La primavera messicana

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Se si potesse cominciare a costruire anche mentre si sta bruciando. Se si potesse coltivare mentre si distrugge…La nostra causa era la terra, non un’idea; la terra coltivata per sfamare le nostre famiglie; libertà e non parole; un uomo sereno seduto al tramonto sulla soglia di casa; pace, non sogni; tempo di quiete e di bontà. Una domanda mi tormenta: nasce una cosa buona da una cattiva azione? Può nascere la pace da tanti delitti? Può infine tanta violenza generare della bontà? Può un uomo con idee sorte nell’ira e nell’odio, può costui condurre alla pace? Può governare in pace? Io non lo so…

Pablo Torres Burgos – “Viva Zapata!”

Questa terra è nostra, ma voi dovete proteggerla, non sarà vostra a lungo se non la difendete, se necessario con la vostra vita e con la vita dei vostri figli. Non sottovalutate i vostri nemici, essi torneranno. E se la vostra casa è bruciata, ricostruitela; se il vostro grano è distrutto, seminate di nuovo; se i figli muoiono, crescetene altri; se vi cacciano dalla valle, andate a vivere sulla montagna, ma vivete.

Siete sempre in cerca di capi: uomini forti, senza colpe, non ne esistono: esistono soltanto uomini come voi. Loro cambiano, disertano, muoiono. Non c’è nessun capo tranne voi e un popolo forte è la sola forza che duri…Un uomo forte fa un popolo debole. A un popolo forte non serve un uomo forte.

Emiliano Zapata – “Viva Zapata!”

Il 21 novembre dell’anno scorso iniziavano le proteste ucraine.

I media non stanno praticamente parlando dei disordini in Messico e degli scandali intorno alla corruzione del governo/presidenza, con la first lady costretta a vendere una villa del valore di svariati milioni di dollari, dono di un consorzio edile che ha vinto un megacontratto.

Forse non sono i disordini “giusti” contro l’establishment “giusto”?

Invito i russi a mandare qualche pezzo grosso a fare ripetute visite nelle piazze messicane per incitare la folla contro il governo, com’è successo a Kiev.

Potrebbero anche orchestrare un “cambio di regime” e poi pianificare la creazione di basi militari russe in Messico.

Allora vedremo se “quelli di Guantánamo” sono così democratici e rispettosi della sovranità dei popoli.

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La primavera araba, le legittime proteste ucraine contro il governo (poi dirottate dall’alto per favore una fazione a spese dell’altra), i disordini messicani, Ferguson (USA), le sempre più frequenti e irose proteste in Europa, il reclutamento dei giovani musulmani europei alienati da parte di ISIS.

Bisogna essere ciechi e sordi per non riconoscere una tendenza, una logica interna a questi eventi, che va nella direzione di una rivoluzione globale.

Milioni di persone soffrono e hanno deciso che non ne possono più. La miccia può essere qualunque cosa: un venditore ambulante che si dà fuoco (Mohamed Bouazizi), oppure degli studenti massacrati e poi bruciati e un procuratore generale che si alza da una conferenza stampa dicendo: “basta, sono stanco” – “ya me cansé” (Messico).

Gli oligarchi possono continuare a tirare la corda, ma prima o poi si spezzerà.

Nei paesi più poveri, ma anche in quelli più ricchi (e impoveriti).

La loro avidità è il loro tallone d’Achille: il bisogno compulsivo di accumulare più ricchezze di quanto potrebbero spendere in centinaia di esistenze continua a forzare la loro mano, costringendoli a privatizzare e precarizzare tutto e usare la minaccia della violenza, o la violenza minacciosa, per continuare questo loro gioco. Loro malgrado, più useranno la forza bruta per tenere a bada le masse, più le masse capiranno con chi hanno a che fare: “o noi, o loro”.

Obama fornirà il suo pieno sostegno ai rivoltosi messicani? Oppure quelli ucraini sono buoni mentre quelli messicani sono cattivi, anche se le rivendicazioni sono le stesse e i governi mal-governano allo stesso modo?

I tempi sono ormai maturi per la rivoluzione globale (effetto domino).

Esercizi di analisi predittiva per il periodo 2015-2020

The time of world revolution is drawing near

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ISIS e la rivoluzione globale

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AGGIORNAMENTO:http://www.futurables.com/2015/03/01/isis-sion-saud-e-il-gas-idra-fenice-frankenstein-e-vaso-di-pandora/

SECONDA PARTE

AGGIORNAMENTO: come previsto, sta avendo luogo una riunificazione del radicalismo islamico anti-saudita (Isis reconciles with al-Qaida group, 28 settembre). Seguiranno abboccamenti con i fratelli musulmani costretti alla clandestinità dalla giunta golpista egiziana. Queste tre entità sono state dichiarate “organizzazioni terroristiche” dall’Arabia Saudita (Saudi Arabia designates Brotherhood, Nusra Front, ISIS terrorist groups, 8 marzo 2014).

*****

Il tempo della rivoluzione mondiale si avvicina. Qatar, Arabia Saudita, gli Emirati si fanno chiamare stati islamici, ma poi improvvisamente salta fuori uno stato fondamentalista islamico che ce l’ha principalmente con loro. ISIS conta circa 10.000 sauditi tra le sue file – sono fondamentalisti jihadisti provenienti dall’Arabia Saudita. Hanno già detto che il loro obiettivo principale è quello di rovesciare il regime marcio e corrotto dell’Arabia Saudita.

In definitiva, stiamo entrando in un periodo molto interessante. Non saranno i toni geopolitici ed economici a prevalere. Questo è un periodo ideologico. Ancora una volta stiamo entrando in un’epoca di guerre ideologiche. Le guerre religiose sono una delle forme più acute di guerra ideologica e le guerre ideologiche durano sempre fino alla fine.

Shamil Sultanov, ISIS starts new era in the history of mankind, Pravda, 23 settembre 2014

Chiunque abbia studiato la Siria da lontano, per non parlare di quelli che vi si recano, sanno che la finzione dell’”opposizione moderata” – presunti disertori dell’esercito governativo siriano – non esiste. Danneggiati, disillusi, assassinati o semplicemente reclutati da ISIS o qualche altra veste di al-Qaeda, la vecchia “Free Syrian Army” è ormai un mito altrettanto ridicolo e potente per i Kerry di questo mondo quanto la vanteria di Mussolini che l’esercito italiano avrebbe sconfitto gli inglesi in Nord Africa. Ogni soldato siriano vi dirà che è felice di combattere la FSA perché questi guerrieri dell’”opposizione moderata” se la battono sempre. Sono i “terroristi” di al-Qaeda-Nusra-Isis che combattono fino alla morte.

Robert Fisk, John Kerry’s rhetoric on Isis insults our intelligence and conceals the reality of the situation in Syria, the Independent, 21 settembre 2014

Evitiamo di aggiungere un altro fallimento ad una già lunga e smettiamola di giocare all’apprendista stregone…Non si va in guerra per sradicare un nemico, ma per guadagnarsi dei punti d’appoggio per la pace. Che cosa accadrà con questa importante operazione? Si faranno amalgamare per riflesso di solidarietà identitaria delle popolazioni sunnite che sarebbero ambivalenti nei confronti dello stato islamico. Idee semplici alimenteranno la vittimologia sunnita: “Tutti i nostri nemici si sono coalizzati: sciiti, curdi e occidentali! Siamo rimasti gli unici a difendere la popolazione sunnita!

Dominique de Villepin, En Irak, les «Somnambules» sont de retour, Libération, 17 settembre 2014

Il solito copione. Si crea il babau, che simboleggia tutto ciò facciamo finta di non essere, il male incarnato contro cui lottiamo, con tutti i crismi della legittimità. Così possiamo andare alla guerra senza necessitare di una risoluzione ONU che ci potrebbe legare le mani e avvantaggiare i nostri avversari (le potenze emergenti, ossia tutto il resto del mondo, anche noto come comunità internazionale, che fingiamo sia dalla nostra parte, per tenere buona la nostra opinione pubblica).

In realtà il resto del mondo è combattuto tra invidia, odio, paura e disprezzo nei nostri confronti. La stima, il rispetto e l’ammirazione si sono esaurite con la morte di Kennedy e con un Nobel per la Pace che bombarda sette nazioni musulmane in sei anni.

Distruggiamo nazioni (es. Libia, Iraq, Afghanistan, Pakistan, ecc.), usiamo il fondamentalismo per i nostri scopi (Afghanistan, Somalia, Iraq, Siria, i salafiti sponsorizzati dalle petromonarchie del Golfo Persico, nazionalismo israeliano, ecc.), massacriamo centinaia di migliaia di innocenti.

Tra 1977 e 1979 gli americani hanno applicato la dottrina Brzezinski (fomenta l’islamismo in funzione anti-sovietica) in Pakistan, Iran e Afghanistan. In tutti e tre i casi, con il passare del tempo, le pedine si sono ribellate ai padroni. In Iran sono andati al potere gli islamisti sbagliati, in Afghanistan i talebani sono una mafia che rivaleggia con la CIA per il controllo dell’oppio e il Pakistan è una potenza nucleare tendenzialmente ostile.
Isis è nata allo stesso modo, in funzione anti-Assad. Ma poi cos’è successo? A loro di Assad o di Israele non gliene può fregar di meno (es. manco un comunicato su Israele e Gaza).

Sono più interessati ai soldi e alla purezza della loro missione. Si sono fatti il califfato, si sono presi le armi, il petrolio, i soldi e ora non sono più controllabili, perché puoi affittare un uomo ma non lo puoi comprare.

Ora i sauditi sono preoccupati che ISIS prenda il controllo dei wahabiti (integralisti sunniti), strappandolo a loro e abbattendo la loro teocrazia.

L’Iran gode perché, grazie a ISIS, tiene sotto scacco i sauditi e rafforza la sua egemonia sull’Iraq. Questa è la ragione per cui non hanno schiacciato il califfato e si sono limitati ad evitare che arrivasse a Baghdad.

La malcelata Schadenfreude che manifestano nei confronti della guerra occidentale ad ISIS è la prova più chiara del fatto che il califfato ha acquistato una sua dinamica interna, si è emancipato dai servizi segreti occidentali e ha cercato in tutti i modi lo scontro con l’Occidente per potersi conquistare le simpatie di quelle decine di migliaia di giovani arabi ed euro-musulmani disoccupati e alienati, vittime di una modernizzazione iniqua, che si fanno ipnotizzare da prediche messianiche e culti dei leader e dal sogno di riuscire a dare un senso a un’esistenza che finora ne ha avuto molto poco ed è priva di prospettive (è successo qualcosa di analogo nel periodo tra le due guerra mondiali, in Europa e in Giappone).

Sono le conseguenze impreviste delle alchimie geopolitiche: chi semina vento raccoglie tempesta.

ISIS aveva lo scopo di formare uno stato cuscinetto sunnita tra Iraq e Siria, tagliando fuori Hezbollah dal ponte sciita che congiunge l’Iran al Libano. Piaceva agli israeliani, piaceva ai turchi (anti-kurdi), piaceva alle petromonarchie sunnite che volevano indebolire l’Iran distruggendo Assad. Andava bene anche agli americani, che possono puntellare la loro fragile egemonia solo attraverso il caos in un’area energeticamente strategica (Medio Oriente, Ucraina, Mar Rosso, Nigeria, Venezuela, Afghanistan, ecc.).

Ma poiché i rispettivi obiettivi erano distinti e spesso contrastanti, i manovratori si trovano ora ai ferri corti. Il Qatar sta per perdere i mondiali di calcio a causa dell’ostilità di tutte le altre petromonarchie (non certo per ragioni umanitarie!), la Turchia ha usato ISIS contro i curdi, che però sono una pedina israeliana, il golpe egiziano ha certamente fatto confluire molti fratelli islamici seriamente infuriati e disillusi dalla “democrazia” tra le file di ISIS.

Il califfato è stato poi probabilmente infiltrato dall’intelligence siriana e irachena, tanto più che moltissimi ufficiali e soldati iracheni che hanno combattuto per Saddam Hussein, dopo la sconfitta, hanno abbandonato la laicità e si sono votati a tutt’altra causa, unendosi a queste formazioni islamiste contro il governo fantoccio di al-Maliki. Ora possono prendersi la rivincita contro gli anglo-americani e i wahabiti (pedina di Arabia Saudita e Bahrein).

Perciò ora la Casa Bianca si ritrova a dover bombardare (senza alcuna chance di avere successo, come in Afghanistan) delle truppe estremamente ben addestrate, pronte a tutto e con ampie disponibilità finanziarie.

Ogni attacco aereo ed ogni mese di resistenza allo strapotere militare occidentale esalteranno ISIS agli occhi di migliaia di musulmani stufi di essere trattati come delle pezze per i piedi e desiderosi di riprendere il controllo delle proprie vite e delle proprie terre.

È una questione di riscatto, vendetta, orgoglio. Le bombe non potranno nulla. Servirebbero soldati, ma ci sarebbero centinaia/migliaia di morti, e quindi disordini nelle capitali occidentali. Per questo Obama si è dissociato dal Pentagono sull’uso delle truppe di terra in Iraq. Questo è uno dei pochi elementi che lo distinguono da George W. Bush, ormai. Obama vede le elezioni di metà mandato (Congresso + un terzo dei governatori) che si avvicinano, e non può mostrarsi troppo debole, perché perdendo il controllo del Congresso diventerebbe un’anatra zoppa. Tuttavia chi lo manovra gli sta fornendo indicazioni e direttive volutamente contraddittorie, per metterlo in cattiva luce (si prende sempre una pausa golfistica, nei momenti più sbagliati, ammette di non sapere che fare, usa toni e termini che lo fanno sembrare ridicolo, ecc.). Qualcosa bolle in pentola, a Washington.

Se il dopo-Obama fosse all’insegna di un nazionalismo esasperato, anti-russo e anti-arabo, sul modello di Mitt Romney e John McCain, il conflitto globale che sembra particolarmente agognato dai neocon diventerebbe inevitabile. Non credo che sia ciò che desidera Israele, che sta facendo ogni sforzo possibile per conservare rapporti di collaborazione con la Russia. Mi pare anzi che sia l’avverarsi del grande incubo di un secondo olocausto.

Assad (con Netanyahu) è l’unico leader laico rimasto in Medio Oriente. ISIS è l’antitesi della laicità e non sarebbe così forte se non godesse del consenso di centinaia di migliaia di sunniti. Potranno essere sconfitti sul terreno, ma sarà una disfatta solo temporanea, perché incarnano uno spirito messianico che era atteso da secoli, una volontà di risorgimento che anima milioni di musulmani disgustati dall’ipocrisia occidentale e frustrati dalla miseria.

L’ISIS come causa pan-islamica che trova nel califfato (esteso per un terzo del territorio siriano ed iracheno) un simbolo concreto, funzionante, vincente, duraturo di un’alternativa realistica agli automatismi consumistici ed infantili dell’Occidente colonialista potrebbe, involontariamente, rappresentare i prodromi di quella rivoluzione sociale abortita che è stata la primavera araba, o quantomeno il suo innesco.

ISIS è una sorta di fascismo islamista o rivoluzione puritana interna all’Islam, che se ne infischia della Sharia (e quindi dell’autorità religiosa saudita, che considerano – giustamente – irrimediabilmente corrotta ed anti-islamica) e privilegia la Umma. Come il fascismo emerso in Occidente e in Giappone a causa degli squilibri collegati alla nostra fase di transizione verso la modernità, questo fascismo islamista, in combinazione con una postura sempre più aggressiva da parte della NATO, ha tutte le carte in regola per scatenare un inferno che si tramuterà in una rivoluzione globale.

Ankara, Riad, Doha, Manama, Amman, Kuwait City, il Cairo e forse anche Tel Aviv saranno il teatro di una delle più grandi sommosse della storia umana: annienterà l’establishment locale e lo stesso califfato integralista. Sarà solo l’inizio della Grande Trasformazione.

For a New World Order to live well

Per la nuova Oriana Fallaci e i giornalisti come lei: VERGOGNA! (sugli eccidi in Egitto)

https://twitter.com/stefanofait

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Quello che esportiamo nel mondo arabo (fascismo, armi), prima o poi tornerà a casa.

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Leader mondiali come Barack Obama si erano impegnati a fermare i dittatori “che uccidevano il proprio popolo”. Ricordate come prontamente David Cameron ha inviato aerei della RAF per aiutare a bombardare Gheddafi in Libia? La “protezione dei civili” è sempre stata la prima giustificazione per l’uso di tale forza letale…Ora, quegli stessi leader occidentali rimangono in gran parte in silenzio riguardo agli eccessi di un esercito che è sempre stata la base di potere principale del despota egiziano Hosni Mubarak. Non importa in che modo la si guardi, la soppressione da parte dei militari della Fratellanza Musulmana del governo Morsi è stato un classico colpo di stato. Quelli che cercano di giustificare questo trionfo del potere militare sono inevitabilmente quelli che credono che la legge marziale sia la modalità standard e preferibile in qualsiasi paese arabo….Nessuno pretendeva che la primavera araba potesse assicurare una rapida soluzione ai massicci problemi delle società arabe, ma se la forza militare continuerà ad arrogarsi il diritto di decidere chi possa governare, allora le uccisioni proseguiranno senza sosta.

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2013/jul/27/arab-spring-stifled-by-armies-and-militias

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Un medico ha riferito di aver contato 50 cadaveri prima di fermarsi perché il pavimento dell’ospedale era pieno di corpi e non riusciva a muoversi...I medici del campo presso al moschea di Rabaa al-Adawiya riportano che tutte le vittime sono state colpite alla testa, torace e collo. La precisione dei colpi suggerisce che si trattasse di cecchini. Le autorità hanno invitato i giornalisti occidentali a fare un giro in elicottero prima degli scontri: coincidenza? La strada per l’obitorio di Zeinhom al Cairo è bloccata dalle ambulanze in fila per consegnare i cadaveri della strage di oggi

Patrick Kingsley, corrispondente del Guardian che, a differenza di Vanna Vannuccini, sta facendo il dannato lavoro per cui è stato pagato (twitter)

Intensifying clashes in Egypt leave dozens dead

I morti sono almeno 100. E’ il secondo eccidio di fratelli musulmani in tre settimane. NESSUN AGENTE DI POLIZIA RISULTA ESSERE MORTO. “Nessuno dovrebbe vedere quello che abbiamo dovuto vedere oggi”, ha detto Amr Gamal, un giovane medico alla clinica. “Era come essere in una zona di guerra. C’erano così tanti corpi che non riuscivamo a muoverci. “Le lesioni erano molto precise, il che suggerisce che siano stati colpiti da cecchini“, spiega il dottor Mohamed Lotfy, responsabile delle forniture mediche della clinica. “C’erano fori di proiettile al centro della fronte e nella parte posteriore del cranio. Chi sparava non lo faceva per ferire, ma per uccidere.”

http://www.guardian.co.uk/world/2013/jul/28/egypt-injuries-snipers

BQLQa6ACAAAD6uSQuindicenne ucciso da un colpo sparato dall’alto

Vanna Vannuccini giustifica tranquillamente l’eccidio di decine di civili che protestavano organizzando sit-in (tipico dei terroristi!): “se la sono cercata!”
http://video.repubblica.it/dossier/egitto-caos/il-cairo-vannuccini-militari-decisi-a-chiudere-la-partita-ci-saranno-altri-scontri/136209/134746?ref=HRER3-1

La prego, signora Vanna Vannuccini, ora vada a verificare quanti dimostranti sono morti sotto Morsi. Faccia pure, si prenda il suo tempo. Poi ne parliamo, se avrà ancora il coraggio di difendere la sua vergognosa performance.
Mentre verifica si guardi un po’ i video dei poliziotti che sparano direttamente sulla folla, dei furgoni della polizia che investono i manifestanti e delle persone abbattute a fucilate.
È il prezzo da pagare per la democrazia, quella “vera”? Il fine giustifica i mezzi? E’ normale che la Casa Bianca finanzi generosamente (1 miliardo e mezzo di dollari all’anno) l’esercito che poi uccide dei dimostranti che occupano una piazza davanti a una moschea o a un mausoleo? E’ normale che, pur essendo tenuta per legge a erogare prestiti o finanziamenti in caso di colpo di stato si rifiuti di definire se questo sia stato un golpe o meno – “non diremo che è un golpe, non diremo che non lo, non diremo niente” (funzionario della Casa Bianca al New York Times), in modo da poter procedere?
Morsi ha mai anche solo minacciato di fare qualcosa del genere?
Chi veniva torturato e ucciso sotto Mubarak, alleato dell’Occidente? Sì, proprio i fratelli musulmani (non lo può non sapere, se fa la corrispondente dal Cairo).
Le ha mai attraversato l’anticamera del cervello il sospetto che le forze armate abbiano pianificato questo golpe dal momento in cui Morsi è arrivato al potere ed abbiano usato il loro controllo dell’economia, delle forniture di carburante e alimentari, dell’amministrazione pubblica, del sistema giudiziario, ecc. per preparare la sua caduta?
Forse gli alti ufficiali dell’esercito erano un tantino – giusto una stilla – dispiaciuti di aver perso il controllo totale del paese dopo la caduta di Mubarak?
Le sembra uno scenario vagamente plausibile o è puro complottismo?

Complottismo come quello dei media sulla Libia
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/21/menzogne-sulla-libia-preludio-alle-menzogne-sulla-siria/

e sulla Siria?

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/31/loccidente-e-la-destabilizzazione-della-siria-1957-2011-articolo-del-guardian/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/24/leader-della-rivolta-anti-assad-condivide-le-mie-preoccupazioni-sulla-siria/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/12/27/la-primavera-araba-la-siria-e-lindustria-del-bene-r-fisk-the-independent-24-12-12/

Come molti occidentali preferirebbero risolvere il problema islamico

Che gliene importa a lei se il governo era democraticamente eletto, se c’erano delle elezioni a settembre, se l’esercito ha già ucciso, a varie riprese, tra i 100 e i 200 sostenitori di Morsi che chiedevano il ripristino della democrazia, sequestrato un presidente eletto di cui non si sa più nulla, arrestato decine di leader del partito, continuando a modificare le accuse, definito TERRORISTI, i manifestanti anti-golpe e chiesto alla folla di appoggiare in toto la sua opera di liquidazione della protesta, in perfetto stile fascista.

Sa cosa ha avallato? D’ora in poi i militari golpisti continueranno a massacrare vittime innocenti e a giustificare le loro azioni spiegando che erano islamisti-alqaedisti-terroristi e che stanno prendendo parte attiva nella Guerra al Terrore.
Proprio come sta facendo Assad. Peccato che in Siria al-Nusra ci sia effettivamente e faccia uso di autobombe, mentre in Egitto I SALAFITI SONO CONTRO MORSI. Non le sembra strano come gli integralisti finiscano quasi sempre per fare un favore all’Occidente o a Israele: es. Vittorio Arrigoni? Non le sembra strano che il nuovo regime accusi Morsi di essere stato complice di Hamas, il nemico di Israele?

Vanna Vannuccini, si può essere ostili ai fratelli musulmani senza dimenticare che sono esseri umani e sono cittadini ai quali va riconosciuto il loro diritto di protestare senza che le forze dell’ordine e le forze armate li massacrino, specialmente se non hanno dimostrato alcuna volontà di usare la violenza (mica sono scemi: a mani nude contro mitragliatori e carri armati?). Capisco che lei ha una certa età ma, per Dio, questo non è il Cile o il Guatemala e non siamo negli anni della Guerra Fredda dove tutto era giustificabile nella lotta al comunismo [no, non lo era nemmeno allora]!

Si è accorta che persino la sua collega giornalista era imbarazzata e le ha dato la possibilità di esprimere una condanna dell’eccidio? Mai lei no, lei è della vecchia scuola (la scuola Diaz?).
Chiunque approvi o minimizzi quest’ennesimo massacro dovrebbe vergognarsi del livello di corruzione e degrado della sua coscienza e del suo intelletto.
Le stesse forze che ora uccidono i fratelli musulmani presto o tardi saranno occupati a fare lo stesso con i dimostranti “che piacciono a noi”, quelli fighetti, occidentalizzati, quelli che sono come noi e quindi sono OK.
Ci siamo già dimenticati dei blindati che hanno schiacciato i cristiani copti, a Maspero, il 9 ottobre 2011? 26 morti.
“Liberali” egiziani: quando toccherà a voi, chi vi difenderà, imbecilli burattini?

E i lavoratori in sciopero non saranno risparmiati. Qui mi rivolgo a quei marxisti che “sono islamici e quindi nemici della sinistra”. Vergogna pure a voi! Non sono lavoratori oppressi anche i fratelli musulmani? Non si oppongono al neoliberismo pure loro? Non stanno difendendo il welfare con le unghie e con i denti come noi?
Non sono nostri fratelli, per Dio?

Mubarak è tornato e si chiama Sisi. La primavera araba è ufficialmente morta. Comincia l’inverno arabo. L’estate arriverà, un giorno, dopo che molto altro sangue sarà stato versato.

Complimenti, Obama, hai dato il tuo benestare assicurando all’esercito che i soldi arriveranno (oltre a quelli dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti, sempre felici di sostenere economicamente la democrazia nel mondo).
Adesso le tue mani sono insanguinate anche di sangue egiziano.
Premio Nobel per la Pace!

La democrazia vale solo se vince chi vogliamo noi?
Quanti morti prima che si possa chiamare golpe questo golpe?
Quanti morti prima che si possano chiamare mostri i golpisti, come è stato fatto quasi subito in Libia e Siria o persino in Costa d’Avorio?
Quanti morti prima che Amnesty International e Human Rights Watch trovino qualcosa da eccepire?
La soglia si alza di molto perché le forze armate egiziane sono in eccellenti rapporti con Washington e Tel Aviv e perché si tratta, in fondo, di musulmani e musulmani fa rima con subumani?

Non avevano famiglie che li aspettavano a casa questi manifestanti uccisi? Quanto uno le rogne se le va a cercare…vero Vanna Vannuccini? Se in piazza ci fosse un manifestante vicino al suo cuore, e se fosse ucciso da militari o forze antisommossa europee cambierebbe qualcosa Vanna Vannuccini?

Tranquilla, Vanna Vannuccini, lei è in buona compagnia tra gli apologeti della dittatura e dei crimini contro l’umanità.
C’è il suo degno collega Bernardo Valli, che non si è mai tirato indietro quando c’era da dare manforte alla propaganda pro-guerre umanitarie e che è ancora convinto che in Libia ora sia finalmente tutto a posto, tranne qualche sporadico inconveniente.
C’è anche Gad Lerner
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/07/04/egitto-allinferno-e-oltre-corriere-della-sera-gad-lerner-travolti-da-un-bisogno-di-degrado-morale-filo-golpista/
Ci sono anche centinaia di migliaia di giovani egiziani che davvero hanno creduto che lo stesso esercito di Mubarak che controlla fino al 40% dell’economia e viene foraggiato da Washington improvvisamente si fosse convertito alla democrazia (più stupidi di così si muore…infatti):
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/07/05/il-vincitore-del-premio-darwin-2013-ela-folle-folla-di-piazza-tahrir-un-bellapplauso/

Io invece a questo gioco al massacro non ci sto e la storia condannerà voi, se non ci penseranno le vostre coscienze:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/07/09/poi-sono-venuti-per-i-musulmani-ma-io-non-ho-parlato-perche-non-ero-un-musulmano/

Io sto con l’Unione Africana, che non riconosce il nuovo regime. Bravi africani, esportate la democrazia qui da noi, che ce n’è bisogno!

Sarebbe stato meglio se la Vannuccini se ne fosse restata a fare la corrispondente in Germania, tra tè e pasticcini. Anzi, forse il giornalismo lo doveva lasciar fare a chi comprende il significato di termini come “approfondimento”, “riscontro”, “verifica”, “inchiesta”, “sul campo”, “propaganda”, “golpe”, “democrazia”, “libertà di dissenso”, “stato di diritto”, “diritto alla vita” e altre quisquilie.

Vanna Vannuccini, lei mi imbarazza. Non mi posso vergognare al posto suo. Ci pensi lei.

Il vincitore del Premio Darwin 2013 è…la folle folla di Piazza Tahrir! Un bell’applauso!!!

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Se nei paesi della “primavera araba” vuoi far votare il popolo, preparati a un probabile governo islamista.  Se non vuoi gli islamisti, vai sul sicuro e non far votare il popolo. Se poi il popolo ha votato e rivotato gli  islamisti e tu sei abbastanza certo di non poter mai vincere un’elezione, scatena la piazza, accendi la mischia e chiama i militari a scioglierlaCiò che ai militari interessa è il controllo del vasto apparato produttivo di cui sono i capofila, la gestione in perfetta autonomia del proprio bilancio e la garanzia del supporto finanziario americano: quasi un miliardo di dollari e mezzo all’anno. Ma per intascare questa tangente – il prezzo che gli americani pagano per potersi considerare azionisti di riferimento dei militari egiziani, a tutela della sicurezza di Israele – ad al-Sisi occorre che il governo sia presentabile al peraltro assai geopolitico vaglio di legalità del Congresso Usa. Di qui lo sbarramento semantico del generale, che mentre metteva agli arresti domiciliari il primo presidente democraticamente eletto del suo paese e colpiva d’interdetto la Fratellanza musulmana, lanciava i blindati nelle piazze e censurava i media ostili, curava di comunicare che non era in corso alcun colpo di Stato.
Lucio Caracciolo
http://temi.repubblica.it/limes/egitto-fratelli-musulmani-il-rebus-arabo/49611

IL GOLPE LIBERTARIO

https://twitter.com/stefanofait

Il governo democraticamente eletto viene deposto dalle stesse forze che sostenevano la dittatura e che hanno presto annunciato la prossima nascita di un “governo dei tecnici”, tra l’esultanza dei manifestanti. C’è del genio in queste piazze, ma è arduo intravederlo. Democrazia o demagogia? Cittadini o folla emotiva e imbecille?

 monti-tecnici

Molti italiani che si ritengono, a torto, democratici, approvano il golpe militare in Egitto. Avrebbero acclamato anche dei golpisti che avessero rimosso Berlusconi?

Anche noi abbiamo avuto la nostra Fratellanza Cristiana al governo, per lungo tempo, e per certi versi è ancora al potere. Ma noi siamo noi, gli egiziani sono gli egiziani e non abbiamo problemi se una minoranza laica e copta (copta come il ramo paterno della famiglia di Magdi Allam – così pare – , copta come molti agenti dell’intelligence britannica ai tempi dell’impero) esautora un governo islamico in un paese preponderatamente islamico, CON L’AIUTO DEI SALAFITI (all’opposizione pure loro – ma li trovate anche in Siria e Libano contro Assad).

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I salafiti consideravano Morsi troppo moderato. Ricorda un po’ la brutta fine della democrazia in Spagna degli anni Trenta, presa in mezzo tra i franchisti e i comunisti.

28-marzo

Ricorda anche l’approccio israeliano alla democrazia in Palestina. Gli elettori di Gaza votano il governo sbagliato? Li invadiamo.

Poi sono venuti per i fratelli musulmani, ma io non ho parlato perché non ero un fratello musulmano”.

Adly Mansour, nuovo presidente ad interim, giudice nominato da Mubarak, che Morsi era legalmente tenuto a designare come presidente della corte costituzionale – la costituzione è un parto delle forze armate, quindi cambiarla era un dovere di un governo che volesse emancipare l’Egitto dal cappio militare -, tende la mano alla fratellanza musulmana, invitandola a partecipare alla costruzione di un nuovo Egitto. Lo dovranno fare dal carcere:

Membri del governo (incluso Morsi) e della maggioranza parlamentare accusati del reato di “insulto alla magistratura” (quella nominata da Mubarak)

https://twitter.com/BreakingNews/status/352777403799584768

Fino a 300 mandati d’arresto per politici e parlamentari della maggioranza, con l’accusa di “incitamento alla violenza” (quale? Questi “terribili” islamisti sembrano essere stati fin troppo disciplinati nel corso del colpo di stato ai loro danni)

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/04/egitto-membri-della-fratellanza-in-arresto-negli-scontri-almeno-14-morti/645623/

 1044627_10151620847817459_82669996_nN.B. non sono berlusconiano: sono gollista in politica e anarchico di sinistra nella sfera morale-spirituale

È chiaramente una presa per il culo: se l’esercito avesse voluto dare una qualunque chance ai fratelli musulmani avrebbe dialogato con Morsi, che aveva fatto numerose aperture all’opposizione.

Bavaglio ai mezzi di informazione filo-governativi. Morsi è agli arresti, Erdogan è al potere.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/06/02/la-primavera-turca-mandera-in-fumo-i-piani-nato/

È alleato dell’Occidente, come lo sono Israele, Bahrein, Qatar, Arabia Saudita, ecc. al cui confronto Morsi e i fratelli musulmani sono la reincarnazione di Martin Luther King.

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Parliamo un po’ dei golpisti. Lo stesso esercito che fino al 2011 torturava e faceva sparire gli oppositori a centinaia, ora gode dei favori di una parte dell’opinione pubblica occidentale ed egiziana:

“Un’inchiesta del Guardian rivela che durante la rivoluzione del 2011 in Egitto i militari dell’esercito hanno torturato e ucciso, e in alcuni casi hanno fatto sparire, gli oppositori dell’ex presidente Hosni Mubarak. Durante i 18 giorni della rivolta cominciata nel gennaio del 2011 che ha portato alla caduta del regime sono sparite più di mille persone, tra cui molti detenuti. Alcuni sono finiti in carcere senza che nessuno ne fosse al corrente e hanno subìto torture e maltrattamenti, altri sono morti, altri semplicemente scomparsi. L’esercito ha sempre negato di aver avuto un ruolo attivo durante la cosiddetta “primavera araba” e di essere stato responsabile di violenze e omicidi. Ma questi documenti dimostrano il contrario. “Molti civili sono morti mentre erano in carcere e sono stati sepolti in fosse comuni come se non avessero identità”, scrive il Guardian….La commissione che ha scritto il rapporto ha chiesto al governo di mettere sotto inchiesta i vertici dell’esercito per le violazioni dei diritti umani, ma il presidente Morsi – che è anche il capo supremo delle forze armate – non ha aperto nessun procedimento”.

http://www.internazionale.it/news/egitto/2013/04/10/la-verita-sui-crimini-dei-militari/chiamiamola-tortura-1

Se gli egiziani non volevano Morsi non serviva fare altro che attendere il voto e scacciarlo. Morsi stesso aveva acconsentito ad un referendum sulla sua presidenza e a formare un governo di transizione con l’opposizione.

Forse l’esercito sapeva che i fratelli musulmani avrebbero vinto? Se perfino al Cairo c’erano massicce manifestazioni pro-Morsi è presumibile che nell’Egitto rurale il suo consenso forse ancora robusto.

Non conta il parere dei contadini? Noi vogliamo la democrazia diretta per noi ma loro non si meritano neanche di valutare l’operato del governo da loro eletto nel corso di una legislatura?

La maggioranza del popolo egiziano ha votato per i fratelli musulmani, ma noi sappiamo cosa è meglio per loro e lo sa anche l’esercito.

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Risultato dell’arroganza occidentale? Milioni di voti potenziali per i salafiti (integralisti islamici), che tanto saranno interdetti dal presentarsi alle prossime elezioni, perché questa è la “democrazia” che esportiamo.

È legittimo solo quello che sta bene a noi, perché noi valiamo. Forse la deriva integralista delle masse è effettivamente quel che vuole l’Occidente? Come in Siria? Un conveniente nemico che può essere utile per giustificare uno stato di polizia permanente a Suez e al confine con Israele?

Una rivoluzione colorata con una spruzzatina di carri armati e uniformi gallonate?

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El Baradei: potrebbe essere un’ottima scelta per una continuità militari > militari resa rispettabile:

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7962

Dalla dittatura a un governo fantoccio, un governo nato solo grazie al divieto che sarà imposto ad ogni partito di ispirazione islamici di presentarsi alle elezioni, e forse persino di esistere. Sarà un governo debolissimo, odiato al di fuori delle metropoli, alla mercé della volontà delle forze armate, in pieno disastro economico.

Sarà il caos e scorrerà il sangue.

I fatti dimostreranno che ero realista, non pessimista.

Egitto all’inferno e oltre – Corriere della Sera, Gad Lerner travolti da un bisogno di degrado morale filo-golpista

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https://twitter.com/stefanofait

Questo è il destino di chiunque nel mondo provi a usare la religione per interessi politici o di parte. L’esperienza di governo dei Fratelli musulmani è fallita prima ancora di cominciare, perché va contro la natura del popolo.

Assad si prende la sua puerile vendetta su Morsi e, nel farlo, delegittima le elezioni siriane dell’anno prossimo

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Il Corriere della Sera, che parla di “golpe dolce“, istruisce i suoi lettori su chi siano i buoni e chi siano i cattivi e che cosa sia veramente importante, cioè a dire non la democrazia, ma il controllo di Suez e la sicurezza di Israele: “Morsi, presuntuosamente, ha pensato soltanto a sopravvivere, affidandosi ad un pigro provincialismo. Senza comprendere di essere al timone del primo Paese arabo, che è proprietario dei diritti su quel cordone ombelicale che collega due mondi – il canale di Suez -, che confina con Israele, che è la patria di una cultura millenaria a cui tutti noi dobbiamo qualcosa.

http://www.corriere.it/editoriali/13_luglio_04/Golpe-popolare-egitto-morsi-ferrari_8431ef42-e468-11e2-8ffb-29023a5ee012.shtml

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Gad Lerner: Guardo in tv piazza Tahir che ribolle, una massa di popolo impressionante.  Lo so che dietro ci sono anche i generali, lo so che Morsi può rivendicare la legittimità derivante da una vittoria elettorale [ecco Gad, fermati qui e rifletti prima di proseguire oltre…]. Ma non c’è dubbio che sta manifestandosi in Egitto una spinta di libertà che l’islamismo politico invano ha vervato di reprimere.  Ormai anche le nazioni della sponda sud del Mediterraneo vivono la dialettica di società plurali e complesse, irriducibili all’omogeneità della norma religiosa così come alla militarizzazione del rapporto tra Stato e cittadinanza. È un’energia giovanile prorompente quella che si manifesta in una regione che non possiamo permetterci di considerare estranea alla nostra. Con questa energia vitale, che oggi destabilizza l’Egitto ma domani potrebbe favorirne la crescita economica, saremo chiamati a fare i conti non solo in Israele, dove ancora mi trovo, ma anche in Italia.
http://www.gadlerner.it/2013/07/03/egitto-morsi-e-travolto-da-un-bisogno-di-liberta

Commento di un lettore di Gad: “che triste fine lerner. Dalla parte dei colonnelli golpisti. A quando la rivalutazione di stefano delle chiaie e junio valerio borghese???????

Commento di un altro lettore di Gad: “Lerner fa torto alla nostra intelligenza. Credere che una rivoluzione appoggiata dai militari pagati da chissachì, sia foriera di benessere, progresso e libertà, e persino meno verosimile del fatto che Ruby era nipote di Mubarak!

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Commento di Michele Serra (dall’Amaca): “Che legittimità ha un potere non eletto dal popolo che contraddice e annulla un potere eletto dal popolo? L’esercito ha prestigio, spiegano gli analisti, e rappresenta l’unità del Paese. Ma della democrazia, quando è d’impiccio, che ne facciamo? Facciamo finta di niente?

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Jonathan Steele, Guardian:

“Rifiutare i risultati di elezioni che sono state ampiamente ritenute libere e legittime e mettere da parte il diritto fondamentale di un paese è un passo che nessun esercito dovrebbe mai prendere. Il fatto che la mossa dell’esercito sia stata accolta da molti dei rivoluzionari che per primi hanno avuto il coraggio di andare in piazza contro Mubarak nel 2011 è un drammatico sintomo della loro ingenuità e miopia politica…. Imputare a Morsi tutte le delusioni degli ultimi due anni è assurdo. Non è stato lui, ma la Corte suprema amministrativa ad aver sciolto l’assemblea del popolo, la camera bassa del parlamento. Non è stato lui, ma i leader dei partiti di opposizione che hanno prodotto un governo in gran parte dominato dai Fratelli Musulmani. Morsi li ha invitati a partecipare al gabinetto ma loro hanno rifiutato…. Certamente non è il presidente che deve essere incolpato per l’incapacità dell’economia egiziana di fornire sufficienti posti di lavoro per decine di migliaia di giovani che si laureano ogni anno, per non parlare di una generazione più vecchia che è senza lavoro.

Morsi ha seguito i piani del Fondo monetario internazionale per porre fine ai sussidi sui prodotti alimentari e le bollette che hanno creato ancora più austerità, ma così avrebbe fatto la maggior parte dei leader dell’opposizione che ora chiede a gran voce il potere…. Si è parlato molto e giustamente della minaccia alla democrazia egiziana che viene dal cosiddetto “stato profondo”: la burocrazia ancora radicata, fatta di funzionari del partito di Mubarak, imprenditori suoi sodali e una gerarchia dell’esercito che sfrutta i beni dello Stato o trae profitto dalle industrie e aziende di recente privatizzazione.

Alcuni hanno accusato Morsi di essersi unito a questa élite autoritaria. Ma la vera accusa era di aver fatto troppo poco per contrastarla e per tenere sotto controllo i loro tirapiedi, una forza di polizia corrotta e brutale. L’ironia degli eventi degli ultimi giorni è che coloro che hanno così energicamente denunciato il presidente in piazza Tahrir e nelle strade di altre città stanno cadendo nella trappola tesa dalla stessa elite che vorrebbero riportare sotto il loro controllo.

È vero che i Fratelli Musulmani e i loro sostenitori sono conservatori e possono costituire una minaccia per certi diritti civili degli egiziani. Ma il pericolo maggiore e più immediato per il paese è quello dei diritti politici che tutti gli egiziani hanno conquistato con il rovesciamento di Mubarak. L’abolizione della norma del partito unico, il diritto di tutti i tipi di gruppi politici di organizzarsi liberamente, l’abolizione della censura dei media e l’alleggerimento della reclusione per chi dissente sono vantaggi che non dovrebbe essere abbandonati alla leggera.

Coloro che credono che l’obiettivo principale dei militari sia quello di preservare le nuove libertà saranno presto delusi. Dal Cile nel 1973 al Pakistan nel 1999 (e i numerosi precedenti), lunga è la storia di golpe militari che sono stati accolti positivamente nelle loro prime ore e giorni, ma deplorati negli anni di disperazione che seguirono. Per l’Egitto sarebbe un disastro seguire questa tradizione”.
http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2013/jul/03/egypt-coup-ruinous-army

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QUESTO E’ IL NODO DELLA QUESTIONE: chi approva un golpe militare contro un governo democraticamente eletto non può contestualizzare.
I fratelli musulmani venivano torturati e fatti sparire sotto la precedente dittatura militare: tutto bene tanto sono islamici e quindi chissenefrega? Salvador Allende in fondo era un comunista, no? Lo diceva anche Kissinger che i comunisti sono incompatibili con la democrazia. Meglio un sano golpe.

Presto scopriremo se l’esercito egiziano permetterà ai partiti di ispirazione islamica di presentarsi alle prossime elezioni “democratiche” o se li bandirà, come al tempo di Mubarak.

Stiamo attraversando un campo minato, la democrazia è in crisi, ci vengono imposti tecnocrati e quisling, Grillo&Casaleggio dimostrano tutto il loro dispotismo e non è dato di sapere che altro (di peggio?) ci riserva il futuro. Non è tollerabile questa nonchalance nei confronti di un colpo di stato dell’esercito.

L’islamofobia è una pessima ragione per appoggiare un golpe.

I manifestanti di piazza Tahrir che esultano per i carri armati nelle strade con i fuochi d’artificio si renderanno conto molto presto di cosa è successo e di quali siano le implicazioni.

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Pochi mesi e siamo di nuovo alla casella di partenza, con l’esercito di nuovo al potere, i media dei fratelli musulmani interdetti, il presidente democraticamente eletto agli arresti domiciliari, il potere giudiziario filo-Mubarak e anti-islamico che gongola, la dirigenza dei Fratelli Musulmani arrestata in blocco e la costituzione sospesa. Se ci saranno le elezioni vincerà un burattino dell’esercito. Bel risultato! Complimenti fighetti di piazza Tahrir: avete chiuso il cerchio!

L’esercito egiziano, il secondo più generosamente foraggiato da Washington nel mondo dopo quello israeliano, per qualche ragione ha deciso di essere più democratico e costituzionale di un governo eletto democraticamente; che non aveva imposto la sharia (c’era già); che fin dall’inizio aveva dovuto accettare le umilianti e devastanti condizioni imposte dal FMI (austerità!), in pratica suicidandosi (aggravamento crisi economica = rivolte); che aveva dovuto esortare gli egiziani ad andare a combattere in Siria per non subire ritorsioni da Qatar e Arabia Saudita. Un governo non particolarmente efficace – ma chi lo sarebbe in un paese complesso, arretrato e in crisi economica sparata come l’Egitto? Si possono pretendere miracoli in pochi mesi? – non educato alla democrazia, ma non certo una dittatura e nulla che meritasse di essere esautorato con la forza. Se in una singola occasione aveva cercato di conferirsi maggiori poteri costituzionali era solo per poter controllare un establishment fedele a Mubarak che non aveva alcuna intenzione di mollare l’osso: certi magistrati egiziani, nominati da Mubarak, avevano il potere di sciogliere il parlamento, un’autorità che non ha nulla a che vedere con una democratica divisione dei poteri. In ogni caso aveva subito interrotto il tentativo di fronte alle pressioni della folla. Troppo moderato per piacere ai salafiti (estremisti islamici), negli ultimi giorni aveva anche manifestato la sua disponibilità a formare un governo di unità nazionale con l’opposizione ed ad anticipare le elezioni pur di scongiurare uno scontro. Che cos’altro si pretendeva da lui?

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Cosa succederebbe in Europa? Gli europei approverebbero un colpo di stato militare per liberarsi dei governi austeristi che distruggono le loro economie e il loro tessuto sociale? Ci sarebbero fuochi artificiali come a Tahrir? Se un governo è impopolare è giusto che intervengano populisticamente le forze armate? Come si può esultare nel democratico Occidente per una cosa del genere? Sdoganiamo i colpi di stato militari?

Se Obama avesse cercato veramente di ridimensionare il complesso militare-industriale sarebbe stato deposto? Potrebbe succedere in futuro? Sta rischiando grosso già adesso? In futuro vedremo manifestazioni di massa del Tea Party, guidate da Rand Paul, al grido di “impeachment, impeachment”? Come si comporteranno le forze armate americane?

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/06/10/la-siria-e-il-golpe-anti-obama-il-momento-monica-lewinsky-di-obama/

È solo l’Egitto ad essere governato da dietro le quinte dagli uomini in uniforme? Oppure le dirigenze civili sono molto più effimere di quanto si pensi in diverse nazioni “civili”?

Qualche giorno fa l’esperta ambasciatrice americana Anne Patterson aveva garantito il sostegno a Morsi

http://www.ilfoglio.it/soloqui/18900

Ma subito dopo Hagel aveva incontrato il generale golpista Sisi

http://www.guardian.co.uk/world/middle-east-live/2013/jul/03/egypt-countdown-army-deadline-live

Per tenerlo calmo o per spronarlo? Chi controlla l’esercito egiziano? Obama o i neocon-sionisti? Obama ha pugnalato alle spalle Morsi oppure ha perso un’altra pedina importante nell’area? Chi controlla il Pentagono?

Che senso hanno altre elezioni se chi vince ha questa spada di Damocle che pende sul suo capo? Come potrà governare? Come potrà non obbedire allo stato maggiore dell’esercito?

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I soldati e ufficiali egiziani che hanno votato per Morsi si ammutineranno?

Dopo la rimozione della fratellanza musulmana dal governo del paese, cosa farà la maggioranza di egiziani che non si riconosce in un governo laico appoggiato dai militari o in una giunta militare? Si rivolgerà ai salafiti, gli stessi che seminano il caos dalla Libia alla Siria?

I cristiani copti si sono schierati con l’esercito – ricordo che c’erano i copti e i neocon americani dietro l’atroce filmetto su Maometto che scatenò la furia islamica in Egitto e in Libia (uccisione dell’ambasciatore americano).

Le manifestazioni pro-Morsi urlano “abbasso la giunta militare”. Morsi si considera ancora il presidente.

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È assai probabile che entro la fine dell’anno gli egiziani saranno di nuovo in piazza a manifestare contro la giunta militare che non garantisce delle elezioni veramente democratiche e sembra intenzionata a restare al potere quanto più a lungo possibile (abituata com’è a gestirlo – con Mubarak era il generale Tantawi a reggere la barra cleptocratica – l’esercito lucra attraverso un enorme business fatto di latifondi, alberghi, imprese edili, industrie, ecc.).

Oltre 80 milioni di persone impoverite dalla crisi e sottoposte ad austerità (FMI colpisce anche in Egitto) sono una massa incredibile ed ingovernabile. Scopriremo molto presto cosa ciò significhi in un’area cruciale come quella intorno al Canale di Suez, che tiene in vita le nostre economie.

Si rischia una guerra civile infinitamente peggiore di quella siriana, con Israele pronto a riprendersi il Sinai con una qualche operazione anti-terrorismo e di pacificazione.

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Adesso gli jihadisti che combattono in Siria si trasferiranno in Egitto per combattere l’esercito egiziano e i copti?

Sarebbe interessante capire fin dove si spingerebbe la ginnastica mentale e dialettica dei filo-golpisti nello sforzo di negare che si tratti di un colpo di stato [“è un recall un po’ brusco ma legittimo”], se fosse Obama o un presidente/premier europeo e subirlo. Magari finiremo per scoprirlo.

Ex ministro degli esteri francese: UK e Israele (non USA) hanno ordito l’insurrezione siriana

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Roland Dumas, ex ministro degli esteri e capo della diplomazia francese al tempo di Mitterrand

http://it.wikipedia.org/wiki/Roland_Dumas

Da 0:12 in poi:
“Mi trovavo [in Inghilterra] grosso modo due anni prima che iniziassero le ostilità in Siria; ero lì per altre cose, non per la Siria. Ho incontrato dei funzionari inglesi e alcuni sono miei amici che mi hanno informato, sollecitando un mio coinvolgimento, che si stava preparando qualcosa in Siria. In Inghilterra, non negli Stati Uniti. Il Regno Unito preparava l’invasione dei ribelli in Siria. E hanno persino chiesto proprio a me, in quanto ex ministro degli Esteri, se volevo prendervi parte… ovviamente ho risposto negativamente, sono francese, ma non mi interessa. Questo per dire che questa operazione viene da lontano, è stata preparata, concepita, organizzata allo scopo, molto semplicemente, di rimuovere il governo siriano, poiché è importante sapere che, nella regione, il regime siriano ha dei propositi anti-israeliani e quindi tutto ciò che nell’area orbita intorno a… io godo della fiducia del primo ministro israeliano che mi ha detto che l’intenzione era quella di mettersi d’accordo con gli stati confinanti e quelli che non fossero stati d’accordo sarebbero stati abbattuti. Questa è una politica. Si tratta di una concezione della storia, perché no dopo tutto, ma è necessario saperlo”.

Il piano era già stato approntato verso la metà degli anni Cinquanta
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/31/loccidente-e-la-destabilizzazione-della-siria-1957-2011-articolo-del-guardian/

https://twitter.com/stefanofait

La Primavera Araba, la Siria e l’Industria del Bene (R. Fisk, the Independent, 24.12.12)

The Arab Spring - Hitchhiker's Guide to The Near and Middle East

Medio Oriente – di luogo comune in luogo comune abbiamo raggiunto il “punto di svolta”

Ricordate i giorni in cui abbiamo pensato che il cammino dell’Egitto verso la democrazia fosse ormai un dato acquisito? Mohamed Morsi, educato in Occidente, aveva invitato la gente a venire a incontrarlo nel palazzo presidenziale che apparteneva a Hosni Mubarak, la vecchia aristocrazia militare del “Consiglio Supremo delle Forze Armate” era stata mandata in pensione ed il Fondo Monetario Internazionale era in attesa di poter distribuire un po’ di crudeli privazioni in Egitto, pronto a sua volta a ricevere la nostra benevolenza finanziaria.

Com’erano beati gli ottimisti sul Medio Oriente verso la metà del 2012.

Nella  vicina Libia si era affermato il filo-occidentale laicista Mahmoud Jibril, che prometteva libertà, stabilità, una nuova casa per l’Occidente in uno dei più fecondi produttori di petrolio del mondo arabo. Era un luogo dove persino i diplomatici degli Stati Uniti potevano circolare praticamente non protetti.

La Tunisia poteva anche avere un partito islamico al governo, ma era una gestione “moderata” – in altre parole, abbiamo pensato che avrebbe fatto quello che volevamo – mentre i sauditi e gli autocrati del Bahrain, con la muta disapprovazione di Obama e Cameron, sopprimevano silenziosamente ciò che era rimasto della rivolta sciita che minacciava di ricordare a tutti noi che la democrazia non era davvero benvenuta tra gli stati arabi più ricchi. La democrazia era per i poveri.

Nella primavera dello scorso anno, i commentatori occidentali davano per spacciato Bashar al-Assad. Non meritava “di vivere su questa terra”, secondo il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius. Doveva “dimettersi”, “farsi da parte”. Il suo regime aveva solo poche settimane di vita, forse solo qualche giorno. Era il “punto di svolta”.

Poi, entro l’estate, quando il “punto di non ritorno” si era dileguato, ci hanno detto che Assad stava per usare il gas “contro il suo popolo”, o che le sue forniture di armi chimiche potevano “cadere nelle mani sbagliate” (le “mani giuste” erano ancora presumibilmente quelle di Assad).

I ribelli siriani erano sempre sul punto di farcela – a Homs, poi a Damasco, poi ad Aleppo, poi di nuovo a Damasco. L’Occidente sosteneva i ribelli: un profluvio di armi e denaro provenienti da Qatar e Arabia Saudita ed il sostegno morale di Obama, Clinton, del patetico Hague, di Hollande, di tutta l’industria del bene – fino a quando, inevitabilmente, si è scoperto che i ribelli avevano tra le loro file un bel po’ di salafiti, carnefici, settari assassini e, in un caso, un decapitatore di adolescenti che si comportava un po’ come il regime spietato che stavano combattendo. L’industria del bene ha dovuto fare retromarcia. Gli Stati Uniti hanno continuato a sostenere i buoni, i ribelli laici, ma ora consideravano gli orribili ribelli salafiti come un’”organizzazione terroristica”.

E il povero vecchio Libano, manco a dirlo, era sul punto di esplodere in una guerra civile per la seconda volta in meno di 40 anni, questa volta perché la violenza della Siria si “riversava” nel territorio dei suoi vicini.

Il Libano non era forse settario come la stessa Siria? Gli Hezbollah libanesi non erano forse alleati di Assad? I sunniti del Libano non sostenevano i ribelli siriani? Tutto vero. Ma i libanesi … erano troppo intelligenti ed istruiti per ripiombare nel caos del 1975-1990.

L’Iran, naturalmente, stava per essere bombardato perché stava – o stava per – fabbricare armi nucleari, o poteva – o avrebbe potuto – fabbricare armi nucleari entro un mese, o un anno, o una decina d’anni.

Obama potrebbe non bombardare l’Iran, non ne ha davvero voglia, ma “tutte le opzioni” erano “sul tavolo”. Lo stesso per Israele, che voleva bombardare l’Iran, perché poteva o potrebbe fabbricare armi nucleari o era in procinto di farlo, o potrebbe averle in sei mesi, o un anno, o in alcuni anni ma – ancora una volta – “tutte le opzioni” erano “sul tavolo”. La “finestra di opportunità” di Netanyahu si sarebbe chiusa, ci dicevano, con le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. E così queste sciocchezze sono continuate…ebbene, fino alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, al termine delle quali ci avevano avvertito ancora una volta che l’Iran stava producendo, o poteva produrre, o potrebbe produrre un’arma nucleare.

Israele ha anche minacciato il Libano, perché Hezbollah aveva migliaia di missili, e ha minacciato i palestinesi di Gaza, perché avevano migliaia di missili. E molti sono stati i giornalisti israeliani – con i loro cloni americani – che hanno preparato il terreno con i loro lettori per queste due guerre al “terrore”.

In questo caso il Libano è rimasto esente da bombardamenti mentre un conflitto molto insoddisfacente (dal punto di vista di Israele) scoppiato tra Israele e Hamas si è concluso quando Morsi ha convinto i palestinesi a rispettare un cessate il fuoco, che Netanyahu ha poi tristemente accettato.

Ha così rafforzato il suo prestigio Khaled Meshal, che ha successivamente annunciato che la Palestina dovrebbe estendersi dal fiume Giordano al mare. In altre parole: basta Israele.

Proprio come il ministro degli Esteri di Israele, Avigdor Lieberman, che si sarebbe presto dovuto dimettere, e i suoi sodali, che per lungo tempo avevano ripetuto che Israele doveva estendersi dal mare al fiume Giordano. In altre parole: niente più Palestina.

Al coraggioso e molto invecchiato israeliano Uri Avnery non è restato altro da fare che sottolineare che, se entrambi avevano questo stesso desiderio, poteva esistere solo una fosse comune tra il fiume e il mare.

Verso la fine dell’anno, l’amichevole, affettuoso Mohamed Morsi stava recitando la parte del Mubarak e stava facendo il pieno di tutti i vecchi poteri dittatoriali a sua disposizione, mentre una costituzione molto dubbia era imposta alla popolazione laica di quella terra, musulmana e cristiana, che Morsi aveva promesso di servire. In Libia, come s’è visto, gli Stati Uniti hanno scoperto di avere  più nemici di quel che si pensava, l’ambasciatore è stato ucciso da – e l’attribuzione deve restare in sospeso, nonostante i tentativi della Clinton di confondere le acque – una sorta di banda di miliziani di al-Qaeda.

In effetti, al-Qaeda – politicamente fallita dal momento dell’omicidio di Osama Bin Laden da parte di una squadra di sicari statunitensi in uniforme militare nel 2011 – era stata praticamente cancellata dal vocabolario della Casa Bianca prima della rielezione di Obama. Ma gli evanescenti disperati del wahabismo hanno acquisito l’abitudine tanto amata dai mostri del cinema di rigenerarsi in forma diversa, in paesi diversi.

Il Mali ha sostituito l’Afghanistan, così come la Libia ha sostituito lo Yemen e la Siria ha preso il posto dell’Iraq.

[…].

Eppure, ci potete scommettere, l’industria del bene ci farà piovere addosso un altro carico di luoghi comuni in sostituzione di quelli che sono già serviti al loro scopo.

http://www.independent.co.uk/voices/comment/a-word-of-advice-about-the-middle-east–weve-reached-the-tipping-point-with-cliches-8430495.html

**********

Cosa ne pensano i civili yemeniti dei droni che li uccidono? Cosa ne pensano i civili del Bahrein che vorrebbero ribellarsi alla dittatura ma non possono farlo perché sauditi e statunitensi inviano armi al regime? Cosa ne pensano i giornalisti di Al-Jazeera che si dimettono uno dopo l’altro per la faziosità del network sui conflitti in Libia e Siria? Cosa ne pensano gli indignati americani nello scoprire che sono state usate leggi anti-terrorismo per sorvegliarli minuziosamente?

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/dec/26/drones-yemen-fbi-occupy-terrorism#start-of-comments

Il precedente progetto angloamericano di destabilizzazione della Siria, risalente agli anni Cinquanta:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/31/loccidente-e-la-destabilizzazione-della-siria-1957-2011-articolo-del-guardian/

Cosa spinge Netanyahu verso il baratro? (il rapporto con un padre molto particolare)

Israele NON è la Germania nazista – come qualunque persona assennata può capire da sé -, ma certe logiche che guidano le sue azioni non se ne discostano abbastanza e il rischio è che il circolo vizioso in cui si è cacciato lo porti a diventare quel che non avrebbe mai desiderato essere: un paria internazionale abbandonato da tutti ed assediato da una coalizione di interventisti umanitari (come la Germania nazista, appunto).

Intanto i sionisti continuano a scavarsi una gigantesca fossa comune e a porre le premesse per dei pogrom:

http://www.ilgiornale.it/news/figlio-sharon-bisogna-radere-suolo-gaza-857323.html

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/11/18/video-choc-dopo-scontri-di-roma-aggrediti-attivisti-del-teatro-valle-nel-ghetto/211409/

Ahmed Al-Jabari è stato assassinato dagli attacchi Israeliani a Gaza. Uno dei leader di Hamas, Al-Jabari era responsabile del rapimento del soldato israeliano Shalit, ma ha avuto il merito di tenerlo in vita (altri lo volevano morto) e di restituirlo in buone condizioni. Inoltre era uno dei massimi promotori di un accordo che potesse portare alla cessazione del lancio di razzi da Gaza su Israele. Era diventato un uomo di pace ed è stato ucciso.

http://www.nytimes.com/2012/11/17/opinion/israels-shortsighted-assassination.html?smid=re-share&_r=1&

Una per me convincente analisi del suo ruolo e delle negoziazioni che erano (sono?) in corso (dietro le quinte) per arrivare ad una pace mediorientale:
http://www.laboratoriolapsus.it/contributi/gaza-trattativa/

Tutto indica che Netanyahu non sia minimamente interessato alla pace ma solo a procedere con la soluzione finale del problema palestinese: la pulizia etnica. L’attacco a Gaza è servito ad Israele per testare il suo sistema di difesa antimissile e misurare le reazioni occidentali, arabe ed israeliane, credo in vista di operazioni su più vasta scala, in Libano/Siria e contro l’Iran.

In questa partita a scacchi con l’Egitto, Netanyahu ha dimostrato che, se mai lo è stato, non è più un leader in grado di prendere decisioni razionali e sensate. La sua strategia non tiene conto del fatto che:

* i carri armati e gli aeroporti militari israeliani sono estremamente vulnerabili alle armi in dotazione ad Hamas ed Hezbollah (vedi sconfitta in Libano): http://www.paginedidifesa.it/2006/baschiera_060823.html

* c’è stata la primavera araba e il mondo arabo non assisterà passivamente a carneficine di civili arabi: l’escalation è certa;

Cosa farà Netanyahu quando si accorgerà che i suoi sforzi producono una miriade di effetti boomerang? Userà ordigni nucleari che contamineranno gran parte di Israele?

Chi fermerà questo folle? Solo la caduta del suo governo o la minaccia di Obama di tagliare gli aiuti economici americani ad Israele. Il cessate il fuoco è una vittoria per Morsi (che, in breve tempo, grazie al completo sostegno di Obama, si è affermato ormai come un leader mondiale e uomo di pace e stabilizzazione del Medio Oriente) e per Hamas, ma non è una sconfitta sufficiente a far cadere Netanyahu. In cambio, l’avvicinamento tra Stati Uniti ed Egitto e le aperture di Obama all’Iran aumenteranno il risentimento del governo israeliano e potrebbero spingerlo a commettere altri errori ancora più gravi.

Ma, più di tutto, perché Netanyahu si comporta così?

Karl Vick, “Received Wisdom? How the Ideology of Netanyahu’s Late Father Influenced the Son”, Time, 2 maggio 2012

D. quanto pensa di aver influenzato il suo punto di vista?

R. [Benzion Netanyahu] mi sono fatto l’idea che Bibi possa avere i miei stessi obiettivi ma che tenga per sé le modalità con cui intende raggiungerli, perché se li rendesse pubblici, espliciterebbe anche gli obiettivi.

D. è quel che lei vuole credere?

R. No, penso solo che le cose possano stare così, perché è uno sveglio, perché è molto accorto, perché ha un suo modo di porsi. Sto parlando di tattiche riguardanti teorie che la gente che segue ideologie differenti potrebbe non accettare. È per quello che non le divulga: per via delle reazioni dei suoi nemici e di quelle persone di cui cerca l’appoggio. È una congettura, ma potrebbe essere vero.

Benzion Netanyahu, nel prosieguo dell’intervista dichiara:

* “nella Bibbia non si trova una figura peggiore del beduino. E perché? Perché non ha alcun rispetto per la legge. Perché nel deserto può fare quel che gli pare”;

* “la tendenza al conflitto è intrinseca all’arabo. È un nemico nella sua essenza. La sua personalità non gli permetterà mai di raggiungere un compromesso o un accordo. Poco importa che genere di resistenza incontrerà, che prezzo dovrà pagare. La sua esistenza sarà quella di una guerra perpetua”;

* “la soluzione dei due stati non esiste. Non ci sono due popoli. C’è un popolo ebraico ed una popolazione araba…non c’è alcun popolo palestinese, perciò uno non crea uno stato per una nazione immaginaria…si definiscono popolo solo per poter combattere gli ebrei”;

* “l’unica soluzione è la forza. Una forte autorità militare. Ogni sommossa arrecherà agli arabi enormi patimenti. Non si deve aspettare che cominci un grande ammutinamento, bisogna invece agire immediatamente, con grande forza, per impedire che continuino”;

* “penso che dovremmo parlare agli arabi israeliani nell’unica lingua che capiscono ed ammirano, quella della forza. Se agiamo con forza contro ogni crimine che commettono, capiranno che non mostriamo alcuna clemenza. Se avessimo usato questa lingua fin dall’inizio sarebbero stati più attenti”;

* [sull’uso ottomano delle forche] Gli arabi furono così maltrattati da non rivoltarsi. Naturalmente non è che sto raccomandando impiccagioni dimostrative come facevano i turchi, voglio solo mostrare che l’unica cosa che possa smuovere gli arabi dalla loro posizione di rigetto è la forza”;

http://world.time.com/2012/05/02/received-wisdom-how-the-ideology-of-netanyahus-late-father-influenced-the-son/

Il bene, il male e le forze dell’ordine

Non capisco la posizione di chi sostiene che non cambi nulla che si tratti di forze antisommossa, carabinieri, guardia di finanza, polizia stradale, polizia locale, corpo forestale, polizia penitenziaria, ecc. Come se tutti, alla fine, dovessero mettere la difesa delle istituzioni prima del rispetto della costituzione e della dignità umana.
Le videoriprese degli abbracci tra manifestanti spagnoli e alcuni reparti degli agenti antisommossa sono disponibili in rete.
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/28/le-rivoluzioni-si-fanno-con-lappoggio-delle-forze-dellordine-la-lezione-spagnola/
Eppure tra molti prevale l’idea – manichea e disumanizzante – che “noi siamo noi” e “loro sono loro e picchiano”.

Le migliaia di poliziotti che sfilano per chiedere rivendicazioni salariali in Grecia o Spagna e che pretendono dal governo che non limiti il diritto di manifestare della popolazione non contano?
http://www.isoladeicassintegrati.com/2012/10/03/spagna-la-polizia-difende-il-diritto-di-manifestare/
http://crisis.blogosfere.it/2012/07/rivolte-spagna-la-polizia-protesta-in-piazza-ecco-le-foto.html

Eppure chi tra noi si ribellerebbe se non fosse per delle rivendicazioni salariali e per le tasse? Quanti si ribellano per la libertà e quanti per il costo della vita? La rivoluzione americana e quella francese sono nate per delle questioni economiche, non certo perché gli intellettuali hanno scaldato i cuori ed acceso le menti delle masse. Tant’è che gli illuministi eletti all’assemblea nazionale francese furono pochissimi. La gente voleva rappresentanti pragmatici, non idealisti. La “primavera araba” non è esplosa perché improvvisamente gli arabi hanno deciso che volevano libertà e democrazia, ma perché hanno capito che non arrivavano a fine mese a causa della crisi e della costante crescita dei prezzi dei generi alimentari.

Per questo non capisco perché le rivendicazioni economiche del popolo e quelle delle forze dell’ordine non dovrebbero incontrarsi.

Non sono esseri umani come gli altri quando tornano a casa dalla famiglia? Non tornano negli stessi quartieri e condomini? Non vedranno i loro vicini feriti dai colleghi? Le loro mogli non parleranno con le vicine dei problemi comuni? I loro figli non giocheranno con degli “orfani della rivolta”? Le loro madri non li spingeranno a riflettere? Non ci sarà mai dissenso al loro interno? Saranno contenti di vivere nella prospettiva di continuare ad essere menati dalla gente, senza che le cose paiano migliorare, senza che il governo che difendono dimostri di saper gestire la crisi? Continueranno a fingere che chi chiede lavoro sia una minaccia e non un essere umano come loro che avanza richieste assolutamente legittime?
Lo ritengo così improbabile che mi spaventa chi possa negare che queste cose possano succedere anche su grande scala. La demonizzazione dell’altro mi spaventa (persino gli psicopatici hanno dei diritti e non sono dei semplici mostri di cui dobbiamo disfarci al più presto)

Sulla Siria Julian Assange la pensa come me: devo preoccuparmi?

Ho già scritto nel vecchio blog cosa penso di Assange (nulla di buono)

Ora il suddetto mi prende alla sprovvista ed attacca Israele e la NATO, usando argomentazioni del tutto analoghe alle mie e di chi la pensa come me sulla “primavera siriana”. Dunque la questione è semplice: o sono diventato anch’io un burattino dell’imperialismo senza rendermene conto, oppure Assange è stato scaricato ed ora si sta vendicando, oppure sta ricattando i suoi ex patroni, oppure Israele sta per essere sacrificato.

La seconda che ho detto mi pare la più plausibile (Israele si suiciderà per conto suo e non serve spingerlo oltre il ciglio del burrone: esistono già dei piani per un Medio Oriente post-sionista – qui in francese).

Sia come sia, ecco le rivelazioni di Assange:

“Dalla sua prigionia di Londra il fondatore di Wikileaks annuncia la pubblicazione di milioni di documenti del governo siriano e accusa l’occidente di manipolazione mediatica sulla guerra civile in corso in Siria.

«In Siria è in atto un processo di democratizzazione ma è chiaro che a Stati Uniti, Regno Unito, Israele e Francia non interessa». A sostenerlo è stato ieri Julian Assange, il fondatore di Wikileaks rifugiato da mesi all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per sfuggire all’arresto ordinato dai governi della Svezia e degli Stati Uniti. ”Ci sono state delle riunioni l’anno scorso con personale dell’esercito degli Usa, e anche qualche militare europeo, nelle quali si discuteva in anticipo di questa campagna militare, e c’erano già forze speciali in Siria‘ ha detto Assange.
«I poteri occidentali stanno usando la vicenda siriana per togliere di mezzo il governo…favorire Israele e indebolire l’Iran: è per questo che c’è stata una enorme manipolazione della stampa» ha aggiunto Assange nel corso di un’intervista concessa alla tv panamericana “Telesur”. Il fondatore di Wikileaks ha fatto riferimento, ad esempio, «alla distorsione delle foto da parte della Bbc: hanno mostrato una immagine con centinaia di cadaveri gettati per terra scattata in Iraq, dicendo poi che era la Siria».

«Parliamo di 20 o 40 mila morti in Libia» ha commentato Assange secondo il quale in Siria, nel caso di un intervento militare esterno, «ce ne sarebbero 100 mila, con un esito politico incerto. Ci potremmo trovare con un governo migliore o anche con uno peggiore».

Per bilanciare la disinformazione mediatica in corso sul conflitto in Siria Wikileaks pubblicherà nei prossimi giorni oltre due milioni di file di documenti del governo siriano. Secondo Assange i documenti siriani che verranno pubblicati potranno dare “una prospettiva dal di dentro” della guerra civile in corso ormai da 17 mesi”.

http://www.contropiano.org/it/esteri/item/10909-assange-%E2%80%9Coccidente-contro-la-siria-per-favorire-israele%E2%80%9D

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