Brzezinski sull’attacco alla Siria e sull’inettitudine di Obama

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…perché ciò che l’uomo semina, quello pure raccoglierà.

Galati 6:7

 

Zbigniew-Brzezinski-MCS

Il temuto Brzezinski – ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale e co-fondatore della Commissione Trilaterale – è sempre stato molto lucido e schietto sulla questione siriana, ben sapendo che Israele e i neocon stavano cercando di far scattare una trappola per Obama:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/09/persino-zbigniew-brzezinski-e-allarmato-non-fate-sciocchezze-in-siria-si-rischia-grosso/

dalle conseguenze disastrose per l’Occidente

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/06/27/il-golpe-anti-obama-e-il-secondo-olocausto-intervista-a-zbigniew-brzezinski/

Non posso nascondere una certa ammirazione per un avversario che gioca di fino e non usa la clava come i neocon.

Per di più la sua analisi della situazione siriana non si discosta sostanzialmente dalla mia:

1. Obama non vuole la guerra;

2. È stato un inetto e si è fatto mettere con le spalle al muro (cf. assurda linea rossa);

3. Ormai è costretto a compiere un gesto simbolico per salvare la faccia;

4. Dovrà cercare di ammansire i russi per fare in modo che l’attacco simbolico non porti ad un’escalation e il tutto possa essere risolto diplomaticamente-politicamente, una volta per tutte (leggi: Israele deve darsi una calmata].

5. [l’ironia della cosa è che, usando questi criteri, Pearl Harbor non era un atto di guerra, ma un attacco chirurgico senza il coinvolgimento di forze di terra, un gesto simbolico – non lo sapevano neppure i giapponesi]

 NSA-tweet

FAREED ZAKARIA (CNN): Zbigniew, il segretario Kerry ha rivelato alla CNN, nel precedente show, che gli Stati Uniti hanno ora una conferma indipendente che si trattava di sarin. Credi che il caso sia chiuso e sufficientemente importante da obbligare gli Stati Uniti ad agire?

ZBIGNIEW BREZEZINSKI: [sorvola sulla questione sarin, ben sapendo che si tratta di una menzogna] Il fatto è che siamo assolutamente tenuti ad agire. È in gioco la leadership presidenziale, la credibilità americana. Credo che la cosa peggiore sarebbe agire senza determinazione. Il voto del Congresso, per esempio, se si risolve in un nulla di fatto, o se c’è un voto decisamente contro l’intervento, complicherà ulteriormente la questione.

Mi auguro che gli Stati Uniti siano coerenti con gli impegni presi [leggi: stupido Obama, ti avevo ben avvertito di non parlare di linee rosse vincolanti e adesso ti sei cacciato in un vicolo cieco]. Spero che il Congresso sostenga il presidente. E spero che saremo in grado di chiudere questo capitolo che, come hai spiegato [l’intervistatore, l’ottimo Fareed Zakaria, aveva detto: “È difficile non concludere che la gestione dell’amministrazione della Siria nel corso dell’ultimo anno sia stata un caso esemplare di come non andrebbe condotta la politica estera”], è stato gestito davvero in modo inetto dagli Stati Uniti, a livello internazionale.

Ora dobbiamo pensare in una prospettiva più ampia. Dobbiamo chiederci se l’area non stia scivolando verso una situazione esplosiva e che cosa possiamo fare, insieme agli altri [non si riferisce ad Israele, ma a Russia, Iran e Cina, NdT], per evitarlo.

ZAKARIA: Zbigniew, è possibile? Perché, in fine dei conti, si tratta di una guerra civile e, attaccando Assad, stiamo aiutando indirettamente (?) le milizie sunnite che stanno cercando di scacciarlo, la più forte e meglio organizzata delle quali è Al-Nusra, che è strettamente legata ad al-Qaeda. Quindi, finiremo per schierarci in una guerra civile in cui aiuteremo quelli che in Afghanistan e nello Yemen stiamo cercando di uccidere con i droni.

BREZEZINSKI: Oh, hai assolutamente ragione [Quindi Putin diceva il vero e Kerry ha mentito, un’altra volta]. È quel che vado dicendo da quasi due anni. Penso che l’intero approccio sia stato mal concepito. Ma ormai bisogna ragionare nei termini della situazione attuale. Cosa facciamo adesso?

E mi sembra che Obama debba ormai ricorrere a qualche azione militare simbolica, perché si è vincolato mani e piedi. Mi auguro che il paese lo sostenga. Ma, oltre a questo, dobbiamo andare verso una più ampia iniziativa internazionale per affrontare il problema della Siria, anche in un contesto regionale più ampio. Dobbiamo mobilitare non solo le nostre [!] ex potenze coloniali, vale a dire la Francia e il Regno Unito, in uno sforzo comune, e non necessariamente i turchi, anch’essi con una storia di dominio della regione. Dobbiamo anche coinvolgere le potenze orientali, i paesi asiatici, che sono così dipendenti dal flusso costante di olio di questa regione. Sono certamente molto preoccupati di dove questa cosa sta andando a parare.

Ciò comporta anche un qualche impegno russo nonostante il linguaggio aggressivo e offensivo che stanno usando [Brzezinski, polacco, è russofobo e ragiona ancora in termini di Guerra Fredda]. Sai, uno dei più stretti collaboratori del signor Putin ha detto l’altro giorno, testualmente: “L’Occidente si comporta nei confronti del mondo islamico come una scimmia con una granata” [si tratta del vicepremier russo Dmitri Rogozin, che non solo ha totalmente ragione, ma è stato applaudito in vari forum del Guardian, un quotidiano generalmente schierato per l’intervento – a dimostrazione del fatto che l’Occidente ha già perso la guerra massmediatica]

Dobbiamo essere consapevoli del fatto che i russi possono utilizzare questo conflitto, se esplode, per minare la nostra posizione globale in Medio Oriente [ci puoi scommettere, altro che Vietnam].

Dobbiamo creare una situazione in cui sia nel loro interesse partecipare a una più grande iniziativa internazionale per definire le regole del gioco e le soluzioni dei problemi attuali, che vanno oltre la Siria, vale a dire la condizione esplosiva del Medio Oriente [leggi: risolvere le controversie che dividono Israele e Palestina, Israele e Iran – impossibile].

ZAKARIA: Tu conosci Obama. Sei stato consigliere per la sicurezza nazionale. Questa pessima situazione rispecchia un’involuzione nel processo decisionale? Che cosa è andato storto?

BREZEZINSKI: Beh, in un certo senso, credo che un sacco di cose siano andate storte. Penso che il presidente sia diventato contemporaneamente il decisore, il principale portavoce e il pianificatore senza che ci fosse una chiara indicazione di quale fosse la strategia [totale bocciatura dell’amministrazione Obama].

Penso che sia inciampato in una serie di problemi tattici che ora incombono su di noi come pericoli potenzialmente strategici. Questa è una parte del problema.
In secondo luogo, credo che la nostra politica estera in Medio Oriente sia stato essenzialmente ad hoc [parcellizzata]. Non si è mai affrontata la regione nel suo complesso, ma solo in porzioni separate. Penso che stiamo ora iniziando a pagare lo scotto.

Dobbiamo riscattarci questo riguardo. Ma un voto negativo al Congresso potrebbe creare altri problemi, perché stabilirebbe che il presidente non può agire militarmente anche nel caso di missioni militari limitate

 [non ci vedo nulla di male, caro Zbig. Rileggiti cosa dicevano Obama e Biden qualche anno fa, riferendosi alla presidenza Bush:

Il presidente non ha l’autorità costituzionale … per portare in guerra questa nazione… a meno che non sia sotto attacco o che ci siano le prove che stiamo per essere attaccati. E, se lo facesse, chiederei io stesso il suo impeachment.

Joe Biden, attuale vicepresidente, intervista, 2007

La Costituzione non autorizza il presidente ad ordinare unilateralmente un attacco militare in una situazione che non comporta la neutralizzazione di una minaccia reale ed imminente per la nazione.

Barack H. Obama, attuale presidente, intervista, 20 dicembre 2007

I democratici erano pronti a chiedere l’impeachment di Bush, ora i neocon stanno rendendo la pariglia].

BRZEZINSKI: Dobbiamo liberarci di questo malaugurato passato e lanciare un’iniziativa internazionale che coinvolga i principali paesi del mondo che hanno interesse a che questa regione non salti in aria, non solo i paesi occidentali.

In tale contesto, potremmo essere in grado di indurre i russi ad un atteggiamento più conciliante, perché i russi non vogliono essere isolati [17 a 3 al G20 CONTRO l’intervento: chi è isolato?], alla fine, e temono per la stabilità nel Caucaso.

Putin deve gestire le Olimpiadi invernali. Questa è la leva che possiamo usare con intelligenza, se abbiamo una politica a lungo termine per il Medio Oriente nel suo complesso e non solo per le parti più disparate.

http://transcripts.cnn.com/TRANSCRIPTS/1309/01/fzgps.01.html

Interpretiamo le ultime parole di Brzezinski: attento Putin che se non ci dai una mano contro i neocon e sionisti solo perché pensi che ne trarrai vantaggio, i terroristi ceceni e del Daghestan ti rovineranno la festa a Sochi.

Bandar ha detto a Putin: “Ci sono molti valori e obiettivi che abbiamo in comune e che ci uniscono , in particolare la lotta contro il terrorismo e contro l’estremismo in tutto il mondo. La Russia, gli Stati Uniti, l’Unione europea e i sauditi sono d’accordo sulla promozione e il consolidamento della pace e della sicurezza internazionale. La minaccia terroristica sta aumentando anche per effetto dei fenomeni generati dalla primavera araba. È caduto qualche regime ma in cambio si sono allargate molte esperienze di terrorismo, come dimostra l’esperienza dei Fratelli Musulmani in Egitto e dei gruppi estremisti in Libia. … Per fare un esempio, io posso garantire protezione sulle Olimpiadi invernali di Sochi del prossimo anno sul Mar Nero. I gruppi ceceni che minacciano la sicurezza dei giochi sono sotto il nostro controllo e non si muoveranno verso la Siria senza coordinarsi prima con noi. Questi gruppi non ci spaventano. Li stiamo usando contro il regime siriano, ma non avranno nessun ruolo e nessuna influenza nel futuro politico della Siria”.

http://www.telegraph.co.uk/finance/newsbysector/energy/oilandgas/10266957/Saudis-offer-Russia-secret-oil-deal-if-it-drops-Syria.html

http://www.zerohedge.com/news/2013-08-30/dont-show-obama-report-about-who-really-behind-syrian-chemical-attacks
30.08.2013

[Da che parte sta Bandar?]

Con favoloso candore, gli apprendisti stregoni ci dicono come intendono far scoppiare la guerra

Parola di Patrick Clawson uno stratega di un istituto neoconservatore di Washington (Washington Institute for Near East Studies):

“A dirla tutta, trovo che dare il via alla crisi sia davvero difficile. Ed è molto difficile per me vedere come il Presidente degli Stati Uniti possa farci entrare in guerra con l’Iran. Il che mi porta a concludere che, se non ci sarà un compromesso, la maniera tradizionale con cui l’America entra in guerra è la migliore per quel che concerne gli interessi degli Stati Uniti.

Qualcuno potrebbe pensare che il signor Roosevelt voleva farci partecipare alla seconda guerra mondiale, come ha accennato David, e per questo abbiamo dovuto aspettare Pearl Harbor. Alcune persone pensano che il signor Wilson voleva farci entrare nella prima guerra mondiale, e abbiamo dovuto aspettare l’episodio del Lusitania. Qualcuno potrebbe pensare che il signor Johnson abbia voluto inviare truppe in Vietnam, e per questo abbiamo atteso l’episodio del Golfo del Tonchino. Non siamo andati in guerra con la Spagna fino all’esplosione della USS Maine. E vorrei sottolineare che il signor Lincoln non se la sentiva di richiamare l’esercito federale fino a quando Fort Sumter fu attaccato; perciò ordinò al comandante di Fort Sumter di fare tutto ciò che i confederati della Carolina del Sud avevano detto che avrebbe provocato un attacco.

Quindi, se, in effetti, gli Iraniani non scenderanno a compromessi, sarebbe meglio se qualcun altro facesse cominciare la guerra. Si possono combinare le sanzioni con altri mezzi di pressione. Ho menzionato l’esplosione del 17 agosto. Si potrebbe aumentare la pressione.

Intendo dire che i sottomarini iraniani periodicamente si inabissano ed un giorno uno di loro potrebbe non risalire in superficie, chi sa perché? Potremmo fare una serie di cose, se volessimo aumentare la pressione. Non sto sostenendo che lo dobbiamo fare, sto solo suggerendo che un’opzione non esclude le altre: non è che le sanzioni devono funzionare oppure si fa diversamente.

Quel che facciamo è usare operazioni clandestine contro gli Iraniani. Potremmo fare di peggio”.

Questi apprendisti stregoni vogliono distruggere Israele e gli Stati Uniti. Anche insieme, i due paesi non sono in grado di occupare un paese di 70 milioni di abitanti poderosamente armato (2 milioni di effettivi sotto le armi e tecnologia russa: cf. drone americano catturato con relativa facilità) e che gode dell’appoggio di Russia, Cina e probabilmente Pakistan. Gli USA hanno perso in Corea, in Vietnam, in Somalia, in Afghanistan e anche la seconda volta in Iraq. La Libia non è certo “pacificata” e “democratizzata”. Le forze armate israeliane e statunitensi (+ CIA e Mossad) sanno di non potercela fare e hanno fatto di tutto per convincere i rispettivi governi a non commettere sciocchezze anche con dichiarazioni esplicite a mezzo stampa (arrivando in un paio di occasioni ad trattare Netanyahu come un imbecille – nulla di male in questo). Così siamo arrivati fino all’autunno senza essere in guerra. Ora ci sono le elezioni presidenziali. Obama è più debole. Un altro 11 settembre o un altro Golfo del Tonchino e non potrebbe astenersi dall’attaccare. Seguirebbe un cataclisma economico per il mondo, radioattivo per l’Asia meridionale e militare per tutto il Medio Oriente, con la distruzione di Israele, Iran, Turchia, Libano, Siria, Palestina, Egitto e petrodittature del Golfo. Milioni di profughi affluirebbero verso l’Europa, con mezzi di fortuna. Intanto l’austerità neoliberista sta annichilendo ogni nostra possibilità di far fronte ad una tale catastrofe.

Il New York Times prepara il terreno per il prossimo 11 settembre – dove sono Kennedy e Kruscev quando ne hai bisogno?

Mentre Obama e Cameron si alternano nel dichiarare al mondo di non volere una guerra che i loro rispettivi paesi stanno preparando da anni, un “gioco di guerra”, ossia una simulazione strategica del Pentagono, ha mostrato che un attacco israeliano all’Iran scatenerebbe una guerra regionale più e ampia che potrebbe coinvolgere gli Stati Uniti, se gli Iraniani lanciassero i loro missili contro le numerose navi da guerra americane stazionate nel Golfo Persico, causando la morte di centinaia di soldati americani. A quel punto partirebbe la rappresaglia degli USA contro i siti nucleari iraniani, completando l’opera dell’aviazione israeliana, che non è in grado di fare tutto da sola [in realtà è tutto da dimostrare che l’aviazione riesca anche solo a scalfire il programma nucleare iraniano senza perdere gran parte degli aerei inviati, NdR]. In ogni caso il programma atomico sarebbe ritardato di solo un paio di anni, salvo un impegno americano ancora più massiccio, che dovrebbe essere autorizzato da Obama.

A questo punto, il New York Times reintroduce il classico motivo della rappresaglia terroristica iraniana, spiegando che ci sono esperti che valutano improbabile un contrattacco iraniano diretto esplicitamente contro le forze armate statunitensi, che fornirebbe un facile pretesto per un intervento americani. Per qualche “bizzarra” ragione, questi asseriti “esperti”, ritengono che sia più probabile un’offensiva iraniana per mezzo di autobombe fatte esplodere in diverse capitali mondiali [sembra che ci debbano condurre per mano: “se A, allora B e poi C e quindi D…se non avete capito ve lo ripetiamo tutte le volte che serve, finché non vi è entrato in testa”, NdR] e fornendo esplosivo ad alto potenziale ai talebani da usare contro le truppe NATO [il che autorizzerebbe l’invasione via terra dell’Iran da parte delle truppe NATO: c’è di mezzo anche il nostro contingente in “missione di pace” di circa 4mila effettivi! NdR].

Tuttavia, precisa il NYT, la mano iraniana in questi attentati e forniture sotto banco si vedrebbe lontano un miglio e quindi i dinieghi e le smentite degli Ayatollah non convincerebbero nessuno.

Io invece credo che le cose andranno diversamente. L’ultimo sondaggio globale, del 2008, aveva mostrato che una maggioranza di persone nel mondo non crede alla versione ufficiale dell’11 settembre, e penso che quella percentuale sia via via aumentata, a misura che sempre più persone hanno preso coscienza delle menzogne riguardanti la Libia:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/21/menzogne-sulla-libia-preludio-alle-menzogne-sulla-siria/

e Kony 2012:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/12/kony-2012-la-stucchevole-pornografia-umanitaria-i-bambini-pensate-ai-bambini/

e hanno scoperto l’esistenza dell’operazione Northwoods:

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/23/operazione-northwoods-11-settembre-2001-falso-attentato-iraniano-del-2012/#axzz1pkJAZiL8

Dunque non vedo come si possa credere che questo ammaestramento da parte dei media globali rispetto a quel che dobbiamo attenderci nelle prossime settimane o mesi possa andare in porto. Tutto è troppo palesemente pilotato, come al tempo dell’attacco in Iraq (falsità su armi di distruzione di massa e legami con Al Qaeda). Inoltre la gente è allo stremo per via della crisi economica, ha dimostrato che il caos siriano non è sufficiente a mobilitarla e perciò qualunque analista realistico potrebbe facilmente prevedere che le cose non andranno secondo copione e che ci saranno dapprima manifestazioni di massa senza precedenti per bloccare questa guerra demente (psicopatica) e poi sommosse diffuse.

La linea del NYT è ormai da tempo fermamente collocata nel campo interventista. L’articolo si chiude con queste “ultime parole famose”, degne della propaganda di regime: “Le stime dei servizi segreti israeliani, corroborate da studi accademici, hanno messo in dubbio l’ipotesi diffusa che un attacco militare contro gli impianti nucleari iraniani potrebbe scatenare una catastrofica serie di eventi, come una conflagrazione regionale, diffuse azioni terroristiche e altissimi prezzi del petrolio”. “Una guerra non è un picnic”, ha detto il ministro della Difesa Ehud Barak a Radio Israele nel mese di novembre. Ma se Israele si sente costretto ad agire, potrebbe far fronte alla rappresaglia: “Non ci saranno 100.000 morti, o 10.000 morti, o 1.000 morti. Lo stato di Israele non sarà distrutto”:

http://www.nytimes.com/2012/03/20/world/middleeast/united-states-war-game-sees-dire-results-of-an-israeli-attack-on-iran.html?pagewanted=2&_r=1

La Storia dimostrerà che quest’uomo e il resto della combriccola sionista non era meno folle dei responsabili dell’attacco a Pearl Harbor o della decisione nazista di attaccare l’Unione Sovietica prima di aver sconfitto il Regno Unito. Se il governo e la destra nazionalista non controllassero direttamente o indirettamente quasi tutti i media israeliani ciò non sarebbe possibile. Come i Tedeschi erano massicciamente contrari alla Seconda Guerra Mondiale, così lo sono gli Israeliani, che diventano ancora più scettici nel caso in cui dovesse mancare l’appoggio militare americano. Solo un quarto degli Americani vuole questa guerra.

Purtroppo, invece di Kennedy e Kruscev, ci troviamo un Kennedy abortito (Obama), che dal suo predecessore ha imparato che lavorare per la pace e la prosperità è cagionevole per la salute, una Hillary Clinton che lancia ultimatum un giorno sì ed uno no,

http://www.tmnews.it/web/sezioni/esteri/PN_20120314_00004_NE.shtml

ed un Ahmadinejad, ferito nell’orgoglio mascolino dalla sconfitta elettorale, che sta perdendo il controllo della situazione, o sta bluffando, oppure si sta giocando il tutto per tutto:

“Ciò che più ha irritato i parlamentari iraniani, però, è stato l’atteggiamento arrogante con cui Ahmadinejad si è presentato in aula, assieme a otto ministri del suo governo. A un certo punto, ha provocatoriamente detto ai parlamentari che lui stesso avrebbe potuto suggerire “domande migliori” di quelle che gli sono state rivolte e che sarebbe stato contento di “condividere barzellette” con i deputati, perché “quelli che hanno preparato queste domande sono tra coloro che hanno avuto una laurea solo premendo un bottone”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/15/iran-ahmadinejad-parlamento-negata-ogni-divergenza-khamenei/197500/

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