Cosa succederà dopo il no del Congresso? Stiamo vincendo la pace? La guerra ci sarà ugualmente?

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Mentre il segretario di Stato John Kerry asseriva lunedì che l’attacco chimico era «innegabile» come lo erano i responsabili, i militari siriani, diversi funzionari dei servizi segreti degli Stati Uniti non erano così certi che l’attacco chimico fosse stato effettuato su ordine di Assad. Alcuni hanno anche riferito della possibilità che i ribelli avessero perpetrato l’attacco in un tentativo cinico e calcolato di attirare l’Occidente in guerra. Questo sospetto non è stato incluso nella relazione ufficiale dell’intelligence.

Associated Press

In Siria dopo due anni di lotta cruenta Assad stava vincendo la guerra civile…ed è quindi perfettamente logico che ad un passo dalla vittoria si metta ad usare armi chimiche contro la propria popolazione allo scopo di farsi attaccare dal più potente esercito del mondo che non aspettava altro. E questo, proprio mentre accoglie una squadra di ispettori ONU che ha invitato ad indagare esattamente sull’uso di gas. Solo per uno stupido questo ragionamento assurdo riesce ad apparire paradossalmente logico. Per fare un esempio comprensibile a tutti immaginiamo una finale calcistica di Coppa dei Campioni – i giocatori della squadra che sta vincendo 5 a zero a 10 minuti dalla fine senza alcun motivo si scagliano sul portiere avversario e mentre un paio lo tengono fermo, tutto il resto della squadra a turno lo sodomizza, dopo che il capitano ha invitato l’arbitro ad avvicinarsi per vedere bene e non avere dubbi circa la doverosissima squalifica. Stessa cosa, con la differenza che a comportarsi così in una guerra non solo finisci per perdere una partita già vinta, ma ti squalificano non solo dal campo, ma anche dal mondo, cioè vai pure a lasciarci la pelle. In effetti, per credere ad una tale completamente inverosimile versione dei fatti una normale quantità di stupidità non basta – è necessario avventurarsi verso le frontiere inumane dell’encefalogramma piatto. Tuttavia, in molti riescono in questa missione impossibile.

Roberto Quaglia

Noi siamo gli Stati Uniti d’America. Non possiamo chiudere gli occhi davanti ad immagini come quelle siriane.

Obama

Avete tranquillamente chiuso gli occhi per Pinochet, Videla, Suharto, Saddam Hussein, Mubarak, Islom Karimov, le truppe saudite che uccidono i manifestanti in Bahrain e quelle egiziane che massacrano un migliaio di manifestanti in Egitto, l’uso del fosforo bianco a Falluja e a Gaza, la distruzione dell’economia e della società greca, ecc., ecc.

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Le cose si stanno mettendo troppo bene. Tutto fila troppo liscio. La guerra sembra allontanarsi. Dovrei essere ottimista, ma ci sono tanti, troppi interrogativi e punti oscuri:

1. Perché l’Arabia Saudita ha promesso PUBBLICAMENTE agli Stati Uniti che avrebbe coperto i costi dell’attacco (come se l’esercito americano fosse una prostituta, o una banda di mercenari, come se i cittadini americani non reagissero con sdegno e ira)?

2. Perché Israele ha bombardato ripetutamente Siria e Libano, rivelando al mondo quanto sia coinvolto nella guerra civile siriana?

3. Perché Kerry ha affermato che Al-Qaeda – la ragione per cui, ufficialmente, hanno “dovuto” istituire una sistema di sorveglianza mondiale – non combatte contro Assad, quando sta scritto su tutti i giornali e, così facendo, ha permesso a Putin di smentirlo all’istante?

4. Perché il Washington Post e il New York Times hanno prima chiesto una no-fly zone e ora stanno invece spiegando ai lettori che Obama non può in alcun modo giustificare un attacco missilistico limitato, un’azione molto ma molto più blanda?

5. Non ho capito perché per attaccare la Siria abbiano aspettato una fase in cui le difese aeree e navali di quest’ultima sono al top (forse non volevano vincere – preferivano un caos permanente –, ma ora hanno capito che stanno per perdere e, in tal caso, il caos avrebbe fine?)

6. Se Obama fosse davvero contro questa guerra, perché si sarebbe circondato di falchi? Per mantenere la facciata con chi cerca di manovrarlo e spingerlo alla guerra?

7. Russia e Cina hanno spiegato in ogni modo che per loro la Siria è come la Polonia per Francia e Regno Unito nel 1939. Assad non sarebbe ancora in sella se non ci fossero milioni di siriani – alawiti, cristiani, kurdi, ossia almeno il 40% della popolazione – che lo vedono come un protettore contro migliaia di jihadisti che torturano, squartano, saccheggiano, massacrano i civili. Questi siriani interpretano la lotta come una questione esistenziale: mors tua, vita mea. Dunque perché insistere, avendo la certezza che sarà una guerra regionale totale con il coinvolgimento praticamente certo di tre superpotenze nucleari?

8. Perché Kerry pensa di poter ottenere una risoluzione ONU favorevole all’attacco sebbene abbiano già dovuto modificare la versione ufficiale e ora accusino certe unità dell’esercito siriano che hanno operato all’insaputa del governo (il che, anche se fosse vero, non giustificherebbe un attacco alla Siria)?

9. Perché Netanyahu pensa di potersi permettere di fare l’arrogante con Putin mantenendo un contegno che, stando ai presenti, non si era mai visto prima?

10. Perché gli Stati Uniti sono pronti ad imbarcarsi in una guerra che ovviamente si espanderà, dato che gli iraniani sanno che se la Siria cade saranno il prossimo bersaglio, pur non avendo i soldi per pagarla e l’appoggio della popolazione?

11. Tutto questo finirebbe all’istante se la popolazione smettesse di pagare le tasse, obbedire agli ordini e lavorare indefessamente nei settori industriali che producono armi e forniscono la logistica per le guerre: perché le masse sono così scioccamente mansuete e incapaci di rendersi conto del loro immenso ed irresistibile potere?

12. Perché Obama ha seguito il ridicolo esempio di Netanyahu con le sue linee rosse che non significano nulla?

13. Davvero Obama non aveva previsto che il Congresso sarebbe stato massicciamente contrario all’attacco? Oppure ci contava?

14. Come si spiega questa dichiarazione del ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, in una conferenza stampa congiunta con il suo omologo iracheno, Hoshyar Zebari, a Baghdad? “Sappiamo che il Presidente degli Stati Uniti è caduto in una trappola che gli hanno teso altri [leggi: neocon e sionisti] e speriamo possa uscire da questa trappola con saggezza

http://www.presstv.ir/detail/2013/09/08/322766/iran-seeks-to-quiet-syria-war-drums-fm/

15. Gli stessi americani hanno ammesso che non hanno prove che sia stato Assad. Come mai questa volta la montatura è così grossolana e per nulla credibile, buona solo per dei boccaloni?

16. Perché gli inglesi hanno un Ed Miliband – una specie di F.D. Roosevelt reincarnato – che dice le cose come stanno e, in pratica, sabota forse irrimediabilmente i piani americani-israeliani, mentre noi abbiamo un Letta che scodinzola dietro Obama e arriva a contraddire la Bonino (umiliandola internazionalmente)?

17. Perché tutto il mondo sa che gli Stati Uniti hanno un sistema di sorveglianza mondiale, combattono un conflitto ogni 40 mesi, hanno la popolazione carceraria di gran lunga più vasta del mondo, usano le loro banche e agenzie di rating per destabilizzare le economie altrui, hanno seguito piuttosto puntualmente la serie di invasioni rivelate dal generale Wesley Clark (Libia, Siria, Iraq, Libano, Somalia, Sudan, Iran) eppure c’è ancora in giro tanta gente che li considera una forza di pace, bene e prosperità? Quanto tonti si può essere? Come si fa a costruire un mondo nuovo con tutti questi tonti tra i piedi?

18. Perché l’amministrazione Obama si è comportata in maniera così contraddittoria da rendere sempre più scettici e cauti i congressisti?

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* Obama doveva ricorrere al voto del Congresso perché non ha credibilità. Una maggioranza di americani ha capito che è un talentuoso e affascinante bugiardo. Ha aggredito ogni singola istanza autenticamente progressista, umanitaria, civile dell’ultimo secolo, fingendo nel contempo di volerle difendere.

Si è circondato di banchieri, mercanti di armi, petrolieri (giocava a golf con il capo della BP mentre dichiarava che le sue trivellazioni erano sicure, una settimana prima dell’ecocidio BP del Golfo del Messico, e ha poi riautorizzato le trivellazioni dello stesso tipo, nello stesso luogo); ha eliminato l’habeas corpus firmando il NDAA che gli permette di arrestare e far scomparire chiunque e ovunque; stila liste di persone da uccidere senza processo (con o senza i droni); affida la copertura sanitaria “rivoluzionaria” da lui introdotta alle cure degli assicuratori privati; pianifica la privatizzazione della previdenza sociale; reprime spietatamente il movimento Occupy; perseguita le gole profonde (whistle blowers); spia tutto il mondo; non ha chiuso Guantanamo né le prigioni segrete della CIA; ordina “fughe” di notizie false per i media e minaccia i reporter seri; dice di non volere guerre e poi le combatte tutte; viola le risoluzioni ONU (es. Libia); cerca di rivitalizzare la menzogna del cambiamento climatico causato dalla Co2 proprio quando i dati ufficiali la screditano e si cercano altre cause. Contemporaneamente sostiene candidamente che non fa nulla di tutto questo. Non c’è mai stato un rinnegato peggiore di lui, mai un impostore, doppiogiochista, corrotto servo del potere peggiore di lui dal 1945 in poi, a capo degli Stati Uniti. Obama e gli Stati Uniti sono una minaccia per il mondo e siamo solo agli inizi. Chi non l’ha ancora capito lo capirà nei prossimi mesi.

L’America è stata catturata da maniaci criminali che hanno istituito centri di tortura in tutto il mondo, bombardano almeno due-tre paesi contemporaneamente se non si sentono insoddisfatti, fanno esplodere l’indebitamento (18mila miliardi di dollari!!!), truccano le statistiche sull’impiego escludendo i milioni di americani che hanno smesso di cercare un lavoro dopo anni di tentativi frustrati. La bancarotta di Detroit è solo uno dei tanti esempi delle politiche fallimentari e suicide imposte dal loro “Washington Consensus”.

In Occidente la democrazia è stata abbandonata in nome del profitto. Quasi tutti gli esseri umani preferirebbero vivere in pace, ma l’avidità di multinazionali e azionisti non se ne curano. Le guerre si susseguono senza soluzione di continuità proprio perché non c’è più democrazia e la volontà dei cittadini viene ignorata. Anzi si fa quasi sempre il contrario di quel che vorrebbe il popolo “sovrano”. La guerra con la Siria farà esplodere il Medio Oriente e incendiare il mondo, ma se poche migliaia di persone ci realizzano un guadagno, allora va tutto bene. L’America è in ostaggio, viene usata come un ariete, come un terminator, come una clava. Bisogna fare qualcosa per fermare questa macchina di distruzione. Bisogna rifare l’America da cima a fondo, e restituirle la sua dignità e la sua vocazione.

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* Putin ha capito che la NATO, lo strumento dei plutocrati occidentali, utilizzando ogni mezzo, sta cercando pretesti per completare l’accerchiamento di Russia e Cina. Ha capito che se lascia andare la Siria e consente che il Medio Oriente sia saccheggiato e spartito tra americani, sauditi e israeliani, sarà la fine del suo paese. I cinesi sono giunti alla stessa conclusione. Per questo difenderanno Siria e Iran dai petrolieri occidentali. È una guerra per le risorse del pianeta (inclusi i soldi nelle nostre tasche), che porterà alla rovina l’umanità e il pianeta, se non la faremo fallire. Finché più persone non superano il loro blocco mentale e accettano che gli psicopatici sono una realtà con la quale dobbiamo fare i conti, ci continueranno ad essere colpi di stato, sovversioni, rivoluzioni colorate, destabilizzazioni finanziarie, embarghi illegali, continue violazioni del diritto internazionale, guerre “umanitarie”, ecc.

* È chiaro che Assad non ha usato armi chimiche contro la sua gente. Non è mai stato un despota sanguinario e ha cominciato a usare la violenza solo dopo lo scoppio dell’insurrezione. In ogni intervista l’impressione è quella di una persona colta, lucida, posata, per nulla aggressiva nei confronti degli intervistatori, disposta a rispondere anche alle domande più delicate, senza svicolare. Non ha nulla in comune con nessuno dei classici “nuovi Hitler” che abbiamo abbattuto in passato. In ogni caso ora anche gli americani ammettono che non hanno prove contro di lui.

* È altrettanto chiaro che Israele fa comodo agli Stati Uniti, altrimenti l’avrebbero già mollato, o tradito (con una qualche montatura o una campagna mediatica). Questa è una cosa che, anche per colpa dei troppi antisemiti in circolazione – che martellano le teste di tutti con le loro ossessioni sugli ebrei che controllano gli USA e quindi il mondo –, ci ho messo un sacco a capire: Israele continua a esistere solo perché il suo bullismo:

1. arricchisce gli oligarchi (crisi petrolifere, vendite di armi);

2. spaventa le masse e le tiene buone;

3. indebita le popolazioni, asservendole;

4. distoglie l’attenzione dell’opinione pubblica dalle giuste rivendicazioni di giustizia sociale;

5. “rimedia” ai guasti di un modello finanziario predatorio e completamente insostenibile;

6. prospetta scenari di decimazione di una popolazione mondiale che, ridotta in miseria e gonfia di risentimento, potrebbe diventare ingestibile;

Queste sono le ragioni principali; le altre sono marginali o irrilevanti. Non serve perdere tempo chiamando in causa riserve energetiche (la Sicilia probabilmente ha più giacimenti della Siria), gasdotti, balcanizzazioni, programmi nucleari, o altro.

Pensateci bene: è possibile che ogni guerra umanitaria sfoci nel caos permanente, indebolendo preventivamente le ragioni per il successivo intervento? O è più probabile che il caos sia voluto, perché la psicopatia è entropica e sguazza nel caos, detesta l’ordine, le regole, gli stati, vuole la libertà del forte di schiacciare il debole e trarne lauti profitti (neoliberismo)?

Egoismo, stragi, spudoratezza e corruzione (Yan Fu)

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Questo è anche un trionfo della democrazia partecipata in rete. Milioni di persone in tutto il mondo si sono attivate per contrastare la propaganda belligerante e i sondaggi hanno registrato una crescente e massiccia opposizione all’intervento armato in tutto l’Occidente.

Questa potrebbe essere una fase storica ancora più importante della scoperta dell’America. Ragioniamo criticamente, dibattiamo, non subiamo passivamente gli eventi. Finalmente, la Storia siamo anche noi.

I commentatori dei forum dei quotidiani citano le loro fonti, argomentano, contestano e mostrano che non sono più disposti ad accettare acriticamente la linea dell’establishment, che ormai è assolutamente screditato.

Chiamatela RIVOLUZIONE, perché lo è. La Rivoluzione è già qui, anche se è diversa dal solito e non la riconosciamo come tale.

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E L’ITALIA, IN TUTTO QUESTO? E L’EUROPA?
La Ashton (affari esteri europei) ha pensato bene di contraddire Barroso e van Rompuy e quindi la linea dell’Unione Europea, che è fortemente critica rispetto alla prospettiva di un attacco alla Siria, come se rappresentasse il governo Cameron e non l’UE. Un governo federale le avrebbe chiesto di rassegnare le dimissioni, ma purtroppo l’Unione Europea è dominata dagli interessi di alcuni stati egemoni
Letta ha perso un’altra occasione per stare zitto

Ci sono in gioco le vite di 1800 nostri giovani in missione in Libano e noi siamo un paese almeno formalmente sovrano, dottor Letta (che tra l’altro mi dovrebbe spiegare perché prima firma una dichiarazione estremamente aggressiva contro la Siria e poi va a fare il digiuno contro la guerra con il ponetefice).

Questo il parere del vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella:

Le affermazioni di Catherine Ashton sulla Siria sono equivoche: ”Non si capisce a nome di chi parla e cosa intende per risposta forte e chiara. La baronessa interpreta malissimo il suo ruolo.” Quanto al documento firmato da Letta al G20 per Pittella “il premier è stato incauto, queste decisioni richiedono la legittimazione popolare, vanno discusse in Parlamento”.

http://video.repubblica.it/dossier/rivolta-siria/parlamento-europeo-pittella-ashton-parla-a-sproposito/139405/137946?ref=HRER1-1

Krugman: “Cipro esca dall’euro” – 40 obiezioni

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Ecco, il Regno Unito, che è in piena recessione, dovrebbe lasciare l’eurozona. Il prima possibile, anche subito.

Oh – non può – ha ancora la sterlina e l’ha lasciata svalutare di un terzo.

Ma, allora, com’è possibile che il deficit commerciale del Regno Unito con la zona euro sia alle stelle e presto supererà quello statunitense (anche gli USA sono fuori dalla zona euro, per quel che ne so)?.

E come mai, al contrario, le esportazioni di Grecia, Irlanda e Italia vanno a gonfissime vele, anche se sono rimaste nell’euro?

http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_PUBLIC/6-18032013-AP/EN/6-18032013-AP-EN.PDF

http://www.tradingeconomics.com/greece/exports

Forse, dico forse, l’eurozona è un falso problema e l’austerità è l’unico, vero problema?

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Mi ero rallegrato che Paul Krugman (Nobel per l’Economia) avesse lanciato la provocazione sul New York Times: “Cipro fuori dall’euro, non ha più nulla da perdere” (proprio il giorno successivo ad un mio articolo in cui asserivo che non si era mai espresso in tal senso!).

http://keynesblog.com/2013/03/27/krugman-cipro-lasci-leuro-ora/

Krugman ora si trova in mezzo al guado in una posizione più debole sia rispetto agli euroscettici sia rispetto agli eurofili. Infatti se uno volesse perorare la causa dell’uscita dall’euro, non sceglierebbe certo Cipro, un’economia virtualmente inesistente, come caso esemplare (lo può pensare solo Bagnai, ma Bagnai è anche lo stesso che si indigna per la pretesa europea di controllare un paradiso fiscale al suo interno, quando il 99% della popolazione mondiale ne ha abbastanza delle astuzie degli elusori fiscali). Nei prossimi giorni, o settimane, Krugman sarà costretto a decidere se rientrare nei ranghi o raggiungere l’altra sponda e parlare apertamente di dissoluzione dell’eurozona.

Avevo immaginato che il suo blog prestigioso avrebbe offerto infiniti spunti ed osservazioni di spessore su questo tema, diversamente da altri blog e forum italiani. Le mie attese non sono state deluse: economisti, finanzieri, ingegneri aerospaziali, storici, sociologi, ecc. da tutto il mondo sono arrivati come mosche al miele per dire la loro. In un blog serio non c’è spazio per gli imbecilli/troll e gli ignoranti vengono subito sgamati, perciò se ne stanno alla larga ed il livello del dibattito si eleva. È stato davvero un piacere seguirlo.

Questi sono alcuni dei rilievi critici [e suggerimenti alternativi]

1. Una questione che non è stata discussa è se l’uscita dall’euro implicherebbe anche un’uscita dall’UE [i trattati non consentono di lasciare l’euro senza uscire dall’Unione Europea, ci vorrebbe una secessione e l’atteggiamento degli altri paesi non sarebbe verosimilmente benevolo, negli anni a venire, NdT]. Un argomento che è circolato a proposito della situazione spagnola è che l’Unione Europea non permetterà alla Spagna di uscire dall’euro rimanendo nell’Unione europea in quanto la drastica svalutazione della sua moneta metterebbe in grave difficoltà le altre nazioni [in caso di secessione una rappresaglia sarebbe l’imposizione di barriere tariffarie del 60% o più e il paese secessionista potrebbe solo subirle, NdT].

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/17/luscita-della-grecia-dalleurozona-puo-distruggere-lunione-europea/

Mi permetto di aggiungere che proprio i grillini (così critici dei lunghi viaggi internazionali che servono per “assemblare” e vendere un prodotto) dovrebbero sapere che, nel mercato globalizzato in cui opera l’Italia, il 40% dei prodotti che esportiamo proviene da importazioni (siamo dei trasformatori).

2. Caro Paul Krugman, lei cita Eichengreen, che ha detto che un paese che lasciasse la zona euro innescherebbe una fuga di capitali, ma ci rassicura sul fatto che tanto questo è già accaduto a Cipro. Sì, è vero, è successo a Cipro, ma non ancora in Spagna, Portogallo e Italia. Ma accadrà non appena Cipro lascerà la zona euro, in quanto gli investitori si staranno già chiedendo se questo è solo l’inizio della fine per l’eurozona. Così si scoperchia il vaso di Pandora [ed è precisamente questo il piano: si veda il commento numero 3, NdT]. In questo contesto, mi chiedo anche perché alcuni economisti affermino che Cipro non è sistemica (per via delle sue piccole dimensioni). Nella situazione attuale, in cui molti paesi sono in grave recessione, con la pressione delle svalutazioni interne, ogni paese membro della zona euro è sistemico.

3. Krugman non vede l’ora di far saltare l’euro. Nell’articolo è però onesto perché chiarisce bene quali sono le conseguenze di questa scelta: una forte svalutazione competitiva al 50% che falcerebbe salari e risparmi in modo ben più violento di quanto non sia pianificato negli interventi ora approvati . Ma per competere su che cosa? Qui dice di non conoscere bene l’economia reale dell’isola. Allora se ne stia zitto, farebbe una migliore figura, non quella del ciarlatano che ha qualche vecchia laurea in economia. Potrebbe diventare una portaerei degli inglesi? Scontando i pacchetti turistici? Sì, con gli inglesi che tra 5 anni avranno pezze nei pantaloni come tutti coloro che pensano di poter far da soli in un mondo globalizzato.

4. Pensate alla zona euro come un’enorme banca che sta per fallire. Come la si gestisce? Come tutte le altre banche. Si divide il tutto in una banca buona ed una banca cattiva. Si spostano tutte le attività sane in quella buona e si liquida quella cattiva. La parte “buona” è il centro, quella “cattiva” è la periferia.

Attraverso la tassazione, ansia permanente, il bullismo ai danni dei correntisti, si ottiene un flusso costante di denaro dalla periferia alle banche del centro, per soddisfare le loro esigenze di ricapitalizzazione [il sistema bancario tedesco è marcio almeno quanto quello anglo-americano, es. Deutsche Bank e banche locali autorizzate a celare i loro conti disastrati, NdT].

Attraverso la distruzione del valore di tutto ciò che c’è nella periferia, si fa il pieno di beni a buon mercato e si liquida il resto = sopravvivenza del più adatto [darwinismo sociale degno della peggior tradizione ottocentesca, nazista e neoliberista, NdT].

5. I conservatori americani vogliono ridurci come l’Europa, il che significa che vogliono stati più autonomi. Non hanno davvero idea di quanto grandi siano i pericoli di stati con maggiori diritti [es. http://it.wikipedia.org/wiki/La_seconda_guerra_civile_americana, NdT]

Il fatto che gli Stati Uniti siano così strettamente integrati e federalizzati è ciò che li fa funzionare.

Inoltre, in Europa la gente sente molto di più il richiamo del “questo è nostro”, ragionano ancora come nazioni ciascuna per conto suo. Parlano dei costi incorsi dalla Germania per salvare la Spagna, ecc., ma questo è tipo di supporto che in America va avanti da sempre tra uno stato e l’altro.

Ogni anno miliardi di dollari si muovono dagli stati costieri ricchi verso quelli interni e quelli più poveri. In sostanza, negli Stati Uniti, c’è un constante bail-out e la gente non ci pensa nemmeno più, infatti la maggior parte non ne è nemmeno consapevole.

È stato chiaro fin dall’inizio che l’Unione europea aveva bisogno di un’integrazione molto più forte perché l’esperimento dell’euro potesse sopravvivere.

Devono diventare gli Stati Uniti d’Europa e smettere di cercare di andare d’accordo come una confederazione…diamine non sono nemmeno una confederazione … [ce l’hanno fatta Svizzera, Italia e India: non si vede perché non ce la dovrebbe poter fare l’Europa, NdT]

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Questi primi argomenti dovrebbero già essere sufficienti a far capire che chi vuole l’uscita dall’euro fa il gioco di chi c’è dietro il sabotaggio dell’eurozona e quindi dell’Unione Europea (cf. simbolismi illustrativi – immagine tratta da una campagna pubblicitaria). Tale è il livello di manipolazione della verità che ci sono militanti anti-liberisti che si bevono tutte le scemenze di Nigel Farage, ex broker della City di Londra reinventatosi leader dell’UKIP, il partito nazionalista e razzista inglese. E’ sfrenatamente neoliberista, pro-NATO, pro-industria bellica, contro la Convenzione Europea per i diritti umani, amico di Francesco Speroni e degli europarlamentari della Lega Nord, promotore di un sito anti-europeista, l’Observatoire de l’Europe, stracitato dagli euroscettici (confesso che fino al 2011 anch’io ero uno di questi pirla, un utile idiota come tanti altri).

6. Il 90% dei consumi proviene da importazioni (farmaci, carburante, abbigliamento e calzature, derrate alimentari di ogni genere). E Cipro è povera di risorse naturali ed è scarsamente produttiva da un punto di vista agricolo. La parte settentrionale, turca, è infatti decisamente povera (7000 euro di reddito procapite contro i quasi 30mila di Cipro): solo i fondi europei e l’afflusso di capitali esteri hanno gonfiato un’economia con scarsi margini di sviluppo. È dura credere che la competitività migliorerà in seguito.

7. Il problema principale è il possibile crollo dell’intero sistema bancario cipriota che, senza i prestiti europei, inghiottirebbe tutti i correntisti, grandi e piccoli.

8. L’Argentina non può essere un modello per Cipro. Ci sono ovvie ed immense differenze di dimensioni, demografia, profilo economico, disponibilità di risorse naturali. Oltre a questo l’idea che lo sganciamento argentino dal dollaro sia stato relativamente indolore è errata. Ci sono voluti anni per recuperare il terreno perduto, i fondi pensione sono stati confiscati dal governo e la ripresa si è avuta solo grazie al boom dei prezzi delle materie prime, fino alla crisi del 2008 e ora si ritrovano con un’inflazione reale al 25% e le altre nazioni riluttanti a concedere prestiti.

9. Fornire servizi bancari offshore che consentono l’evasione fiscale non è un buona prassi: è avarizia e prima o poi si paga. Il capitalismo non regolamentato promuove la diffusione dell’avarizia, non il benessere degli esseri umani, ed è una dinamica insostenibile.

10. Perché la svalutazione competitiva della dracma (nella misura dell’80%) prima dell’ingresso nell’euro era considerata OK, mentre i vantaggi che la Germania ha tratto dall’euro sono immorali? Se una prassi è scorretta lo deve essere anche l’altra e le guerre valutarie non sono nobili. Prima dell’ingresso nell’eurozona tutto costava davvero molto in Grecia.

11. Mi divertono certi commenti della gente sulla Germania. È molto facile essere generosi con i soldi degli altri. Non sottovalutate gli effetti delle caricature hitleriane della Merkel. Ho notato che quando insulto amici e conoscenti, in genere non mi parlano più.

12. Mi chiedo se l’euro funzionerebbe meglio se fosse una vera moneta unica, invece di un gruppo poliglotta di valute chiamate con lo stesso nome. Sembra che sia una valuta solo di nome e non di fatto, e ogni paese è abbandonato a se stesso. Negli Stati Uniti, gli stati sono strettamente federati in una vera unione politica (non importa quanto polarizzata) e quindi un dollaro è un dollaro ovunque e sempre.

13. Se l’Europa non fosse un’entità ridicolmente disfunzionale, i costi di ricapitalizzazione / ristrutturazione / chiusura / etc. delle banche cipriote ricadrebbero su tutta l’Europa, come avviene negli Stati Uniti. Il vantaggio sarebbe quello di avere un maggior controllo dei sistemi bancari nazionali da parte dell’UE, il che potrebbe aiutare a prevenire il tipo di distorsioni viste a Cipro. Il problema dell’Europa non è di natura economica ma politica. È folle immaginare che uno può avere l’unità economica senza l’unità politica.

14. Non è l’euro il problema. Il problema è la gestione dell’eurozona a beneficio di una ristretta élite.

15. Le ragioni per cui le politiche di austerità dei repubblicani causeranno gravi danni agli Stati Uniti, se portate fino alle loro logiche conclusioni, sono le stesse per cui l’austerità europea ha gravemente danneggiato l’economia e la società della zona euro.

16. Se la BCE fosse disposta ad agire nell’interesse di salvare l’euro, questa discussione non avrebbe luogo [questo è il punto: dovrebbe essere ormai chiaro che è in atto un sabotaggio e che se ci fosse la volontà di salvare l’eurozona basterebbero pochi accordi e qualche firma NdT].

17. Tutti sapevano che la banca greca fatta fallire era gestita da gangster. Chiunque ci abbia messo dei milioni si merita il salasso che riceve.

18. Riflettete su questa cosa. Il vostro governo si è inventato questo piano di arricchimento ma è fallito e ora vi viene detto che l’unico modo di fare soldi in futuro sarà il turismo. Siete proprietari di un hotel, oppure ci lavorate e ora qualcuno vi chiede di tornare a quella che si considera una valuta priva di valore (la lira cipriota). Preferite guadagnare molto meno con una valuta di cui la gente si vuole liberare, oppure con l’euro?

http://www.banknoise.com/2013/03/referendum-sulleuro-basta-dare-la-possibilita-alla-gente-di-essere-pagati-in-lire-e-rifiuterebbero-tutti.html

19. Ma cosa può fare un’ampia svalutazione per la popolazione di Cipro? Una pagnotta costerà molto di più? Gli affitti saliranno come il prezzo delle merci importate? Se porto un gran numero di turisti nell’isola, albergatori, ristoratori e tutti gli operatori dell’industria turistica faranno soldi a palate – ma tutti gli altri? Cosa succede ai pensionati, soprattutto se il denaro delle loro pensioni è in quelle banche chiuse?

Come soluzione a lungo termine, magari il turismo ha qualche validità, ma a breve termine (5 anni?) Ci sono distese di alberghi al 30% della capacità di accoglienza? Da dove proviene il cibo per i turisti [se è importato costerà molto di più, NdT]? E il materiale da costruzione [idem, NdT]? Non bisognerà pagare tutto questo in euro? Quanto tempo ci vuole per pianificare, acquistare terreni, passare attraverso gli ostacoli normativi, prima di poter costruire un casinò? Cosa succederà nel frattempo?

Basta darci dentro con l’emissione di nuova valuta al punto in cui non solo i ciprioti non avranno alcun potere di acquisto al di fuori dei loro confini (non che avranno soldi da spendere in ogni caso), ma fare in modo che prodotti dannatamente a buon mercato per gli stranieri faranno espandere drammaticamente le esportazioni? In che modo un’economia basata sulla finanza diventa improvvisamente una potenza esportatrice? E qual è il suo suggerimento per prevenire la fuga di capitali che, inevitabilmente, si verificano una volta che le banche riaprono? Come si fa ad evitare l’assalto alle banche?

http://www.banknoise.com/2012/05/se-uscire-dalleuro-la-soluzione-perch-c-la-fuga-dalle-banche-greche.html

Non c’è alcun semplice rimedio, ma voltare le spalle alla Comunità dell’Euro è un suicidio.

20. Io di solito sono d’accordo con i suoi consigli, ma in questo caso credo che lei stia esaminando il problema da una prospettiva troppo ristretta. L’economia non è tutto. Ho il sospetto che se analizzasse i 50 stati degli Stati Uniti scoprirebbe che alcuni farebbero bene a lasciare il dollaro e stampare le proprie valute svalutate. Suppongo che lei non suggerirebbe loro di farlo – per motivi non economici. L’euro è stato importante per la pace nel continente più guerrafondaio del 20° secolo – non torniamo indietro ora che siamo nel 21° secolo.

21. Quindi la scelta è tra l’austerità tedesca o una sorta di Tijuana mediterranea con prostituzione legale, gioco d’azzardo, forse piantagioni di marijuana, che non hanno bisogno di molta acqua?

22. Forse Cipro dovrebbe riunificarsi e diventare parte della Turchia?

23. Perché gli europei non sembrano capaci di gestire un semplice fallimento bancario? Quando IndyMac e WaMu sono crollate non abbiamo dovuto chiudere il paese per due settimane e pensare a cosa fare. Non era la Deutsche Bank.

24. Questo è un post affascinante e dimostra quanto gli economisti siano imbelli ed inetti quando devono venirsene fuori con delle soluzioni concrete ai problemi. L’unico suggerimento che Krugman sa trovare è lasciare l’euro e reintrodurre la vecchia e svalutata moneta cipriota.

Ma cos’è il miracoloso “settore delle esportazioni” che salverà Cipro?

I servizi finanziari sono morti.

Agricoltura? Sta scherzando?

Vacanze? Questo è probabilmente l’unico settore con qualche possibilità reale, ma i pacchetti low-cost, dove la gente di solito non si avventura fuori dagli alberghi, fanno molto poco per aiutare l’economia locale e anzi favoriscono una nuova forma di sfruttamento nel settore del turismo – basta guardare ad alcune delle aree circostanti, come la Turchia e la Grecia.

E poi, naturalmente, c’è il piccolo problema di pagare per tutte le importazioni, come il carburante, il cibo, e quasi tutto il resto, con una moneta molto svalutata!

25. Riconsiderare quest’inane dogma dell’austerità è e sarà sempre un compito molto più facile che lasciare l’eurozona. Le conseguenze della dissoluzione dell’eurozona non si possono prevedere e, quindi, alleviare per tutte le parti coinvolte. Data la recessione che seguirà, chi esattamente farà turismo e comprerà il vino cipriota? Per non parlare della diffusione nei paesi BRICS della recessione, a causa della contrazione delle loro esportazioni verso l’Europa.

26. Mentre lei, De Grauwe e altri avete senza dubbio ragione riguardo all’austerità, è disposto ad ammettere che questo blitz della zona euro sul paradiso fiscale cipriota sia una giusta sanzione contro i paradisi fiscali? Ora tutti i paradisi fiscali dovranno verificare la solvibilità delle banche e delle nazioni con cui fanno affari. Chiaramente, le banche cipriote non potrebbero far parte di un’unione bancaria.

27. Purtroppo il modello incentrato sulle esportazioni funziona solo in paesi che hanno industrie competitive e prodotti a costi eccessivi. Può andar bene per Stati Uniti, Paesi Baltici o Francia, ma non per Portogallo, Cipro e Grecia. Naturalmente la svalutazione li renderebbe destinazioni più attraenti per i turisti a basso costo, ma non è un grande business per tutti (la maggior parte dei soldi va alle compagnie aeree, proprietari stranieri di alberghi e in birra importata).

Non è possibile competere con destinazioni vicine come la Turchia, la Tunisia, la Bulgaria e l’Egitto, dato che i loro salari sono da terzo mondo. Molti turisti vogliono viaggiare all’interno della zona euro e all’interno del sistema comune di legislazione europea, quindi forse lasciare l’euro non sarebbe una buona idea, dopo tutto.

28. Ma se sei un paese che importa molto di ciò che consuma, la svalutazione non aumenterebbe il costo di molti beni di consumo? E non colpirebbe perciò prevalentemente i salariati a basso reddito?

29. Come si potrebbero evitare enormi deflussi di capitali? Le restrizioni ai movimenti di capitale non sono mai state molto efficienti.

30. Lei è mai stato a Cipro? Non è la Costiera Amalfitana, non è nemmeno Maiorca. Lei sta proponendo una svalutazione del 40-50% della moneta cipriota e quindi un dimezzamento quasi immediato delle condizioni di vita degli abitanti e del valore dei beni immobili, nella speranza di creare un enorme boom turistico in una destinazione non particolarmente attraente.

31. L’economia non è tutto. Ha mai deciso di sposarsi, divorziare o avere dei figli solo per massimizzare l’utile economico? Ci devono essere delle considerazioni geopolitiche in gioco, dal punto di vista di Cipro così come da quello europeo. Lei è certamente a conoscenza di non poche questioni complesse in gioco, al di là delle prospettive strettamente legate al PIL. Che importanza hanno? Gli Stati Uniti possono essere indifferenti a questi problemi? E poi, è saggio dare dei consigli così alla leggera, fingendo di ignorare le altre dimensioni del problema?

32: [sul debito cipriota convertito all’istante in lire cipriote con i creditori che perdono un mucchio di soldi in seguito alla svalutazione forsennata che esse subiranno] Cosa possono fare i creditori del resto del mondo? Consiglieranno ai ciprioti di ficcarsi la loro carta straccia dove reputano più opportuno, rifiuteranno qualunque prestito e qualunque esportazione senza pagamento anticipato e, presumibilmente, confischeranno qualunque bene cipriota all’interno dei loro confini nazionali per coprire i debiti.

33. La differenza è che l’austerità durerà probabilmente diversi anni, mentre uno shock da svalutazione sarà una tantum. Tuttavia l’effetto di impoverimento iniziale per una parte significativa della popolazione potrebbe essere così grave che nessun politico si assumerebbe la responsabilità di tale decisione – a meno che lui e la sua famiglia siamo fortemente motivati a lasciare l’isola per sempre e non tornare mai più.

34. Io vivo a Cipro. Cipro non ha l’acqua, né aree coltivabili sufficienti per aumentare la produzione agricola. L’isola soffre di periodica carenza d’acqua e impone razionamenti dell’acqua che colpiscono anche il turismo. In un ambiente caldo e secco, l’uso dell’acqua e l’agricoltura vanno di pari passo. Cipro può migliorare la conservazione dell’acqua attraverso una migliore tecnologia, ma avrebbe bisogno di investimenti. Le banche cipriote non hanno soldi da prestare al momento. Gli istruiti e ben pagati banchieri, commercialisti, avvocati, revisori contabili e altri colletti bianchi non saranno disposti a lavorare nei campi. Abbandoneranno l’isola.

35. Ci sono voluti circa 65 anni perché la moneta comune degli Stati Uniti si stabilizzasse e anche allora era soggetta a crisi enormi come il fallimento Jay Cooke del 1873 e il panico del 1907. L’Euro è un work in progress.

36. Ripristinare lo status quo precedente? Lei pensa che i leader ciprioti stiano seriamente pensando che, dopo un periodo prolungato di miseria per il loro popolo, le banche cipriote dovrebbero tornare a mettersi al servizio dei grandi elusori fiscali e riciclatori di denaro sporco di tutto il mondo? Pensare che i ciprioti debbano soffrire perché le loro banche possano tornare a comportarsi come prima è tanto bizzarro quanto è osceno, e la sua oscenità farebbe impallidire Sodoma e Gomorra.

37. Naomi Klein ha spiegato molto bene il motivo per cui le multinazionali spremono i popoli più deboli del mondo. Sfruttano il debito in eccesso formatosi sulla base di stime esagerate del potenziale di sviluppo dell’economia locale, fissate con l’aiuto di compiacenti funzionari locali a beneficio delle mega-aziende e dei loro complici. Il profitto arriva quando il paese è costretto a dismettere i suoi beni pubblici e venderli ai privati per risanarsi. Una volta che questo accade, anche la pioggia viene privatizzata da interessi off-shore (es. con sede alle Cayman) che vogliono essere pagati. A quel punto il paese debitore è pronto per il suo sfruttamento non-sostenibile.  

La questione da porsi è la seguente: “Perché questo continua a succedere in tutto il mondo?” L’attacco all’eurozona è solo l’ultima espressione dell’incompatibilità di democrazia e capitalismo quando le aziende diventano troppo grandi e sfuggono alla regolamentazione.

38. La maggiore competitività [risultato della svalutazione della lira cipriota] non serve a nulla se la domanda dall’estero zoppica.

http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/03/26/cyprus-seriously/

http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/03/27/debt-and-devaluation-mediterranean-edition/

http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/03/28/whats-the-greek-for-corralito/#postComment

39. Riccardo Achilli sulla Grecia, ma vale anche per Cipro: una simile uscita equivarrebbe, in prima battuta, a scatenare una ondata speculativa contro l’euro stesso, una sua svalutazione selvaggia, una conseguente fiammata inflazionistica da importazioni in tutta l’area-euro e quindi un incremento rapidissimo dei tassi di interesse, che incorporerebbero il maggior premio per il rischio di investire in attività denominate in euro e la maggiore inflazione. L’incremento dei tassi di interesse finirebbe di soffocare la già asfittica domanda per investimenti europea, aggravando la recessione, e farebbe aumentare rapidamente il servizio del debito pubblico degli altri Paesi PIIGS, facendoli fallire uno dopo l’altro, conducendo al collasso del sistema bancario e finanziario europeo, con conseguenze disastrose sull’intero capitalismo mondiale.

http://bentornatabandierarossa.blogspot.it/2012/05/grecia-alcuni-scenari-di-riccardo.html

40. Si sono fatte sentire forti le polemiche sulla proposta (bocciata) di risolvere la crisi economica di Cipro con un prelievo tra il 5 e il 10% dei depositi nei conti correnti. Come detto la proposta ha trovato una solida opposizione ed è stata bocciata.

La domanda che noi ci facciamo però è questa: se in alternativa si fosse ipotizzato di convertire i depositi in una nuova valuta locale, ci sarebbero state le stesse proteste?

Ma allora, ci piacerebbe che qualcuno ci spiegasse in che modo vedere sostituire i propri risparmi con qualcosa che vale il 20 o il 30% in meno (ma nel caso di Cipro potrebbe essere anche il 50%: questo vuol dire quando si parla di “svalutare una  moneta“) sia meglio che vederne “prelevato” il 5-10%. Tanto più che nel primo caso il taglio lo subiscono anche gli stipendi.

PS: Non stiamo dicendo che il prelievo dai conti correnti è una soluzione ideale. Stiamo dicendo che ci sono soluzioni peggiori.

http://www.banknoise.com/2013/03/ma-il-prelievo-dai-conti-e-peggio-che-convertirli-in-altra-valuta.html

Alto Adige, Baviera, Catalogna, Veneto, Parco della Vittoria, Viale dei Giardini – il Vaso di Pandora dei separatismi

Le qualifiche necessarie per sedere al tavolo globale e attrarre soluzioni globali finiranno progressivamente per coincidere non più con i confini politici che separano artificiosamente i Paesi, ma con unità geografiche più focalizzate […], in pratica le aree dove si svolge il vero lavoro e dove fioriscono i veri mercati. Ho chiamato queste unità “Stati-regione”…eccellenti porti d’entrata per l’economia globale, poiché tendono a formarsi proprio in base ai criteri dettati da quell’economia…debbono essere abbastanza piccoli da consentire ai loro abitanti di condividere gli stessi interessi in quanto consumatori e, nello stesso tempo, sufficientemente estesi da giustificare non tanto economie di scala (ottenibili a partire da una base di qualunque entità, tramite esportazioni verso il resto del mondo) quanto economie di servizio – ossia, le infrastrutture rappresentate dalle comunicazioni, dai trasporti e dai servizi professionali indispensabili per partecipare all’economia globale.

Kenichi Ohmae, economista neoliberista [“lasciate fare ai mercati e tutto si sistemerà”], “La fine dello Stato-nazione”, 1996

Ma come si è mai potuto pensare che l’ideale di una vita riuscita fosse l’indipendenza totale, ossia l’assenza di ogni obbligo e di ogni attaccamento, non soltanto verso Dio ma anche verso gli uomini? La libertà illimitata, infatti, non può essere un ideale dell’esistenza umana – del resto, non ne è nemmeno il punto di partenza.

Tzvetan Todorov, I nemici intimi della democrazia, 2012, pp. 132-133

L’indipendenza è una via percorribile e seria per un paese europeo nel XXI secolo? E poi con che fine e con che programma? Uscire dalla Spagna per rientrare come paese indipendente nell’UE migliorerebbe la situazione economica del popolo catalano? Il rebus, come si diceva all’inizio, non è di facile soluzione. E la classe politica catalana, al pari di quella spagnola, sta dimostrando di non averla trovata e nemmeno pensata questa soluzione, se non con le solite risposte unilaterali, semplicistiche e di corte vedute, fautrici, come la storia ci ha dimostrato, solo di più grandi sciagure. In una crisi senza precedenti come quella attuale, la soluzione si deve trovare insieme, non con la secessione, ma con la solidarietà reciproca

Steven Forti, Catalogna: nuovo Stato d’Europa?

http://www.politicaresponsabile.it/pensiero/853/catalogna-nuovo-stato-deuropa.html

Fino a qualche mese fa i sondaggi gli promettevano al leader di Convergenza e Unione (CiU) e presidente in carica, Artur Mas, almeno 68 seggi su 135, invece è sceso a 50 (contro i 62 conquistati nel 2010). Il presidente della regione catalana conferma che il referendum si farà “nei tempi previsti”, ma è difficile pensare che CiU riuscirà a governare in modo stabile con le formazioni indipendentiste di sinistra ed ecologiste che si sono opposte nel biennio precedente alle politiche economiche dell’attuale leadership.

http://www.ilfoglio.it/soloqui/15910

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Il congresso della Südtiroler Freiheit, il movimento politico di Eva Klotz, ha votato ieri all’unanimità la proposta di referendum per separare la minoranza sudtirolese dall’Italia. L’intenzione emersa dall’assemblea del partito che si è tenuta ad Appiano è quella di votare due mesi prima delle prossime elezioni provinciali, nell’autunno del 2013. Tre i quesiti: rimanere in Italia, ritornare in Austria o autodeterminarsi come stato libero del Sudtirolo. Il referendum, è stato spiegato, sarà aperto «a tutti i cittadini con diritto al voto in Alto Adige». Circa trecento le persone presenti al congresso, tra cui anche esponenti di minoranze europee. La Südtiroler Freiheit aderisce infatti ad una raccolta di firme a livello europeo per ottenere il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Intanto il portavoce della commissione del Parlamento austriaco per le questioni altoatesine, Hermann Gahr, ha respinto nel modo più assoluto l’istanza di uno Stato libero del Sudtirolo, come riportato dal giornale Tiroler Tageszeitung.

Via dall’Italia, sì al referendum, Alto Adige, 25 novembre 2012

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Convocato un consiglio straordinario il 28 novembre per votare sul referendum per l’indipendenza veneta. La mozione del consigliere di Unione Nordest, Mariangelo Foggiato verrà discussa e sta già raccogliendo consensi, anche tra “insospettabili”.

Oltre ai pareri favorevoli di Lega e Pdl, il consigliere vicentino, Stefano Fracasso, è l’unico del Pd ad aver sottoscritto la richiesta di convocazione. “E’ proprio nei momenti di crisi che lo sguardo va lanciato un po’ lontano” ha dichiarato a Il Gazzettino. Con lui il rappresentante di Rifondazione Comunista, Pietrangelo Pettenò: “Con le opportune modiche si può approvare, anche il referendum si può fare purché non sia demagogia: lasciare l’Italia è fuori discussione, insistere sull’autodeterminazione del popolo veneto è doveroso – ha dichiarato, aggiungendo una frecciata ai colleghi di Fracasso – Quelli del Pd sono i più statalisti. Devono occupare lo stato per governarlo anche a costo di restringere spazi di democrazia: il governo Monti è il governo di Napolitano e del Pd, mica di Berlusconi”.

Resta solo da vedere se l’iniziativa sarà dichiarata inammissibile per motivi di incostituzionalità. La parola al consiglio veneto.

http://www.vicenzatoday.it/politica/indipendenza-veneto-referendum-stefano-fracasso.html

Referendum sull’indipendenza veneta, Zaia: “Voterei sì”

Domani in Consiglio regionale si discute sul referendum per l’indipendenza veneta proposto da Unione Nord Est e sostenuto trasversalmente.

„Se il voto fosse legale, come auspico, sulla scheda io segnerei si”’ anticipa Luca Zaia, presidente della giunta regionale, a proposito della discussione, domani, in Consiglio regionale, sulla proposta di un referendum sull’autonomia veneta, proposto da Mariangelo Foggiato di Unione Nordest“

”Sono per l’indipendenza perché il Veneto – spiega Zaia – ha determinati valori da tutelare e da promuovere e si sente senza dubbio piu’ vicino alla Baviera che alla Calabria”. Oltre ai pareri favorevoli di Lega e Pdl, il consigliere vicentino, Stefano Fracasso, è l’unico del Pd ad aver sottoscritto la richiesta di convocazione, mentre è entusiasta il consigliere di Rifondazione comunista, Pietrangelo Pettenò.“

http://www.vicenzatoday.it/politica/indipendenza-veneto-referendum-luca-zaia.html

‘L’autodeterminazione è il passaggio fondamentale per arrivare alla richiesta legittima di referendum per l’indipendenza. Referendum che si deve tenere rispettando le regole. Oggi non ci sono”. Lo ha detto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, intervenendo all’assemblea regionale dove si sta discutendo del possibile referendum per l’indipendenza del Veneto. Zaia ha proposto la costituzione di un tavolo di ”autorevoli giuristi” per definire ”in maniera chiara” il percorso referendario ”affinché’ sia inquadrabile giuridicamente”. Un tavolo, ha precisato Zaia, a costi zero. ”Dopodiché’ ognuno deciderà secondo la propria coscienza”.

http://www.asca.it/newsregioni-Veneto__Zaia__prima_autodeterminazione__poi_referendum_indipendenza-1223785-.html

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La Baviera può farcela da sola … Der Spiegel ironizza, la FAZ prende la cosa sul serio, per la Merkel è un’altra grana, che si aggiunge alle tante che affliggono la sua coalizione. La Baviera vuole andarsene, o, almeno, c’è qualcuno – sempre di più –  che in Baviera vuole andarsene dalla Repubblica Federale Tedesca. La Germania è uno stato federale e in questo sistema la Baviera gode di particolari autonomie: Freistaat Bayern, libero stato di Baviera. Ha una sua costituzione e una lunga tradizione di autonomismo.  Ha un suo partito – la CSU – che è nella coalizione di governo ed è il più importante in Baviera. Ma oggi ai Bavaresi non basta più. Dal basso fioriscono le iniziative in cui si chiede di farla finita coi “Prussiani” e con un governo federale che sta svendendo il benessere bavarese ai poteri finanziari eurocratici. Così, anche nella CSU, che non vuole perdere il suo ruolo di rappresentanza territoriale, crescono le voci che invocano maggiore incisività nei rapporti con Berlino. Anche perché, in Baviera, guadagna sempre più consensi la Bayernpartei, partito politico apertamente separatista. Questo spiega perché sta diventando un best seller il libro pubblicato nello scorso mese di agosto dal giornalista Wilfried Schnargl: Bayern kann es auch allein, «La Baviera può farcela da sola», in cui il tema dell’indipendenza e della secessione sono trattati con toni che suonano di sfida aperta al sistema federale e al socialismo di stato della Merkel. Scharnagl ha avuto ruoli importanti nella CSU, come amico e consigliere di Franz Josef Strauss e come caporedattore del Bayernkurier. Il suo libro inizia con un appello ai suoi compatrioti: «è tempo ormai che la Baviera si sollevi!».

http://giuseppereguzzoni.blogspot.it/2012/09/se-la-baviera-se-ne-va.html

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La mia previsione? Scozia, Baviera e Corsica resteranno dove sono. La Scozia è solo uno specchietto per le allodole: gli Scozzesi vogliono più autonomia, non l’indipendenza; per questo Cameron ha approvato il referendum separatista al posto di quello sulla devolution. Sa di avere la vittoria in tasca.

Inoltre Alex Salmond, il leader dei nazionalisti scozzesi, è un ex consulente della Royal Bank of Scotland (famiglia Rothschild) per il settore petrolifero.

Germania, Regno Unito e Francia resteranno integri. I PIGS, invece, potrebbero essere fatti a pezzettini, per poi essere “privatizzati”. Il Belgio si spezzerà in 3 tronconi, con la parte germanofona e quella francofona assorbite da Germania e Francia e le Fiandre federate ai Paesi Bassi.

Qualcuno ha fatto notare che i movimenti separatisti europei – inclusi quelli in Jugoslavia e Cecoslovacchia hanno fatto il “salto di qualità” dopo l’unificazione tedesca. Il Movimento Lega Nord è nato il 4 dicembre 1989, poche settimane dopo la caduta del Muro di Berlino (forse con capitali bavaresi, cf. Saverio Vertone, “Padania e altre padanie: L’oro dal Reno? Finanza tedesca e Lega Nord”, Limes, (4), 1997, pp. 221-224)

Per approfondire:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/27/lucio-caracciolo-leuropa-e-finita-considerazioni-di-immenso-buon-senso-sulleuropa-sullitalia-e-su-altro-ancora/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/20/bruno-luvera-tg1-rai-sulla-jugoslavizzazione-dellitalia-e-la-balcanizzazione-delleuropa/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/17/il-corriere-della-sera-pubblica-un-inno-alla-jugoslavizzazione-dellitalia-perche/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/23/la-geopolitica-dei-miti-etnici-la-morte-delleurozona-e-lavvento-dellimpero/

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