Monte dei Paschi di Siena e PD: un crollo annunciato

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Oggi su Repubblica, nel tentativo di difendere gli amati “progressisti” Scalfari sostiene che la vicenda Monte dei Paschi e’ solo panna montata. Il sistema sarebbe sano. Non si tratterebbe di limitare l’uso dei derivati, di separare lo ruolo del rischio dal risparmio, di proteggere la funzione pubblica delle Fondazioni, ossia di intervenire con riforme sistemiche. No basta fare fuori i mascalzoni che erano al vertice. In sostanza Scalfari si comporta come Craxi all’inizio di Tangentopoli: “Chiesa? Un mariuolo!”. Il fondatore di Repubblica non si accorge che “Bancopoli” e’ iniziata da tempo e Bersani invece di “sbranare” i suoi “avversari” fino a ieri sostenuti nel governo, farebbe bene a riflettere sui guasti del sistema. Altrimenti gli succede il contrario. Ovvero: da “abbiamo una Banca!” (Fassino) al melanconico “avevamo una Banca”.
Alfonso Gianni, 27 gennaio 2013

“Non c’è nessuna responsabilità del Pd, per amor di Dio: il Pd fa il Pd, le banche fanno le banche”.

Pier Luigi Bersani, 23 gennaio 2013

“Il Pd non si è mai occupato del Monte dei Paschi. Il sindaco non è il Pd, è eletto dal popolo, è un’istituzione, non c’è nulla di scandaloso e strabiliante”.

Massimo D’Alema, 24 gennaio 2013

Passare alla storia come il premier del governo dei banchieri non sarà certo piacevole, ma se il sistema creditizio italiano oltre a divenire ostaggio di una finanza opaca e massonica, oltre ad aver succhiato immense risorse dalle tasche degli italiani, oltre ad aver maltrattato imprese e clienti oggi si mostra come un verminaio di interessi inconfessabili di chi è la colpa? Solo di quel Giuseppe Mussari che il Pd non può aver licenziato se prima non lo avesse arruolato? E la lobby dei banchieri che lo ha voluto al vertice dell’Abi? E la Banca d’Italia che non si era accorta di nulla? E intanto il ministro dell’Economia Grilli di cosa si occupava, del suo bell’appartamento ai Parioli? Pagheranno sempre e solo i risparmiatori? Tra un mese si vota e sarà l’occasione più propizia che gli italiani avranno per regolare i conti con chi li ha truffati. Altro che fantasie elettorali, presidente Monti, queste sono solide realtà.

Antonio Padellaro, Il voto e il monte, Il Fatto Quotidiano, 25 gennaio 2013.

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Giuseppe Mussari, ex presidente del Monte dei Paschi di Siena e presidente dell’Associazione Bancaria Italiana fino al 22 gennaio, ed Ernesto Rabizzi (75.000€), Vice Presidente del Monte Paschi di Siena (Mps).

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“Non so se Bersani dovrà chiedere l’aiuto alle forze di centro per poter governare. Ma penso che lo farà. Immagino che ci sarà un governo piuttosto ampio di forze che lo sostengono”.

Alessandro Profumo, presidente di Mps, 22 gennaio 2013

http://www.firstonline.info/a/2013/01/22/profumo-mps-bersani-governera-con-monti-e-sul-caso/c5c9cc18-9876-40d8-b128-b4c8bee8d501

Sebbene gli onorevoli democratici scartino l’idea di Profumo come candidato a palazzo Chigi, non negano che un futuro nel Pd per lui ci possa comunque essere. Magari, come ministro, sempre che si vincano le elezioni. Un avvicinamento, quello di Profumo al partito democratico, che non sarebbe poi così strano, scrive l’agenzia di stampa Dire. Nel 2007 l’ex ad di UniCredit era in fila ai gazebo per votare alle primarie che incoronarono Veltroni. Era lì per sostenere la moglie, Sabina Ratti, candidata come capolista nella lista di Rosy Bindi e poi eletta nell’assemblea costituente. Il capogruppo Pd in commissione Bilancio, Pier Paolo Baretta, dice che sarà difficile vederlo in politica, però «se è libero, un ministero per lui si trova».

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-09-21/gioco-preferito-palazzo-sara-181702.shtml?uuid=AYIWTASC

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Non ci sono solo i 98 mila euro donati dalla famiglia Riva (Ilva) a Pier Luigi Bersani. A sfogliare i libroni dei contributi registrati alla Camera dei deputati, si scopre che la sinistra italiana, negli ultimi dieci anni, spesso non ha guardato troppo per il sottile di fronte a un generoso imprenditore. Per restare in tema di acciaierie, Enrico Letta ha incassato 40 mila euro nel 2008, proprio come Bersani, dall’associazione padronale di categoria, quella Federacciai che vanta come vicepresidente Nicola Riva, ora indagato a Taranto per inquinamento. Letta è uno dei politici di sinistra più graditi agli imprenditori. […]. Impressionante anche l’elenco delle donazioni dei manager del Monte dei Paschi ai Ds di Siena. Ci sono molti nomi del presente e del passato del gruppo bancario nell’elenco degli ultimi dieci anni di contributi ai Ds locali: da Marco Spinelli a Moreno Periccioli dal compianto Stefano Bellaveglia ad Antonio Sclavi. In testa ai manager-finanziatori ovviamente c’è l’ex presidente Giuseppe Mussari. L’attuale presidente dell’Abi ha donato, negli ultimi dieci anni, 673 mila euro ai Ds senesi. Dei quali 100 mila nel 2010 e 99 mila euro nel 2011. Mentre il vicepresidente della banca, Ernesto Rabizzi, ha donato 125 mila euro nell’ultimo biennio. Nonostante i conti disastrosi della banca abbiano imposto al governo Monti di iniettare 4 miliardi di euro pubblici nell’istituto, i due manager e il loro partito non ne hanno risentito. Mussari è tuttora presidente dell’Abi e nel 2011 ha guadagnato ben 712 mila euro, mentre Rabizzi si è accontentato di 412mila euro”. (Marco Lillo e Valeria Pacelli,  il Fatto Quotidiano, 1 dicembre 2012)

http://shop.ilfattoquotidiano.it/2012/12/01/soldi-dalle-aziende-a-dalema-letta-vendola-e-gli-altri/

“Generoso si rivela pure Giuseppe Mussari, presidente del Monte Paschi di Siena, diessino di lungo corso e finanziatore dei Ds cittadini con 160 mila euro”.

13 marzo 2008

http://www.senzasoste.it/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=3764

“Prende le distanze anche il Pd, nonostante il ruolo degli enti locali toscani nella nomina dei vertici della Fondazione Mps e lo storico supporto a Mussari da parte di pietre miliari del partito come Giuliano Amato e Franco Bassanini, per quanto riguarda Roma, mentre a Siena l’ascesa dell’avvocato calabrese fin dall’inizio è stata sostenuta dall’ex responsabile locale del Pd, Franco Ceccuzzi, già sindaco della città fino al commissariamento e attuale candidato per riprendersi la poltrona”.

23 gennaio 2013

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/23/mps-sospesa-in-borsa-per-eccesso-di-ribasso-9-dopo-scandalo-derivati/477748/

Rossa da sempre, ma con un potere multicolore forte e compatto intorno alla banca, in un compromesso storico di ferro. Pci, Pds, Ds, i democratici governavano comunque si chiamassero, ma facendo tutti felici nel codice che funzionava garantendo la “centralità millenaria” della banca. A Rocca Salimbeni sono tutti rappresentati: partiti, chiesa, Opus Dei, massoneria, che a Siena è il partito della della borghesia, come diceva Benedetto Croce, e anche del ceto medio impiegatizio e commerciale, secondo Antonio Gramsci. Mancano soltanto i gay, che infatti, più di una volta hanno protestato: perché la Curia ha un posto in Fondazione e noi no? E tutti hanno il loro bel tornaconto. Se, per dire, il plenipotenziario berlusconiano Denis Verdini ha bisogno di qualche milione per far fronte alla bancarotta della sua ex banchetta personale e per le costose abitudini della sua famiglia, il Monte sovviene discreto e generoso. Per non dire dei 200 milioni o giù di lì, raccolti in tutta Italia, ma distribuiti dalla Fondazione a pioggia intorno a Piazza del Campo per garantire il benessere dei 55 mila abitanti.

Alberto Statera (Repubblica)

http://www.giornalettismo.com/archives/728471/il-monte-dei-paschi-di-siena-e-le-colpe-di-bersani/

“Eccoci quindi ad uno storico potere italiano, nel ramo bancario, nel quale il radicamento Pd può vantare una lunga storia. Ci riferiamo al Monte dei Paschi che è controllato direttamente dal Pd senese quindi su una base territoriale con rilievo nazionale. Ora non ha importanza descrivere qui la guerra tra bande che si è aperta nel Pd a Siena con la crisi di Mps, una guerra che nessuno in Toscana riesce a spegnere tale è l’autonomia del partito democratico senese dal resto della regione. Bisogna soprattutto brevemente raccontare come l’Mps, grazie alla acquisizione sbagliata di Antonveneta e ad una lunga serie di operazioni speculative andate a male, da almeno un lustro si trova in cattive acque. Tanto che, nell’autunno del 2012, il governo Monti decreta, su un testo approvato da un relatore Pd ed uno Pdl, un aiuto alla banca senese pari a 3,9 miliardi di euro. Aiuto poi messo in discussione dal Bce ma superiore, dal punto di vista finanziario, ai “risparmi” che la riforma Fornero ha prodotto con i tagli alle pensioni…Aiuto che è servito, tra l’altro, ad evitare che la banca fosse commissariata dallo stato, disintegrando il residuo potere piddino senese e nazionale nei corridoi di Mps…Pochissimi giorni fa, con delle prove fornite dal Fatto Quotidiano, esce la prova inoppugnabile che Mussari, allora presidente di Mps e fino a poche ore fa presidente dell’associazione delle banche italiane (praticamente un ministro), aveva fatto una pesante operazione di cosmesi finanziaria con il bilancio 2009 del Monte dei Paschi. In poche parole aveva acquisito come abomba adttivo una serie di pericolosi derivati, contratti con una banca giapponese, che altro non erano che letali bombe ad orologeria nei bilanci della banca senese. E bravi Monti e il Pd, con il concorso del Pdl, che hanno decretato aiuti, e di quali proporzioni, ad una banca che è piena di vere e proprie bombe ad orologeria finanziarie. Tutto questo per sottrarre la banca ad un vero controllo pubblico…Tutto questo, naturalmente, senza che Mps abbia minimamente migliorato la propria offerta finanziaria a imprese, famiglie, singoli, coppie in cerca di mutuo. Si è presa una parte notevole di denaro pubblico per farla sparire nel niente di una voragine di bilancio.

A questo punto chiedersi cosa sia veramente il Pd non fa certamente male. Al di là delle operazioni di creazione di simulacro per attirare elettori resta la sostanza materiale di un potere profondamente immobiliare (Ipercoop non è solo grande distribuzione), legato alle grandi opere (le cooperative edilizie) e speculativo-finanziario (Unipol e Mps). Si tratta di tipici poteri del liberismo odierno nazionale, quello legato al circuito mattone-moneta”.

http://www.senzasoste.it/nazionale/mps-la-banca-del-pd-che-nel-2012-e-costata-3-9-miliardi-agli-italiani-pi-dei-tagli-della-riforma-fornero

“…feudi del Pci-Ds-Pd che nominano 13 consiglieri su 16 in fondazione. Erano loro a decidere, fomentati dagli elettori-cittadini che, quando non lavorano in banca, ne sono clienti o beneficiari come sponsorizzazioni, iniziative, erogazioni. Un circolo chiuso, tutti alla greppia e nessun controllo autonomo”.

Andrea Greco, La Repubblica, 19 ottobre 2012

“Il Monte dei Paschi di Siena manovra oltre il 30% dell’economia Toscana”.

http://altracitta.org/2012/05/14/gli-affari-del-pd-intorno-al-monte-dei-paschi-di-siena/

 “Pierluigi Bersani respinge ogni accusa di un ruolo del PD nella vicenda: “Nessuna responsabilità, per l’amor di Dio. Il PD fa il PD e le banche fanno le banche”. Certo, dopo la scalata tentata da Unipol allo stesso Monte dei Paschi (“Abbiamo una banca?” si domandava in una famosa intercettazione Piero Fassino) le insinuazioni a danno del PD non erano certamente evitabili”.

http://www.mondoinformazione.com/notizie-italia/monte-dei-paschi-di-siena-il-crack-che-fa-tremare-la-politica/81401/

“Mussari è stato probabilmente uno dei principali finanziatori privati del Pds-Ds-Pd di Siena. Secondo i dati ufficiali della Camera dei Deputati, dal 27 febbraio del 2002, data del suo primo assegno al partito, fino al 6 febbraio dello scorso anno, Mussari ha versato a titolo personale nelle casse del movimento ben 683.500 euro. Finanziamenti ovviamente leciti e tutti dichiarati. Ma che danno comunque il senso della stretta vicinanza tra il manager e il partito”.

http://www.huffingtonpost.it/2013/01/23/mps-finanziamenti-leciti-giuseppe-mussari-ds-pd-di-siena_n_2533052.html?utm_hp_ref=italy

“Dai primi anni Novanta, la “privatizzazione” ha eliminato dall’ordinamento italiano il principio della pubblica utilità del credito, per cui le banche vengono destinate unicamente a fare profitto. I partiti sono tuttavia riusciti a mantenere il controllo sui capitali delle ex banche pubbliche, scorporando da esse le Fondazioni bancarie.

Così iniziava in Italia il ventennio del trionfo dell’economia del debito, capace di generare nel mondo “derivati” per un valore oltre dodici volte superiore a quello del lavoro annuo di tutta l’umanità. Le Fondazioni, e non solo le banche, hanno partecipato alla speculazione: col risultato che le sole prime 12 Fondazioni avrebbero bruciato, al settembre 2011, ben 10 miliardi di euro, cui nel 2012 si dovrebbero aggiungere altri 14 miliardi di perdite sui titoli di Stato presenti nei loro portafogli.

Dato che il patrimonio delle 88 Fondazioni bancarie italiane ammonta a oltre 50 miliardi di euro, ci rendiamo conto di quanto la crisi finanziaria mondiale abbia intaccato uno dei più importanti patrimoni dell’Italia, costituito nel tempo dal lavoro degli Italiani e originariamente destinato al sostegno delle attività non lucrative, tra le quali, in primo luogo, la cultura.

Le improvvise, per gli ignari, notizie sulla grave crisi del Monte dei Paschi, che irrompono sulla campagna elettorale, annunciano, a nostro avviso, ulteriori difficoltà del sistema creditizio e delle fondazioni nel nostro paese: proprio quando recenti analisi di esperti confermano il fatto che questo sistema continua a sostenere soltanto le grandi aziende e le pubbliche amministrazioni, lasciando famiglie e piccole e medie imprese prive di denaro proprio quando sarebbe più necessario.

Una scelta strategica rivelatrice del fatto che per la finanza internazionalizzata il denaro non è il controvalore del lavoro di un popolo, ma lo strumento per renderlo schiavo attraverso la creazione del debito”.

http://www.clarissa.it/editoriale_n1873/Monte-dei-Paschi-ancora-il-debito-contro-il-lavoro

“Ho segnalato tempo fa che il PD attraverso le fondazioni bancarie presiedute dai suoi amministratori locali controlla le tre maggiori banche italiane, che detengono gran parte del debito pubblico italiano e continuano ad ottenere prestiti e fortissimi vantaggi da parte del governo. Fassino presiede la fondazione cassa di risparmio di torino che detiene il maggior pacchetto di unicredit subito dopo gli arabi, chiamparino alla compagnia di san paolo controlla nettamente intesa con oltre il 10%, su siena e mps non mi pare di dovermi dilungare…Monti è stato creato in questo suo ruolo da Napolitano e sostenuto costantemente dal PD…io ritengo che il PD non si sia fatto catturare dal montismo e ne sia vittima, bensi che sia proprio tra i mandanti e creatori, con il movente di difendere il prprio potere economico-finanziario. Allora la lista monti non è un avversario del pd bensì una pedina posta in parlamento per poter poi costituire un governo post elezioni e non dover calare del tutto la maschera presentandosi come la coalizione erede del governo monti. Io credo che già sappiano che non avranno una maggioranza solida al senato e così potranno giustificare l’alleanza con il centro-monti, un secondo miracolo per enrico letta. Sel sarà ininfluente e comunque condita nelle sue liste di “responsabili” che per non far cadere il paese nel caos resteranno nel governo”.

Pierfrancesco Ciancia, 7 gennaio 2012

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/01/11/gli-animali-da-fuori-guardavano-il-maiale-e-poi-luomo-poi-luomo-e-ancora-il-maiale-ma-era-ormai-impossibile-dire-chi-era-luno-e-chi-laltro-orwell/

“Pierluigi Bersani ha sostenuto…con la copertura della discrezione di Repubblica e Unità, uno dei più robusti e silenziosi, almeno a livello di opinione pubblica, tentativi di salvataggio di banche tossiche della storia d’Italia. Stiamo parlando di una iniezione di liquidità superiore ai tagli delle pensioni della recente riforma Fornero a favore di uno dei feudi piddini: il Monte dei Paschi.  Allo stesso tempo, a differenza della Gran Bretagna (che è IL paese liberista) la decisiva immissione di liquidità non ha comportato che la banca passasse sotto controllo pubblico. Insomma, la società italiana ha compiuto uno sforzo immenso per pagare le avventure di MPS, e di riflesso del Pd, nel mondo della speculazione finanziaria.  Di fatto ha dovuto pagare anche il disastro MPS dell’acquisizione di Antonveneta (costata 9 miliardi), ma il controllo del Monte, a differenza di quanto accaduto in Gran Bretagna per casi analoghi, resta privato. Nonostante questo Moody’s ha declassato…i titoli MPS a spazzatura. Un’operazione da serio, serissimo dibattito politico. Lusi, Penati e lo scandalo Enac, di un altro collaboratore stretto di Bersani, rispetto a quanto è costato alla società italiana MPS, e a fondo perduto, a confronto sono questioni da ricettazione di un camion trafugato pieno di salumi”.

http://senzasoste.it/internazionale/i-disperati

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Come sarà ripagato il prestito del governo Monti?
“Con quel decreto del Consiglio dei ministri che dava l’ok alla modifica dei Monti bond apposta per Mps, preparato da Grilli e pubblicato in Gazzetta ufficiale l’11 dicembre, veniva sancito che alla banca andavano quasi 4 miliardi di euro, e che lo Stato poteva anche essere rimborsato, se Mps fosse andata in rosso (cosa piuttosto probabile visto che Mps ha chiuso il primo semestre 2012 con un buco di 1,617 miliardi), non in contanti ma anche in azioni della banca stessa o in nuove obbligazioni. In sostanza, miliardi in cambio di carta“.

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10 domande (inquietanti) sul caso Monte dei Paschi

http://www.lettera43.it/economia/finanza/10-domande-inquietanti-sul–caso-montepaschi_4367581441.htm

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Chi vota PD, o Monti, o Berlusconi, vota per questo:

I poteri del capitalismo finanziario avevano un obiettivo più ampio, niente meno che la creazione di un sistema globale di controllo finanziario in mani private in grado di dominare il sistema politico di ciascuna nazione e l’economia mondiale nel suo complesso. Questo sistema andava controllato in stile feudale dalle banche centrali di tutto il mondo, agendo di concerto, per mezzo di accordi segreti raggiunti in frequenti incontri privati e conferenze. Al culmine della piramide ci doveva essere l’elvetica Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) di Basilea, una banca privata posseduta e controllata dalle banche centrali mondiali che a loro volta erano imprese private…non bisogna immaginare che questi dirigenti della principali banche centrali del mondo fossero loro stessi dei ragguardevoli potenti nel mondo della finanza. Non lo erano. Erano piuttosto dei tecnici e gli agenti dei massimi banchieri commerciali delle loro rispettive nazioni, che li avevano allevati ed erano perfettamente capaci di liberarsene…e che rimanevano in gran parte dietro le quinte…Questi costituivano un sistema di cooperazione internazionale e di egemonia nazionale più privato, più potente e più segreto di quello dei loro agenti nelle banche centrali. Il dominio dei banchieri commerciali era fondato sul controllo dei flussi di credito e dei fondi di investimento nelle loro nazioni e nel mondo….potevano dominare i governi attraverso il controllo dei debiti nazionali e dei cambi. Quasi tutto questo potere era esercitato dall’influenza personale e dal prestigio di uomini che in passato avevano dimostrato la capacità di portare a compimento con successo dei golpe finanziari, di mantenere la parola data, di mantenere la mente fredda nelle crisi e di condividere le loro opportunità più vantaggiose con i loro associati.

Carroll Quigley, docente di storia, scienze politiche e geopolitica a Princeton, Harvard e Georgetown e mentore del giovane Bill Clinton, da “Tragedy and Hope: A History of the World in Our Time” (New York: Macmillan, 1966).

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/11/27/complottismo-for-dummies-le-trame-finanziarie-spiegate-al-bruco-del-mio-basilico/

Entra Renzi, esce Berlusconi – il cambio della guardia e la minaccia autoritaria

Aperitivo su Renzi e i poteri forti

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/15/matteo-renzi-giovane-rampante-plastico-pericoloso/

Renzi il neoliberista

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/17/sto-con-marchionne-si-al-nucleare-si-al-tav-io-i-referendum-per-lacqua-non-li-voto-matteo-renzi/

Renzi beniamino della destra

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/26/la-destra-chiede-ai-suoi-di-votare-renzi-alle-primarie-del-pd/

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MATTEO RENZI E I POTERI FORTI INTERNAZIONALI

“Il sindaco non parte da zero, come dimostra anche la genesi dell’incontro americano, nato dai contatti fra Giuliano da Empoli, l’architetto del programma elettorale renziano, e Matt Browne, già direttore del Policy Network — think tank fondato da Tony Blair, Gerhard Schroeder, Goran Persson e Giuliano Amato — che oggi è nel Center for American Progress, il pensatoio fondato da John Podesta. Ma il sindaco fra i suoi rapporti politici in America, oltre ai Dem tipo Kerry Kennedy, può contare anche su relazioni trasversali, grazie anche alla vicinanza di Marco Carrai, che cura la raccolta fondi di Renzi, a Michael Ledeen, animatore del think tank repubblicano American Enterprise Institute”.

http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/politica/2012/6-settembre-2012/quella-rete-americana-asse-clinton-blair-2111718004332.shtml

Chi è Michael Ledeen?

Il miglior programma in assoluto di educazione alla democrazia si chiama “Esercito degli Stati Uniti”.

Michael Ledeen, American Enterprise Institute for Public Policy Research (AEI)

La stabilità è una missione indegna per l’America, ed anche un concetto fuorviante. Non vogliamo la stabilità in Iran, Iraq, Siria, Libano, e perfino nell’Arabia Saudita, vogliamo che le cose cambino. Il vero problema non è se, ma come destabilizzare.

Michael Ledeen, Wall Street Journal, 4 settembre 2002

La potenza formidabile di una società libera dedicata ad una sola missione è qualcosa che [i nostri nemici] non riescono a immaginare … La nostra vittoria inaspettatamente rapida in Afghanistan è il preludio di una guerra molto più vasta, che con tutta probabilità trasformerà il Medio Oriente per una generazione almeno, e ridefinirà la politica di molti paesi più vecchi in tutto il mondo.

Michael Ledeen, «The War against the Terror Masters» New York: St. Martin’s Press, 2002.

Daniele Capezzone, il segretario radicale, è andato a Washington, il 9 marzo scorso, all’American Enterprise Institute, a parlare di “globalizzazione della democrazia”, invitato da Michael Ledeen, definito da Radio Radicale “uno dei maggiori esponenti del pensiero neocon. Peccato che Ledeen è un nome che ricorre nelle memorie di Francesco Pazienza e negli atti della Commissione P2, oltre che nella relazione di minoranza della stessa, quella stesa da Massimo Teodori, ai tempi radicale anch’egli un uomo dei servizi segreti, che l’ammiraglio Fulvio Martini, capo dell’intelligence tricolore, bollò come “persona sgradita” in Italia.

[…].

E’ l’onorevole Giovine a realizzare la migliore sintesi sul personaggio: “Pensiamo al ruolo di Michael Ledeen, che entrava e usciva dal Viminale in quei giorni [quelli del sequestro Moro, ndr]. Michael Ledeen non è uno qualsiasi, ma è forse il più esperto, non teorico ma pratico, della disinformazione americana. Michael Ledeen peraltro è anche un intellettuale apprezzato: è lui per esempio l’autore dell’intervista a De Felice sul fascismo. All’epoca del caso Moro era uno dei più abili giocatori di poker a Roma. E’ l’uomo che ha congegnato il cosiddetto “Billygate”, cioè che ha incastrato il fratello del presidente Carter con una operazione in Libia di altissima scuola fra i cosiddetti “dirty tricks”. […] Pazienza è un ragazzo di bottega rispetto a Michael Ledeen, e io ho citato solo una delle sue imprese. E poi chi troviamo all’altro capo del telefono quando Craxi parla col presidente Reagan la notte di Sigonella? Michael Ledeen, che traduce per Reagan. Ho citato solo due episodi: Ledeen è un uomo di punta di tutto l’ambiente che grava intorno al generale Alexander Haig, personaggio cruciale dell’ambiente nixoniano, uomo poi caduto sull’affare Iran-Contras, il cui ruolo è centrale. […] Ledeen, ripeto, ha contatti con il giro di Alexander Haig, che è un giro particolare, di una massoneria particolare e di Servizi di un certo tipo, come del resto è noto alle cronache. Michael Ledeen è uomo che il ministro Cossiga fa entrare direttamente nella vicenda Moro: non mi interessano i rabdomanti e la corte dei miracoli, ma che, all’interno di questi vi sono anche gli uomini forti. Michael Ledeen è un uomo forte in questo tipo di azione. E’ mai stato chiesto il suo ruolo? E’ mai stato chiesto a Cossiga perché si è rivolto a Michael Ledeen? Perché lo ha mandato, con quale scopo? Scusatemi questa valutazione politica, ma altri come lui possono essere stati coinvolti da Cossiga, di cui neanche sappiamo i nomi” [Atti della commissione stragi, 38/1998].

Ledeen appare anche nelle motivazioni della sentenza su Ustica. Vale la pena di riportare il passo in questione, è un ulteriore bel ritratto: “Veniva anche trasmesso un carteggio concernente Mike Ledeen, relativo alla richiesta di pagamento di onorario per 30.000 dollari da lui avanzata al nostro Governo. L’onorario richiesto risaliva ad un incarico ricevuto nel 1978 dall’allora Ministro dell’Interno prima che questi lasciasse il dicastero, pertanto prima o durante il sequestro dell’onorevole Aldo Moro. L’incarico era relativo ad uno studio sul “terrorismo”. Sul punto non possono non richiamarsi le affermazioni del prefetto D’Amato rese alla Commissione P2, in cui riferendosi a Ledeen precisa che “era stato addirittura collaboratore dei Servizi italiani, perché aveva tenuto, insieme a due ex elementi della CIA, dei corsi dopo il caso Moro” (v. audizione Federico Umberto D’Amato, Commissione P2, 29.10.82

http://www.carmillaonline.com/archives/2004/05/000789print.html

Tutta la documentazione disponibile relativa alle operazioni dei servizi segreti italiani, americani ed israeliani che hanno coinvolto Ledeen  – 11 settembre 2001, fantomatiche armi di distruzione di massa in mano a Saddam Hussein, Iran-Contra, Stategia della Tensione, attentato a Giovanni Paolo II e molto altro – la potete trovare qui:

http://www.historycommons.org/entity.jsp?entity=michael_ledeen

“Una presentazione di Ledeen che cerca di diversificare a tutti i costi il fascismo dal nazismo facendo perdere di vista i temi del volume”

http://www.sissco.it/index.php?id=1293&tx_wfqbe_pi1[idrecensione]=2500

Qual è la natura della contiguità tra Matteo Renzi e Michael Ledeen, ultraconservatore, ultrasionista, islamofobo da sempre in favore della destabilizzazione del Medio Oriente?

Perché un politico che aspira a guidare il maggior partito di “sinistra” in Italia ed un eventuale governo dovrebbe essere associato ad un neocon guerrafondaio con il suo passato a dir poco ambiguo tra terrorismo e servizi segreti?

MATTEO RENZI E I POTERI FORTI NOSTRANI

Anche se Renzi negli anni si è sempre più laicizzato, è sempre Carrai a tessere relazioni con il mondo cattolico, in modo trasversale alle congregazioni delle fede e quindi mantenendo buoni rapporti sia con Comunione e Liberazione che con l´Opus Dei.

Il manager toscano vanta conoscenze importanti non solo tra le élite italiane. È sempre lui ad aver messo in contatto Renzi con l’ex primo ministro britannico laburista Tony Blair e con Michael Ledeen, animatore del think tank repubblicano American Enterprise Institute.

[…]

Il giornalista del Corriere Fiorentino David Allegranti, nel suo libro “Matteo Renzi. Il rottamatore del Pd” (Editore Vallecchi 2011), lo ha definito il “Gianni Letta” del primo cittadino di Firenze. E quindi forse, come per Berlusconi, se non ci fosse Carrai, non ci sarebbe Renzi. Anche se quasi nessuno lo sa.

http://www.formiche.net/dettaglio.asp?id=31213&id_sezione=

“…in questa fase pre-elettorale e pre-discesa in campo sono soprattutto gli ultimi due – De Siervo e Da Empoli – ad avere avuto un ruolo importante nella formazione della squadra, del programma e dell’organizzazione della campagna del sindaco di Firenze.

Luigi De Siervo, 43 anni, fiorentino, figlio dell’ex presidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo, ex consulente a Firenze dello studio dell’avvocato David Mills [“Consulente della Fininvest per la finanza estera inglese, è stato condannato in primo e secondo grado per corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza in favore di Silvio Berlusconi nei processi Arces (tangenti alla Guardia di Finanza) e Al Iberian – fonte: wikipedia].

De Siervo, tra le altre cose…è stato scelto ancora una volta dal sindaco per allestire i contenuti e gli elementi scenici del suo primo e itinerante Big Bang nazionale

Accanto a De Siervo, poi, sul lato dei contenuti, la persona da tenere bene a mente si chiama Giuliano Da Empoli. Da Empoli – 39 anni, scrittore, saggista e figlio di Antonio Da Empoli, ex consigliere economico di Bettino Craxi – nel 2009 è stato scelto da Renzi come assessore alla Cultura del Comune di Firenze e dopo due anni e mezzo di esperienza in giunta su richiesta del sindaco ha cambiato più o meno mestiere e si è messo alla guida di quel piccolo think tank che dallo scorso ottobre elabora e rielabora a getto continuo i contenuti del programma del sindaco.

I contributors di Renzi (ce ne sono di curiosi e interessanti, non solo Pietro Ichino e Alessandro Baricco, ma, per dire, anche Oscar Farinetti, inventore di Eataly, e David Serra, numero uno del Hedge Fund italiano più famoso d’Europa, Algebris)…Luigi Zingales (economista neoliberista firmatario insieme con Oscar Giannino anche del documento “Fermare il declino”)

Di Roberto Reggi, ex sindaco di Piacenza ed ex coordinatore dei lettiani del nord e centro Italia, invece si sa che è il responsabile della macchina organizzativa di Renzi mentre si sa meno che è proprio lui la persona che più degli altri in questa fase è stata incaricata di lanciare messaggi positivi ai montiani di tutto il mondo (lunedì mattina, per dire, intervistato a “Omnibus”, Reggi ha ripetuto che in un governo Renzi ci potrebbe stare perfettamente un Mario Monti ministro dell’Economia).

 …il costituzionalista Francesco Clementi, classe 1975, professore di Diritto pubblico comparato alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Perugia… il giurista che materialmente ha scritto una parte importante del programma del Rottamatore: quella legata alla riforma istituzionale di cui Renzi si farà promotore durante la campagna elettorale. Una riforma che punta a rafforzare l’esecutivo proponendo, in nome della “trasparenza e della responsabilità”, un sistema di governo neoparlamentare sul modello del sindaco d’Italia, sul modello delle democrazie anglosassoni e in particolare sul “modello Léon Blum”. Blum, forse qualcuno lo ricorderà, fu lo storico presidente del Consiglio che negli anni Trenta diede il “la” alla riforma della Terza Repubblica francese e che nel 1936 mise nero su bianco nel pamphlet “La Réforme gouvernementale” (tradotto in Italia proprio da Clementi) le linee guida di quella che sarebbe diventata la futura rivoluzione presidenziale francese. “Il presidente del Consiglio – scrive Blum in questo pamphlet di cui il sindaco di Firenze ha letto alcuni estratti – deve essere come un monarca, un monarca a cui furono tracciate in precedenza le linee della sua azione: un monarca temporaneo e permanentemente revocabile, che possiede nonostante ciò, durante il tempo nel quale la fiducia del Parlamento gli dà vita, la totalità del potere esecutivo, unendo e incarnando in sé tutte le forze vive della nazione”.

Cosimo Pacciani, dirigente della Royal Bank of Scotland (la banca dei Rothschild , NdR);

http://www.ilfoglio.it/soloqui/14879

Il non-programma politico di Matteo Renzi

Renzi stesso non lo ha definito un programma, introducendo le 26 pagine che dovrebbero rappresentare il suo manifesto politico, ma che di politico hanno ben poco. A leggere questo documento non si scorge affatto quella novità e quella freschezza, che Renzi sembrava promettere con il suo giovane viso. A leggerlo bene, questo documento porta una serie di formule liberiste che di nuovo hanno ben poco, accanto a qualche slogan e molta ideologia.

[…]

La sua continuità programmatica e politica con il governo Monti poi è impressionante: maggiore integrazione europea (ergo maggiore cessione di sovranità nazionale); dismissione del patrimonio pubblico; riduzione del 20-25% degli investimenti e dei trasferimenti alle imprese; obbligo per le Università di stabilire accordi con almeno tre banche per erogare mutui agli studenti; accelerazione sulle liberalizzazioni; priorità alle manutenzioni e alle piccole e medie opere; attrazione degli investimenti stranieri (Renzi lo sa che sono comunque un debito?); politiche del lavoro incentrate sulla flexsecurity (la precarizzazione del lavoro vista da sinistra); nessun ritocco alla riforma previdenziale introdotta da Elsa Fornero; incentivi alle fonti rinnovabili elettriche; riduzione del numero delle forze di polizia. Infine Renzi si dice completamente a favore del Fiscal Compact, dell’integrazione della vigilanza bancaria europea presso la BCE e dell’aumento di fondi al neo-costituito ESM.

[Su Fiscal Compact e ESM: https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/09/francia-una-nazione-con-la-spina-dorsale/]

http://www.movisol.org/12news193.htm 

Cene, viaggi, fiori, pasticcini La Corte dei Conti indaga su Renzi. Sotto esame i rimborsi del periodo 2005-2009, quando il sindaco di Firenze guidava la Provincia. Gli esborsi riguardano anche 70mila euro per attività di rappresentanza negli Stati Uniti e spese al ristorante per 17mila euro… Nel lungo elenco di ricevute e spese che gli inquirenti stanno verificando ci sono anche le fatture di fioristi, servizi catering, biglietti aerei e società vicine all’attuale sindaco. A cominciare dalla Florence Multimedia che riceve complessivamente 4,5 milioni di euro dall’ente.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/21/renzi-e-spese-allegre-mentre-era-presidente-della-provincia/359496/

D’Alema e l’operazione Monti

Premessa: Massimo D’Alema è quel politico di “sinistra” che, incapace di dire cose di sinistra, ha preferito osannare Escrivà de Balaguer, il fondatore di Opus Dei:

http://www.webalice.it/gangited/_D/Dalema_Opusdei.html

Sua moglie, Linda Giuva, ha collaborato con Licio Gelli alla sistemazione del suo archivio, facendosi fotografare mentre gli stringeva la mano:

http://archiviostorico.corriere.it/2006/febbraio/12/Stretta_mano_fra_Gelli_Linda_co_9_060212058.shtml

Giusto per inquadrare il soggetto, che evoca un incrocio tra Craxi e Tony Blair.

“La storia comincia a Milano, più o meno nell’autunno del 2010, a casa di un noto professionista. Approfittando della sua amicizia, Massimo D’Alema gli aveva chiesto di incontrare riservatamente Mario Monti, allora presidente dell’Università Bocconi ed editorialista del “Corriere della Sera” dalle cui colonne non risparmiava critiche al governo Berlusconi. […]. D’Alema spiegò al suo interlocutore che il governo Berlusconi si stava avviando alla fine, che la crisi finanziaria, il caso bunga-bunga e il discredito che ne era derivato nel mondo ne avrebbero accelerato la consunzione e che la rottura con Fini sarebbe stato il grimaldello per rompere un equilibrio ventennale. E quindi fine dell’era berlusconiana, nascita di un nuovo governo. Fu a questo punto che D’Alema pose la domanda che gli stava più a cuore: «Sarebbe disponibile ad assumere responsabilità politiche e di governo?». […]. La disponibilità ci sarebbe stata, certo che sì, argomentò Monti, ma a tre condizioni: che l’ingresso in politica non avvenisse attraverso una campagna elettorale; che a chiamarlo all’eventuale incarico fosse il presidente della Repubblica; e, in quel caso, che a sostenere il suo sforzo fosse poi una maggioranza molto ampia, che andasse al di là delle tradizionali coalizioni di centro destra e centro sinistra….Non sappiamo se le avances di D’Alema nascessero da iniziativa personale o la sua fosse piuttosto una missione per conto terzi; […] quando nel novembre 2011 sarà Giorgio Napolitano a chiudere la parentesi berlusconiana e ad avere l’intuizione di un governo tecnico-politico – secondo capitolo della nostra storia – ecco quelle tre condizioni rispuntare: per Mario Monti non ci sarebbe stata campagna elettorale, né ora né mai, grazie all’accorta trovata della nomina a senatore a vita; una settimana dopo, l’incarico di formare il governo gli sarebbe stato offerto non su indicazione dei partiti, ma su proposta del Capo dello Stato; e a sostenerlo sarebbe accorsa una maggioranza ampia, “strana”: centro, sinistra e destra. ABC”.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/quando-dalema-chiese-a-monti/2188308/8

E D’Alema cosa ci guadagna in tutto questo?

“Lo schema che le malelingue attribuiscono – a ragione o a torto – a D’Alema suona più o meno così, come lo racconta un autorevole dirigente del partito vicino al segretario. «Massimo adesso punterà le sue fiches sul cavallo Monti. Perché sa benissimo che, se Monti si avvicina a un bis a Palazzo Chigi, la via del Quirinale sarà spianata per uno col suo profilo, che viene “da sinistra”.

http://www.lettera43.it/politica/d-alema-pronto-al-divorzio-con-bersani-per-arrivare-al-colle_4367556446.htm

una candidatura peraltro molto ben vista dall’establishment fin dal 2006:

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2006/05_Maggio/06/loggia.shtml