Gli italiani si distinguono per la capacità di resistere alla grancassa mediatica pro-NATO e anti-russa
Chi l’avrebbe mai detto?
http://www.pewglobal.org/2015/06/10/nato-publics-blame-russia-for-ukrainian-crisis-but-reluctant-to-provide-military-aid/
http://www.futurables.com/2015/06/09/the-little-piigs-the-house-of-brics-and-the-big-bad-wolf-part-ii-the-eus-break-up-is-not-inevitable-but/
Gli italiani lo fanno meglio (il libero pensiero)
11 giugno 2015 a 11:58 (Resistenza e Rivoluzione, Sorprendimi!)
Tags: assistenza, atteggiamenti, guerra, Italia, Italiani, Kiev, NATO, PEW, russofilia, russofobia, sondaggi, Ucraina, Unione Europea
Su come l’esito della partita Brasile-Germania ha diviso il mondo
10 luglio 2014 a 11:57 (Antropologia, Verso un Mondo Nuovo)
Tags: 2014, 7-1, Algeria, Argentina, arti marziali, Brasile, bullismo, bullo, calcio, cavalleria, clemenza, competizione, conflitto, fair play, finale, Germania, guerra, hybris, maxirugby, minirugby, Mondiali di calcio, rugby, semifinale, spietatezza, sport, tracotanza, violenza, vittoria
Un dibattito svoltosi su Facebook sul massacro della nazionale brasiliana per mano di quella tedesca si è dimostrato molto interessante e istruttivo e getta luce sul nostro presente e futuro, ben al di là dell’ambito sportivo.
Probabilmente non sono in grado di rendere giustizia alle posizioni di chi non la pensa come me e altri sulla questione, ma vorrei tentare di fare una sintesi per aiutare chi non l’ha seguito. Ci sarà sicuramente chi correggerà la mia descrizione dell’altrui posizione/i.
POSIZIONE A
C’è una posizione A difesa da chi vede nella dismisura della vittoria tedesca (7-0 fino all’ultimo minuto e potevano farne altri se non avessero deciso di evitare di stancarsi o farsi male in vista della finale) un sintomo di qualcosa che non va nel nostro modo di intendere i rapporti umani.
Personalmente trovo singolare che alcuni tra quelli che si lamentano della tracotanza dei “poteri forti”, della loro indifferenza a regole, valori, buon senso, della loro carenza di scrupoli e umanità difendano il comportamento della nazionale tedesca, all’insegna della più pura hybris (“li schiaccio perché posso farlo”).
Trovo che un mondo migliore è quello in cui, nello sport anche ai massimi livelli come nella vita, prevale la clemenza cavalleresca nei confronti dei vinti, che non è sinonimo di debolezza: un cavaliere è tenuto a lottare con determinazione e prodezza, ma ponendosi dei limiti di fair play.
POSIZIONE B
C’è una posizione B difesa da chi ritiene che nello sport bisogna fare sul serio fino in fondo, che è quello che si aspettano gli avversari sul campo, anche quando vengono spazzati via, e che la clemenza sarebbe un modo di umiliarli. Invece questo “andare fino in fondo” è una lezione di vita per chi lo subisce.
Riporto l’ultimo intervento di un amico FB che mi pare (spero) possa esemplificare questa tesi: “Non stiamo parlando di competizione sfrenata ma di competizione, che è l’anima dello sport! Se giocherelli tra amici giocherelli, se fai arti marziali non sportive sviluppi il tuo potenziale, ma se fai sport agonistico migliori te stesso con l’obiettivo di vincere il più possibile ed il più pesantemente. Ricorda che uno dei significati della competizione sportiva è (o dovrebbe essere) proprio quello di regolare la competizione e la violenza, portandola dalle strade/guerre in un gioco regolato. E la cosa funziona SOLO se la competizione è decisa! Ti ripropongo l’esempio del rugby, che è quanto più di contatto ma etico assieme: nel minirugby la vittoria non conta, spesso non si sa neanche chi ha vinto un incontro, e il miglioramento personale + il rispetto delle regole e dell’avversario è il verbo; nel maxirugby non ci sono scusanti, il rispetto dell’avversario è raggiunto con il massimo della competizione sul campo. Non sono discorsi facili, ma equilibri importanti dai quali la società ha tutto da imparare!”
Per conto mio non sapevo la cosa del minirugby e devo confessare che mi piace non poco, ma mi rendo conto che sia troppo radicale per il mondo in cui vivo.
Resta il fatto che per me la migliore competizione è con se stessi e CON gli altri, non CONTRO gli altri. Per questo la partita Germania – Algeria (2-1) resterà per me infinitamente più godibile dell’eccidio brasiliano.
N.B. Non so come finirà la finale, ma so che gli argentini farebbero bene a studiarsi la partita dell’Algeria. Al di là di questo, ho il sospetto che una vasta maggioranza della popolazione mondiale calciofila tiferà per l’Argentina o comunque contro la Germania. Forse sarebbe successo anche con un semplice 4-0 in semifinale, ma non credo con la medesima intensità. Quelli della posizione B replicheranno: e chi se ne frega? Però io credo che il mondo e l’umanità vadano verso una fase storica complicata, in cui sarebbe quantomeno utile non aver fatto la figura del bullo.
La crisi ucraina e il mutamento climatico – un possibile nesso?
9 marzo 2014 a 17:19 (Cambiamento climatico, Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto)
Tags: agricoltura, attività solare, Cina, coltivazioni, Europa, ghiacciai, glaciazione, granaio d'Europa, guerra, Medio Oriente, minimo di Dalton, mondo arabo, Nord Africa, risorse, Russia, Ucraina
a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles
Brutte notizie. Arriva la conferma che la Corrente del Golfo è in fase di rallentamento. Questo significa che aumenta il rischio di un nuovo stadiale come lo Younger Dryas cioè di un cambiamento improvviso del clima verso una glaciazione millenaria del nord Europa e di parte dell’emisfero nord
Vincenzo Ferrara, la Stampa, 25 febbraio 2014
Il “Granaio d’Europa” (Ucraina) ha salvato l’Europa occidentale da una carestia durante il raffreddamento che ha colpito il continente in occasione del Minimo solare di Dalton e in questi anni stiamo assistendo al più forte calo di attività solare degli ultimi 10mila anni
Può darsi che la Cina abbia saputo valutare accuratamente le prospettive di produzione agricola in tali frangenti se ha deciso di investire così massicciamente, per un periodo di 50 anni, in terreni agricoli ucraini nella regione orientale (russofona) di Dniepropetrovsk per una superficie pari a quella del Belgio
Non è da escludere che sia questo il vero pomo della discordia, in questa disputa tra Est e Ovest. Ma questo significa anche che Russia e Cina non molleranno l’osso, perché è una questione di vera e propria sopravvivenza. Chi controlla l’Ucraina si assicura la stabilità interna.
Un discorso analogo potrebbe essere fatto per il Medio Oriente e Nord Africa che, in caso di mutamento climatico verso il freddo, tornerebbero a essere un Eden.
La butto lì come ipotesi di lavoro che potrebbe in parte spiegare certe altrimenti poco comprensibili stravaganze nei rapporti tra potenze.
Sicuramente c’è di mezzo la questione dei nodi finanziari che stanno venendo al pettine – il sistema finanziario anglo-americano ha raggiunto la data di scadenza e necessita di una guerra su vasta scala per tentare di cavarsela, come nel 1914, con un pretesto che l’opinione pubblica occidentale possa prendere sul serio.
Cinesi e russi, dal canto loro, devono riuscire a far cadere il castello di carte per far crollare il fronte interno occidentale nei primi mesi della guerra più telefonata della storia (non serviva consultare degli astrologi per capirlo, bastava osservare razionalmente l’escalation degli ultimi anni e imparare dalla storia).
Preciso che non c’è NULLA di buono in tutto questo: il crollo dei mercati azionari comporterà la distruzione dei risparmi e della previdenza sociale di centinaia di milioni di persone. E non c’è alcuna garanzia che il dopo sia migliore del presente, a meno che non prenda forma un movimento di riforma pragmatico e nonviolento (ma capace di difendersi con ogni mezzo) che cambi le cose senza azzerare tutto puerilmente perché “tanto è tutto marcio e corrotto”.
Detto questo, forse c’è anche dell’altro…questo altro, che la paleoclimatologia ci insegna svilupparsi in pochi anni (da 3 a 20-30 per il primo scivolone), non secoli o millenni.
N. B. Se le cose stessero così consiglierei minore acrimonia nei confronti del mondo arabo. Non è piacevole trovarsi improvvisamente dalla parte dei supplicanti, dopo aver fatto i bulli. Vedete voi.
L’aquila non perse mai tanto tempo come quando si lasciò insegnare dal corvo.
Nobody, “Dead Man”
Mario Mauro muro di gommarabica. Ammiraglia mira a mirabolanti mercimoni con emiri e mori. Merda! (1914-2014)
14 novembre 2013 a 14:01 (Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto, Verità scomode)
Tags: 1914, 1914-1918, 2014, business is business, Cavour, celebrazioni, centenario, commemorazione, dittature, guerra, guerra mondiale, guerrafondai, guerrafondaio, guerre mondiali, Mario Mauro, ministro, Napolitano, NATO, nazionalismo, patria, portaerei, quarta guerra mondiale, regimi, stati canaglia, Terza Guerra Mondiale, vendita di armi, war is a business
a cura di Stefano Fait
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Le nostre ‘eccellenze militari’ faranno bella mostra di sé in paesi dove sono in vigore regimi autoritari, e in alcuni di questi sono in corso conflitti armati. L’impegno dell’Italia dovrebbe invece andare nella direzione della pace e della diplomazia, e non privilegiare l’industria militare come strumento di politica estera. Le parole del Ministro Mauro non hanno convinto nessuno. Né noi né il Parlamento. Sulla portaerei Cavour (il ministro, ndr) ha rimandato a risposte future e ha aggiunto che l’Italia non farà il tour dell’Africa per vendere armi. Certo, non direttamente. Ma, la pubblicità dei prodotti militari cosa produce?
Arturo Scotto, capogruppo SEL in Commissione Esteri
Si stanziano milioni di euro per commemorare (celebrare?) un olocausto militare (1914-1918) che ci ha trascinati fino alle due guerre mondiali successive (1939-1945: Europa e Pacifico / 1947-1989: ex colonie) e, in prospettiva, a una possibile quarta guerra mondiale (2014-???). Il tutto nel giro di un secolo.
Ci si chiede di ricordare coloro che sono morti nelle grandi guerre anche se le nostre commemorazioni saranno cooptate dai politici per giustificare guerre al terrore o contro gli “stati canaglia” che diventano un pretesto per spogliarci dei nostri diritti civili (sì, qualcuno se né accorto) e fare affari.
Siamo tenuti a commemorare soldati che non sono morti per la patria o per degli ideali, che erano in gran parte contadini, artigiani e operai che non avevano mai assaggiato il sapore della libertà, dell’uguaglianza, della fratellanza, della dignità, della democrazia, che non avevano altra scelta che essere gettati in un gigantesco tritacarne a beneficio delle ambizioni di una ristrettissima élite.
Dovremo sorbirci un’altra orgia nazionalistica dopo quella del 2011 per i 150 anni d’Italia, un’ubriacatura di simboli e valori come sacrificio, patria, dovere onore, naturalmente declinati umanitaristicamente – com’è d’uopo nel terzo millennio –, ma non per questo meno dozzinali e offensivi per l’intelligenza di una popolazione non più rintronata e analfabeta come un tempo, che convoglieranno i nostri pensieri ed emozioni nella direzione desiderata dall’establishment (o una sua parte?): la direzione dello scontro armato con – tanto per non sbagliare – il resto del mondo.
Perché, come ci assicura il mai sorprendente e ormai totemistico Napolitano, in un mondo “sempre più complesso” ed esposto a “rischi e minacce”, “non possiamo indulgere a semplicismi e propagandismi che circolano in materia di spesa militare e di dotazioni indispensabili per le nostre forze armate” (e abbiamo soldi da buttare nei catorci che ci rifilano i nostri soci di maggioranza: Lockheed Martin).
A settembre il nostro ministro della “difesa” (leggi: guerra), Mario Mauro, per nulla semplicisticamente e per nulla propagandisticamente, mentre digiunava con il papa contro la guerra, inviava alla chetichella unità navali nel Mediterraneo orientale, dove i nostri soldati e quelli francesi attendono di trovarsi nel bel mezzo dello scontro finale tra Israele ed Hezbollah, non diversamente da quelli accerchiati in Afghanistan (perché noi, strategicamente, abbiamo fatto passi da gigante dai tempi di Stalingrado…e poi gli americani, come i tedeschi del 1942, sanno quel che fanno: una passeggiata)
http://www.analisidifesa.it/2013/09/siria-mauro-manda-le-navi-non-lo-dice-a-nessuno/
Questo è il modo in cui onoriamo i nostri caduti, preparando un altro sacrificio di massa di giovani volonterosi e seriamente convinti di essere in missione per conto del Bene: dulce et decorum est pro patria mori (e per un “mondo migliore”).
Quel Bene che appoggia apertamente il Trucidatore di massa al-Sisi in Egitto, gli alqaedisti in Siria, le tirannie del Golfo, i torturatori del popolo greco e tutti i fautori del neoliberista Washington Consensus.
Il Bene che costruisce gigantesche basi aeronavali a poche centinaia di chilometri da Shanghai – a Jeju, l’Isola della Pace (!!!) sudcoreana –, giusto per far capire ai cinesi che si possono fidare di noi e agli isolani sudcoreani che “business is business” e “war is a business”.
Mai così vicini alla pace, mai così vicini alla guerra
22 settembre 2013 a 08:18 (Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto, Verità scomode, Verso un Mondo Nuovo)
Tags: Al-Qaeda, Assad, basket, catena umana, chiese copte, Cina, colloqui di pace, Consiglio di Sicurezza dell’ONU, Corea, Coree, cristiani copti, Curdi, filistei, Francia, Gangnam style, Ginevra, Ginevra I, Ginevra II, Goering, guerra, insorti, Iran, Irlanda del Nord, Israele, Italia, jihadisti, Jugoslavia, Medio Oriente, mercenari, musulmani, Nazioni Unite, negoziati, Obama, opposizione, pace, pacifismo, Palestina, Regno Unito, Russia, Rwanda, Sanson, Siria, Stati Uniti, Terza Guerra Mondiale, trattative, veti, veto
Ringrazio “Lettere Dalla Germania“
*L’Iran rilascia detenuti politici, esclude la transizione da nucleare civile a nucleare militare, chiede dialogo costruttivo con l’Occidente ad ogni livello.
*Assad chiede ancora una volta – in precedenza l’opposizione si è sempre opposta – un cessate il fuoco, la fine di interventi esterni e un processo politico pacifico e democratico di soluzione del conflitto che coinvolga una forza di interposizione delle Nazioni Unite.
http://www.haaretz.com/news/middle-east/1.547923
Ossia quel che i politici europei più lucidi e in buona fede avevano proposto qualche settimana fa
*La Russia ha fatto tutte le aperture possibili. Già da tempo (prima di Ginevra I) ha proposto un governo di transizione che porti ad elezioni monitorate internazionalmente e ha salvato la faccia ad Obama rilanciando sul controllo delle armi chimiche e su Ginevra II. Possedeva tutte le informazioni che servivano per smerdare i paesi interventisti (come le hanno questi ultimi), ma ha scelto di non farlo, perché è assolutamente contraria alla guerra e vuole la pace. In questo frangente, Putin merita un grande plauso e un grande grazie.
La situazione in Siria è gravissima. Il massiccio afflusso di jihadisti-alqaedisti (provenienti da carceri pachistane, irachene, libiche e saudite)
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/08/03/Interpol-Qaida-dietro-evasioni_9115198.html
che ora costituiscono fino al 50% dei combattenti anti-Assad (studio di una società di consulenza della Difesa statunitense) – con meno di un terzo animato da sentimenti democratici
ha ricompattato i siriani dietro Assad
http://www.worldtribune.com/2013/05/31/nato-data-assad-winning-the-war-for-syrians-hearts-and-minds/
e ora ci sono scontri tra insorti anti-Assad e jihadisti stranieri per il possesso di città che saranno susseguentemente stalingradizzate (rase al suolo dagli scontri)
gli jihadisti rapiscono e massacrano civili alawiti e curdi
e sono in guerra con i curdi (che per questo si sono schierati con Assad) in tutta l’area
http://mondo.panorama.it/Siria-opposizione-ad-Assad-perde-i-curdi-e-si-indebolisce
e naturalmente con i cristiani
http://www.internazionale.it/news/siria/2013/09/11/ribelli-jihadisti-minacciano-cristiani-a-maalula/
Solo un’alleanza pan-siriana potrebbe spazzare via questi fanatici-psicopatici e mettere in salvo i civili, che hanno già sofferto abbastanza.
Forse questa volta Assad sa di trovarsi in una posizione di forza – strategica e politica – e sa anche che gli insorti sono più preoccupati degli jihadisti che dell’esercito regolare. Quindi si aspetta una risposta più costruttiva di: “non sarà con te che negozieremo un cessate il fuoco”.
Non ci possono essere precondizioni per partecipare a dei colloqui di pace. Parlare non ha mai fatto male a nessuno. Si possono mettere paletti e premettere che certe questioni non sono negoziabili, ma non c’è niente di più infame, in questi frangenti, che rifiutare un confronto finché l’altra parte non ha rimosso il suo leader e finché l’Iran pretende di sedersi al tavolo internazionale delle trattative. È un alibi per protrarre la guerra, oppure per continuare a nascondere il fatto che l’opposizione ad Assad non ha una leadership definita e quindi non potrà governare il paese. Non è certo una prova di serietà.
L’opposizione Siriana e gli Stati Uniti devono smettere di porre delle precondizioni per il negoziato. Deve essere la popolazione siriana a decidere le sue sorti, con delle elezioni ed è impensabile che ai negoziati partecipi l’Arabia Saudita, ma non l’Iran.
Non credo che Russia, Iran e Siria farebbero queste mosse se non pensassero che Obama continua ad opporsi a una guerra voluta da Netanyahu.
Obama è in grado di riprendere il controllo della Casa Bianca evitando anche un conflitto “incredibilmente piccolo”, come l’ha comicamente definito Kerry, per rimarcare come fosse un modo per cavarsi fuori da una trappola e non una vera volontà di belligeranza?
Forse questi sforzi non serviranno a evitare la guerra, o quantomeno il bombardamento missilistico della Siria (e dell’Iran), ma se c’è una cosa che possono ottenere è far pensare il mondo e persuadere miliardi di persone che la guerra non è inevitabile e può essere fermata, perché anche molti potenti – quali che siano le loro intenzioni – sono contrari alla terza guerra mondiale.
Questo è fondamentale: non è solo la gente comune a non volere questa guerra. Su questo possiamo trovare, provvisoriamente, alleati insperati che sanno che la guerra non è nel loro interesse.
QUESTA VOLTA CE LA POSSIAMO FARE, LA PACE PUÒ VINCERE PERCHÉ HA SPONSOR IMPORTANTI
L’Irlanda del Nord sembrava una causa persa, ora è in pace. Le squadre di basket della ex Jugoslavia sono tornate a giocare nella stessa lega dal 2001.
http://it.wikipedia.org/wiki/ABA_Liga
In futuro anche le due Coree saranno in pace: Operai sudcoreani si sono recati oggi in Corea del Nord in concomitanza con la ripresa delle attività nella zona industriale di Kaesong, co-gestita da Seoul e Pyongyang
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE98F01R20130916
Soldati israeliani ballano con palestinesi sulle note del Gangnam style che, imprevedibilmente, sta diventando un ballo di pace universale
Puniti dai vertici militari, festeggiati da moltissimi israeliani e palestinesi
http://www.huffingtonpost.it/2013/08/30/video-soldati-israeliani-ballano-gagnam-style_n_3842287.html
Egitto: musulmani pregano formando catena umane a protezione di chiesa copte
Chi le guerre le combatte, odia la guerra
http://it.wikipedia.org/wiki/Tregua_di_Natale
LA GENTE COMUNE NON VUOLE MAI LA GUERRA: «È ovvio che la gente non vuole la guerra. Perché mai un povero contadino dovrebbe voler rischiare la pelle in guerra, quando il vantaggio maggiore che può trarne è quello di tornare a casa tutto intero? Certo, la gente comune non vuole la guerra: né in Russia, né in Inghilterra e neanche in Germania. È scontato. Ma, dopo tutto, sono i capi che decidono la politica dei vari Stati e, sia che si tratti di democrazie, di dittature fasciste, di parlamenti o di dittature comuniste, è sempre facile trascinarsi dietro il popolo. Che abbia voce o no, il popolo può essere sempre assoggettato al volere dei potenti. È facile. Basta dirgli che sta per essere attaccato e accusare i pacifisti di essere privi di spirito patriottico e di voler esporre il proprio paese al pericolo. Funziona sempre, in qualsiasi paese.»
Hermann Göring
Chi si è adoperato in Irlanda, in Palestina, in Rwanda e in Siria per la pace è un eroe del genere umano. Chi ostacola la pace merita solo disprezzo.
Ora gli occhi del mondo sono puntati su Israele, la mina vagante, la reale minaccia per la pace su questo pianeta:
http://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/israele_libano_razzi_tensione/notizie/318048.shtml
http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=86778&typeb=0&Anche-l-Egitto-soffoca-Gaza
http://www.lindro.it/politica/2013-09-20/100417-sabra-e-shatila-la-ferita-sanguina-ancora
Ha già fatto sapere per bocca del suo ambasciatore a Washington che loro volevano la rimozione di Assad anche prima dello scoppio della guerra civile (quelli che hanno giurato e spergiurato che non erano coinvolti nella questioni siriane, coi soliti imbecilli che li prendevano in parola).
http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/1.547538
Tanto per far capire che non intendono tollerare meno che una Siria non soggiogata e non allineata. Le loro preferenze vanno per un’altra Somalia ai loro confini
http://www.counterpunch.org/2012/07/30/israels-plan-for-syria/
La fazione bellicista (neoconservatori angloamericani e sionisti euroamericani e israeliani) non è mai stata così vicina alla sconfitta e dovrà reagire con un terribile colpo di coda: si gioca tutto e cercherà di trascinare tutti nell’abisso assieme a lei: dopo di me il Diluvio, muoia Sansone e tutti i filistei.
Sentiamo cosa ha da dire a proposito il senatore repubblicano L. Graham:
“Credo che se gestiamo male la Siria, entro sei mesi – e mi può citare su questo”, ha aggiunto Graham, facendo una pausa per ottenere un effetto drammatico – “Ci sarà una guerra tra Iran e Israele sul loro programma nucleare. Ma la cosa non si risolverebbe lì. Senza dubbio”, ha spiegato minacciosamente, “gli iraniani condividerebbero la propria tecnologia nucleare con i nemici degli Stati Uniti. Il mio timore è che essa non arriverà in America sulla testata di un missile, ma nel ventre di una nave a Charleston o nel porto di New York”.
Abbastanza incredibile, no? Sembra di essere in un episodio dei Soprano. Eppure non è fiction.
L’Italia dovrebbe porsi come interlocutore super partes, e spingere per una soluzione politico-diplomatica. L’Italia ha sempre avuto la vocazione di mediatore tra Terzo Mondo e Primo Mondo, tra Mediterraneo e Nord Europea, tra Est e Ovest: non può continuare a negare la sua natura, la sua missione.
La NATO non ha il diritto di stabilire quale sia l’interesse e il futuro del nostro paese e del mondo e l’Italia non può suicidarsi per far contenta la Prussia mediorientale e i suoi sponsor d’oltreoceano.
Israele fortissimamente vuole la guerra – e anche la Repubblica
13 settembre 2013 a 13:36 (Antropologia, Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto)
Tags: Al-Qaeda, colloqui di pace, giornalismo, guerra, Henry Luce, Iran, Israele, jihadisti, mercenari, minaccia esistenziale, Murdoch, Netanyahu, pace, personalità autoritaria, propaganda, psicopatici, Repubblica, ribelli, sionisti, Siria, sociopatici, Terza Guerra Mondiale, Wall Street Journal
Israele voleva la rimozione di Assad ancor prima dello scoppio della guerra civile siriana.
Michael Oren, ambasciatore israeliano negli Stati Uniti
http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/1.547538
Milioni di persone, anche non psicopatiche/sociopatiche, hanno una personalità autoritaria (nel gergo tecnico si chiama “orientamento alla dominanza sociale”). Significa che alcuni di noi, se incontrano una persona in difficoltà la soccorrono, alcuni la prendono a calci. Alcuni si alleano per difendersi dai potenti, altri si alleano ai potenti per dominare tutti gli altri. Alcuni costruiscono, inventano e sono curiosi, altri hanno una visione del mondo ristretta, diffidente, timorosa degli altri, parassitaria e convenzionale.
Questi milioni di persone autoritarie – forti coi deboli, deboli coi forti – sono attratti, di norma, da quelle professioni in cui possono esercitare il potere (la politica, l’esercito, le forze dell’ordine, ma anche l’assistenza ai malati, agli anziani, l’insegnamento).
Se creano una cricca, o se prendono il controllo di un paese (es. Israele), non hanno bisogno di molti pretesti per diventare isterici e definire minacce esistenziali le pretese altrui, se ciò può servire ad accrescere il loro potere sugli altri.
Per via dei loro bias (preconcetti, pregiudizi), sono straconvinti di compiere il bene, che le loro azioni sono nell’interesse generale che, guarda un po’, coincide con la loro autopromozione. Per questo sono dannatamente pericolosi. Se i tedeschi e giapponesi hanno combattuto fino all’ultimo minuto di guerra è perché l’educazione che avevano ricevuto li aveva resi autoritari e disposti a seguire questo tipo di criminali dalla coscienza pulita e che, come Hitler e Himmler, non avevano neanche gli attributi per guardare gli esiti delle loro azioni (Himmler non guardava gli internati nei campi, Hitler tirava le tendine quando il suo treno attraversava le città tedesche distrutte dai bombardamenti: codardi e illusi determinati a continuare ad ingannare se stessi).
Quanti veterani sono a favore della guerra?
Bisognerebbe ascoltarli.
Israele vuole la guerra. La soluzione non-bellica della crisi siriana è valutata negativamente dall’establishment, perché non rimuove la minaccia iraniana, ossia la volontà dell’elettorato iraniano che si ostina a votare per dei leader che non sono disposti a piegarsi alle pretese israeliane.
Il Jerusalem Post arriva ad affermare che il vero pericolo per Israele non sono Al-Qaeda e gli jihadisti di al-Nusra che combattono contro Assad, ma l’asse sciita: “Per quanto orribile possa sembrare, anche una Siria controllata dai Fratelli Musulmani o da al-Qaeda sarebbe un male minore per Israele” (Obama la pensa diversamente, l’Unione Europea la pensa diversamente, l’ONU la pensa diversamente, persino la Lega Araba la pensa diversamente):
http://www.jpost.com/Middle-East/Analysis-The-Syrian-deal-More-bad-than-good-for-Israel-325808
Gli insorti-mercenari jihadisti vogliono la guerra:
http://it.notizie.yahoo.com/siria-ribelli-respingono-proposta-russa-su-controllo-armi-073831049.html
e chiedono a Israele di intervenire per convincere la comunità internazionale ad attaccare la Siria. Il portavoce dei ribelli afferma: “Ho ragione di credere che i preparativi per la guerra siano iniziati e che l’attacco sia prossimo”
http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4422162,00.html
Repubblica vuole la guerra. Mentre, in generale, i media anglo-americani parlano di colloqui di pace, uno dei due principali quotidiani italiani spara come prima notizia informazioni provenienti dai servizi segreti israeliani e riportati dal Wall Street Journal di Murdoch (l’Henry Luce dei nostri tempi).
L’ironia è che nel 2010 proprio la Repubblica scriveva a proposito di Luce: “Quello che egli definiva «giornalismo d’ informazione con uno scopo» spesso era difficilmente distinguibile, se vogliamo, dalla propaganda tout court”.
Repubblica non fa menzione dell’ennesimo tentativo dei ribelli di inscenare un attacco chimico a Damasco da imputare ad Assad
http://www.albawaba.com/news/chemical-weapons-damascus-jobar-520084
Una messinscena così ridicola da essere ripresa solo dal Times of Israel e pochi altri
http://www.timesofisrael.com/?p=672308
Perché questo inganno non viene denunciato dai nostri media? I giornalisti nazionali si rendono conto che la loro scarsa responsabilità professionale sta riavvicinandoci alla terza guerra mondiale, proprio ora che si organizzavano dei colloqui di pace?
Perché Repubblica mette in risalto solo le notizie che giustificano un intervento e mette al sesto o addirittura al quindicesimo posto tutte quelle che fanno sperare in una soluzione politico-diplomatica?
Da dove proviene questo impulso suicida della redazione di Repubblica. Li leggono i loro forum? Si sono accorti del disprezzo e della rabbia dei loro lettori? Non temono che la loro testata perda ogni residua credibilità e fallisca? Non temono il precariato? Se ne infischiano della deontologia?
Il Congresso dirà NO alla risoluzione che autorizza l’attacco alla Siria
6 settembre 2013 a 09:09 (Controrivoluzione e Complotti, Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto)
Tags: attacco, Biden, Blair, Bush, Camera dei Rappresentanti, Cheney, conservatori, Costituzione, false flag, guerra, impeachment, Israele, NATO, neocon, Netanyahu, Obama, repubblicani, sionisti, Siria, Terza Guerra Mondiale, voto
opposizione massiccia e in forte crescita rispetto a una settimana fa, a tre giorni dal voto
Quali 11 nazioni, al G20, hanno sottoscritto il documento che accusa Assad di aver usato le armi chimiche? (9 non l’hanno fatto)
Australia (partner NATO), Canada (NATO), Francia (NATO), Italia (NATO), Giappone (partner NATO), Corea del Sud (partner NATO), Arabia Saudita (teocrazia), Spagna (NATO), Turchia (NATO), UK (NATO), USA
È ovvio che la gente non vuole la guerra. Perché mai un povero contadino dovrebbe voler rischiare la pelle in guerra, quando il vantaggio maggiore che può trarne è quello di tornare a casa tutto intero? Certo, la gente comune non vuole la guerra: né in Russia, né in Inghilterra e neanche in Germania. È scontato. Ma, dopo tutto, sono i capi che decidono la politica dei vari Stati e, sia che si tratti di democrazie, di dittature fasciste, di parlamenti o di dittature comuniste, è sempre facile trascinarsi dietro il popolo. Che abbia voce o no, il popolo può essere sempre assoggettato al volere dei potenti. È facile. Basta dirgli che sta per essere attaccato e accusare i pacifisti di essere privi di spirito patriottico e di voler esporre il proprio paese al pericolo. Funziona sempre, in qualsiasi paese.
Hermann Göring
Per il Washington Post (diverso sondaggio, più recente) alla Camera dei Rappresentanti i no sono già 205 e ne bastano 217 per affondare la risoluzione. Washington Post e New York Times, i due quotidiani dell’establishment, hanno fatto campagna CONTRO l’intervento.
Vogliamo davvero credere che Obama non lo avesse previsto e magari auspicato, per sfuggire alla trappola dei neoconsionisti e isolarli, probabilmente con l’aiuto dei repubblicani tradizionali, quei numerosi conservatori che vogliono purgare questi estremisti dal loro partito?
Nemmeno i neocon di Bush-Cheney hanno attaccato l’Iran, nel 2007, quando erano sul punto di farlo e il crac finanziario era già scoppiato.
Perché Obama dovrebbero farsi coinvolgere in una guerra con Siria, Iran e, verosimilmente, Russia, guadagnandosi l’ostilità della quasi interezza delle Nazioni Unite?
Per il momento mi pare che l’ipotesi più probabile sia che Obama e i suoi consiglieri non sono dei pazzi. Stanno bluffando con Netanyahu, che detestano “cordialmente”. E, forse, stavano cercando di ottenere delle concessioni da Putin in occasione del G20. Concessioni che non arriveranno, perché Putin ha il coltello dalla parte del manico: niente prove > niente autorizzazione ONU > niente guerra. G20: 17 nazioni contro attacco, 3 favorevoli
Se è così, Israele resterà a bocca asciutta e continuerà l’escalation delle sue fesserie controproducenti e sempre più suicide.
Il voto è il 9 settembre. 3 giorni per un false flag di vaste proporzioni, targato naturalmente Israele.
Il presidente non ha l’autorità costituzionale … per portare in guerra questa nazione… a meno che non sia sotto attacco o che ci siano le prove che stiamo per essere attaccati. E, se lo facesse, chiederei io stesso il suo impeachment
Joe Biden, attuale vicepresidente, intervista, 2007
La Costituzione non autorizza il presidente ad ordinare unilateralmente un attacco militare in una situazione che non comporta la neutralizzazione di una minaccia reale ed imminente per la nazione.
Barack H. Obama, attuale presidente, intervista, 20 dicembre 2007
Se Obama decidesse di attaccare nonostante il voto del Congresso diventerebbe un criminale peggiore di Blair e Cheney messi assieme e contraddirebbe tutta la sua politica mediorientale (imperialismo soft, non hard). Diventerebbe il peggior presidente americano di sempre, un paria della comunità internazionale. Non vedo come ciò possa succedere.
Qui invece il punto di vista di un analista di origini russe che pensa che alla fine, per via dei lauti emolumenti dei paesi del golfo persico (leggi: corruzione), il Congresso darà il via libera alla guerra
http://journal-neo.org/2013/09/05/rus-agressiya-protiv-sirii-masshtaby-i-posledstviya/