L’unica maniera per sconfiggerci (e liberarci dagli schiavisti) è prendere il controllo del sistema economico-finanziario che sostiene la fazione sociopatica, tracotante e guerrafondaia, momentaneamente dominante, la quale può sopravvivere solo grazie ai tributi dei sudditi e delle colonie e, essendo insaziabile, finisce per generare gli anticorpi che la distruggeranno.
La riforma dello statuto delle due province resta un grande test di maturità per le popolazioni locali, la cartina al tornasole del grado di consapevolezza raggiunto.
Ci limiteremo a un restyling?
Ripareremo e rinnoveremo un sistema che era adeguato alle esigenze del secolo scorso ma non più a quelle attuali?
In altre parole, ci accontenteremo di un sistema che si troverà in una situazione in cui la complessità e il tasso di cambiamento esterni tenderanno ad eccedere la sua capacità di adattamento interna (come occasionalmente succede già ora)?
L’intento è quello di preservare surrettiziamente una società gerarchica, del comando e controllo, della metodolatria, della percezione del futuro come un’estensione lineare del presente, dell’autonomia verso l’esterno che si accompagna all’ingerenza, interferenza e dipendenza verso l’interno, nei rapporti coi cittadini?
Oppure possiamo anche ragionare sull’opportunità di impiegare l’autonomia per operare una rivoluzione copernicana che faccia emergere cittadini co-creattivi (cooperativi, creativi, protagonisti/leader), in modo tale che il Forum dei 100 sia solo il primo, timido passo di un percorso di maturazione collettiva?
(pubblicato sul quotidiano Alto Adige del 06 gennaio 2016)
Se il referendum sia o meno un’abdicazione della politica è tema ricorrente e irrisolto. La risposta dipende dall’impostazione culturale e ideologica e dalla tradizione giuridica. Certo è che anche il ricorso al referendum è una scelta politica. Indipendentemente dal fatto che sia una decisione meditata o una scelta dettata dall’incapacità di decidere altrimenti.
Il 2016 sarà un anno ricco di referendum. Dal piano locale (aeroporto e “progetto Benko”) a quello internazionale (nel Regno Unito sulla permanenza nell’Unione europea, la cd. “Brexit”), si celebreranno consultazioni importanti. E sulla stessa opportunità o possibilità di indirle si giocheranno i destini politici di molti governi (si pensi alla Spagna e alla Catalogna).
La forza del referendum è tutta politica. L’esito referendario ha comunque una forza maggiore rispetto a qualsiasi atto normativo, indipendentemente dalla sua natura giuridica, tanto che anche i quesiti meramente consultivi hanno una…
L’Italia procederà verosimilmente nella medesima direzione.
Teniamo a mente due cose:
– ancora nel 2011–2012 la riforma regionale francese (legge del 16 gennaio 2015) sembrava remotissima;
la riforma francese è monca: alle maggiori competenze corrisponde un conferimento budgetario ridicolo (per tutte le regioni francesi è pari a quello della singola Catalogna — Les 13 nouvelles régions: des Lander à la française? RFI, 4 gennaio 2016);
Quale può essere il destino del Trentino, in questa prospettiva? I quotidiani trentini hanno definito “gemellaggio” quello tra il Trentino e lo Sichuan. Ma lo Sichuan ha una popolazione equivalente a quella della Germania e un PIL che si colloca sopra quello della Lombardia e appena sotto quello del Baden-Württemberg.
Temo che i media dello Sichuan abbiano usato altri termini per designare l’accordo.
Più probabilmente nessuno se n’è accorto.
[…]
Nel medio-lungo termine, però, un Trentino che volesse conservare la sua vocazione di ponte tra culture e civiltà dovrebbe impegnarsi a prenderla sul serio — piuttosto che limitarsi a riempirsi la bocca di slogan e propaganda — e agire di conseguenza: una macroregione alpina che congiunga Baviera e pianura lombardo-veneta in un futuro in cui l’inglese si affermerà come lingua franca globale dopo aver assimilato centinaia di mandarinismi, arabismi e ispanismi (The future of language, Washington Post, 24 settembre 2015; Firefly–Serenity: why Chinese?).
“gli inglesi sono una razza pedofila che minaccia i nostri bambini” “giù le mani dai nostri bambini!”
“dovrebbero essere immediatamente espulsi dall’Europa”
“sono barbari, non vogliamo avere nulla a che fare con loro” “E’ la dimostrazione che gli inglesi qui da noi non ci devono stare e che se ne devono andare con le buone o con le cattive”
“una buona lama affilata, un ceppo ed un paniere”.
mmmh…no, non ho visto scemenze del genere sui social media, all’indirizzo degli inglesi…invece le vedo all’indirizzo degli immigrati e dei musulmani…
“El Sol Eligió su Séquito” Juan Romero (1932-1996) [grazie a Mauro Monte]
Perché il cittadino medio fa fatica ad anticipare gli eventi futuri?
E’ presto detto:
Ad ogni nuova guerra umanitaria ci viene detto che “questa volta andrà diversamente e salveremo il paese senza distruggerlo”
Ogni nuova epidemia è quella fatale per il mondo (l’ultima volta, con Ebola, ci sono cascato in pienissimo anch’io)
Ogni nuova crisi europea è quella che ci scaraventerà direttamente in Mad Max
Ogni nuova frizione tra paesi è quella che scatenerà la terza guerra mondiale
Ogni nuova crisi bancaria è quella che spazzerà via i risparmi planetari
Ogni crollo della borsa cinese è il preludio al collasso della Cina
Ogni evento meteo anomalo annuncia la catastrofe climatica (calda o fredda) che ci attende
Ogni nuovo leader messianico è quello che ci salverà una volta per tutte
Ogni leader avversario è Hitler redivivo
….mi sembra di notare un pattern…e non è per nulla salutare per la psiche umana
Social forecaster, horizon scanner
entrepreneur
Arts and Culture reporter for "Trentino" & "Alto Adige"
social media & community manager
professional translator
editor-in-chief of futurables.com
peer reviewer and contributor for Routledge, Palgrave Macmillan, University of British Columbia Press, IGI Global, Infobase Publishing, M.E. Sharpe, Congressional Quarterly Press, Greenwood Press.
Laurea in Political Science – University of Bologna (2000). Ph.D. in Social Anthropology – University of St. Andrews (2004).
Co-author of “Contro i miti etnici. Alla ricerca di un Alto Adige diverso” (2010)
https://medium.com/@stefano_fait