ISIL-DAESH è un’organizzazione de-islamizzata e post-musulmana
22 agosto 2016 a 09:31 (Antropologia, Miti da sfatare, Sorprendimi!)
Tags: califfato, Daesh, fondamentalismo islamico, ISIL, Isis, islamisti, Israele, mercenari, sionismo, stato islamico, terrorismo islamico, terrorismo musulmano
Il post-11 settembre francese – previsioni
15 novembre 2015 a 13:15 (Controrivoluzione e Complotti, Guerra al Terrore)
Tags: 11 settembre francese, Armageddon, attentati di Parigi, democratura, Isis, multinazionali, nuova guerra fredda, nuovo ordine mondiale, oligopoli bancari, petrodollaro, strategia della tensione, terrorismo islamico, TTIP

Il senatore neoconservatore John McCain, già sfidante di Obama, in compagnia del califfo ISIS Abu Bakr al-Baghdadi, 2013
McCain (2013): we should arm ISIL
http://bluenationreview.com/john-mccain-circa-2013-arm-isis/
- Questi attacchi terroristici non potrebbero mai essere stati eseguiti da rifugiati straccioni appena arrivati in Europa: un’operazione del genere richiede logistica, contatti e appoggi, depositi di armamenti, coperture, documenti contraffatti, sorveglianza, addestramento, comunicazioni criptate, un’organizzazione in grado di compartimentalizzarsi restando efficiente. Quanti jihadisti di ISIS sono addestrati alla guerriglia urbana (la più sofisticata e complicata di tutte) in un contesto ad altissima sorveglianza, con migliaia di agenti a controllare il territorio? E quanti attentatori suicidi si porterebbero dietro il passaporto (autentico)?
- Diventerà sempre più chiaro che una strategia della tensione è stata orchestrata dall’alto (non dal basso), con al centro l’Islam, allo stesso modo in cui una generazione fa si usava il babau comunista (e la minaccia nucleare sovietica di allora corrisponde alla presunta minaccia nucleare iraniana di oggi);
- L’obiettivo è seminare il terrore tra gli europei, già indeboliti e angosciati da una crisi economica artificialmente indotta, per addomesticarli all’imposizione di una “democratura” (democrazia dispotica al servizio di interessi oligarchici) e prevenire qualunque sforzo per riallinearsi al di fuori della sfera del petrodollaro e del TTIP. Ci saranno altri attacchi ad infrastrutture ed eventi sportivi-culturali;
- Questo non significa negare che ISIS sia al 90-95% un fenomeno islamista. È un’organizzazione mafiosa islamofascista infiltrata e manovrata esattamente come succedeva ai brigatisti di un tempo che uccide 1000 musulmani per ogni cristiano ammazzato;
- Ci saranno, purtroppo, altri fallimenti dell’intelligence che dovrebbe proteggerci. Chi però insinua che l’intero apparato statale o europeo sia connivente ha torto. Ci sono fior di patrioti (ad ogni livello) che cercano di fare il loro dovere ma non ricevono le informazioni necessarie in tempi utili (e questo succede di proposito). Ciò vale anche per molti giornalisti mainstream. Questi cittadini esemplari soffrono anche più di noi, per il senso di impotenza, frustrazione, rabbia;
- La nuova guerra fredda non comporterà alcuno scontro militare tra l’UE e la Russia, né in Ucraina né tantomeno nell’Armageddon siriano-iracheno;
- I neocon-sionisti diventeranno sempre più sbrigativi e disperati, moltiplicando gli errori commessi e rivelando gradualmente alle masse la natura della “mano invisibile” orchestratrice (nulla di nuovo rispetto all’Operazione Northwoods);
- Uno dei moventi principali è la paura che il baricentro del potere – al momento posizionato nell’Atlantico del nord – si sposti verso l’Asia, a detrimento di Lockheed Martin, Raytheon, Hewlett-Packard, Boeing, McDonnell Douglas, Monsanto, IBM, ecc. e degli oligopoli bancari che dominano Wall Street e la City di Londra;
- Il tentativo fallirà. Le 8 visite di Angela Merkel in Cina in 10 anni cancellierato significano una sola cosa: Singapore, Hong Kong, Shanghai, Shenzhen, Tianjin avranno i loro quartieri europei, come un secolo fa, ma questa volta senza alcuna velleità imperialistica;
- una volta che il petrodollaro sarà morto – e manca poco, certi presidi militari e operazioni clandestine diventeranno economicamente insostenibili e gran parte del caso mondiale cesserà.
https://medium.com/@stefano_fait/le-scelte-dopo-l-11-settembre-francese-2c02b822d748
Il futuro della Turchia?
6 novembre 2015 a 14:19 (Futuro e Anticipazione, Miti da sfatare)
Tags: Ankara, Curdi, Erdogan, Gülen, Isis, Kurdistan, NATO, neo-ottomanismo, Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, rivoluzione colorata, Russia, Siria, Turchia
La versione semi-ufficiale procede grosso modo così:
- Erdogan ha un sogno neoimperiale panislamico ed è la nemesi del padre della patria turca, ossia Atatürk;
- Erdogan è, assieme all’Arabia Saudita, il principale sponsor di ISIS: vuole fare la scarpe ai sauditi e diventare il vero e unico Califfo del mondo musulmano;
- I buoni rapporti con russi e iraniani sono solo di facciata: è un ragno che tesse la tela e alla fine li tradirà;
Se le cose stessero così la Turchia sarebbe una nazione destinata alla rovina (conflitti regionali, rivolte, guerra civile).
Le mie contro-tesi:
La Turchia non sponsorizza ISIS ma sta tenendo il piede in tre o più scarpe perché sa di essere candidata alla destabilizzazione;
- A meno di un golpe militare, Ankara entrerà nella Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (di cui è già partner sulla sicurezza, la cultura e lo sviluppo economico), ossia nella sfera cinese ed eurasiatica;
- Già ora è inserita in un accordo di libera circolazione con Russia, Siria e Libano;
- La Turchia poteva giocare la carta tatara per creare problemi alla Russia sull’annessione della Crimea: non l’ha fatto;
- Poteva giocare la carta uigura con la Cina: non l’ha fatto;
- Poteva reinterpretare creativamente i trattati internazionali permettendo alle navi NATO di parcheggiarsi nel Mar Nero: non l’ha fatto (devono appoggiarsi a Bulgaria e Romania);
- Ha visto il bluff di ISIS a Kobane;
- Ankara è stata vicina all’Iran per tutta la crisi delle sanzioni e sicuramente la cosa non è piaciuta a Tel Aviv e tra i neocon USA, mentre tale tacita solidarietà non sarà dimenticata a Teheran;
- La pessima stampa di cui gode Erdogan sui media occidentali dimostra che, come nel caso di Angela Merkel, i neoconservatori sanno che è un rinnegato e li tradirà;
- Le proteste ecologiste anti-Erdogan sono state organizzate da Soros;
- Le mosse autoritarie di Erdogan servono a prevenire una rivoluzione colorata di tipo ucraino;
- Il rivale/santone Gülen non vive in esilio negli Stati Uniti per caso ed è un autentico neo-ottomanista, con una rete di istituti “educativi” che si estende dalla Bosnia, alla Cecenia, al Daghestan, alla Cina turcofona;
- Ankara non desidera ritrovarsi un Kosovo siriano ai suoi confini;
- Ankara non si può permettere di gestire quasi 2 milioni di rifugiati siriani, né lo desidera fare l’UE: quindi troveranno un modo di risolvere la questione;
- ISIS comincerà a scomparire dopo che le forze irachene-iraniane avranno ripreso Mosul. Successivamente, l’esercito regolare siriano riprenderà Aleppo;
- Il Kurdistan iracheno diventerà un Alto Adige mesopotamico;
- I curdi preferiscono negoziare con Erdogan piuttosto che con Gülen;
- I sauditi non possono più permettersi di finanziare la guerra nello Yemen e ISIS, con il prezzo del greggio che scenderà ulteriormente se l’Iran ritorna alla grande sul mercato;
- Russi e turchi alla fine riusciranno a far vincere la fazione più collaborativa nella faida in corso a Riyad;
Qui per futuri aggiornamenti
https://medium.com/@stefano_fait/scenari-futuri-per-turchia-medio-oriente-mediterraneo-3475f36d3a8a
Israele, Putin e i nuovi crociati
7 ottobre 2015 a 14:16 (Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto)
Tags: alture del Golan, Egitto, Gasdotto dell'Amicizia, giacimenti petroliferi, Iran, Isis, Israele, Murdoch, Netanyahu, Rothschild, sionismo, Siria, Terza Guerra Mondiale, Turchia
TURCHIA: Erdogan si trova in una posizione delicatissima, con un piede in due scarpe. La Turchia fa parte della NATO, ma è anche in corsa per l’adesione all’’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione. Rischia seriamente di trasformarsi in una seconda Ucraina, con il Kurdistan a recitare la parte del Donbass.
EGITTO: anche l’Egitto sta giocando una partita complicata. Accetta i generosi finanziamenti militari americani e, contemporaneamente, stringe massicci accordi commerciali con Russia e Cina. L’allargamento del Canale di Suez è opera dei cinesi. Al Sisi approva le operazioni militari russe in Siria (Siria, l’Egitto elogia i raid della Russia. Merkel: negoziati anche con Assad, il Giornale, 4 ottobre 2015).
IRAN e RUSSIA: l’implementazione del progetto del Gasdotto dell’Amicizia sarà targata Gazprom, come ricompensa per gli sforzi russi di pacificazione dell’area
ISRAELE: i russi hanno presto fatto capire agli israeliani che i cieli siriani non sono più aperti ad ogni incursione (Syria Update# Air Duel between the Sukhoi Su — 30 Russian SM and Israeli F-15, Liveleak, 2 ottobre 2015). La reazione di Netanyahu: I miei obiettivi in Siria li ho già formulati. Sono quelli di garantire la sicurezza del mio popolo e del mio paese. Gli obiettivi della Russia sono diversi, ma non devono entrare in collisione (Russia e Israele iniziano consultazioni sulla Siria, Sputnik, 6 ottobre 2015).
L’obiettivo di entrambi gli schieramenti sono le strategiche alture del Golan (Siria, Netanyahu: “L’Iran vuole la guerra nel Golan”, il Giornale, 21 settembre 2015; As Syria Reels, Israel Looks to Expand Settlements in Golan Heights, NYT, 2 ottobre 2015) e i sottostanti giacimenti petroliferi — che fanno gola ai Nuovi Crociati, Rupert Murdoch, Jacob Rothschild e Dick Cheney (Rupert Murdoch and the Israeli Genie, Counterpunch, 27 marzo 2015).
Se Israele si inimica la Russia, dopo essersi autolesionisticamente alienato l’amministrazione Obama, rischia seriamente di ritrovarsi ridotto ai confini pre-1967 sanciti dalle Nazioni Unite, con i territori occupati restituiti a siriani, libanesi e a un futuro stato palestinese.
Perciò Netanyahu farà tutto il possibile per evitare eccessive frizioni con la nuova potenza egemone del Medio Oriente, la Russia (Israel to provide Russia with intelligence about Syrian opposition, Middle East Monitor, 6 ottobre 2015), nella speranza (in attesa?) che le prossime elezioni presidenziali americane del 2016 portino al potere un falco che ristabilisca la supremazia occidentale (e quindi israeliana) nella regione.
Il resto qui
https://medium.com/@stefano_fait/israele-putin-e-i-nuovi-crociati-8df46ae0d4f0
Al Qaeda: i nostri alleati nella Guerra al Terrore
2 ottobre 2015 a 22:00 (Controrivoluzione e Complotti, Verità scomode)
Tags: Al-Nusra, Al-Qaeda, CIA, Daesh, ISIL, Isis, Osama Bin Laden, Risoluzione 2170, Robin Cook, Siria, terrorismo islamico, terrorismo sintetico
“I Sukhoi hanno sganciato bombe sui QAEDISTI di Al Nusra a Jisr al Shuqur, quindi su nuclei VICINI AGLI USA”
Corriere della Sera, 2 ottobre 2015
Risoluzione 2170 (2014), adottata il 15 agosto 2014, con cui si condannano le azioni terroristiche e le violazioni dei diritti dell’uomo e del diritto umanitario compiute dallo Stato islamico in Iraq e nel Levante (ISIL) e dal Fronte Al Nusra (ANF) e si precisa che le misure decise a carico di Al-Qaida si applicano anche a carico di questi gruppi(1)
http://www.iusexplorer.it/Riviste/ArticoloRivista?idDocMaster=4459467&idDataBanks=127&idUnitaDoc=0&nVigUnitaDoc=1
Per chi avesse la memoria corta:
“Osama Bin Laden, il nemico numero uno nella lista dei ricercati dei servizi segreti americani, capo dell’organizzazione terroristica di AL QAEDA…Il primo attacco contro gli Stati Uniti risale al 1992, nello Yemen. Da allora, si susseguono gli attentati contro obiettivi occidentali in tutto il mondo. Bin Laden è il mandante degli attentati dell’11 Settembre 2001 contro il World Trade Center e dei successivi attacchi terroristici a Madrid, l’11 Marzo 2004, e a Londra, il 7 luglio 2005”.
Rai Storia
Morì durante un’escursione in montagna nelle highlands scozzesi un mese dopo un duro editoriale sul The Guardian in cui attaccava ancora una volta la politica estera dell’amministrazione Bush
“Per comprendere a fondo il concetto di bispensiero nel contesto e nell’accezione specifica dell’opus magnum orwelliana, un ottimo esempio è rappresentato dalle dinamiche che stanno alla base della guerra perenne tra gli stati. L’Oceania, all’inizio del racconto, è in guerra contro l’Eurasia ed alleata con l’Estasia: così è scritto su tutti i libri di storia, i giornali, i manifesti propagandistici affissi ai muri e dichiarato da tutti i dispacci diramati attraverso i teleschermi, mediante i quali vengono confermate continue conquiste sul fronte eurasiano. Ogni mese, alcuni prigionieri eurasiani vengono giustiziati in piazza. Tutti sanno e ricordano perfettamente che la situazione è questa e che lo è sempre stata.
Se il nemico era quello, e il nemico rappresentava il male assoluto, non si poteva mai essere stati alleati con esso. Eppure Winston Smith, il protagonista, ricordava che appena quattro anni prima la situazione era l’esatto opposto: il suo Paese era stato in guerra con l’Estasia e alleato con l’Eurasia; e ciò che lo spaventava enormemente era che lui sembrava essere l’unico a ricordare quella nozione. Quella, così come tante altre”.
https://it.wikipedia.org/wiki/Bispensiero
Come risolvere la crisi dei rifugiati e la crisi siriana
18 settembre 2015 a 13:15 (Miti da sfatare, Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto)
Tags: Assad, Daesh, guerra in Siria, Isis, profughi, pulizia etnica, rifugiati, rifugiati palestinesi, sfollati, Siria, terrorismo, valore della vita
Se la vita di un altro essere umano per te ha poco o punto valore, come farai a difendere il valore della tua, qualora dovesse toccare a te?
No alla campagna di demonizzazione dei profughi/rifugiati come potenziali terroristi, nuovi barbari distruttori, parassiti insaziabili.
La soluzione non è l’internamento, non è l’espulsione e non è l’assimilazione coatta.
La soluzione (oltre a un sistema europeo comune di asilo) è la seguente:
1. unire le forze siriane e kurde contro ISIS;
2. bloccare gli aiuti turco-sauditi a ISIS;
3. prevenire i bombardamenti israeliani e inglesi (ci hanno già pensato i russi);
4. negoziare il passaggio di consegne tra Assad e il governo che gli succederà (l’hanno già proposto Assad in questi giorni e Mosca 3 anni fa);
5. organizzare l’assistenza ai profughi in Medio Oriente senza che facciano la fine dei palestinesi (scacciati da Israele a milioni e trasformati in rifugiati permanenti).
La pulizia etnica del Medio Oriente non deve avere successo.
I profughi iracheni, siriani, yemeniti e palestinesi devono poter tornare a casa.
Questa gente deve sapere che non farà la fine dei palestinesi e che deve cominciare a pensare a come ricostruire il proprio paese.
Assad: “Se vuole fermare davvero i rifugiati, l’Europa deve smettere di aiutare i terroristi”
Assad non è un santo e ha certamente commesso i suoi crimini (per questo se ne dovrà comunque andare), ma era felice quando faceva l’oculista a Londra.
E’ stato costretto a governare la Siria e certamente non si aspettava di trovarsi in mezzo a una guerra civile.
Chi sostiene che non sia nulla di più di un mostro con cui non si può negoziare non si è minimamente informato su di lui e sulla Siria e sta facendo il gioco dei guerrafondai internazionali.
Come farebbe un leader odiato da tutti o comunque sostenuto da una minoranza di seguaci a tenere insieme un paese circondato da nemici, con 6-7 milioni di sfollati interni da gestire, alle prese con decine di migliaia di mercenari e jihadisti e un embargo totale da parte dell’Occidente?
Qualcuno me lo spiega in modo razionale e non usando scorciatoie logiche pescate dai nostri media?
Most Syrians back President Assad, but you’d never know from western media, Guardian, 17 gennaio 2012
P.S. fin dai primi giorni (proprio come in Libia) gli insorti hanno preso d’assalto un commissariato e ucciso diversi poliziotti, ma a noi ci hanno detto che le proteste erano rigorosamente nonviolente. Nel giro di pochi giorni gli oppositori nonviolenti sono stati messi ai margini e l’Occidente ha appoggiato la lotta armata. Come mai? A chi faceva comodo far tacere i nonviolenti e i diplomatici e spingere per un’escalation?
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/27/uninchiesta-del-guardian-ci-spiega-chi-ci-vuole-portare-in-guerra-e-perche/
https://socialforecasting.wordpress.com/2015/08/03/what-will-happen-to-syria/
https://socialforecasting.wordpress.com/2015/09/06/a-saudi-afghanistan-the-chickens-will-come-home-to-roost-in-yemen/
https://socialforecasting.wordpress.com/2015/09/15/keep-them-out-lock-them-up-bomb-them-all-or/
Rifugiati, eurozona, ordine globale: Cucinotta vs. Dezzani
9 settembre 2015 a 13:03 (Controrivoluzione e Complotti, Stati Uniti d'Europa)
Tags: crisi, Erdogan, eurozona, immigrazione, impero, Isis, Merkel, migranti, profughi, rifugiati, TTIP, Unione Europea
http://www.giornalettismo.com/archives/1885686/video-operatrice-calci-sgambetto-migranti-ungheria/
Da
http://federicodezzani.altervista.org/emergenza-immigrazione-ed-isis-lextrema-ratio-salvare-la-ue/#
Vincenzo Cucinotta (commenta anche su http://www.aldogiannuli.it/)
Condivido quasi interamente le tesi esposte nell’articolo, con qualche elemento di dissenso.
Il punto di dissenso più importante riguarda il progetto di Stati Uniti di Europa che io non credo venga realmente perseguito.
Il progetto di globalizzazione a cui assistiamo, prevede a mio parere il mantenimento degli stati attuali, ma totalmente svuotati di capacità decisionale e ridotti a strutture puramente repressive. Gli stessi USA sono una nazione in cui il potere delle istituzioni è gravemente mortificato, dove il capo della NSA si permette di replicare piccato allo stesso Obama, come nel caso dello scandalo delle intercettazioni alla Merkel. Obama appare sempre più come un burattino manovrato da dietro le quinte ma anche sbeffeggiato in modo palese e pubblico. Non si tratta della tradizone del capitale di influenzare gli organi istituzionali, siamo ormai ad un potere effettivo che allo scopo di portere avanti il suo progetto, è disposto anche a palesarsi. Non v’è quindi una nazione imperiale, c’è una cupola internazionale che detiene il potere e parassita i singoli paesi, sfruttandone la forza militare e tutte le risorse statali in generale.
Mi chiedo pertanto quale possa essere l’interesse a portare avanti il progetto di una federazione europea, secondo me anzi si teme la possibilità anche remota che possa costituirsi una entità statale potente in cui si possa innescare un processo per quanto improbabile di democratizzazione. Soprattutto, a cosa servirebbe una volta che verrà approvato il TTIP? Io mi spingo fino a dire che addirittura dopo la sua approvazione, la UE si scioglierà avendo svolto la sua funzione di globalizzazione e da allora in poi potrebbe costituire soltanto un ingombro. Bastano gli stati svuotati di ogni reale potere, ma aventi la funzione di fare il lavoro sporco, lasciando alla cupola finanziaria solo vantaggi.
Credo poi che questi potenti non abbiano un piano così preciso e dettagliato, anche perchè sanno che la situazione finanziaria che hanno determinato andrà in poco tempo verso un big bang che la distruggerà. Credo piuttosto ad una logica di breve periodo, la logica dell’arraffamento di chi non vede un grande futuro.
Si può spiegare tutto ciò che l’articolo descrive così bene come finalizzato a creare uno stato di caos organizzato per cui l’ISIS viene foraggiata e nello stesso tempo bombardata con droni (ma senza esagerare…). L’ISIS ha la funzione di impersonare il male assoluto per la ferocia diomostarta verso le persone, ma addirittura anche verso il patrimonio culturale dell’umanità. Gli europei, ma non solo loro, devono essere terrorizzati ma non realmente danneggiati, in modo che riconoscano la capacità degli USA di difenderli e quindi rendere questo legame indispensabile.
Non credo enanche ad un piano esplicito riguardo alle migrazioni, mi pare che questi potenti facendo i propri interessi, creano come effetto collaterale tali danni che poi non sanno come riparare e quindi questi profughi vengono dirottati dove è possibile, fregandosene degli effetti conseguenti, ma senza tuttavia che si possa parlare di un piano prestabilito. A quanto pare, questo imporvviso flusso di siriani a distanza di così tanti anni dall’inizio del conflitto, dipenda da una scelta di Erdogan di cacciarli o comunque di sollecitarli ad andarsene dai campi in cui risiedevano già da tempo, e mi pare che Erdogan abbia assunto già da tempo un atteggiamento diciamo dialettico rispetto al potente alleato, come del resto Israele e tutte le potenze di quella regione.
La reazione della Merkel mi pare improvvisata ed alquanto pasticciata in fondo. La Merkel, essendo un po’ meno peggio dei suoi colleghi, finisce per fare una figura migliore, ma solo per si confronta con politici di quarta fila.
Mi scuso per il lungo commento, suscitato dalla corposità dell’interessante articolo.
Federico Dezzani:
Grazie per il commento.
La federazione dell’Europa, gli USE, è senza dubbio l’obbiettivo sottostante all’euro: creando un governo federale per 500 mln di persone, il controllo del continente è enne volte più facile che cooptare 28 capi di Stato e comprare 28 parlamenti. Le sanzioni a Iran e Russia non sarebbero state possibili senza UE, da cui si ricava la necessità di mantenere viva l’Unione e di federare l’eurozona: senza USE, l’euro salta presto o tardi.
Credo che il “potere” abbia strategie di potere di lungo periodo, ma è non certo infallibile nell’attuarle: il capitolo immigrazione, assieme alla famiglia ed alla morale sessuale, è certamente in cima all’agenda.
Guerra in Libia 3.0 – dalla farsa alla parodia della farsa
15 febbraio 2015 a 17:25 (Guerra al Terrore)
Tags: Cina, Consiglio di Sicurezza dell’ONU, Francia, Gentiloni, guerra in Libia, intervento armato, intervento in Libia, Isis, Libia, mafia islamista, ONU, petrolio, Russia, terrorismo islamico
Sebbene i curdi, per conto loro, senza avere un esercito regolare, siano ormai alle porte della capitale del Califfato, dimostrando così l’evanescenza della POMPATISSIMA MAREA NERA DI ISIS CHE MINACCIA LA LIBIA E L’ITALIA
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Siria-forze-curde-alle-porte-di-Raqqa-la-roccaforte-Isis-0df1ea1e-55ff-4620-8858-df4f7c3bbbd9.html
ancora una volta gli italiani si interrogano sulla bontà di un intervento militare contro i fondamentalisti islamici che sicuramente aggraverà ulteriormente le tensioni di un paese che, già ora, è dilaniato dagli scontri tra fazioni (la Libia è il terreno di scontro tra i fratelli musulmani a Tripoli e i filo-Sisi a Tobruck: in pratica la guerra civile strisciante in Egitto si combatte in Libia)
http://www.ilpost.it/2015/02/15/crisi-libia-italia/
L’Egitto già riceve annualmente 1 miliardo e 300 milioni di dollari di aiuti dagli Stati Uniti.
http://www.al-monitor.com/pulse/originals/2014/12/egypt-military-aid-obama-congress-human-rights.html#
Al-Sisi non venga a chiedere aiuto agli europei.
E’ perfettamente in grado di cavarsela per conto suo.
È verosimile che in Italia un’ampia maggioranza sia favorevole all’intervento (guerra al cancro, guerra al terrore, guerra alla droga, guerra al crimine, guerra all’anidride carbonica: la manipolazione è permanente e capillare).
Siamo intrappolati in un unico tipo di narrazione bicolore: bianco (non dobbiamo fare nulla) vs nero (dobbiamo intrvenire militarmente, subito e massicciamente).
Se il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non ci darà il benestare, i media occidentali potranno accusare Cina e Russia di essere COMPLICI DI ISIS!
YAWN
Restano i fatti:
- L’ONU chiarisce al governo italiano che la soluzione al problema ISIS in Libia sarà politica, non militare. ISIS vive di pubblicità, sono teatrali, tutto quel che fanno è pensato per avere risonanza internazionale e rafforzare il loro appeal presso giovani alienati e/o mitomani.
Invece di avere un governo che informa i suoi cittadini che lo Stato italiano se ne infischia di un branco di criminali che infangano la fede musulmana con le loro pratiche mafiose e che si fanno battere dalle donne curde, abbiamo un governo che impanica l’opinione pubblica, annuncia che mobiliterà l’esercito perché rischiamo l’invasione nera, ecc.
ISIS gongola.
L’ONU interviene e smentisce il nostro governo.
Figuraccia internazionale.
Ma siamo pur sempre messi meglio dell’Ucraina. - nessuno può portare avanti una guerra senza armi, soldi, energia, risorse umane e queste cose non crescono sugli alberi, possono essere tracciate. Quindi basterebbe tagliare le fonti di approvvigionamento (anche se sono nostri alleati). Se non lo si è fatto è per ragioni politiche, perché si vuole che la gente creda che ci sono solo due opzioni: pacifismo arrendevole o virilismo bellico;
- finora quale intervento militare è servito a sopprimere il terrorismo islamista (qualunque sia la sua origine e i suoi sponsor)? Se attacchi i terroristi in Libia si sposteranno nel Niger, nel Mali (da lì e dalla Siria sono tornati in Libia, che è casa loro), nel Ciad, nel Sudan. Dall’Iraq sono passati in Siria e poi sono rientrati in Iraq. Dall’Afghanistan sono passati in Pachistan per poi rientrare;
- gli interventi militari occidentali servono solo a creare martiri nella lotta contro il Grande Male Occidentale: l’idea di mandare oltre 5mila italiani a combattere in Libia è semplicemente folle! L’unica opzione interventista è truppe locali o comunque arabe sotto l’egida ONU e con l’appoggio aereo occidentale (non certo truppe a terra) – niente furbate come l’ultima volta, dove la missione ONU è stata tradita e vilipesa in ogni modo possibile;
- ISIS E’ UN’ORGANIZZAZIONE MAFIOSA E LA SI COMBATTE COME SI COMBATTE LA MAFIA: Jean-François Gayraud, Divorati dalla mafia. Geopolitica del terrorismo mafioso, 2015. I leader di ISIS hanno agganci nelle alte sfere e sanno che nel mondo post-petrodollaro il controllo dell’energia e dei metalli preziosi resteranno la chiave per conservare il potere: usano il denaro per reclutare gli avidi e la religione per reclutare gli idealisti. L’unica cosa da bombardare sono i pozzi petroliferi che cadono nelle loro mani (in Iraq come in Libia e in Siria: guarda caso si piazzano sempre in zone estrattive o strategiche per il passaggio di gasdotti-oleodotti);
- Continuiamo a fregarcene delle varie questioni regionali che spingono i giovani all’estremismo (tuareg nel Mali, anarchia in Libia, rivalità tra sciiti e sunniti nel Medio Oriente, disoccupazione/emarginazione);
- Quante volte dobbiamo commettere lo stesso errore prima di dire “mmmh, in effetti la guerra perpetua potrebbe essere una cazzata”?
La Francia si è rifiutata di intervenire in Libia qualche settimana fa, perché è più saggia di noi.