Testa la tua resistenza al lavaggio del cervello che abbiamo subito e stiamo subendo
15 aprile 2016 a 17:13 (Miti da sfatare, Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto, Verità scomode)
Tags: arabi, cambi di regime, discorso di Gheddafi, Gheddafi, Islam, islamofobia, Israele, Libia, Palestina, Territori Occupati, unità araba
Israele trascinerà con sé nell’abisso gli Stati Uniti?
12 aprile 2014 a 13:13 (Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto)
Tags: Arabia Saudita, Armageddon, Brzezinski, Cisgiordania, Germania, Israele, John Kerry, Kerry, Medio Oriente, neocon, Netanyahu, Obama, Opzione Sansone, Palestina, riconoscimento internazionale, Russia, sauditi, Secondo Olocausto, sionisti, Territori Occupati, Terza Guerra Mondiale, trilateralisti, Ucraina
a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sembra determinato ad aggravare l’isolamento internazionale di Israele continuando a trattare con sprezzo il diritto internazionale, le Nazioni Unite, la Casa Bianca e l’Unione Europea.
La sua autorizzazione alla costruzione di migliaia di nuovi insediamenti in Cisgiordania serve a silurare i colloqui di pace ma, più di tutto, ribadisce l’intransigenza con la quale la leadership israeliana si prepara alla guerra in Medio Oriente per porre fine una volta per tutte alla questione palestinese (pulizia etnica)
Una guerra che, inevitabilmente, causerà la distruzione di Israele e Palestina (opzione Sansone).
I neocon all’interno dell’amministrazione Obama stanno intralciando ogni tentativo americano di far capire a Israele quale sarà l’esito più probabile del fallimento dei colloqui di pace: la fine di Israele e un terribile colpo alle ambizioni statunitensi per questo secolo.
Di conseguenza, a dispetto di quel che si può immaginare, il teatro principale della crisi tra Washington e Mosca non è l’Europa. La Germania e quindi gran parte della Mitteleuropa saboterebbero qualunque tentativo di far scoppiare una guerra nel nostro continente
L’epicentro è, come di consueto, il Medio Oriente e, più precisamente, i Territori Occupati.
Obama (i trilateralisti) si limitano a proseguire nell’esecuzione del progetto di accerchiamento della Russia: Ucraina, Azerbaijan, Corea del Sud, Turchia, Iran sono i paesi che devono restare filo-americani o diventarlo nei prossimi anni – cf. Brzezinski
Ai neocon-likudisti questo però non basta: la Palestina sta cercando il riconoscimento internazionale come stato sovrano. Più si avvicina quel momento, più prossima sarà la guerra. Questo è il punto di vista di Israele e non ci saranno compromessi:
http://www.israele.net/90-ragioni-per-diffidare-del-futuro-stato-palestinese
Non vanno sottovalutate neppure le megalomanie saudite
http://blogs.ft.com/nick-butler/2014/04/07/the-risks-of-a-nuclear-saudi-arabia/
In pratica l’Ucraina serve solo a tenere impegnata la Russia.
La cosa potrebbe andar bene ai trilateralisti, se non rendesse più probabile una guerra con ripercussioni che sarebbero spiacevoli per loro (si fidano dei loro scenari computerizzati).
Di qui l’ansia di Brzezinski & co., che hanno perfettamente chiaro che le azioni di Israele porteranno alla rovina gli Stati Uniti, e che esortano Kerry a farsi valere
http://www.politico.com/magazine/story/2014/04/stand-firm-john-kerry-105483_Page2.html#.U0kOiKJHIXQ
http://www.futurables.com/2014/04/11/love-has-always-been-the-answer/
NATO il 4 luglio – gli schuetzen americani del 2013 e il fallito golpe del 1934
26 Maggio 2013 a 13:02 (Controrivoluzione e Complotti, Resistenza e Rivoluzione)
Tags: 1934, 2013, armamenti, armi, Business Plot, Butler, colpo di stato, Congresso, Esercito Rivoluzionario Americano, false flag, fascismo, finanza, George Bush, golpe, guerra civile, Hitler, inchiesta, Independence Day, insediamenti, inside job, insurrezione, Israele, James E. Van Zandt, manifestanti armati, marcia, marcia su Washington, Obama, oligarchi, Palestina, patrioti, Prescott Bush, protesta, putsch, Quarto Reich, rivoluzione, Ron Paul, Roosevelt, Schuetzen, scontri, seconda guerra civile americana, Smedley D. Butler, Tarpley, Tea Party, Territori Occupati, veterani, violenza, Wall Street, Webster G. Tarpley
Questo sarà un evento non-violento, a meno che il governo non scelga di renderlo violento…C’è una remota possibilità che ci possano essere atti di violenza da parte del governo, come è già successo e penso che dovrebbe essere chiaro che se un qualche partecipante sarà avvicinato con rispetto dagli agenti, si sottometterà all’arresto senza opporre resistenza. Stiamo veramente dicendo nel modo più sottile possibile che preferiamo morire in piedi che vivere in ginocchio.
Adam Kokesh, 2013
La commissione ha raccolto prove che dimostrano che alcune persone hanno effettuato un tentativo di dar vita ad una organizzazione fascista in questo paese…Non vi è alcun dubbio che questi tentativi sono stati discussi, sono stati pianificati, e potevano essere attuati, se e quando i finanziatori lo avessero ritenuto opportuno.
Relazione finale della commissione d’inchiesta del Congresso sulle accuse del generale Smedley D. Butler
James E. Van Zandt, comandante nazionale dei veterani di guerra era stato contattato da Butler subito dopo la riunione del 22 agosto con MacGuire ed avvertito che … stava per essere avvicinato dai golpisti…Confermò che, proprio come gli era stato anticipato da Butler, era stato avvicinato “da agenti di Wall Street”, che avevano cercato di arruolarlo nella loro trama.
New York Times, 23 novembre 1934
Il colpo di stato mirava a rovesciare il presidente Franklin D. Roosevelt con l’aiuto di mezzo milione di veterani di guerra. I congiurati, che sono stati accusati di coinvolgere alcune delle più famose famiglie in America (proprietari di Heinz, Birds Eye, Goodtea, Maxwell Hse e il nonno di George Bush, Prescott Bush) credevano che il loro paese avrebbe dovuto adottare le politiche di Hitler e Mussolini per battere la grande depressione. Mike Thomson indaga le ragioni per cui si sa così poco sulla più grande minaccia della storia alla democrazia americana in tempo di pace
http://www.bbc.co.uk/radio4/history/document/document_20070723.shtml
http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/la-famiglia-bush-e-il-terzo-reich.html
Gli eventi del 4 luglio potrebbero essere sanguinosi, a causa della stupidità o doppiezza di Adam Kokesh, ex marine dissidente fondatore dell’associazione veterani per Ron Paul (candidato alle presidenziali e pro-secessionismo), conduttore radiofonico, libertario in stile Tea Party (anarco-capitalista), con un largo seguito tra i feticisti delle armi, che qui discute con Webster G. Tarpley, rooseveltiano-gollista (come me)
“L’attivista libertario e conduttore radiofonico, Adam Kokesh vuole organizzare una marcia armata su Washington, DC per il giorno dell’Indipendenza. Lanciato come un gruppo su Facebook, lo “Open Carry March on Washington“ spera di portare 1.000 sostenitori a marciare nella capitale della nazione con fucili carichi. Il gruppo prevede di incontrarsi al cimitero nazionale di Arlington in Virginia. Da lì, marciare attraverso il ponte di Memorial a Washington, DC e proseguire lungo Viale Indipendenza. Mentre la Virginia permette di portare armi cariche, Washington, DC non rilascia alcun permesso / licenze o porto d’armi”.
http://voxnews.info/2013/05/06/la-marcia-su-washington-armi-in-pugno/
Finora gli iscritti alla marcia sono circa 5mila (ma quanti verranno veramente?).
*****
Ecco il recente appello di Kokesh dopo il suo arresto per un presunto assalto ai danni di un agente:
“Quando un governo ha ripetutamente e deliberatamente omesso di rispettare le proprie leggi, violato i diritti umani fondamentali dei suoi cittadini, minacciato la santità di una stampa libera, creato istituzioni per la soppressione della privacy, intrapreso guerre per venire incontro ad interessi particolari che minacciano la sicurezza pubblica, ucciso centinaia di bambini con attacchi di droni, imprigionato e distrutto la vite di innumerevoli individui per crimini senza vittime, soffocato opportunità economiche per mantenere il dominio delle élite finanziarie, rubato al popolo attraverso un assurdo sistema di tassazione e attraverso l’inflazione, svenduto le future generazioni in una condizione di servitù del debito, abusato del suo potere per reprimere l’opposizione politica, non è degno di continuare ad esistere – e fin qui nulla da eccepire [NdT] – e il dovere del popolo è quello di cambiare o abolire quel governo con qualsiasi mezzo necessario per garantire la libertà e garantire la pace.
“Una nuova rivoluzione americana è attesa da tempo. L’idea di questa rivoluzione è maturata nei cuori e nelle menti delle persone nel corso di molti anni, ma questo Independence Day, essa prende una nuova forma, quando l’Esercito Rivoluzionario Americano marcerà su ogni capitale dello stato per chiedere che i governatori di questi 50 membri avviino immediatamente il processo di ordinata dissoluzione del governo federale attraverso la secessione e la ridistribuzione delle proprietà federali.
Qualora trascorresse un anno intero da questo 4 luglio senza che i crimini di questo governo fossero interrotti, si potrebbe superato il punto in cui la rivoluzione non violenta diventa impossibile.
Il tempo di stare a guardare è passato. Restare neutrali è essere complici, limitarsi a fare il proprio lavoro non è una scusa: il dado è tratto.
Mentre alcuni animi miti diranno che è troppo presto, che siamo in grado di risolvere questo problema attraverso mezzi democratici forniti dal governo, che gli attuali livelli di tassazione sono ragionevoli per i servizi forniti, e che i crimini di questo governo sono solo un fastidio tollerabile, potrebbe essere già troppo tardi.
È vero che un’azione drastica comporta dei rischi, ma il maggiore pericolo sta nel permettere a questo governo di proseguire il suo operato in modo incontrastato.
Quindi, se siete soddisfatti dello status quo, rimanete a casa, ingrassate, guardate i fuochi d’artificio a distanza di sicurezza, e permettete che questo Independence Day sia come tutti quelli che l’hanno preceduto. Ma se anche tu vedi quel che vediamo e senti quel che sentiamo, ci incontreremo sul fronte della libertà il 4 luglio 2013 per la definitiva Rivoluzione Americana”
Adam Kokesh, 23 maggio 2013, da una cella di una prigione federale di Philadelphia.
Ora io vi chiedo: come può qualcuno che è rinchiuso in una prigione federale rilasciare qualsiasi tipo di dichiarazione, e specialmente un appello alla guerra civile e alla dissoluzione degli Stati Uniti in un’anarchica congerie di staterelli?
L’establishment finanziario sta fomentando una violenta risposta popolare per giustificare misure da stato di polizia? È un trabocchetto? Manifestazione armata > rivolte > rivoluzione > guerra civile > dittatura?
Obama ha una vaga idea di quello che sta facendo e di quel che potrebbe succedere? E’ un burattino? E’ un idiota all’oscuro di tutto quel che conta? E’ un complice?
“Matteo Renzi è il mio Gesù nel tempio” – “Se non lo fai per l’Italia fallo per Israele”
2 dicembre 2012 a 12:35 (Controrivoluzione e Complotti, Verità scomode)
Tags: aristocrazia, Carla Powell, Cosima von Bulow, ebrei italiani, Frescobaldi, Gaddo della Gherardesca, Hamas, Israele, Matteo Renzi, nobiltà, Palestina, Renzi, Riccardo Pavoncelli, sangue blu, sionismo, Stefano Colonna, Territori Occupati, Tony Blair
Tony Blair e Matteo Renzi
“Matteo Renzi è il mio Gesù nel tempio”
Gaddo della Gherardesca (conte)
http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArticle=1LFB8R
Per il “rottamatore” arriva anche un “sostegno” che potrebbe essere meno efficace da promuovere: quello della nobiltà.
Si va dai “sangue blu” fiorentini in poi. A scorrere la lista dei finanziatori di Renzi (arrivato a quota 170mila euro di fondi dichiarati) e fatti salvi i casi di omonimia, salta agli occhi “l’aristocontadina”, come è stata definita, lady Carla Powell. Amica di George Bush senior, nella sua tenuta di Palombara Sabina ha ospitato Tony Blair e quando è a Londra frequenta i principi Carlo e Camilla. A Renzi ha donato 50 euro.
Appoggia Renzi anche la famiglia Frescobaldi. Vittorio, presidente onorario della Compagnia dè Frescobaldi, ha donato 1.000 euro. Livia invece 250. Cognome di peso nella storia italiana quello di Stefano Colonna di Paliano, come il dirigente di Infrastrutture Spa nonché principe discendente dei Colonna, che ha dato 250 euro.
Ha donato 609 euro Riccardo Pavoncelli, come il nobile napoletano, banchiere a Londra, sposato con Cosima von Bulow, erede di una delle più prestigiose dinastie europee.
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“Saranno stati i dubbi espressi sul riconoscimento da parte dell’Onu della Palestina come Stato Osservatore o l’aver portato alla luce l’atteggiamento “anti-israeliano della sinistra”. Fatto sta che, negli ultimi giorni, sui forum e siti considerati vicini alla comunità ebraica, la campagna elettorale ha virato in maniera netta a favore di Matteo Renzi….basta leggere il testo di un sms che, da alcune ore, sta circolando a tamburo battente di cellulare in cellulare. Un appello al voto, “per Israele”. “Dopo le ultime affermazioni di Bersani su Israele – recita il messaggio – dopo il riconoscimento della Palestina come osservatore all’Onu e dopo i recenti conflitti con Hamas pensi che ad Israele serva perdere un alleato prezioso come è stata sempre l’Italia?”. A preoccupare gli ebrei è Vendola: “Serve ad Israele un futuro presidente del consiglio che stringerà un’alleanza con Vendola – si chiedono – che parla di sofferenza dei palestinesi, ma non spende una parola per i bambini israeliani sotto i missili qassam ogni giorno?”. Per questo, si scrive, il voto deve essere per Renzi: “Domenica si vota. Bersani al momento è in vantaggio. Fai la tua parte, impedisci che vinca. Vai a votare. Se non lo fai per l’Italia fallo per Israele”.
[…]
Emanuele Fiano, deputato del Pd che, pur apprezzando le parole del sindaco fiorentino, conferma il suo supporto per Bersani: “Alcuni esponenti dell’ebraismo italiano stanno tentando di dimostrare che esiste una motivazione ebraica per non votare Bersani alle Primarie in ragione del suo appoggio al voto italiano all’Onu sulla Palestina – ha scritto su Facebook il parlamentare – Non condivido affatto questa teoria, sia perché l’ebraismo italiano non può presentarsi come un blocco politico monolitico, sia perché è totalmente sbagliato individuare in Bersani un leader lontano dalla difesa di Israele e dei suoi diritti“.
Matteo Renzi su Israele, i Territori Occupati e l’Iran
30 novembre 2012 a 08:39 (Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto)
Tags: Assad, Bersani, Corriere della Sera, Fassina, Gaza, Ichino, Iran, Israele, Matteo Renzi, Medio Oriente, Naor Gilon, ONU, Palestina, Partito Democratico, PD, Pierluigi Battista, questione medio-orientale, Renzi, riconoscimento, Siria, stato palestinese, Striscia di Gaza., Territori Occupati
Nel governo Renzi ho potuto riscontrare un approccio molto positivo, amichevole nei confronti di Israele… Se vogliamo parlare di primo “test” per il governo Renzi, direi che il risultato da parte nostra è assolutamente positivo.
Naor Gilon, ambasciatore israeliano a Roma
http://www.huffingtonpost.it/2014/08/05/gilon-ambasciatore-israeliano-roma_n_5652180.html
«Io non sono così sicuro che bisogna per forza votare sì [sul riconoscimento ONU della Palestina]. Non è solo il governo italiano a mostrarsi titubante, lo sono anche gli inglesi ed altri….Non sono d’accordo con Bersani sul fatto che la centralità di tutto sia il conflitto israelo-palestinese. Il problema è generale di tutta l’area del Medio Oriente. E al centro c’è l’Iran. Dobbiamo noi Europa per primi ascoltare il grido di dolore delle ragazze di Teherhan. Se non risolviamo lì, non risolviamo il conflitto israelo-palestinese. A Gaza cosa c’è scritto, infatti? ‘Grazie Theran’. L’Europa non deve lasciare la questione Iran soltanto agli Usa: è quella la madre di tutta le battaglie nel Medio Oriente….»
Matteo Renzi
“Talvolta Israele eccede nella difesa, e dobbiamo dirlo, ma è tempo che la sinistra pronunci parole inequivocabili sul diritto di Israele di vivere senza minacce”.
Matteo Renzi
Pierluigi Battista scrive sul Corsera: “Ma è abbastanza impressionante notare che mentre Bersani auspica che l’Onu, malgrado le perplessità dell’America di Obama e della Gran Bretagna, riconosca la Palestina anche in assenza di uno Stato palestinese, Renzi invece abbia ricordato la repressione che sta schiacciando i giovani dell’Iran e sta massacrando la rivolta nella Siria di Assad. Ed è impressionante che la radice del conflitto non sia generazionale, come pure è affiorato con la polemica sulla rottamazione scatenata da Renzi, ma culturale. Due sinistre, una che è sempre stata in maggioranza negli ultimi decenni, un’altra che finora è apparsa minoritaria ed esile (Fassina che ha quantificato al «2 per cento» la linea di Ichino, che invece al primo turno ha avuto il 35 per cento dei consensi) e che in Renzi ha trovato lo sdoganatore.
Chi vincerà, incarnerà un modello completamente opposto a quello del competitore. Come dovrebbe accadere tra schieramenti diversi, ma che in Italia accade all’interno dello stesso schieramento. E chi perderà? Dovrà accettare lealmente la sconfitta, ma con un senso di grande distanza dal vincitore. Una storia che non finisce domenica, perché ha cambiato radicalmente il Pd”
Le prossime mosse suicide di Israele (e il Trentino collabora entusiasticamente)
7 novembre 2012 a 08:24 (Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto, Verità scomode)
Tags: acqua, ambasciata d'Israele, annessione, apartheid, arabi, arabi israeliani, area A, area B, area C, attacco preventivo, bantustan, Cisgiordania, coloni, colonialismo, crociate, Dellai, demografia, deportazione, diritti civili, donatori, due nazioni, due stati, Ebrei, economia palestinese, finanziatori, Fondazione Bruno Kessler, Fondazione Edmund Mach, genocidio, Grande Israele, guerra, imperialismo, insediamenti, insediamenti israeliani, Iran, Israele, Lorenzo Dellai, Medio Oriente, nazionalismo, Netanyahu, Palestina, Palestinesi, Pappe, paranoia, Provincia Autonoma di Trento, pulizia etnica, razzismo, risorse idriche, sindrome dell'assedio, sionismo, statistica, stato ebraico, stato giudeo, Sudafrica, suicidio, Territori Occupati, Trentino, Trentino Sviluppo, Trento - Israele Day, Trento Rise.
Sottoscrivo interamente l’analisi di un lettore del Guardian straordinariamente lucido e conciso che ha commentato questo ragionevole articolo che difendeva la soluzione della creazione di uno stato palestinese:
http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/nov/02/israel-palestine-two-state-solution
“Il vero pericolo è che Israele operi un’ancora più massiccia pulizia etnica dei Palestinesi:
1. gli insediamenti israeliani (ora circa 750mila coloni che si sono spartiti la Cisgiordania e si sono appropriati del 90% dell’acqua) rendono impossibile la soluzione dello stato palestinese – ed era questo il piano fin dall’inizio;
2. Israele non accetterà mai uno stato bi-nazionale perché questo richiederebbe uno status paritario per ebrei e palestinesi e la fine del sionismo;
3. Israele non la farà franca in caso di annessione dell’area C (62% della Cisgiordania), benché sia questo il suo desiderio, se ciò lascerà 2 milioni e mezzo di palestinesi intrappolati e circondati nei bantustan dell’area A (32% della Cisgiordania): l’opposizione dell’opinione pubblica internazionale ad un singolo stato binazionale che occupi l’intera palestina sarà troppo forte;
4. Temo che Israele proverà a risolvere 1, 2 e 3 espellendo la maggior parte dei Palestinesi dalla Cisgiordania nei seguenti modi: a) riducendo ulteriormente le disponibilità idriche; b) demolendo ulteriormente la già moribonda economia palestinese; c) persuadendo i donatori occidentali ad interrompere i loro finanziamenti o ostruendo il flusso; d) dando il via ad un’altra guerra (con l’Iran?) per schermare una pulizia etnica più diretta.
Con una popolazione palestinese significativamente ridotta, Israele potrebbe annettersi l’intera Cisgiordania e, se necessario, concedere ai Palestinesi rimasti un po’ di diritti civili conservando un dominio sionista inattaccabile”.
Penso sia esattamente quel che accadrà.
Già nel 2003 Netanyahu, l’attuale primo ministro israeliano, dichiarava che se gli Arabi fossero arrivati a costituire il 40% della popolazione di Israele sarebbe stata la fine dello stato giudeo: “Ma anche il 20% è un problema e se le relazioni con questo 20% diventano problematiche, lo stato è autorizzato a prendere misure drastiche” (ct. Pappe, 2010). Ruth Gabisonp, docente all’Università Ebraica di Gerusalemme, non ha esitato ad affermare che “Israele ha il diritto di controllare la crescita naturale della popolazione palestinese” (ibidem). La sindrome dell’assedio che ha colonizzato la psiche israeliana si è cristallizzata nell’esigenza di difendere una fortezza bianca circondata da popoli non-bianchi, avamposto europeo-occidentale-giudeocristiano; come durante le Crociate, come in Sudafrica. Così vari sondaggi documentano l’approvazione con la quale una maggioranza di Israeliani vedrebbe la deportazione in massa dei palestinesi (ma un 51% pensa che Arabi israeliani e Ebrei israeliani dovrebbero avere gli stessi diritti – Haaretz, 30 novembre 2010).
Queste non sono indicazioni di forza, ma di debolezza, di insicurezza, di paura, di una irrisolta condizione psicologica per cui la nazione e l’identità sono sempre sull’orlo del collasso, il che accentua nervosismo e ferocia. I ladri tendono a sospettare che tutti gli altri siano ladri. I bugiardi sospettano che gli altri mentano. I guerrafondai sospettano che gli altri preparino una guerra contro di loro. I razzisti e nazionalisti temono sempre di essere minacciati di distruzione dalle altre razze e nazioni. Si chiama proiezione e colpisce gli israeliani, come colpisce gli europei, gli americani e tutti gli esseri umani. Purtroppo la paranoia e l’aggressività non servono ad assicurare un futuro migliore alle nuove generazioni. È semmai vero il contrario.
Finirà malissimo (per Israele, la Palestina, l’Iran e molti altri milioni di esseri umani):
http://fanuessays.blogspot.it/2012/01/auschwitz-in-israele-il-secondo.html
http://fanuessays.blogspot.it/2012/01/golia-usraele-nella-trappola-chi-ce.html
davvero malissimo:
http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/verso-un-secondo-olocausto.html
IN TRENTINO IL BUSINESS È BUSINESS
“Nuova, significativa tappa nei rapporti tra Trentino e Israele. A pochi giorni di distanza dalla conferenza di Gerusalemme sui temi della ricerca e dell’alta formazione, nell’ambito del vertice bilaterale Italia – Israele, alla quale ha preso parte anche il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, è infatti in programma, lunedì prossimo, 5 novembre, il “Trento – Israele day”, una intera giornata di incontri istituzionali e di business organizzati dalla Provincia autonoma di Trento e dall’Ambasciata d’Israele in Italia in collaborazione con Trentino Sviluppo, Fondazione Bruno Kessler, Trento Rise.
A sottolineare la valenza dell’incontro la presenza, alla guida della delegazione istituzionale israeliana, di Naor Gilon, ambasciatore d’Israele in Italia. Ad aprire la giornata la tavola rotonda su “Le relazioni scientifiche e tecnologiche tra Italia ed Israele ed il ruolo del Trentino”. Interverranno: Naor Gilon, ambasciatore d’Israele in Italia; Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento; Aviv Zeevi Balasiano, Israel Europe R&D Directorate, Director ICT-Security; Francesco Salamini, presidente Fondazione Edmund Mach; Carla Locatelli, Pro Rettore con delega ai rapporti internazionali, Università degli studi di Trento; Andrea Simoni, segretario generale, Fondazione Bruno Kessler; Fausto Giunchiglia, presidente Trento Rise.
Un nuovo incontro, dunque, che fa seguito a quello in terra d’Israele quando, alla conferenza su ricerca e alta formazione – con gli interventi dei ministri Francesco Profumo e Giulio Terzi di Sant’Agata e con un confronto tra il premier Mario Monti e il Governatore della Banca di Israele, Stanley Fisher – proprio il ministro Terzi ha voluto ringraziare Dellai per quello che il Trentino sta facendo in questo campo. Un riconoscimento al ruolo svolto nel favorire la crescita della cooperazione fra i due Paesi e che ha portato anche alla sottoscrizione di un accordo il quale consentirà, nei prossimi giorni, di attivare il primo bando congiunto per la ricerca applicata rivolto a imprese trentine e israeliane.
È con questo spirito che il “Trento – Israele day” proporrà, dopo la tavola rotonda, una serie di appuntamenti. La delegazione istituzionale – oltre all’ambasciatore Naor Gilon sarà composta da Jonathan Hadar, Consigliere per gli Affari Commerciali dell’Ambasciata d’Israele in Italia; Aviv Zeevi Balasiano, Israel Europe R&D Directorate, Director ICT-Security, MATIMOP; Giovanna Bossi, Trade Officer, Ambasciata d’Israele in Italia; Vanessa Zerilli, Business Development Officer, Ambasciata d’Israele in Italia – si trasferirà infatti presso la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige. Nel pomeriggio tappa alla Fondazione Bruno Kessler e incontro con le imprese impegnate nei B2B e visita ad alcuni laboratori e alle strutture della Fondazione Bruno Kessler e del Consorzio Trento Rise”.