http://www.antrocom.net/upload/sub/antrocom/040108/12-Antrocom.pdf
Il sale sulle ferite dell’umanità. L’imbarazzante vitalità di un’antropologia misantropica
20 marzo 2016 a 11:09 (Antropologia, Verità scomode)
Tags: antropologia, determinismo genetico, eugenetica, Galton, luoghi comuni, misantropia, natura umana, Nietzsche, Oetzi, paleoantropologia, pregiudizi, primatologia, riduzionismo biologico, violenza
Odifreddi, il negazionismo e i due olocausti
18 ottobre 2013 a 17:40 (Miti da sfatare, Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto, Verità scomode)
Tags: and Historical Understanding, antisemitismo, Augias, Auschwitz, Benjamin Netanyahu, camere a gas, campi di sterminio, capro espiatorio, complotto ebraico, congiura plutocratica, dissonanza cognitiva, Ebrei, ebreo errante, Einsatzgruppen, gas, genocidio, gentili, giudaico-massonica, Israele, lager, nazismo, negazionismo, negazionisti, Netanyahu, Odifreddi, olocausto, Palestina, Palestinesi, pregiudizi, Revisionism, Riotta, Samuel Crowell, sarin, Secondo Olocausto, Shoah, sionismo, Siria, slavi, sperimentazioni, sterminio, storiografia, Terzo Reich, The Gas Chamber of Sherlock Holmes: And Other Writings on the Holocaust, verità di stato, verità storica
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La nostra sola giustificazione, se ne abbiamo una, è di parlare in nome di tutti coloro che non possono farlo.
Albert Camus, da “L’artista e il suo tempo”
Sottoscrivo ogni singolo punto toccato dal commentatore Metul:
In sintesi, la questione è semplice: è lecito il dubbio in una indagine storica?
A cosa si ridurrebbe la Storia senza il dubbio e la volontà di ricerca?
Il problema non è l’esistenza delle camere a gas, ma imporre per Legge che un fatto sia “certezza storica”.
Lo studio della Shoah è un tema delicato.
La stessa “unicità di questo orrore” che lo rende diverso da tutti gli altri stermini è oggetto di discussione tra gli storici.
Introduce surrettiziamente una classifica delle stragi.
Chi scrive condivide in toto l’opinione – prego notare il sostantivo – di Primo Levi. La Shoah rimane – per ora – un unicum.
La Shoah – e questo dimostra che 70 anni da questo orrore sono un istante – è una ferita che non si rimarginerà più. Ed è stata ferita – attraverso il dolore indicibile degli ebrei – l’umanità intera.
E’ un dato di fatto, però, che chiunque tenti un approccio storiografico non conforme all’ortodossia – che non significa negazionismo – viene immediatamente infangato.
Per quanto riguarda la tesi che le nostre conoscenze storiche siano mediate da film e letteratura, ricordo che in Italia sino al 1979 – anno in cui venne trasmesse la mini serie Tv Olocausto – la maggior parte della popolazione ignorava l’esistenza del dramma o ne aveva una idea vaga. La miniserie ebbe il merito di allargare la platea, prima ristretta all’ambito storiografico. Il risultato è che l’indagine storica sulla Shoah deve per forza essere anche emotiva (comprensibile per i milioni di persone che ne vennero travolte) bandendo il dubbio.
Credo che la Shoah sia ancora magma della nostra cronaca recente che ancora deve cristallizzarsi in Storia.
Spiace che persone come Riotta oppure Augias abbiano frainteso. E mi si permetta: uno con un tweet, l’altro con un sms. Dimostrando con lo strumento usato quanto tempo abbiano deciso di dedicare a un tema enorme.
Se fraintendono loro, non c’è speranza per gli altri.
Da ieri, il Prof. Odifreddi è un negazionista. Punto. Lo abbiamo classificato senza appello con un tweet. Nessun dubbio.
In questo il Dott. Augias ha torto: non ci dovrebbe essere un limite alla decenza, ma all’indecenza.
http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2013/10/17/che-cose-la-verita/comment-page-1/#comments
Questo è un tema che mi sta particolarmente a cuore, perché ho iniziato a bloggare essenzialmente per due ragioni, alle quali ho dedicato due categorie specifiche, fin dal principio. Una era “cambiamento climatico”, l’altra era “secondo olocausto”. Sono i miei due marchi di fabbrica. Me le sono trascinate dietro dal vecchio al nuovo blog, perché le ritenevo essenziali.
http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/verso-un-secondo-olocausto.html
http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/michael-seifert-e-adolf-eichmann-il.html
La prima categoria serviva per avvertire che in caso di ibernazione solare saremmo andati incontro ad una probabile glaciazione. L’ibernazione si sta verificando e tra pochi anni ne affronteremo le conseguenze (essendo completamente impreparati).
La seconda per avvertire che i tabù che circondavano le politiche di Israele e l’Olocausto (in particolare la Giornata della Memoria) stavano facendo montare una tale ondata di livore contro i sionisti che la corda rischiava di spezzarsi.
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/02/israele-la-destabilizzazione-del-medio-oriente-ed-il-neonazismo/
La questione siriana ha dimostrato che gli Stati Uniti non seguiranno Israele nelle sue “avventure” mediorientali e prima di qualche anno Israele e gli ebrei nel mondo ne affronteranno le conseguenze (essendo completamente impreparati).
I suddetti tabù stanno spingendo Israele sull’orlo del baratro. È un semplice meccanismo psicologico collettivo. La dissonanza cognitiva tra realtà e rappresentazione della realtà produce uno stress emotivo che prima o poi deve trovare uno sfogo e un capro espiatorio.
Io non voglio che gli ebrei (e con loro i palestinesi) accettino passivamente il loro ruolo di capri espiatori, come se fosse un destino biblico ineluttabile, ma è quello che sta succedendo. Non sarò complice di questa mostruosità, neppure indirettamente. Se le città israeliane saranno un giorno vetrificate, io soffrirò moltissimo, ma non voglio essere tra quelli che sono stati zitti per paura dei giudizi e malignità altrui.
Non lo faccio in nome dei miei antenati marrani, lo faccio in nome della mia coscienza.
A differenza di moltissime altre persone, ho cercato di vagliare il dibattito sull’olocausto ( = giudeocidio rituale), tra i negazionisti, i revisionisti e i loro critici.
Quest’analisi ha messo in discussione alcune delle mie più granitiche convinzioni. [Lo stesso è accaduto sulla faccenda del cambiamento climatico: ero un serrista]
Ora ritengo di avere solide ragioni per affermare che:
– ad Auschwitz e negli altri campi sono morti più gentili che ebrei;
– 6 milioni è una cifra inventata di sana pianta (oltre 4 milioni è più verosimile);
– è probabile che la maggior parte dei morti sia stata causata dagli stenti, dalle malattie, dalla consunzione, dalle sperimentazioni di massa, dalle marce della morte e dalle esecuzioni sommarie in giro per l’Europa (Einsatzgruppen).
– sulle camere a gas non mi sono mai espresso perché esistono delle incongruenze relative a questa questione che non so spiegare. Non posso dare ragione ai negazionisti, perché il caso non è chiuso, anche se loro sono convinti che lo sia. Ma al tempo stesso non posso, in tutta onestà, dire che il problema non esiste. Sull’uso del gas nell'”eutanasia” (es. Hartheim) accetto la posizione ufficiale, perché la ritengo assodata. Su altri aspetti della questione sono costretto a sospendere il giudizio, pur provando ribrezzo per le motivazioni retrostanti a certi revisionismi storici (ma non per quelle di ebrei, comunisti ed antifascisti che esprimono dubbi su certi elementi chiave della faccenda). Ad ogni buon conto, se anche un giorno si scoprisse che le incongruenze sono reali e siamo stati tutti vittime di un gigantesco abbaglio, come è già successo in passato (o nel presente: si pensi a tutte le persone straconvinte che sia sempre più caldo, anche se le temperature globali sono stabili da 15-17 anni a seconda delle misurazioni, e pronte ad attaccare chiunque faccia loro notare che si sbagliano), sarebbe ridicolo accusare gli ebrei anche di questo. Non è mai esistito un complotto ebraico di alcun genere. Se di mistificazione si deve parlare, allora questa è nata già negli ambienti nazisti e polacchi non ebraici e tendenzialmente antisemiti intorno al 1942, ed è stata poi sfruttata da certi ambienti sionisti e sovietici (per minimizzare gli orrori di Katyn), ai danni degli ebrei.
Se, e ribadisco SE, il revisionismo dovesse un giorno trionfare, gli ebrei non dovranno diventare nuovamente un capro espiatorio. Loro, come tutti, sono stati manipolati da ingegni psicopatici intenti a perseguire il proprio interesse ad ogni costo, senza alcuno scrupolo.
“Eleva marcatamente il livello qualitativo delle tesi negazioniste” (Robert Jan van Pelt, accademico di riferimento tra i critici dei revisionismi/negazionismi dell’Olocausto)
Prefazione e intervista a Simon Crowell, accademico, strenuamente anti-nazista e anti-razzista, revisionista:
http://www.ninebandedbooks.com/pdf/sherlock_presskit.pdf
L’ossessione per il gas è comunque morbosa e inquietante e riaffiora nella disputa sull’uso del sarin in Siria, da parte del regime o dei ribelli, come una maledizione, come se fosse il discrimine finale in una guerra civile tra 4 o 5 fazioni che si massacrano a vicenda.
La potenza simbolico-evocativa del gas, in una società in cui i bambini vengono allevati nella paura dell’annientamento e in uno stato di assedio permanente
Il culto dell’Olocausto e la fissazione per le camere a gas – degli uni e degli altri – è un culto di morte e può solo condannare a morte chi lo officia ritualmente, senza discernimento.
All’umanità serve il culto dei giusti tra le nazioni, il culto della vita e di chi la preserva:
http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/i-giusti-tra-le-nazioni-salvare.html
A me comunque basta difendere il diritto di Odifreddi di prendere quella posizione scomoda, nella speranza che i dibattiti possano non essere censurati in partenza.
Non è in ogni caso ammissibile che queste affermazioni possano configurarsi come un reato!
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/12/04/ciascuno-di-noi-non-ha-forse-il-sacrosanto-diritto-di-negare-i-crimini-israeliani-e-della-nato/
Ai miei occhi, non c’è che differenza tra ammazzare la gente nelle camere a gas o farla morire di stenti. Che siano 3-4-6-9 milioni gli ebrei ammazzati, non dovrebbe fare alcuna differenza sul giudizio di condanna assoluta. La Shoah/Olocausto è stata un evento unico nella storia.
A differenza della storiografia mainstream, io sono persuaso che il progetto occulto del nazismo fosse quello di sterminare tutti gli ebrei e la guerra dovesse servire appunto a quello (oltre che a satollare le oligarchie mondiali).
http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/la-famiglia-bush-e-il-terzo-reich.html
Non è detto che questo progetto fosse realmente noto all’infuori di certi circoli “esclusivi”
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/10/19/sulluso-del-termine-olocausto-e-sulluniversalita-del-nazismo-odifreddi-ecc-parte-ii/
Se i nazisti avessero vinto la guerra l’Olocausto sarebbe stato completato. Il fatto che intendessero sopprimere anche 20-30 milioni di slavi non ebrei a guerra conclusa non toglie nulla alla validità del criterio di genocidio applicato all’Olocausto e all’unicità dell’evento.
C’è ancora molto da capire di quell’evento, ma per qualche ragione si vuole occultare invece di disvelare, si accusa di negazionismo chiunque cerchi di andare più a fondo. Qualcuno [non solo sionista] preferisce che la verità resti celata.
Perciò trovo intollerabile che si voglia introdurre un reato che può solo far nascere sospetti che si stia cercando di nascondere qualcosa e che questo qualcuno che censura sia l’Eterno Ebreo, animatore ultimo della congiura plutocratica giudaico-massonica.
Netanyahu, le sue manie demografico-razziali e il suo profilo psicologico
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/11/22/cosa-spinge-netanyahu-a-fare-quello-che-fa-il-rapporto-con-un-padre-molto-particolare/
causeranno verosimilmente un olocausto di ebrei, arabi, persiani (ecc.) e non riesco a darmi pace di questo: è come vedere un tuo amico (non certo Netanyahu) che si sta autodistruggendo e non sai come fermarlo, lo avvisi, litighi e alla fine ti senti impotente e sai che comunque proverai un forte senso di colpa, anche se le hai tentate tutte.
Un fenomeno analogo sta accadendo in Germania, dove Angela Merkel sta usando la Shoah/Olocausto per ammaestrare/addomesticare milioni di tedeschi che non possono essere ritenuti colpevoli per le infamie commesse da altri tedeschi diverse generazioni fa (la teutonofobia non è un razzismo più ammissibile degli altri)
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/02/05/no-angela-hai-torto-come-sempre/
*****
P.S. Mi rivolgo a chi può aver sospettato che “non ho le palle di dire quel che penso riguardo alle camere a gas” (è successo).
Se fosse così non avrei sollevato la questione. Non esprimo un giudizio “definitivo” sulla questione perché sono incerto e sono incerto perché ho studiato questa questione abbastanza da dover concludere che sono ignorante in materia (so di non sapere), ma non a sufficienza da poter dire “hanno ragione questi”, oppure “hanno ragione quelli”.
Davvero non lo so e proprio per questo vorrei che certi nodi venissero affrontati.
Ripeto, non per pignoleria e non per sminuire la gravità dell’evento, ma perché il nostro futuro (non solo quello di Israele, della Palestina e degli ebrei nel loro complesso) dipende dalla nostra corretta comprensione del passato e dal nostro coraggio di affrontarne lo studio senza porre dei tabù.
Omosessualità, islam ed europa
3 dicembre 2012 a 08:00 (Diritti umani e bioetica, Miti da sfatare, Sorprendimi!, Verso un Mondo Nuovo)
Tags: AIDS, Algeria, antropologia, buddhismo, buddismo, Calem, contratto, coppie di fatto, coppie omosessuali, Corano, diritti civili, diritti fondamentali, discriminazioni, effemminati, Francia, gay, imam, Islam, karma, Le coran et la chair, Ludovic Mohammed Zahed, Maometto, matrimonio, misoginia, moschea, musulmani, nozze, omofobia, omosessuali, orientamento sessuale, Parigi, pregiudizi, religione, Sacramento, sieropositivo, tabù, Tibet, tradizione, unione civile, unione religiosa
Ho notato una certa ritrosia da parte di molti blogger eterosessuali ad occuparsi di questioni relative ai diritti dei loro fratelli omosessuali (fratelli nell’umanità). Io stesso non mi sono degnato di farmi sfiorare dall’idea di farlo. Tempo di cambiare, tempo di comportarsi da fratello e non da estraneo.
Articolo di Gaelle Roux tratto dal sito France24 del 30 marzo 2012, liberamente tradotto da Marco Galvagno.
“Ludovic Mohammed Zahed, il primo musulmano francese a essersi sposato religiosamente con un uomo, ha appena pubblicato “Le Coran et la Chair” (Il Corano e la carne). Racconta il suo percorso difficile e ci rivela un’audace interpretazione del Corano.
“Oggi sono convinto che se il profeta Maometto fosse vivo unirebbe in matrimonio coppie di omosessuali“.
L’autore di queste righe, Ludovic Mohammed Zahed, è un fervente musulmano, fine conoscitore del Corano, omosessuale e sposato dalla fine di febbraio con la benedizione di un imam francese a Quiya, un sudafricano, anche lui musulmano.
Nella sua opera “Le coran et la chair”, edizione Max Milo, uscito (ndr in Francia) il ventinove marzo (2012) in libreria, ci fornisce una testimonianza straziante sul percorso difficile di un omosessuale musulmano, pieno di dubbi ed umiliazioni.
“L’omosessualità […] non è una scelta e bisognerebbe essere matti per scegliere d’essere omosessuali quando si proviene dall’ambiente socio-culturale dal quale vengo”, scrive. Intellettuale brillante, scrittore dotato e militante intrepido, Ludovic Mohammed ha fatto dell’islam e dell’omosessualità, la propria ragione di vita, grazie alla sua associazione d’aiuto e difesa degli omosessuali musulmani, HM2F (Homosexuels musulmans de France), ma anche attraverso le sue ricerche universitarie. Il giovane che studia antropologia e psicologia nella prestigiosa École des hautes études en sciences sociales (EHESS) e sta preparando da diversi anni una tesi di dottorato appunto su islam e omosessualità.
Bastonate per imparare a essere un uomo
Nato in Algeria, nel 1977, Ludovic Mohammed è il secondo di tre fratelli. All’età di 3 anni i suoi genitori lasciano l’Algeria per trasferirsi nella regione parigina. La famiglia tornerà nel proprio paese solo l’estate durante le vacanze e durante la difficile situazione algerina degli anni 90.
Ludovic Mohammed è un bambino timido ed effeminato. “Ero una via di mezzo: un po’ bambino un po’ bambina”, si rende conto, a otto anni. Ma suo padre, una canaglia maschilista, e suo fratello non ci sentono da questo lato… Ho passato la mia infanzia con un padre che mi diceva che ero solo una femminuccia, una bambinetta, un piagnucolone. Per insegnarli a essere un uomo il fratello maggiore lo picchia di santa ragione fino a spaccargli il naso. Aveva vergogna di avere un fratello malato.
In cerca della propria identità
L’adolescente s’immerge nella religione, preso a carico da un gruppo di salafiti, impara a memoria in arabo una parte del Corano, prega cinque volte al giorno, osserva scrupolosamente gli insegnamenti dei maestri.
Ma anche là i suoi modi considerati troppo effeminati finiscono con il disturbare “i fratelli” che lo emarginano dalla comunità. Siamo nel 1995, l’ Algeria s’impantana nella guerra civile. Il 30 gennaio un camion pieno d’esplosivi devasta il centro d’Algeri. Quarantadue persone perdono la vita. L’attentato è rivendicato dal gruppo salafita GIA.
Deserto spirituale
Quel giorno mi sono sentito sconvolto al solo pensiero che quella gente aveva anche solo una qualche vaga parentela con me. L’attentato e l’esclusione dal gruppo dei salafiti algerini segnano l’inizio di un lunghissimo deserto spirituale. Quindici anni durante i quali rifiuterà violentemente l’islam.
A ventun anni confessa alla famiglia di essere omosessuale. Sua madre é inconsolabile per vari mesi, ma suo padre, proprio lui che per anni, non rivolgeva nemmeno la parola a quel figlio ritenuto poco virile, risponde: “é così, capisco, bisogna accettare”, una mano tesa, alla fine benevola. A quell’epoca Ludovic Mohammed è sieropositivo da due anni.
Nonostante la rottura con i salafiti, la sete di spiritualità gli cova dentro. Il giovane per un breve periodo si avvicina al buddismo. “Mi sono reso conto che l’omofobia e la misoginia sono presenti ovunque” aggiunge con lo sguardo fisso dietro gli occhiali rotondi. A poco a poco l’islam prende di nuovo piede in lui.
“Ho ricominciato a poco a poco a pregare e poi sono andato per la prima volta a fare il pellegrinaggio alla Mecca, alle fonti dell’Islam per riappropriarmi della mia religione. Ho riscoperto una pace interiore che avevo perso dall’infanzia”. Dopo essere tornato in Francia fonda l’associazione “Les Enfants du sida” per la quale viaggia in tutto il mondo per un anno.
“Mi sono reso conto d’essere una persona buona, asserisce oggi. Ho capito anche che potevo essere omosessuale e praticare la mia religione”. Fonda allora una seconda associazione Hm2F (omosessuali musulmani francesi).
L’etica islamica attuale condanna questo orientamento sessuale, ma in effetti niente nel Corano lo vieta. Del resto nel corso dei secoli i musulmani non concepivano l’omosessualità come abominio, come vizio assoluto come invece fanno ora.
La pace
Sul tema islam e omosessualità Ludovic Mohammed è inesauribile: “L’omosessualità non ha niente contro natura, secondo una certa rappresentazione dell’islam, al contrario […]”, scrive così nel Coran et la chair. H2Mf lo porta a viaggiare soprattutto in Sud Africa dove partecipa a una conferenza organizzata da un’associazione simile alla sua, fondata da un ex imam, che scoprendosi omosessuale, ha divorziato e si è consacrato all’organizzazione.
Ludovic ha incontrato Quiyammuden. Si sono sposati civilmente nel giugno 2011, il matrimonio legale in Sud Africa non è riconosciuto in Francia, poi nell’ottobre dello stesso anno, si trasferiscono alla periferia di Parigi. E li che il 18 febbraio celebrano religiosamente la loro unione, la prima in Francia.
Nonostante le lungaggini amministrative per ottenere i documenti per Quiyamuden, nonostante le email e le minacce telefoniche dopo che ha deciso di vivere alla luce del sole islam e l’omosessualità, Ludovic Mohammed ha infine trovato pace.
“Sono pacificato” afferma con un lieve sorriso disegnato sulle labbra. “Potrei andarmene domani, alla fine sono sereno”.
Testo originale: Concilier islam et homosexualité. Le combat de Ludovic Mohammed Zahed
L’esecutivo francese ha approvato un progetto di legge per consentire il matrimonio omosessuale e permettere l’adozione alle coppie gay. L’organizzazione Calem , prima associazione europea che difende i diritti degli omosessuali di fede islamica, ha fatto molte pressioni per ottenere questa controversa norma. Un impegno che nasce dalla storia personale di Ludovic Mohamed Zahed, fondatore di questo gruppo. Questo ragazzo francese di origine algerina si è sposato con il suo compagno qualche anno fa in Sudafrica, ha celebrato la sua unione in Francia, alla presenza di un Imam, e aspetta di poter riconoscere le nozze anche nel suo Paese.
È stato difficile accettare la tua omosessualità?
All’ inizio non è stato facile. L’Islam mi è sempre interessato molto, sia perché fa parte della mia identità, sia perché è la mia guida morale e spirituale. Sono cresciuto in una famiglia musulmana non particolarmente praticante e mi sono avvicinato alla religione per una scelta personale. Durante la mia adolescenza, frequentavo la moschea e studiavo il Corano per memorizzarlo. A diciotto anni, quando ho scoperto di essere omosessuale, mi sono iniziato a domandare perché la mia religione, che avevo sempre considerato universale ed ecumenica, escludesse alcune persone a causa dell’orientamento sessuale. Quando mi sono trasferito in Francia, ho vissuto da omosessuale per un certo periodo, senza praticare la mia religione, ma non ero felice.
Questa sofferenza ha cambiato la tua opinione sull’Islam?
Ho imparato a distinguere tra religione e tradizione. Avevo appreso l’Islam in un ambiente conservatore e questo mi aveva allontanato dalla fede, perché mi sentivo escluso dalla comunità. Ho perciò cercato di ritrovare la mia spiritualità in un’altra filosofia di vita e ho fatto un pellegrinaggio in Tibet per approfondire la mia conoscenza del Buddismo. Tuttavia, anche in quel contesto, ho scoperto che c’erano delle idee e degli atteggiamenti omofobi e misogini. Ad esempio, alcuni monaci mi hanno detto che le persone, quando non hanno un “buon karma”, si reincarnano in un corpo femminile. Così sono tornato in Francia e ho ricominciato ad approfondire la mia conoscenza dell’Islam.
Come hai fatto a convincerti che non c’è contraddizione tra omosessualità e Islam?
Ho conosciuto alcuni membri dell’organizzazione “David and Jonathan”, un gruppo che difende i diritti degli omosessuali cristiani, e ho capito che dovevo studiare meglio la mia religione. Ho letto molto sulla storia dell’Islam, in particolare alcuni libri che trattano della presenza di omosessuali nel periodo di Maometto. Alcuni di loro partecipavano alla vita di diverse famiglie e il loro orientamento sessuale era, a volte, tollerato o accettato. Secondo alcune interpretazioni di un Hadith di Abu Dawood (libro 32, 4095), lo stesso Profeta avrebbe ammesso un “mukhannath” (effemminato o eunuco) alla presenza delle sue mogli per un certo periodo. Nel 2010 ho fondato l’organizzazione per i diritti dei musulmani omosessuali Calem. Ora prego cinque volte al giorno e studio il Corano. Recentemente ho fatto un pellegrinaggio alla Mecca.
Che tipo di discriminazioni subiscono i ragazzi omosessuali che aiutate in Francia?
Ci sono delle differenze tra gli omosessuali islamici che ho conosciuto in Algeria e in Francia. Nel Paese africano molti si nascondono, in Europa è più facile parlare. Tuttavia esistono delle discriminazioni anche in Francia. Una ricerca IFOP ha evidenziato che più del 75% dei musulmani francesi considera l’omosessualità un tabù. I musulmani più giovani sono invece più aperti e soltanto il 29% condivide questa opinione. In generale, molti dei problemi vengono dalla famiglia. La nostra sfida più importante è convincere i genitori che non c’è nulla di male ad avere un figlio omosessuale.
Che valore ha avuto per te il matrimonio?
Nella tradizione islamica, il matrimonio è un contratto, una testimonianza di fedeltà di fronte alla comunità, non un sacramento. Per me e mio marito è stata una festa ed una promessa pubblica di amore. Ovviamente, per noi il matrimonio ha anche un valore religioso e perciò abbiamo voluto la presenza di un Imam alla cerimonia. Inoltre volevamo dare un segnale a tanti altri musulmani che sono discriminati a causa del loro orientamento sessuale e dimostrare che si può essere gay e praticare la propria fede.
http://mondo.panorama.it/tra-istanbul-e-il-cairo/matrimonio-gay-Imam-Ludovic-Mohamed-Zahed
Lacrimogeni al ministero di Grazia e Giustizia: ha ragione il questore
17 novembre 2012 a 14:25 (Miti da sfatare)
Tags: bias, caduta, carta stampata, complottismo, eversione, forze dell'ordine, giornalismo, giornalisti, informazione, lacrimogeni, manifestanti, media, Ministero di Grazia e Giustizia, pensiero di gruppo, polizia, preconcetti, pregiudizi, proteste, questore, rimbalzi, Roma, scetticismo, strumentalizzazione, studenti, telegiornali, verità
Ero partito molto prevenuto in quanto la versione ufficiale mi sembrava ridicola e avevo messo in dubbio il giudizio di un amico che affermava che il rimbalzo c’era. Mi ha indicato dove lo vedeva: ho visionato un’altra volta e non ho potuto fare a meno di ricredermi e dargli ragione.
Sono sicuro che lo può fare chiunque. Non fate le pecore e ragionate con la vostra testa! Lo scetticismo dev’essere a 360 gradi, altrimenti diventa complottismo.
A 37″ c’è il rimbalzo, chiaro come il sole, per chi lo vuol vedere.
Non è possibile che questa falsa interpretazione degli eventi possa essere strumentalizzata per fomentare la violenza eversiva e non è possibile che l’informazione in Italia abbia raggiunto un tale livello di degrado, salvo alcune eccezioni. Se continueremo a pensare che le forze dell’ordine sono sempre e comunque fasciste, avremo già perso la partita (e faremo la figura dei fanatici).
Il lavaggio del cervello che stanno subendo i tedeschi (e tutti gli altri)
30 luglio 2012 a 09:51 (Controrivoluzione e Complotti, Economia e Società, Miti da sfatare, Verità scomode)
Tags: Auschwitz, austerità, Bild, Contro i miti etnici, Die Zeit, etnocentrismo, fanatismo, Germania, giornalismo, inflessibilità, informazione, Kurt Tucholsky, media, Merkel, nazionalismo, paranoia, preconcetti, pregiudizi, propaganda, razzismo, rigore, Robert Misik, sadismo, Schettino, Spagna, Spiegel, tedeschi, teutonofobia
Da tempo sostengo che i Tedeschi stanno subendo una tremenda manipolazione delle coscienze e che la teutonofobia mediterranea è ingiustificata, perché i principali responsabili del disastro europeo non sono i comuni cittadini tedeschi (o la maggioranza di cittadini greci che ha fatto il suo dovere), in gran parte impossibilitati a formarsi un giudizio ragionato ed informato su quel che sta succedendo, al pari della vasta maggioranza della popolazione mondiale. C’è al potere, nel mondo, un’oligarchia che si spaccia per europeista ed umanitaria ma non ha alcuna lealtà che trascenda l’egotismo e l’interesse di casta.
Fortunatamente un numero crescente di giornalisti coscienziosi se ne stanno rendendo conto.
Nella crisi dell’euro i mezzi di comunicazione tedeschi ripetono all’unisono i pregiudizi e le frasi fatte sugli altri paesi e hanno un ruolo decisivo nella contestata politica di Angela Merkel.
Di recente sulla sua copertina la rivista inglese New Statesman definiva Angela Merkel come “Europe’s Most Dangerous Leader” [la “Leader più pericolosa d’Europa]. Nelle pagine interne della rivista la cancelliera veniva addirittura definita la “persona più pericolosa del mondo” e si concludeva con questa sintesi: “Con il suo rifiuto a cambiare e con la sua determinazione a mantenere la politica di rigore über alles, Merkel sta distruggendo il progetto europeo, impoverendo i vicini della Germania e rischiando una nuova depressione mondiale. Bisogna evitarlo”.
Sì, in queste frasi la tendenza dei giornalisti per il superlativo è piuttosto evidente. Tuttavia gli autori dicono chiaramente quello che in quasi tutta Europa si pensa della cancelliera tedesca e del suo sadismo fiscale, così come del rifiuto della Germania di spegnere questo incendio adottando delle misure energiche.
Ma c’è un paese in cui si pensa in modo diametralmente opposto, la Germania. Di solito in materia di politica europea, quando si parla della “posizione tedesca” o della “posizione francese”, si parla della posizione del governo. Ma nella crisi attuale in Germania esiste un consenso fra il governo, l’opinione pubblica e quasi tutti i media, a tal punto che l’opposizione non osa nemmeno più opporsi.
E quando la cancelliera è costretta a deviare di qualche millimetro dalla sua posizione fondamentalista, come in occasione dell’ultimo vertice europeo, deve subire dure critiche. Merkel “si è piegata” e i grandi media si chiedono spaventati: “Chi pagherà il conto?”
Eh sì, da molto tempo non è più solo la Bild con titoli alti dieci centimetri a gridare: “Ancora altro denaro per i greci rovinati? La Bild dice no!” Da qualche mese anche la stampa ritenuta oggettiva e seria, la cosiddetta stampa normale, sembra aver adottato la stessa posizione.
Spesso è in frasi accessorie, apparentemente anonime, che si esprime in modo più evidente questo consenso nazionale, questo sciovinismo che sottomette l’Europa a una prova di verità. In espressioni come “i paesi indebitati” o “poco seri”, che si indirizzano ovviamente agli stati meridionali della zona euro – “la Spagna indebitata”. Ma, un attimo, a quanto ammonta il debito pubblico della Spagna? All’inizio dell’anno corrispondeva al 68 per cento del pil spagnolo. A titolo di paragone quello della Germania era dell’81 per cento. Allora, chi è “il paese indebitato”?
Nel bel mezzo del reportage del programma Heute-journal della rete pubblica Zdf sulle elezioni greche si può sentire questa frase: “Il peggio è stato evitato all’ultimo momento”. Il peggio sarebbe stata la vittoria di Syriza, la coalizione di sinistra, ed stato evitato grazie alla vittoria dei conservatori, quella banda di ladri che ha portato il paese alla situazione attuale. Due minuti dopo un altro servizio e un altro inviato. Questa volta si parla del G20 e si può sentire: “Gli altri vogliono il denaro dei tedeschi”.
Quando si passa sulle altre reti si sentono ovunque frasi del genere, che contribuiscono ad alimentare questa situazione. I mezzi di comunicazione sembrano suonare tutti la stessa musica. I giornalisti non sembrano neanche più rendersi conto di fare propaganda, e utilizzano formule che da molto tempo sono diventate dei luoghi comuni.
Anche il settimanale Die Zeit non vede alcun problema a utilizzare un titolo a caratteri cubitali: “Il mondo intero vuole il nostro denaro”. Forse il giornalismo più miserabile è quello che si crede oggettivo e che invece non fa altro che diffondere i pregiudizi locali.
Ovviamente ci sono anche altre voci, che con grande pazienza ricordano che finora la Germania è riuscita a cavarsela piuttosto bene a spese degli altri e che ha la sua parte di responsabilità negli attuali squilibri economici, che possiamo lottare contro la crisi solo se riusciremo a sopprimere i difetti della costruzione della zona euro e che è assurdo parlare degli immaginari “limiti delle capacità tedesche”, quando in realtà i costi della crisi sono esagerati. Ovviamente queste voci ragionevoli esistono e formano delle macchie di colore in un’atmosfera piuttosto grigia.
Si può analizzare tutto ciò e cercare di capire. Ma di fatto in questa atmosfera non è certo facile rimproverare a Merkel di rimanere troppo concentrata sul rigore. O criticare i socialdemocratici per non essere in grado di condurre una vera politica di opposizione. In questa atmosfera di esaltazione nazionale non deve di certo stupire che i responsabili politici se vogliono essere eletti – o rieletti – non si allontanano di un millimetro dai soliti luoghi comuni.
Ripetere semplici pregiudizi, diffondere le formule di propaganda più seducenti, ben lontano da qualunque logica economica, comportarsi come se si fosse dei visionari o semplicemente non correre rischi urlando insieme agli altri, ecco quello che ha fatto la grande maggioranza della stampa tedesca durante questa crisi dell’euro. Ma dove diavolo è finito il Kurt Tucholsky [giornalista e uomo di satira considerato come una delle coscienze morali della Repubblica di Weimar] che riuscirà a farsi beffe di questa triste stampa?
http://www.presseurop.eu/it/content/article/2333541-ranghi-serrati-dietro-la-cancelliera