L’Ucraina può essere salvata

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

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[Per arrestare la violenza] bisogna fermare la polizia, fermare i manifestanti, imporre una DMZ, una zona demilitarizzata e spostare questo conflitto dalle strade al Parlamento. Voglio essere molto franco: il governo non controlla la polizia antisommossa ed è molto difficile per l’opposizione controllare Maidan. E ci sono una serie di forze che sono prive di controllo. Questa è la verità … è il caos, ora. L’Ucraina è in un gran casino

“To stop the riot police, to stop the protesters, to impose a DMZ, like demilitarized zone, and to move this conflict from the streets to the Parliament. I would be very frank that the government does not control the riot police and its very difficult for the opposition to control Maidan. And there are a number of forces who are uncontrolled. This is the truth…is in chaos now. Ukraine is in a big mess”

Arseniy Yatsenyuk, il leader dell’opposizione che fa riferimento alla Casa Bianca

http://www.rte.ie/news/player/2014/0220/20529559-ukraine-is-in-a-big-mess-yatsenyuk/

Tener conto che l’Ucraina proprio in quanto terra di “frontiera” tra Europa e Russia, in virtù della sua storia, della forte presenza di minoranze russe non può essere assimilata forzatamente e sic et simpliciter all’Unione Europea. E poi quali sono gli interessi che sono dietro quella manovra. Allora perché non pensare ad una forma “ibrida”,nella quale si tenga conto della diversità culturale ed etnica dell’Ucraina, che non può fare a meno né della Russia né dell’Europa? Ma non della Russia che è rappresentata dalla politica di potenza di Putin o dell’Europa delle lobby economiche. Ci vuole uno sforzo di creatività, quando i conflitti sono così complessi e si intrecciano al pregresso storico, agli interessi geopolitici e geostrategici, alle contraddizioni mai risolte degli stati-nazione. Allora per iniziare si sgombri il campo da estremismi, si chieda subito che le armi tacciano da una parte e dall’altra, si faccia chiarezza su chi c’è dietro le manifestazioni a Maidan (ci vuole poco a capire che ci sono forti infiltrazioni di gruppi paramilitari di destra e nazisti che sparano come sparano le forze di sicurezza governative), si portino ad un tavolo di trattativa le forze politiche “vere”, da una parte e dall’altra. Si ragioni su ipotesi come quella proposta nell’articolo di Pagina99, di una “doppia partnership” che veda l’Ucraina in parte legata alla UE in parte al nascente blocco eurasiatico costruito da Mosca. Le zone di frontiera, i territori “faglia”, nei quali non sono stati mai sopiti gli effetti di guerre devastanti come la Seconda guerra Mondiale, non possono esser governati secondo i criteri propri degli stati-nazione. Perché sono zone culturalmente, etnicamente, religiosamente ibride. Terre cerniera. Ed allora le soluzioni dovranno tenerne conto. E se l’Unione Europa oggi è troppo coinvolta direttamente, (o meglio Berlino) allora perché non affidare al Consiglio d’Europa la proposta di una mediazione?

Francesco Martone, da facebook

http://www.futurables.com/2014/02/20/la-via-del-dialogo-per-la-salvezza-dellucraina-e-delleuropa/

Mai così vicini alla pace, mai così vicini alla guerra

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46950_733313300031675_192569205_nRingrazio “Lettere Dalla Germania

*L’Iran rilascia detenuti politici, esclude la transizione da nucleare civile a nucleare militare, chiede dialogo costruttivo con l’Occidente ad ogni livello.

http://qn.quotidiano.net/esteri/2013/09/20/952999-siria-iran-mediazione-assad-ribelli-kerry-onu-armi-chimiche-fare-presto.shtml

*Assad chiede ancora una volta – in precedenza l’opposizione si è sempre opposta – un cessate il fuoco, la fine di interventi esterni e un processo politico pacifico e democratico di soluzione del conflitto che coinvolga una forza di interposizione delle Nazioni Unite.

http://www.haaretz.com/news/middle-east/1.547923

Ossia quel che i politici europei più lucidi e in buona fede avevano proposto qualche settimana fa

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/09/01/la-via-maestra-e-sempre-quella-diplomatica-miliband-uk-e-villepin-francia/

*La Russia ha fatto tutte le aperture possibili. Già da tempo (prima di Ginevra I) ha proposto un governo di transizione che porti ad elezioni monitorate internazionalmente e ha salvato la faccia ad Obama rilanciando sul controllo delle armi chimiche e su Ginevra II. Possedeva tutte le informazioni che servivano per smerdare i paesi interventisti (come le hanno questi ultimi), ma ha scelto di non farlo, perché è assolutamente contraria alla guerra e vuole la pace. In questo frangente, Putin merita un grande plauso e un grande grazie.

pace

La situazione in Siria è gravissima. Il massiccio afflusso di jihadisti-alqaedisti (provenienti da carceri pachistane, irachene, libiche e saudite)

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/08/03/Interpol-Qaida-dietro-evasioni_9115198.html

http://www.imolaoggi.it/2013/09/13/siria-arabia-saudita-invia-1-300-condannati-a-morte-a-combattere-per-i-ribelli/

che ora costituiscono fino al 50% dei combattenti anti-Assad (studio di una società di consulenza della Difesa statunitense) – con meno di un terzo animato da sentimenti democratici

http://voxnews.info/2013/09/16/siria-maggioranza-ribelli-sono-estremisti-islamici-indottrinamento-nelle-zone-liberate/

http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/middleeast/syria/10311007/Syria-nearly-half-rebel-fighters-are-jihadists-or-hardline-Islamists-says-IHS-Janes-report.html

ha ricompattato i siriani dietro Assad

http://www.worldtribune.com/2013/05/31/nato-data-assad-winning-the-war-for-syrians-hearts-and-minds/

http://www.vietatoparlare.it/worldtribune-secondo-fonti-nato-70-dei-siriani-e-con-assad-il-20-e-neutrale-e-solo-il-10-supporta-i-ribelli/

e ora ci sono scontri tra insorti anti-Assad e jihadisti stranieri per il possesso di città che saranno susseguentemente stalingradizzate (rase al suolo dagli scontri)

http://www.lapresse.it/mondo/asia/siria-jihadisti-prendono-citta-vicino-turchia-dopo-scontri-con-ribelli-1.395935

gli jihadisti rapiscono e massacrano civili alawiti e curdi

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/07/31/Siria-200-curdi-rapiti-jihadisti_9102891.html

e sono in guerra con i curdi (che per questo si sono schierati con Assad) in tutta l’area

http://mondo.panorama.it/Siria-opposizione-ad-Assad-perde-i-curdi-e-si-indebolisce

http://www.ilgiornale.it/news/esteri/siria-scontri-i-ribelli-jihadisti-e-curdi-sconfinano-iraq-942509.html

e naturalmente con i cristiani

http://www.internazionale.it/news/siria/2013/09/11/ribelli-jihadisti-minacciano-cristiani-a-maalula/

http://www.oasiscenter.eu/it/articoli/cristiani-nel-mondo-musulmano/2013/09/05/siria-i-timori-del-patriarca-latino-twal-guerra-darebbe-pi%C3%B9-forza-a-mercenari-jihadisti

Solo un’alleanza pan-siriana potrebbe spazzare via questi fanatici-psicopatici e mettere in salvo i civili, che hanno già sofferto abbastanza.

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Forse questa volta Assad sa di trovarsi in una posizione di forza – strategica e politica – e sa anche che gli insorti sono più preoccupati degli jihadisti che dell’esercito regolare. Quindi si aspetta una risposta più costruttiva di: “non sarà con te che negozieremo un cessate il fuoco”.

Non ci possono essere precondizioni per partecipare a dei colloqui di pace. Parlare non ha mai fatto male a nessuno. Si possono mettere paletti e premettere che certe questioni non sono negoziabili, ma non c’è niente di più infame, in questi frangenti, che rifiutare un confronto finché l’altra parte non ha rimosso il suo leader e finché l’Iran pretende di sedersi al tavolo internazionale delle trattative. È un alibi per protrarre la guerra, oppure per continuare a nascondere il fatto che l’opposizione ad Assad non ha una leadership definita e quindi non potrà governare il paese. Non è certo una prova di serietà.

L’opposizione Siriana e gli Stati Uniti devono smettere di porre delle precondizioni per il negoziato. Deve essere la popolazione siriana a decidere le sue sorti, con delle elezioni ed è impensabile che ai negoziati partecipi l’Arabia Saudita, ma non l’Iran.

Non credo che Russia, Iran e Siria farebbero queste mosse se non pensassero che Obama continua ad opporsi a una guerra voluta da Netanyahu.

Obama è in grado di riprendere il controllo della Casa Bianca evitando anche un conflitto “incredibilmente piccolo”, come l’ha comicamente  definito Kerry, per rimarcare come fosse un modo per cavarsi fuori da una trappola e non una vera volontà di belligeranza?

Forse questi sforzi non serviranno a evitare la guerra, o quantomeno il bombardamento missilistico della Siria (e dell’Iran), ma se c’è una cosa che possono ottenere è far pensare il mondo e persuadere miliardi di persone che la guerra non è inevitabile e può essere fermata, perché anche molti potenti – quali che siano le loro intenzioni – sono contrari alla terza guerra mondiale.

Questo è fondamentale: non è solo la gente comune a non volere questa guerra. Su questo possiamo trovare, provvisoriamente, alleati insperati che sanno che la guerra non è nel loro interesse.

QUESTA VOLTA CE LA POSSIAMO FARE, LA PACE PUÒ VINCERE PERCHÉ HA SPONSOR IMPORTANTI

L’Irlanda del Nord sembrava una causa persa, ora è in pace. Le squadre di basket della ex Jugoslavia sono tornate a giocare nella stessa lega dal 2001.

http://it.wikipedia.org/wiki/ABA_Liga

In futuro anche le due Coree saranno in pace: Operai sudcoreani si sono recati oggi in Corea del Nord in concomitanza con la ripresa delle attività nella zona industriale di Kaesong, co-gestita da Seoul e Pyongyang

http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE98F01R20130916

Soldati israeliani ballano con palestinesi sulle note del Gangnam style che, imprevedibilmente, sta diventando un ballo di pace universale

Puniti dai vertici militari, festeggiati da moltissimi israeliani e palestinesi

http://www.huffingtonpost.it/2013/08/30/video-soldati-israeliani-ballano-gagnam-style_n_3842287.html

muslims-protecting-churchesresizeEgitto: musulmani pregano formando catena umane a protezione di chiesa copte

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Chi le guerre le combatte, odia la guerra

http://it.wikipedia.org/wiki/Tregua_di_Natale

LA GENTE COMUNE NON VUOLE MAI LA GUERRA: «È ovvio che la gente non vuole la guerra. Perché mai un povero contadino dovrebbe voler rischiare la pelle in guerra, quando il vantaggio maggiore che può trarne è quello di tornare a casa tutto intero? Certo, la gente comune non vuole la guerra: né in Russia, né in Inghilterra e neanche in Germania. È scontato. Ma, dopo tutto, sono i capi che decidono la politica dei vari Stati e, sia che si tratti di democrazie, di dittature fasciste, di parlamenti o di dittature comuniste, è sempre facile trascinarsi dietro il popolo. Che abbia voce o no, il popolo può essere sempre assoggettato al volere dei potenti. È facile. Basta dirgli che sta per essere attaccato e accusare i pacifisti di essere privi di spirito patriottico e di voler esporre il proprio paese al pericolo. Funziona sempre, in qualsiasi paese.»

Hermann Göring

Chi si è adoperato in Irlanda, in Palestina, in Rwanda e in Siria per la pace è un eroe del genere umano. Chi ostacola la pace merita solo disprezzo.

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Ora gli occhi del mondo sono puntati su Israele, la mina vagante, la reale minaccia per la pace su questo pianeta:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/05/siria-pressioni-dei-gruppi-pro-israele-su-obama-per-attaccare-damasco/702367/

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/israele_libano_razzi_tensione/notizie/318048.shtml

http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2013/9/4/SIRIA-Herzog-i-missili-di-israele-sono-per-l-Iran/424212/

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/siria_russia_lancio_oggetti_balistici_mediterraneo/notizie/321547.shtml

http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=86778&typeb=0&Anche-l-Egitto-soffoca-Gaza

http://www.lindro.it/politica/2013-09-20/100417-sabra-e-shatila-la-ferita-sanguina-ancora

Ha già fatto sapere per bocca del suo ambasciatore a Washington che loro volevano la rimozione di Assad anche prima dello scoppio della guerra civile (quelli che hanno giurato e spergiurato che non erano coinvolti nella questioni siriane, coi soliti imbecilli che li prendevano in parola).

http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/1.547538

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/09/13/israele-fortissimamente-vuole-la-guerra-e-anche-la-repubblica/

Tanto per far capire che non intendono tollerare meno che una Siria non soggiogata e non allineata. Le loro preferenze vanno per un’altra Somalia ai loro confini

http://www.counterpunch.org/2012/07/30/israels-plan-for-syria/

La fazione bellicista (neoconservatori angloamericani e sionisti euroamericani e israeliani) non è mai stata così vicina alla sconfitta e dovrà reagire con un terribile colpo di coda: si gioca tutto e cercherà di trascinare tutti nell’abisso assieme a lei: dopo di me il Diluvio, muoia Sansone e tutti i filistei.

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Sentiamo cosa ha da dire a proposito il senatore repubblicano L. Graham:

“Credo che se gestiamo male la Siria, entro sei mesi – e mi può citare su questo”, ha aggiunto Graham, facendo una pausa per ottenere un effetto drammatico – “Ci sarà una guerra tra Iran e Israele sul loro programma nucleare. Ma la cosa non si risolverebbe lì. Senza dubbio”, ha spiegato minacciosamente, “gli iraniani condividerebbero la propria tecnologia nucleare con i nemici degli Stati Uniti. Il mio timore è che essa non arriverà in America sulla testata di un missile, ma nel ventre di una nave a Charleston o nel porto di New York”.

http://www.usnews.com/news/articles/2013/09/05/grahams-hawkish-posture-confronts-war-weary-voters-in-south-carolina

Abbastanza incredibile, no? Sembra di essere in un episodio dei Soprano. Eppure non è fiction.

SopranoHIT

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L’Italia dovrebbe porsi come interlocutore super partes, e spingere per una soluzione politico-diplomatica. L’Italia ha sempre avuto la vocazione di mediatore tra Terzo Mondo e Primo Mondo, tra Mediterraneo e Nord Europea, tra Est e Ovest: non può continuare a negare la sua natura, la sua missione.
La NATO non ha il diritto di stabilire quale sia l’interesse e il futuro del nostro paese e del mondo e l’Italia non può suicidarsi per far contenta la Prussia mediorientale e i suoi sponsor d’oltreoceano.

La via maestra è sempre quella diplomatica – Miliband (UK) e Villepin (Francia)

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Vers un monde nouveau sans rien rompre de ses liens avec son milieu originel, son ambiance antérieure et ses affinités profondes.

Saint-John Perse

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Netanyahu, lo sconfitto

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Se Giordania, Egitto, Canada e Italia si rifiutano di assistere l’attacco americano è perché questa è la volontà della Casa Bianca e del Pentagono. La decisione di Obama di lasciare che sia il Congresso a decidere – ben sapendo che il voto sarà contrario (e farà in modo che lo sia) – è la riprova che Putin, Cameron, Obama e Hollande erano contro un’escalation e si sono accordati per salvare la faccia a tutti e mettere nel sacco Netanyahu; il quale ha ricevuto un messaggio forte e chiaro: NESSUNO INTENDE ATTACCARE L’IRAN.

301199_296336940377443_1554510342_nIl monocolo Polifemo è da sempre il riferimento simbolico degli psicopatici, che vedono il mondo a due dimensioni e non sono in grado di prevedere le conseguenze delle loro azioni (wishful thinking). Vignetta magistrale.

Solo Israele e i neoconservatori americani (che al Congresso saranno attaccati dal Tea Party quando si voterà sull’attacco) vogliono questa guerra e, per qualche ragione che va forse ricondotta agli eventi dell’11 settembre, pare che molti governi cerchino di compiacere questa piccola Prussia mediorientale, anche se solo all’apparenza. Un false flag contro la Tour Eiffel e/o il Big Ben non è un’eventualità piacevole.

http://www.repubblica.it/esteri/2013/08/09/news/parigi_evacuata_tour_eiffel_per_un_allarme_bomba-64543469/

Israele non la prenderà bene e agirà d’impulso, commettendo quasi certamente un errore grossolano. Attendiamo speranzosi che Netanyahu si impicchi con la sua stessa corda e che lo stesso succeda a Bandar e all’Arabia Saudita

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Nel frattempo, riporto i pareri di due leader politici, uno inglese e l’altro francese, che prediligono il dialogo e l’accordo con la Russia e la Cina.

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Ed Miliband, leader dell’opposizione laburista al governo conservatore britannico di David Cameron:

“Ci sarà chi crede che il voto di giovedì alla Camera dei Comuni significa che la Gran Bretagna non può aiutare concretamente i civili siriani innocenti che soffrono per una simile catastrofe umanitaria. Non sono d’accordo. Dobbiamo usare l’incontro del G20 della prossima settimana in Russia, che avrà gli occhi del mondo puntati sulla Siria, per cercare di riunire la comunità internazionale e costringere le parti coinvolte nel conflitto verso quella soluzione politica che è indispensabile.

[…].

Alcune persone hanno sostenuto che il significato di questo episodio è che la Gran Bretagna sta facendo un passo indietro rispetto al suo ruolo da protagonista nel mondo. Si è parlato di un giorno cupo e deprimente. Ci sono stati avvertimenti che la Gran Bretagna sta scivolando in un gretto isolazionismo, una dottrina che danneggia nel lungo termine gli interessi del nostro paese e che minaccia la pace e la sicurezza del mondo.

Non sono d’accordo. Gli inglesi sanno che il nostro paese prospera quando ci vogliamo al mondo, non quando ci ritiriamo in noi stessi. E il popolo britannico è disposto ad accettare i nostri obblighi verso gli altri, come lo era quando i miei genitori sono stati accolti come rifugiati in questi lidi al tempo della seconda guerra mondiale.

[…].

I britannici si aspettano però che la politica estera del nostro paese sia condotta in modo diverso da come è stato fatto in questi ultimi anni. A dieci anni dall’inizio della guerra in Iraq, è fondamentale dimostrare che abbiamo imparato la lezione. Ci ricordiamo come le decisioni di allora sono state raggiunte sulla base di prove meno che convincenti, con una perentorietà che ha impedito agli ispettori delle Nazioni Unite di avere il tempo di cui avevano bisogno per riferire. Dobbiamo ricordare anche che le vitali istituzioni internazionali vitali sono state aggirate in momenti cruciali. E dobbiamo ricordare che le conseguenze di un’azione militare non sono stati ponderate a sufficienza.

[…]

Il voto in parlamento ha dimostrato che…ci aspettiamo che la serietà delle nostre deliberazioni corrisponda alla gravità delle decisioni che siamo chiamati a prendere. L’evidenza delle prove deve sempre precedere le decisioni e, indipendentemente dalla forza delle emozioni, i britannici hanno il diritto di attendersi una leadership pacata e riflessiva.

In secondo luogo, quando si tratta di interventi militari, è chiaro che un impegno efficace con le istituzioni internazionali è essenziale. La Gran Bretagna deve quindi sempre cercare di lavorare con le Nazioni Unite e in conformità con il diritto internazionale, non respingendo l’ONU come nel migliore dei casi un fastidio e nel peggiore un ostacolo.

[…]”.

http://www.theguardian.com/commentisfree/2013/aug/30/britain-still-difference-syria

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Dominique de Villepin, ex primo ministro francese e uno dei leader dell’opposizione gollista al governo Hollande:

Non cediamo all’illusione della scorciatoia militare – apparso su Le Figaro, 29 agosto 2013

“L’indignazione per i massacri perpetrati in Siria gas è unanime. Non ci sarebbe peggior politica che non fare nulla. Ma una politica del peggio sarebbe quella di aggiungere guerra alla guerra senza prove inconfutabili e senza strategia. La determinazione del presidente Hollande e dei nostri partner è lodevole, ma  che cosa vogliamo veramente? Punire? Non è il ruolo di un esercito, ma quello di un tribunale internazionale. Placare la nostra coscienza? Farlo a rischio di peggiorare la situazione dei civili sarebbe cinico. Un cambio di regime? Non sta a noi decidere, soprattutto in assenza di un’alternativa credibile.

No, proteggere i civili è il compito primario della comunità internazionale. L’unico dibattito deve riguardare come farlo.

Ciò implica riflettere sulle esperienze passate. La strategia occidentale in Medio Oriente è un vicolo cieco basato sull’illusione di forza che non ho mai smesso di denunciare.

Si oscilla infatti tra la guerra contro il terrorismo e la guerra contro i tiranni. Vorremmo unificare i due obiettivi, ma abbiamo imparato a nostre spese che non è così che funziona la cosa. L’occupazione dell’Iraq ha alimentato un terrorismo senza fine. L’operazione in Libia ha armato, direttamente o indirettamente, tutti i jihadisti del Sahara, portando a una nuova guerra in Mali. Il circolo vizioso non si ferma qui. Preoccupati per l’islamismo in Egitto, consentiamo nuovi colpi di stato che, da sempre, sono un terreno fertile per i tiranni di domani. Dobbiamo una buona volta imparare la lezione in merito al ricorso alla forza. Ovunque, in Libia, Iraq, Afghanistan si è verificato il collasso di una nazione e la destabilizzazione della regione.

[…].
La spedizione punitiva simbolica che incombe su di noi metterebbe a rischio ingranaggi regionali che coinvolgono Libano, Iran e Israele, con pochi benefici per i siriani. Il futuro della Siria, dopo una nuova avventura militare, sarebbe la frantumazione etnica e territoriale e la radicalizzazione degli estremismi.

La Siria non esisterebbe più.

Attacchi di droni su personalità ritenute responsabili della strage sarebbero in linea con la nuova guerra al terrorismo dell’America di Obama. Ma possiamo uccidere gli assassini senza abbattere l’idea stessa di giustizia internazionale ?

Una grande offensiva, con l’obiettivo di un cambio di regime ? Gli stessi stati maggiori occidentali hanno smesso di crederci.

La guerra per procura armando ulteriormente l’opposizione? Ma come prevedere contro chi saranno rivolte queste armi, domani?

Rimane un’ultima opzione, l’azione a fini umanitari, combinando strumenti politici e militari per una strategia sostenibile di corridoi umanitari, zone cuscinetto e soprattutto zone interdizione al volo, l’unica soluzione per evitare massacri ed assumersi la responsabilità di proteggere la comunità internazionale.

Riducendo la violenza, creeremo le condizioni per un necessario intervento.

A volte è necessario effettuare la politica del “meno peggio”. Oggi potrebbe portare a una risoluzione delle Nazioni Unite, sostenuta dal Sud del mondo, e dare un mandato per attuare una no-fly zone o per creare una forza di pace internazionale. Penso che sia possibile, i russi potrebbero accettarla [N.B. Villepin mantiene rapporti molto amichevoli con l’establishment russo, essendo ostile alle politiche anti-russe della NATO].

Con questi strumenti la comunità internazionale avrebbe la migliore occasione per rilanciare i negoziati politici che per il momento si trovano in un vicolo cieco, coinvolgendo le potenze regionali e la Lega Araba.

Non dobbiamo cedere alla tentazione della scorciatoia militare che aumenterà i problemi della regione.

Dobbiamo scegliere invece la via della pace e della responsabilità collettiva”.

http://www.republiquesolidaire.fr/11791-ne-cedons-pas-aux-illusions-du-raccourci-militaire-29082013/

“La politica internazionale , non è un’avventura”.

Nel 2003 si oppose alla guerra in Iraq. Dieci anni più tardi Dominique de Villepin ritiene che l’intervento militare in Siria “non è la soluzione giusta”

“Non credo che possiamo decidere una strategia militare senza una visione politica”, ha detto mercoledì a BFM TV.

Dopo aver precisato che non ci sono prove che Assad abbia usato le armi chimiche [inizio dell’intervista, non riportata dalla sintesi che sto traducendo], pur comprendendo “la volontà del presidente di non rimanere con le mani in mano” dopo la strage di Damasco, l’ex primo ministro ha detto che “degli attacchi militari allontaneranno una soluzione politica e non daranno alcun sollievo al popolo siriano”.

[…].

Per Dominique de Villepin la Francia e la comunità internazionale devono concentrarsi principalmente sulla risposta umanitaria in Siria per proteggere le persone. Questo implica, secondo lui, una migliore organizzazione di “zone cuscinetto”, con “la possibilità di utilizzare corridoi umanitari” e la creazione di una no-fly zone [concordata con i russi e i cinesi, “dettaglio” che la sintesi omette, facendo pensare ad un pretesto per un “cambio di regime” come in Libia che Villepin ha sempre rifiutato categoricamente e condannato nel caso libico].

“Se è per evitare stragi, non è troppo tardi”, dice l’ex inquilino di Matignon .

“L’attacco è un salto nel buio…cosa faremmo se non cambiasse nulla?”. Ha continuato dicendo di aspettarsi una “vera e propria strategia” sul lungo termine e non una “strategia cieca”. “La politica internazionale non è un’avventura ( … ) non credo che la scorciatoia militare sia la soluzione ideale in emergenze complesse”. “La scelta non è tra fare qualcosa o non fare nulla, ma cosa fare e come farlo”.

Perché, secondo lui, “se la Francia decide di impegnarsi militarmente nella guerra civile siriana, ne diventerà parte e sarà responsabile del destino siriano, mese dopo mese, anno dopo anno”.

http://www.republiquesolidaire.fr/11788-villepin-la-politique-internationale-ce-nest-pas-laventure-jdd/

“Qual è il senso di un’azione da parte dei paesi europei o paesi occidentali se viene eseguita al di fuori del diritto internazionale e perfino al di fuori di una logica di efficienza, con il solo desiderio di placare le nostre coscienze?”

“Per almeno un decennio si è prodotta una militarizzazione delle menti nelle democrazie occidentali”. “L’ipotesi è che la risposta a tali disastri dovrebbe essere quasi sempre essere di natura militare”. “Io non la penso così”, ha detto de Villepin, che si era opposto all’intervento francese in Mali nel gennaio 2013.

http://www.republiquesolidaire.fr/11780-villepin-en-syrie-la-solution-militaire-nest-pas-la-bonne-28082013/

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Il voto utile distruggerà il PD e la sinistra italiana (di Aldo Giannuli)

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“Chi mi invita a votare Pd e soci lo fa in nome del solito, trito, ritrito, frusto, rancido, avariato, decomposto argomento del “voto utile” che, tradotto in buon italiano suona: “Vota contro”. Credetemi: non sono così ideologico ed ingenuo da non conoscere le virtù della tattica che consiglia di scegliere il “male minore”. Ma il punto è proprio questo: il Pd è davvero il male minore?

[…].

Bersani ha già detto che la sua linea sarà quella del rigore, indicata dall’agenda Monti e, di fronte alla minaccia di una lista capeggiata dal Professore, si è precipitato a rassicurare “i mercati” sull’affidabilità del centro sinistra sulla via delle “riforme” già abbozzate da questo governo. Quella linea è non solo socialmente iniqua ma semplicemente fallimentare, come dimostra il fatto che l’intera Eurozona, che si è affidata ad essa, è in netta recessione. D’altra parte, il Pd non ha scelte e deve seguire questa strada: una proposta di politica economica alternativa non ce l’ha e non si può pensare che riesca a darsela in qualche settimana di campagna elettorale. La politica ha le sue leggi e una di queste è la forza di inerzia, per cui una forza politica è indotta a proseguire la traiettoria intrapresa e i tempi di una correzione di indirizzo sono funzione del “peso” del partito e dell’angolazione della svolta: un piccolo vettore può anche fare una svolta a 90° in qualche decina di secondi, ma un autotreno chiede tempi più lunghi anche per modificare la traiettoria di 15°. Ed il Pd non è una utilitaria.

[…].

Ma, qualcuno mi dirà, magari la sinistra potrebbe essere più delicata della destra verso i ceti subalterni, magari, potrebbe anche fare qualcosa per il lavoro ai giovani o forse aiutare un po’ la Cgil nello scontro con la Confindustria… Chiacchiere! Abbiamo già visto come la sinistra ha sprecato le occasioni in cui è stata in maggioranza: vi siete accorti di qualche differenza rispetto alla politica economica di Berlusconi? La differenza, sin qui è stata che il Pd è un Pdl senza il bunga bunga ma con più tasse e più simpatia per i pm. Il Pdl è un Pd con maggiore propensione al disavanzo ed al debito e più simpatia per imputati ed escort.

Sin qui le ragioni che rendono molto arduo sostenere che il Pd sia una alternativa reale al berlusconismo (che, infatti, non riesce a battere da venti anni). Poi ci sono le ragioni per cui una vittoria del Pd (che, ripeto, probabilmente ci sarà) sarebbe un danno assai peggiore. Magari Bersani riuscirebbe ad attenuare un po’ i rigori dell’austerità e fare “qualcosa di sinistra” (non ci credo, ma ammettiamolo), ma a quale prezzo politico? La sinistra dovrebbe caricarsi dell’impopolarità di scelte politiche antipopolari, entrare in conflitto con la propria base sociale, frenare la Cgil, mandare la polizia contro i movimenti di protesta ecc.  E, alla fine, senza nemmeno raggiungere il risultato prefisso (come si sta puntualmente dimostrando). Per quanto tempo la sinistra pagherebbe il prezzo di un’esperienza di governo così rovinosa?

Ed allora, a guardare tre metri più avanti al proprio naso, chi sarà stato il masochista? Chi ha cercato di evitare una trappola del genere o chi ci è cascato con tutti due i piedi in nome di una vittoria effimera ed avvelenata?

C’è chi pensa che non ci sia alternativa alla politica interna al sistema che ci vuole succubi dei mercati finanziari e del loro bisogno di sacrifici umani. Non lo credo, ma posto pure che sia vero, vorrebbe dire che in questo periodo è possibile solo una politica di destra. Ebbene che la faccia la destra. Se c’è l’agenda Monti da realizzare che la faccia Monti, non le sue copie. La sinistra faccia l’opposizione e le lotte sociali. C’è qualcuno che si ricorda il significato di queste parole? Op-po-si-zio-ne, Lot-te so-cia-li, Con-flit-to, Piaz-za…

Nel caso del Pd, poi, ci sono ragioni più specifiche per negargli il voto. Il discorso del “meno peggio” può valere se l’opzione meno dannosa si tiene entro la decenza di un “minimo sindacale”. Il Pd da molto tempo è al di sotto di quel minimo: non solo ha pedissequamente eseguito ogni indicazione del capitale finanziario, ma ha inferto i peggiori colpi alla democrazia in questi venti anni (dalla legge sui servizi segreti alla riforma del titolo V della Costituzione). Da ultimo non possiamo perdonargli l’ostinazione con cui ha difeso il Porcellum garantendone la sopravvivenza. Questo ce lo ricorderemo per molto tempo, così come non abbiamo dimenticato il referendum golpista del 1993 e come non dimenticheremo l’appoggio a Monti. Poi questa storia del “voto utile” (ma poi, utile a che? Non sanno fare neanche una legge sul conflitto di interesse) è servita solo a peggiorare le cose in questi anni favorendo l’involuzione dell’ex Pci. Il Pd non può pensare di avere una sorta di “diritto” al consenso, per cui chi è di sinistra deve votarlo (sempre per evitare che vinca “l’altro”) qualsiasi cosa faccia. E’ arrivato il momento di dire che se fa una politica di destra chieda i voti a destra.

Per il resto, una sconfitta del Pd oggi sarebbe una sconfitta (meritatissima) del Pd, mentre una rotta del Pd domani, dopo una disastrosa esperienza di governo, sarebbe una disfatta di tutta la sinistra e comprometterebbe le cose per molti anni ancora. Purtroppo è proprio quello che probabilmente accadrà grazie al mantra fraudolento del “voto utile”.

http://www.aldogiannuli.it/2012/12/la-solita-vecchia-trappola-del-voto-utile/

Gli OGM uccidono: è un fatto.

Quando si auspica il superamento dell’istituzione Stato, si dovrebbe considerare anche che le autorità europee – non elette – hanno dimostrato a più riprese di essere molto sensibili al lobbismo delle multinazionali euro-americane. In questo, come in altri casi, sono stati i governi nazionali di Italia e Francia a proteggere i loro cittadini dall’avidità ed irresponsabilità degli amministratori delegati – non eletti – delle grandi imprese transnazionali. E l’hanno fatto sfidando le decisioni di Bruxelles, che solo a causa di queste resistenze ha accettato di considerare l’ipotesi di una “maggiore flessibilità” concessa ai Paesi dell’Unione che vogliano limitare o vietare la coltivazione di OGM nel loro territorio.

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Superparassiti (erbacce ed insetti) evolutisi per aggirare le “difese” del mais geneticamente modificato della Monsanto ora sono inarrestabili. Questo stesso articolo riporta i risultati di studi clinici canadesi ed italiani che dimostrano la tossicità per gli esseri umani degli OGM

http://www.npr.org/blogs/thesalt/2011/12/05/143141300/insects-find-crack-in-biotech-corns-armor

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Qui una rassegna delle dozzine di ricerche specialistiche che documentano le conseguenze impreviste degli OGM:

http://natureinstitute.org/nontarget/report_class.php

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Tumori plurimi così grandi da formare protuberanze visibili e palpabili e forte incremento della mortalità: sono le conclusioni di uno studio choc sulla tossicità degli Ogm realizzato dai ricercatori dell’Università di Caen, nel nord della Francia, su 200 topi.

In particolare lo studio, condotto nella massima segretezza per evitare intercettazioni telefoniche e pressioni, ha valutato gli effetti tossici di un mais transgenico e di un erbicida molto diffuso, il Roundup, prodotti dal gigante americano Monsanto. Pronta la reazione del governo francese che ha annunciato “misure urgenti”. “Per la prima volta al mondo si è studiato sul lungo termine l’impatto sulla salute di un Ogm e di un pesticida, cosa che non era mai stata fatta dai governi e dalle industrie. I risultati sono allarmanti”, osserva il coordinatore del rapporto, Gilles-Eric Seralini, ricercatore di biologia fondamentale e applicata all’Università di Caen, e autore del libro, ‘Tous cobayes’ (Tutte cavie), pubblicato in queste ore.

“Le conclusioni del nostro rapporto – prosegue Seralini – dimostrano un effetto tossico del mais transgenico e del Roundup sull’animale e ci portano a pensare che (queste sostanze, ndr.) siano tossiche anche per l’uomo. Diversi test che abbiamo effettuato su cellule umane vanno nella stessa direzione”. E aggiunge: “dallo studio emerge che anche a piccole dosi, l’assorbimento a lungo termine di questo mais, così come del Roundup, agisce come un veleno potente e molto spesso mortale, i cui effetti colpiscono prioritariamente i reni, il fegato e le ghiandole mammarie“.

Durante l’esperimento i ricercatori di Caen hanno ripartito i 200 topi-cavie in tre gruppi alimentandoli per due anni rispettivamente con mais Ogm NK603, Mais Ogm trattato al Roundup, e mais non Ogm trattato con l’erbicida. Rispetto a un altro gruppo di topi-campione, non alimentato con l’Ogm e il pesticida, il primo topo-cavia è morto un anno prima e al 17/o mese di esperimento si è osservato che i topi alimentati con gli Ogm hanno una mortalità di cinque volte superiore rispetto agli altri.

“I risultati mostrano un tasso di mortalità più rapido e più elevato quando vengono consumate le due sostanze incriminate (mais e Roundup, ndr.). Nei tre gruppi i ricercatori hanno constatato una mortalità da due a tre volte superiore nei topi femmina e la comparsa di tumori nei topi di entrambi i sessi fino a tre volte maggiore.

Lo studio ha suscitato vive reazioni. Il governo francese sta valutando l’attuazione di “misure urgenti” e il ministro dell’Agricoltura, Stephane Le Foll, ha chiesto che vengano attuate procedure di omologazione degli Ogm in seno all’Ue “molto più strette”. La Commissione europea ha subito chiesto che il rapporto sia sottoposto all’Agenzia per la sicurezza alimentare (Efsa), mentre il vicepresidente della commissione agricoltura, José Bové, ha richiesto all’Ue la sospensione immediata delle autorizzazioni per la coltivazione di mais geneticamente modificato. Per la Coldiretti i risultati dello studio “rafforzano la scelta dell’Italia di vietare le coltivazioni di organismi geneticamente modificati nel rispetto del principio di precauzione”.

La ricerca francese potrebbe riaprire la discussione sulla tesi finora sostenuta ufficialmente da Bruxelles, ovvero che i prodotti transgenici finora esaminati siano innocui. Una tesi che però è già stata contestata da alcuni Paesi, come è il caso della Francia dove è stata adottata una clausola di salvaguardia per impedire la coltivazione del Mon 810 sul suo territorio”.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=113&ID_articolo=1227&ID_sezione=242

“Il Governo francese ha attaccato lunedì scorso Monsanto anche per gli effetti degli ogm, ed in particolare di quelli del mais geneticamente modificato MON810 che non sembra si limiti a minacciare la biodiversità delle colture, ma pare contempli “rischi significativi per l’ambiente e la salute”, ha fatto sapere il ministero dell’Ambiente francese in una nota. Notizia confermata anche dai risultati pubblicati recentemente sulla rivista International Journal of Biological Sciences che parlano di grossi danni agli organi dei mammiferi provocati proprio da un noto mais ogm della Monsanto diffuso per la sua fama di essere resistente alla siccità.

Così, anche in seguito al blitz di due settimane fa all’interno del centro di ricerca della Monsanto a Trèbes-les–Capucins di alcuni attivisti No-Ogm, che avrebbero trovato sacchi di mais MON810 trattati con il Poncho 2, un potente pesticida prodotto da Bayer (già sotto accusa per la moria di api), il ministro delle Politiche Agricole Bruno Le Maire e quello dell’Ecologia Nathalie Kosciusko-Morizet hanno confermato la moratoria indetta quattro anni fa per la coltivazione del mais della controversa azienda. Una decisione in netta contrapposizione con il parere negativo espresso lo scorso novembre dalla Corte suprema francese, in linea con la Corte di Giustizia europea, secondo le quali “non c’è alcuno studio che possa provare che gli ogm siano rischiosi”.

Non si è fatta attendete la replica della Monsanto che dopo aver dichiarato che “dal 2008 ad oggi, non ha venduto né sperimentato colture ogm in Francia in quanto i suoi stabilimenti potevano solo stoccare ed imballare sementi geneticamente modificate e convenzionali da destinare all’esportazione” ha in ogni caso annunciato che intende lasciare la Francia e l’Europa “per il clima di accesa opposizione da parte dell’opinione pubblica francese verso l’introduzione degli ogm”.

http://www.unimondo.org/Guide/Ambiente/Francia-la-Monsanto-lascia-Parigi-per-il-clima-velenoso-quasi-come-i-suoi-pesticidi-133972

La Russia, sulla base dello studio francese, ha deciso di bloccare l’importazione di mais geneticamente modificato targato Monsanto:
http://rt.com/business/news/russia-monsanto-corn-ban-005/

L’opinione pubblica occidentale rifiuta il coinvolgimento nella questione siriana

Siamo al capolinea, direi. Chi si batte per la pace contro la guerra suscita scandalo, chi invoca la guerra in Siria e Iran viene considerato democratico, moderato e amante della pace.
Anonimo

Secondo questo sondaggio francese, il 57% degli Italiani è contrario all’intervento in Siria, solo il 18% è completamente a favore.

Il servizio della FAZ sulle menzogne degli insorti ha sicuramente aperto gli occhi a molti, in Germania (55% contrario – sondaggio francese).

Massicce maggioranze contrarie ad un coinvolgimento nelle vicende siriane si registrano anche in Turchia (57%) e negli Stati Uniti  (66%).

Un sondaggio Cambridge-Essex nel Regno Unito (e USA) rileva che oltre l’80% dei cittadini non vuole truppe britanniche in Siria per proteggere i civili ed il 90% non vuole usarle per abbattere il regime (com’è invece successo in Libia); solo il 12% approva la fornitura di armi ai ribelli siriani. Però un 40% è d’accordo con l’imposizione di una no-fly-zone ONU sulla Siria (il 20% è categoricamente contrario ed un altro 25% è ambivalente)

“La nostra indagine suggerisce che l’opposizione all’impiego dell’esercito sul terreno rimarrà alta sia in Gran Bretagna sia negli Stati Uniti”.

Tzvetan Todorov, uno dei più importanti studiosi internazionali di genocidi, pulizie etniche, totalitarismi e colonialismo (invitato ad insegnare in una mezza dozzina tra le più prestigiose università del mondo), ricapitola sulla Repubblica (26 giugno 2012) le ragioni del no.

“Il vertice della Nato, nel maggio di quest’anno, ha annunciato il «ritiro irrevocabile » delle truppe straniere che si trovano in Afghanistan entro la fine del 2014.

Se così fosse, sarebbe la fine di una delle guerre più lunghe di questo secolo e del precedente: tredici anni, dal 2001 al 2014, superata in durata solo dall’intervento americano in Vietnam (1959-1975); è stata anche una delle più costose: si stima che siano già stati spesi 530 miliardi di dollari. Le vittime si contano a migliaia fra i soldati della coalizione e a decine di migliaia fra la popolazione afgana.

Le grandi potenze non amano ammettere che gli capita di sbagliarsi nelle avventure che intraprendono, perciò questo ritiro ci verrà sicuramente presentato come un successo politico. Preferiscono non rendersi conto che le guerre asimmetriche moderne sono impossibili da vincere, che i popoli rigettano l’occupazione straniera anche se viene spiegato che è per il loro bene. È abbastanza probabile che il ritiro, come successe dopo la fine della guerra in Vietnam, sarà seguito dal tracollo del governo messo al potere. Gli anni di sforzi, le vittime, le spese non saranno serviti a niente, nemmeno come insegnamento per gli anni a venire.

Succede già con l’intervento in Libia del 2011. Il cambiamento di maggioranza in Francia, nel 2012, non ha dato luogo ad alcuna critica sulla partecipazione del Paese alla guerra. Il suo principale promotore all’interno del governo, Alain Juppé, prima ministro della Difesa e poi degli Affari esteri, ha dichiarato al momento di lasciare il potere: «Sono fiero di quello che abbiamo fatto in Libia», ricevendo l’approvazione sia dei deputati socialisti che degli editorialisti dei giornali di sinistra. Ma è una scelta contestabile tanto a priori quanto a posteriori. Non è vero che il bagno di sangue annunciato da Gheddafi non poteva essere evitato con altri mezzi: d’altronde, non è stato evitato perché oggi sappiamo che la guerra ha fatto almeno 30.000 morti, contro le 300 vittime della repressione iniziale. E quando si ammetterà che la guerra non è uno strumento appropriato per imporre la democrazia, perché la sua lezione immediata consiste nell’affermare la superiorità della forza militare bruta e dunque la negoziazione, come la ricerca del compromesso, sono percepite come segnali di debolezza? Di per sé il risultato dell’intervento è tutt’altro che trionfale: la Libia è in preda a conflitti tribali, le milizie locali rifiutano di sottomettersi al potere centrale, l’islamismo salafita avanza sempre più, la repressione e le vendette contro i fedeli del vecchio regime proseguono, con atti di tortura che si aggiungono alle esecuzioni sommarie.

I dirigenti delle potenze occidentali, che amano credere di esprimere l’opinione della «comunità internazionale », non sembrano essere consapevoli del presupposto principale della loro politica, vale a dire che spetta a loro, come ai bei vecchi tempi degli imperi coloniali, decidere del destino di quei popoli privi di protettori potenti, in particolare in Africa e in Asia. Questi popoli, sembrano dirsi, sono condannati a restare eternamente minorenni e noi abbiamo la pesante responsabilità di decidere per loro. Come spiegarsi, altrimenti, il fatto che trovano legittimo destituire sulla punta del fucile i governi di così tanti Paesi, dalla Costa d’Avorio all’Afghanistan, perfino quando questi gesti spesso e volentieri hanno effetti controproducenti? Una simile mentalità del resto è condivisa da alcuni cittadini delle vecchie colonie residenti all’estero, che si indignano: ma che aspetta l’Occidente per venirci a liberare dal nostro tiranno?

Questi interventi sono tanto più problematici in quanto il contrario di un male non è necessariamente un bene.

Un potere tirannico può essere sostituito da un altro che lo è altrettanto. Oggi vediamo la complessità della situazione in Siria, per la quale si moltiplicano gli appelli all’aiuto. Il governo di Damasco reprime i suoi avversari nel sangue, ma si tratta di semplici manifestanti pacifici o di combattenti armati che cercano di impadronirsi del potere? Il governo orchestra la sua propaganda, ma c’è da credere a tutte le notizie diffuse dalla televisione al-Jazeera o dall’autoproclamato Osservatorio siriano dei diritti umani? Dobbiamo interpretare il conflitto come un confronto fra amici e nemici della democrazia o come un confronto fra maggioranza sunnita e minoranze di altre confessioni, o ancora come una lotta per il potere fra l’Arabia Saudita e l’Iran?

Certe situazioni politiche, come del resto certe configurazioni personali, non sono migliorabili attraverso interventi radicali, di alcun genere. È questo che le rende, propriamente parlando, tragiche”.

(Traduzione di Fabio Galimberti)

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=43572

La spontaneità dell’opposizione russa a Putin

 

I leader dell’opposizione a Putin entrano ed escono dall’ambasciata americana a Mosca

Napolitano è al di sopra di ogni critica? (siamo ancora una democrazia?)

Napolitano è stato un militante e propagandista fascista durante il fascismo, difensore dell’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956, atlantista al tempo della strategia della tensione, europeista ai tempi dell’eurocrazia e neoliberista (cioè darwinista sociale) a sostegno di Monti.

La democrazia non pare volerlo toccare neppure con una perticaSarebbe interessante capire se la sua personalità autoritaria (forte coi deboli, debole coi forti) sia legata all’educazione ricevuta o sia connaturata al personaggio. Degni di nota i paralleli con Angela Merkel.

Aldo Giannuli è del parere che in una democrazia nessuno può essere immune da critiche. Questa è la sua lista:

a-nei quasi due anni del governo Prodi, Napolitano ha controfirmato senza battere ciglio leggi come la Legge 3 agosto 2007, n. 124 di riforma dei servizi segreti che fanno a cazzotti con gli art 3, 101, 104 e 112 della Costituzione (tanto per fare un esempio)

b-nel primo anno di governo Berlusconi ha controfirmato, con altrettanta letizia d’animo, riforme sulla giustizia su cui ci sarebbe stato molto da ridire, ma, più ancora, ha consentito provvedimenti in materia di federalismo in aperto contrasto con l’art. 5 della Costituzione

c-dalla fine del 2009, la sua prassi è andata via via invadendo campi non di sua pertinenza: ad esempio, per circa un anno la politica estera è stata di fatto curata direttamente dal Quirinale (anche se, bisogna ammettere, ciò trovava una sua parziale giustificazione nell’impresentabilità del Presidente del Consiglio che poteva fare viaggi di stato solo in Russia dal suo amico Putin)

d-fra gli sconfinamenti di campo del Presidente sono da segnalare anche interventi che definiremmo di “indirizzo storico culturale” (come le ripetute e non richieste esternazioni in materia di strategia della tensione e simili, subito raccolte da giornalisti  compiacenti delle maggiori testate nazionali)

e-una certa tendenza a “dettare” l’agenda del Parlamento e del Governo, che va molto oltre il diritto di inviare messaggi alle Camere sancito dall’Art. 87. Peraltro, il dovere del Presidente di essere imparziale non riguarda solo l’equidistanza fra le forze politiche, ma anche quella fra le forze sociali e questo è stato uno dei punti più carenti della Presidenza Napolitano: in tutta la vicenda della riforma del mercato del lavoro i suoi interventi sono stati costantemente schierati con il Governo (ed, in parte con la Confindustria) e contro il sindacato. Vice versa, colpisce il suo assoluto silenzio in materia di riforma della Finanza (anzi ricordiamo l’assoluta tranquillità con la quale il Presidente accettò l’inclusione dei reati finanziari nella discutibile amnistia del 2006)

f-Anche alcune sue “scelte silenziose” meritano un commento. Ad esempio il caso della grazia a Sofri: concessa dal suo predecessore, venne bloccata dall’allora Guardasigilli Castelli, per cui ne derivò un conflitto fra poteri dello Stato davanti alla Corte Costituzionale, risolto a favore della tesi presidenziale. La grazia tuttavia non diveniva esecutiva, perché nel frattempo Ciampi era giunto a scadenza. Un minimo di cortesia istituzionale avrebbe voluto che il nuovo Presidente desse esecuzione alla volontà del suo predecessore, assumendo l’atto della grazia non come una decisione personale ma come un atto di ufficio, tanto più che la questione era stata posta come conflitto fra poteri dello Stato, quindi trattata come atto dell’istituzione in quanto tale. Invece, non solo la grazia non era concessa, ma sulla questione calava un pesante silenzio. Di fatto, quella mancata conferma diventava un giudizio politico di merito che allineava Napolitano a Castelli, contro il suo predecessore. La conferma implicita verrà dal discorso del Presidente in occasione dell’”incontro delle due vedove” (Pinelli e Calabresi) il 9 maggio 2009.

g-Sempre in materia di atti non compiuti, ci sembra il caso di sollevare una questione totalmente ignorata: la Costituzione stabilisce l’obbligo di copertura delle spese per ogni legge non prevista dal bilancio (art 81). E’ noto, che questo è stato risolto per oltre trenta anni con il disavanzo finanziato dall’emissione di titoli di debito pubblico. E questo è accaduto anche durante gli ultimi governi di Prodi e Berlusconi. Anche se la soluzione adottata non contraddiceva la lettera della Costituzione,  sarebbe stato più che opportuno, doveroso, un richiamo del Presidente al rispetto della ratio costituzionale, cercando di contrastare l’aumento del debito. Ma né Napolitano né i suoi predecessori hanno ritenuto di farlo, magari  rinviando alle Camere qualche legge di spesa. Oggi si invoca un infausto (e poco credibile) vincolo di pareggio in Costituzione, ma non sarebbe stato costituzionalmente più corretto un intervento presidenziale mentre il debito si gonfiava  come una mongolfiera?

h-Ma dove la condotta presidenziale rende costituzionalmente più perplessi è la crisi del novembre scorso. Certamente c’era una situazione di emergenza determinata dalla tempesta sui titoli di Stato, c’era un Presidente del Consiglio che non aveva la sensibilità di farsi da parte ed il ricorso immediato alle elezioni, in quel contesto, appariva finanziariamente troppo rischioso. Tutto vero. Tuttavia, se un governo di transizione, espresso dal Presidente e mandato al voto in Parlamento, era la soluzione quasi obbligata, questo non significa che  ne dovesse scaturire una formula di governo di lunga durata (18 mesi) ed addirittura proposta anche dopo le prossime elezioni. Tanto più che noi abbiamo un sistema elettorale maggioritario, che è già uno strappo costituzionale in sé. Se poi le  due ( o tre) principali forze politiche si alleano, praticamente sparisce l’opposizione e la forma di governo del paese diventa un’altra cosa rispetto a quella prevista dalla Costituzione. Per di più, questo governo “tecnico” (che più politico non si può) non è affatto neutrale nel conflitto sociale, sta apertamente dalla parte della finanza e vara riforme che vanno molto al di là della singola emergenza che ne ha determinato la nascita, in campi come la giustizia, l’università, i beni comuni. Di fatto, questo governo sta cercando di attuare un nuovo modello sociale polarmente opposto a quello descritto nella prima parte della Costituzione e, per di più, senza mai aver ricevuto una investitura popolare. Se non è un colpo di Stato ci siamo molto vicini.

i-Anche dal punto di vista formale la prassi Presidenziale è stata molto “sciolta”: le consultazioni avviate prima ancora delle dimissioni del governo in carica, la nomina sul capo di Monti a Senatore a vita, con efficacia in 24 ore, con l’effetto di rafforzare la sua eventuale maggioranza in Senato (dove era possibile prevedere maggiori difficoltà, se il Pdl non avesse accettato di votare la fiducia), il governo che chiede ed ottiene la fiducia prima ancora di essersi completato con la nomina dei sottosegretari, ecc ecc: neanche in una bocciofila di quartiere si sarebbe statutariamente così allegri. Mi direte che si tratta di rilievi formali: certo, ma una democrazia parlamentare (o comunque liberale) è fondata su procedure formali da rispettare.

j-Infine, poco consono al dovere di imparzialità ci è sembrato il suo intervento diretto contro il movimento 5 stelle che avrà certamente i suoi aspetti criticabili, ma non spetta al Capo dello Stato occuparsene.

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