Hillary Clinton Could Start World War III in Syria. Here’s Why
22 luglio 2016 a 11:40 (Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto, Verità scomode)
Tags: falchi, guerra mondiale, Hillary Clinton, Iran, Kissinger, neocon, neoconservatori, Russia, Terza Guerra Mondiale
“Dovevano uccidere Erdogan” – Edward Luttwak ci aiuta a capire il futuro della Turchia
17 luglio 2016 a 12:55 (Controrivoluzione e Complotti)
Tags: colpo di stato, democrazia, disinformazione, disinformazione mediatica, Erdogan, golpe, Luttwak, Merkel, Mogherini, neocon, neoconservatori, Obama, propaganda, Turchia
“Renzi uomo del Mossad”: si prepara il ribaltone?
23 aprile 2016 a 11:16 (Controrivoluzione e Complotti)
Tags: Carrai, Fatto Quotidiano, Giornale, Hillary Clinton, Israele, Ledeen, Massimo D'Alema, Matteo Renzi, Michael Ledeen, Mossad, neocon, ribaltone, sionisti, Unità 8200
Obama e Putin stanno cercando di fregare Netanyahu?
22 aprile 2016 a 10:18 (Controrivoluzione e Complotti)
Tags: 11 settembre 2001, 9/11, alture del Golan, Arabia Saudita, dossier, Golan, neocon, neoconservatori, Netanyahu, Obama Putin, sauditi, sionisti, Siria, Trump
Zbigniew Brzezinski condanna la satira di Charlie Hebdo, il fallimento della manifestazione di Parigi
11 gennaio 2015 a 15:42 (Miti da sfatare, Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto)
Tags: Brzezinski, Charlie Hebdo, Islam, islamismo, Kissinger, neocon, Nobel per la Pace, Obama, Russia, scontro di civiltà, sionisti, terrorismo, Terza Guerra Mondiale
Financial Times, New York Times e Zbigniew Brzezinski condannano la satira di Charlie Hebdo.
http://www.newsmax.com/Newsfront/Zbigniew-Brzezinski-satire-free-speech/2015/01/09/id/617677/
http://www.ilvelino.it/it/article/2015/01/10/charlie-hebdo-la-stampa-internazionale-difende-charlie-ma-il-financial-times/b7305466-71a9-4473-941d-9da887fc898c/
http://www.huffingtonpost.it/2015/01/09/new-york-times-charlie-he_n_6443716.html
Obama NON ha partecipato alla commemorazione delle vittime dell’attentato e aveva già stigmatizzato le vignette “satiriche”
http://www.straitstimes.com/news/world/europe/story/paris-shooting-obama-wont-attend-march-tribute-charlie-hebdo-victims-says-of
http://www.newsmax.com/TheWire/obama-charlie-hebdo-mock-prophet-muhammad/2015/01/09/id/617516/
Obama non c’era.
Biden non c’era.
Kerry non c’era.
La Casa Bianca non c’era.
Mancavano anche un mucchio di francesi: 1 milione e mezzo al massimo i partecipanti alla marcia di Parigi (“capitale del mondo per la libertà”, dice Hollande), secondo i dati ministeriali.
Come a Roma per il No Berlusconi Day.
Direi un INSUCCESSO colossale. La stessa affluenza della Love Parade di Essen del 2007
http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_largest_peaceful_gatherings_in_history
Vi dico cosa penso di questa cosa.
Brzezinski è il mentore di Obama.
Obama è stato piazzato alla Casa Bianca e ha ricevuto il Nobel per la Pace (gran mossa!) per evitare una guerra mondiale, che è invece fortemente voluta dai neocon e da Israele.
Obama all’Islam: “Cerchiamo un nuovo inizio. Sospetti e discordie devono finire”, 2009
[mi chiedo tra l’altro se le continue “fughe” (partite di golf, scampagnate, ferie) di Obama dalla Casa Bianca non servano a permettergli di ricevere istruzioni da una fazione, a scapito dell’altra]
Brzezinski e Kissinger sono stati espliciti nel riaffermare che la supremazia americana si conserva senza scatenare conflitti extra-regionali.
Kissinger ha addirittura ricapitolato in modo più che accettabile le ragioni russe sulla crisi ucraina.
Entrambi sono aperti a un duopolio con la Cina.
Entrambi sono severi critici delle politiche di Israele che giudicano fortemente lesive della supremazia statunitense a causa della loro belligeranza.
Ora Brzezinski, di fatto, si è schierato CONTRO “je suis Charlie”.
ERGO
Una parte dell’élite statunitense non ha alcuna intenzione di andare in guerra per Israele, rovinando tutto il “lavoro” realizzato in questi anni.
Quella francese e tedesca men che meno [N.B. non sono i buoni: hanno solo priorità diverse e usano gli eventi in maniera differente]. Francesi e tedeschi vogliono allentare la pressione sulla Russia (cosa che invece a Brzezinski non sta bene).
Mi sa che, come sospettavo, tra le alte sfere occidentali si sta svolgendo uno scontro intestino, la partita decisiva.
Se è così – e ribadisco che quanto scritto qui e nel resto del blog può essere completamente sbagliato, va verificato per conto proprio ed è soggetto a revisione – nel giro di poco tempo qualche grossa rivelazione salterà fuori e rivoluzionerà la percezione globale di quel che è accaduto a Parigi (e non solo).
Il 2015 potrebbe riservare grosse sorprese.
Israele trascinerà con sé nell’abisso gli Stati Uniti?
12 aprile 2014 a 13:13 (Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto)
Tags: Arabia Saudita, Armageddon, Brzezinski, Cisgiordania, Germania, Israele, John Kerry, Kerry, Medio Oriente, neocon, Netanyahu, Obama, Opzione Sansone, Palestina, riconoscimento internazionale, Russia, sauditi, Secondo Olocausto, sionisti, Territori Occupati, Terza Guerra Mondiale, trilateralisti, Ucraina
a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sembra determinato ad aggravare l’isolamento internazionale di Israele continuando a trattare con sprezzo il diritto internazionale, le Nazioni Unite, la Casa Bianca e l’Unione Europea.
La sua autorizzazione alla costruzione di migliaia di nuovi insediamenti in Cisgiordania serve a silurare i colloqui di pace ma, più di tutto, ribadisce l’intransigenza con la quale la leadership israeliana si prepara alla guerra in Medio Oriente per porre fine una volta per tutte alla questione palestinese (pulizia etnica)
Una guerra che, inevitabilmente, causerà la distruzione di Israele e Palestina (opzione Sansone).
I neocon all’interno dell’amministrazione Obama stanno intralciando ogni tentativo americano di far capire a Israele quale sarà l’esito più probabile del fallimento dei colloqui di pace: la fine di Israele e un terribile colpo alle ambizioni statunitensi per questo secolo.
Di conseguenza, a dispetto di quel che si può immaginare, il teatro principale della crisi tra Washington e Mosca non è l’Europa. La Germania e quindi gran parte della Mitteleuropa saboterebbero qualunque tentativo di far scoppiare una guerra nel nostro continente
L’epicentro è, come di consueto, il Medio Oriente e, più precisamente, i Territori Occupati.
Obama (i trilateralisti) si limitano a proseguire nell’esecuzione del progetto di accerchiamento della Russia: Ucraina, Azerbaijan, Corea del Sud, Turchia, Iran sono i paesi che devono restare filo-americani o diventarlo nei prossimi anni – cf. Brzezinski
Ai neocon-likudisti questo però non basta: la Palestina sta cercando il riconoscimento internazionale come stato sovrano. Più si avvicina quel momento, più prossima sarà la guerra. Questo è il punto di vista di Israele e non ci saranno compromessi:
http://www.israele.net/90-ragioni-per-diffidare-del-futuro-stato-palestinese
Non vanno sottovalutate neppure le megalomanie saudite
http://blogs.ft.com/nick-butler/2014/04/07/the-risks-of-a-nuclear-saudi-arabia/
In pratica l’Ucraina serve solo a tenere impegnata la Russia.
La cosa potrebbe andar bene ai trilateralisti, se non rendesse più probabile una guerra con ripercussioni che sarebbero spiacevoli per loro (si fidano dei loro scenari computerizzati).
Di qui l’ansia di Brzezinski & co., che hanno perfettamente chiaro che le azioni di Israele porteranno alla rovina gli Stati Uniti, e che esortano Kerry a farsi valere
http://www.politico.com/magazine/story/2014/04/stand-firm-john-kerry-105483_Page2.html#.U0kOiKJHIXQ
http://www.futurables.com/2014/04/11/love-has-always-been-the-answer/
Brzezinski sull’attacco alla Siria e sull’inettitudine di Obama
7 settembre 2013 a 10:29 (Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto)
Tags: 2014, Al-Qaeda, attacco simbolico, Bandar, Biden, bocciatura, Brzezinski, ceceni, CNN, Congresso, Daghestan, diplomazia, fallimento, gesto simbolico, intervista, linea rossa, neocon, Obama, olimpiadi invernali, Pearl Harbor, petrolio, politica estera, Putin, russi, sionisti, Siria, Sochi, terrorismo, terroristi, voto, Zakaria, Zbign
…perché ciò che l’uomo semina, quello pure raccoglierà.
Galati 6:7
Il temuto Brzezinski – ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale e co-fondatore della Commissione Trilaterale – è sempre stato molto lucido e schietto sulla questione siriana, ben sapendo che Israele e i neocon stavano cercando di far scattare una trappola per Obama:
dalle conseguenze disastrose per l’Occidente
Non posso nascondere una certa ammirazione per un avversario che gioca di fino e non usa la clava come i neocon.
Per di più la sua analisi della situazione siriana non si discosta sostanzialmente dalla mia:
1. Obama non vuole la guerra;
2. È stato un inetto e si è fatto mettere con le spalle al muro (cf. assurda linea rossa);
3. Ormai è costretto a compiere un gesto simbolico per salvare la faccia;
4. Dovrà cercare di ammansire i russi per fare in modo che l’attacco simbolico non porti ad un’escalation e il tutto possa essere risolto diplomaticamente-politicamente, una volta per tutte (leggi: Israele deve darsi una calmata].
5. [l’ironia della cosa è che, usando questi criteri, Pearl Harbor non era un atto di guerra, ma un attacco chirurgico senza il coinvolgimento di forze di terra, un gesto simbolico – non lo sapevano neppure i giapponesi]
FAREED ZAKARIA (CNN): Zbigniew, il segretario Kerry ha rivelato alla CNN, nel precedente show, che gli Stati Uniti hanno ora una conferma indipendente che si trattava di sarin. Credi che il caso sia chiuso e sufficientemente importante da obbligare gli Stati Uniti ad agire?
ZBIGNIEW BREZEZINSKI: [sorvola sulla questione sarin, ben sapendo che si tratta di una menzogna] Il fatto è che siamo assolutamente tenuti ad agire. È in gioco la leadership presidenziale, la credibilità americana. Credo che la cosa peggiore sarebbe agire senza determinazione. Il voto del Congresso, per esempio, se si risolve in un nulla di fatto, o se c’è un voto decisamente contro l’intervento, complicherà ulteriormente la questione.
Mi auguro che gli Stati Uniti siano coerenti con gli impegni presi [leggi: stupido Obama, ti avevo ben avvertito di non parlare di linee rosse vincolanti e adesso ti sei cacciato in un vicolo cieco]. Spero che il Congresso sostenga il presidente. E spero che saremo in grado di chiudere questo capitolo che, come hai spiegato [l’intervistatore, l’ottimo Fareed Zakaria, aveva detto: “È difficile non concludere che la gestione dell’amministrazione della Siria nel corso dell’ultimo anno sia stata un caso esemplare di come non andrebbe condotta la politica estera”], è stato gestito davvero in modo inetto dagli Stati Uniti, a livello internazionale.
Ora dobbiamo pensare in una prospettiva più ampia. Dobbiamo chiederci se l’area non stia scivolando verso una situazione esplosiva e che cosa possiamo fare, insieme agli altri [non si riferisce ad Israele, ma a Russia, Iran e Cina, NdT], per evitarlo.
ZAKARIA: Zbigniew, è possibile? Perché, in fine dei conti, si tratta di una guerra civile e, attaccando Assad, stiamo aiutando indirettamente (?) le milizie sunnite che stanno cercando di scacciarlo, la più forte e meglio organizzata delle quali è Al-Nusra, che è strettamente legata ad al-Qaeda. Quindi, finiremo per schierarci in una guerra civile in cui aiuteremo quelli che in Afghanistan e nello Yemen stiamo cercando di uccidere con i droni.
BREZEZINSKI: Oh, hai assolutamente ragione [Quindi Putin diceva il vero e Kerry ha mentito, un’altra volta]. È quel che vado dicendo da quasi due anni. Penso che l’intero approccio sia stato mal concepito. Ma ormai bisogna ragionare nei termini della situazione attuale. Cosa facciamo adesso?
E mi sembra che Obama debba ormai ricorrere a qualche azione militare simbolica, perché si è vincolato mani e piedi. Mi auguro che il paese lo sostenga. Ma, oltre a questo, dobbiamo andare verso una più ampia iniziativa internazionale per affrontare il problema della Siria, anche in un contesto regionale più ampio. Dobbiamo mobilitare non solo le nostre [!] ex potenze coloniali, vale a dire la Francia e il Regno Unito, in uno sforzo comune, e non necessariamente i turchi, anch’essi con una storia di dominio della regione. Dobbiamo anche coinvolgere le potenze orientali, i paesi asiatici, che sono così dipendenti dal flusso costante di olio di questa regione. Sono certamente molto preoccupati di dove questa cosa sta andando a parare.
Ciò comporta anche un qualche impegno russo nonostante il linguaggio aggressivo e offensivo che stanno usando [Brzezinski, polacco, è russofobo e ragiona ancora in termini di Guerra Fredda]. Sai, uno dei più stretti collaboratori del signor Putin ha detto l’altro giorno, testualmente: “L’Occidente si comporta nei confronti del mondo islamico come una scimmia con una granata” [si tratta del vicepremier russo Dmitri Rogozin, che non solo ha totalmente ragione, ma è stato applaudito in vari forum del Guardian, un quotidiano generalmente schierato per l’intervento – a dimostrazione del fatto che l’Occidente ha già perso la guerra massmediatica]
Dobbiamo essere consapevoli del fatto che i russi possono utilizzare questo conflitto, se esplode, per minare la nostra posizione globale in Medio Oriente [ci puoi scommettere, altro che Vietnam].
Dobbiamo creare una situazione in cui sia nel loro interesse partecipare a una più grande iniziativa internazionale per definire le regole del gioco e le soluzioni dei problemi attuali, che vanno oltre la Siria, vale a dire la condizione esplosiva del Medio Oriente [leggi: risolvere le controversie che dividono Israele e Palestina, Israele e Iran – impossibile].
ZAKARIA: Tu conosci Obama. Sei stato consigliere per la sicurezza nazionale. Questa pessima situazione rispecchia un’involuzione nel processo decisionale? Che cosa è andato storto?
BREZEZINSKI: Beh, in un certo senso, credo che un sacco di cose siano andate storte. Penso che il presidente sia diventato contemporaneamente il decisore, il principale portavoce e il pianificatore senza che ci fosse una chiara indicazione di quale fosse la strategia [totale bocciatura dell’amministrazione Obama].
Penso che sia inciampato in una serie di problemi tattici che ora incombono su di noi come pericoli potenzialmente strategici. Questa è una parte del problema.
In secondo luogo, credo che la nostra politica estera in Medio Oriente sia stato essenzialmente ad hoc [parcellizzata]. Non si è mai affrontata la regione nel suo complesso, ma solo in porzioni separate. Penso che stiamo ora iniziando a pagare lo scotto.
Dobbiamo riscattarci questo riguardo. Ma un voto negativo al Congresso potrebbe creare altri problemi, perché stabilirebbe che il presidente non può agire militarmente anche nel caso di missioni militari limitate
[non ci vedo nulla di male, caro Zbig. Rileggiti cosa dicevano Obama e Biden qualche anno fa, riferendosi alla presidenza Bush:
Il presidente non ha l’autorità costituzionale … per portare in guerra questa nazione… a meno che non sia sotto attacco o che ci siano le prove che stiamo per essere attaccati. E, se lo facesse, chiederei io stesso il suo impeachment.
Joe Biden, attuale vicepresidente, intervista, 2007
La Costituzione non autorizza il presidente ad ordinare unilateralmente un attacco militare in una situazione che non comporta la neutralizzazione di una minaccia reale ed imminente per la nazione.
Barack H. Obama, attuale presidente, intervista, 20 dicembre 2007
I democratici erano pronti a chiedere l’impeachment di Bush, ora i neocon stanno rendendo la pariglia].
BRZEZINSKI: Dobbiamo liberarci di questo malaugurato passato e lanciare un’iniziativa internazionale che coinvolga i principali paesi del mondo che hanno interesse a che questa regione non salti in aria, non solo i paesi occidentali.
In tale contesto, potremmo essere in grado di indurre i russi ad un atteggiamento più conciliante, perché i russi non vogliono essere isolati [17 a 3 al G20 CONTRO l’intervento: chi è isolato?], alla fine, e temono per la stabilità nel Caucaso.
Putin deve gestire le Olimpiadi invernali. Questa è la leva che possiamo usare con intelligenza, se abbiamo una politica a lungo termine per il Medio Oriente nel suo complesso e non solo per le parti più disparate.
http://transcripts.cnn.com/TRANSCRIPTS/1309/01/fzgps.01.html
Interpretiamo le ultime parole di Brzezinski: attento Putin che se non ci dai una mano contro i neocon e sionisti solo perché pensi che ne trarrai vantaggio, i terroristi ceceni e del Daghestan ti rovineranno la festa a Sochi.
Bandar ha detto a Putin: “Ci sono molti valori e obiettivi che abbiamo in comune e che ci uniscono , in particolare la lotta contro il terrorismo e contro l’estremismo in tutto il mondo. La Russia, gli Stati Uniti, l’Unione europea e i sauditi sono d’accordo sulla promozione e il consolidamento della pace e della sicurezza internazionale. La minaccia terroristica sta aumentando anche per effetto dei fenomeni generati dalla primavera araba. È caduto qualche regime ma in cambio si sono allargate molte esperienze di terrorismo, come dimostra l’esperienza dei Fratelli Musulmani in Egitto e dei gruppi estremisti in Libia. … Per fare un esempio, io posso garantire protezione sulle Olimpiadi invernali di Sochi del prossimo anno sul Mar Nero. I gruppi ceceni che minacciano la sicurezza dei giochi sono sotto il nostro controllo e non si muoveranno verso la Siria senza coordinarsi prima con noi. Questi gruppi non ci spaventano. Li stiamo usando contro il regime siriano, ma non avranno nessun ruolo e nessuna influenza nel futuro politico della Siria”.
[Da che parte sta Bandar?]
Il Congresso dirà NO alla risoluzione che autorizza l’attacco alla Siria
6 settembre 2013 a 09:09 (Controrivoluzione e Complotti, Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto)
Tags: attacco, Biden, Blair, Bush, Camera dei Rappresentanti, Cheney, conservatori, Costituzione, false flag, guerra, impeachment, Israele, NATO, neocon, Netanyahu, Obama, repubblicani, sionisti, Siria, Terza Guerra Mondiale, voto
opposizione massiccia e in forte crescita rispetto a una settimana fa, a tre giorni dal voto
Quali 11 nazioni, al G20, hanno sottoscritto il documento che accusa Assad di aver usato le armi chimiche? (9 non l’hanno fatto)
Australia (partner NATO), Canada (NATO), Francia (NATO), Italia (NATO), Giappone (partner NATO), Corea del Sud (partner NATO), Arabia Saudita (teocrazia), Spagna (NATO), Turchia (NATO), UK (NATO), USA
È ovvio che la gente non vuole la guerra. Perché mai un povero contadino dovrebbe voler rischiare la pelle in guerra, quando il vantaggio maggiore che può trarne è quello di tornare a casa tutto intero? Certo, la gente comune non vuole la guerra: né in Russia, né in Inghilterra e neanche in Germania. È scontato. Ma, dopo tutto, sono i capi che decidono la politica dei vari Stati e, sia che si tratti di democrazie, di dittature fasciste, di parlamenti o di dittature comuniste, è sempre facile trascinarsi dietro il popolo. Che abbia voce o no, il popolo può essere sempre assoggettato al volere dei potenti. È facile. Basta dirgli che sta per essere attaccato e accusare i pacifisti di essere privi di spirito patriottico e di voler esporre il proprio paese al pericolo. Funziona sempre, in qualsiasi paese.
Hermann Göring
Per il Washington Post (diverso sondaggio, più recente) alla Camera dei Rappresentanti i no sono già 205 e ne bastano 217 per affondare la risoluzione. Washington Post e New York Times, i due quotidiani dell’establishment, hanno fatto campagna CONTRO l’intervento.
Vogliamo davvero credere che Obama non lo avesse previsto e magari auspicato, per sfuggire alla trappola dei neoconsionisti e isolarli, probabilmente con l’aiuto dei repubblicani tradizionali, quei numerosi conservatori che vogliono purgare questi estremisti dal loro partito?
Nemmeno i neocon di Bush-Cheney hanno attaccato l’Iran, nel 2007, quando erano sul punto di farlo e il crac finanziario era già scoppiato.
Perché Obama dovrebbero farsi coinvolgere in una guerra con Siria, Iran e, verosimilmente, Russia, guadagnandosi l’ostilità della quasi interezza delle Nazioni Unite?
Per il momento mi pare che l’ipotesi più probabile sia che Obama e i suoi consiglieri non sono dei pazzi. Stanno bluffando con Netanyahu, che detestano “cordialmente”. E, forse, stavano cercando di ottenere delle concessioni da Putin in occasione del G20. Concessioni che non arriveranno, perché Putin ha il coltello dalla parte del manico: niente prove > niente autorizzazione ONU > niente guerra. G20: 17 nazioni contro attacco, 3 favorevoli
Se è così, Israele resterà a bocca asciutta e continuerà l’escalation delle sue fesserie controproducenti e sempre più suicide.
Il voto è il 9 settembre. 3 giorni per un false flag di vaste proporzioni, targato naturalmente Israele.
Il presidente non ha l’autorità costituzionale … per portare in guerra questa nazione… a meno che non sia sotto attacco o che ci siano le prove che stiamo per essere attaccati. E, se lo facesse, chiederei io stesso il suo impeachment
Joe Biden, attuale vicepresidente, intervista, 2007
La Costituzione non autorizza il presidente ad ordinare unilateralmente un attacco militare in una situazione che non comporta la neutralizzazione di una minaccia reale ed imminente per la nazione.
Barack H. Obama, attuale presidente, intervista, 20 dicembre 2007
Se Obama decidesse di attaccare nonostante il voto del Congresso diventerebbe un criminale peggiore di Blair e Cheney messi assieme e contraddirebbe tutta la sua politica mediorientale (imperialismo soft, non hard). Diventerebbe il peggior presidente americano di sempre, un paria della comunità internazionale. Non vedo come ciò possa succedere.
Qui invece il punto di vista di un analista di origini russe che pensa che alla fine, per via dei lauti emolumenti dei paesi del golfo persico (leggi: corruzione), il Congresso darà il via libera alla guerra
http://journal-neo.org/2013/09/05/rus-agressiya-protiv-sirii-masshtaby-i-posledstviya/
La via maestra è sempre quella diplomatica – Miliband (UK) e Villepin (Francia)
1 settembre 2013 a 08:53 (Verso un Mondo Nuovo)
Tags: Afghanistan, aggressione, Arabia Saudita, armi chimiche, armi di distruzione di massa, avventurismo, Bandar, Big Ben, Cameron, Canada, Casa Bianca, ciclopi, Cina, civili siriani, corridoio umanitario, diplomazia, Dominique de Villepin, Ed Miliband, false flag, Hollande, interventismo, intervento umanitario, Iran, Iraq, isolazionismo, Israele, laburista, Libano, Libia, Mali, Miliband, militarismo, missione umanitaria, NATO, Nazioni Unite, neocon, neoconservatori, Netanyahu, no-fly zone, Obama, opposizione, pace, Pentagono, Polifemo, psicopatici, Russia, Saint-John Perse, Siria, Tour Eiffel, tribunale internazionale, Villepin, zona d'interdizione al volo, zone cuscinetto
Vers un monde nouveau sans rien rompre de ses liens avec son milieu originel, son ambiance antérieure et ses affinités profondes.
Netanyahu, lo sconfitto
Brzezinski 1 – Netanyahu 0
Se Giordania, Egitto, Canada e Italia si rifiutano di assistere l’attacco americano è perché questa è la volontà della Casa Bianca e del Pentagono. La decisione di Obama di lasciare che sia il Congresso a decidere – ben sapendo che il voto sarà contrario (e farà in modo che lo sia) – è la riprova che Putin, Cameron, Obama e Hollande erano contro un’escalation e si sono accordati per salvare la faccia a tutti e mettere nel sacco Netanyahu; il quale ha ricevuto un messaggio forte e chiaro: NESSUNO INTENDE ATTACCARE L’IRAN.
Il monocolo Polifemo è da sempre il riferimento simbolico degli psicopatici, che vedono il mondo a due dimensioni e non sono in grado di prevedere le conseguenze delle loro azioni (wishful thinking). Vignetta magistrale.
Solo Israele e i neoconservatori americani (che al Congresso saranno attaccati dal Tea Party quando si voterà sull’attacco) vogliono questa guerra e, per qualche ragione che va forse ricondotta agli eventi dell’11 settembre, pare che molti governi cerchino di compiacere questa piccola Prussia mediorientale, anche se solo all’apparenza. Un false flag contro la Tour Eiffel e/o il Big Ben non è un’eventualità piacevole.
Israele non la prenderà bene e agirà d’impulso, commettendo quasi certamente un errore grossolano. Attendiamo speranzosi che Netanyahu si impicchi con la sua stessa corda e che lo stesso succeda a Bandar e all’Arabia Saudita
Nel frattempo, riporto i pareri di due leader politici, uno inglese e l’altro francese, che prediligono il dialogo e l’accordo con la Russia e la Cina.
Ed Miliband, leader dell’opposizione laburista al governo conservatore britannico di David Cameron:
“Ci sarà chi crede che il voto di giovedì alla Camera dei Comuni significa che la Gran Bretagna non può aiutare concretamente i civili siriani innocenti che soffrono per una simile catastrofe umanitaria. Non sono d’accordo. Dobbiamo usare l’incontro del G20 della prossima settimana in Russia, che avrà gli occhi del mondo puntati sulla Siria, per cercare di riunire la comunità internazionale e costringere le parti coinvolte nel conflitto verso quella soluzione politica che è indispensabile.
[…].
Alcune persone hanno sostenuto che il significato di questo episodio è che la Gran Bretagna sta facendo un passo indietro rispetto al suo ruolo da protagonista nel mondo. Si è parlato di un giorno cupo e deprimente. Ci sono stati avvertimenti che la Gran Bretagna sta scivolando in un gretto isolazionismo, una dottrina che danneggia nel lungo termine gli interessi del nostro paese e che minaccia la pace e la sicurezza del mondo.
Non sono d’accordo. Gli inglesi sanno che il nostro paese prospera quando ci vogliamo al mondo, non quando ci ritiriamo in noi stessi. E il popolo britannico è disposto ad accettare i nostri obblighi verso gli altri, come lo era quando i miei genitori sono stati accolti come rifugiati in questi lidi al tempo della seconda guerra mondiale.
[…].
I britannici si aspettano però che la politica estera del nostro paese sia condotta in modo diverso da come è stato fatto in questi ultimi anni. A dieci anni dall’inizio della guerra in Iraq, è fondamentale dimostrare che abbiamo imparato la lezione. Ci ricordiamo come le decisioni di allora sono state raggiunte sulla base di prove meno che convincenti, con una perentorietà che ha impedito agli ispettori delle Nazioni Unite di avere il tempo di cui avevano bisogno per riferire. Dobbiamo ricordare anche che le vitali istituzioni internazionali vitali sono state aggirate in momenti cruciali. E dobbiamo ricordare che le conseguenze di un’azione militare non sono stati ponderate a sufficienza.
[…]
Il voto in parlamento ha dimostrato che…ci aspettiamo che la serietà delle nostre deliberazioni corrisponda alla gravità delle decisioni che siamo chiamati a prendere. L’evidenza delle prove deve sempre precedere le decisioni e, indipendentemente dalla forza delle emozioni, i britannici hanno il diritto di attendersi una leadership pacata e riflessiva.
In secondo luogo, quando si tratta di interventi militari, è chiaro che un impegno efficace con le istituzioni internazionali è essenziale. La Gran Bretagna deve quindi sempre cercare di lavorare con le Nazioni Unite e in conformità con il diritto internazionale, non respingendo l’ONU come nel migliore dei casi un fastidio e nel peggiore un ostacolo.
[…]”.
http://www.theguardian.com/commentisfree/2013/aug/30/britain-still-difference-syria
Dominique de Villepin, ex primo ministro francese e uno dei leader dell’opposizione gollista al governo Hollande:
Non cediamo all’illusione della scorciatoia militare – apparso su Le Figaro, 29 agosto 2013
“L’indignazione per i massacri perpetrati in Siria gas è unanime. Non ci sarebbe peggior politica che non fare nulla. Ma una politica del peggio sarebbe quella di aggiungere guerra alla guerra senza prove inconfutabili e senza strategia. La determinazione del presidente Hollande e dei nostri partner è lodevole, ma che cosa vogliamo veramente? Punire? Non è il ruolo di un esercito, ma quello di un tribunale internazionale. Placare la nostra coscienza? Farlo a rischio di peggiorare la situazione dei civili sarebbe cinico. Un cambio di regime? Non sta a noi decidere, soprattutto in assenza di un’alternativa credibile.
No, proteggere i civili è il compito primario della comunità internazionale. L’unico dibattito deve riguardare come farlo.
Ciò implica riflettere sulle esperienze passate. La strategia occidentale in Medio Oriente è un vicolo cieco basato sull’illusione di forza che non ho mai smesso di denunciare.
Si oscilla infatti tra la guerra contro il terrorismo e la guerra contro i tiranni. Vorremmo unificare i due obiettivi, ma abbiamo imparato a nostre spese che non è così che funziona la cosa. L’occupazione dell’Iraq ha alimentato un terrorismo senza fine. L’operazione in Libia ha armato, direttamente o indirettamente, tutti i jihadisti del Sahara, portando a una nuova guerra in Mali. Il circolo vizioso non si ferma qui. Preoccupati per l’islamismo in Egitto, consentiamo nuovi colpi di stato che, da sempre, sono un terreno fertile per i tiranni di domani. Dobbiamo una buona volta imparare la lezione in merito al ricorso alla forza. Ovunque, in Libia, Iraq, Afghanistan si è verificato il collasso di una nazione e la destabilizzazione della regione.
[…].
La spedizione punitiva simbolica che incombe su di noi metterebbe a rischio ingranaggi regionali che coinvolgono Libano, Iran e Israele, con pochi benefici per i siriani. Il futuro della Siria, dopo una nuova avventura militare, sarebbe la frantumazione etnica e territoriale e la radicalizzazione degli estremismi.
La Siria non esisterebbe più.
Attacchi di droni su personalità ritenute responsabili della strage sarebbero in linea con la nuova guerra al terrorismo dell’America di Obama. Ma possiamo uccidere gli assassini senza abbattere l’idea stessa di giustizia internazionale ?
Una grande offensiva, con l’obiettivo di un cambio di regime ? Gli stessi stati maggiori occidentali hanno smesso di crederci.
La guerra per procura armando ulteriormente l’opposizione? Ma come prevedere contro chi saranno rivolte queste armi, domani?
Rimane un’ultima opzione, l’azione a fini umanitari, combinando strumenti politici e militari per una strategia sostenibile di corridoi umanitari, zone cuscinetto e soprattutto zone interdizione al volo, l’unica soluzione per evitare massacri ed assumersi la responsabilità di proteggere la comunità internazionale.
Riducendo la violenza, creeremo le condizioni per un necessario intervento.
A volte è necessario effettuare la politica del “meno peggio”. Oggi potrebbe portare a una risoluzione delle Nazioni Unite, sostenuta dal Sud del mondo, e dare un mandato per attuare una no-fly zone o per creare una forza di pace internazionale. Penso che sia possibile, i russi potrebbero accettarla [N.B. Villepin mantiene rapporti molto amichevoli con l’establishment russo, essendo ostile alle politiche anti-russe della NATO].
Con questi strumenti la comunità internazionale avrebbe la migliore occasione per rilanciare i negoziati politici che per il momento si trovano in un vicolo cieco, coinvolgendo le potenze regionali e la Lega Araba.
Non dobbiamo cedere alla tentazione della scorciatoia militare che aumenterà i problemi della regione.
Dobbiamo scegliere invece la via della pace e della responsabilità collettiva”.
http://www.republiquesolidaire.fr/11791-ne-cedons-pas-aux-illusions-du-raccourci-militaire-29082013/
“La politica internazionale , non è un’avventura”.
Nel 2003 si oppose alla guerra in Iraq. Dieci anni più tardi Dominique de Villepin ritiene che l’intervento militare in Siria “non è la soluzione giusta”
“Non credo che possiamo decidere una strategia militare senza una visione politica”, ha detto mercoledì a BFM TV.
Dopo aver precisato che non ci sono prove che Assad abbia usato le armi chimiche [inizio dell’intervista, non riportata dalla sintesi che sto traducendo], pur comprendendo “la volontà del presidente di non rimanere con le mani in mano” dopo la strage di Damasco, l’ex primo ministro ha detto che “degli attacchi militari allontaneranno una soluzione politica e non daranno alcun sollievo al popolo siriano”.
[…].
Per Dominique de Villepin la Francia e la comunità internazionale devono concentrarsi principalmente sulla risposta umanitaria in Siria per proteggere le persone. Questo implica, secondo lui, una migliore organizzazione di “zone cuscinetto”, con “la possibilità di utilizzare corridoi umanitari” e la creazione di una no-fly zone [concordata con i russi e i cinesi, “dettaglio” che la sintesi omette, facendo pensare ad un pretesto per un “cambio di regime” come in Libia che Villepin ha sempre rifiutato categoricamente e condannato nel caso libico].
“Se è per evitare stragi, non è troppo tardi”, dice l’ex inquilino di Matignon .
“L’attacco è un salto nel buio…cosa faremmo se non cambiasse nulla?”. Ha continuato dicendo di aspettarsi una “vera e propria strategia” sul lungo termine e non una “strategia cieca”. “La politica internazionale non è un’avventura ( … ) non credo che la scorciatoia militare sia la soluzione ideale in emergenze complesse”. “La scelta non è tra fare qualcosa o non fare nulla, ma cosa fare e come farlo”.
Perché, secondo lui, “se la Francia decide di impegnarsi militarmente nella guerra civile siriana, ne diventerà parte e sarà responsabile del destino siriano, mese dopo mese, anno dopo anno”.
“Qual è il senso di un’azione da parte dei paesi europei o paesi occidentali se viene eseguita al di fuori del diritto internazionale e perfino al di fuori di una logica di efficienza, con il solo desiderio di placare le nostre coscienze?”
“Per almeno un decennio si è prodotta una militarizzazione delle menti nelle democrazie occidentali”. “L’ipotesi è che la risposta a tali disastri dovrebbe essere quasi sempre essere di natura militare”. “Io non la penso così”, ha detto de Villepin, che si era opposto all’intervento francese in Mali nel gennaio 2013.