A proposito dello stato di salute di Hillary Clinton

La gente muore di freddo (la scoperta dell’acqua fredda)

ImpennataMorti

La verità al fine non si cela; non val simulazione. Simulazion è frustrata avanti a tanto giudice.

Leonardo da Vinci

La propaganda degli ultimi anni ha rintronato la gente con due menzogne fuori scala (più grandi sono, più la gente si convince che non possono che essere vere, perché nessuno mentirebbe così spudoratamente):

1. Dobbiamo temere il caldo, perché il caldo uccide – siamo organismi termofili, viviamo grazie al calore, il freddo è il nostro nemico principale;
2. Dobbiamo odiare la CO2 – “anidride carbonica+acqua+luce= fotosintesi clorofilliana” / “È indispensabile per la vita e per la fotosintesi delle piante” / “Le piante trasformano l’anidride carbonica in ossigeno e zuccheri e in questo modo ci forniscono l’aria che respiriamo e il cibo di cui ci nutriamo”

Come si vede, il serrismo è un’ideologia tanatofila, una dottrina che induce a venerare la morte e disprezzare la vita, nella convinzione di fare il contrario.
“Verso un mondo nuovo” è un blog per chi ama la vita e odia le menzogne.

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ghiacci artici in perfetta salute

ghiacci artici in ottima salute

 

ghiacci groenlandesi in perfetta salute

ghiacci groenlandesi in perfetta salute (ampiamente sopra la media)

ghiacci antartici sopra la media

ghiacci antartici sopra la media

 

Negli incubi succede che uno si sforzi di avvertire altre persone, di mostrare quel che dovrebbe sotto gli occhi di tutti ma che per qualche ragione non è visto.
Se sono incubi è perché questi sforzi si dimostrano inutili e non c’è alcun lieto fine.
I ghiacciai antartici e groenlandesi sono totalmente fuori pericolo, anzi sono sopra la media.
La banchisa artica è in ripresa, da diversi anni ormai.
Una persona ancora padrona dei suoi processi logici, ossia dotata di buon senso, dovrebbe concludere che 2+2=4.
Ma viviamo in un incubo e quindi non ci sarà un lieto fine. Non ci sarà la cavalleria scientifica che si ravvede e avverte le masse del pericolo incombente. Non ci sarà un’avanguardia che si fa valere e ridesta le masse. No. Le masse continueranno a bersi quel che verà offerto e apprenderanno le lezioni che devono imparare nella maniera più dolorosa, l’unica che sono in grado di assimilare.
E questo perché l’egalitarismo è una finzione. La specie umana non ha raggiunto lo stesso grado di consapevolezza, non dimora nella stessa sfera di coscienza.
Pretendere che non esistano gravissimi scarti di lucidità, curiosità, sapere, determinazione, coraggio e capacità di mettere in discussione il “senso comune” (che non è sinonimo di buon senso) potrà forse placare la voce del politicamente corretto ma è un atto di profonda immaturità, una favoletta natalizia buona per i lunghi letarghi dell’intelletto collettivo.
Viviamo in un incubo, nel deserto spirituale e cognitivo della finzione.

Sono stato così sciocco Vassili. L’uomo sarà sempre l’uomo, non esiste l’uomo nuovo. Con tanta fatica abbiamo provato a creare una società che fosse giusta, dove non ci fosse niente da invidiare al tuo compagno. Ma ci sarà sempre qualcosa da invidiare: un sorriso, un’amicizia, qualcosa che non hai e di cui ti vuoi appropiare. In questo mondo, perfino nel mondo sovietico, ci saranno sempre i ricchi e i poveri. Ricchi di talento, poveri di talento. Ricchi di amore, poveri di amore.
Danilov rivolgendosi a Vassili – da “Il nemico alle porte”, 2001
https://www.facebook.com/mediaskopia/

Cos’è la psicopatia?

“I tratti che caratterizzano la personalità psicopatica — egocentrismo, impulsività, irresponsabilità, tendenza alla manipolazione e mancanza di empatia — appaiono legati a differenze sia strutturali che funzionali nelle aree cerebrali che modulano le emozioni e i comportamenti sociali” (Le Scienze, “Le alterazioni del cervello psicopatico”, 24 novembre 2011)

“I tratti che caratterizzano la personalità psicopatica — egocentrismo, impulsività, irresponsabilità, tendenza alla manipolazione e mancanza di empatia — appaiono legati a differenze sia strutturali che funzionali nelle aree cerebrali che modulano le emozioni e i comportamenti sociali” (Le Scienze, “Le alterazioni del cervello psicopatico”, 24 novembre 2011)

Gli psicopatici sono camaleontici, manipolatori, tendono a vedere nel prossimo una preda e in ciò che li circonda un mezzo e non un fine, sono guidati dalla necessità di dominare gli altri in un modo o nell’altro e di accumulare, ingoiare, spinti da un appetito inestinguibile…

Il resto dell’articolo (max 3 minuti di lettura) lo potete leggere su MEDIUM
https://medium.com/@stefano_fait/fenomenologia-della-psicopatia-39e0301711bc#.f8s6nkuir

Italiani, pensate alla salute, boicottate la produzione agricola trentina non bio!

Con questo regolamento la Provincia ha svenduto la nostra salute, economia, ambiente e qualità della vita alle lobby dell’agricoltura industriale (in forte crisi economica) e alle multinazionali che producono e vendono pesticidi. Il nuovo assessore alla salute Luca Zeni ha anche demolito il faticoso cammino che noi come Cds Val di Non avevamo intrapreso con le istituzioni, grazie alla disponibilità del precedente assessore Donata Borgonovo Re, per riequilibrare il rapporto tra agricoltura e società.

Zeni non ha nemmeno tenuto minimamente conto che la misura più votata dai cittadini per migliorare la salute, nel recente e partecipato sondaggio previsto dal piano della salute provinciale, era quella di eliminare i pesticidi».
http://www.ladige.it/news/politica/2015/09/05/pesticidi-comitato-furioso-zeni-riforma-pessima-salute-svenduta

Parkinson, in provincia 1.300 malati. Percentuale doppia rispetto alla media nazionale. E con dei picchi in val di Non: da valutare la correlazione con i pesticidi

http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2015/08/11/news/parkinson-in-provincia-1-300-malati-1.11922836

la Provincia di Trento risulta essere la seconda realtà con la maggior quantità di principi attivi su superficie agricola con i suoi 10,2 chili per ettaro: Molto più del doppio della Provincia di Bolzano (che si ferma a 3,8 chili per ettaro) e della media italiana (4,8 chili per ettaro).

http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2015/09/06/news/fitofarmaci-trentino-bocciato-1.12048141

La Val di Non rappresenta in Italia la punta avanzata di un movimento che in varie regioni ad agricoltura chimica intensiva si batte contro la contaminazione con veleni chimici delle abitazioni e di chi ci abita come conseguenza della deriva dei trattamenti con pesticidi
http://www.ruralpini.it/pesticidi%2809.01.15%29-Val-di-Non-No-pesticidi.html

Nella sua seduta del 7 e 8 gennaio, il consiglio comunale di Malles (provincia di Bolzano) aveva all’ordine del giorno un punto in sè piuttosto semplice: rendere concreta la volontá della popolazione chiaramente espressa nel referendum antipesticidi. 2.377 cittadini, il 75,68 per cento degli aventi diritto al voto, si erano espressi in tal senso. Una maggioranza schiacciante. Ma il consiglio di Malles ha votato contro l’introduzione nel nuovo statuto comunale del divieto dell’uso dei pesticidi, andando in direzione diametralmente opposta alla volontà dei propri cittadini e dello stesso sindaco
http://altoadige.gelocal.it/bolzano/cronaca/2015/01/10/news/malles-referendum-bloccato-1.10644013

Color Run? Dipende

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Il senso del post NON è “boicottate la Color Run”, bensì fate una seria analisi costi-benefici se di base soffrite delle affezioni elencate sotto (o se volete partecipare con dei bambini sotto una certa età) e poi decidete.
Chi è in salute vada pure, l’iniziativa è allegra.
Preferirei però che uno dei target del marketing non fossero le mamme con bambini piccoli. Nulla di male nel voler generare profitti, però non a qualunque costo (per gli altri).

Ogni volta che sento che si organizza una Color Run mi faccio la stessa domanda: migliaia di persone fanno la fila e pagano non poco (oltre 20 euro, se non erro e, sempre non erro, solo una minuscola percentuale va in beneficenza) per poter correre in una sauna (es. Trento in estate), facendosi coprire da e inalando coloranti e brillantini (misti a sudore) che, stando a quanto comunicano gli stessi organizzatori a chi li consulta, possono causare irritazioni alle vie respiratorie, arrossamento degli occhi, gonfiori, dermatiti: “gli effetti sono potenzialmente reversibili” – “è improbabile che respirare piccole quantità di queste sostanze sia nocivo”.

Il tempo di esposizione è di circa un’ora per i concorrenti e di 2 ore per i volontari (le persone più a rischio) e chiunque abbia partecipato o abbia visto un video sa che non si tratta di “piccole quantità”.

Credo sia lecito sconsigliarlo a bambini e persone che soffrono di allergie/asma/affezioni cutanee  e alle vie respiratorie.

Se pensate di partecipare alla prossima edizione fate, come detto, un’attenta analisi costi-benefici, magari informandovi da chi ha problemi analoghi ai vostri e ha già partecipato all’evento.
Se un centinaio di persone deciderà di non partecipare la manifestazione andrà avanti lo stesso (16000 iscritti solo a Trento) e l’azienda che la organizza continuerà a macinare profitti: tutti saranno contenti e va bene così.

FONTI

http://younghygienist.com/2014/05/26/the-colorrun-results-are-in-so-is-it-hazardous-to-your-health/
http://younghygienist.com/2014/05/08/is-the-colorrun-hazardous-to-your-health/

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A proposito di un articolo sulle scie chimiche apparso sul Trentino

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Articolo diverso da quello incriminato


L’Illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessa è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell’Illuminismo
.
Immanuel Kant, 1784

Tutte le verità passano attraverso tre stadi. Primo: vengono ridicolizzate; secondo: vengono violentemente contestate; terzo: vengono accettate dandole come evidenti.
Arthur Schopenhauer

 

Oggi il Trentino ha pubblicato un intervento di Stefano Oss, fisico ad UNITN, contro l’ipotesi “complottista” delle scie chimiche.

Io ho letto pochissimo di scie chimiche e non ho mai espresso pareri in materia perché non mi sento all’altezza di farlo.
Sono conscio della mia ignoranza.

Però quel poco che ho letto, quel che ho osservato in questi anni e la colloquialità derisoria dell’articolo di Oss mi inducono a pensare che quest’ultimo non conosca le tesi “complottiste” in questo ambito e che perciò non sia consapevole della sua impreparazione.

Ha semplicemente deciso aprioristicamente che la geoingegneria è una cazzata anche se rispettabilissimi giornalisti e storici ne hanno documentato la storia, che inizia circa un secolo fa e ha un passato militare molto evidente e incontestabile in Vietnam, per esempio.
Il Guardian è un quotidiano complottista?
http://www.theguardian.com/us-news/shortcuts/2015/feb/16/can-the-cia-weaponise-the-weather-geoengineering
Universe Today è un sito complottista?
http://www.universetoday.com/15189/when-cloud-seeding-goes-wrong-cement-chunk-falls-from-the-sky/
La CBS (uno dei maggiori network televisivi USA) è un’organizzazione complottista?
http://minnesota.cbslocal.com/2015/02/16/laurens-science-corner-weather-as-a-weapon/
Il Los Angeles Times?
http://articles.latimes.com/2009/dec/08/world/la-fg-moscow-snow8-2009dec08

Un altro tema “complottista” – l’inquinamento elettromagnetico da wi-fi – ora è diventato scienza mainstream.
Il Wi-Fi è pericoloso per la salute secondo questi studiosi e accademici di primo rango che hanno firmato un appello rivolto all’Organizzazione Mondiale per la Salute
http://www.emfscientist.org/index.php/science-policy/expert-emf-scientist-quotations

 

 

#StopEbolaNow – Sommersi o Salvati? Le conseguenze della prima crisi planetaria dalla Z di Zaire alla A di Alesina

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Com’è accaduto? Di chi è la colpa? Sicuramente ci sono alcuni più responsabili di altri che dovranno rispondere di tutto ciò; ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate il colpevole… non c’è che da guardarsi allo specchio. Io so perché l’avete fatto: so che avevate paura, e chi non ne avrebbe avuta? Guerre, terrore, malattie: c’era una quantità enorme di problemi, una macchinazione diabolica atta a corrompere la vostra ragione e a privarvi del vostro buon senso. La paura si è impadronita di voi e il caos mentale ha fatto sì che vi rivolgeste all’attuale Alto Cancelliere: Adam Sutler. Vi ha promesso ordine e pace in cambio del vostro silenzioso obbediente consenso.
V per Vendetta

A livello globale, la risposta della comunità internazionale è quasi zero. I leader in Occidente stanno discutendo della loro sicurezza e facendo cose come interrompere il traffico aereo. E non aiutano nessun altro.

Brice de la Vigne, direttore delle operazioni di Medici Senza Frontiere, 19 agosto 2014

A giorni Ebola esploderà come una bomba. Possiamo aspettarci una situazione drammatica. Se l’Onu non si muove sarà una vera catastrofe. MSF è allo stremo, non abbiamo più risorse per affrontare il problema.

Lorenzo De Filippi, presidente MSF Italia, 23 agosto 2014

Questa epidemia è senza precedenti, assolutamente fuori controllo e la situazione non fa che peggiorare, per cui si sta nuovamente estendendo, soprattutto in Liberia e Sierra leone, con focolai molto importanti. Se la situazione non migliora abbastanza rapidamente, c’è il rischio reale di vedere nuovi paesi colpiti. Non si può escludere, ma è difficile da prevedere, perché non abbiamo mai visto una tale epidemia.

Bart Janssens, direttore di Medici Senza Frontiere, 30 luglio 2014

Il peggio potrebbe ancora arrivare. L’allarme è concreto e la situazione fuori controllo.

Saverio Bellizzi, ematologo di Medici Senza Frontiere, 9 agosto 2014

Il fatto che tanti operatori sanitari si siano ammalati aumenta ansia e paure: se anche loro sono stati colpiti dal virus, che chance ha la popolazione inerme?…In alcune zone gli ospedali sono considerati degli incubatori di infezione [e vengono] evitati dai pazienti con qualsiasi tipo di malattia, riducendo i livelli generali di assistenza sanitaria

Ebola, allarme Oms: «Strage di medici eroi. Già più di 120 morti», il Messaggero, 26 agosto 2014.

Nessuno sta dicendo che questo ceppo di Ebola si trasmette per via aerea tra gli esseri umani, o che può essere trasmesso prima che i pazienti siano sintomatici. Piuttosto, alcuni di noi stanno facendo notare che questo ceppo ha sfidato misure e protocolli prestabiliti per prevenire la trasmissione e che hanno avuto successo nelle epidemie precedenti. Se le ipotesi sulle modalità di trasmissione che stanno guidando gli sforzi per contenere e porre fine al contagio devono adattarsi a questo particolare ceppo, sarà meglio rivisitarle adesso…Aggrapparsi a dei preconcetti in relazione all’ultimo contagio di un virus noto per la sua capacità di mutare può essere fuorviante, ha avvertito la direttrice dell’OMS Margaret Chan: “mutazioni e adattamento costanti sono i meccanismi di sopravvivenza dei virus e di altri microbi. Non dobbiamo concedere a questo virus opportunità di sorprenderci nuovamente”.

Rebecca Buckwalter-Poza, Why Aren’t Previously Successful Methods Used to Stop Ebola Working Against This New Strain?”, Pacific Standard, 4 agosto 2014

Cinque co-autori del più recente studio su Ebola sono stati uccisi dal virus prima che la loro ricerca fosse pubblicata. Ciò pone in evidenza gli enormi rischi assunti da coloro che lavorano per combattere la sua diffusione.

The Independent, 30 agosto 2014

Per essere infettati da Ebola occorre un contatto davvero stretto. Dunque, stare semplicemente su un autobus con qualcuno che ha l’Ebola non è un problema. Il virus non si trasmette con le goccioline di saliva. Dunque in teoria sarebbe davvero semplice da contenere.

Peter Piot, direttore della London School of Hygiene and Tropical Medicine, scopritore del virus

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Se Piot o Massimo Galli avessero ragione, oltre 240 tra medici e infermierimolti, tra i medici, avevano già avuto a che fare con epidemie di Ebola, senza ammalarsi – NON avrebbero contratto il virus e più della metà NON ci avrebbe lasciato la pelle (dati OMS).

Alcuni di loro figuravano tra i massimi specialisti mondiali e usavano tute BL3 (il massimo livello di sicurezza è Bio-Safety Level 4, quasi certamente l’unico equipaggiamento che può fermare Ebola con certezza).

10 membri dello staff sanitario che ha accudito il medico americano Patrick Sawyer (morto di Ebola) durante la sua quarantena hanno contratto il morbo. Difficile credere che ci sia stato scambio di fluidi – a quel livello di competenza ed attenzione –, in ben dieci casi. Cinque di loro sono morti, inclusa l’endocrinologa Ameyo Stella Adadevoh.

E che dire dell’epidemiologo senegalese infettato in un laboratorio dell’OMS in Sierra Leone?

Kent Brantly, il medico “miracolato”, ha contratto Ebola pur avendo seguito rigorosamente le linee guida del Center for Disease Control and Prevention di Atlanta, tanto che all’intervistatore ha risposto: “non ho ancora capito come me lo sono preso” [Brantly says he isn’t sure how he got infected. He’s certain he didn’t violate any safety guidelines, American Doctor Sick With Ebola Now Fighting For His Life].

L’OMS parla di strage di personale sanitario «senza precedenti».

Come se la spiegano Piot e Galli?

Ebola non si trasmette per via aerea come un’influenza (e speriamo che ciò non accada mai), altrimenti i numeri sarebbero molto ma molto più grandi. Tuttavia, sfortunatamente, è assai probabile che siano in errore riguardo all’aerosol (Piot non è nuovo alle gravissime sottovalutazioni).

Ebola, o almeno questo ceppo di Ebola, non si comporta come l’HIV o la rabbia e si trasmette anche per prossimità, non solo per contatto.

La stessa Organizzazione Mondiale per la Sanità lo sa da tempo, dato che nelle sue linee guida sull’Ebola e Marburg del 2008 raccomanda di usare respiratori per evitare gli aerosol (particelle liquide sospese nell’aria) (Interim Infection Control Recommendations for Care of Patients with Suspected or Confirmed Filovirus (Ebola, Marburg) Haemorrhagic Fever) e nel 2014 richiede ai medici di mantenere una distanza di sicurezza di un metro e ad usare un respiratore in caso di paziente che tossisce (pp. 5 e 7 di “Interim Infection Prevention and Control Guidance for Care of Patients with Suspected or Confirmed Filovirus Haemorrhagic Fever in Health-Care Settings, with Focus on Ebola”.

Non ha senso escludere a priori il contagio tramite aerosol (Growing concerns over ‘in the air’ transmission of Ebola, BBC, novembre 2012).

Le decine di contagi occorsi a persone dotato di tute anticontagio fanno sospettare che la trasmissione riguardi anche umani che tossiscono, sudano, vomitano copiosamente.

Se Piot è contento di sedere nello stesso autobus con dei malati di Ebola, faccia pure. Io eviterei.

È chiaro che la trasmissibilità è elevatissima e la distinzione tra “via aerea” e “aerosol” resta importante, ma non è più decisiva.

Continuare a negarlo serve solo a placare le proprie ansie non ad alterare la realtà: il prezzo da pagare per queste omissioni sarà catastroficamente salato.

La trasmissione avviene quasi certamente anche con le goccioline di saliva e con il sudore (aerosolizzazione) e, come se ciò non bastasse, il virus resta attivo nella forma di aerosol anche a distanza di 1 ora, sopravvive sulla plastica e sul vetro da molti giorni a diverse settimane a temperatura ambiente e al fresco (4°C), e indefinitamente a – 70°C o per liofilizzazione (“Piercy T.J. et al. The survival of filoviruses in liquids, on solid substrates and in a dynamic aerosol”, Journal of applied microbiology 109.5 (2010): 1531-1539; Lever et al. “Lethality and pathogenesis of airborne infection with filoviruses in A129 α/β -/- interferon receptor-deficient mice”, Journal of Medical Microbiology 2012;61(Pt 1): 8-15; Twenhafel NA et al., “Pathology of experimental aerosol Zaire ebolavirus infection in rhesus macaques”, Veterinary Pathology 2013; 50(3): 514-529; Reed DS1, Lackemeyer MG, Garza NL, Sullivan LJ, Nichols DK. “Aerosol exposure to Zaire ebolavirus in three nonhuman primate species: differences in disease course and clinical pathology”, Microbes and Infection 2011;13(11):930-936).

Questo significa che i colpi di tosse di un malato di Ebola possono infettare una porzione di stanza per ore in virtù della sospensione delle goccioline in aerosol e possono infettare una penna, un bicchiere, una parete, una maniglia, una carta di credito, ecc. Chi tocca questi oggetti e poi gli occhi o il cibo che consuma contrarrà quasi certamente il virus.

È già stato dimostrato che Ebola si trasmette anche senza un contatto diretto contatto tra macachi (Transmission of Ebola virus (Zaire strain) to uninfected control monkeys in a biocontainment laboratory, The Lancet, Volume 346, Issue 8991, Pages 1669 – 1671, 30 December 1995; Lethal experimental infections of rhesus monkeys by aerosolized Ebola virus, Int. J. Exp. Path. (1995), 76, 227-236) e tra macachi e maiali (Transmission of Ebola virus from pigs to non-human primates, Nature, 15 November 2012).

Il vomito, la diarrea, il muco, la saliva degli sputi, l’abbondante sudorazione, le emorragie: sono tutte sorgenti di aerosolizzazione del virus. La tubercolosi si diffonde allo stesso modo ma Ebola è una macchina di auto-propagazione efficientissima e usa tutti questi veicoli, al “meglio”, specialmente nel suo stadio terminale, dove si aggiungono le convulsioni e le emorragie diffuse. Secondo la Public Health Agency del Canada sono sufficienti pochissimi agenti virali aerosolizzati (da 1 a 10) per trasmettere Ebola: l’aerosolizzazione è un veicolo più che adeguato alla bisogna del virus. Un solo agente che arriva nel cavo orale o negli occhi di qualcuno ed Ebola può effettuare il trasbordo.

Ritengo sia estremamente urgente esaminare la possibilità che le modalità di trasmissione possano essere compatibili con quelle dei norovirus (che non contagiano per via aerea come l’influenza, ma restano altamente infettivi):

Il virus è altamente infettivo e bastano 10 particelle virali a dare vita a un’infezione. Data la loro persistenza nell’ambiente, che permette una loro replicazione e diffusione anche per due settimane dopo l’infezione iniziale, i norovirus sono difficili da controllare ed è quindi necessario applicare rigorose misure sanitarie per prevenirli e contenerli. La trasmissione avviene direttamente da persona a persona, per via orofecale o via aerosol, oppure tramite acqua o cibo infetti, ma anche per contatto con superfici contaminate. I norovirus sono piuttosto resistenti nell’ambiente, sopravvivono a temperature sopra i 60° C e anche in presenza di cloro, normalmente utilizzato per disinfettare le acque potabili. Inoltre, rimangono nelle feci delle persone infette per almeno 72 ore dopo la guarigione (Norovirus, Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute)

In quel caso siamo in grossissimi guai, perché le strutture ospedaliere occidentali hanno dimostrato di non essere in grado di reggere l’impatto dei norovirus, che pure sono scarsamente letali (Norovirus ‘crisis’ at Royal Cornwall Hospital, 6 marzo 2013).

Ciò a cui stiamo assistendo in Africa occidentale è innegabilmente senza precedenti nella storia di Ebola.

Non ha senso incolpare l’inadeguatezza delle strutture sanitarie locali. In tutti precedenti contagi la situazione era del tutto identica (es. Uganda), ma non si è verificato nulla di anche lontanamente paragonabile.

Dopo Sierra Leone, Guinea, Liberia e Nigeria, Ebola ha raggiunto il distintissimo e popoloso Congo (pare sia un diverso ceppo, indipendente). Si parla di coincidenza, ma è una coincidenza davvero singolare. Magari è davvero così. Ma se su questo pianeta, in questi anni, c’è un terreno fertile per sviluppare Ebola, allora la faccenda diventa ancora più complicata.

Le morti accertate hanno raggiunto (superato?) la soglia di 1500, ma quelle effettive sono certamente molte di più, dato che un numero crescente di famiglie di malati nasconde i propri cari e li seppellisce clandestinamente, senza segnalarli alle autorità, per evitare lo stigma e per diffidenza.

Il tasso di mortalità è attualmente di poco superiore al 50%, un dato storicamente basso rispetto alla media di Ebola, ma il suo tasso di morbilità è molto superiore a quelli precedenti, per questo sta comunque uccidendo molte più persone.

Ciò può essere dovuto al fatto che questa variante è mutata per diventare più efficace, il tratto caratteristico di agenti patogeni in evoluzione.

EVOLUZIONE DELL’EPIDEMIA

Medici Senza Frontiere aveva ottimisticamente stimato che in meno di un anno sarebbe stato possibile bloccare l’epidemia. Però le popolazioni delle nazioni colpite ora ammontano a 250 milioni di persone e, di questo passo, se il virus si trasmette così facilmente o se dovesse mutare, e se l’opera di contenimento non funzionasse, entro un paio di anni quasi ogni persona del pianeta potrebbe scoprire se fa parte della metà dei sommersi o della metà dei salvati.

Questa è una possibile progressione del contagio.

Mar, 2014 – Infetti: 104 Decessi: 62
Apr, 2014 – Infetti: 194 Decessi: 116
Mag, 2014 – Infetti: 360 Decessi: 216
Giu, 2014 – Infetti: 670 Decessi: 402
Lug, 2014 – Infetti: 1.247 Decessi: 748
Ago, 2014 – Infetti: 2.319 Decessi: 1.391 (in realtà al 25 agosto eravamo già a 2615/1427, tra quelli accertati)
Set, 2014 – Infetti: 4.313 Decessi: 2.588
Ott, 2014 – Infetti: 8.022 Decessi: 4.813
Nov, 2014 – Infetti: 14.921 Decessi: 8.953
Dic, 2014 – Infetti: 27.753 Decessi: 16.652
Gen, 2015 – Infetti: 51.621 Decessi: 30.973
Feb, 2015 – Infetti: 96.016 Decessi: 57.610
Mar, 2015 – Infetti: 178.590 Decessi: 107.154
Apr, 2015 – Infetti: 332.177 Decessi: 199.306
Mag, 2015 – Infetti: 617.849 Decessi: 370.709
Giu, 2015 – Infetti: 1.149.199 Decessi: 689.519
Lug, 2015 – Infetti: 2.137.510 Decessi: 1.282.506
Ago, 2015 – Infetti: 3.975.768 Decessi: 2.385.461
Set, 2015 – Infetti: 7.394.928 Decessi: 4.436.957
Ott, 2015 – Infetti: 13.754.567 Decessi: 8.252.740
Nov, 2015 – Infetti: 25.583.494 Decessi: 15.350.096
Dic, 2015 – Infetti: 47.585.299 Decessi: 28.551.179
Gen, 2016 – Infetti: 88.508.656 Decessi: 53.105.193
Feb, 2016 – Infetti: 164.626.099 Decessi: 98.775.660
Mar, 2016 – Infetti: 306.204.545 Decessi: 183.722.727
Apr, 2016 – Infetti: 569.540.453 Decessi: 341.724.272
Mag, 2016 – Infetti: 1.059.345.243 Decessi: 635.607.146
Giu, 2016 – Infetti: 1.970.382.153 Decessi: 1.182.229.292
Lug, 2016 – Infetti: 3.664.910.804 Decessi: 2.198.946.482
Ago, 2016 – Infetti: 6.816.734.096 Decessi: 4.090.040.457

Non è un Ebola come gli altri e non è vero che non ha le carte in regola per diventare una pandemia globale.

Uccidendo “solo” il 50-60% delle persone affette e grazie al periodo relativamente lungo di incubazione (prima di 11 giorni non si manifestano i sintomi) ha la possibilità di arrivare ovunque, prima di esaurire il suo corso. Diffondendosi, il virus potrebbe sviluppare delle mutazioni imprevedibili. Questo ceppo è meno ingordo degli altri e quindi molto più efficiente. È come uno psicopatico che ha imparato ad integrarsi nella società e quindi causa molti più danni, perché è difficile sgamarlo.

Non si capisce perché l’OMS abbia dichiarato che interrompere i voli da e verso le località affetta da Ebola sia ingiustificato, pur riconoscendo che ogni città con un aeroporto internazionale è a rischio. Bloccare il traffico aereo è l’unica maniera per aiutare a contenere l’espansione del virus.

Tra l’altro non è da escludere che possano esistere portatori sani del virus, ossia persone che non manifestano i sintomi, proprio come Mary tifoide.

In nome del principio di precauzione e tenuto conto della non-linearità di questo fenomeno, non c’è alcuna vantaggio nel prendere per buono lo scenario ideale, quello degli assunti standard fondati su pochi decenni di esperienza, per non seminare il panico, quando i dati sul campo e sperimentali già citati differiscono drammaticamente e li confutano clamorosamente.

Stiamo parlando di virus, cioè di vere e proprie macchine evolutive, capaci di evolvere più rapidamente di qualsiasi organismo noto (non sono neppure considerati degli esseri viventi: assomigliano più a delle macchine parassitarie). Perciò l’unica cosa che importa per prendere delle decisioni è che il potenziale per acquisire le caratteristiche di un norovirus (per ricombinazione) esista (The Scariest Virus: Ebola Is Back, and It’s Worse Than Ever, Pacific Standard).

Senza un intervento deciso e rapido a livello globale rischiamo di assistere alla più enorme moria di esseri umani della storia.

Questo virus ha la capacità di spazzare via oltre la metà dell’umanità e quindi l’atteggiamento migliore è quello di chi prende tutte le precauzioni possibili, a prescindere, perché non possiamo permetterci di sbagliare.

EBOLA E IL VILLAGGIO GLOBALE

Oltre 6 mesi di inazione: potevamo inviare tende, letti, tute isolanti, guanti, maschere, apparecchiature, elicotteri, ambulanze, inceneritori, disinfettanti, cibo, capitali/donazioni, personale. Tutte cose chieste da Medici Senza Frontiere e mai ricevute. Il mondo sta ignorando l’Africa a suo discapito. Non esistono una fortezza America, una fortezza Europa o una fortezza Giappone in grado di tenere lontano Ebola. Il morbo doveva essere schiacciato subito, con l’aiuto di tutti. Non saranno solo i neri a morire come le mosche, se non li aiutiamo adesso e prendiamo questa crisi sul serio, ossia come una crisi planetaria e non regionale. Viviamo sullo stesso pianeta e fregarsene dei vicini può risultare letale per noi stessi. Siamo tutti sulla stessa barca, nello stesso villaggio globale e siamo una grande famiglia, che ci piaccia o no: questa volta non possiamo infischiarcene come abbiamo fatto col Ruanda e con il Congo. La punizione sarebbe (sarà?) terribile.

Cina e Cuba hanno mandato personale medico, equipaggiamento e soldi. L’Europa?

Stiamo spendendo cifre galattiche per la “guerra al terrore” quando l’unica vera guerra da combattere sarebbe quella per il contenimento e soppressione di Ebola.

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EBOLA E LA PESTE NERA

Se la teoria della peste come virus del tipo Ebola è corretta, allora il mondo potrebbe essere a rischio pandemico

Julia Paoli, Could the Black Death Actually Have Been an Ebola-like Virus? Nature

…due ricercatori dell’ università di Liverpool, Susan Scott e Christopher Duncan, autori del saggio Biology of Plagues pubblicato dalla Cambridge University Press. La loro tesi è che la peste del 1347-48, quella descritta dal Boccaccio nel Decamerone, e le pesti successive, fino a quella del 1630-31 descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi, non furono pesti vere, cioè malattie epidemico-contagiose dovute – come fin qui s’è creduto – al bacillo denominato Yersinia pestis in onore del suo scopritore, il medico svizzero Alexandre Yersin che ne dimostrò la presenza nel materiale infetto durante l’epidemia di Hong-Kong del 1894. Le tesi, rivoluzionaria, è fondata su criteri clinici e su rilievi di epidemiologia, biologia molecolare e modellistica informatica. Essa colloca «il quadro delle pesti europee in una nuova cornice». Anzitutto ricordiamo che, com’è noto, la peste arrivò in Europa dall’Asia per la via del mare: entrò da Sud, dalla Sicilia, recata da navi genovesi importanti grano dalle terre bagnate dal Mar Nero, e dall’ Italia dilagò a macchia d’ olio nel continente fino all’ Inghilterra e ai Paesi scandinavi. Fu un’immane moria, che stroncò le vite di 30 milioni di europei (su una popolazione complessiva di 100 milioni). Clinicamente la malattia fu caratterizzata da febbre alta, fetore corporeo, sbocchi di sangue, macchie emorragiche sulla pelle, tumefazioni ghiandolari (bubboni): un quadro, affermano Scott e Duncan, che non è affatto specifico della peste da bacillo di Yersin, ma è proprio di altre malattie, del passato e del presente, che ebbero o hanno caratteristiche analoghe e analogo decorso iperacuto con esordio improvviso. Si tratta di malattie vecchie e nuove come l’ influenza «spagnola» del 1918, l’Aids prima maniera, la malattia da virus Ebola: malattie, come si vede, non bacillari, ma virali. La peste che esordì in Europa nel basso Medioevo fu dunque dovuta a un virus? Di quella peste il Boccaccio e i testimoni coevi – medici e cronisti – descrivono l’andamento repentino, i decessi fulminei, i contagi immediati (cioè i contatti apparentemente da uomo a uomo). Non si parla né di topi (ospiti di prima scelta del bacillo di Yersin) né di pulci (vettrici del bacillo); si pensò che tale omissione fosse dovuta al fatto che pulci e topi erano una presenza quasi fisiologica in una società, come quella medievale, a corto d’igiene individuale e collettiva. Ma, rilevano i due attenti ricercatori di Liverpool, il topo marrone fece la sua comparsa in Europa mezzo secolo dopo la scomparsa spontanea della peste (che essi datano intorno al 1670). E d’altra parte il rapidissimo propagarsi dell’ epidemia come avrebbe potuto essere compatibile con un contagio murino, mediato da topi certamente ostacolati nei loro percorsi dalle barriere naturali dei fiumi, dei monti, dei mari? Il contagio, si afferma, non poté che essere interumano, trasmesso dall’ uomo all’ uomo attraverso le vie di comunicazione transfluviali, transmarine, transalpine….

Giorgio Cosmacini, Boccaccio e Manzoni: Non fu vera peste, Corriere della Sera, 28 agosto 2002

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I guai che potremmo dover affrontare potrebbero essere paragonabili a quelli di chi è incorso nella Peste di Giustiniano o nella Peste Nera, che erano virus del tipo Ebola, non certo batteri (Biology of Plagues: Evidence from Historical Populations, by Susan Scott and Christopher J. Duncan; Stefano Fait, Le ebole, la peste, la Crimea e il gene Ccr5).

Duncan e Scott hanno passato in rassegna la sintomatologia e le ipotesi sull’eziologia delle cronache dei tempi della Peste Nera, scoprendo importanti corrispondenze con la Spagnola, il virus del Nilo occidentale e, ancora più stringenti, con Ebola.

I testi dell’epoca parlano di febbri repentine, seguite da morti altrettanto repentine, con i vasi sanguigni che esplodono, organi interni che si dissolvono e vomito di materia nerastra.

Cosa fecero i nostri avi, per salvarsi, stante il fatto che non erano in grado di rinvenire delle cure? Misero in quarantena i malati e si rinchiusero tra le mura (come fece Milano, che infatti si salvò: ora sarebbe impossibile).

Queste misure funzionarono e il loro successo dimostra che i ratti non avevano alcun ruolo nel contagio, dato che sarebbe stato impossibile far rispettare loro la quarantena.

La buona notizia è che qualcuno, in Europa, ha la possibilità di scamparla anche grazie alle precedenti pestilenze: “Se il dieci per cento degli europei è immune al virus dell’Hiv, ciò è dovuto alle epidemie che si diffusero nel continente in epoche passate….si trattava di epidemie di una febbre emorragica virale e letale che utilizzava il gene Ccr5 per penetrare nel sistema immunitario (v. mutazione CCR5-delta 32). Avvalendosi di modelli computerizzati, i due ricercatori hanno dimostrato come il manifestarsi di questa malattia nel corso della storia abbia fornito la pressione selettiva necessaria – offrendo semplicemente protezione da una morte altrimenti certa – a far aumentare la frequenza di questa mutazione genetica da 1 caso su 20.000 all’epoca della “morte nera”, nel 1347, ai valori odierni di 1 caso su 10. “L’epidemia emorragica non scomparve dopo la grande peste di Londra del 1665-66, ma continuò a dilagare in Svezia, a Copenaghen, in Russia, in Polonia e in Ungheria fino al 1800″, ha concluso il professor Duncan. “Il perdurare dell’epidemia emorragica ha determinato il protrarsi della pressione selettiva sulla [mutazione genetica] ed è per questo che oggi essa si riscontra con la massima frequenza in Scandinavia e in Russia”.

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CONSEGUENZE DI UNA PANDEMIA DI EBOLA PARAGONABILE ALLA PESTE NERA

La peste nera nel Medioevo ha ucciso fino a un terzo della popolazione europea eppure, per chi è sopravvissuto, ha avuto degli effetti positivi. La morte non ha fatto distinzioni tra poveri e ricchi, così i superstiti si sono trovati in possesso di terreni e ricchezze, un’imprevedibile prosperità che, gettata sul mercato da molti di quelli che non riuscivano più a dare un senso alla loro esistenza di miracolati, alimentò un grande boom economico.

Al giorno d’oggi, oltre alla fine dell’austerità e dell’indebitamento (chi riscuoterà?), una nuova peste nera porrebbe fine alla questione demografica, al problema dell’inquinamento di qualunque origine, alla scarsità d’acqua, al depauperamento della fauna ittica, alla deforestazione.

Ci potrebbero però essere anche disastrose conseguenze anche per l’ecosfera (lo preciso per gli animalisti misantropi che dovessero gongolare).

Ad ogni buon conto, è verosimile che l’umanità sia in grado di mettere da parte le divisioni, smetterla di cercare capri espiatori, sbarazzarsi degli psicopatici (senza eliminarli fisicamente) e diventare realmente una grande famiglia, una squadra unita dalla necessità di cavarsela durante e dopo il contagio (specialmente in caso di glaciazione).

Forse, allora, finalmente, si troverà il modo di ostracizzare le personalità psico-sociopatiche, evitando così che ci portino alla rovina.

Se però l’umanità non saprà fare l’indispensabile salto di qualità morale-spirituale, ci ritroveremo nell’eterno ciclo della competizione sfrenata e del bieco sfruttamento dei molti da parte dei pochi che sembra piacere molto ad Alberto Alesina:

Sterminando quasi un terzo della popolazione europea, la peste del XIV secolo ruppe quell’equilibrio fra crescita della produzione e crescita demografica che aveva lasciato quasi invariati per secoli gli standard di vita. Dando maggior valore al lavoro e opportunità di impiego anche alle donne, l’epidemia ridusse stabilmente la natalità, almeno nelle regioni protestanti, rendendo possibile l’accumulazione di capitale…A sostenerlo è Alberto Alesina, economista italiano che insegna alla Harvard University, in un articolo pubblicato su “Science” (“Come la Peste Nera favorì lo sviluppo del capitalismo”, Le Scienze).

Non diventate vegetariani solo per star meglio, è una sciocchezza

 

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

 

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Diabete e malattie cardiovascolari causate da dieta ricca di carboidrati, non di grassi.

Study: Doubling saturated fat in the diet does not increase saturated fat in blood

Brittanie Volk, Laura Kunces, Brian Kupchak, Catherine Saenz, Juan Artistizabal and Maria Luz Fernandez of the University of Connecticut; Daniel Freidenreich, Richard Bruno, Carl Maresh and William Kraemer of Ohio State’s Department of Human Sciences; and Stephen Phinney of the University of California, Davis.
http://www.eurekalert.org/pub_releases/2014-11/osu-sds111814.php

Anne Hathaway e Bill Clinton hanno abbandonato la dieta vegana per abbracciare quella paleo perché erano privi di energie, non stavano bene e ingrassavano.

esperimento: cosa succede se per 2 mesi uno consuma solo cibi considerati sani, quelli che le mamme danno ai bambini, quelli che le nostre medaglie d’oro sportive promuovono nelle pubblicità in TV?
Un disastro a livello corporeo e neurologico

*****

In genere gli studi nutrizionali sono di natura epidemiologica, non clinica (molto più rigorosa, precisa e affidabile).

Un studio CLINICO dell’Università di Graz su 1320 soggetti, che è parte di una più ampia ricerca europea sulla salute e l’alimentazione e che ha tenuto conto delle variabili “fumatore” e “fisicamente attivo”, conclude che i vegetariani si ammalano più spesso e hanno una qualità della vita inferiore rispetto ai carnivori. È più probabile che soffrano di cardiopatie e disturbi psichici e che sviluppino tumori. Di conseguenza rappresentano un onere maggiore per il sistema sanitario.

I soggetti sono stati divisi tra: 1) i vegetariani; 2) mangiatori di carne con molta frutta e verdura; 3) a limitato consumo di carne; 4) grandi consumatori di carne.

RISULTATI: I vegetariani hanno un tasso doppio di allergie rispetto ai grandi mangiatori di carne (30,6% contro 16,7%) e si ammalano di cancro a un tasso più elevato (4,8% contro 1,8%). Inoltre i vegani hanno un più alto tasso di infarti (1,5% contro 0,6%).
In totale gli scienziati hanno esaminato 18 diverse malattie croniche. Rispetto ai forti consumatori di carne i vegetariani sono stati colpiti più duramente da 14 malattie su 18 (78%), che includono: asma, diabete, emicranie e osteoporosi
Questo studio della facoltà di medicina dell’Università di Graz conferma le risultanze di un analogo studio dell’Università di Hildesheim: i vegetariani sono colpiti più frequentemente da disturbi psicologici, con il doppio delle probabilità di soffrire di ansia o depressione rispetto ai forti consumatori di carne (9,4% contro 4,5%). All’Università di Hildesheim hanno riscontrato che i vegetariani soffrono molto più di depressione, ansia, disturbi psicosomatici e disturbi alimentari.
I vegetariani si recano più spesso dal medico mentre i forti mangiatori di carne “hanno una qualità della vita significativamente migliore in tutte le categorie” (salute fisica e psicologica, relazioni sociali e qualità della vita in relazione all’ambiente.

Qui un importante studio (EPIC-Oxford) su vegetariani e carnivori inglesi che mostra come i vegetariani siano leggermente più a rischio di infarto, di certi tipi di cancro e di malattie cardiovascolari (contrariamente a quel che si tende a credere) e che comunque non si vive di più se si smette del tutto di mangiare carne
http://ajcn.nutrition.org/content/early/2009/03/18/ajcn.2009.26736L.full.pdf

il senso di tutto questo, secondo me è: se volete diventare vegetariani o vegani per una scelta etica, fate pure, è una decisione rispettabile (Io stesso sogno di vivere in un mondo in cui non devo predare nessuna forma di vita, neppure vegetale, per poter vivere al meglio). Ma non fatelo per ragioni di salute, o almeno non date per scontato che sia la decisione migliore e che quindi non dovete più fare test/esami perché “tanto tutto andrà per il meglio rispetto a prima”.
Tra l’altro lo conferma anche un esperto di dieta vegetariana/vegana:
http://www.vegsource.com/news/2013/06/dont-go-vegetarian-or-vegan-for-health-benefits.html

Per una disamina degli studi nutrizionali più recenti effettuata da un esperto di biologica molecolare e di scienze cognitive (più interdisciplinari di così!) incredibilmente disponibile, rimando a:

http://wholehealthsource.blogspot.it/

In ogni caso una meta-analisi (Oxford, Cambridge, Imperial College, Harvard) dei 72 più significativi studi che hanno investigato la relazione tra consumo di grassi e affezioni cardiocircolatorie ha smentito qualunque nesso tra grassi e maggiore incidenza di malattie cardiache.

Le ebole, la peste, la Crimea e il gene Ccr5

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

 

msBD4amilanesi indistruttibili nei secoli? ;o)


AGGIORNAMENTO 1:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2014/08/27/stopebolanow-sommersi-o-salvati-le-conseguenze-della-prima-crisi-planetaria-dalla-z-di-zaire-alla-a-di-alesina/

AGGIORNAMENTO 2:

http://www.futurables.com/2014/09/08/un-virus-anti-razzista-natale-con-i-tuoi-pasqua-con-ebola/

Scienza è credere all’ignoranza degli esperti…Di tutte le materie, solo la scienza contiene in sé l’insegnamento che è pericoloso credere nell’infallibilità dei più grandi maestri della precedente generazione. Impara dalla scienza che bisogna dubitare degli esperti.
Richard Feynman, Nobel nel 1965

“Nel 1345 si segnalarono i primi casi a Sarai sul Volga meridionale ed in Crimea…Una volta a Caffa – (l’attuale Feodosija o Феодосия, in Crimea), la peste fu introdotta nella vasta rete commerciale dei Genovesi, che si estendeva su tutto il Mediterraneo. A bordo delle navi commerciali che partivano da Caffa nell’autunno del 1347 la peste giunse a Costantinopoli, prima città europea contagiata, e in seguito arrivò a Messina e nel corso dei successivi tre anni contagiò tutta l’Europa fino alla Scandinavia e alla Polonia”.
http://it.wikipedia.org/wiki/Peste_nera

“Si espande oltre i confini della Guinea Conakry l’epidemia di Ebola che ha già fatto decine di morti nel solo Paese dell’Africa Occidentale. Mentre viene confermato che il caso sospetto di febbre emorragica registrato in Canada non è Ebola, a Conakry le autorità sanitarie cercano di informare la popolazione su come limitare il rischio contagio.
“Ci hanno dato alcune indicazioni, per esempio di evitare il contatto con liquidi organici come l’urina, il sudore, eccetera. Ci hanno inviato questa indicazioni via sms” dice un residente della capitale.
“Dobbiamo ripulire la città per combattere il virus. Bisogna lavorare sodo perché tutti qui temono per la propria vita. Dobbiamo assolutamente mantenere l’igiene” spiega un altro residente.
Due casi di Ebola sono stati confermati in Sierra Leone. Stato di massima allerta anche in Liberia. Complessivamente sono 95 i casi di febbre emorragica provocata dal virus ebola riscontrati dall’inizio dell’anno nei 3 Paesi africani: 67 delle persone contagiate sono morte.
I primi casi di Ebola erano comparsi nel Sud della Guinea, al confine con Costa d’Avorio, Liberia e Sierra Leone. Poi il virus si è propagato alla capitale trasformandosi a tutti gli effetti in un’epidemia”.
http://it.euronews.com/2014/03/26/ebola-contagio-anche-in-sierra-leone-e-liberia/

Non c’è nessun nesso, è solo un pretesto per tornare a parlare dell’eziologia della Peste Nera e lo faccio perché mentre i media italiani sono troppo provinciali per curarsi di certe cose, BBC e France24 lo fanno e sta notizia, sentita ieri sera, dell’“Ebola”, che però non è proprio Ebola, ma è una qualche misteriosa febbre emorragica – o una “grave forma malarica” (???????????????) –, mi ha colpito.

Si fa confusione tra batteri e virus:
“Un gruppo di ricerca dell’università canadese MacMaster ha sequenziato il dna del batterio della peste bubbonica responsabile della pandemia del 541. Tra i risultati di questa ricerca – pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet – c’è soprattutto la scoperta che il ceppo di tale virus non ha causato le terribili epidemie successive come quella della Peste Nera (1348) che ridusse del 60% la popolazione europea”
http://www.notizienazionali.net/notizie/scienza-e-tecnologia/2575/sequenziato-il-dna-della-peste-bubbonica

Virus, che sono tutti, senza eccezione, delle entità biologiche parassite [v. psicopatici, NdR]… non avendo le caratteristiche della cellula non sono considerati neppure degli esseri viventi, visto che non hanno un metabolismo proprio, non hanno membrana citoplasmatica (assolutamente fondamentale per qualsiasi cellula) si riproducono in maniera diversa…il metabolismo nei virus è assente sin quando non trovano una cellula ospite da infettare, che perderà il ‘controllo’ delle proprie azioni e verrà usata dal virus per replicare altri esemplari del virus stesso…”
https://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20071022042732AAZyX1R

“Rimane quindi un mistero in che modo il batterio – di norma residente nei ratti, che non vengono colpiti dalla malattia – abbia accumulato le mutazioni necessarie per infettare gli esseri umani e provocare la patologia”
http://www.repubblica.it/scienze/2014/01/29/news/batterio_peste_bubbonica-77210815/

Un mistero solo per chi è ancora convinto che si tratti di un’infezione batterica e non, come è più probabile, virale, che si trasmette per via aerea, anche nello spazio.
“Se la teoria della peste come virus del tipo Ebola è corretta, allora il mondo potrebbe essere a rischio pandemico”.
http://www.nature.com/scitable/blog/viruses101/could_the_black_death_actually

“Alcuni studi hanno anche suggerito che la peste di Giustiniano fosse un virus influenzale
http://www.smithsonianmag.com/articles/bubonic-plague-family-tree-sheds-light-on-risk-of-new-outbreaks-180949498/#HdyBoB7WjbC1fHUx.99

“Dopo 10 anni di ricerche in Inghilterra, un archeologo – Barney Sloane – smonta la tesi ufficiale sulla disseminazione della peste attribuita alle pulci ed ai ratti. Anzi, si chiede se fosse davvero peste: “La mortalità continuò a salire per tutto un inverno molto rigido, quando le pulci non avrebbero potuto sopravvivere, e non vi è alcuna prova di un numero sufficiente di ratti” – “nei siti accanto al Tamigi, in cui è stata scaricata la maggior parte dei rifiuti della città i ratti avrebbero dovuto brulicare, e sono luoghi in cui il terreno fradicio conserva eccellentemente i resti organici, invece abbiamo trovato pochi ratti neri” – “Dovremmo poter trovare grandi ammassi di ratti morti, ma non ci sono. E tutte le prove che ho esaminato suggeriscono che la peste si diffuse troppo velocemente rispetto alla spiegazione tradizionale di una trasmissione dai topi e dalle pulci” – “non è affatto certo che tipo di malattia fosse, se era veramente la peste bubbonica
http://www.guardian.co.uk/world/2011/aug/17/black-death-rats-off-hook

L’ipotesi è che abbiano ragione quelli che sostengono che la Morte Nera fosse un virus emorragico (del tipo Ebola, Marburg e delle altre febbri emorragiche) e non un batterio (yersinia pestis), data la tipologia della sua espansione, non legata alla diffusione del Rattus rattus e Rattus norvegicus (assente in Islanda – cf. storico Gunnar Karlson – e raro nella zone rurali inglesi, che furono invece colpite ferocemente), la sua impressionante resistenza al freddo e caldo (le pulci non sopportano le temperature estreme e i climi troppo secchi, come l’inverno scandinavo e l’estate mediterranea, periodi in cui invece la Morte Nera imperversava) il periodo di incubazione molto lungo, la trasmissione rapidissima tra esseri umani e invece lentissima nelle pestilenze moderne imputate con certezza al batterio yersinia pestis (a dispetto dei mezzi di trasporto di massa), la sintomatologia, contagiosità e mortalità (3% contro oltre il 90%) sensibilmente diverse da quelle delle pestilenze moderne (es. Canton) e i risultati delle analisi molecolari compiute su dei campioni raccolti in fosse comuni in Francia, Italia, Inghilterra e Danimarca – dove è assente il batterio della peste, che è invece presente in altre sepolture non associate alla Morte Nera o alla Peste di Giustiniano (inoltre in altre fosse comuni dell’epoca della Morte Nera, in Scozia sono state trovate spore di antrace).
http://www.newscientist.com/article/dn4149-case-reopens-on-black-death-cause.html
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2630035/
http://black-death-revisited.org/

Il profilo genetico della yersinia pestis medievale europea non differisce sostanzialmente da quello orientale moderno, ben poco temibile.
http://www.nature.com/nature/journal/v478/n7370/full/nature10549.html

Per dar conto delle incongruenze i difensori dell’ipotesi yersinia pestis hanno chiamato in causa un’altra malattia che si è sovrapposta e diffusa parallelamente (mi pare una “spiegazione” po’ troppo conveniente, à la Dr. House):
http://books.google.it/books?id=yw3HmjRvVQMC&printsec=frontpage&redir_esc=y

“La peste nera non deriva dai topi, ma da un virus contagioso che potrebbe tornare in ogni momento. Lo sostengono nel libro Biologia delle Pesti due ricercatori dell’ Università di Liverpool, Gran Bretagna. Per secoli si era creduto che la peste bubbonica, capace di uccidere in 5 giorni dalla comparsa dei sintomi e che nel Medio Evo ha decimato la popolazione europea, fosse stata trasmessa da una specie di ratti. I due epidemiologi britannici, Susan Scott e Christopher Duncan, hanno invece scoperto che la peste deriva da un virus, che è lontanamente correlato a quello di Ebola che disintegra gli organi e li riduce in poltiglia”.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/07/21/la-peste-puo-tornare.html

“…due ricercatori dell’ università di Liverpool, Susan Scott e Christopher Duncan, autori del saggio Biology of Plagues pubblicato dalla Cambridge University Press. La loro tesi è che la peste del 1347-48, quella descritta dal Boccaccio nel Decamerone, e le pesti successive, fino a quella del 1630-31 descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi, non furono pesti vere, cioè malattie epidemico-contagiose dovute – come fin qui s’è creduto – al bacillo denominato Yersinia pestis in onore del suo scopritore, il medico svizzero Alexandre Yersin che ne dimostrò la presenza nel materiale infetto durante l’epidemia di Hong-Kong del 1894. Le tesi, rivoluzionaria, è fondata su criteri clinici e su rilievi di epidemiologia, biologia molecolare e modellistica informatica. Essa colloca «il quadro delle pesti europee in una nuova cornice». Anzitutto ricordiamo che, com’è noto, la peste arrivò in Europa dall’Asia per la via del mare: entrò da Sud, dalla Sicilia, recata da navi genovesi importanti grano dalle terre bagnate dal Mar Nero, e dall’ Italia dilagò a macchia d’ olio nel continente fino all’ Inghilterra e ai Paesi scandinavi. Fu un’immane moria, che stroncò le vite di 30 milioni di europei (su una popolazione complessiva di 100 milioni). Clinicamente la malattia fu caratterizzata da febbre alta, fetore corporeo, sbocchi di sangue, macchie emorragiche sulla pelle, tumefazioni ghiandolari (bubboni): un quadro, affermano Scott e Duncan, che non è affatto specifico della peste da bacillo di Yersin, ma è proprio di altre malattie, del passato e del presente, che ebbero o hanno caratteristiche analoghe e analogo decorso iperacuto con esordio improvviso. Si tratta di malattie vecchie e nuove come l’ influenza «spagnola» del 1918, l’ Aids prima maniera, la malattia da virus Ebola: malattie, come si vede, non bacillari, ma virali. La peste che esordì in Europa nel basso Medioevo fu dunque dovuta a un virus? Di quella peste il Boccaccio e i testimoni coevi – medici e cronisti – descrivono l’andamento repentino, i decessi fulminei, i contagi immediati (cioè i contatti apparentemente da uomo a uomo). Non si parla né di topi (ospiti di prima scelta del bacillo di Yersin) né di pulci (vettrici del bacillo); si pensò che tale omissione fosse dovuta al fatto che pulci e topi erano una presenza quasi fisiologica in una società, come quella medievale, a corto d’igiene individuale e collettiva. Ma, rilevano i due attenti ricercatori di Liverpool, il topo marrone fece la sua comparsa in Europa mezzo secolo dopo la scomparsa spontanea della peste (che essi datano intorno al 1670). E d’altra parte il rapidissimo propagarsi dell’ epidemia come avrebbe potuto essere compatibile con un contagio murino, mediato da topi certamente ostacolati nei loro percorsi dalle barriere naturali dei fiumi, dei monti, dei mari? Il contagio, si afferma, non poté che essere interumano, trasmesso dall’ uomo all’ uomo attraverso le vie di comunicazione transfluviali, transmarine, transalpine….”
Giorgio Cosmacini
http://archiviostorico.corriere.it/2002/agosto/28/Boccaccio_Manzoni_Non_vera_peste_co_0_0208285619.shtml

“Alcuni biologi dell’Università di Liverpool, nel Regno Unito, hanno pubblicato un nuovo studio dal quale risulta che, se il dieci per cento degli europei è immune al virus dell’Hiv, ciò è dovuto alle epidemie che si diffusero nel continente in epoche passate. Gli scienziati sanno da tempo che queste persone sono portatrici di una mutazione genetica (del gene chiamato Ccr5) che impedisce al virus dell’Hiv di penetrare nel loro sistema immunitario. A sconcertarli è stato il fatto che l’Hiv è comparso solo di recente e quindi non può aver fatto aumentare la frequenza della mutazione fino ai livelli elevati che si riscontrano oggi in alcune parti d’Europa. Tuttavia, un nuovo studio condotto da Christopher Duncan e Susan Scott attribuisce la grande diffusione della mutazione al fatto che essa previene il contagio anche da un’altra malattia virale mortale che ha devastato l’Europa in passato. Secondo il professor Duncan, “Il fatto che la […] mutazione sia limitata all’Europa sta ad indicare che le epidemie del Medio Evo hanno svolto un ruolo fondamentale nell’aumento della frequenza della mutazione. Anche queste epidemie rimasero confinate all’Europa, si protrassero per oltre 300 anni ed ebbero un tasso di mortalità del 100 per cento”. Mentre alcuni storici hanno cercato di sostenere che le varie epidemie che si diffusero in Europa nelle epoche passate erano focolai di peste bubbonica, che è una malattia batterica, il professor Duncan e la dottoressa Scott hanno dimostrato che in realtà si trattava di epidemie di una febbre emorragica virale e letale che utilizzava il gene Ccr5 per penetrare nel sistema immunitario (v. mutazione CCR5-delta 32). Avvalendosi di modelli computerizzati, i due ricercatori hanno dimostrato come il manifestarsi di questa malattia nel corso della storia abbia fornito la pressione selettiva necessaria – offrendo semplicemente protezione da una morte altrimenti certa – a fare aumentare la frequenza di questa mutazione genetica da 1 caso su 20.000 all’epoca della “morte nera”, nel 1347, ai valori odierni di 1 caso su 10. “L’epidemia emorragica non scomparve dopo la grande peste di Londra del 1665-66, ma continuò a dilagare in Svezia, a Copenaghen, in Russia, in Polonia e in Ungheria fino al 1800″, ha concluso il professor Duncan. “Il perdurare dell’epidemia emorragica ha determinato il protrarsi della pressione selettiva sulla [mutazione genetica] ed è per questo che oggi essa si riscontra con la massima frequenza in Scandinavia e in Russia”.
http://www.marketpress.info/StoNotiziario_det.php?art=19301&pag=3&g=20050314

Guru che odiano le donne (e gli uomini) – da Rachel Carson a Gore e Latouche

A cura di Stefano Fait

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Mi amareggia sapere che Serge Latouche goda in Italia di una popolarità sproporzionata rispetto a quella riservatagli nel resto d’Europa e dell’Occidente, dove è relativamente poco conosciuto. E per fortuna, dico io

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/03/04/perche-grillo-fa-bene-a-non-credere-nella-decrescita-felice/

Latouche è uno dei tanti frutti di una corrente reazionaria e misantropica dell’ambientalismo. Reazionaria perché rimuove il benessere umano dal centro del discorso politico e lo sostituisce con un distorto “amore” per il pianeta / terra / natura che, per qualche ragione, esclude l’umanità.
Se questa corrente non sarà sconfitta sul terreno delle idee e dei dati empirici finirà per pugnalare alle spalle il pensiero progressista e lo stesso ecologismo.

Infatti il suo principale effetto è quello di dirottare l’attivismo progressista in campagne contro il meteo (tra lo scetticismo di tutti gli esperti che cercano di far capire che clima e tempo meteorologico sono cose diverse) e contro il progresso economico, anche se ciò condanna a morte e alla miseria milioni di esseri umani.

Questi nostri fratelli dei paesi in via di sviluppo desiderano ardentemente energia elettrica abbondante e poco costosa, acqua pulita e servizi igienico-sanitari adeguati, non vogliono morire prematuramente di indigenza e indifferenza o guardare i loro figli morire o appassire. Vogliono sfuggire alla prigione della povertà. È un loro diritto, è una scelta perfettamente razionale e moralmente inappuntabile.

http://www.nytimes.com/2013/12/04/opinion/the-poor-need-cheap-fossil-fuels.html?_r=3&#h[]

Ma apparentemente non per Latouche o per Al Gore. Per loro crescita equivale a consumismo, mentre per il resto del mondo crescita significa speranza di diventare un po’ più liberi, un po’ meno discriminati, un po’ meno disuguali.
I dati reali danno ragione ai due miliardi di abitanti del pianeta privi di elettricità e torto ai guru dell”ecologismo reazionario:

gapminder_home_bg_3

http://www.ted.com/talks/lang/it/hans_rosling_shows_the_best_stats_you_ve_ever_seen.html

Non è una questione di dover fare un po’ meno shopping, è una questione di trovare finalmente la forza, la volontà e il modo di dimostrare che ce ne importa qualcosa dei nostri fratelli di colore più scuro.

I poveri del mondo non hanno solo bisogno di un po’ di luce elettrica e di alcuni gadget elettronici per condurre una vita dignitosa. Oltre all’energia necessaria per alimentare una moderna produzione industriale e agricola, prerequisito per una vita dignitosa per centinaia di milioni di poveri, c’è la questione di come cucinare il cibo. Al momento moltissimi di loro disboscano per poter cucinare e ogni anno decine di milioni di (per lo più) donne soccombono di malattie polmonari conseguenti ai sistemi di cottura a legna e carbone in ambienti chiusi. Queste persone devono poter essere in grado di cucinare su fornelli elettrici e avere frigoriferi, sia a casa che durante lo stoccaggio e il trasporto.

Non è normale che qualcuno ci venga a dire che questi sono privilegi e non diritti per i quali si sono battuti i nostri genitori, nonni e bisnonni. E’ il pensiero di persone dissociate dalla realtà o, come nel caso del multimiliardario Gore, in malafede.

Dovremo abituarci a vivere con meno, ci spiega James Cameron, regista di Avatar, proprietario di 3 ville a Malibù con 3 piscine riscaldate, un ranch di 100 acri, un elicottero privato, 3 Harley-Davidson, una Corvette, una Ducati, uno yacht, un Humvee, una Ford GT, una flotta di sottomarini (ne ha donato uno da 10 milioni di dollari alla Woods Hole Oceanographic Institution).

Non che Latouche se la cavi troppo male, nel centro di Parigi.

Tornando al cuore della questione, la decrescita e l’aumento dei costi energetici in un paese sviluppato non sono fatali (salvo che per quegli anziani che non si potranno permettere di riscaldare le case in inverno). Se lo stesso però succede in un paese in via di sviluppo, si avrà un enorme disastro umanitario che costerà la vita a milioni di persone e condannerà a languire in miseria un numero ancora maggiore di esseri umani.

Una cosa del genere non è altro che un moderno programma eugenetico, dove una parte dell’umanità viene sacrificata per far sentire meglio i privilegiati.

Per fortuna il resto del mondo non ascolta le prediche di Latouche e Gore. Non è infatti concepibile difendere la tesi che la gente dovrebbe volontariamente restare povera. Non succederà mai ed è meglio che i decrescisti/serristi se ne facciano una ragione.

Miliardi di esseri umani, chi più chi meno, vogliono la stessa cosa, ossia una ragionevole aspettativa di vita, una ragionevole prosperità materiale, un posto in cui vivere che sia ragionevolmente piacevole, energia abbondante e a costi ragionevoli, opportunità di viaggiare, educarsi, curarsi e migliorarsi, acqua potabile, igiene, ordine e sicurezza. Sono diritti fondamentali di ciascun essere umano, o comunque dovrebbero essere riconosciuti come tali.

In ogni caso nessun politico può pensare di rimanere a lungo al potere impedendo alle future generazioni di soddisfare queste legittime ambizioni.

162628126-0e10219d-91ea-4526-a517-9420c7ae54bdIntroduzione di Al Gore, appunto

È questo che alla fine ci salverà dal radicalismo chic, cioè da chi, come giustamente nota Laura Fedrizzi, firma appelli e parla ex indignata conscientia, e troppo poco ex informata conscientia.

Fedrizzi si riferisce alla vergogna dell’affaire Silent Spring.

http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/quanta-nostalgia-del-ddt

L’ondata di panico generata da “Silent Spring” (“Primavera silenziosa”, 1962) della biologa e ambientalista Rachel Carson, ha ucciso oltre 40 milioni di persone, tra le quali moltissimi bambini. Lo sta ancora facendo. Il libro ha contribuito in modo significativo alla decisione di bandire l’insetticida Ddt (1972 negli Stati Uniti, 1978 in Italia), un modo sicuro e molto efficace per frenare la malaria, la prima causa di morte nell’Africa sub-sahariana, e un’invenzione per la quale il chimico elvetico Paul Hermann Müller era stato insignito del Nobel per la Medicina nel 1948.

Ci sono voluti oltre 30 anni perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità riconoscesse l’errore commesso e tornasse a raccomandare l’uso mirato del  Ddt.

Il Ddt comporta alcuni rischi per gli uccelli, ma vale la pena di salvare milioni di uccelli al costo di milioni di vite umane e, chi dovesse rispondere affermativamente, ha pensato che potrebbero essere i suoi figli (se le temperature mondiali dovessero riprendere a salire)?
È un libro che ha promosso un tipo di ambientalismo che prioritarizza l’ambiente sempre e comunque, anche a discapito del benessere umano ed è la ragione per cui ha successo anche e soprattutto negli ambienti reazionari – il conservazionismo è nato su iniziativa di quelli stessi magnati che predicavano l’austerità e la sterilizzazione eugenetica al tempo della Depressione e poi della crisi del 1973-1974 –, in cui il riscatto delle masse dalla miseria e dall’ignoranza non è visto come un obbligo ma come una minaccia per lo status quo.

Non sarò complice di questo abominio.

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