia che gestisce il porto di New York. L’intenzione è di favorire un cannibalismo speculativo generalizzato…

Progresso: Un cannibalismo speculativo generalizzato?

Tarpley: Sì. L’idea è di lanciare attacchi speculativi coprendoli con lo spargimento di voci, teorie, giustificazioni che diano un’apparenza oggettiva a questo ben organizzato piano di cannibalizzazione finanziaria. L’arma per l’assalto sono I derivati finanziari, Credit Default Swaps.
Strumenti che servono per giocare al ribasso dei titoli (tipo i Buoni del Tesoro) emessi dai paesi-vittima per finanziare il proprio debito di bilancio. In questo contesto l’economia della Grecia, il deficit della Grecia, gli introiti dello stato greco – le cui manchevolezze sono state invocate dalla stampa mondiale, dai rappresentanti degli hedge funds, dagli istituti di ratings come la causa della crisi – sono in realtà solo minuscoli pretesti.
L’idea che si può bloccare l’attacco furibondo di questi hedge funds e delle grandi banche istituti finanziari “risanando” il bilancio e attuando una feroce austerità contro la popolazione del paese preso di mira dalla speculazione – tutto questo è irrazionale.

L’assalto speculativo di questi hedge funds non è motivato dalla necessità di tagliare la sanità o le pensioni per “riequilibrare” le finanze di un paese. Questa è semplicemente un’operazione orchestrata per colpire secondo un piano preciso e per fare grossi profitti.

Voglio rilevare che questi hedge-funds hanno da tanto tempo l’ambizione non tanto nascosta di provocare la bancarotta di stati sovrani – e cioè dei cittadini che sono bene o male rappresentati da queste istituzioni da loro elette. Si vorrebbe il ritorno alla “libertà” del signore feudale di disporre come vuole dei suoi soggetti. La loro idea sembra essere che fra breve le banche vinceranno e gli stati nazionali sovrani saranno schiacciati.
Qui negli Stati Uniti abbiamo l’espressione “zombie banks” appunto perché ci sono queste grandi banche come Citibank, JP Morgan Chase, Bank of America, e adesso anche Goldman Sachs che sarebbe una banca e anche Morgan Stanley che sarebbe una banca…

Tutte queste banche sono fondamentalmente in bancarotta, Sono insolventi. Sono Zombie, morti viventi! Sono state salvate, coi soldi degli americani, dall’intervento dello stato con il famoso bail-out [salvataggio finanziario] del settembre/ottobre 2008. Se paragoniamo la Grecia o lo stato della California (che ufficialmente sarebbe finanziariamente traballante) con la JP Morgan Chase dobbiamo concludere che le condizioni di Grecia e California sono mille volte migliori di quelle della JP Morgan Chase. Quindi c’e’ un forte elemento d’irrazionalità, di fantapolitica in questo tipo di discorsi.

Progresso: C’e’ stato un certo tentennamento all’interno dell’Unione Europea; non si sapeva se intervenire o meno. In parte forse comprensibile dato l’attacco speculativo violentissimo.

I leader e i pubblici europei sono stati martellati da continui appelli lanciati da George Soros e dai “titani” degli hedge funds affinché si intervenisse con tutti i mezzi da parte dei paesi europei per evitare quella che Soros ha chiamato la “spirale della morte”, con funebri previsioni di fine dell’Europa.

Tra l’altro ogni dichiarazione degli uomini degli Hedge funds, ogni pronunciamento delle agenzie di ratings tendeva ad aumentare la gravità della crisi.
Adesso le decisioni, che coincidono con il Primo Maggio festa dei lavoratori, prevedono una fortissima austerità che sarà il prezzo che la Grecia dovrà pagare per i suoi peccati finanziari con possibilità di esplosioni sociali. Ma, secondo la versione ufficiale, dopo la bastonata tutto dovrebbe rimettersi a posto, anche se ci sono piccole differenze di atteggiamento, come quella della Francia che fa la voce grossa contro la speculazione senza, però, prendere finora iniziative concrete. Che pensi della reazione dei paesi Europei alla crisi Greca; soprattutto della Germania e della Francia?

Tarpley:  E’ una reazione fallimentare. Si può riassumere in due punti. Prima di tutto, come hai detto, c’e’ l’austerità feroce con aspetti da genocidio economico nei confronti della popolazione greca che deve pagare più tasse, lavorare di più, andare in pensione dieci anni dopo, vedersi ridurre drasticamente i servizi sociali distruggere l’istruzione pubblica, la sanità… fare della Grecia una sorta di Inferno sociale.

Ma la feroce ironia in tutto questo è che tali misure non funzionano affatto! Anzi, peggiorano drammaticamente la situazione.
E’ questo il motivo per cui questi potentati finanziari le invocano? L’abbiamo visto mille volte nella storia anche recente. Il cancelliere tedesco Heinrich Brüning, nel 1930, rispose all’arrivo della Grande Depressione con spietate misure di austerità rigettando le proteste della popolazione e del Reichstag. Dovette imporre una forma di dittatura di fatto che provocò due conseguenze: la paralisi dell’economia e la presa del potere da parte di Hitler e del Partito nazista. Il fatto è che più si taglia il deficit e più crescono le spese dello stato. Per esempio parlando dei dipendenti dello stato greco si dice: licenziamoli. Benissimo; ma allora vuol dire che invece di pagare le tasse dovranno ricevere un sussidio da parte dello stato.

Progresso: Quindi la tua conclusione è che questo tipo di austerità equivale alla distruzione dell’apparato economico produttivo in definitiva….

Tarpley: Sì. Esatto. Qual è la grande risorsa di cui dispone la Grecia? E’ la qualificazione tecnica e professionale del lavoratore greco che è considerevole e quindi dovrebbero evitare la via dell’austerità. Ripeto, se funzionasse, si potrebbe anche discutere di questa ipotesi feroce, ma, infatti, sappiamo bene che mai è stata risolta una crisi semplicemente attaccando le condizioni di vita di una popolazione e fagocitando il capitale accumulato nell’apparato produttivo o altri beni capitali di cui un paese dispone. Tutto questo non funziona. Aumenta la crisi. Produce una crisi economica ancora più profonda.

Progresso: E tuttavia quello che sentiamo ripeterci da tutti i media, non solo negli USA e non solo quelli legati direttamente agli hedge funds, è che i Greci hanno fatto grandi errori, hanno creato un sistema sociale in cui si rimpinzano di tutti i benefici sociali senza dare niente, come cicale spendaccione e pigre paragonato alla serietà fiscale delle banche/formiche… Quindi sarebbe giustificato far loro espiare i peccati finanziari…

Tarpley: [Risata] Questo mi sembra l’atteggiamento feroce e barbaro che è tipico di chi vuole distruggere un sistema economico produttivo per rimpiazzarlo con cannibalismo speculativo. Questo è il linguaggio degli hedge funds. Questa è la loro giustificazione per lanciare nuove ondate speculative. Adesso arriva il paradiso dei luoghi comuni e del razzismo d’accatto. I Greci sono pigri, si sa.

E che dire dei Portoghesi? Sicuramente pigroni anche loro. La Spagna? Ma sì, lo sappiamo bene con tutte quelle sieste che fanno. E poi arriviamo all’Italia, scansafatiche con mandolini e spaghetti. Gli Irlandesi? Tutti alcolizzati. E non finirà qui. Poi magari sarà la volta degli inglesi; quante se ne potrebbero dire su di loro. Per non parlare della Germania.  Insomma ci sbattono in faccia argomentazioni puramente denigratorie presentate come analisi economiche e finanziarie.

E fatte da chi? Da ladri, da pescecani tipo questi Soros, questi David Einhorn, i grandi paladini della giustizia e della trasparenza che si sono incontrati per la famosa cena dell’otto febbraio a Manhattan. Queste sono le stesse ditte che hanno distrutto la Lehman Brothers il 15 settembre 2008 con le loro vendite al ribasso. Queste argomentazioni sono da respingere assolutamente, anche perché sono fatti da persone che dovrebbero essere in galera, da coloro che sono responsabili della crisi del 2008.

Progresso: Quindi tu dici che l’errore della Grecia è di non essere riuscita a difendersi da questo attacco…

Tarpley: L’errore madornale della Grecia è stato quello (durante il precedente governo) di invitare la Goldman Sachs che ha consigliato loro di creare una serie di derivati (derivatives) con la promessa – il classico boccone avvelenato — da parte dei reucci di Wall Street di nascondere l’ammontare del debito dello stato greco.

Così hanno dato alla Goldman Sachs la possibilità di usare queste informazioni per scatenare un attacco speculativo contro il paese.
Dobbiamo anche sottolineare che il regime della globalizzazione (di cui questi Soros, Goldman eccetera sono i grandi fautori) è un regime fallimentare. Dal 1990 abbiamo avuto un ventennio caratterizzato dalla vittoria del liberismo e monetarismo più scatenato, dal predominio degli Stati Uniti…
Questo ha distrutto tanti paesi, non solo la Grecia. L’Ucraina, l’Ungheria che erano già andate dal Fondo Monetario Internazionale. Il regime della globalizzazione non funziona, è fallimentare.

L’idea di privatizzare tutto, di cancellare qualsiasi legge e regolamento che aveva difeso gli standard di vita di un normale lavoratore ha aperto la porta al ristagno produttivo, al declino del capitalismo industriale, all’abbassamento del livello di vita.

Tutto questo non è colpa della Grecia, è colpa di quei finanzieri della City di Londra e di Wall Street che hanno insistito per la globalizzazione del mondo. Speculatori come George Soros.

Lunedì 5 marzo 2012 si decidono le sorti del mondo, nell’indifferenza della gente

 

di Stefano Fait

 

 

Si sente usare l’espressione tutte le opzioni sono sul tavolo. Ma alcune azioni sono contrare al diritto internazionale.

Antonio Patriota, ministro degli Esteri brasiliano, rivolgendosi al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, 24 febbraio 2012

Noi non abbiamo bisogno di una nuova guerra. E dobbiamo chiarirlo ai nostri amici israeliani. Se gli Israeliani vogliono cominciare un conflitto armato contro l’Iran, sorvolando il nostro spazio aereo in Iraq, devono sapere che noi non lo sosterremo mai. Se lo fanno, dovranno farlo da soli. Devono assumersi tutta la responsabilità perché in caso di una guerra si dovrà pagare un prezzo altissimo e le conseguenze di un intervento militare saranno disastrose sopratutto per gli Stati Uniti, in Afghanistan e Iraq, nel settore energetico ed anche per la stabilità in Medio Oriente. […]

Obama deve dire a Israele che gli iraniani reagiranno bersagliando per prima i nostri obiettivi. Saremo costretti noi a pagare un caro prezzo. Questo non è  accettabile. Però dobbiamo anche ricordare che la maggior parte degli israeliani non supporta la guerra. È della stessa posizione anche quasi tutta la comunità ebraica in America.

Zbigniew Brzezinski (il Grande Vecchio della politica estera statunitense e mentore di Obama), 26 febbraio 2012

http://www.youtube.com/watch?v=52G-qiK8qEY

testo trascritto (inglese):

http://transcripts.cnn.com/TRANSCRIPTS/1202/26/fzgps.01.html

Allo stato attuale un attacco contro l’Iran non è prudente e, soprattutto, sarebbe destabilizzante.

Martin Dempsey, Capo di Stato maggiore della Difesa Usa, 20 febbraio 2012

 

Panetta crede che vi sia una forte probabilità che Israele colpisca l’Iran nel mese di aprile, maggio o giugno, prima che l’Iran entri in quella che gli israeliani hanno descritto come una ‘zona di non ritorno’ nell’iniziare la costruzione di una bomba nucleare.

http://www.washingtonpost.com/opinions/is-israel-preparing-to-attack-iran/2012/02/02/gIQANjfTkQ_story.html

Cosa accadrebbe poi? Una catastrofe umanitaria, un grande numero di rifugiati. E l’Iran vorrebbe vendetta, e non solo contro Israele, ma anche contro altri paesi. Gli eventi nella regione diventerebbero completamente imprevedibili. Penso che l’entità di tale catastrofe non sarebbe paragonabile a null’altro. Perciò, prima di prendere la decisione di lanciare qualunque attacco, bisogna considerare appieno la situazione. Sarebbe il modo più irrazionale di affrontare la questione. Ma i miei colleghi israeliani mi hanno detto che non stanno pianificando una cosa simile. E gli io credo.

Dmitriy Medvedev, nel 2009

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=6299

Mentre al GF12 Patrick bacia Ilenia, il Ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, noto per essersi lasciato sfuggire che se fosse stato un mullah iraniano avrebbe optato per l’atomica anche lui, essendo l’Iran una nazione circondata da potenze atomiche, è in visita negli Stati Uniti per perorare la causa dell’attacco preventivo. Incontrerà Biden, Panetta e vari alti ufficiali del Pentagono. Lui, che in teoria dovrebbe essere progressista, è considerato un falco dagli Americani, che lo giudicano il principale responsabile dell’irrigidimento di Netanyahu:

http://www.haaretz.com/print-edition/news/barak-heading-to-u-s-for-talks-on-iran-nuclear-threat-1.414978

Lunedì 5 marzo Obama e Netanyahu si incontrano a Washington. Forse per l’ultima volta. Netanyahu, ossessionato dall’Olocausto e dalla prospettiva di un Secondo Olocausto come nessun altro leader israeliano prima di lui, lancerà quello che è un vero e proprio ultimatum, pretendendo da Obama la garanzia assoluta che gli USA faranno tutto ciò che è necessario per bloccare il programma nucleare iraniano dopo le elezioni presidenziali del novembre 2012 (dando quindi per scontato che Obama le vinca). Se non riceverà sufficienti rassicurazioni in tal senso, Israele attaccherà prima delle elezioni, perché l’Iran sta per rendere inaccessibile il suo programma nucleare e perché un Obama che insegue il secondo mandato è più vulnerabile:

http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/if-israel-strikes-iran-it-ll-be-because-obama-didn-t-stop-it-1.414245

dando l’avvio ad un effetto domino che ingolferà il mondo in una serie di conflitti regionali e poi, con il tempo, globali, una catastrofe economica prodotta dall’aumento del prezzo del petrolio ed un disastroso rilascio radioattivo planetario:

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/24/fukushima-in-confronto-sarebbe-una-bagatella/#axzz1nNrT1Utx

Tutto questo sarà verosimilmente accompagnato da sommosse, insurrezioni e, più oltre, una rivoluzione globale.

Stephen Harper, premier canadese fortemente filo-americano, ha già detto no a Netanyahu pur riconoscendogli il diritto di difendersi (ossia di attaccare):

http://www.corriere.com/viewstory.php?storyid=116457

Anche Obama dirà no, negli stessi termini. Non perché intenda finalmente guadagnarsi il premio Nobel per la Guerra vergognosamente conferitogli sulla fiducia, ma perché la lobby sionista a Washington è molto meno forte di quel che crede e perché l’esercito americano è ferocemente ostile a questa prospettiva e potrebbe persino mettere in discussione la sua lealtà all’esecutivo. Inoltre Obama non può permettere che gli Stati Uniti facciano la figura del burattino di Israele e non può più smentire le argomentazioni contrarie del suo entourage e della CIA:

http://www.wallstreetitalia.com/article/1330263/iran-intelligence-usa-teheran-non-cerca-la-bomba-atomica.aspx

in linea con quelle del Mossad, che sta cercando, senza successo, di salvare capra e cavoli:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/04/la-prova-che-israele-e-in-mano-ad-una-cricca-di-invasati-antisemiti/

Dal canto loro i dirigenti israeliani hanno già chiarito che non avvertiranno gli Stati Uniti riguardo alla loro decisione di colpire preventivamente i siti nucleari iraniani, ufficialmente per evitare di coinvolgerli, dato che sarebbero incolpati di non aver fatto tutto quel che era possibile per fermare Israele. [Ed è assolutamente vero!]. La verità è che gli Israeliani sanno già da tempo che gli Americani non li appoggeranno e che il loro attacco sarà unilaterale. Intendono procedere ugualmente, citando l’esempio della Corea del Nord, che alla fine si è dotata di arma atomica [esempio controproducente: il dittatore mitomane non l’ha mai usata]:

http://www.foxnews.com/us/2012/02/27/ap-source-israel-wont-warn-us-before-iran-strike/#ixzz1nn1NmK3L

Ehud Olmert, il predecessore di Netanyahu, attaccò un sito “nucleare” siriano segreto nonostante la contrarietà dell’amministrazione Bush (Cheney era però a favore, come sempre). Mentre quell’attacco era inatteso, questo è l’attacco più telefonato della storia:

http://www.haaretz.com/weekend/week-s-end/netanyahu-faces-a-tough-decision-should-obama-not-give-him-a-green-light-on-iran-1.416061

Un alleato che entra in guerra contro la volontà del partner e che lo tiene all’oscuro del momento in cui lo farà verosimilmente sancisce la fine dell’alleanza. Israele resterà solo a combattere contro tutti i nemici partoriti dalla sua costante tensione, ansia, paranoia, aggressività.

D’altronde Israele fa bene a non fidarsi degli Stati Uniti, che hanno sempre visto Israele come una pedina da sostenere finanziariamente e militarmente finché era nel loro interesse. Gli Stati Uniti non hanno costruito una base militare in Israele per proteggerlo e non sono minimamente riluttanti a sacrificare questa piccola nazione in vista di un boccone più grande. La prova di ciò è che gli USA, nel 2003, hanno attaccato l’Iraq, non l’Iran, come sperava Israele. Le nazioni non sono esseri umani e non si comportano coscienziosamente: se gli Stati Uniti intendono giocarsi Israele contro un’altra potenza, lo faranno e faranno credere al mondo che Israele sia l’unica causa della sua rovina. Ma non se la caveranno a buon mercato: il sacrificio dell’alfiere si ripercuoterà drammaticamente su di loro e non troppo in là nel tempo. Se l’amministrazione Obama avesse detto chiaramente a Israele di non attaccare – uso il passato perché non è successo e non succederà lunedì – non ci sarebbe stato nessun attacco, invece si è limitata a lavarsene le mani pilatescamente. Le mani di Obama e Panetta (e di Harper) saranno grondanti di sangue quanto quelle di Netanyahu e Barak. Molto bella, a proposito, questa analisi pubblicata da Haaretz, l’unico maggior quotidiano anti-sionista rimasto in Israele:

http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/jerusalem-washington-and-the-iranian-bomb-1.415657

Intanto il New York Times ha già preparato il terreno per un falso attentato terroristico attribuito all’Iran: la rappresaglia iraniana sarà anonima (per poter negare la loro paternità) e colpirà nazioni ritenute simpatizzanti per la causa sionista, con autobombe collocate in diverse capitali mondiali ed attacchi alle forze americani in Afghanistan:

http://www.nytimes.com/2012/02/29/world/middleeast/us-sees-iran-attacks-as-likely-if-israel-strikes.html?_r=3&hp=&pagewanted=all

Il New York Times sta aiutando Israele a scatenare la terza guerra mondiale che, nei piani del governo israeliano, dovrebbe permettergli di completare il folle e suicida piano di un “Grande Israele”. I conservatori americani vogliono la guerra per poter rimuovere Obama dal potere e ci saranno serie ripercussioni in seno all’establishment americano quando Obama abbandonerà Israele al suo destino, perché voleranno le accuse di codardia, tradimento, infamia, ecc. e si consumerà forse una resa dei conti tra sionisti ed anti-sionisti. Sarkozy fa la voce grossa contro Siria ed Iran perché si gioca la rielezione e deve nascondere il disastro libico (una nazione nel caos, oscurata dai media italiani a favore dell’intervento per non giocarsi la residua credibilità). Cameron è il mastino della City di Londra che certamente saprà lucrare da quest’ennesima guerra.

In pratica, miliardi di persone sono sull’orlo dell’Armageddon per l’implacabile avidità e assenza di scrupoli ed empatia di poche centinaia di psicopatici e/o narcisisti e/o fanatici e per l’inestinguibile trauma degli Ebrei che vivono nel ghetto israeliano, iperfortificato, armato fino ai denti, bellicoso, nazionalista, iperaggressivo, come molte vittime di bullismo che diventano a loro volta bulli per superare lo smacco, la sofferenza, il senso di inadeguatezza e, nel farlo, si sentono buoni, innocenti, puri e vittime altrui. Per non venire feriti un’altra volta, si feriscono preventivamente gli altri, fino a quando la profezia si auto-adempie e ci si tira addosso la sciagura che si voleva evitare:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/27/auschwitz-in-israele-un-suicidio-collettivo/#axzz1nNrT1Utx

La principale responsabilità di questa sindrome collettiva, dopo la sconfitta del nazismo, ricade sulle autorità israeliane, che hanno perpetuato il trauma di generazione in generazione per costruire una nuova Sparta o una nuova Prussia nel Medio Oriente, invece di provare a curarlo e stabilire rapporti di collaborazione con i vicini. Il trauma stesso è diventato così la ragion d’essere di Israele, eternamente schiavo delle sue ombre e delle sue paure, eternamente auto-centrato e concentrato sul breve e non sul lungo termine:

http://fanuessays.blogspot.com/2011/11/il-mio-punto-di-vista-sulla-questione.html

E così, nonostante il fatto che l’opinione pubblica internazionale sia decisamente contraria a questa eventualità:

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/08/i-sondaggi-che-condannano-al-suicidio-israele-e-stati-uniti/

http://www.foreignpolicy.com/articles/2012/02/22/asking_the_right_question

Un giorno non troppo lontano, tra marzo e novembre, apprenderemo dai telegiornali che la follia è diventata realtà:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/12/guardatevi-dalle-idi-di-marzo-come-prevedere-la-data-dinizio-della-terza-guerra-mondiale/#axzz1nNrT1Utx

 

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