Matteo Renzi su Israele, i Territori Occupati e l’Iran

Renzi-e-Shalom

Nel governo Renzi ho potuto riscontrare un approccio molto positivo, amichevole nei confronti di Israele… Se vogliamo parlare di primo “test” per il governo Renzi, direi che il risultato da parte nostra è assolutamente positivo.

Naor Gilon, ambasciatore israeliano a Roma

http://www.huffingtonpost.it/2014/08/05/gilon-ambasciatore-israeliano-roma_n_5652180.html

«Io non sono così sicuro che bisogna per forza votare sì [sul riconoscimento ONU della Palestina]. Non è solo il governo italiano a mostrarsi titubante, lo sono anche gli inglesi ed altri….Non sono d’accordo con Bersani sul fatto che la centralità di tutto sia il conflitto israelo-palestinese. Il problema è generale di tutta l’area del Medio Oriente. E al centro c’è l’Iran. Dobbiamo noi Europa per primi ascoltare il grido di dolore delle ragazze di Teherhan. Se non risolviamo lì, non risolviamo il conflitto israelo-palestinese. A Gaza cosa c’è scritto, infatti? ‘Grazie Theran’. L’Europa non deve lasciare la questione Iran soltanto agli Usa: è quella la madre di tutta le battaglie nel Medio Oriente….»

Matteo Renzi

http://www.corriere.it/politica/speciali/2012/primarie-centrosinistra/notizie/28-11-tg1-renzi-bersani_dbac09ee-3999-11e2-8eaa-1c0d12eff407.shtml

“Talvolta Israele eccede nella difesa, e dobbiamo dirlo, ma è tempo che la sinistra pronunci parole inequivocabili sul diritto di Israele di vivere senza minacce”.

Matteo Renzi

http://www.agenpress.it/index.php?option=com_content&view=article&id=6480:primarie-cs-renzi-discutiamo-su-come-rimettere-in-moto-la-crescita-nostro-orizzonte-terza-via&catid=7:notizia-principale&Itemid=106

Pierluigi Battista scrive sul Corsera: “Ma è abbastanza impressionante notare che mentre Bersani auspica che l’Onu, malgrado le perplessità dell’America di Obama e della Gran Bretagna, riconosca la Palestina anche in assenza di uno Stato palestinese, Renzi invece abbia ricordato la repressione che sta schiacciando i giovani dell’Iran e sta massacrando la rivolta nella Siria di Assad. Ed è impressionante che la radice del conflitto non sia generazionale, come pure è affiorato con la polemica sulla rottamazione scatenata da Renzi, ma culturale. Due sinistre, una che è sempre stata in maggioranza negli ultimi decenni, un’altra che finora è apparsa minoritaria ed esile (Fassina che ha quantificato al «2 per cento» la linea di Ichino, che invece al primo turno ha avuto il 35 per cento dei consensi) e che in Renzi ha trovato lo sdoganatore.

Chi vincerà, incarnerà un modello completamente opposto a quello del competitore. Come dovrebbe accadere tra schieramenti diversi, ma che in Italia accade all’interno dello stesso schieramento. E chi perderà? Dovrà accettare lealmente la sconfitta, ma con un senso di grande distanza dal vincitore. Una storia che non finisce domenica, perché ha cambiato radicalmente il Pd

http://www.matteorenzi.it/rassegna-stampa/22-stampa/545-bersani-renzi-due-idee-di-italia-e-di-partito-una-storia-che-ha-cambiato-il-pd

Goldman Sachs si mangia un altro stato europeo (UK)

 

L’Unione Europea prima

L’Unione Europea oggi

 

 

 

L’Impostore

Il celebre intellettuale francese Bernard-Henri Lévy (BHL) è abituato ad avere un occhio di riguardo per l’agenda della NATO (preme per l’intervento militare in Siria come l’ha fatto per la Libia):

http://www.lettera43.it/attualita/33340/libia-armi-e-ragione.htm

e di Israele:

http://www.osservatorioiraq.it/gaza-e-i-media-un-giornalista-e-un-filosofo-a-confronto

Un uomo sempre dalla parte del potere economico e politico, con le mani in pasta in molti affari nelle ex colonie, le cui risorse ha provveduto a sfruttare a puntino (la sua impresa di famiglia è stata accusata di essere al centro del peggior progetto di deforestazione del continente nero e di trattare gli operai come dei servi), che dà lezioni di morale a tutti dopo aver frodato il fisco francese, che si propone come l’ultimo dei grandi filosofi francesi.

Il New York Times boccia senza la minima riserva un suo saggio sugli Stati Uniti infarcito di vacuità e luoghi comuni che, nelle sue intenzioni, doveva estinguere l’antiamericanismo dal pubblico francese con un’apologia dell’America che avrebbe dovuto proiettarlo nella storia come “il nuovo Tocqueville”: “Qualunque autore americano che volesse spiegare la Francia ai Francesi dovrebbe leggere prima di tutto questo libro per capire cosa bisogna NON fare

http://www.agoravox.fr/culture-loisirs/culture/article/bhl-une-imposture-francaise-7921

Un uomo di una vanità quasi senza pari, eternamente preoccupato di non essere sufficientemente al centro dell’attenzione e abbastanza celebre negli Stati Uniti:

http://lmsi.net/BHL-L-homme-qui-pretendait

Pierre Vidal-Naquet (1930-2006), uno dei grandi storici francesi, lo considerava un impostore, tra gli intellettuali: incline ad impiegare false citazioni, a commettere errori grossolani che si potrebbero perdonare solo ad uno studente liceale, ad indulgere in deliri retorici; insomma, un autore mai più che mediocre che però si concede fin troppo generosamente arie e pomposità di un erudito che si è assunto l’incarico di salvare il panorama intellettuale francese dal suo degrado (parole di BHL).

http://www.pierre-vidal-naquet.net/spip.php?article49

 

Solo ora, però, i suoi critici potranno finalmente rallegrarsi della sua caduta dal piedistallo.

“Nel suo ultimo ed acclamatissimo libro De la guerre en philosophie, [BHL] dedica ampio spazio al filosofo Jean-Baptiste Botul autore del fondamentale saggio “La vita sessuale di Immanuel Kant”. Ne parla con grande ammirazione e dovizia di particolari: «All’indomani della Seconda guerra mondiale, nella sua serie di conferenze ai neokantiani del Paraguay, dimostrò che il loro eroe era un falso astratto, un puro spirito di pura apparenza». E sin qui non ci sarebbe nulla di male. Peccato che Jean-Baptiste Botul non esista. È un personaggio inventato a scopo di satira, un finto intellettuale creato proprio per potergli ficcare in bocca qualsiasi scempiaggine. Nel 1999 Frederic Pages, professore di filosofia e collaboratore del giornale satirico Canard Enchainé (un vero must per i francesi che amano l’umorismo colto), lo inventò per far fare due risate ai suoi lettori, e trasformò poi le sue finte conferenze addirittura in un libro (uscito anche in Italia). Ma mai si sarebbe immaginato che questo strambo personaggio creato per far ridere ingannasse il «povero» Levy. Tanto più che la sua stessa biografia fittizia è strutturata in forma di barzelletta: avrebbe avuto delle liaisons con Marthe Richard, Marie Bonaparte, Simone de Beauvoir e Lou Andreas-Salomé e vanterebbe tra amici e improbabili conoscenze: Zapata, Pancho Villa, Henri Désiré Landru, Stefan Zweig, André Malraux, Jean Cocteau e Jean Giraudoux.

Insomma, Lévy ha fatto uno scivolone così colossale che ha lasciato basita e incredula anche la prima che se ne è accorta, la giornalista del Nouvel Observateur Aude Lancelin, che ha subito lanciato l’allarme dalle pagine della storica testata. Per usare le parole della Lancelin che ha titolato il suo articolo Bernard-Henri en flagrant délire: l’affaire Botul è come se «Michel Foucalt si fosse basato sui lavori di Fernand Raynaud (un attore comico) per una lezione inaugurale al Collége de France». Tanto più che basta una cliccatina su internet (anche senza andare oltre la tanto vituperata Wikipedia) per accorgersi che Botul è solo uninvenzione satirica. Così adesso sono tanti in Francia a chiedersi cosa sia passato nella testa del più stimato e osannato dei pensatori nazionali. Basti dire che l’editore Grasset ha presentato De la guerre en philosophie con queste parole: «Un manuale per epoche oscure, dove l’autore… dispone, cammin facendo, le pietre angolari di una metafisca futura». Pare proprio che i posteri dovranno trovarsi delle pietre angolari un po’ più solide, a meno che la metafisica sia tutta uno scherzo. Allora ben venga Botul, «autore» anche di un Landru precursore del femminismo. Anche se a questo punto bisogna dire che BHL, come lo chiamano i francesi, è diventato più buffo, con la sua aria seriosa e impegnata, di qualsiasi creazione immaginaria”.

http://www.ilgiornale.it/news/bernard-henry-l-vy-scivola-su-botul-filosofo-inesistente.html

I “pochi” che hanno votato alle primarie sono socialmente pericolosi? (Nique la Police)

 

Alla provocazione ragionata di Nique la Police segue una replica del lettore Sergej. Il dibattito è aperto.

[…].

In un paese, l’Italia che, come scriveva Debord è a “scarsa tradizione democratica”.  Il trasferimento di potere, nelle primarie del centrosinistra, dagli elettori agli eletti si configura quindi come un trasferimento di potere non democratico. Operato con le forme spettacolari della democrazia. Gli italiani sono avvertiti: il modo con il quale si governa un partito è lo stesso con il quale, quando si va al potere, si governa un paese.

[…]

La letteratura americana sulle primarie, che si dispone su quattro decenni di case studies, ci insegna che si tratta più di fenomeni di radicalizzazione di una parte del proprio elettorato che di vera e propria costruzione di un consenso largo. Quello avviene, semmai, successivamente in fase elettorale. In questo senso i dati definitivi sull’affluenza alle primarie sono impietosi. Nonostante la più grossa campagna di mobilitazione al voto su più piattaforme (dalle piazze, ai social network, ai giornali, alla tv pay e generalista) anche queste primarie confermano un dato oggettivo di declino dell’affluenza per questo tipo di elezioni. Su dati ufficiali, queste primarie di coalizione hanno raggiunto lo stesso numero di partecipanti di quelle, con il solo Pd, del 2009 (3.100.000). E’ evidente che nello stesso Pd, pur al centro di tutte le dinamiche spettacolari, c’è stato un calo di affluenza. E le primarie del 2009 rappresentavano il punto più basso di affluenza, in questo genere di elezione, raggiunto da quel partito.  Rispetto alle ultime primarie di coalizione, quelle del 2005, il calo è spettacolare. Una perdita di più di un quarto dei votanti, circa un milione e duecentomila voti di meno, quando nel 2005 il dispositivo di propaganda per questo genere di elezioni non era sofisticato come oggi. Una perdita ma con anche anche una infiltrazione di elettorato di centrodestra, come da numerose testimonianze, come mai era accaduto nelle precedenti primarie. Eppure non è mancato l’effetto Orwell con i media che, durante la giornata elettorale, hanno parlato continuamente di boom votanti, riprendendo le indicazioni degli spin-doctor dei candidati, cercando di creare un’ onda che trascina verso il voto. Le file, frutto di una organizzazione approssimativa sul terreno (a logistica sofisticata corrisponde qui organizzazione deficitaria sul territorio) hanno fatto quindi parte della scenografia non della realtà. Vedremo quale effetto farà la scenografia sull’elettorato al momento delle elezioni politiche. Del resto siamo di fronte ad uno spettacolo politico che, come negli Usa, gonfia i palinsesti e attrae audience e quindi pubblicità. Le primarie si mostrano così, sul piano della mobilitazione reale, un istituto già usurato,  nell’intenzione originaria di raccogliere consensi allargati, nel momento in cui sembra raggiungere il suo acme spettacolare. Eppure, questione da non trascurare, i follower di ogni genere sono stati valorizzati in maniera maggiore rispetto al passato.

I numeri che ci danno una partecipazione sostanzialmente in calo radicalizzano così l’esperienza di chi ha partecipato creando la distanza con gli altri. Che può essere o non essere colmata nel momento elettorale. Nel 2006, dopo le primarie boom del 2005, ad esempio il centrosinistra sostanzialmente riuscì a far eleggere un governo debole che durò poche decine di mesi. Dal punto di vista dei numeri siamo quindi di fronte a modalità di mobilitazione politica minore nella società degli user generated contents. Magari di una minoranza non democratica, strategica per vincere le elezioni in una società politicamente frammentata ma neanche da scambiare per una maggioranza. Dal punto di vista dei risultati arrivano al ballotaggio due candidati di destra. Entrambi assolutamente compatibili con procedure e dettati politici Ue, Bce, Ecofin che hanno portato l’Italia in una contrazione economica permanente che rischia di produrre disastri sociali impensabili per questo paese.  Che dalle primarie esca un pd più bersaniano o renziano, onestamente, è solo un problema di organigramma interno a quel (si fa per dire) partito.

Sugli altri candidati che hanno avuto funzione decorativa merita spendere due parole su Nichi Vendola. Che due anni fa era un possibile,  candidato vincente alle primarie del centrosinistra. Ed oggi è rimbalzato, dopo una serie di errori e travisamenti, alla condizione del Bertinotti di 15 anni fa. Quello costretto a stare in una coalizione, erodendo il proprio elettorato, maledicendo e votando leggi come la Treu sugli interinali. E a differenza del Bertinotti del ‘97, Vendola oggi è senza un partito strutturato, con la capacità di mobilitazione ormai completamente subordinata alla copertura del suo personaggio nei talk show. Come si capisce non solo dalla dismissione degli user generated contents delle fabbriche di Nichi, fondamentali per l’ascesa del personaggio, ma anche dalla spiegazione che Vendola dà del suo flop elettorale. Ovvero quella di non essere stato coperto a sufficienza dai grandi media. Nel complesso siamo di fronte al cupio  dissolvi del popolo di sinistra. Con questa espressione, a partire dagli anni ’80, si è sempre indicato l’elettorato di sinistra in grado di fare massa ben oltre l’adesione militante ai partiti progressisti. Questo genere di tipologia di popolazione, comunque numericamente in regressione, è invece oggi servito, come materia grezza per un processo di costruzione autoritaria del consenso, in forma democratica, grazie a nuovi dispositivi spettacolari, stranianti e cognitivamente regressivi.

Viste le politiche che ha in previsione il Pd una volta al potere, e che sono quasi sconosciute ai suoi follower, non  scherziamo affatto quindi quando diciamo che, chi vota le primarie, consapevole o no, è socialmente pericoloso.  Perchè trasferisce potere, secondo un complesso dispositivo non democratico, ai candidati di un partito che non ha prospettive di futuro. Bersani  ha parlato di primarie come di una festa. Bene, chi vuol fare politica deve uscire dall’autoreferenzialità e, politicamente parlando, si deve organizzare per fare la festa a questa gente. Disgregando una subcultura di centrosinistra che è uno dei fattori chiave del grave declino, dell’impoverimento materiale e cognitivo di questo paese.

Nique la police
Fonte: http://www.senzasoste.it
Link: http://www.senzasoste.it/nazionale/primarie-sempre-meno-votanti-nonostante-l-iniezione-fatale-di-realta-aumentata
26.11.201

REPLICA
“5 candidati, ballottaggi. Se non è democrazia questa … votano pure quelli degli altri partiti. Ovviamente il fatto di utilizzare metodi democratici non garantisce nulla sulla qualità del progetto politico visto che anche il nazismo arrivò al potere per via democratica. Non me la sento quindi di criticare queste primarie se non per il fatto di essere addirittura pletoriche. Non buttiamo via il bambino con l’acqua sporca. Se no poi ti ritrovi le primarie con opzione call del centrodestra … E il problema dell’appiattimento sull’agenda dello sceriffo di Nottingham è un problema globale che travalica i confini italiani e come tale va visto. Diciamo allora che abbiamo partiti al gusto di sinistra e partiti al gusto di destra buoni per soddisfare i palati meno esigenti ma che difficilmente potranno avere ingredienti differenti dall’agenda di cui sopra”.

Complottismo for dummies (le trame finanziarie spiegate al bruco del mio basilico)

I poteri del capitalismo finanziario avevano un obiettivo più ampio, niente meno che la creazione di un sistema globale di controllo finanziario in mani private in grado di dominare il sistema politico di ciascuna nazione e l’economia mondiale nel suo complesso. Questo sistema andava controllato in stile feudale dalle banche centrali di tutto il mondo, agendo di concerto, per mezzo di accordi segreti raggiunti in frequenti incontri privati e conferenze. Al culmine della piramide ci doveva essere l’elvetica Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) di Basilea, una banca privata posseduta e controllata dalle banche centrali mondiali che a loro volta erano imprese private…non bisogna immaginare che questi dirigenti della principali banche centrali del mondo fossero loro stessi dei ragguardevoli potenti nel mondo della finanza. Non lo erano. Erano piuttosto dei tecnici e gli agenti dei massimi banchieri commerciali delle loro rispettive nazioni, che li avevano allevati ed erano perfettamente capaci di liberarsene…e che rimanevano in gran parte dietro le quinte…Questi costituivano un sistema di cooperazione internazionale e di egemonia nazionale più privato, più potente e più segreto di quello dei loro agenti nelle banche centrali. Il dominio dei banchieri commerciali era fondato sul controllo dei flussi di credito e dei fondi di investimento nelle loro nazioni e nel mondo….potevano dominare i governi attraverso il controllo dei debiti nazionali e dei cambi. Quasi tutto questo potere era esercitato dall’influenza personale e dal prestigio di uomini che in passato avevano dimostrato la capacità di portare a compimento con successo dei golpe finanziari, di mantenere la parola data, di mantenere la mente fredda nelle crisi e di condividere le loro opportunità più vantaggiose con i loro associati.

Carroll Quigley, docente di storia, scienze politiche e geopolitica a Princeton, Harvard e Georgetown e mentore del giovane Bill Clinton, da “Tragedy and Hope: A History of the World in Our Time” (New York: Macmillan, 1966).

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«In effetti, meno dell’1 per cento delle società risulta in grado di controllare il 40 per cento dell’intero intreccio», sostiene Glattfelder. La maggior parte è costituita da istituti finanziari. La Top 20 comprende: Barclays Bank, JPMorgan Chase & Co, nonché il Goldman Sachs Group. Le prime 50 fra le 147 società superconnesse: 1. Barclays plc 2. Capital Group Companies Inc 3. FMR Corporation 4. AXA 5. State Street Corporation 6. JP Morgan Chase & Co 7. Legal & General Group plc 8. Vanguard Group Inc 9. UBS AG 10. Merrill Lynch & Co Inc 11. Wellington Management Co LLP 12. Deutsche Bank AG 13. Franklin Resources Inc 14. Credit Suisse Group 15. Walton Enterprises LLC 16. Bank of New York Mellon Corp 17. Natixis 18. Goldman Sachs Group Inc 19. T Rowe Price Group Inc 20. Legg Mason Inc 21. Morgan Stanley 22. Mitsubishi UFJ Financial Group Inc 23. Northern Trust Corporation 24. Société Générale 25. Bank of America Corporation 26. Lloyds TSB Group plc 27. Invesco plc 28. Allianz SE 29. TIAA 30. Old Mutual Public Limited Company 31. Aviva plc 32. Schroders plc 33. Dodge & Cox 34. Lehman Brothers Holdings Inc* 35. Sun Life Financial Inc 36. Standard Life plc 37. CNCE 38. Nomura Holdings Inc 39. The Depository Trust Company 40. Massachusetts Mutual Life Insurance 41. ING Groep NV 42. Brandes Investment Partners LP 43. Unicredito Italiano SPA 44. Deposit Insurance Corporation of Japan 45. Vereniging Aegon 46. BNP Paribas 47. Affiliated Managers Group Inc 48. Resona Holdings Inc 49. Capital Group International Inc 50. China Petrochemical Group Company”

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/i-147-padroni-del-pianeta-terra.html

L’incredibile omissione è quella della vera SPECTRE della finanza mondiale, la BlackRock, che molto probabilmente ha in mano i vostri fondi pensione: “Oggi la società di gestione patrimoniale statunitense è divenuta, ad esempio, la principale azionista della borsa tedesca (che di recente si è fusa proprio con quella di New York) e controlla quote azionarie delle principali aziende della Germania: Adidas, Allianza, Basf, Deutsche Bank, le industrie farmaceutiche Merck, il produttore di materiali edili HeidelbergCement, solo per fare qualche nome. Lo stesso è avvenuto anche altrove, come in Italia, a seguito di una delle più importanti operazioni sviluppate da BlackRock, la fusione con Barclays Global Investor, rilevata da BlackRock nell’estate 2009 per 13,5 miliardi di dollari. Questa operazione, alla quale hanno partecipato con 2,8 miliardi di dollari anche i fondi sovrani, si noti, di Cina (Cic) e Kuwait (Kia), il super gestore Usa ha ora in portafoglio fra l’altro il 2,7% di Eni, il 3,8% di Unicredit (dal 2,2% della sola Barclays), il 3% di Enel, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Ubi (rispetto a quote Barclays pari al 2%), il 2,9% di Generali (dal 2%) e di Fonsai, il 2,8% di Telecom e di Bulgari, il 5,8% di Mediaset (prima era sotto il 5% e diventa così il secondo socio dopo Fininvest), il 2,7% di Fiat, il 2,2% di Atlantia e di Finmeccanica, il 3,5% di Banco Popolare (dal 2%), il 2% di Terna (2).

Al 31 marzo 2011, BlackRock dichiara nei suoi documenti ufficiali pubblici di gestire 3.648 miliardi di dollari di patrimoni amministrati: una cifra incredibile, pari all’intero Prodotto Interno Lordo della Germania [verificate voi stessi], superiore anche a quello italiano che oltrepassa i 2.000 miliardi di dollari. Si tratta probabilmente della più grande azienda finanziaria della storia che, in virtù dei collegamenti con i maggiori investitori privati e istituzionali del mondo, dispone ovviamente di un potere senza equivalenti.

In una recente occasione (3), abbiamo già visto infatti che BlackRock detiene quote azionarie anche delle maggiori agenzie di rating, come Moody’s e Standard&Poor’s, agenzie che hanno acquisito il potere, da una parte, di valutare l’affidabilità di banche e Stati, ma, dall’altra, anche degli stessi prodotti che BlackRock controlla e offre ai suoi clienti, senza che questo abbia dato finora luogo a nessun tipo di reazione politica”.

www.clarissa.it/editoriale301/Padroni-dell-universo-e-sovranita-dei-popoli-il-caso-BlackRock

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La giornalista Emma Alberici (ABC) intervista alcuni funzionari bancari ed operatori finanziari pentiti (diversamente da quel che molti credono, è una vita abbastanza spiacevole, per chi ha una coscienza)

JONATHAN SUGARMAN: Ci sono reparti ospedalieri e scuole che chiudono, servizi pubblici tagliati perché non ci sono soldi. I soldi sono andati alle banche. I vostri soldi, i miei soldi – i soldi di tutti sono finiti nelle banche. Ciò di cui abbiamo bisogno è che le normative esistenti siano fatte rispettare.

ALBERICI: Finora Jonathan Sugarman non ha mai parlato pubblicamente delle sue esperienze. Nel 2007 è diventato un dirigente di alto livello di UniCredit, la più grande banca d’Italia – una delle prime cinque banche in Europa. È stato il responsabile della gestione del rischio in Irlanda.

JONATHAN SUGARMAN: In banca abbiamo una licenza per operare come una banca che è molto simile ad una patente di guida. Spiega che questa è la velocità a cui si può andare, questo è quello che si può fare e che si deve operare all’interno di questi limiti e il mio compito era fare in modo che ciò avvenisse ogni giorno.

ALBERICI: Jonathan Sugarman sorvegliava i responsabili del controllo delle operazioni e gli operatori finanziari. Ben presto si rese conto che i conti non tornavano. Sospettava che la sua banca violasse le rigide regole sulla quantità di denaro e beni che è obbligatorio mantenere come riserva.

JONATHAN SUGARMAN: Ed ho insistito che si informasse immediatamente il responsabile dell’osservanza di queste regole, che è esattamente ciò che è prescritto dai termini della nostra licenza e dalle norme del diritto irlandese.

ALBERICI: Quanto è sicuro che UniCredit abbia infranto la legge mentre lei lavorava lì?

JONATHAN SUGARMAN: Sicuro al 100% ed è per questo che ho chiamato questa società informatica londinese che aveva una buona reputazione a Dublino e il risultato è stato abbastanza orribile, perché, mentre la violazione che avevo segnalato al regolatore costituisce una violazione del venti per cento, mentre la deviazione ammissibile era dell’uno per cento, mi telefonarono una sera poco dopo che si erano collegati ai nostri sistemi per dirmi che in realtà la violazione era del quaranta per cento.

ALBERICI: Quando ha avvertito il suo direttore generale, la risposta è stata sprezzante. Era un errore di sistema. Gli è stato chiesto di continuare ad approvare i contratti. Jonathan Sugarman era nel bel mezzo di una cultura bancaria spericolata che era in rotta di collisione con un disastro.

JONATHAN SUGARMAN: Beh, nei giorni in cui il sistema ha vomitato queste cifre che mi dicevano fossero errate dovevamo firmare e dire: “Oh, questo è un errore di sistema e siamo sicuri che è tutto a posto” e andare avanti come se niente fosse. Non abbiamo mai notificato nessuno. Tenete presente che, quando Nick Leeson ha fatto crollare la Barings Bank, si trattava di una questione di ottocento milioni di sterline, io stavo sottoscrivendo più di cinque miliardi al giorno che non possedevamo.

NICK LEESON: Stando alla definizione del vocabolario ed al fatto che ho trascorso quattro anni e mezzo in carcere io sono un criminale. Ho sempre saputo che quel che stava facendo era sbagliato e credevo di essere un criminale fin dall’inizio? Assolutamente no.

ALBERICI: Sono passati sedici anni da quando Nick Leeson, da solo, ha fatto fallire la più vecchia banca della Gran Bretagna, Barings. È un caso spettacolare, audace e scandaloso di imbrogli finanziari e Hollywood ne ha ricavato un film.

NICK LEESON: Il successo è stata la cosa che ho sempre voluto e viceversa la mia più grande paura era quella di sentirmi un fallito; la paura del fallimento è stata probabilmente quel che mi ha impedito di ammettere che avevo commesso un errore e questo errore aveva portato ad altri errori peggiorando il problema: era l’unica cosa che non mi sentivo di fare.

ALBERICI: La banca esisteva da 233 anni. Era sopravvissuta a guerre ed alla Grande Depressione, ma è bastato un operatore di future di 25 anni per mandarla gambe all’aria.

NICK LEESON: In primo luogo non sapevo che la banca stesse per crollare. Non sapevo quale fosse la base di capitale della banca e non ero realmente interessato alla cosa fino a quando i soldi continuavano ad arrivare; capivo che l’effetto delle mie azioni sarebbe stato drammatico, ma non mi ero reso conto di quanto sarebbe stato catastrofico.

ALBERICI:  Prima che Leeson diventasse un operatore di Barings a Singapore, era un contabile a Londra. Sapeva come funziona il sistema, come nascondere le perdite in un fondo segreto. Era così bravo a coprire le sue tracce che Barings pensava che rendesse milioni e gli mandava sempre più soldi con cui giocare. Ci sono voluti tre anni perché la banca si accorgesse di cosa stava succedendo, ma a quel punto era troppo tardi.

NICK LEESON: Non me la stavo godendo. C’era sempre il timore che quello che stava accadendo sarebbe diventato di dominio pubblico, e quella è sempre stata la mia più grande paura, perché avrebbe rivelato a tutti la mia incompetenza, negligenza ed incapacità e quella era l’unica cosa che non volevo che accadesse.

ALBERICI: Ti sei mai fermato a pensare che stavi perdendo i soldi di qualcuno?

NICK LEESON: mmmh, no, non penso che uno stia a pensare a quello.

ALBERICI: Nick Leeson è stato condannato per frode e ha trascorso quattro anni in un carcere di Singapore. È stato rilasciato nel 1999 ed è tornato in Irlanda per rifarsi una vita.

[Sette anni di carcere a Kweku Adoboli, l’ex trader di Ubs colpevole della maxi truffa costata 1,8 miliardi di euro]

OLIVER METZNER: Non penso che ci siano operatori disonesti in banche oneste. Le truffe avvengono perché le banche le autorizzano.

ALBERICI: Nonostante i progressi tecnologici dai tempi di Nick Leeson a Singapore, sofisticati sistemi di monitoraggio degli operatori e dichiarazioni delle banche che stanno in guardia, si sostiene che Kweku Adoboli abbia agito a loro insaputa. Le sue attività criminali sono iniziate nel 2008, al culmine della crisi finanziaria globale, e nello stesso periodo il contribuente svizzero è stato costretto a sborsare sei miliardi di dollari per salvare UBS dal baratro del fallimento.

OLIVER METZNER: La crisi del 2007-2008 ha portato a conferenze e dibattiti in cui abbiamo detto che avremmo fatto questo e quello, e nulla è stato fatto … nulla è stato fatto.

ALBERICI: Oliver Metzner è uno dei più ricercati avvocati penalisti del mondo in questo genere di casi. Il suo cliente, Jerome Kerviel, ha impugnato la sentenza di condanna per una frode alla banca francese Société Générale. Ha detto di aver perso sei miliardi e mezzo di dollari – la perdita più grande nella storia dei mercati finanziari. Proprio come nello scandalo UBS, Kerviel ha inventato acquirenti, venditori ed offerte fantasma per nascondere le sue perdite.

OLIVER METZNER: è normale che i padroni delle banche responsabili di aver portato alla rovina le proprie banche non vengano puniti per questo? Ci sono problemi reali ed in effetti è difficile per l’uomo della strada capire perché ci si concentri su un Jerome Kerviel o un Nick Leeson e non sulle banche stesse.

JEROME KERVIEL: Mi assumo la mia parte di responsabilità, ma vorrei che lo facessero anche gli altri. Tutti hanno approfittato di questo sistema e non voglio essere io a restare col cerino in mano. Tutto è stato monitorato dal sistema informatico della Société Générale.

[…].

JOHN COATES: Penso che il più grande bonus di cui abbia sentito parlare nel mondo bancario sia stato di circa 200 milioni [di dollari].

ALBERICI: Per un anno di lavoro?

JOHN COATES: sì.

ALBERICI: C’è davvero poca scienza rigorosa nelle azioni degli operatori del mercato finanziario, ma la scienza può aiutare a spiegare come si comportano.

JOHN COATES: “Durante la bolla di internet ho notato che il comportamento degli operatori aveva subito un cambiamento notevole. Di solito sono prudenti, yuppies con famiglia a carico, ma durante la bolla del dot com molti di loro divennero euforici, deliranti…I loro pensieri si rincorrevano, sentivano meno il bisogno di dormire. Stavano prendendo molti più rischi rispetto al passato. Il rischio era davvero eccessivo rispetto ai vantaggi possibili e sembravano anche più arrapati del solito data la quantità di pornografia sullo schermo dei loro computer. È stato solo più tardi che ho scoperto che si trattava dei sintomi clinici delle manie.

ALBERICI: John Coates ha trascorso dodici anni a Wall Street, lavorando per Goldman Sachs e Deutsche Bank. Ha mollato tutto per prendere un dottorato di ricerca a Cambridge. La sua specialità? Neuro-economia

JOHN COATES: L’altra cosa che avevo notato era che le donne erano relativamente immuni al comportamento che vedevo nei trader. Ho pensato che ci fosse una causa chimica ed è così che ho iniziato a fare ricerche su testosterone

[…].

SIR JOHN VICKERS: Se c’è una situazione in cui la gente crede che una banca non fallirà mai perché il governo la salverà con i soldi dei contribuenti, questa è una cosa che incoraggia … è quasi una licenza a rischiare indisciplinatamente…Se vogliono tentare cose sofisticate, complicate, internazionali, va bene, affari loro, ma abbiamo bisogno di una struttura che garantisca che il contribuente non sia chiamato a tappare i buchi quando le cose vanno male.

ALBERICI: gole profonde come Jonathan Sugarman non hanno molta fiducia nelle autorità di regolamentazione e nelle loro regole. Cosa hanno fatto finora?

JONATHAN SUGARMAN: In effetti niente, niente di niente. È come entrare in una centrale di polizia con un coltello insanguinato e dire “ho appena ucciso qualcuno” ed aspettarsi che la polizia chieda “dove sta il corpo, che cosa hai fatto?”. E invece ti dicono: “bene, basta che non lo fai di nuovo”. Il che mi ha lasciato interdetto….Mi ci è voluto un po’ per rialzarmi e poi quando ho iniziato a cercare altre posizioni come risk manager, ho trovato un sacco di porte chiuse e ho constatato che dire la verità non paga.

http://www.abc.net.au/foreign/content/2011/s3367080.htm

Altre notti dei lunghi coltelli negli USA, Grecia e Turchia

Epurazioni effettuate per prevenire possibili colpi di stato e/o per rimuovere ostacoli sull’agenda della NATO?

STATI UNITI (Obama rimuove elementi sionisti nelle forze armate americane)

Lista di alti ufficiali “purgati” o messi sotto inchiesta sotto l’amministrazione Obama:

David Petraeus, generale ex direttore della CIA

John R. Allen, generale dei marines

Carter Ham, generale e comandante di US Africom

James G. Stavridis, ammiraglio, comandante supremo delle forze NATO

William E. “Kip” Ward, generale ed ex comandante di US Africom

Patrick J. O’Reilly, tenente generale e direttoredella Missile Defence Agency

Chuck Gaouette, contrammiraglio, comandante della squadra navale USS Stennis di stanza nell’area del Golfo Persico

Jeffrey Sinclair, generale di brigata, 82ª Divisione Aviotrasportata, Fort Bragg, North Carolina

Joseph E. Darlak, comandante della fregata USS Vandegrifft

http://www.presstv.ir/detail/2012/11/19/273240/coup-and-countercoup-in-washington/

GRECIA

Nel 2011, in Grecia, dopo le voci di un possibile golpe:

Generale, Ioannis Giagkos, sostituito con il Tenente Generale Michalis Kostarakos;

Tenente Generale, Fragkos Fragkoulis, sostiutito con il Tenente Generale Kostantinos Zazias;

Tenente Generale, Vasilios Klokozas, Aviazione. Sostituito con il Maresciallo Antonis Tsantirakis;

Vice ammiraglio, Dimitrios Elefsionitis, sostituito con il Contrammiraglio Kosmas Christidis;

TURCHIA

“Ergastolo per tre ex generali turchi accusati di aver tramato un nuovo colpo di stato per rovesciare il governo del premier islamico Recepp Tayyip Erdogan. I tre, Cetin Dogan (ex primo comandante dell’esercito), Halil Ibrahim (ex comandante dell’aviazione) e Ozden Ornek (ex generale della marina) sono stati condannati (il giudice ha stabilito che sconteranno in carcere vent’anni e non l’ergastolo) per aver organizzato e diretto i preparativi del golpe denominato balyoz (mazza). Il colpo di stato non c’è stato e per questo la corte ha ridotto gli anni di carcere per gli ex generali, assolvendo altri trentaquattro ufficiali. Oltre trecento ex militari sono stati condannati a pene tra i 15 e i 20 anni. Di questi 250 erano già in carcere”.

http://notizielibere.myblog.it/archive/2012/10/02/turchia-tre-generali-golpisti-condannati-all-ergastolo.html

Il “Principe delle Tenebre” spiega: “Gaza è solo l’aperitivo”

“Non appena insediato, il primo ministro Netanyahu varò la “Nuova strategia di Israele per il 2000”, eloquentemente intitolata Clean Break: A New Strategy for Securing the Realm[1]. Questa strategia rappresenta il frutto degli sforzi profusi da un gruppo di analisti statunitensi che riuscirono poi ad entrare – da Richard Perle a David Wurmser, da James Colbert a Douglas Faith – a far parte dell’organo dirigenziale del presidente George Bush junior. In base alle direttive contenute in tale documento, Israele intraprese una politica estremamente muscolare incardinata sul concetto di “pace attraverso la forza”, che depennò implicitamente dal novero delle possibilità – pur assai flebili – la restituzione dei territori occupati e la distensione dei rapporti con le autorità palestinesi. La svolta ambita da Netanyahu sarebbe dovuta scaturire dall’avvicinamento simbiotico di Israele agli Stati Uniti, dall’incremento della capacità persuasoria dell’Israel lobby e dall’imposizione di un nuovo “nomos della terra” capace di legittimare eventuali interventi militari israeliani nella regione. L’obiettivo fondamentale rimase però quello, perseguito con ostinazione anche da Yitzhak Rabin e da Shimon Peres, di promuovere la formazione di un’alleanza strategica tra Israele, Turchia, Giordania ed Iraq finalizzata a isolare l’Iran e ad accerchiare la Siria in modo da sottrarre il Libano all’influenza di Damasco.

[…].

“Ad ogni modo, la Siria rappresenta un tassello fondamentale della strategia adottata dal governo israeliano, modellata in base agli imperativi indicati all’interno del Clean Break: rendere sicuro il confine settentrionale di Israele ed instaurare una strategia fondata sulla potenza militare. All’interno di tale documento si legge, infatti, che «La Siria sfida Israele sul suolo libanese. Un approccio efficace, con cui gli americani potrebbero simpatizzare, prevede che Israele acquisisca l’iniziativa strategica lungo i suoi confini settentrionali impegnando Hezbollah, Siria e Iran»[5].

Colpire le infrastrutture del Libano costituisce un aspetto essenziale di questo progetto, così come «Distogliere l’attenzione di Damasco facendo leva su elementi dell’opposizione libanese per intaccare il controllo siriano del Libano»[6].

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=43828

Richard Perle, che si è guadagnato il soprannome di “Principe delle Tenebre”, è uno stretto collaboratore di Michael Ledeen (a sua volta pappa e ciccia con MATTEO RENZI, quello che ha dichiarato: “talvolta Israele eccede nella difesa, e dobbiamo dirlo, ma è tempo che la sinistra pronunci parole inequivocabili sul diritto di Israele di vivere senza minacce“.

Intervistato dal Corriere della Sera, Perle dichiara:

«Israele non poteva continuare a vivere sotto la minaccia dei missili di Hamas, doveva reagire».

«sebbene il peggio debba ancora venire, la crisi si spegnerà a poco a poco, perché nessuno ha interesse a un’escalation, non l’Iran che l’ha propiziata, né l’Egitto che pure è guidato dai Fratelli Musulmani».

«Se l’Iran non rinuncerà all’atomica, Israele attaccherà: amici israeliani mi dicono che Netanyahu si considera investito da Dio nella missione di fermarlo per la salvezza del popolo ebraico».

«Hamas l’ha iniziato con il lancio di missili, una pioggia continua. Uccidendo Ahmed al-Jabari, il capo della sua ala militare [Jabari voleva la fine delle violenze e cercava un accordo, per questo è stato ucciso, NdR], Netanyahu ha indicato che stroncherà questa minaccia a qualsiasi prezzo e che punterà sui bersagli più importanti. Se Israele non avesse commesso lo sbaglio di ritirare le sue truppe da Gaza, Hamas non sarebbe stato in grado di attaccare. Ma le ha ritirate, e l’Iran e altri Paesi ne hanno approfittato per armare Hamas. Israele si è così trovata in una situazione insostenibile, deve fare pulizia a Gaza».

Perciò ritiene inevitabile l’escalation della crisi?

«Esatto. L’intelligence israeliana sa dove si trovano le rampe e i depositi dei missili e chi li comanda, e li eliminerà. Con l’appoggio dell’America, che pure lamenta la perdita di vite umane e chiede a israeliani e palestinesi di cessare le ostilità e di negoziare».

Ma il nuovo Egitto e persino la Turchia, che sta cercando di influire sul Medio Oriente, non sono dalla parte di Hamas?

«Penso che il governo egiziano faccia la voce grossa soprattutto a fini interni, per la sua base islamica, e che l’influenza della Turchia sul Medio Oriente sia modesta. L’Egitto di Morsi non si atteggerà a mediatore in pubblico, a differenza dell’Egitto di Mubarak, ma forse si adopererà per un accordo dietro le quinte. Quanto alla Turchia perché dovrebbe crearsi altri problemi? Ha già il suo daffare in Siria, una spina nel fianco dei Paesi arabi, che non hanno un buon ricordo dello Impero Ottomano».

E l’America?

«Non sta premendo molto su Israele, ma penso che Obama stia promuovendo negoziati che coinvolgano l’Autorità palestinese. Credo che a breve Netanyahu sarebbe disposto ad aprirli e l’Egitto ad accettarli. Certo, non ci si arriverà facilmente, l’emarginazione di Hamas è contraria alla politica dei Paesi islamici. Ma potrebbe essere questione di tempo, il Medio Oriente ha bisogno di stabilità dopo le scosse della primavera araba».

Non crede che il conflitto possa estendersi al Libano?

«Hezbollah è gestita dall’Iran. Teheran sa che se fa una mossa sbagliata Israele avrebbe una giustificazione per un attacco immediato. Mira a tenere Israele impegnata a Gaza il più a lungo possibile, dividendo l’Autorità palestinese e Hamas. Non mira a una guerra regionale che finirebbe per ritorcersi a suo danno».

Pensa che Israele una volta raggiunti i suoi obiettivi a Gaza tornerà a concentrarsi sull’Iran?

«Netanyahu intende porre fine prima o poi ai progetti nucleari iraniani. Ho visitato Israele di recente e gente a lui vicina mi ha detto che è convinto che Dio lo abbia scelto per liberare il Paese dall’incubo dell’atomica di Teheran. In un certo senso è come Bush Jr. che era persuaso di essere stato incaricato da Dio di liberare il mondo da Saddam Hussein. Con una differenza: che Saddam non era mai stato prossimo a procurarsi la bomba. Temo che il conto alla rovescia possa incominciare presto».

Intervista di Ennio Caretto, Corriere della Sera, 18 novembre 2012

NOTA BENE: con Stalin e Mao il deterrente nucleare funzionava e con l’Iran non dovrebbe funzionare? Per quale assurdo motivo uno dovrebbe credere ad una tale idiozia? Anche Hitler diceva di essere guidato dalla Provvidenza.

Cosa spinge Netanyahu verso il baratro? (il rapporto con un padre molto particolare)

Israele NON è la Germania nazista – come qualunque persona assennata può capire da sé -, ma certe logiche che guidano le sue azioni non se ne discostano abbastanza e il rischio è che il circolo vizioso in cui si è cacciato lo porti a diventare quel che non avrebbe mai desiderato essere: un paria internazionale abbandonato da tutti ed assediato da una coalizione di interventisti umanitari (come la Germania nazista, appunto).

Intanto i sionisti continuano a scavarsi una gigantesca fossa comune e a porre le premesse per dei pogrom:

http://www.ilgiornale.it/news/figlio-sharon-bisogna-radere-suolo-gaza-857323.html

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/11/18/video-choc-dopo-scontri-di-roma-aggrediti-attivisti-del-teatro-valle-nel-ghetto/211409/

Ahmed Al-Jabari è stato assassinato dagli attacchi Israeliani a Gaza. Uno dei leader di Hamas, Al-Jabari era responsabile del rapimento del soldato israeliano Shalit, ma ha avuto il merito di tenerlo in vita (altri lo volevano morto) e di restituirlo in buone condizioni. Inoltre era uno dei massimi promotori di un accordo che potesse portare alla cessazione del lancio di razzi da Gaza su Israele. Era diventato un uomo di pace ed è stato ucciso.

http://www.nytimes.com/2012/11/17/opinion/israels-shortsighted-assassination.html?smid=re-share&_r=1&

Una per me convincente analisi del suo ruolo e delle negoziazioni che erano (sono?) in corso (dietro le quinte) per arrivare ad una pace mediorientale:
http://www.laboratoriolapsus.it/contributi/gaza-trattativa/

Tutto indica che Netanyahu non sia minimamente interessato alla pace ma solo a procedere con la soluzione finale del problema palestinese: la pulizia etnica. L’attacco a Gaza è servito ad Israele per testare il suo sistema di difesa antimissile e misurare le reazioni occidentali, arabe ed israeliane, credo in vista di operazioni su più vasta scala, in Libano/Siria e contro l’Iran.

In questa partita a scacchi con l’Egitto, Netanyahu ha dimostrato che, se mai lo è stato, non è più un leader in grado di prendere decisioni razionali e sensate. La sua strategia non tiene conto del fatto che:

* i carri armati e gli aeroporti militari israeliani sono estremamente vulnerabili alle armi in dotazione ad Hamas ed Hezbollah (vedi sconfitta in Libano): http://www.paginedidifesa.it/2006/baschiera_060823.html

* c’è stata la primavera araba e il mondo arabo non assisterà passivamente a carneficine di civili arabi: l’escalation è certa;

Cosa farà Netanyahu quando si accorgerà che i suoi sforzi producono una miriade di effetti boomerang? Userà ordigni nucleari che contamineranno gran parte di Israele?

Chi fermerà questo folle? Solo la caduta del suo governo o la minaccia di Obama di tagliare gli aiuti economici americani ad Israele. Il cessate il fuoco è una vittoria per Morsi (che, in breve tempo, grazie al completo sostegno di Obama, si è affermato ormai come un leader mondiale e uomo di pace e stabilizzazione del Medio Oriente) e per Hamas, ma non è una sconfitta sufficiente a far cadere Netanyahu. In cambio, l’avvicinamento tra Stati Uniti ed Egitto e le aperture di Obama all’Iran aumenteranno il risentimento del governo israeliano e potrebbero spingerlo a commettere altri errori ancora più gravi.

Ma, più di tutto, perché Netanyahu si comporta così?

Karl Vick, “Received Wisdom? How the Ideology of Netanyahu’s Late Father Influenced the Son”, Time, 2 maggio 2012

D. quanto pensa di aver influenzato il suo punto di vista?

R. [Benzion Netanyahu] mi sono fatto l’idea che Bibi possa avere i miei stessi obiettivi ma che tenga per sé le modalità con cui intende raggiungerli, perché se li rendesse pubblici, espliciterebbe anche gli obiettivi.

D. è quel che lei vuole credere?

R. No, penso solo che le cose possano stare così, perché è uno sveglio, perché è molto accorto, perché ha un suo modo di porsi. Sto parlando di tattiche riguardanti teorie che la gente che segue ideologie differenti potrebbe non accettare. È per quello che non le divulga: per via delle reazioni dei suoi nemici e di quelle persone di cui cerca l’appoggio. È una congettura, ma potrebbe essere vero.

Benzion Netanyahu, nel prosieguo dell’intervista dichiara:

* “nella Bibbia non si trova una figura peggiore del beduino. E perché? Perché non ha alcun rispetto per la legge. Perché nel deserto può fare quel che gli pare”;

* “la tendenza al conflitto è intrinseca all’arabo. È un nemico nella sua essenza. La sua personalità non gli permetterà mai di raggiungere un compromesso o un accordo. Poco importa che genere di resistenza incontrerà, che prezzo dovrà pagare. La sua esistenza sarà quella di una guerra perpetua”;

* “la soluzione dei due stati non esiste. Non ci sono due popoli. C’è un popolo ebraico ed una popolazione araba…non c’è alcun popolo palestinese, perciò uno non crea uno stato per una nazione immaginaria…si definiscono popolo solo per poter combattere gli ebrei”;

* “l’unica soluzione è la forza. Una forte autorità militare. Ogni sommossa arrecherà agli arabi enormi patimenti. Non si deve aspettare che cominci un grande ammutinamento, bisogna invece agire immediatamente, con grande forza, per impedire che continuino”;

* “penso che dovremmo parlare agli arabi israeliani nell’unica lingua che capiscono ed ammirano, quella della forza. Se agiamo con forza contro ogni crimine che commettono, capiranno che non mostriamo alcuna clemenza. Se avessimo usato questa lingua fin dall’inizio sarebbero stati più attenti”;

* [sull’uso ottomano delle forche] Gli arabi furono così maltrattati da non rivoltarsi. Naturalmente non è che sto raccomandando impiccagioni dimostrative come facevano i turchi, voglio solo mostrare che l’unica cosa che possa smuovere gli arabi dalla loro posizione di rigetto è la forza”;

http://world.time.com/2012/05/02/received-wisdom-how-the-ideology-of-netanyahus-late-father-influenced-the-son/

Il bene, il male e le forze dell’ordine

Non capisco la posizione di chi sostiene che non cambi nulla che si tratti di forze antisommossa, carabinieri, guardia di finanza, polizia stradale, polizia locale, corpo forestale, polizia penitenziaria, ecc. Come se tutti, alla fine, dovessero mettere la difesa delle istituzioni prima del rispetto della costituzione e della dignità umana.
Le videoriprese degli abbracci tra manifestanti spagnoli e alcuni reparti degli agenti antisommossa sono disponibili in rete.
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/28/le-rivoluzioni-si-fanno-con-lappoggio-delle-forze-dellordine-la-lezione-spagnola/
Eppure tra molti prevale l’idea – manichea e disumanizzante – che “noi siamo noi” e “loro sono loro e picchiano”.

Le migliaia di poliziotti che sfilano per chiedere rivendicazioni salariali in Grecia o Spagna e che pretendono dal governo che non limiti il diritto di manifestare della popolazione non contano?
http://www.isoladeicassintegrati.com/2012/10/03/spagna-la-polizia-difende-il-diritto-di-manifestare/
http://crisis.blogosfere.it/2012/07/rivolte-spagna-la-polizia-protesta-in-piazza-ecco-le-foto.html

Eppure chi tra noi si ribellerebbe se non fosse per delle rivendicazioni salariali e per le tasse? Quanti si ribellano per la libertà e quanti per il costo della vita? La rivoluzione americana e quella francese sono nate per delle questioni economiche, non certo perché gli intellettuali hanno scaldato i cuori ed acceso le menti delle masse. Tant’è che gli illuministi eletti all’assemblea nazionale francese furono pochissimi. La gente voleva rappresentanti pragmatici, non idealisti. La “primavera araba” non è esplosa perché improvvisamente gli arabi hanno deciso che volevano libertà e democrazia, ma perché hanno capito che non arrivavano a fine mese a causa della crisi e della costante crescita dei prezzi dei generi alimentari.

Per questo non capisco perché le rivendicazioni economiche del popolo e quelle delle forze dell’ordine non dovrebbero incontrarsi.

Non sono esseri umani come gli altri quando tornano a casa dalla famiglia? Non tornano negli stessi quartieri e condomini? Non vedranno i loro vicini feriti dai colleghi? Le loro mogli non parleranno con le vicine dei problemi comuni? I loro figli non giocheranno con degli “orfani della rivolta”? Le loro madri non li spingeranno a riflettere? Non ci sarà mai dissenso al loro interno? Saranno contenti di vivere nella prospettiva di continuare ad essere menati dalla gente, senza che le cose paiano migliorare, senza che il governo che difendono dimostri di saper gestire la crisi? Continueranno a fingere che chi chiede lavoro sia una minaccia e non un essere umano come loro che avanza richieste assolutamente legittime?
Lo ritengo così improbabile che mi spaventa chi possa negare che queste cose possano succedere anche su grande scala. La demonizzazione dell’altro mi spaventa (persino gli psicopatici hanno dei diritti e non sono dei semplici mostri di cui dobbiamo disfarci al più presto)

Barbablù vive!

Ernesto Ferrero nel libro Barbablù. Gilles de Rais e il tramonto del Medioevo (Einaudi, 2004) pone in relazione la figura fiabesca di Barbablù con Gilles de Montmorency-Laval, barone di Rais, detto appunto “Barbablù”, un nobile francese che aveva combattuto al fianco della Pulzella d’Orleans, proprietario di immense tenute e castelli. Egli venne accusato e condannato per la tortura, lo stupro e l’uccisione di un gran numero di bambini, in occasione di vere e proprie cerimonie pantagrueliche di lusso e lussuria, culminanti col sacrificio di fanciulli adescati tra la povera gente, poi fatti scomparire. Secondo Ferrero, nel corso dei secoli si sarebbe giunti alla stesura della fiaba di Barbablù da parte di Perrault attraverso una trasfigurazione delle vittime della vicenda (perché ritenuta inenarrabile nei suoi termini reali agli uditori bambini) ad opera dei narratori popolari oppure di Perrault stesso.

http://it.wikipedia.org/wiki/Barbabl%C3%B9_%28fiaba%29

Il conduttore di programmi per bambini Jimmy Savile, responsabile di almeno 200 abusi sessuali su minori, potrebbe aver fatto parte di una rete di satanisti

http://www.express.co.uk/posts/view/370439/Jimmy-Savile-was-part-of-satanic-ring

Coinvolto anche il giornalista sportivo della BBC Stuart Hall
http://worldnews.nbcnews.com/_news/2013/01/23/16658863-bbc-star-with-royal-links-charged-with-rape-sex-offenses-against-children?litehttp://

Il giornalista investigativo Wayne Madsen sugli insabbiamenti delle investigazioni negli ambienti pedofili di alto livello.

“[…]. La star di sempre della BBC, Jimmy Savile, morto l’anno scorso, è attualmente al centro di una vasta inchiesta sulla pedofilia, con tentacoli che si estendono fino al top delle celebrità e della direzione della BBC arrivando anche a Buckingham Palace e al numero 10 di Downing Street, residenza del Primo Ministro. Un’inchiesta ufficiale della polizia britannica su Savile e i suoi compagni per abuso su minori ha identificato non meno di 300 bambini, vittime del produttore di pop star e celebrità televisiva Garry Glitter, incarcerato in Vietnam nel 2006 per pedofilia con lo pseudonimo di Paul Gadd, e arrestato dalla polizia britannica nell’ambito dell’inchiesta Savile e BBC. Savile e Glitter avevano uno show insieme.

Nel 1990, Savile ricevette un Ordine Cavalleresco dell’Impero Britannico (OBE) dalla regina Elisabetta II in persona, anche se già correva voce che avesse abusato della sua posizione di star in due programmi popolari della BBC, “Top of the pops” e “La vita secondo Jim”, per aver molestato sessualmente delle ragazzine minorenni. Il suo impegno in opere di carità per gli orfani e gli adolescenti mentalmente disturbati lo ha portato ad una relazione stretta con il principe Carlo, non estraneo a sua volta a scandali sessuali. Lo stesso anno del premio dell’Ordine Cavalleresco Savile ricevette anche un Ordine papale, l’Ordine Pontificio Equestre di san Gregorio il Grande, da papa Giovanni Paolo II. Furono messi sotto pressione sia Buckingham Palace che il Vaticano affinché i premi fossero postumamente tolti, ma entrambe le istituzioni rifiutarono di farlo e continuano a mantenere comunque i premi, scaduti con la morte di Savile.

Le reazioni di Buckingham Palace e di San Pietro non sorprendono, quando la pedofilia è vista come un crimine che gode da lungo tempo della protezione delle Case reali e della Chiesa Romana Cattolica. Infatti la cospirazione globale della pedofilia non ha toccato solo la famiglia reale inglese ed il Vaticano, ma anche i Boy Scouts, l’ambiente dello sport universitario – come testimonia lo scandalo del football che vide l’allenatore Jerry Sandusky perseguito ed arrestato solo dopo anni, in cui sette governatori della Pennsylvania ignorarono i suoi crimini. Nel 1977 Sandusky creò la sua chiacchierata fondazione, The Second Mile Foundation ( la Fondazione del Secondo Miglio), ricevendo elogi dalle alte sfere politiche, incluso il presidente George H.W. Bush ed il mancato candidato presidenziale repubblicano, il senatore Rick Santorum. Proprio come le opere di carità di Savile, l’ospedale psichiatrico di Broadmoore nel sudest di Londra e gli orfanotrofi, Sandusky ha approfittato di ragazzi che avevano fiducia in lui e di cui avrebbe dovuto occuparsi.

Sandusky ha molestato ragazzini alle prove degli show televisivi e Savile è accusato di violenza sessuale su pazienti con lesioni alla spina dorsale e persino su corpi di ragazzi morti nell’obitorio dell’ospedale. L’allenatore della Pennsylvania, e anche Savile come personaggio della BBC, sono sempre rimasti sacrosanti agli occhi dei leader politici. Le prime voci che parlavano di molestie su minori furono ignorate. Peggio, nel caso di Sandusky non ci furono azioni da parte di una mezza dozzina di governatori – Milton Shapp, Richard Thornburg, Robert Casey, Sr. Tom Ridge, Tom Shweicker, Ed Rendell, e Tom Corbett – contro il coinvolgimento di Sandusky in un più grande giro di pedofilia che arrivava fino ad Harrisburg, Pittsburgh e Philadelphia.

Thornburg più tardi divenne Segretario Generale negli Stati Uniti e Ridge divenne Segretario della Homeland Security. Thornburg fu Segretario Generale durante un gigantesco scandalo sessuale che coinvolgeva membri del Congresso e che fece tremare le amministrazioni Reagan e Bush padre. Come prima azione di spicco nel dipartimento, Homeland Security fece assumere un numero di pedofili come funzionari di medio e alto livello nella sicurezza aeroportuale.

[…].

Nel 2010, una investigazione dal nome in codice “Operazione Flicker” scoprì che veniva cercata e anche comprata pedo-pornografia dai computer della NSA, Agenzia per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, dalla National Reconnaissance Office (l’agenzia che gestisce i satelliti americani, ndt) e dalla direzione dell’Agenzia Progetti di Ricerca di Difesa Avanzata (DARPA). Nel 2005, l’Operazione Ore nel Regno Unito ricevette dall’FBI una lista di 7200 sospetti fruitori di pornografia infantile in Inghilterra. Immediatamente si parlò di prove contraffatte. Come nel caso degli scandali sulla pedofilia, le accuse passarono dall’accusato all’inquirente. E’ uno stratagemma usato globalmente dai pedofili che di solito funziona, dato che gli accusatori sono subito messi sotto enorme pressione ed ostracizzati dalle autorità.

[…].

L’anno scorso il Vaticano ritirò il suo nunzio papale dall’Irlanda, dopo che il governo irlandese aveva accusato il Vaticano di istruire i soldati inglesi a coprire le azioni di pedofilia dei preti cattolici. Dopo anni di negazioni, una corte ha infine ordinato ai Boy Scout d’America di togliere il segreto sui casi di pedofilia dei capi scout e su incidenti avvenuti tra il 1965 e il 1985. Il candidato presidenziale repubblicano Mitt Romney e la Chiesa Mormona di cui è ufficiale hanno taciuto sulla attività di pedofilia dei Boy Scout e continuano a presentare l’istituzione come rappresentante dei buoni “valori familiari” americani.

Per anni il Dalai Lama, osannato dalle cosiddette comunità progressiste come un’icona dei diritti umani, ha  rifiutato di mettere fine alle vecchie pratiche di pedofilia dei monaci tibetani [com’è che non se ne parla mai? La cosa è nota in Tibet ma pare che tutto ciò che riguarda il buddhismo tibetano sia sacro ed inviolabile, NdR].

Investigatori belgi e francesi hanno collegato il re del Belgio Alberto II ed alti funzionari del governo belga al lungo insabbiamento del caso di Marc Dutroux, pedofilo ed omicida di bambini.

[…].

I casi di Savile e Sandusky non sono che la punta di un iceberg molto grosso”.

Wayne Madsen

Fonte: www.strategic-culture.org

Link: http://www.strategic-culture.org/news/2012/10/30/why-conspiracy-is-a-pejorative-term-to-some-elites.html

30.10.2012
Traduzione per come donchisciotte.org a cura di PUNDAMYSTIC

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