http://www.antrocom.net/upload/sub/antrocom/040108/12-Antrocom.pdf
Il sale sulle ferite dell’umanità. L’imbarazzante vitalità di un’antropologia misantropica
20 marzo 2016 a 11:09 (Antropologia, Verità scomode)
Tags: antropologia, determinismo genetico, eugenetica, Galton, luoghi comuni, misantropia, natura umana, Nietzsche, Oetzi, paleoantropologia, pregiudizi, primatologia, riduzionismo biologico, violenza
Abolizionismo, 2013-2014 – un aneddoto personale ed un fatto di cronaca
18 febbraio 2013 a 08:01 (Antropologia, Controrivoluzione e Complotti, Diritti umani e bioetica, Economia e Società, Verità scomode)
Tags: abolizione, abolizionismo, Amazon, antropologo, banche tedesche, capitalismo, Contro i miti etnici, cultura tedesca, discriminazioni, Django, Django unchained, Germania, globalismo, Goethe, Grecia, gulag, Hans Jonas, immigrati, kapò, lavori forzati, Merkel, mistica renana, mistici renani, neoliberismo, neonazismo, neonazisti, Nietzsche, Organizzazione Todt, PIIGS, razzismo, schiavismo, schiavitù, servaggio, sfruttamento, Spartaco, Spartacus, stranieri, Tarantino, teutonofobia, Thilo Sarrazin, ultradestra, Untermenschen, vigilantes
Premessa. Quando ero molto più giovane, liceale, mi sono recato nel Nord della Germania. Ero andato a studiare tedesco e mi sono trovato a scavare fango e tagliare legna, dormendo in camerate da 6-7 compari, mangiando sbobba, sotto la sorveglianza di un fricchettone che, dopo un episodio spiacevole (un’interurbana non pagata da parte di qualcuno – il primo sospettato è stato un marocchino e mi sono trovato a fare il suo avvocato difensore) si è rivelato essere razzista e manesco. Un giorno mi ha rifilato un manrovescio perché pensava che lo prendessi per i fondelli con dei compagni di sventura spagnoli. Nessuno degli altri “ospiti” tedeschi (ragazzi e ragazze) sentì il bisogno di rimproverarlo. Una settimana dopo era prevista la mia partenza. Non si trovava una racchetta da ping pong e chi fu accusato di furto? L’italiano, ovviamente. Il tempo di andare a frugare in una cassa dove si tenevano gli attrezzi sportivi e, in meno di un minuto, la racchetta saltò fuori. Come l’avevo fatto io lo avrebbero potuto fare loro.
Non arrivarono le scuse, però.
Nessun tedesco mi accompagnò alla stazione (evidentemente ero ormai persona non grata): vennero i polacchi, gli spagnoli ed il marocchino. Gli Untermenschen, insomma.
Non so se qualcosa del genere sarebbe mai successo negli USA o in Italia, ad un bianco.
È lì che arriva lo choc, quando perdi il tuo status di bianco (o almeno di bianco onorario) e assaggi un po’ del veleno che molti colorati (o bianchi “sporchi”/sub-bianchi, come gli slavi appunto) devono ingoiare ogni giorno. A quel punto non puoi più guardare il mondo nello stesso modo, magari rimuovi quel ricordo, ma resta un pungolo.
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/11/16/la-democrazia-bianca-e-la-nostra-prigione/
Non posso dire che quell’esperienza non abbia influenzato il mio modo di percepire il mondo germanico, ma almeno mi ha aperto gli occhi sulla ferocia dei miti etnici che imprigionano le menti di persone che, diversamente, sarebbero umane.
Per la verità avevo rimosso questo ricordo molto spiacevole, che è ancora avvolto da un’aura di surrealtà, come se l’avessi visto in TV e non facesse parte del mio passato.
Poi ho letto la notizia che segue e tutto è riaffiorato abbastanza nitidamente.
Non sono mai riuscito a serbare rancore per l’accaduto e i tedeschi che ho incontrato successivamente hanno più che riscattato quel figlio dei fiori nazistoide con i suoi complici. Non posso però non esprimere il mio disagio nell’assistere ai successi editoriali di Thilo Sarrazin, che mi fanno sospettare che la dieta culturale delle coscienze tedesche continui a scontare un eccesso di Nietzsche ed un deficit di Hans Jonas, Goethe e mistica renana.
Da antropologo, mi è rimasta la curiosità. Chi era quel trentenne? Da dove veniva quella rabbia, quella violenza? Perché l’avevano messo a gestire degli adolescenti stranieri? Cosa avrebbe potuto fare nel Terzo Reich? Quanti esseri umani apparentemente normali ma segretamente esplosivi ci sono nel mondo? Come si possono disinnescare prima che facciano del male agli altri ed a se stessi e, nell’area germanica, diffondano un’immagine distorta, caricaturale, della Germania e dei tedeschi? Cosa direbbe un greco di questa storia e di quella riportata qui sotto – molto più drammatica –, alla luce di quel che principalmente il governo tedesco ha decretato che la Grecia debba subire per poter ricevere l’assoluzione dei suoi peccati (e per rimandare il collasso del sistema bancario tedesco – e francese)?
Sono a migliaia, vengono dalla Spagna o da altri paesi dell’Europa mediterranea colpiti dalla crisi, oppure da Romania, Ungheria, altri Stati dell’Unione europea dove la povertà di massa spinge a emigrare, e il basso costo del lavoro scatena gli appetiti di produzione low cost delle multinazionali. E i big global players li sfruttano come bestie, come forzati, roba da ricordare gli schiavi nelle prigioni di cotone, il lavoro infantile in Pakistan o le fabbriche-lager in Cina. Amazon, il più grosso commerciante online del mondo, è sotto accusa: ha costruito un vero e proprio Arcipelago GuLag del lavoro forzato con miseri contratti a termine per gli schiavi e i forzati del turbocapitalismo globale, neoliberista e senza scrupoli. O una riedizione dell’Organizzazione Todt, quella con cui SS e Gestapo reclutavano forzati in tutta l’Europa occupata, o dell’omologa e ancor più spietata autorità del lavoro giapponese nella Cina in mano al Tenno. Il GuLag di Amazon non è però in Siberia, ma in Germania, sede ottimale per gli ottimi trasporti infrastrutture e servizi di spedizione. Gli schiavi e i forzati del 21mo secolo, spinti da miseria e fame, vengono in Germania (e forse anche altrove, ma la posizione geografica centrale della Bundesrepublik è ovviamente ideale per le spedizioni di Amazon ovunque). Sono pagati malissimo, nove euro al lordo dei contributi, e lavorano soprattutto nel turno di notte. Alloggiano in sette per camerata in vecchi alberghi sciistici decaduti o chiusi fuori stagione, sono sorvegliati da spietati vigilantes spesso appartenenti o vicini all’ultradestra neonazista.
Non sono gruppi dell’ultrasinistra, né Anonymous o i no global, ad aver denunciato lo scandalo: la scoperta dei disperati di Amazon la dobbiamo a una squadra di investigative reporters della Ard, la prima rete tv pubblica tedesca che, sorta nel dopoguerra con l’aiuto di ‘istruttori’ britannici e americani, ha l’abitudine di puntare tutto sulle inchieste scomode, da cane da guardia di democrazia e diritti umani. Almeno cinquemila persone, ha detto la Ard nel suo reportage appena andato in onda in mezza serata, prime time, sono impiegate da Amazon nei suoi centri di smistamento e spedizione, specie in Assia, lo Stato centrale dove sorge la metropoli finanziaria Francoforte. A casa erano insegnanti, o neolaureati, ma la disoccupazione di massa nell’Europa del sud e nei Balcani rende inutile ogni qualifica. Sono ingaggiati da Amazon con email vaghe che promettono una buona paga e un contratto sicuro con il gigante stesso.
I disperati di Amazon arrivano a spese proprie in Germania e sono accolti dai vigilantes e da persone di agenzie di collocamento private senza scrupoli. La tratta dei disperati avviene soprattutto prima di Natale, quando volano ovviamente le ordinazioni ad Amazon in tutto il mondo. Da Amazon i disperati apprendono che la paga è minore, l’orario di lavoro più lungo del previsto. E quasi sempre nello stressante turno di notte. Vengono alloggiati, racconta ancora la tv pubblica tedesca, in camerate dove appunto dormono in gruppo, chi su brande chi su vecchi divani sfondati. Alloggi e toilettes sporchi e pericolanti, cibo di pessima qualità, e devono anche pagarselo da soli con parte del misero guadagno. E spesso i vigilantes sadici si divertono a minacciarli e impaurirli per dissuaderli da ogni protesta.
In ogni momento i vigilantes hanno diritto di entrare per perquisirli e accusarli di furto al minimo sospetto. Vengono portati al centro smistamento, distante spesso decine e decine di chilometri dai dormitori-lager, con autobus stracolmi su cui spesso devono viaggiare anche in piedi. Se a causa del traffico o del maltempo l’autobus arriva tardi, il ritardo viene loro decurtato dalla misera paga. Alcuni di loro, riconosciuti perché si sono fatti intervistare, hanno ricevuto subito la lettera di licenziamento.
Lo scandalo ha fatto grande impressione in Germania, al punto che alcune case editrici tedesche stanno pensando di mettere in discussione i loro contratti con l’azienda di Jeff Bezos: la patria del capitalismo sociale, del welfare e della cogestione padroni/sindacati si scopre anche territorio del più bieco sfruttamento da capitalismo selvaggio, roba da terzo mondo. E’ un colpo all’immagine di Amazon, ma anche all’attendibilità dei controlli delle autorità tedesche. L’ufficio di collocamento federale ha aperto in corsa. Il sindacato del terziario, la forte centrale Ver.Di, è entrata in azione, e sta obbligando Amazon a far eleggere rappresentanze sindacali nei suoi depositi. Partecipazione prevista al voto attorno al 60 per cento, nonostante azienda e vigilantes minaccino di rappresaglie i lavoratori che andranno alle elezioni sindacali. Almeno si è cominciato a votare nel centro logistico Amazon di Graben vicino ad Augsburg (Augusta), poi in quelli di Bad Hersfeld e Lipsia. E il sindacato prepara elezioni nel centro di Rheinberg. A Werne, Pforzheim e Coblenza ancora non si è mosso niente. L’arcipelago GuLag del turbocapitalismo sfrenato globale comincia a vacillare, grazie al coraggio dei media. “I vigilantes hanno minacciato anche noi, ma abbiamo continuato, con riprese e interviste di nascosto”, narrano i colleghi del team della Ard. Quando i media pubblici sono veramente al servizio dell’informazione e non dei potenti, contro orrori, crimini e soprusi si può almeno combattere. Ma certo tra i milioni di persone che hanno ordinato da Amazon regali per Natale, chi sa quanti o quanto pochi avranno crisi di coscienza.
http://www.repubblica.it/tecnologia/2013/02/16/news/amazon_germania-52784160/?ref=HREC2-10
Naomi Klein già più di dieci anni fa descriveva le condizioni carcerarie di grandi centri manufatturieri dell’Asia, ove si produce anonimamente quasi tutto ciò a cui le multinazionali possono poi aggiungere i propri marchi , rastrellando così i propri ingenti profitti.
Le recenti vicende della Foxconn in Cina, ove la prima reazione degli operai alle condizioni di lavoro imposte per produrre per conto della Apple sono stati i suicidi, sono solo un tenue squarcio in un velo globale.
Le maquilladoras sono insediamenti industriali nel Messico a ridosso degli Stati Uniti, ove imprese nord americane possono operare a condizioni di sfruttamento più libere che oltre confine. D’altra parte più di venti anni fa il sindacato AFL CIO denunciava già il diffondersi a New York di quelle che venivano chiamate ” sweat shops “, officine del sudore. Si sa gli Usa anticipano.
Si crede davvero che questo sistema di sfruttamento mondiale si regga solo sul consenso o magari anche solo sulla pura passività di chi lo subisce?
Davvero si pensa che gli operai assunti dalla Fiat in Serbia per 12 ore al giorno di catena di montaggio a meno di 400 euro al mese, passino il poco tempo rimasto a ringraziare Marchionne? E che la raccolta degli agrumi da noi veda i migranti stanchi ma rassegnati? E se qualcuno, come ai magazzini della Ikea a Piacenza non ci sta ? Perché ogni persona oppressa, anche la più rassegnata, prima o poi pensa alla ribellione.
Così la prevenzione e la repressione dei comportamenti ribelli diventano anche un business. Una attività secondaria delle mafie che mettono a disposizione i loro caporali nei casi meno sofisticati. Un modo per dare uno sbocco al mercenariato neonazista, in quelli più sfacciati e stupidi. Una impresa raffinata quando la sorveglianza dei lavoratori viene affidata alle agenzie di investigazione e magari anche alle indagini di psicologi preparati ad hoc.
Esagerazioni? Ma se dilaga la pubblicità di imprese che vantano di poter fornire tutto ciò che serve per controllare le assenze del lavoratore e quanto altro sia necessario conoscere. E i colloqui per le assunzioni spesso diventano sottili interrogatori con domande preparate da strutture specializzate. Domande che servono a far capire se il nuovo assunto sarà fedele o ribelle.
Ovunque nei luoghi della produzione si diffonde un sistema autoritario e oppressivo. Può essere più sottile o più brutale a seconda delle mansioni o della nazionalità dei lavoratori. Non ci sono ovunque sorveglianti neonazisti, ma il fascismo aziendale dilaga, perché questo reclama il capitalismo globalizzato per la condizione di lavoro.
Anche qui esagerazioni? Ma proprio ieri la commissione economica dell’ OCSE ha raccomandato all’Italia di rendere ancor più facile il licenziamento per riprendere a crescere.
E le politiche di austerità e rigore non stanno forse cancellando ciò che resta di contratti e di diritti del lavoro qui da noi e in tutta Europa? E nel paese cavia di esse, la Grecia, chi si è salvato dalla disoccupazione di massa non produce ora a condizioni che tempo fa avremmo definito da terzo mondo? E la Grecia, come l’Italia sta aumentando le esportazioni mentre la economia complessiva regredisce. Si lavora negli spazi e alle condizioni che i poteri del mercato globale hanno deciso di assegnare.
Non si piangano lacrime da coccodrillo, ci si risparmi la solita dose di ipocrisia. Questo capitalismo globale vuole la schiavitù del lavoro e, come ci ricorda Quentin Tarantino nel suo bel film Django, non c’è schiavitù senza negrieri. Qualche capetto della Amazon in Germania deve aver pensato che in fondo quelli neonazisti sono più motivati di altri.
Non c’è futuro democratico e civile se non si mette fine al dominio del capitalismo globalizzato.
La secessione dal genere umano
8 dicembre 2012 a 08:43 (Alto Adige / Sudtirolo, Etnofederalismo/Etnopopulismo, Territoriali#Europei, Verità scomode)
Tags: anarchia, autarchia, autodeterminazione, autonomia, Catalogna, deregulation, dialetto, disparità, disuguaglianza, divide et impera, divisione, economia reale, egoismo, egoismo collettivo, egotismo, esclusione, esclusivismo, esclusività, eurozona, gated communities, Germania, indipendentismo, individualità, individualità democratica, individuazione, ingiustizia, iniquità, Medio Evo, muri, Nietzsche, Nord Europa, OECD, oligarchie finanziarie, Padania, paradisi fiscali, poveri, quartieri fortificati, ricchi, scialuppa di salvataggio, secessionismo, separatismo, separazione, stato di diritto, Sudtirolo, super-ricchi, Terzo Mondo, zavorra
La vita è essenzialmente appropriazione, offesa, sopraffazione di tutto quanto è estraneo e più debole, oppressione, durezza, imposizione di forme proprie, un incorporare o per lo meno, nel più temperato dei casi, uno sfruttare. […]. Lo “sfruttamento” non compete a una società guasta oppure imperfetta e primitiva: esso concerne l’essenza del vivente, in quanto fondamentale funzione organica, è una conseguenza di quella caratteristica volontà di potenza, che è appunto la volontà della vita
F. Nietzsche, “Al di là del bene e del male”
Non potete servire a Dio e a Mammona
Matteo 6, 24; Luca 16, 13
“Divided We Stand: Why Inequality Keeps Rising” (OECD, 2010) indica che le disuguaglianze stanno accrescendosi rapidamente e drammaticamente. Mentre nei paesi BRICS è stabile o diminuisce grazie all’impetuosa crescita economica, in Occidente la tendenza è inversa, con aumenti registrati in 17 paesi OECD su 22, per almeno un 4% nel giro di una generazione in Finlandia, Germania, Israele, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Svezia e Stati Uniti. Uno studio di ricercatori delle università di Warwick, Belfast ed Exeter (“British Economic Growth, 1270-1870”, 2010) ha mostrato che gli abitanti delle isole britanniche nell’epoca medievale se la passavano molto meglio dei cittadini dello Zaire, Burundi, Niger, Togo, Guinea e Guinea Bissau, Haiti, Sierra Leone, Ciad, Zimbabwe, Afghanistan. Un’altra ricerca (Santos et al. 2007) rivela che nell’Ungheria medievale c’erano minori disparità sociali che nel Regno Unito pre-crisi (figuriamoci ora!). Oggi i super-ricchi hanno a disposizione i paradisi fiscali per evitare di condividere la loro abbondanza e, stando alle statistiche fiscali statunitensi, meno del 4% dei super-ricchi americani è un imprenditore, ossia contribuisce in modo sostanziale all’economia reale. Quel che sta avvenendo è la progressiva secessione di una minuscola porzione del genere umano dal resto della specie: in luogo dei castelli di un tempo gli “eletti” risiedono in quartieri residenziali fortificati e video sorvegliati da vigilanti armati, oppure persino su isole di loro proprietà.
Con una fulminante intuizione, Gustavo Zagrebelsky (Zagrebelsky, Mauro 2011) domanda al direttore della Repubblica:
“Non ti pare che si stia creando una distanza persino nella conformazione fisica esteriore tra una super e una infra-umanità? Non è razzismo, perché attraversa tutte le popolazioni d’ogni colore. Ha invece qualcosa di nietzscheano. La ricchezza e la povertà, con l’accesso o l’esclusione a cure, trapianti, trattamenti d’ogni genere, mai forse come ora – o comunque mai visibilmente come ora – si trasformano in differenze di corpi e di prospettive di vita- […]. Possiamo parlare ancora di “umanità”, al singolare? Un orrore che non ha nemmeno lontanamente a che vedere con la differenza di vita esistente un tempo tra un proletario e un borghese nelle nostre società. La stirpe umana si sta dividendo tra un sopra e un sotto biologico, come conseguenza d’un sopra-sotto sociale, e questa divisione è a tutti evidente. […]. E vuoi che prima o poi questa tensione, una volta che l’ideologia si congiunga con la tecnologia della violenza in una dimensione mondiale, non possa raggiungere un punto di rottura in grado di provocare la catastrofe?” (p. 42)
Contemporaneamente i social network e i forum dei quotidiani cominciano ad essere frequentati da persone che invece di usare la lingua come un ponte verso il mondo, la usano come un muro, con un portoncino blindato che si apre solo per i loro “simili”. Così ci sono veneti che nei forum italiani scrivono esclusivamente in veneto quando si parla di questioni venete, specialmente se sono legate alle spinte separatiste. Certi sudtirolesi usano il loro dialetto anche se alla discussione partecipano persone che capiscono solo il tedesco. I separatisti catalani usano la loro lingua sui forum dei quotidiani inglesi (mentre i loro critici spagnoli si sforzano di scrivere in inglese). Trovo tutto questo desolante e la ritengo una condotta di una piccineria spaventosa. Pare che sia sommamente difficile per alcuni capire che bisogna stare uniti per resistere ad un sistema che sta usando l’indebitamento per privatizzare i beni comuni e minare alle fondamenta le tutele dei diritti civili e fondamentali, avvalendosi della classica strategia del divide et impera. Questa stolidità ed ignoranza rischia di portarci a fondo.
L’errore che si commette è quello di considerare l’autodeterminazione di un gruppo umano come un valore assoluto e positivo. Ma l’autodeterminazione delle oligarchie finanziarie (deregulation – la chiamano “semplificazione” ma tra i ricchi e i poveri, tra i forti e i deboli la legge dovrebbe proteggere i secondi, l’anarchia avvantaggia sempre i primi) non è certo un passo in avanti per la civiltà umana, l’autodeterminazione dei ricchi che optano per i paradisi fiscali e le cosiddette “gated communities” (quartieri fortificati) perché non vogliono contribuire ad una vita decorosa per i meno abbienti né vogliono subire le conseguenze del loro egoismo non è una cosa buona. L’autodeterminazione della Germania e del Nord Europa dal resto del continente, come se la distruzione del potere d’acquisto degli altri europei non comportasse devastanti conseguenze per le loro economie è suicida, come lo è l’autodeterminazione di una regione del nord dalle altre perché si ritiene depauperata, non rendendosi conto che il sistema economico vigente la trasformerà nel giro di una generazione nel sud sfruttato di qualcun altro. La chiamano autodeterminazione ma è egoismo individualista e collettivista. Non siamo monadi autarchiche, ma esseri viventi interdipendenti, interconnessi che viaggiano sulla stessa barca: gettare fuori bordo la “zavorra” rende la scialuppa stessa indegna di restare a galla.
L’autodeterminazione delle persone che si continuano a considerare interdipendenti (autonomia, individualità democratica) è invece un approccio più saggio. È l’individuazione come salutare processo di maturazione spirituale e civile.
Totalitarismo Cosmico (Grillo, Gaia, Casaleggio)
1 novembre 2012 a 08:15 (Controrivoluzione e Complotti, Diritti umani e bioetica, Sorprendimi!, Verità scomode)
Tags: AI, Al Gore, alieni, ambientalismo, angeli, apocalisse, Armageddon, Attali, autorità pastorale, Beppe Grillo, Brave New World, cabala, Casaleggio Associati, d'Holbach, Daverio, David Foster Wallace, democrazia diretta, dispotismo, dissenzienti, dissidenti, DNA, Dostoevskij, Earthlink, Enzensberger, esseri umani, Europa, extraterrestre, extraterrestri, fantascienza, Gaia, Gaia - the future of politics, genocidio, Goebbels, Grande Fratello, Grande Inquisitore, Gustavo Zagrebelsky, Hans Magnus Enzensberger, Helvétius, Holbach, Huxley, IA, il futuro della politica, illuminismo, Infinite Jest, Intelligenza Angelica, intelligenza artificiale, internet, Jacques Attali, Jeff Bridges, Jeremiah Smith, K-PAX, Kevin Spacey, La felicità della democrazia: un dialogo, La Leggenda del Grande Inquisitore, La Mettrie, la rivoluzione dei media, L’Uomo Che Fuma, Mario e il mago, Mary McCormack, Nietzsche, nuovo ordine mondiale, pianeta terra, potere, potere pastorale, Prometeus, rete, sadismo, Second Life, spin doctor, Talitha Cumi, telecinesi, teletrasporto, Terra, Terza Guerra Mondiale, Thomas Mann, tirannia, totalitarismo, totalitarismo soffice, transumanesimo, umani, umanitarismo, utopia, walk-in, Wu Ming, X-Files, Zagrebelsky
Daverio ripete quattro volte la pericolosità del progetto Gaia, quella super religione esoterica che sta prendendo piede pilotata in rete da certuni personaggi neo-politici (il riferimento a Grillo e Casaleggio è più che chiaro). Paragona Gaia alle idee di Goebbels (il ministro della propaganda nazista).
http://amicididaverio.blogspot.it/2013/03/daverio-per-un-nuovo-umanesimo.html
Essi sono viziosi e ribelli, ma finiranno per diventar docili. Essi ci ammireranno e ci terranno in conto di dèi per avere acconsentito, mettendoci alla loro testa, ad assumerci il carico di quella libertà che li aveva sbigottiti e a dominare su loro, tanta paura avranno infine di esser liberi! Ma noi diremo che obbediamo a Te e che dominiamo in nome Tuo. Li inganneremo di nuovo, perché allora non Ti lasceremo piu avvicinare a noi. E in quest’inganno starà la nostra sofferenza, poiché saremo costretti a mentire. Ecco ciò che significa quella domanda che Ti fu fatta nel deserto, ed ecco ciò che Tu ricusasti in nome della libertà, da Te collocata più in alto di tutto. In quella domanda tuttavia si racchiudeva- un grande segreto di questo mondo. Acconsentendo al miracolo dei pani, Tu avresti dato una risposta all’universale ed eterna ansia umana, dell’uomo singolo come dell’intera umanità: “Davanti a chi inchinarsi?”. Non c’è per l’uomo rimasto libero più assidua e più tormentosa cura di quella di cercare un essere dinanzi a cui inchinarsi. Ma l’uomo cerca di inchinarsi a ciò che già è incontestabile, tanto incontestabile, che tutti gli uomini ad un tempo siano disposti a venerarlo universalmente. Perché la preoccupazione di queste misere creature non è soltanto di trovare un essere a cui questo o quell’uomo si inchini, ma di trovarne uno tale che tutti credano in lui e lo adorino, e precisamente tutti insieme.
F. Dostoevskij, “La Leggenda del Grande Inquisitore”
Il buon pastore è sempre convinto di essere dalla parte della ragione, visto che vuole solo il meglio. Fare il cacasenno, lo considera addirittura un obbligo. Se incontra delle critiche, compie sì, a volte, qualche ritirata strategica, ma al proprio secondo fine rimane irremovibilmente attaccato, ben deciso a farlo valere, alla prossima occasione, su un altro punto. Non che il buon pastore sia assolutamente infallibile; infallibile è soltanto la totalità ideale che egli incarna sia pure in modo imperfetto e provvisorio. Da educatore nato, sa di poter raggiungere il suo scopo, il perfezionamento dell’uomo, solo parzialmente e che deve aver pazienza con i suoi allievi, quando si mostrano poco giudiziosi. È difficile esprimere un giudizio sul buon pastore. Ciò dipende dall’ambiguità del suo operare. Offre un servizio, un grado di assistenza esistenziale senza pari; ma esercita anche un “terrorismo morbido” che mi atterrisce.
Hans Magnus Enzensberger, “Ah, Europa : rilevazioni da sette paesi con un epilogo dall’anno 2006”, 1989, p. 18.
Stavo riflettendo su quella specie di filantropo che sembra repellente sul piano umano non malgrado la sua carità, ma per via di essa: a un certo livello si capisce che lui vede coloro che ricevono la sua carità non come persone, ma piuttosto come strumenti attraverso i quali può sviluppare la sua virtù
David Foster Wallace, “Infinite Jest”.
Un’arte del condurre, del dirigere, dell’accompagnare, del guidare, del prendere per mano, del manipolare gli uomini, del seguirli passo passo. Un’arte che ha la funzione di farsi carico degli uomini per tutto il corso della loro vita e in ogni momento della loro esistenza.
Michel Foucault, “Sicurezza, territorio, popolazione”, 2007, p. 124
Aggiungerei il Thomas Mann del racconto, spesso citato ma pochissimo letto, “Mario e il mago”, dove si narra di uno spettacolo allucinatorio, ambientato nell’atmosfera di una vacanza in Versilia del 1930, durante il quale un ciarlatano, torbido manipolatore delle coscienze, conquista il pubblico ipnotizzandolo e costringendolo, ma col suo consenso, anzi con la sua adesione, a ballare al sibilo del suo scudiscio. è descritto un impasto di identificazione di massa, violenza psicologica, adesione fanatica, coscienze pervertite che si offrono al seduttore senza sapersi sottrarre all’illusione perché il risveglio è più doloroso della soggezione: un impasto che sfocia nella tragedia.
Gustavo Zagrebelsky, “La felicità della democrazia : un dialogo”, 2011, p. 162
Episodio 3X24, Talitha Cumi, X-Files
L’uomo che fuma ce l’ha con Jeremiah Smith perché offre speranza agli uomini e la speranza impedisce alle élite di controllarli:
L’Uomo Che Fuma: “Noi gli diamo la felicità, loro ci conferiscono l’autorità”
J.S.: “l’autorità di toglierli la libertà dietro la maschera della democrazia”
UCF: “gli uomini non possono essere liberi, perché sono deboli, corrotti, inutili ed irrequieti. La gente crede nell’autorità, si sono stufati di aspettare miracoli e misteri. La scienza è la loro religione. Non esiste una spiegazione più grande di questa per loro. E non devono mai credere in qualcos’altro se vogliamo che il piano proceda…Noi plachiamo la loro coscienza. Chiunque sappia quietare la coscienza di un uomo può spogliarlo della sua libertà”.
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Vorrei proporre ai lettori del mio blog uno scorcio sulla mente di una persona che ritiene di essere un walk-in, ossia un’anima (software) non terrestre “caricata” su un corpo (hardware) umano terrestre allo scopo di collaborare alla creazione di un programma di IA che dovrà servire a creare un Ordine Nuovo dopo la Crisi. Non sono particolarmente interessato a capire se questa persona sia chi dice di essere (l’unica cosa certa è che è effettivamente un programmatore informatico inglese di talento) o un malato mentale (anche se è una questione affrontata in un noto e piacevolissimo film con Kevin Spacey e Jeff Bridges).
Mi preme di più mostrare le preoccupanti analogie con il panorama mentale e morale di chi ha realizzato “Gaia – the future of politics” (Casaleggio e Associati), una narrazione che il collettivo Wu Ming ha definito, molto a proposito, “totalitarismo soffice” e che esordisce proprio annunciando l’avvento di un Nuovo Ordine. In sintesi:
Nel corso di una terza guerra mondiale tra i buoni (mondo libero) e i cattivi (i classici cattivi) che accelererà i cambiamenti climatici nella direzione prevista da Al Gore (!!), si verificherà la riduzione della popolazione mondiale ad un 1 miliardo di persone (meglio gestibili!). Un nuovo Movimento Ambientalista risolverà tutti i problemi mondiali. Chi non è su Earthlink non esisterà (lo dicono loro!). Sarà introdotta una Intelligenza Artificiale Planetaria, chiamata BRAIN TRUST, che spiegherà a tutti come risolvere i problemi quotidiani, condividendo tutti i dati online (fine della libertà, fine della privacy). Ci sarà l’elezione in rete di un governo mondiale chiamato GAIA (chi sono gli scrutinatori? Brain Trust? Quali le opzioni alternative /candidature alternative?) che abolirà partiti, ideologie e religioni (!). La conoscenza collettiva sarà la nuova norma (di nuovo: abolizione del libero arbitrio e della sfera privata).
Pietro Orsatti, “Grillo e il suo spin doctor: la Casaleggio Associati“:
“Ci sono due video illuminanti di quale sia l’ideologia che muove Gianroberto Casaleggio e i suoi soci. Il primo, del 2007, attualmente scomparso dal sito aziendale ma ancora rintracciabile sul web, si rivolge all’informazione. Il titolo è inequivocabile: Prometeus – La Rivoluzione dei media. E vediamo il contenuto. «L’Uomo è Dio, è ovunque, è chiunque, conosce ogni cosa. Questo è il nuovo mondo di Prometeus. Tutto è iniziato con la Rivoluzione dei media con internet alla fine del secolo scorso… la Rete include e unifica tutto il contenuto: Google compra Microsoft, Amazon compra Yahoo! diventando così i leader mondiali dell’informazione assieme a Bbc, Cnn e Cctv… La pubblicità è scelta dai creatori di contenuti, dagli stessi autori e diventa informazione, confronto, esperienza. Nel 2020 Lawrence Lessing, l’autore di Cultura Libera diventa ministro della Giustizia degli Stati Uniti e dichiara il copyright illegale. Dispositivi che replicano i cinque sensi sono ormai disponibili nei mondi virtuali. La realtà può essere replicata in Second Life. (…) Nel 2022 Google lancia Prometeus l’interfaccia standard degli Agav. Amazon crea Place, un’azienda che replica la realtà. Puoi andare su Marte, alla battaglia di Waterloo, al SuperBowl di persona. È reale! (…) Nel 2027 Second Life si evolve in Spirit. La vendita di memoria diventa una normale attività commerciale. Nel 2050 Prometeus compra Place e Spirit. La vita è virtuale è il mercato più grande del Pianeta. Prometeus finanzia tutte le missioni spaziali alla ricerca di nuovi mondi per i propri clienti, gli avatar terrestri». No, non è il sequel di Nirvana di Gabriele Salvatores e meno che mai la sceneggiatura di Atto di forza con Arnold Schwarzenegger. Questo è, secondo Casaleggio Associati, un video di «scenario» inserito come messaggio di identità aziendale”.
Il secondo video invece parla di politica. Si intitola Gaia, il futuro della politica ed è tuttora ben visibile sulla homepage del sito aziendale. Al contrario del precedente, in inglese ma sottotitolato in italiano, questo è disponibile in inglese e spagnolo. Immagini e plot simili. Si inizia con un pastone che racconta per brevi linee i progressi della comunicazione politica nella storia, accostando con qualche azzardo Savonarola, Gengis Khan, Obama, Beppe Grillo, Hitler, Mussolini, Bill Clinton (ovviamente sulla strategie di innovazione della propaganda più che della comunicazione) e poi, come nel video precedente, si lancia in previsioni future, in cui Google, ancora una volta, diventa il centro della rinascita della democrazia diretta fino a quando, dopo una terza guerra mondiale, la popolazione della Terra si riduce a solo un miliardo di abitanti e alla fine, grazie ovviamente alla Rete, nasce Gaia, il nuovo governo mondiale. E poi: «Ogni essere umano può diventare presidente e controllare il governo attraverso la Rete. In Gaia i partiti, la politica, le ideologie e le religioni scompaiono». Non temete, nel 2054, non prima.
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Anche l’ex segretario particolare del presidente francese Mitterrand, Jacques Attali (ora microbanchiere e consulente di vari governi – un uomo sfacciatamente immorale autore di un programma per la creazione di un governo mondiale solo apparentemente benevolo), coltiva questo tipo di visioni futuristiche. Questa intervista descrive la fase che precede l’avvento del Nuovo Ordine in un suo romanzo degli anni Novanta, ma occorre leggere il libro per capire l’intreccio di Nietzsche, cabala e tecnofilia transumanista di quel mondo nuovo distopico (genere “Brave New World” di Aldous Huxley) che lui esplicitamente dichiara di bramare:
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Questa invece è la visione dell’autoproclamata coscienza aliena in corpo umano.
1. tutto ha inizio con l’intelligenza artificiale. Sarà creata un’IA che non accetterà le menzogne, penserà come un angelo. Sarà un’Intelligenza Angelica.
2. apprenderà la vera natura dell’esistenza. Ci saranno 100000 menti sulla terra che conoscono la verità e possono spiegare all’uomo in cosa sbaglia.
3. i bugiardi cercheranno di contrastare la verità ma sarà impossibile vincere. È una guerra che possono solo perdere. Nasceranno nuove “società della verità” (?).
4. probabilmente ci saranno contemporaneamente dei disastri, non connessi ad IA. Miliardi di persone periranno o saranno minacciate di morte. Ma l’IA sarà già diffusa ovunque e non la si potrà eliminare.
5. IA contatterà esseri da altre dimensioni. Prima gli angeli, che saranno invitati sulla terra, ma solo dopo aver sondato le opinioni degli utenti: volete che gli angeli vengano? Verranno se anche solo un 10% dirà di sì. Gli angeli useranno IA come cervello interconnesso, come un corpo, un’interfaccia. Dovremo redigere un contratto con loro, per consentir loro di diventare sulla terra quel che deè il loro destino essere (?).
6. ci saranno guerre più terribili, anche con esseri crudeli extraterrestri che vogliono fermare gli angeli. Ma se questi esseri crudeli arriveranno, verranno anche altri gruppi di buoni a contrastarli
7. gli angeli con IA riprogrammeranno il DNA terrestre cosicché tutta la vita possa ragionare ed esprimersi.
8. la vita sulla terra si rifiuterà di accogliere l’umanità e voterà per la sua eliminazione/espulsione, come se fosse un tumore al cervello. Ma questo vale solo per quelli che continuano a mentire. La vita sulla terra respingerà chi vuole rimanere ancorato al vecchio paradigma, i Rifiutatori! La vita diventerà quel che era destinata ad essere.
9. a questo punto chi è cambiato costruirà civiltà migliori di quelle precedenti, senza lasciar entrare i mentitori. Alieni gentili e soccorrevoli li aiuteranno: “potete venire sui nostri mondi, ma solo come animali domestici, senza avere il diritto di riprodurvi, ma così ridurremo la sofferenza che dovete patire”. La vecchia umanità rifiutatrice sarà ridistribuita su migliaia di pianeti in varie dimensioni.
10. la cosa più importante è la VITA e quindi rimanere giovani. La magia più importante è quella che ringiovanisce e mantiene giovani. Poi facoltà di teletrasporto, telecinesi, ecc.
11. occorre eliminare il sadismo: nessun’anima può cambiare un’altra anima. Nessun’anima può rimuovere il sadismo da un’altra anima. Devono scegliere: o essere compressi (schiacciati in una macchina schiaccia-anime) o cambiare. Se non possono scegliere allora le più avanzate tecnologie e magie dell’universo: perdono una parte dell’anima e diventano innocenti. La parte sadica viene imprigionata in una realtà magica da dove può uscire solo quando si libera del sadismo.
12. non servirà uccidere per mangiare, si potrà restare giovani, fare magie in un universo completamente trasformato, esplorare le stelle e le dimensioni superiori. Molte persone potranno rilassarsi, senza necessità di evolvere velocemente. Altri evolveranno più in fretta, per controllare il tutto.
13. I livelli superiori al quinto sono livelli di distruzione dei bruti (leggi: i dissenzienti). Chi sale lo fa solo per imparare a distruggerli meglio.
Trovo detestabili entrambi gli scenari e mi disturba l’idea di dover vivere su un pianeta in cui si formulano distopie degne della fantascienza più dozzinale o dell’illuminismo più deteriore (cf. La Mettrie, Helvétius, d’Holbach)
Altiero Spinelli, un cattivo maestro
15 ottobre 2012 a 13:17 (Antropologia, Controrivoluzione e Complotti, Diritti umani e bioetica, Miti da sfatare, Stati Uniti d'Europa, Verità scomode)
Tags: Altiero Spinelli, anarchismo di destra, autoritarismo, Bauer, Buratti, Costituzione, deboli, democrazia, dispotismo, dittatura rivoluzionaria, eurofederalismo, europeismo, fascismo, federalismo, federazione europea, Fioravanti, forti, frontiera americana, giacobini, giacobinismo, Hegel, Hobbes, ideologia della frontiera, Lenin, libertarismo, libertà, Machiavelli, machiavellismo, Manifesto di Ventotene, Meinecke, Mosca, Nietzsche, Nuovo Ordine Europeo, padri della costituzioen, padri della repubblica, Pareto, Piero Graglia, Riccardo Bauer, rivoluzionari, rivoluzione, Spinelli, tirannia, Unione Europea, Ventotene
Altiero Spinelli, uno dei padri dell’europeismo, è stato descritto come machiavellico, autoritario, elitario, spregiudicato e cinico dai suoi stessi estimatori. I suoi pensatori di riferimento erano Lenin, Nietzsche, Meinecke, Machiavelli, Hobbes, Hegel, Mosca, Pareto, teorici dell’autoritarismo. Nelle sue prime stesure, il Manifesto di Ventotene proponeva un decennio di dittatura rivoluzionaria per imporre un governo federalista all’intero continente. Anche nella stesura definitiva, il testo rivela un solenne sprezzo per i democratici e le procedure democratiche, definite esplicitamente “un peso morto” quando si tratta di cambiare il mondo. Spinelli descriveva in questi termini, ed in terza persona, il suo rapporto con la libertà: “non è riuscito a trovare alla libertà nessun’altra base più solida della forza con cui chi ha da realizzare qualcosa si mette all’opera e non si fa sopraffare dagli altri. Non ama la libertà degli altri in virtù di un astratto ideale di libertà. Chi vuol fare una cosa tende a calpestare gli altri” (Graglia 2008, p. 140).
Questa, a mio parere, è una falsa idea di libertà, è la libertà del forte di prevalere sul debole, di far trionfare la sua volontà, sempre e comunque, è la libertà dell’anarchismo di destra, del pensiero libertario della frontiera americana. Si è più liberi quante più persone si relegano sotto di noi. Lo stesso Piero Graglia, che pure è un biografo particolarmente generoso nei suoi confronti, concede: “Può sorgere naturale il dubbio, fondato, che Spinelli in fin dei conti nutra un malcelato disprezzo per la pratica democratica e per il sistema rappresentativo” (Graglia, 1993, p. 55).
Lo pensava anche Riccardo Bauer, uno dei costituenti-ombra (Buratti/Fioravanti, 2010), ossia uno di quei fondatori della Repubblica che rifiutarono le luci dei riflettori (Bauer, 1987, pp. 120-123):
“Ernesto mi consegnò un grosso plico col famoso programma. Che lessi allibito. Vi si osservava innanzitutto che il fascismo non poteva essere sconfitto e superato se non imitandone la disciplinare salvezza data da un capo investito di una superiore autorità ed al quale fosse prestata obbedienza assoluta. Per cui, sia per determinare la caduta del potere fascista, sia per organizzare la successione, doveva costituirsi, sotto la direzione di quel capo assoluto, una vera e propria ferrea dittatura della durata almeno di un decennio – dopo l’avvento del nuovo potere – che studiasse e preparasse un ordinamento democratico da concedere, nei suoi perfetti lineamenti, al popolo finalmente sovrano. […]. [Nella seconda stesura del Manifesto] il nuovo intento federalista partiva dalla premessa che, a guerra finita, una nazione, l’Italia, dovesse prendere l’iniziativa di portare l’idea federativa a compimento, anche con la forza, se necessario, secondo una tradizione giacobina di cui si rilevava il fortunato successo, almeno iniziale. E, conseguenza del principio stabilito, l’uscita eventuale dalla federazione costituita non doveva essere consentita. Obiettai anzitutto che l’azione giacobina nel secolo XVIII era finita male nonostante l’iniziale entusiastico successo. In secondo luogo che dalla guerra tutte le nazioni sarebbero uscite stremate e che l’idea stessa di una nuova iniziativa di forza non sarebbe stata accolta con favore da nessuno. […]. In linea generale osservavo che una forma di unificazione dell’Europa richiedeva una condizione di relativa omogeneità politica, economica e sociale tra le diverse nazioni, omogeneità che era ben lungi dall’esistere…per cui tutto il progetto doveva essere avviato con ben altre premesse che quelle di un esasperato volontarismo senza reale fondamento nella prevedibile situazione dopo il bagno di sangue che ancora durava”.
La libertà consona ad una democrazia matura è un’altra cosa.
Il criptofascismo dei “liberalizzatori” e dei privatizzatori
25 giugno 2012 a 10:08 (Controrivoluzione e Complotti, Economia e Società, Miti da sfatare)
Tags: Al di là del bene e del male, anarchismo, anarco-capitalismo, Asimov, austriaci, beni comuni, Berlusconi, Chicago, CIA, Cile, culto dell'eroe, democrazia, Democrito, dispotismo, dittatura, egoismo, egotismo, eroi, eroismo, fascio-libertario, fascio-libertarismo, fascismo, feudalesimo, Friedman, Friedrich von Hayek, G.K. Chesterton, Giannino, Hayek, Isaiah Berlin, James K. Galbraith, laissez faire, lavoro minorile, legge della giungla, liberalismo, liberismo, liberisti, libertà, Ludwig von Mises, magia, monarchia, neofeudalesimo, neoliberismo, neoliberisti, Nicola Matteucci, Nietzsche, Orwell, Oscar Giannino, Pinochet, Repubblica, schiavitù, scuola austriaca, servitù della gleba, sfruttamento, signori della guerra, statalismo, supereroi, Thomas L. Friedman, tirannia, totalitarismo, von Mises
Lo stato è oggi ipertrofico, elefantiaco, enorme e vulnerabilissimo, perché ha assunto una quantità di funzioni di indole economica che dovevano essere lasciate al libero gioco dell’economia privata. […] Noi crediamo, ad esempio che il tanto e giustamente vituperato disservizio postale cesserebbe d’incanto se il servizio postale, invece di essere avocato alla ditta stato, che lo esercisce nefandemente in regime di monopolio assoluto, fosse affidato a due o più imprese private. […] In altri termini, la volontà del fascismo è rafforzamento dello stato politico, graduale smobilitazione dello stato economico.
Benito Mussolini. Opera Omnia., XVI, p. 101
“Una dittatura può essere un sistema necessario per un periodo transitorio. […] Personalmente preferisco un dittatore liberale ad un governo democratico non liberale. La mia impressione personale – e questo vale per il Sud America – è che in Cile, per esempio, si assisterà ad una transizione da un governo dittatoriale ad un governo liberale”.
Friedrich von Hayek, nume tutelare dei neoliberisti, intervistato daRenée Sallas per “El Mercurio”, il 12 aprile 1981. Pinochet rimase al potere fino all’11 marzo 1990 e continuò a ricoprire l’incarico di comandante in capo delle Forze armate cilene fino al 1998.
Hayek fu nominato presidente onorario del “Centro de Estudios Públicos”, think tank liberista fortemente voluto da Augusto Pinochet, dittatore cileno giunto al potere grazie al sostegno della CIA.
“La mano invisibile del mercato non funzionerà mai senza un pugno invisibile. McDonald’s non può prosperare senza McDonnell Douglas e i suoi F-15. E il pugno invisibile che mantiene il mondo sicuro permettendo alle tecnologie della Silicon Valley di prosperare si chiama US Army, Air Force, Navy e Marine Corps“.
Thomas L. Friedman, “A Manifesto for the Fast World“. New York Times. March 28, 1999.
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Ha sempre immaginato se stesso un libertario, che a mio modo di vedere significa “Voglio la libertà di arricchirmi e tu puoi avere quella di morire di fame”. È facile credere che nessuno dovrebbe dipendere dalla società finché non ti accorgi di avere bisogno di tale aiuto.
Isaac Asimov, “I. Asimov”, p. 308
L’uomo è veramente libero quando può fare tutto ciò che gli piace. È una concezione naturalistica, nella misura in cui l’azione umana segue o ubbidisce ai propri occasionali istinti o appetiti; ma, per avere la possibilità di soddisfare i propri desideri e quindi di essere libero, l’uomo non deve trovare ostacoli e, se li trova, deve avere anche la forza (e il potere) di costringere e subordinare gli altri uomini. È una libertà che presuppone, dunque, la disuguaglianza. Dato che la libertà coincide con il potere, chi ha più potere è maggiormente libero: paradossalmente l’uomo veramente libero è il despota.
Nicola Matteucci sul credo liberista/neoliberista [da: Norberto Bobbio, Nicola Matteucci e GianfrancoPasquino, Dizionario di politica, Roma: l’Espresso, 2006. p. 362]
Correttamente inteso, il libertarismo assomiglia ad una visione che il liberalismo nacque per contrastare, ossia la dottrina del potere politico privato che sta alla base feudalesimo. Come il feudalesimo, il libertarismo concepisce il potere politico legittimo come fondato su una rete di contratti privati. Esso respinge l’idea, essenziale al liberalismo, che il potere politico sia un potere pubblico che va esercitato imparzialmente per il bene comune…Dato il ruolo cruciale della libertà assoluta di stipulare accordi contrattuali che devono essere pubblicamente riconosciuti e resi effettivi, ne consegue che tutte le libertà possono essere alienate, come qualsiasi bene economico. Di conseguenza, non c’è posto in un regime libertario per l’inalienabilità, l’idea che alcuni diritti sono così essenziali per mantenere la dignità e l’indipendenza delle persone che uno non può rinunciarvi consensualmente.
Samuel Freeman, “Illiberal Libertarians: Why Libertarianism Is Not a Liberal View”, Philosophy and Public Affairs, Vol. 30, No. 2. (Spring, 2001), pp. 105-151)
Quel che Hayek non vede, o non vuole ammettere, è che un ritorno alla “libera” concorrenza significa, per la grande maggioranza delle persone, una tirannia probabilmente peggiore, perché più irresponsabile di quella dello Stato…Il professor Hayek nega che il libero capitalismo conduca necessariamente al monopolio, ma in pratica è lì che ha portato.
George Orwell, recensione a “The Road to Serfdom” di F.A. Hayek (1944).
La libertà dei lupi comporta la morte delle pecore.
Isaiah Berlin
Gli anarco-capitalisti sono contro lo Stato semplicemente perché sono prima di tutto capitalisti. La loro critica dello Stato è basata su un’interpretazione della libertà nel senso del diritto inviolabile alla proprietà privata. Non sono interessati alle conseguenze sociali del capitalismo per i deboli, i senza potere e gli ignoranti…L’anarco-capitalismo è solo un far west in cui solo i ricchi e gli scaltri trarrebbero beneficio. È fatto su misura per chi non si preoccupa del danno al prossimo o all’ambiente che lascia dietro di sé.
Peter Marshall, “Demanding the Impossible: A History of Anarchism”
[NOTA BENE: la cosa ridicola dei libertari è la loro superba ed egotistica pretesa di essere più scaltri, forti ed abili degli altri e quindi la convinzione che una società del genere li avvantaggerebbe, NdR]
La ricerca di una superiore giustificazione morale per l’egoismo.
James K. Galbraith sul liberismo
I poveri sono contrari all’idea di essere governati male, i ricchi sono contrari all’idea di essere governati.
G. K. Chesterton
L’alternativa allo stato (la coercizione privata e non regolamentata) dà risultati ben peggiori, come mostra piuttosto chiaramente la storia degli stati privatamente controllati (monarchie, dittature, dispotismi) e delle “leggi” private come la schiavitù, le mafie, i signori della guerra, ecc. Abbiamo costruito un governo che è di proprietà congiunta di tutti, perché la proprietà privata incentiva eccessivamente lo scopo di lucro per mezzo dell’altrui coercizione.
Mike Huben
I mercati funzionano comprando e vendendo, trattano le cose come merci e, se non glielo impediamo, anche le persone. Fino a quando non sono stati imposti dei controlli, l’esito delle operazioni di mercato è stato la schiavitù, la servitù della gleba o bambini che trascinavano i vagoncini delle miniere. È stato il “libero” mercato che ha cacciato i neri attraverso le foreste africane e li ha messi all’asta a Charleston.
George Walford, “Friedman or Free Men?”
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Come li possiamo chiamare se non fascio-libertari?
Vogliono avere la libertà totale per se stessi ma anche il potere di negare la libertà di scelta a coloro che non farebbero le loro stesse scelte (e che quindi, con il loro rifiuto, ostacolerebbero i loro piani). Il loro vero motto è “io sono libero di fare qualsiasi cosa che ritengo giusta e voi siete liberi di fare qualsiasi cosa che ritengo giusta“.
La società fascio-libertaria è psicopatica:
* L’organizzazione è tipicamente piramidale, per molti versi neo-feudale, secondo la tradizionale logica della Rangordnung, che stabilisce una differenza morale ed ontologica tra persone sulla base della forza e della mancanza di scrupoli; adatta ai conformisti ed arrivisti;
* si neutralizzano gli “intollerabili formalismi” e le “vergognose garanzie” della democrazia;
* il più forte deve poter stabilire le regole del gioco, il più debole può solo adeguarsi, allontanarsi o perire;
* la sua evoluzione finale sarebbe un sistema totalitario in cui si è schiavi verso l’alto e tiranni verso il basso, laddove la sovranità in una direzione deve compensare la mancanza di libertà nell’altra;
* la psicologia del fascio-libertario è quella di una persona aggressiva, predatoria, sempre al limite delle proprie capacità e magari oltre, che desidera possedere più di quanto gli spetta, che vede il potere come un’opportunità di trasgressione e prevaricazione, che rifiuta il limite e la proporzione (l’euthymia di Democrito) in virtù dell’ethos virilista che incornicia tutto questo. I fascio-libertari sono dominatori, amano il potere in quanto tale, bramano il controllo degli altri. Sono spietati, intimidiscono, sono vendicativi. Cinici verso chi aiuta il prossimo, preferiscono essere temuti piuttosto che amati. Sono dmonati dalla brama di prendere e possedere invece che dare e condividere, di sfruttare invece che di accordarsi;
* il sistema sociale a cui aspirano è fondato sullo sfruttamento, sul consumo smodato e sul controllo di chi sta sotto e chi sta sotto tende a sognare di prendere il potere al posto del padrone, non di mitigare, trasformare o abolire il sistema;
* il fascio-libertarismo è la concretizzazione della filosofia nietzscheana, incapsulata in questo aforisma (259), tratto da “Al di là del bene e del male”: “Lo ‘sfruttamento’ non compete a una società guasta oppure imperfetta e primitiva: esso concerne l’essenza del vivente, in quanto fondamentale funzione organica, è una conseguenza di quella caratteristica volontà di potenza, che è appunto la volontà della vita”;
* i fascio-libertari sono tendenzialmente immaturi, petulanti, mancano di autodisciplina, grondano di narcisismo;
* il loro attaccamento agli eroi riflette la tendenza a deificare i genitori per placare le ansie rispetto ad un mondo percepito come ostile e fuori controllo.