La crisi egiziana in 23 cinguettii – il vaso di Pandora è scoperchiato

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  1. – il regime golpista s’inventa un legame tra Fratelli Musulmani e Al Qaeda: a quando l’accusa di detenere armi di distruzione di massa?
  2. – sto ancora aspettando le prove del legame tra Al Qaeda e Saddam Hussein: dovremo aspettare all’infinito anche in questo caso?
  3. – Morsi non uccideva, non arrestava in massa, non torturava. L’esercito sì, prima e dopo di lui. Chi è terrorista?
  4. – la costituzione approvata con un referendum a dicembre 2012 conteneva le stesse disposizioni sulla Sharia della costituzione del 1971. Com’è che il “popolo” si è convertito al laicismo nel giro di pochi mesi?
  5. – la moglie del Videla egiziano, al-Sisi, indossa il niqab (velo integrale): è questo il campione dell’anti-islamismo?
  6. – il premier egiziano ad interim ha raccomandato lo scioglimento dei Fratelli Musulmani, giusto per impedire che possano trionfare nuovamente alle prossime elezioni. In genere questo si chiama fascismo. Lo facevano le dittature sudamericane contro i comunisti, i socialisti e i socialdemocratici.
  7. – nessun giornalista straniero sarà accreditato in Egitto senza l’approvazione dell’intelligence del regime e dell’esercito.
  8. – cecchini totalmente fuori controllo: sparano a donne e persino alle auto sull’autostrada per l’aeroporto http://www.independent.co.uk/news/world/africa/the-police-keep-firing-the-bodies-pile-up-in-cairo-bloodbaths-are-now-a-daily-occurrence-8771529.html
  9. – musulmani hanno formato una catena per proteggere una chiesa cristiana copta durante una messa: il mondo come potrebbe essere, se l’Occidente non continuasse a interferire https://www.facebook.com/photo.php?fbid=570460449683829&l=ea081c8eb3
  10. Lockheed Martin, Northrop Grunman, General Electric, Boeing, Sikorsky sono i principali beneficiari dei miliardi di dollari che i contribuenti americani sono stati costretti e sono ancora costretti a versare all’esercito egiziano annualmente
  11. – il fascismo che non è fascismo, la democrazia che non è democrazia, il golpe che non è golpe, il massacro che non è massacro – Orwell preveggente
  12. – Invece di usare gli idranti, Sisi è andato subito al sodo, il sodo del piombo: esperti pensano che la terribile repressione doveva servire a indurre i Fratelli Musulmani a ricorrere alla violenza, e fornire così una protesta per farsi massacrare più rapidamente e massicciamente http://www.nytimes.com/2013/08/17/world/middleeast/attacks-on-protesters-in-cairo-were-calculated-to-provoke-some-say.html?_r=0 …
  13. – al-Sisi – il Pinochet egiziano – ha accusato Morsi di aver complottato con Hamas, il nemico storico di Israele
  14. – Non funziona sempre come a Tienanmen. I tank egiziani falciano con il piombo un manifestante disarmato, invece di manovrare http://www.youtube.com/watch?v=BhaEM_2QC9g&feature=youtu.be
  15. – il messaggio a reti unificate dei media controllati dai golpisti: “L’Egitto combatte i terroristi”
  16. – Turchia, Iran, Hezbollah, Hamas schierati con Morsi / Tony Blair, neocon, sionisti, Israele, Arabia Saudita (12 milioni di dollari a fondo perduto), salafiti (destra islamista: 28% dell’elettorato egiziano che considera i fratelli musulmani moderati), leghisti e destre radicali occidentali con al-Sisi
  17. – se Morsi avesse ordinato queste stragi – prima mensili, ora quotidiane – come avrebbero reagito i leader e media occidentali?
  18. – dittatura militarista golpista sospinta da masse tripudianti che approvano il massacro degli avversari: un tempo si chiamava fascismo
  19. – dopo i primi 2 massacri “Skull&Bones” Kerry ribadiva che l’esercito era intervenuto per “ripristinare la democrazia”. Dopo i 700 morti del terzo eccidio parla di “eventi deplorevoli”. Nessuna condanna.
  20. – la Danimarca ha interrotto ogni accordo economico con l’Egitto. Obama li ha confermati.
  21. – come mai il dittatore Sisi non è il nuovo Hitler dei media occidentali, come è successo a Saddam Hussein, Gheddafi, Assad, ecc.? Forse perché sta dalla parte “giusta”? E’ il “nostro” Hitler?
  22. – i laici egiziani, che alle elezioni prendono percentuali a una cifra, hanno intenzione di ricorrere ai militari ogni volta che perdono le elezioni?

quando i soldati egiziani – in larga parte musulmani – decideranno che massacrare civili egiziani musulmani è contro la loro fede e la loro coscienza, non sarà solo al-Sisi a fare una brutta fine…hero

La crisi egiziana è l’ennesimo spolpamento di una nazione da parte del FMI e l’ennesima destabilizzazione sionista di una nazione confinante, realizzata grazie ad al-Sisi, grande amico della famiglia reale saudita, che gli ha regalato 12 MILIARDI di dollari.
L’esercito egiziano, come quello israeliano, è virtualmente parte della NATO. Ha armi NATO, soldi NATO, si esercita con la NATO. Il generale golpista è stato addestrato dalla NATO negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Israele e l’Egitto sono basi avanzate della NATO e sono pedine sacrificabili in vista di un disegno più vasto.

Non mi è invece chiara la strategia israeliana: sembra che stia compiendo un mucchio di passi falsi nella convinzione che siano quelli giusti. Pensano di essere molto più furbi di quello che sono, oppure lo sono veramente? Pensano davvero di essere loro a controllare la NATO?

Io penso che stiano mettendo a repentaglio la vita di milioni di ebrei, arabi, africani, “occidentali” innocenti. La stessa esistenza di Israele non è più certa. Perché collaborano con chi li vuole morti (es. i neocon, che vogliono far avverare l’Armagedon e Armageddon = distruzione di Israele)? Pensano che alla fine li faranno fessi? Io non prenderei mai un rischio del genere.

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Pepe Escobar ha scritto un bel pezzo in cui ricalca le “mie” posizioni MA, sul finale, si distacca e suggerisce che neppure Israele possa essere sicuro di quali siano le reali intenzioni di Sisi, che sembra più interessato al potere in quanto tale e quindi potrebbe anche disallinearsi, se gli convenisse.
Questa è un’opzione che non avevo considerato e può essere vera:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12204

Secondo me, finora, in tutte le analisi, manca la questione chiave. Sappiamo che neocon e liberal stanno combattendo la loro guerra civile americana non dichiarata in tutto il mondo e specialmente in Siria e in Egitto. I neocon vogliono lo scontro finale con l’Iran e i BRICS, i liberal preferiscono le rivoluzioni colorate, perché sanno che l’America perderebbe una guerra del genere.
Questo golpe è stato festeggiato dai neocon e quindi dovrebbe essere una sconfitta per Obama, che infatti viene sbeffeggiato dai manifestanti pro-golpe con manifesti che lo chiamano “la puttana di Morsi” (!!!).
Ma, se diamo ragione a Escobar, chi può dirsi certo che Sisi non cambierà alleanze?
E, dopo i massacri, perché i Fratelli Musulmani dovrebbero fidarsi di Obama?
Può succedere ancora di tutto, ma una cosa mi pare certa: non è un golpe anti-NATO, perché neocon e liberal sono pro-NATO e l’esercito egiziano non esisterebbe senza la NATO

L’Egitto, i bulldozer, le vittime della repressione, l’orrore del golpe – per tutti quelli che “il golpe era il male minore” (lo dicevano anche Videla e Pinochet)

Egitto all’inferno e oltre – Corriere della Sera, Gad Lerner travolti da un bisogno di degrado morale filo-golpista

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https://twitter.com/stefanofait

Questo è il destino di chiunque nel mondo provi a usare la religione per interessi politici o di parte. L’esperienza di governo dei Fratelli musulmani è fallita prima ancora di cominciare, perché va contro la natura del popolo.

Assad si prende la sua puerile vendetta su Morsi e, nel farlo, delegittima le elezioni siriane dell’anno prossimo

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Il Corriere della Sera, che parla di “golpe dolce“, istruisce i suoi lettori su chi siano i buoni e chi siano i cattivi e che cosa sia veramente importante, cioè a dire non la democrazia, ma il controllo di Suez e la sicurezza di Israele: “Morsi, presuntuosamente, ha pensato soltanto a sopravvivere, affidandosi ad un pigro provincialismo. Senza comprendere di essere al timone del primo Paese arabo, che è proprietario dei diritti su quel cordone ombelicale che collega due mondi – il canale di Suez -, che confina con Israele, che è la patria di una cultura millenaria a cui tutti noi dobbiamo qualcosa.

http://www.corriere.it/editoriali/13_luglio_04/Golpe-popolare-egitto-morsi-ferrari_8431ef42-e468-11e2-8ffb-29023a5ee012.shtml

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Gad Lerner: Guardo in tv piazza Tahir che ribolle, una massa di popolo impressionante.  Lo so che dietro ci sono anche i generali, lo so che Morsi può rivendicare la legittimità derivante da una vittoria elettorale [ecco Gad, fermati qui e rifletti prima di proseguire oltre…]. Ma non c’è dubbio che sta manifestandosi in Egitto una spinta di libertà che l’islamismo politico invano ha vervato di reprimere.  Ormai anche le nazioni della sponda sud del Mediterraneo vivono la dialettica di società plurali e complesse, irriducibili all’omogeneità della norma religiosa così come alla militarizzazione del rapporto tra Stato e cittadinanza. È un’energia giovanile prorompente quella che si manifesta in una regione che non possiamo permetterci di considerare estranea alla nostra. Con questa energia vitale, che oggi destabilizza l’Egitto ma domani potrebbe favorirne la crescita economica, saremo chiamati a fare i conti non solo in Israele, dove ancora mi trovo, ma anche in Italia.
http://www.gadlerner.it/2013/07/03/egitto-morsi-e-travolto-da-un-bisogno-di-liberta

Commento di un lettore di Gad: “che triste fine lerner. Dalla parte dei colonnelli golpisti. A quando la rivalutazione di stefano delle chiaie e junio valerio borghese???????

Commento di un altro lettore di Gad: “Lerner fa torto alla nostra intelligenza. Credere che una rivoluzione appoggiata dai militari pagati da chissachì, sia foriera di benessere, progresso e libertà, e persino meno verosimile del fatto che Ruby era nipote di Mubarak!

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Commento di Michele Serra (dall’Amaca): “Che legittimità ha un potere non eletto dal popolo che contraddice e annulla un potere eletto dal popolo? L’esercito ha prestigio, spiegano gli analisti, e rappresenta l’unità del Paese. Ma della democrazia, quando è d’impiccio, che ne facciamo? Facciamo finta di niente?

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Jonathan Steele, Guardian:

“Rifiutare i risultati di elezioni che sono state ampiamente ritenute libere e legittime e mettere da parte il diritto fondamentale di un paese è un passo che nessun esercito dovrebbe mai prendere. Il fatto che la mossa dell’esercito sia stata accolta da molti dei rivoluzionari che per primi hanno avuto il coraggio di andare in piazza contro Mubarak nel 2011 è un drammatico sintomo della loro ingenuità e miopia politica…. Imputare a Morsi tutte le delusioni degli ultimi due anni è assurdo. Non è stato lui, ma la Corte suprema amministrativa ad aver sciolto l’assemblea del popolo, la camera bassa del parlamento. Non è stato lui, ma i leader dei partiti di opposizione che hanno prodotto un governo in gran parte dominato dai Fratelli Musulmani. Morsi li ha invitati a partecipare al gabinetto ma loro hanno rifiutato…. Certamente non è il presidente che deve essere incolpato per l’incapacità dell’economia egiziana di fornire sufficienti posti di lavoro per decine di migliaia di giovani che si laureano ogni anno, per non parlare di una generazione più vecchia che è senza lavoro.

Morsi ha seguito i piani del Fondo monetario internazionale per porre fine ai sussidi sui prodotti alimentari e le bollette che hanno creato ancora più austerità, ma così avrebbe fatto la maggior parte dei leader dell’opposizione che ora chiede a gran voce il potere…. Si è parlato molto e giustamente della minaccia alla democrazia egiziana che viene dal cosiddetto “stato profondo”: la burocrazia ancora radicata, fatta di funzionari del partito di Mubarak, imprenditori suoi sodali e una gerarchia dell’esercito che sfrutta i beni dello Stato o trae profitto dalle industrie e aziende di recente privatizzazione.

Alcuni hanno accusato Morsi di essersi unito a questa élite autoritaria. Ma la vera accusa era di aver fatto troppo poco per contrastarla e per tenere sotto controllo i loro tirapiedi, una forza di polizia corrotta e brutale. L’ironia degli eventi degli ultimi giorni è che coloro che hanno così energicamente denunciato il presidente in piazza Tahrir e nelle strade di altre città stanno cadendo nella trappola tesa dalla stessa elite che vorrebbero riportare sotto il loro controllo.

È vero che i Fratelli Musulmani e i loro sostenitori sono conservatori e possono costituire una minaccia per certi diritti civili degli egiziani. Ma il pericolo maggiore e più immediato per il paese è quello dei diritti politici che tutti gli egiziani hanno conquistato con il rovesciamento di Mubarak. L’abolizione della norma del partito unico, il diritto di tutti i tipi di gruppi politici di organizzarsi liberamente, l’abolizione della censura dei media e l’alleggerimento della reclusione per chi dissente sono vantaggi che non dovrebbe essere abbandonati alla leggera.

Coloro che credono che l’obiettivo principale dei militari sia quello di preservare le nuove libertà saranno presto delusi. Dal Cile nel 1973 al Pakistan nel 1999 (e i numerosi precedenti), lunga è la storia di golpe militari che sono stati accolti positivamente nelle loro prime ore e giorni, ma deplorati negli anni di disperazione che seguirono. Per l’Egitto sarebbe un disastro seguire questa tradizione”.
http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2013/jul/03/egypt-coup-ruinous-army

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QUESTO E’ IL NODO DELLA QUESTIONE: chi approva un golpe militare contro un governo democraticamente eletto non può contestualizzare.
I fratelli musulmani venivano torturati e fatti sparire sotto la precedente dittatura militare: tutto bene tanto sono islamici e quindi chissenefrega? Salvador Allende in fondo era un comunista, no? Lo diceva anche Kissinger che i comunisti sono incompatibili con la democrazia. Meglio un sano golpe.

Presto scopriremo se l’esercito egiziano permetterà ai partiti di ispirazione islamica di presentarsi alle prossime elezioni “democratiche” o se li bandirà, come al tempo di Mubarak.

Stiamo attraversando un campo minato, la democrazia è in crisi, ci vengono imposti tecnocrati e quisling, Grillo&Casaleggio dimostrano tutto il loro dispotismo e non è dato di sapere che altro (di peggio?) ci riserva il futuro. Non è tollerabile questa nonchalance nei confronti di un colpo di stato dell’esercito.

L’islamofobia è una pessima ragione per appoggiare un golpe.

I manifestanti di piazza Tahrir che esultano per i carri armati nelle strade con i fuochi d’artificio si renderanno conto molto presto di cosa è successo e di quali siano le implicazioni.

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Pochi mesi e siamo di nuovo alla casella di partenza, con l’esercito di nuovo al potere, i media dei fratelli musulmani interdetti, il presidente democraticamente eletto agli arresti domiciliari, il potere giudiziario filo-Mubarak e anti-islamico che gongola, la dirigenza dei Fratelli Musulmani arrestata in blocco e la costituzione sospesa. Se ci saranno le elezioni vincerà un burattino dell’esercito. Bel risultato! Complimenti fighetti di piazza Tahrir: avete chiuso il cerchio!

L’esercito egiziano, il secondo più generosamente foraggiato da Washington nel mondo dopo quello israeliano, per qualche ragione ha deciso di essere più democratico e costituzionale di un governo eletto democraticamente; che non aveva imposto la sharia (c’era già); che fin dall’inizio aveva dovuto accettare le umilianti e devastanti condizioni imposte dal FMI (austerità!), in pratica suicidandosi (aggravamento crisi economica = rivolte); che aveva dovuto esortare gli egiziani ad andare a combattere in Siria per non subire ritorsioni da Qatar e Arabia Saudita. Un governo non particolarmente efficace – ma chi lo sarebbe in un paese complesso, arretrato e in crisi economica sparata come l’Egitto? Si possono pretendere miracoli in pochi mesi? – non educato alla democrazia, ma non certo una dittatura e nulla che meritasse di essere esautorato con la forza. Se in una singola occasione aveva cercato di conferirsi maggiori poteri costituzionali era solo per poter controllare un establishment fedele a Mubarak che non aveva alcuna intenzione di mollare l’osso: certi magistrati egiziani, nominati da Mubarak, avevano il potere di sciogliere il parlamento, un’autorità che non ha nulla a che vedere con una democratica divisione dei poteri. In ogni caso aveva subito interrotto il tentativo di fronte alle pressioni della folla. Troppo moderato per piacere ai salafiti (estremisti islamici), negli ultimi giorni aveva anche manifestato la sua disponibilità a formare un governo di unità nazionale con l’opposizione ed ad anticipare le elezioni pur di scongiurare uno scontro. Che cos’altro si pretendeva da lui?

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Cosa succederebbe in Europa? Gli europei approverebbero un colpo di stato militare per liberarsi dei governi austeristi che distruggono le loro economie e il loro tessuto sociale? Ci sarebbero fuochi artificiali come a Tahrir? Se un governo è impopolare è giusto che intervengano populisticamente le forze armate? Come si può esultare nel democratico Occidente per una cosa del genere? Sdoganiamo i colpi di stato militari?

Se Obama avesse cercato veramente di ridimensionare il complesso militare-industriale sarebbe stato deposto? Potrebbe succedere in futuro? Sta rischiando grosso già adesso? In futuro vedremo manifestazioni di massa del Tea Party, guidate da Rand Paul, al grido di “impeachment, impeachment”? Come si comporteranno le forze armate americane?

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/06/10/la-siria-e-il-golpe-anti-obama-il-momento-monica-lewinsky-di-obama/

È solo l’Egitto ad essere governato da dietro le quinte dagli uomini in uniforme? Oppure le dirigenze civili sono molto più effimere di quanto si pensi in diverse nazioni “civili”?

Qualche giorno fa l’esperta ambasciatrice americana Anne Patterson aveva garantito il sostegno a Morsi

http://www.ilfoglio.it/soloqui/18900

Ma subito dopo Hagel aveva incontrato il generale golpista Sisi

http://www.guardian.co.uk/world/middle-east-live/2013/jul/03/egypt-countdown-army-deadline-live

Per tenerlo calmo o per spronarlo? Chi controlla l’esercito egiziano? Obama o i neocon-sionisti? Obama ha pugnalato alle spalle Morsi oppure ha perso un’altra pedina importante nell’area? Chi controlla il Pentagono?

Che senso hanno altre elezioni se chi vince ha questa spada di Damocle che pende sul suo capo? Come potrà governare? Come potrà non obbedire allo stato maggiore dell’esercito?

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I soldati e ufficiali egiziani che hanno votato per Morsi si ammutineranno?

Dopo la rimozione della fratellanza musulmana dal governo del paese, cosa farà la maggioranza di egiziani che non si riconosce in un governo laico appoggiato dai militari o in una giunta militare? Si rivolgerà ai salafiti, gli stessi che seminano il caos dalla Libia alla Siria?

I cristiani copti si sono schierati con l’esercito – ricordo che c’erano i copti e i neocon americani dietro l’atroce filmetto su Maometto che scatenò la furia islamica in Egitto e in Libia (uccisione dell’ambasciatore americano).

Le manifestazioni pro-Morsi urlano “abbasso la giunta militare”. Morsi si considera ancora il presidente.

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È assai probabile che entro la fine dell’anno gli egiziani saranno di nuovo in piazza a manifestare contro la giunta militare che non garantisce delle elezioni veramente democratiche e sembra intenzionata a restare al potere quanto più a lungo possibile (abituata com’è a gestirlo – con Mubarak era il generale Tantawi a reggere la barra cleptocratica – l’esercito lucra attraverso un enorme business fatto di latifondi, alberghi, imprese edili, industrie, ecc.).

Oltre 80 milioni di persone impoverite dalla crisi e sottoposte ad austerità (FMI colpisce anche in Egitto) sono una massa incredibile ed ingovernabile. Scopriremo molto presto cosa ciò significhi in un’area cruciale come quella intorno al Canale di Suez, che tiene in vita le nostre economie.

Si rischia una guerra civile infinitamente peggiore di quella siriana, con Israele pronto a riprendersi il Sinai con una qualche operazione anti-terrorismo e di pacificazione.

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Adesso gli jihadisti che combattono in Siria si trasferiranno in Egitto per combattere l’esercito egiziano e i copti?

Sarebbe interessante capire fin dove si spingerebbe la ginnastica mentale e dialettica dei filo-golpisti nello sforzo di negare che si tratti di un colpo di stato [“è un recall un po’ brusco ma legittimo”], se fosse Obama o un presidente/premier europeo e subirlo. Magari finiremo per scoprirlo.

Amo le cose che mai non ebbi, con le altre che non ho più (Gabriela Mistral)

Amo le cose che mai non ebbi,

con le altre che non ho più:

tocco un’acqua silenziosa,

distesa su freddi prati,

che senza vento rabbrividiva

in un orto che era il mio orto.

La guardo come la guardavo;

mi viene uno strano pensiero

e lenta gioco con quest’acqua

come con pesce o mistero.

Penso alla soglia dove lasciai

passi allegri che non ho più;

e sulla soglia vedo una piaga

piena di muschio e silenzio.

Cerco un verso che ho perduto

e che mi dissero a sette anni.

Era una donna che faceva il pane

e io ne vedo la santa bocca.

Viene un aroma spezzato in raffiche;

mi fa felice quando lo sento;

così tenue che non è aroma

ma è l’odore di mandorli.

Ai miei sensi ridona l’infanzia materna,

gli cerco un nome e non ne trovo.

E fiuto l’aria ed i villaggi

cercando mandorli che non trovo.

Un fiume presso sempre risuona.

Da quarant’anni lo sento.

È il mormorio del mio sangue,

oppure un ritmo a me donato.

O il fiume Elqui della mia infanzia

che io risalgo e passo e guado,

Mai lo smarrisco: cuore con cuore,

come due bambini noi due ci teniamo.

Quando sogno la Cordigliera

lungo le gole cammino,

e andando sento, continuamente,

un fischio simile a una bestemmia.

Vado a fiore del Pacifico,

il mio violetto arcipelago,

con un’isola che mi ha lasciato

un acre odore di alcione morto.

Un dorso, un dorso grave e dolce,

dà fine al sogno che sogno.

È la fine del mio cammino,

e mi riposo quando giungo.

È tronco morto oppure mio padre

quel vago dorso di cenere.

Non lo interrogo, non lo turbo,

Mi stendo accanto, taccio e dormo.

Amo una pietra di Oaxaca

o Guatemala, a cui mi accosto;

rossa e fissa come il mio volto

e la cui crepa lascia un respiro.

Quando dormo la vedo nuda;

non so perché, io la rigiro.

E forse mai non l’ho posseduta,

e ciò che in lei vedo è il mio sepolcro.

Gabriela Mistral, premio Nobel per la letteratura, 1945

Il criptofascismo dei “liberalizzatori” e dei privatizzatori

 

Lo stato è oggi ipertrofico, elefantiaco, enorme e vulnerabilissimo, perché ha assunto una quantità di funzioni di indole economica che dovevano essere lasciate al libero gioco dell’economia privata. […] Noi crediamo, ad esempio che il tanto e giustamente vituperato disservizio postale cesserebbe d’incanto se il servizio postale, invece di essere avocato alla ditta stato, che lo esercisce nefandemente in regime di monopolio assoluto, fosse affidato a due o più imprese private. […] In altri termini, la volontà del fascismo è rafforzamento dello stato politico, graduale smobilitazione dello stato economico.

Benito Mussolini. Opera Omnia., XVI, p. 101

Una dittatura può essere un sistema necessario per un periodo transitorio. […] Personalmente preferisco un dittatore liberale ad un governo democratico non liberale. La mia impressione personale – e questo vale per il Sud America – è che in Cile, per esempio, si assisterà ad una transizione da un governo dittatoriale ad un governo liberale”.

Friedrich von Hayek, nume tutelare dei neoliberisti, intervistato daRenée Sallas per El Mercurio”, il 12 aprile 1981. Pinochet rimase al potere fino all’11 marzo 1990 e continuò a ricoprire l’incarico di comandante in capo delle Forze armate cilene fino al 1998.

Hayek fu nominato presidente onorario del “Centro de Estudios Públicos”, think tank liberista fortemente voluto da Augusto Pinochet, dittatore cileno giunto al potere grazie al sostegno della CIA.

La mano invisibile del mercato non funzionerà mai senza un pugno invisibile. McDonald’s non può prosperare senza McDonnell Douglas e i suoi F-15. E il pugno invisibile che mantiene il mondo sicuro permettendo alle tecnologie della Silicon Valley di prosperare si chiama US Army, Air Force, Navy e Marine Corps“.

Thomas L. Friedman, A Manifesto for the Fast World“. New York Times. March 28, 1999.

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Ha sempre immaginato se stesso un libertario, che a mio modo di vedere significa “Voglio la libertà di arricchirmi e tu puoi avere quella di morire di fame”. È facile credere che nessuno dovrebbe dipendere dalla società finché non ti accorgi di avere bisogno di tale aiuto.
Isaac Asimov, “I. Asimov”, p. 308

L’uomo è veramente libero quando può fare tutto ciò che gli piace. È una concezione naturalistica, nella misura in cui l’azione umana segue o ubbidisce ai propri occasionali istinti o appetiti; ma, per avere la possibilità di soddisfare i propri desideri e quindi di essere libero, l’uomo non deve trovare ostacoli e, se li trova, deve avere anche la forza (e il potere) di costringere e subordinare gli altri uomini. È una libertà che presuppone, dunque, la disuguaglianza. Dato che la libertà coincide con il potere, chi ha più potere è maggiormente libero: paradossalmente l’uomo veramente libero è il despota.

Nicola Matteucci sul credo liberista/neoliberista [da: Norberto Bobbio, Nicola Matteucci e GianfrancoPasquino, Dizionario di politica, Roma: l’Espresso, 2006. p. 362]

Correttamente inteso, il libertarismo assomiglia ad una visione che il liberalismo nacque per contrastare, ossia la dottrina del potere politico privato che sta alla base feudalesimo. Come il feudalesimo, il libertarismo concepisce il potere politico legittimo come fondato su una rete di contratti privati. Esso respinge l’idea, essenziale al liberalismo, che il potere politico sia un potere pubblico che va esercitato imparzialmente per il bene comune…Dato il ruolo cruciale della libertà assoluta di stipulare accordi contrattuali che devono essere pubblicamente riconosciuti e resi effettivi, ne consegue che tutte le libertà possono essere alienate, come qualsiasi bene economico. Di conseguenza, non c’è posto in un regime libertario per l’inalienabilità, l’idea che alcuni diritti sono così essenziali per mantenere la dignità e l’indipendenza delle persone che uno non può rinunciarvi consensualmente.

Samuel Freeman, “Illiberal Libertarians: Why Libertarianism Is Not a Liberal View”, Philosophy and Public Affairs, Vol. 30, No. 2. (Spring, 2001), pp. 105-151)

 

Quel che Hayek non vede, o non vuole ammettere, è che un ritorno alla “libera” concorrenza significa, per la grande maggioranza delle persone, una tirannia probabilmente peggiore, perché più irresponsabile di quella dello Stato…Il professor Hayek nega che il libero capitalismo conduca necessariamente al monopolio, ma in pratica è lì che ha portato.

George Orwell, recensione a “The Road to Serfdom” di F.A. Hayek (1944).

 

La libertà dei lupi comporta la morte delle pecore.

Isaiah Berlin

Gli anarco-capitalisti sono contro lo Stato semplicemente perché sono prima di tutto capitalisti. La loro critica dello Stato è basata su un’interpretazione della libertà nel senso del diritto inviolabile alla proprietà privata. Non sono interessati alle conseguenze sociali del capitalismo per i deboli, i senza potere e gli ignoranti…L’anarco-capitalismo è solo un far west in cui solo i ricchi e gli scaltri trarrebbero beneficio. È fatto su misura per chi non si preoccupa del danno al prossimo o all’ambiente che lascia dietro di sé.

Peter Marshall, “Demanding the Impossible: A History of Anarchism”

[NOTA BENE: la cosa ridicola dei libertari è la loro superba ed egotistica pretesa di essere più scaltri, forti ed abili degli altri e quindi la convinzione che una società del genere li avvantaggerebbe, NdR]

La ricerca di una superiore giustificazione morale per l’egoismo.

James K. Galbraith sul liberismo

I poveri sono contrari all’idea di essere governati male, i ricchi sono contrari all’idea di essere governati.

G. K. Chesterton

L’alternativa allo stato (la coercizione privata e non regolamentata) dà risultati ben peggiori, come mostra piuttosto chiaramente la storia degli stati privatamente controllati (monarchie, dittature, dispotismi) e delle “leggi” private come la schiavitù, le mafie, i signori della guerra, ecc. Abbiamo costruito un governo che è di proprietà congiunta di tutti, perché la proprietà privata incentiva eccessivamente lo scopo di lucro per mezzo dell’altrui coercizione.

Mike Huben

I mercati funzionano comprando e vendendo, trattano le cose come merci e, se non glielo impediamo, anche le persone. Fino a quando non sono stati imposti dei controlli, l’esito delle operazioni di mercato è stato la schiavitù, la servitù della gleba o bambini che trascinavano i vagoncini delle miniere. È stato il “libero” mercato che ha cacciato i neri attraverso le foreste africane e li ha messi all’asta a Charleston.

George Walford, “Friedman or Free Men?”

*****

Come li possiamo chiamare se non fascio-libertari?

Vogliono avere la libertà totale per se stessi ma anche il potere di negare la libertà di scelta a coloro che non farebbero le loro stesse scelte (e che quindi, con il loro rifiuto, ostacolerebbero i loro piani). Il loro vero motto è “io sono libero di fare qualsiasi cosa che ritengo giusta e voi siete liberi di fare qualsiasi cosa che ritengo giusta“.

La società fascio-libertaria è psicopatica:

* L’organizzazione è tipicamente piramidale, per molti versi neo-feudale, secondo la tradizionale logica della Rangordnung, che stabilisce una differenza morale ed ontologica tra persone sulla base della forza e della mancanza di scrupoli; adatta ai conformisti ed arrivisti;

* si neutralizzano gli “intollerabili formalismi” e le “vergognose garanzie” della democrazia;

* il più forte deve poter stabilire le regole del gioco, il più debole può solo adeguarsi, allontanarsi o perire;

* la sua evoluzione finale sarebbe un sistema totalitario in cui si è schiavi verso l’alto e tiranni verso il basso, laddove la sovranità in una direzione deve compensare la mancanza di libertà nell’altra;

* la psicologia del fascio-libertario è quella di una persona aggressiva, predatoria, sempre al limite delle proprie capacità e magari oltre, che desidera possedere più di quanto gli spetta, che vede il potere come un’opportunità di trasgressione e prevaricazione, che rifiuta il limite e la proporzione (l’euthymia di Democrito) in virtù dell’ethos virilista che incornicia tutto questo. I fascio-libertari sono dominatori, amano il potere in quanto tale, bramano il controllo degli altri. Sono spietati, intimidiscono, sono vendicativi. Cinici verso chi aiuta il prossimo, preferiscono essere temuti piuttosto che amati. Sono dmonati dalla brama di prendere e possedere invece che dare e condividere, di sfruttare invece che di accordarsi;

* il sistema sociale a cui aspirano è fondato sullo sfruttamento, sul consumo smodato e sul controllo di chi sta sotto e chi sta sotto tende a sognare di prendere il potere al posto del padrone, non di mitigare, trasformare o abolire il sistema;

* il fascio-libertarismo è la concretizzazione della filosofia nietzscheana, incapsulata in questo aforisma (259), tratto da “Al di là del bene e del male”: “Lo ‘sfruttamento’ non compete a una società guasta oppure imperfetta e primitiva: esso concerne l’essenza del vivente, in quanto fondamentale funzione organica, è una conseguenza di quella caratteristica volontà di potenza, che è appunto la volontà della vita”;

* i fascio-libertari sono tendenzialmente immaturi, petulanti, mancano di autodisciplina, grondano di narcisismo;

* il loro attaccamento agli eroi riflette la tendenza a deificare i genitori per placare le ansie rispetto ad un mondo percepito come ostile e fuori controllo.

Il Dottor Male va a Damasco (articolo del Guardian)

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Solo il Dottor Male potrebbe riutilizzare un piano vecchio, noto e fallimentare sperando di farla franca.
Ergo, il Dottor Male ha preso il controllo della NATO!

Ben Fenton, “Macmillan backed Syria assassination plot”, the Guardian, 27 settembre 2003

“Quasi 50 anni prima della guerra in Iraq, la Gran Bretagna e l’America cercavano di realizzare segretamente un “cambio di regime” in un altro paese arabo accusato di diffondere il terrore e minacciare le forniture di petrolio per l’Occidente. Era stata progettata l’invasione della Siria e l’assassinio di figure di spicco.

Documenti recentemente scoperti mostrano come nel 1957, Harold Macmillan e il presidente Dwight Eisenhower avevano approvato un piano CIA-MI6 per inscenare falsi incidenti di frontiera come pretesto per un’invasione da parte dei vicini filo-occidentali della Siria e poi “eliminare” il triumvirato più influente a Damasco.

I piani, paurosamente espliciti nella loro discussione, sono stati scoperti nelle carte private di Duncan Sandys, segretario alla difesa di Macmillan, da Matthew Jones, professore associato di storia internazionale al Royal Holloway, Università di Londra.

[…].

Nel rapporto si legge che dopo aver seminato un necessario livello di panico, sarebbero stati inscenati incidenti di frontiera e scontri di confine per fornire un pretesto per un intervento militare iracheno e giordano. Si doveva far credere che il governo siriano fosse “il mandante di complotti, sabotaggi e violenze dirette contro i governi vicini”, dice il rapporto. “CIA e SIS avrebbero utilizzare le loro capacità in campo psicologico ed operativo per far crescere la tensione”. Questo comportava operazioni in Giordania, Iraq e Libano, nella forma di “sabotaggi, complotti sovversivi e varie attività violente” da imputare a Damasco.

Il piano prevedeva il finanziamento di un “Comitato per la Siria Libera” e l’armamento di “fazioni politiche con capacità di operazioni paramilitari o di altro tipo” all’interno della Siria. La CIA e l’MI6 avrebbero istigato rivolte interne, ad esempio dai drusi nel sud, aiutato a liberare i prigionieri politici detenuti nel carcere di Mezze, e fomentato la Fratellanza Musulmana a Damasco.

Gli autori del piano prevedevano la sostituzione del Ba’ath / regime comunista con un altro regime fermamente anti-sovietico, ma ammettevano che sarebbe stato impopolare e “probabilmente avrebbe avuto bisogno di fare affidamento su misure repressive e sull’esercizio arbitrario del potere” [leggi: dittatura – leggi: Pinochet in Cile].

Il piano non fu implementato soprattutto perché i vicini della Siria non si lasciarono coinvincere ad agire ed un attacco dalla sola Turchia era ritenuto inaccettabile. L’anno seguente, i baathisti si disfarono degli alleati comunisti e federarono la Siria all’Egitto di Nasser, fino al 1963″.

http://www.guardian.co.uk/politics/2003/sep/27/uk.syria1

Per approfondire il contesto contemporaneo:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/17/mentre-la-turchia-si-prepara-allintervento-in-siria-alcune-immagini-istruttive/
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/21/menzogne-sulla-libia-preludio-alle-menzogne-sulla-siria/
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/11/rivoluzioni-colorate-e-primavere-araba-preludio-alla-terza-guerra-mondiale/