Il 54% degli europei non si fida dell’informazione ufficiale sull’Ucraina

Provate a immaginare…se la Russia avesse abbattuto il governo canadese

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

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Just imagine… If Russia had toppled the Canadian government

by Neil Clark

“Provate a immaginare se il governo democraticamente eletto del Canada fosse stato rovesciato in un colpo di stato finanziato dai russi, in cui estremisti della destra radicale e neo-nazisti avessero svolto un ruolo di primo piano; se il nuovo ‘governo’ eletto a Ottawa avesse [tentato, NdR] di annullare la legge che dà lo status di lingua ufficiale al francese, nominato un oligarca miliardario a governare il Quebec e firmato un accordo di associazione commerciale con un blocco di nazioni guidato da Mosca.

Provate a immaginare …

Se la Russia avesse speso 5 miliardi dollari per un cambio di regime in Canada e poi una delle principali società energetiche canadesi avesse nominato nel suo consiglio di amministrazione il figlio del vicepresidente russo.

[…].

Provate a immaginare …

Se nel 2003 la Russia e i suoi più stretti alleati avessero lanciato un’invasione militare su vasta scala di un paese ricco di petrolio nel Medio Oriente, dopo aver affermato che il paese possedeva armi di distruzione di massa che minacciavano il mondo e che poi queste non fossero mai state rinvenute; se fino a 1 milione di persone fossero state uccise nel massacro che ha seguito l’invasione e che il paese fosse ancora in subbuglio oltre 10 anni dopo; se le imprese russe avessero tratto vantaggio dalla ricostruzione successiva al “cambio di regime”.

Provate a immaginare …

Se i giornalisti filo-russi che avevano fedelmente ripetuto a pappagallo le tesi pro-invasione russa del tal paese del Medio Oriente nel 2003 non si scusassero, né mostrassero alcun segno di contrizione, nonostante l’enorme numero di morti; e invece continuassero a esercitare le loro professioni ben pagate per propagandare altre guerre illegali e ingerenze in altri paesi indipendenti e si permettessero pure di attaccare quei giornalisti onesti che non avevano spacciato menzogne in favore della guerra.

Provate a immaginare …

Se più di quaranta persone che protestavano contro il governo centrale fossero state bruciate da estremisti filo-governativi in Venezuela; se il governo venezuelano avesse lanciato un’offensiva militare contro persone che protestavano per una maggiore autonomia / federalizzazione dopo le visite da parte del capo dell’intelligence russa e di Dmitry Medvedev a Caracas .

Provate a immaginare ….

Se lo scorso agosto oltre seicento persone accampate per protestare contro il governo di Minsk in Bielorussia fossero state massacrati dalle forze armate; se questa primavera i tribunali in Bielorussia avessero comminato condanne a morte per oltre 600 sostenitori dei partiti di opposizione.

Provate a immaginare ….

Se la Russia avesse trascorso gli anni successivi alla fine del Guerra Fredda accerchiando gli Stati Uniti con basi militari e spingendosi fino a invitare Canada e Messico a partecipare ad un’alleanza militare russa; se all’inizio di questo mese la Russia avesse effettuato importanti esercitazioni militari in Messico.

Provate a immaginare ….

Se avessimo ascoltato le chiamate telefoniche trapelate tra un funzionario di alto rango del ministero russo degli Affari Esteri e l’ambasciatore russo in Canada in cui si discuteva chi dovrebbe far parte di un governo canadese; se il loro candidato fosse successivamente diventato il nuovo primo ministro non eletto a seguito di un “cambio di regime” sponsorizzato dai russi; se un alto funzionario russo del Ministero degli Affari Esteri avesse aggiunto: “si fotta l’Unione Europea”.

Provate a immaginare …

Se la forza aerea siriana avesse bombardato un deposito di armi in Israele e anche dei convogli che i funzionari della sicurezza sostenevano trasportare armi per le forze anti-governative in Siria.

Provate a immaginare …

Se leader politici russi avessero partecipato a proteste di piazza anti-austerità in Europa occidentale, avessero distribuito biscotti a coloro che protestavano e appoggiato la richiesta dei manifestanti che i propri governi si dimettessero.

Immaginare cosa sarebbe successo se uno qualunque degli eventi di cui sopra si fosse verificato ed esaminare quanto è successo in realtà è altamente istruttivo, in quanto ci mostra ciò che non va nel mondo attuale“.

La crisi egiziana in 23 cinguettii – il vaso di Pandora è scoperchiato

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  1. – il regime golpista s’inventa un legame tra Fratelli Musulmani e Al Qaeda: a quando l’accusa di detenere armi di distruzione di massa?
  2. – sto ancora aspettando le prove del legame tra Al Qaeda e Saddam Hussein: dovremo aspettare all’infinito anche in questo caso?
  3. – Morsi non uccideva, non arrestava in massa, non torturava. L’esercito sì, prima e dopo di lui. Chi è terrorista?
  4. – la costituzione approvata con un referendum a dicembre 2012 conteneva le stesse disposizioni sulla Sharia della costituzione del 1971. Com’è che il “popolo” si è convertito al laicismo nel giro di pochi mesi?
  5. – la moglie del Videla egiziano, al-Sisi, indossa il niqab (velo integrale): è questo il campione dell’anti-islamismo?
  6. – il premier egiziano ad interim ha raccomandato lo scioglimento dei Fratelli Musulmani, giusto per impedire che possano trionfare nuovamente alle prossime elezioni. In genere questo si chiama fascismo. Lo facevano le dittature sudamericane contro i comunisti, i socialisti e i socialdemocratici.
  7. – nessun giornalista straniero sarà accreditato in Egitto senza l’approvazione dell’intelligence del regime e dell’esercito.
  8. – cecchini totalmente fuori controllo: sparano a donne e persino alle auto sull’autostrada per l’aeroporto http://www.independent.co.uk/news/world/africa/the-police-keep-firing-the-bodies-pile-up-in-cairo-bloodbaths-are-now-a-daily-occurrence-8771529.html
  9. – musulmani hanno formato una catena per proteggere una chiesa cristiana copta durante una messa: il mondo come potrebbe essere, se l’Occidente non continuasse a interferire https://www.facebook.com/photo.php?fbid=570460449683829&l=ea081c8eb3
  10. Lockheed Martin, Northrop Grunman, General Electric, Boeing, Sikorsky sono i principali beneficiari dei miliardi di dollari che i contribuenti americani sono stati costretti e sono ancora costretti a versare all’esercito egiziano annualmente
  11. – il fascismo che non è fascismo, la democrazia che non è democrazia, il golpe che non è golpe, il massacro che non è massacro – Orwell preveggente
  12. – Invece di usare gli idranti, Sisi è andato subito al sodo, il sodo del piombo: esperti pensano che la terribile repressione doveva servire a indurre i Fratelli Musulmani a ricorrere alla violenza, e fornire così una protesta per farsi massacrare più rapidamente e massicciamente http://www.nytimes.com/2013/08/17/world/middleeast/attacks-on-protesters-in-cairo-were-calculated-to-provoke-some-say.html?_r=0 …
  13. – al-Sisi – il Pinochet egiziano – ha accusato Morsi di aver complottato con Hamas, il nemico storico di Israele
  14. – Non funziona sempre come a Tienanmen. I tank egiziani falciano con il piombo un manifestante disarmato, invece di manovrare http://www.youtube.com/watch?v=BhaEM_2QC9g&feature=youtu.be
  15. – il messaggio a reti unificate dei media controllati dai golpisti: “L’Egitto combatte i terroristi”
  16. – Turchia, Iran, Hezbollah, Hamas schierati con Morsi / Tony Blair, neocon, sionisti, Israele, Arabia Saudita (12 milioni di dollari a fondo perduto), salafiti (destra islamista: 28% dell’elettorato egiziano che considera i fratelli musulmani moderati), leghisti e destre radicali occidentali con al-Sisi
  17. – se Morsi avesse ordinato queste stragi – prima mensili, ora quotidiane – come avrebbero reagito i leader e media occidentali?
  18. – dittatura militarista golpista sospinta da masse tripudianti che approvano il massacro degli avversari: un tempo si chiamava fascismo
  19. – dopo i primi 2 massacri “Skull&Bones” Kerry ribadiva che l’esercito era intervenuto per “ripristinare la democrazia”. Dopo i 700 morti del terzo eccidio parla di “eventi deplorevoli”. Nessuna condanna.
  20. – la Danimarca ha interrotto ogni accordo economico con l’Egitto. Obama li ha confermati.
  21. – come mai il dittatore Sisi non è il nuovo Hitler dei media occidentali, come è successo a Saddam Hussein, Gheddafi, Assad, ecc.? Forse perché sta dalla parte “giusta”? E’ il “nostro” Hitler?
  22. – i laici egiziani, che alle elezioni prendono percentuali a una cifra, hanno intenzione di ricorrere ai militari ogni volta che perdono le elezioni?

quando i soldati egiziani – in larga parte musulmani – decideranno che massacrare civili egiziani musulmani è contro la loro fede e la loro coscienza, non sarà solo al-Sisi a fare una brutta fine…hero

La crisi egiziana è l’ennesimo spolpamento di una nazione da parte del FMI e l’ennesima destabilizzazione sionista di una nazione confinante, realizzata grazie ad al-Sisi, grande amico della famiglia reale saudita, che gli ha regalato 12 MILIARDI di dollari.
L’esercito egiziano, come quello israeliano, è virtualmente parte della NATO. Ha armi NATO, soldi NATO, si esercita con la NATO. Il generale golpista è stato addestrato dalla NATO negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Israele e l’Egitto sono basi avanzate della NATO e sono pedine sacrificabili in vista di un disegno più vasto.

Non mi è invece chiara la strategia israeliana: sembra che stia compiendo un mucchio di passi falsi nella convinzione che siano quelli giusti. Pensano di essere molto più furbi di quello che sono, oppure lo sono veramente? Pensano davvero di essere loro a controllare la NATO?

Io penso che stiano mettendo a repentaglio la vita di milioni di ebrei, arabi, africani, “occidentali” innocenti. La stessa esistenza di Israele non è più certa. Perché collaborano con chi li vuole morti (es. i neocon, che vogliono far avverare l’Armagedon e Armageddon = distruzione di Israele)? Pensano che alla fine li faranno fessi? Io non prenderei mai un rischio del genere.

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Pepe Escobar ha scritto un bel pezzo in cui ricalca le “mie” posizioni MA, sul finale, si distacca e suggerisce che neppure Israele possa essere sicuro di quali siano le reali intenzioni di Sisi, che sembra più interessato al potere in quanto tale e quindi potrebbe anche disallinearsi, se gli convenisse.
Questa è un’opzione che non avevo considerato e può essere vera:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12204

Secondo me, finora, in tutte le analisi, manca la questione chiave. Sappiamo che neocon e liberal stanno combattendo la loro guerra civile americana non dichiarata in tutto il mondo e specialmente in Siria e in Egitto. I neocon vogliono lo scontro finale con l’Iran e i BRICS, i liberal preferiscono le rivoluzioni colorate, perché sanno che l’America perderebbe una guerra del genere.
Questo golpe è stato festeggiato dai neocon e quindi dovrebbe essere una sconfitta per Obama, che infatti viene sbeffeggiato dai manifestanti pro-golpe con manifesti che lo chiamano “la puttana di Morsi” (!!!).
Ma, se diamo ragione a Escobar, chi può dirsi certo che Sisi non cambierà alleanze?
E, dopo i massacri, perché i Fratelli Musulmani dovrebbero fidarsi di Obama?
Può succedere ancora di tutto, ma una cosa mi pare certa: non è un golpe anti-NATO, perché neocon e liberal sono pro-NATO e l’esercito egiziano non esisterebbe senza la NATO

L’Egitto, i bulldozer, le vittime della repressione, l’orrore del golpe – per tutti quelli che “il golpe era il male minore” (lo dicevano anche Videla e Pinochet)

La Tienanmen egiziana (700 morti – stima Reuters/New York Times) – mai complici del fascismo!

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Sono a Rabaa – scene di caos e un gran numero di morti. Ospedali da campo pieni di corpi e feriti gravi. Cecchini sparano sulla gente. Non è una operazione di rimozione degli occupanti, è un massiccio assalto militare condotto anche con mitragliatori contro civili in gran parte disarmati.

Tom Rayner, corrispondente per Sky News, twitter

Poliziotti e soldati stanno sparando sui reporter.

Erin Cunningham, inviata per il Global Post

… In realtà noi crediamo che l’amministrazione Obama sia complice del colpo di stato militare, come lo è stata in passato sostenendo la dittatura di Mubarak. È forse il compito dell’esercito “ripristinare la democrazia”? Kerry accetterebbe che il Segretario alla Difesa Hagel intervenisse per rimuovere Obama se si volgessero delle massicce proteste negli Stati Uniti? L’esercito degli Stati Uniti congelerebbe la costituzione e smantellerebbe congresso e senato? Potrebbe nominare un presidente di sua scelta? Questa retorica è molto allarmante, gli americani dovrebbero opporsi ad un’amministrazione che corrompe i loro valori appoggiando la tirannia e la dittatura.

Gehad El Haddad, portavoce dei fratelli musulmani

Il mio sostegno al movimento 30 giugno in opposizione a Morsi è cambiato dopo il colpo di stato militare, che si contrappone a tutte le conquiste e valori della rivoluzione del 25 gennaio. La sua natura mi è diventata chiara quando ho visto l’uccisione di manifestanti, la carcerazione, sequestro e sparizione forzata di migliaia di oppositori del colpo di stato e la chiusura di canali televisivi via satellite. Chiaramente i leader del colpo di stato militare hanno qualcosa da nascondere gli occhi attenti del mondo…. Forse uno dei pochi aspetti positivi del colpo di stato è che ha screditato l’asserzione che lo Stato fosse stato occupato dai fratelli musulmani sotto Morsi. I ministri incaricati della difesa, degli affari interni e esteri e molti altri ministri e titolari di alti incarichi di governo, sono tra i sostenitori del colpo di stato. Sono stati nominati dal Morsi, ma sono tutti oppositori del presidente, del suo partito e della sua comunità…. Le ripercussioni del colpo di stato sulle nascenti democrazie nel mondo arabo saranno distruttive. La gente potrebbe presto perdere la fiducia nel processo democratico, spianando la strada alla rinascita di gruppi estremisti. È terribile immaginare le conseguenze a lungo termine della frustrazione nei confronti della democrazia. Al-Qaeda e i suoi simpatizzanti hanno sempre deriso i Fratelli musulmani, dicendo che nessuna soluzione poteva venire dalle urne, ma solo attraverso proiettili. Il colpo di stato serve a rafforzare i radicali, interrompendo il corso del cambiamento pacifico.

Tawakkul Karman, Nobel nel 2011 per la sua “battaglia non violenta a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto alla piena partecipazione nell’opera di costruzione della pace”. Uno dei pochi Nobel per la Pace dissidenti

Egyptian security forces clear protest camps loyal to ousted President Mohamed Morsi, Cairo, Egypt - 14 Aug 2013

Ancora oggi ci sono in giro apologeti degli eccidi egiziani, come ce n’erano nel 1989 in Cina.

Siete spregevoli ora, come erano spregevoli i vostri predecessori. Come quelli che si esaltano per la distruzione della Siria, purché vinca la sua parte preferita e magari invocano un intervento armato: distruggere una nazione per poterla salvare!
La NATO in Siria e in Libia, le forze armate alleate della NATO in Egitto.

Con che coraggio condannate Assad e non al-Sisi, generale golpista? Solo perché i media vi hanno insegnato a disprezzare l’uno e ad apprezzare l’altro? E’ questa la vostra maturità cognitiva e morale? Bene vs. Male come nei Marvel Comics?

E voi, marxisti pro-golpe, siete d’accordo con le forze armate che arrestano gli operai delle acciaierie in sciopero?

http://menasolidaritynetwork.com/2013/08/12/egypt-appeal-for-solidarity-after-steel-workers-arrested-by-army/

Martin Rowson 16.08.13

Questo è il fascismo. Le reazioni (virtualmente inesistenti – perché Obama non ha minacciato di interrompere il gigantesco flusso di dollari che arriva annualmente all’esercito egiziano?) dei leader occidentali indicano che quello che sta succedendo in Egitto è un’anteprima di quello che accadrà in Occidente, se le popolazioni si ribelleranno all’austerità e alla dittatura dei mercati.

http://www.flickr.com/photos/mosaaberising/sets/72157635071774090/page2/

E’ quel che succede quando si arresta un presidente democraticamente eletto e lo si sostituisce con il capo delle forze armate. La situazione in Egitto non può essere risolta con eccidi a scadenza mensile (massacro dell’8 luglio, massacro del 27 luglio, massacro del 14 agosto). Il Medio Oriente e il Nord Africa sono in fiamme, l’Europa del sud è in bancarotta. L’Occidente sta militarizzando le sue forze di polizia e smantellando welfare e stato di diritto. Chi dobbiamo ringraziare se non la mafia finanziaria che ha eliminato ogni contrappeso alla competizione più sfrenata dove i forti stabiliscono le regole con cui schiacciare i deboli e i deboli sono troppo divisi per opporsi allo stillicidio? La democrazia sta scomparendo e le guerre si moltiplicano, prevedibilmente. L’unica via di uscita è eliminare le divisioni di classe, etnia, fede, ecc. e unire il genere umano contro questa minaccia esistenziale.

Euronews mostra cecchini mascherati sui tetti che sparano sulla folla, inclusi i reporter e cameraman egiziani e stranieri, uccidendo civili disarmati.

Dei 18 nuovi governatori provinciali nominati in questi giorni, la metà è composta di generali in pensione.

Tutto questo dimostra che Karman ha ragione. La stupefacente facilità e rapidità con cui i generali si sono ripresi l’Egitto mostra non c’era assolutamente alcuna possibilità che i Fratelli Musulmani potessero instaurare una dittatura, come gli oppositori li hanno accusati di voler fare: l’esercito non ha mai perso il controllo del paese. Hanno solo atteso il momento giusto per mettere fuori gioco i loro unici oppositori, i fratelli musulmani.

I quali, tra l’altro non hanno aggiunto alcun articolo islamico alla Costituzione. Le clausole aggiuntive sono state inserite dal Partito Nour degli islamisti radicali, che è schierato coi liberali nella lotta contro i fratelli musulmani (!!!).

Sorprendentemente (o forse no, forse ci vorrebbe più cinismo nei confronti della maggioranza degli occidentali) molti, in Occidente, non si chiedono come mai i nemici di Al-Qaeda siano quasi sempre i nemici di Washington

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/02/14/le-singolari-antipatie-di-al-qaeda/

e come mai i nemici dei salafiti siano quasi sempre i nemici di Israele

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/24/leader-della-rivolta-anti-assad-condivide-le-mie-preoccupazioni-sulla-siria/

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Morsi ha un dottorato in scienze dei materiali preso negli Stati Uniti, dove ha anche insegnato per un paio di anni.

Il generale golpista al-Sisi, addestrato negli Stati Uniti e nel Regno Unito, addetto militare egiziano in Arabia Saudita, ha una moglie  che indossa il niqab.

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È da almeno un anno che circolano voci di una sanguinosissima guerra civile/rivoluzione nel futuro dell’Egitto e in effetti questo sembra proprio il preludio. Gli egiziani hanno dimostrato una grandissima maturità nel 2011 e anche ora, scegliendo la strada della protesta nonviolenta. A me pare che abbiano dato una lezione di civiltà al mondo, anche se l’Occidente li tratta come umani di serie B.

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Mick Deane, ucciso dai cecchini, come pure Sohip Saad (fotografo) e Habiba Ahmed (giornalista)

Ma vedo che le cose si mettono sempre peggio.

Il generale golpista al-Sisi ha definito terroristi i suoi oppositori

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Egitto-dai-militari-appello-a-manifestazioni-venerdi-contro-il-terrorismo_32427199797.html

la Corte internazionale per i crimini nella ex-Jugoslavia ha stabilito che nessun generale jugoslavo è processabile se non esiste una prova inconfutabile che abbiano ordinato un massacro (Hitler sarebbe stato scagionato per mancanza di prove riguardo al suo ordine di perpetrare l’Olocausto) – sentenza che stabilità un precedente:

http://www.theguardian.com/law/2013/aug/13/hague-war-crimes-ruling-prosecutions-serb

Una domanda per il cosiddetto “campo laico” in Egitto: riuscirete ad assimilare i principi democratici o avete intenzione di ricorrere ai militari ogni volta che perdete le elezioni?

Altre decine di morti si sommano a quelle precedenti.

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cecchini sul tetto di uno degli edifici dell’intelligence egiziana

L’impressione è che qualcuno voglia istigare una guerra civile in Egitto, dividendo la popolazione lungo una frattura insanabile che va ben al di là della figura di Morsi e che potrebbe essere il preludio all’ennesima balcanizzazione/destabilizzazione semi-permanente di una nazione geostrategicamente fondamentale e scomoda.

Qualcuno vuole un Egitto frantumato, polarizzato, ridotto a un mosaico di settarismi, come la Libia e la Siria (e presto la Tunisia): un paese ingovernabile, diviso, debole, alla mercé dei suoi vicini.

Questo qualcuno ha trovato complicità tra i soliti privilegiati che hanno tutto da perdere da una redistribuzione delle risorse egiziane e da una progressiva opera di trasparenza sul passato regime e sulle sue connivenze.

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Chi potrà mai essere questo qualcuno?

La nomina dell’ambasciatore Robert S. Ford, già assistente di John D. Negroponte a Baghdad nel 2004/2005 e nominato a Damasco pochi mesi prima dello scoppio dell’insurrezione, nel 2011, è di pessimo auspicio: “Negroponte è una figura controversa per il suo coinvolgimento nei finanziamenti occulti ai Contras e l’occultamento degli abusi contro i diritti umani commessi da agenti addestrati dalla CIA in Honduras negli anni ottantahttp://it.wikipedia.org/wiki/John_Negroponte

http://www.nytimes.com/2013/08/05/world/middleeast/kerry-picks-former-syria-envoy-as-ambassador-to-egypt.html

Israele e l’esercito egiziano collaborano nel Sinai

http://www.repubblica.it/esteri/2013/08/10/news/egitto_gruppo_islamico_sinai_colpiti_da_raid-64581076/

e a Gaza

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Egitto-valico-Rafah-con-Gaza-chiuso-da-domani-per-fine-Ramadan_32470408039.html

Israele sta commettendo un errore fatale: destabilizzando ogni singolo paese confinante si ritroverà circondato da un odio inestinguibile. Prima o poi si formerà una coalizione di popoli arabi risoluti a porre fine una volta per tutte alle ingerenze sioniste, sconfiggendo Israele e costringendolo a più miti consigli. Purtroppo Israele non potrà mai accettare una sconfitta e la fine dei suoi sogni egemonici (cf. Grande Israele) e affonderà assieme ai suoi sogni di grandezza.

Intanto il Bahrein si prepara a classificare come terroristi i manifestanti contro il regime, con il sostegno dell’Arabia Saudita, nemica giurata dei fratelli musulmani e dell’Iran

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/12/il-bahrein-si-prepara-al-suo-tamarod-tra-nuovi-decreti-repressivi/680101/

Il precedente algerino si è concluso con 100mila morti – e non c’erano in ballo Suez e la Palestina-Sinai.

I fratelli musulmani non si faranno estromettere dalla vita politica egiziana senza lottare. Sanno che il loro futuro sarebbe la clandestinità, la persecuzione, la tortura, l’imprigionamento, la “sparizione”, come ai tempi di Mubarak e delle sue “forze di sicurezza” addestrate dall’FBI (gli americani pensano davvero che le stesse tecniche impiegate dalla CIA e dall’FBI all’estero non saranno mai impiegate contro di loro?):

http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/wikileaks/8314475/WikiLeaks-Egyptian-torturers-trained-by-FBI.html

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Il golpe in Egitto è da considerarsi come un tentativo di congelare la Primavera araba. La Fratellanza ha perso il suo avamposto più importante. Nello stesso tempo i fondi finanziari a disposizione dell’Arabia Saudita, del Kuwait e degli Emirati superano di gran lunga le disponibilità del Qatar che sostiene i Fratelli. Eppure in tutto questo c’è la possibilità di una spirale nuova. Nel triangolo Iran (sciiti) – Arabia Saudita (salafiti) – Turchia (Fratellanza musulmana) può accadere un cambio di alleati piuttosto interessante. Se prima l’Arabia Saudita si univa in alleanza alla Turchia contro il pericolo sciita, ora la base della coalizione può cambiare. A fronte della «reazione» la Fratellanza e gli sciiti possono avvicinarsi. Inoltre la vittoria della reazione in Egitto non è per niente scontata. A differenza di Nasser il generale al-Sisi non ha una propria ideologia. Quanto ai leader liberali e tecnocrati, la loro autorevolezza non basta per mantenere il potere. L’attuale governo dipende dai troppo numerosi player esterni: i miliardari che desiderano far tornare non solo il capitale investito, ma farsi risarcire le perdite subite nella rivoluzione, i militari, i liberali, le minoranze religiose e i radicali – salafiti. Il governo, semplicemente, non potrà durare con tanti interessi da considerare inderogabili.

http://networkedblogs.com/O6y3B

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Obama NON ha tagliato i finanziamenti all’esercito egiziano, la Danimarca ha interrotto ogni forma di collaborazione con il regime golpista, l’Arabia Saudita lo copre d’oro

UN’INVEROSIMILE INTERPRETAZIONE ALTERNATIVA DEGLI EVENTI
L’esercito egiziano, che è sovvenzionato dal Pentagono-Casa Bianca e collabora con Israele in ogni circostanza, sarebbe intervenuto per bloccare una sovversione dell’Egitto da parte della NATO, che è controllata dal Pentagono-Casa Bianca…

http://aurorasito.wordpress.com/2013/08/15/stato-di-emergenza-in-egitto-per-sventare-la-sovversione-della-nato/

Gli islamofobi devono pur trovare un qualche appiglio per giustificare quasi 700 morti (più i 2-300 precedenti). La ragione implode, il fanatismo abbaglia l’intelletto.

I fatti sono che Al Nour (salafiti egiziani) ha appoggiato il golpe e continua a farlo anche dopo i massacri di musulmani:
http://www.grr.rai.it/dl/grr/notizie/ContentItem-811a63d0-b287-4178-9fa0-840a2b27862c.html
Gli islamisti salafiti (la destra islamica) sono alleati dei militari contro i fratelli musulmani, non ci si può girare intorno – le loro decisioni parlano per loro:

“Fanno parte del fronte di piazza Tahrir con i giovani Tamarrud soltanto per concorrenza islamica con la Fratellanza: pensano sia il modo migliore per conquistare i cuori e le menti dei tanti musulmani egiziani delusi da Morsi. Il richiamo alla purezza dell’Islam dei primordi da parte di un movimento come quello dei Salafiti che conta secoli di Storia non è argomento di poca suggestione per tutti quei credenti che devono confrontarsi con la corruzione e le storture del consumismo. Anche nel “laico” Egitto”.

http://www.geopolitica-rivista.org/22817/i-salafiti-in-ascesa-nellegitto-del-golpe-laico/

I nemici di Assad e di Hezbollah sono anche nemici di Morsi. Uno potrebbe farci qualche riflessione al riguardo…

Giornalisti o marionette?

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Molti italiani credono che, una volta espulso dal sistema Berlusconi, l’informazione tornerà ad essere sufficientemente obiettiva. C’è gente che crede a tutto: una boiata in più, o in meno…

Già in passato ho mostrato come i media di lingua inglese ripetano a pappagallo le stesse identiche frasi, indipendentemente dal proprietario, una cosa che dovrebbe far riflettere gli anti-complottisti (se non è chiedere troppo – oligopoli dell’informazione? Boh? Ma che è?):
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/04/linformazione-in-america-in-canada-ed-in-australia-per-chi-ancora-crede-nel-giornalismo-e-nella-democrazia/

Può esistere una qualche forma di democrazia laddove il controllo dell’informazione è così accentrato?
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/01/05/chi-controlla-linformazione-in-italia-e-nel-mondo/

Fortunatamente ci sono NON POCHI giornalisti con la schiena dritta che sanno rinunciare ad una carriera redditizia quando il gioco si fa troppo sporco e la loro integrità ne risulta compromessa (non saranno mai abbastanza):
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/14/il-mito-infranto-di-al-jazeera/

Quello che vi voglio proporre è, però, ancora più stupefacente del video caricato nel primo link e sembra quasi una burla ai danni dei giornalisti – purtroppo è tutto vero e sfacciato (potete eliminare i 30 secondi di pubblicità con adblock – non serve capire l’inglese, basta ascoltare):

“Questa volta ricorderemo tutto, Professoressa Fornero” (Blicero, La Privata Repubblica)

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È a dir poco sconcertante l’imponderabile casualità della brutalità verso certe categorie di esseri umani che guida le azioni delle molte persone ancora prigioniere di una visione pre-copernicana dell’universo, in cui loro sono al centro di tutto ciò che è vero, buono e giusto. È questa antiquata visione della realtà che permette loro di premere un interruttore e spegnere la coscienza, trasformandoli, a tutti gli effetti, in sociopatici.

Chi invece non riesce a spegnere la coscienza si trova nella scomoda posizione di essere circondato da specchi: gli sfruttati, i perdenti della competizione sociale, gli Untermenschen, sono degli specchi per le loro coscienze e l’immagine riflessa è desolante, a volte repellente. Non è sempre facile far finta di niente. La filantropia è solo un palliativo. La soluzione, molto spesso, è quella di dare la colpa agli specchi, i capri espiatori delle coscienze sporche. È complicato assumersi delle colpe finché non sei costretto a farlo.

Che cosa ci insegna, al riguardo, Elsa Fornero, che gode della stima di Bersani?

Blicero, La nostra cara Fornero, La Privata Repubblica, 1 dicembre 2012

“Eccoci, Professoressa Fornero. Ministro Fornero, a rapporto. Dott.ssa Fornero, iniziamo.

Le origini working class della Fornero. Fornero e l’aspra scalata sociale. Fornero e la scalata sociale ancora possibile, negli anni del miracolo. Fornero e quel lontanissimo 1965. Fornero, allieva di III B all’istituto tecnico Luigi Einaudi, su La Stampa. Fornero, «studentessa brillante» ma «non sgobbona». Fornero, «la prima della classe» nonostante «si limiti a studiare tre ore al giorno e mai di sera». La 17enne Fornero, «costretta a coricarsi molto presto in vista di una sveglia che suona sempre all’alba». La Fornero che abitava a San Carlo Canavese, oltre Ciriè, e raggiungeva Torino col pullman che partiva alle ore 6,30. Il mazzo di fiori regalato dal prof. Allemanno alla Fornero. «Non credo di meritare tutte queste attenzioni», arrossì la Fornero. La Fornero, che magari sotto sotto apprezzava. Rivalsa sociale per Fornero.

Un Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali senza alcuna preparazione, dice il Ministro del Lavoro Fornero. Fornero: «Me lo ha chiesto Mario Monti». La Fornero e la stima imperitura per il Presidente del Consiglio. La Fornero che non può rifiutare – in un momento come questo, poi. La Fornero che obbedisce. Allez Fornero. Fornero e la macroeconomia. Fornero e l’economia del risparmio, della previdenza e dei fondi pensione. Fornero, una vita passata a studiare i «sistemi previdenziali, pubblici e privati, le riforme previdenziali, l’invecchiamento della popolazione, le scelte di pensionamento, il risparmio delle famiglie e le assicurazioni sulla vita». Fornero la «tecnica», già consigliere comunale a Torino dal 1993 al 1998, eletta con una lista a sostegno del sindaco di centrosinistra. Fornero e l’opportunità di applicare la sua scienza alla realtà – finalmente. Fornero e i sacrifici. La Fornero che piange. Le lacrime della Fornero che precipitano dagli occhi incastonati nel reticolato di rughe. La Fornero in mondovisione. Fornero e il ritorno della Politica, quella vera, sentimentale, viscerale. La Fornero che, 46 anni dopo il mazzo  di fiori del prof. Allemanno, in fondo un po’ si è messa a cercarle, queste attenzioni. La Fornero che inizia a non disdegnarle, le attenzioni.

La Fornero nelle stanze del Potere. Primadonna Fornero. La diva Fornero. La Fornero che buca media, video e l’Internet. La Fornero che «si comporta come una star». L’enfant prodige Michele Martone – ipotizzano spifferi maligni di Palazzo – mobbizzato dalla Fornero. Fornero e la battaglia delle pensioni. La Fornero e gli esodati: centomila, no, trecentomila, aspetta, forse si arriva al milione. Fermi tutti, dice Fornero. Professoressa Fornero, guardi che qui nessuno ci capisce più un cazzo. La Fornero allora si scusa, fa ammenda, tutto sommato ridimensiona: «sugli esodati abbiamo sbagliato». «Tutti sbagliamo», aggiunge la Fornero. La Fornero che poi spiega dettagliatamente: «L’errore è stato fatto perché abbiamo dovuto agire in fretta, in 20 giorni, visto che il Paese era sull’orlo di un baratro finanziario». Ma questo, si lamenta stizzita la Fornero, «la gente l’ha già dimenticato». Già, la gente tende a perdere la memoria quando scorge davanti a sé l’orrore di un futuro decimato, Ministro Fornero. La vita è agra quaggiù, Fornero.

Nessuna variabile umana nelle previsioni della Fornero. La Fornero e l’incomprensione. La Fornero che cerca di addentrarsi nel campo minato della comunicazione. Il rapporto complicato tra Fornero e parole. Il tempo delle cattedre è finito, Professoressa Fornero. Il «totem» dell’articolo 18 picconato dalla Fornero. Fornero e il licenziamento per motivi economici. Fornero e l’esenzione per i ticket sanitari ai disoccupati. Un insignificante «refuso», s’affretta a precisare la Fornero. La Fornero e l’articolo 4 della Costituzione della Repubblica italiana. «Il lavoro non è un diritto, deve essere guadagnato, anche attraverso il sacrificio», rivela la Fornero al Wall Street Journal. Fornero e le polemiche. Fornero e l’atteggiamento delle persone che «deve cambiare». Fornero e la rivoluzione culturale. Fornero e la macellazione sociale.

La Fornero e le porte del suo Ministero, «sempre aperte, anche per quelli che protestano». Fornero e il desiderio di essere invitata in piazza. L’implicita provocazione della Fornero. L’invito mai pervenuto alla Fornero. Niente bagno di folla per Fornero. La Fornero che si avvicina alle finestre dell’ufficio, scosta le tende e osserva. I 2 milioni e 870mila disoccupati per strada guardano in alto e cercano di incrociare lo sguardo della Fornero. La Fornero che serra le tende. La Fornero che torna a sedersi dietro la scrivania. Un plico per Fornero: «Disoccupazione giovanile». Il groppo nella gola della Fornero.

La Generazione Perduta™ e la Fornero. Fornero, fine analista: «Giovani e donne sono i più penalizzati perché la via italiana alla flessibilità ha riguardato solo loro, risparmiando i lavoratori più anziani e garantiti». La doppia faccia della Fornero: «Siamo il paese dei “bamboccioni”», diamine; e sarebbe anche ora «di far crescere i nostri ragazzi». I ragazzi son già cresciuti, Ministro Fornero, i ragazzi son diventati grandi: il 36,5% è senza lavoro e 2 milioni 447 mila sono precari. I ragazzi ci sono sfuggiti di mano, Professoressa Fornero. I «nostri» ragazzi, bollati come troppi «choosy» dalla Fornero. «Meglio prendere la prima offerta e poi vedere da dentro e non aspettare il posto ideale», esorta Fornero. Piccolo problema, Ministro Fornero: «dentro» non si riesce più ad entrare. Nuova ondata di polemiche sulla Fornero. La Fornero addirittura querelata. Esplosione di rabbia nei confronti della Fornero. La Fornero e la rivolta dei «choosy». I «choosy» odiano: la Fornero non può riformare.

La Fornero fraintesa. La Fornero contraddetta. La Fornero colpita dal fuoco incrociato della protesta e dagli sberleffi degli opinionisti. Fornero, la donna politica più perseguitata d’Italia. La difesa d’ufficio del Ministro della Salute, Renato Balduzzi: «Fornero ha tutta la mia solidarietà in quanto è oggetto di persecuzione». La Fornero che «affama la gente», secondo un ferroviere fiorentino. Il ferroviere che per protesta decide di saltare il pranzo (una peperonata) e lo regala al Ministro Fornero: «Chissà se si ricorda gli antichi sapori». Le papille gustative della Fornero. Accanimento giornalistico contro la Fornero. «Parlerò molto lentamente perché ogni parola dovrò pensarla, naturalmente farò degli errori, e saranno gli errori a fare i titoli», deplora Fornero in conferenza stampa. Le fughe della Fornero dalle conferenze stampa. La Fornero sommersa dalle malignità. La dignità della Fornero: «Mi dicono maestrina, o anche professorina, sono professore all’Università di Torino». Vendetta sociale per Fornero.

Scorrete lacrime, disse la Fornero. Niente fondi per i malati di Sla, e Fornero che piange ancora, questa volta dentro le mura di Palazzo Chigi. La Fornero e il lutto privato. La Fornero e la disperazione pubblica. I coccodrilli che sguazzano placidi nelle pozzanghere prodotte della Fornero. I dolori della Fornero. «Deve capire com’è difficile la vita di un ministro», svela la Fornero a Salvatore Usala. Salvatore Usala che scruta la Fornero dalla sua carrozzina tecnologica da malato di Sla. L’empatia di Salvatore Usala indirizzata alla Fornero: «Io la capisco». La frase della Fornero e le insinuazioni velenose della stampa. Nessuna smentita da parte del Ministro Fornero. La Fornero e l’esistenza travagliata della Tecnocrazia.

I dogmi della Fornero. La Fornero e la meritocrazia über alles. L’ideologia della Fornero. L’ingegneria dell’austerità e la Fornero. Fornero e il welfare, le fabbriche dismesse, i capannoni in fiamme, le proteste sui tetti, gli operai abbarbicati sulle gru, i passamontagna del Sulcis, gli elicotteri dei ministri, i celerini che caricano selvaggiamente i disoccupati/cassintegrati/licenziati, i posti di lavoro evaporati, la crescita zero, la ripresa, il tunnel, le immolazioni, l’Italia che si uccide, la morte lasciva, l’universo in fibrillazione, l’entropia e tutto il resto. Fornero e l’incertezza del diritto. Fornero e il ribaltamento delle regole. La dott.ssa Fornero che affonda il bisturi nel corpo maciullato dello Statuto dei Lavoratori. La sofferenza della Fornero. Che compito ingrato, Ministro Fornero.

La Fornero & i colleghi tecnici che hanno salvato il Paese – affossandolo. La Fornero che dice a La Stampa: «ora tocca alle imprese». Le imprese allo stremo, le imprese che resistono, le imprese strangolate dal fisco, le imprese che sopravvivono, le imprese che soccombono, le imprese che rispondono alla Fornero: «Noi, più di così, non sappiamo davvero cosa fare». Gli occhi lucidi della Fornero. L’orgoglio latente della Fornero. La Fornero e l’incrollabile convinzione: «Il ministro passa, ma la riforma resterà per un po’». E allora avanti, forza, andiamo a ritagliarci questo posto nella Storia, Ministro Fornero. Anzi, già che ci siamo: proviamo a scriverla insieme questa storia, Professorezza Fornero.

La Fornero e l’implosione dei partiti. La Fornero e l’anno in cui l’Italia tornò a essere credibile. La Fornero e i costi umani della credibilità. Lo spread e la Fornero. La Fornero e l’orlo del burrone. La Fornero e l’autunno caldo. La Fornero e il lungo inverno europeo. Il gorgo della recessione e lo spurgo della Fornero. La Fornero e il prestigio comunitario. La Fornero e la burocrazia bruxelloise. La Fornero e i regolamenti, le direttive, i fondi strutturali, il debito pubblico, i tagli lineari. La Fornero che passerà. I contorni sfumati della Fornero. Il tono compassato della Fornero. La Fornero e il timbro ieratico. I gesti della Fornero. I dolori della Fornero. La Fornero e lo slittamento inesorabile nel ripostiglio della memoria. La Fornero che verrà dimenticata. Paura dell’oblio per Fornero. La Fornero che spera di non essere dimenticata. Non lo sarà, Ministro Fornero – non così facilmente.

Ce lo ricorderemo bene, quest’anno passato con la Fornero. Ce lo ricorderemo a lungo, perché ci è stato scavato sulla pelle. Ce lo ricorderemo, e proveremo a raccontarlo.

Questa volta ricorderemo tutto, Professoressa Fornero”.

http://www.laprivatarepubblica.com/la-nostra-cara-fornero/

Lacrimogeni al ministero di Grazia e Giustizia: ha ragione il questore

Ero partito molto prevenuto in quanto la versione ufficiale mi sembrava ridicola e avevo messo in dubbio il giudizio di un amico che affermava che il rimbalzo c’era. Mi ha indicato dove lo vedeva: ho visionato un’altra volta e non ho potuto fare a meno di ricredermi e dargli ragione.

Sono sicuro che lo può fare chiunque. Non fate le pecore e ragionate con la vostra testa! Lo scetticismo dev’essere a 360 gradi, altrimenti diventa complottismo.

A 37″ c’è il rimbalzo, chiaro come il sole, per chi lo vuol vedere.

Non è possibile che questa falsa interpretazione degli eventi possa essere strumentalizzata per fomentare la violenza eversiva e non è possibile che l’informazione in Italia abbia raggiunto un tale livello di degrado, salvo alcune eccezioni. Se continueremo a pensare che le forze dell’ordine sono sempre e comunque fasciste, avremo già perso la partita (e faremo la figura dei fanatici).

I media occidentali ufficializzano l’alleanza Al Qaeda-NATO in Siria (come se nulla fosse)

E’ ormai ufficiale (quello che si sapeva ufficiosamente da tempo) migliaia di jihadisti legati ad Al-Qaeda e provenienti da tutto il mondo lottano contro Assad e la laicità dello stato siriano:
http://www.guardian.co.uk/world/2012/jul/30/al-qaida-rebels-battle-syria

Islamisti radicali con “accenti britannici” sono presenti tra le forze della coalizione che cercano di rovesciare Bashar Assad, afferma Jeroen Oerlemans, un fotografo che è stato tenuto in ostaggio in Siria per una settimana. Il Foreign Office britannico ha avviato un’indagine.

Oerlemans, un famoso giornalista e fotografo olandese, e John Cantlie, un altro fotografo dal Regno Unito, sono stati catturati da un gruppo di diverse decine di combattenti anti-Assad, quando attraversavano il confine tra la Siria e la Turchia la scorsa settimana.

“Uno dei jihadisti neri si è impanicato e ha gridato: “Questi sono i giornalisti e ora vedranno che stiamo preparando una jihad internazionale qui”, ha detto Oerlemans al quotidiano Handelsblatt. Ha anche detto che nessuno dei combattenti era siriano. “Provenivano da paesi come il Pakistan e il Bangladesh e la Cecenia e hanno detto che c’era un emiro alla testa del gruppo.”

Circa il 40 per cento dei militanti parlava inglese. Diversi, tra loro, parlavano con l’accento di Birmingham e Londra.

I due fotografi sospettavano che avrebbero chiesto un riscatto per la loro liberazione e hanno cercato di fuggire. Oerlemans è stato colpito due volte la gamba durante il tentativo fallito e Cantlie è stato ferito ad un braccio.

Poi l’esercito siriano libero li ha presi in custodia e liberati.

Non appena sarà caduto Assad, questi combattenti vogliono introdurre la legge islamica, la Sharia, in Siria“, ha detto Oerlemans.

http://www.rt.com/news/british-jihadists-fighting-syria-360/

http://www.huffingtonpost.com/2012/07/27/western-photographers-syria-kidnapped_n_1711125.html

http://www.informarexresistere.fr/2012/07/29/siria-20120728-un-giornalista-liberato-asserisce-che-non-cera-campo-nel-jihadista-nessun-siriano/#axzz226CHHzSA

Gli inviati di Channel 4 e Frankfurter Allgemeine Zeitung ci spiegano come i ribelli siriani ci spingono verso la guerra

Il giornalista britannico Alex Thomson (Channel 4) è sicuro che i membri dell’esercito siriano libero abbiano intenzionalmente portato lui e i suoi colleghi in un luogo in cui l’esercito siriano gli avrebbe sparato contro. Perché? Perché, dice Thomson, la morte dei giornalisti sarebbe stata cattiva pubblicità per Damasco.

Ecco la parte essenziale del suo racconto: “[Cercavano la strada per Damasco]. All’improvviso quattro uomini in una macchina nera ci hanno invitato a seguirli. Li seguiamo. Ci portano in un’altra strada…Questi miliziani ribelli ci dicono di seguire una strada senza uscita, al centro della terra di nessuno…Arrivano i primi proiettili, prendiamo la più vicina strada laterale in cerca di copertura. Un altro vicolo cieco. Voltiamo l’auto, di nuovo sotto il tiro dei cecchini e torniamo dove eravamo. L’auto nera era ancora lì ma sfreccia via non appena ci vede.

È piuttosto chiaro che i ribelli ci hanno incastrati per farci sparare addosso dall’esercito siriano. I giornalisti morti sono un pessimo affare per Damasco.

È diventata una certezza quando gli stessi occupanti dell’auto nera ci hanno circondati mentre i veicoli delle Nazioni Unite ci passavano a fianco per poi lasciare la città.

[leggi: gli osservatori delle Nazioni Unite avrebbero immediatamente constatato che il regime aveva ucciso dei giornalisti occidentali – ma l’inganno non è riuscito, i giornalisti sono sopravvissuti]

Alla fine siamo riusciti ad uscire e ci siamo diretti verso Damasco sulla strada giusta”.

http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/middleeast/syria/9321068/Channel-4-journalist-Alex-Thomson-says-Syria-rebels-led-me-into-death-trap.html#

*****

Intanto anche la Frankfurter Allgemeine Zeitung, uno dei quotidiani tedeschi più rispettati, comincia a dare ragione agli scettici e a mettere in discussione la versione dei massacri in Siria fornita dai ribelli ai media occidentali. Il terribile massacro di Houla è stato perpetrato dai ribelli fondamentalisti sunniti che hanno sterminato intere famiglie di sciiti ed alawiti, non dai soldati regolari siriani che invece stavano cercando di proteggere queste minoranze, per poi vedersi addossata la colpa. Il castello di carte della propaganda pro-intervento militare sta per crollare?

Diritto all’informazione e dovere di comunicazione: prospettive divergenti, convergenti o parallele?

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Diritto all’informazione e dovere di comunicazione

prospettive divergenti, convergenti o parallele?

L’incontro vuole costituire occasione di confronto su come nell’epoca di Internet il diritto all’informazione rivendicato dai cittadini trovi corrispondenza nella comunicazione garantita dai mass media e dai suoi principali attori, i giornalisti. Le due componenti non sempre sembrano convergere su prospettive e visioni comuni e anzi, sempre più spesso, si avverte una sorta di distanza fra le aspettative degli uni e le proposte degli altri, cui sembrano porre rimedio canali alternativi di comunicazione autogestita quali i blog o l’uso dei social network.

Cosa si deve intendere allora per diritto all’informazione e per dovere alla comunicazione? In che relazione si pongono queste due diversi livelli d’azione? Quanto il diritto all’informazione è soddisfatto oggi dall’esercizio della comunicazione, o meglio come il mondo della comunicazione interpreta e fa proprio il diritto all’informazione? Cosa significa essere informati e comunicare oggi? Internet e l’uso diffuso dei social network quanto hanno influenzato la percezione di questi due livelli d’azione? I mass media in generale sono ancora in grado di soddisfare la richiesta d’informazione diffusa e di fornire modelli di comunicazione indipendenti o sono anch’essi sempre più ripiegati sulle esigenze poste dalle nuove domande informative e dai nuovi modelli comunicativi imposti dalla rivoluzione telematica? Per chi opera nel mondo della comunicazione che tipo di controllo e selezione viene esercitato sulle notizie e quanto è importante la cross medialità dell’informazione? E infine, l’accesso apparentemente libero ad Internet può essere causa suo malgrado di una limitazione oggettiva del diritto d’informazione?

Sono solo alcune delle domande o suggestioni cui i partecipanti alla tavola rotonda (Stefano Fait, Alberto Faustini, Enrico Franco, Adele Gerardi, Pierangelo Giovanetti e Giampaolo Pedrotti) cercheranno di rispondere nel corso in un dibattito che si preannuncia ricco di spunti interessanti sia per i temi al centro della discussione sia per il profilo professionale dei partecipanti stessi.

La tavola rotonda è organizzata dal Club Unesco di Trento, sorto nel 2011, con la collaborazione della Biblioteca comunale di Trento e dell’Associazione «Francesco Gelmi di Caporiacco».

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foto sfocata a tutela della privacy dei partecipanti
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BOZZA DEL MIO INTERVENTO IN ANTEPRIMA

(critiche ed osservazioni sono benvenute!)

Ma ognuno di noi, in una certa misura, è ormai direttore responsabile di quella microcentrale di news che è se stesso

Michele Serra

Sondaggio dell’Eurobarometro su dati di novembre 2011:

in Italia, in un anno (autunno 2010-autunno 2011), la fiducia nella carta stampata è crollata al 34% (-6%), la sfiducia è al 53% (+2%)

Fiducia in internet al 37% (-3%), sfiducia al 40% (stabile)

TV 40%, sfiducia al 49%

Radio 39% (crollo del 10%), sfiducia 42% (+2%)

Importante, analisi sociodemografica mostra che al crescere del titolo di studio cresce la fiducia in internet

Nel 2010 il 57 percento degli Americani aveva scarsa o nessuna fiducia nella capacità e volontà dei media di fare informazione in modo obiettivo ed accurato, il livello più alto degli ultimi quarant’anni.

Un altro sondaggio riportava addirittura un 63% di sfiducia.

Dal 1998 in poi il numero degli scettici non è mai sceso sotto la soglia del 44% e dal 2006 è nettamente maggioritario.

In un sondaggio mondiale la percentuale sale al 68%. Solo il 2% pensa che i media riescano ad essere obiettivi.

Internet è il mezzo di informazione di cui ci si fida di meno ma, paradossalmente, è simultaneamente quello che si considera più affidabile. In altre parole, tutti sanno che su Internet c’è di tutto, ma molti pensano di essere in grado di trovare informazioni più affidabili che sui media ufficiali. La TV è all’ultimo posto per fiducia.

Internet è di gran lunga la più importante fonte di approvvigionamento di informazioni: 49% su scala globale. E l’11% si informa attraverso i social network. 19% in Africa. Un quarto circa degli Europei si affida alla stampa ed un altro quarto alla TV.

Dato importante, quasi ovunque i giornali locali godono di una reputazione molto migliore di quelli nazionali.

L’informazione nazionale negli Stati Uniti è controllata da 6 megaimprese: Time Warner, Walt Disney, Viacom, Rupert Murdoch’s News Corp., CBS Corporation and NBC Universal. Fino a trent’anni fa ce n’erano decine: tutte assimilate dalle ultime rimaste.

Italia al 61° posto al mondo per la libertà di stampa, dietro la Nuova Guinea

Nel suo brillante “The return of the public” (2010), Dan Hind, giornalista di fama internazionale, ha proposto una visione semplice e rivoluzionaria al tempo stesso del giornalismo del futuro. I cittadini dovrebbero poter commissionare inchieste ed articoli a giornalisti indipendenti che sarebbero pagati con un canone e che risponderebbero del loro operato direttamente ai cittadini e non più ai tycoon dell’informazione. In questo modo la stampa locale e nazionale sarebbe sottoposta a pressioni competitive virtuose, mentre ci sarebbero dei giornalisti freelance specializzati in certi campi, disposti ad approfondire tematiche che i quotidiani sono impossibilitati a seguire per un lungo periodo di tempo e globalmente (perché non è questo il loro compito). In questo modello di giornalismo civile (o civico, o pubblico che dir si voglia), chiunque avesse una certa esperienza di giornalismo potrebbe presentare delle proposte per ricevere dei fondi da impiegare in inchieste specifiche in un settore di sua competenza. Questi giornalisti civici sarebbero tenuti a presentare il loro progetto alla cittadinanza prima e dopo l’inchiesta. La loro reputazione sarebbe legata non alla testata per cui scrivono, ma alla qualità del servizio che garantiscono in prima persona ed alla loro disponibilità ad impegnarsi su temi che interessano alla gente ma sono trattati solo occasionalmente dai media ordinari.

I vantaggi sarebbero molteplici: si riconquisterebbero all’informazione quei cittadini che non leggono più i quotidiani e si sperimenterebbero nuove forme di associazionismo e partecipazione civile. La gente si dovrebbe assumere la responsabilità di formarsi una visione più obiettiva della realtà invece di limitarsi ad accusare i giornalisti di incompetenza, pressapochismo e corruzione. Questo stesso modello, se si dimostrasse efficace, potrebbe essere esteso a ricercatori scientifici ed operatori museali. La valutazione delle proposte e delle attività sarebbe affidata ad assemblee di cittadini.

Partecipando all’indagine nella selezione dei suoi ricercatori, le persone comincerebbero ad interessarsi all’informazione ed alla scienza, ossia alla conoscenza nel suo complesso, che è l’architrave di una democrazia sana, di una società civile vitale. Si abituerebbero ad interrogarsi ed informarsi invece di abbandonarsi ad una certa passività. Nascerebbero nuove questioni, nuove controversie, nuove ricerche. Politici e cittadini commetterebbero meno errori, risparmiando risorse, grazie ad una maggiore attenzione alla realtà ed una percezione più obiettiva dei fatti.

Non bisogna aver paura di ciò che è vero mentre ciò che è falso va messo in discussione. Si è liberi solo se si fa uno sforzo per restarlo elaborando le circostanze in cui ci si trova a vivere, altrimenti la libertà diventa una finzione

Alan Rusbridger, direttore del quotidiano britannico “Guardian”, si muove in questa direzione ed ha elencato le dieci regole dell’open journalism (The future of open journalism”, Guardian, 25 marzo 2012):

  1. incoraggia la partecipazione;
  2. non è un rapporto tra “noi” e “loro”;
  3. stimola il dibattito;
  4. favorisce la nascita di comunità intorno a interessi condivisi;
  5. è aperto al web;
  6. aggrega e seleziona il lavoro degli altri;
  7. ammette che i giornalisti non sono le uniche voci autorevoli e interessanti;
  8. promuove la diversità ma anche i valori comuni;
  9. riconosce che il giornale può essere l’inizio e non la fine del lavoro giornalistico;
  10. è trasparente e aperto alle osservazioni, comprese le correzioni, le spiegazioni e le aggiunte.


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