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Matteo Renzi su Israele, i Territori Occupati e l’Iran

Renzi-e-Shalom

Nel governo Renzi ho potuto riscontrare un approccio molto positivo, amichevole nei confronti di Israele… Se vogliamo parlare di primo “test” per il governo Renzi, direi che il risultato da parte nostra è assolutamente positivo.

Naor Gilon, ambasciatore israeliano a Roma

http://www.huffingtonpost.it/2014/08/05/gilon-ambasciatore-israeliano-roma_n_5652180.html

«Io non sono così sicuro che bisogna per forza votare sì [sul riconoscimento ONU della Palestina]. Non è solo il governo italiano a mostrarsi titubante, lo sono anche gli inglesi ed altri….Non sono d’accordo con Bersani sul fatto che la centralità di tutto sia il conflitto israelo-palestinese. Il problema è generale di tutta l’area del Medio Oriente. E al centro c’è l’Iran. Dobbiamo noi Europa per primi ascoltare il grido di dolore delle ragazze di Teherhan. Se non risolviamo lì, non risolviamo il conflitto israelo-palestinese. A Gaza cosa c’è scritto, infatti? ‘Grazie Theran’. L’Europa non deve lasciare la questione Iran soltanto agli Usa: è quella la madre di tutta le battaglie nel Medio Oriente….»

Matteo Renzi

http://www.corriere.it/politica/speciali/2012/primarie-centrosinistra/notizie/28-11-tg1-renzi-bersani_dbac09ee-3999-11e2-8eaa-1c0d12eff407.shtml

“Talvolta Israele eccede nella difesa, e dobbiamo dirlo, ma è tempo che la sinistra pronunci parole inequivocabili sul diritto di Israele di vivere senza minacce”.

Matteo Renzi

http://www.agenpress.it/index.php?option=com_content&view=article&id=6480:primarie-cs-renzi-discutiamo-su-come-rimettere-in-moto-la-crescita-nostro-orizzonte-terza-via&catid=7:notizia-principale&Itemid=106

Pierluigi Battista scrive sul Corsera: “Ma è abbastanza impressionante notare che mentre Bersani auspica che l’Onu, malgrado le perplessità dell’America di Obama e della Gran Bretagna, riconosca la Palestina anche in assenza di uno Stato palestinese, Renzi invece abbia ricordato la repressione che sta schiacciando i giovani dell’Iran e sta massacrando la rivolta nella Siria di Assad. Ed è impressionante che la radice del conflitto non sia generazionale, come pure è affiorato con la polemica sulla rottamazione scatenata da Renzi, ma culturale. Due sinistre, una che è sempre stata in maggioranza negli ultimi decenni, un’altra che finora è apparsa minoritaria ed esile (Fassina che ha quantificato al «2 per cento» la linea di Ichino, che invece al primo turno ha avuto il 35 per cento dei consensi) e che in Renzi ha trovato lo sdoganatore.

Chi vincerà, incarnerà un modello completamente opposto a quello del competitore. Come dovrebbe accadere tra schieramenti diversi, ma che in Italia accade all’interno dello stesso schieramento. E chi perderà? Dovrà accettare lealmente la sconfitta, ma con un senso di grande distanza dal vincitore. Una storia che non finisce domenica, perché ha cambiato radicalmente il Pd

http://www.matteorenzi.it/rassegna-stampa/22-stampa/545-bersani-renzi-due-idee-di-italia-e-di-partito-una-storia-che-ha-cambiato-il-pd

I due fuochi, l’uovo di serpente, la lotta per un Mondo Nuovo

Le autonomie europee alla sfida dell’immigrazione. Quali diritti-doveri per i nuovi cittadini glocali?

21 settembre 2012, 18.00

Incontro pubblico

La crisi europea offre una grande opportunità per le autonomie locali come Trentino e Alto Adige, ma anche Catalogna, Baviera, Scozia, Paesi Baschi, Corsica. Queste regioni sono protagoniste di un processo di costruzione di una identità propria sempre più fortemente proiettata sullo scenario internazionale. Tale processo crea tuttavia una fortissima tensione attorno al concetto di cittadinanza: aperta all’inclusione degli immigrati come nuovi cittadini delle autonomie europee, o chiusa su una concezione attenta alla difesa della propria identità storica e delle radici etniche e territoriali?
Ne parliamo con Lorenzo Piccoli, Stefano Fait e Piergiorgio Cattani. Introduce Michele Nardelli.

Organizza: Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani

Luogo: Sala Aurora, c/o Sede Consiglio Provinciale – Trento

http://www.tcic.eu/web/guest/eventi/-/asset_publisher/8ZdO/content/storie-di-immigrazione-appunti-di-cittadinanza?redirect=%2Fweb%2Fguest%2Feventi

LINEE GUIDA DEL MIO INTERVENTO

La crisi dell’eurozona e la crisi globale aprono scenari nuovi per il futuro.

Un cambiamento positivo è quello che consente di diventare più liberi, più consapevoli, più responsabili e più miti (ossia meno prevaricatori).

Un cambiamento negativo è quello in cui la piramide sociale diventa più ripida, la dignità delle persone è mortificata, la libertà è compressa, l’iniquità è diffusa, la fratellanza umana è vilipesa.

Al momento attuale il Trentino-Alto Adige, come il resto del mondo, si trova preso tra due fuochi: quello della destra neoliberista, esportato dal mondo anglo-americano (Wall Street e la City di Londra) – il suo verbo è incapsulato in quel “a me non interessano i poveri” di Mitt Romney – , e quello della destra etnopopulista/etnofederalista, particolarmente forte nell’area che si estende tra i confini settentrionali della Baviera ed il Po e che, localmente, preme per la soppressione della regione Trentino-Alto Adige e vuole che il Trentino sia escluso dalla candidatura alle Olimpiadi Invernali del 2022.

Il rischio che corriamo è quello di un ritorno al passato, addirittura ad un sistema neo-feudale su base etnica-sciovinista che si proponga come rimedio (falso) alle catastrofi prodotte dal neoliberismo (vere); cioè a dire, ad una ridotta alpina (Alpenfestung) in un’Europa unita di stampo “imperiale” (“Fortezza Europa” la chiamano i critici), tenuta insieme solo dalla bramosia di potere e risorse e dalla paura di ciò che sta fuori e di ciò che è sgusciato dentro (milioni di immigrati, molti di loro musulmani).  

Alcune citazioni aiuteranno a delineare meglio i contorni e la natura del problema.

Vergérus, “L’uovo del serpente”, di Ingmar Bergman:

Il mio esperimento è come un abbozzo di ciò che avverrà nei prossimi anni. Tuttavia nitido e preciso: proprio come l’interno dell’uovo di un serpente. Attraverso la sottile membrana esterna, si riesce a discernere il rettile già perfettamente formato.

Lucio Caracciolo (prefazione a “I confini dell’odio”, 1999):

In discussione non è la dimensione geopolitica, economica o demografica della mia, della vostra, o forse della nostra patria di domani. In gioco è il carattere delle sue istituzioni e della sua società civile. Prima di decidere pro o contro l’Europa – l’Europa delle nazioni, l’Europa delle Regioni, lo Stato europeo o l’Europa ineffabile ed esoterica degli europeisti – dobbiamo decidere per o contro la democrazia liberale. Il resto viene dopo.

La decisione, come abbiamo oramai capito, non è purtroppo così scontata.

Ho parlato di due fuochi.

Gustavo Zagrebelsky (“Simboli al potere”, 2012, pp. 89-90) descrive il primo fuoco:

Noi non sappiamo se la crisi attuale sia una di quelle cicliche che investono il mondo capitalistico, oppure se sia qualcosa di completamente nuovo, come nuove saranno le uscite. In ogni caso, ne constatiamo già gli effetti, più o meno evidenti, nella vita delle nazioni, i cui governi, da rappresentanti delle istanze popolari, decadono a strumenti amministrativi dell’ordine dell’economia finanziaria mondiale. Alla cementificazione del pensiero, all’espulsione delle alternative dal campo delle possibilità, all’omologazione delle aspirazioni, alla diffusione di modelli pervasivi di comportamento, di stili di vita e di status e sex symbol nelle società del nostro tempo, lavorano centri di ricerca, scuole di formazione, università degli affari, accademie, think-tanks, uffici di marketing politico e commerciale, in cui vivono e operano intellettuali e opinionisti che sono in realtà consulenti e propagandisti, consapevoli o inconsapevoli, ai quali la visibilità e il successo sono assicurati in misura proporzionale alla consonanza ideologica. La loro influenza sul pubblico è poi garantita dall’accesso a strumenti di diffusione capillari e altamente omologanti. Non è forse lì che, prima di tutto, si stabiliscono i confini simbolici del legittimo e dell’illegittimo, del pensabile e dell’impensabile, del desiderabile e del detestabile, del ragionevole e dell’irragionevole, del dicibile e dell’indicibile, del vivibile e dell’invivibile? Da qui provengono le forze simboliche potenti che, fino a ora, cercano di tenere insieme le nostre società….come in una religione, per di più monoteista.

Bruno Luverà (“Il razzismo del rispetto”, Una Città, 1999) descrive il secondo fuoco:

Nel nuovo regionalismo europeo ci sono due correnti: il regionalismo autonomista della Svp in Alto Adige o di Pujol in Catalogna, che hanno come idea-guida quella dell’autonomia dinamica, con l’acquisizione di sempre maggiori competenze per arrivare a forme forti di autogoverno, senza però che si arrivi a mettere in discussione la lealtà rispetto allo Stato nazionale, se non in una prospettiva lontana (per esempio, il diritto di autodeterminazione viene posto come valore, ma non se ne chiede l’esercizio immediato). L’altra corrente è quella, invece, micronazionalista, secondo la quale la regione diventa sinonimo di nazione, di piccola nazione, di piccola patria, e il richiamo alla regione serve per creare dei meccanismi di esclusione, serve per innalzare dei muri attorno a un luogo molto facile da controllare, potenzialmente più sicuro, in cui il criterio fondante la cittadinanza è quello dell’omogeneità etnica… La Baviera ha giocato fino in fondo la carta dell’Europa a due velocità perché questa poteva aprire scenari geopolitici interessanti. I quali, guarda caso, sarebbero andati nella direzione dell’Europa delle Regioni; l’Europa delle due velocità era uno scenario che poteva rimettere in discussione i confini.

Lucio Caracciolo, in un dibattito con Enrico Letta (Caracciolo/Letta, 2010, p. 22), illustra il punto di contatto tra i due fuochi: la distruzione del progetto europeo pluralista, democratico e liberal-socialista e degli stessi stati-nazione che lo compongono, attraverso la creazione di un’Europa a due velocità:

L’attuale crisi economica, che è sempre più una crisi sociale, rischia poi di mettere in questione il senso concreto degli Stati nazionali, a cominciare dal nostro. Quando i tedeschi riscoprono l’Euronucleo come insieme riservato ai Paesi connessi all’economia e alla cultura monetaria germanica, constatiamo che ne risulta rafforzata la tesi «padana» per cui il Nord Italia pertiene a questo spazio, il Sud niente affatto. […]. Se davvero si costituisse un Euronucleo paracarolingio, forse ne saremmo esclusi. In tal caso metteremmo a rischio l’unità nazionale. Perché se il criterio di quel nucleo è l’appartenenza alla sfera economica tedesca, fino a Verona ci siamo, più a sud molto meno. Bossi avrebbe buon gioco a rispolverare i suoi argomenti secessionisti. Per la Lega l’Euronucleo tornerebbe a rivelarsi la leva per dividere l’Italia, non per unire l’Europa.

Zbigniew Brzezinski, architetto della politica estera statunitense in Eurasia dagli anni Settanta, mentore del giovane Obama e co-fondatore con David Rockefeller della Commissione Trilaterale, ha espresso la sua approvazione per questo genere di sviluppo, che si integra perfettamente nelle strategie della NATO (Christian Science Monitor, 24 gennaio 2012):

Io credo che, alla fine, la risoluzione della crisi odierna in Europa non funzionerà poi tanto male…Inevitabilmente, una vera unione politica prenderà gradualmente forma, all’inizio probabilmente attraverso un trattato di fatto, che sarà raggiunto con un accordo intergovernativo nel prossimo futuro. Sarà un’Europa a due velocità. Non c’è niente di male in un’Europa che è in parte e contemporaneamente un’unione politica e monetaria nel suo nucleo centrale e che accetta di essere diretta da Bruxelles, circondata da un’Europa più ampia che non fa parte dell’eurozona ma condivide tutti gli altri vantaggi dell’Unione, per esempio la libera circolazione delle persone e delle merci. È un progetto in linea con la visione post-Guerra Fredda di un’Europa in espansione, unita e libera.

Questo è un progetto che piace molto alle fondazioni e think tank neoliberisti e che potenzierebbe a dismisura le spinte secessioniste nei paesi relegati in “serie B”. Catalogna, Paesi Baschi, Scozia, Alto Adige e “Padania” difficilmente tollererebbero l’esclusione.

In un’intervista per il Corriere della Sera (“Ispiratevi alle città del Rinascimento”, 14 luglio 2012), Marcia Christoff Kurapovna, sfegatata paladina del neoliberismo residente a Vienna, ha perciò esortato la Grecia e l’Italia a seguire l’esempio jugoslavo, smembrandosi in piccoli staterelli sul modello dell’Alto Adige/Sudtirolo. Ha sorvolato però sul dettaglio che tali micro-entità sarebbero istantaneamente e completamente alla mercé dei mercati, delle oligarchie finanziarie, delle multinazionali.

Esaminiamo dunque questo progetto di uno Stato Libero del Sudtirolo.

Il politologo Günther Pallaver, intervistato nel febbraio del 2009 da Gabriele Di Luca, in vista di un dibattito pubblico sul tema “Stato libero: una visione” ha dichiarato, in modo piuttosto perentorio:

Chi rivendica il diritto all’autodeterminazione sottolinea in continuazione che gli italiani – in uno Stato autonomo o nell’ambito dello Stato austriaco – sarebbero tutelati come lo sono i tedeschi in Italia. Ciò significa che la tutela attuale non può essere poi così male. Ma se penso a come l’Austria tutela le sue minoranze, allora il mio scetticismo si acuisce. Basta dare uno sguardo alla Carinzia, dove vive la minoranza slovena. Confesso che in uno Stato sovrano avrei paura del nazionalismo tedesco, dei suoi impulsi vendicativi. Solo fino a pochi anni fa gli Schützen dichiaravano che gli italiani sono solo ospiti in questa terra, un’assurdità che contrasta con i diritti fondamentali dell’uomo, poiché ogni cittadino dell’Unione Europea ha il diritto di residenza in tutti i suoi Stati membri. Preferisco dunque le certezze di oggi: garanzie costituzionali e internazionali e una cultura politica europea di democrazia e tolleranza. Alle promesse di un radioso futuro preferisco le sicurezze del presente.

I Freiheitlichen hanno commissionato la stesura della bozza di una possibile costituzione per lo Stato Libero del Sudtirolo. Tale bozza corrobora i timori di Pallaver, stabilendo che lo strumento referendario consentirebbe di emendare la costituzione: il che introduce la prospettiva di una tirannia della maggioranza che stravolga quegli articoli che tutelano i diritti civili di chiunque risieda in Alto Adige – in primis gli immigrati, che non sono particolarmente ben visti –, lasciando intatti quelli più problematici, come quello che consente ai ladini veneti di chiedere l’annessione al nuovo stato, generando ulteriori tensioni con l’Italia e quello che sancisce il diritto per ogni gruppo etnolinguistico di difendere la propria identità, aprendo la strada ad ogni possibile interpretazione. Infatti, molti si ricorderanno della famosa vicenda della rana verde che stringe un boccale di birra ed un uovo tra le zampe, autoritratto dell’artista Martin Kippenberger, torturato dall’alcolismo, la sua croce. Fu esposta al Museion di Bolzano e scatenò la furia di una parte della popolazione locale. Il presidente del Consiglio Regionale, Franz Pahl, arrivò a dire che “la Rana è un oltraggio alla nostra cultura. Se continueremo di questo passo arriveremo alla totale anarchia”. Ora, al di là del fatto che la stessa destra che mandava gli Schützen a presidiare l’accesso al Museion ora bolla come primitivi i musulmani che si sentono ingiuriati da una pellicola trash che ritrae Maometto come un pedofilo-stupratore-pappone-sterminatore, questa è una dichiarazione che esplicita la bizzarra credenza che non insegnare ai bambini la (presunta) verità di una particolare religione equivalga ad educarli al nichilismo. Bizzarra perché c’è da augurarsi che molti concordino nel dire che la fonte più affidabile per una condotta autenticamente morale è imparare a metterci nei panni degli altri – pur tenendo conto dei loro gusti. Chiunque dovrebbe essere in grado di farlo, ma sono proprio le militanze ed identificazioni forti (incluso l’ateismo) ad essere di grave ostacolo. Pichler-Rolle, il presidente del partito di governo in Alto Adige, l’SVP, chiese la rimozione dell’opera perché “troppi sudtirolesi si sono sentiti feriti nei loro sentimenti religiosi”.

Gustavo Zagrebelsky (“Simboli al potere”, 2012,  p. 45) ci ragguaglia rispetto al potere dei simboli ed alla necessità di democratizzarli:

“Il simbolo che non è di tutti, ma è solo di qualcuno, cessa di essere simbolo e diventa diabolo. Viene meno ai suoi compiti d’unificazione, di diffusione di sicurezza e di promozione di speranza…Se qualcuno se ne impadronisce, governandone i contenuti, inculcandoli come propaganda o come pubblicità nella testa degli altri, facendone così strumento di governo e di dominio delle coscienze, il simbolo cambia natura…Il simbolo-diabolo può diventare il diapason del potere totalitario.

Chi controlla certi simboli controlla le coscienze attratte da tali simboli; può così dominare intere nazioni (pensiamo ad Hitler, alla swastika, all’Ariano) e magari perfino interi pianeti.

Quel che vogliono i Freiheitlichen è, molto semplicemente, una piccola fortezza, una ridotta alpina, all’interno della Fortezza Europa.

Proprio sul tema delle fortezze in Alto Adige e della loro vacuità, la celebre scrittrice indiana Arundhati Roy ha qualcosa da dire (da “The Briefing”, Manifesta 7, 2008):

Cosa custodivano qui, care compagne e compagni? Cosa difendevano? Armi. Oro. La civiltà stessa. Questo è ciò che dice la guida…Quando le ossa di pietra di questo leone di pietra saranno interrate nella terra inquinata, quando la Fortezza-che-non-è-mai-stata-attaccata sarà ridotta in macerie e la polvere delle macerie avrà formato dei cumuli, chissà che non nevichi di nuovo.

Per concludere, un intervento (Alto Adige, 25 luglio 2012) di Luigi Gallo, assessore alla Partecipazione, al Personale e ai Lavori Pubblici del comune di Bolzano, che va dritto al cuore del problema. Rispondendo a due lettori impregnati di luoghi comuni xenofobici, mostra il nesso tra i due fuochi, l’immigrazione e l’unica, concreta, attuabile soluzione ai nostri problemi, un autentico viatico verso un Mondo Nuovo:

I due lettori hanno sacrosanta ragione a lamentare una drammatica crisi economica che colpisce giovani, pensionati, lavoratori; ma dovrebbero rivolgere i propri strali verso altri bersagli; mentre loro guardano male il carrello della spesa del vicino immigrato o notano con invidia la marca della sua auto di “seconda mano”, qualche decina di speculatori a livello mondiale – con un clic sulla tastiera di un computer – guadagna miliardi di euro con operazioni di Borsa che mandano sul lastrico interi paesi, Italia compresa; le conseguenze sono poi che i governi di quei paesi devono tagliare gli ospedali, le scuole e le pensioni per risparmiare e pagare interessi astronomici sui titoli di stato. Forse i due lettori potrebbero prendersela con queste politiche economiche che tagliano pensioni e diritti del lavoro mentre gli evasori fiscali rimangono salvi. Certo, è più facile guardare il vicino di casa che viene dal Marocco o dal Pakistan e pensare che sia colpa sua, ma non è così. Piaccia o meno, semplicemente non è così. Avete tante ragioni cari signori ma la guerra fra poveri serve solo a distruggere la solidarietà fra le persone e a far ridere “quelli in alto, ma molto in alto” che decidono la nostra vita. Sta a voi decidere da che parte stare

D’Alema e l’operazione Monti

Premessa: Massimo D’Alema è quel politico di “sinistra” che, incapace di dire cose di sinistra, ha preferito osannare Escrivà de Balaguer, il fondatore di Opus Dei:

http://www.webalice.it/gangited/_D/Dalema_Opusdei.html

Sua moglie, Linda Giuva, ha collaborato con Licio Gelli alla sistemazione del suo archivio, facendosi fotografare mentre gli stringeva la mano:

http://archiviostorico.corriere.it/2006/febbraio/12/Stretta_mano_fra_Gelli_Linda_co_9_060212058.shtml

Giusto per inquadrare il soggetto, che evoca un incrocio tra Craxi e Tony Blair.

“La storia comincia a Milano, più o meno nell’autunno del 2010, a casa di un noto professionista. Approfittando della sua amicizia, Massimo D’Alema gli aveva chiesto di incontrare riservatamente Mario Monti, allora presidente dell’Università Bocconi ed editorialista del “Corriere della Sera” dalle cui colonne non risparmiava critiche al governo Berlusconi. […]. D’Alema spiegò al suo interlocutore che il governo Berlusconi si stava avviando alla fine, che la crisi finanziaria, il caso bunga-bunga e il discredito che ne era derivato nel mondo ne avrebbero accelerato la consunzione e che la rottura con Fini sarebbe stato il grimaldello per rompere un equilibrio ventennale. E quindi fine dell’era berlusconiana, nascita di un nuovo governo. Fu a questo punto che D’Alema pose la domanda che gli stava più a cuore: «Sarebbe disponibile ad assumere responsabilità politiche e di governo?». […]. La disponibilità ci sarebbe stata, certo che sì, argomentò Monti, ma a tre condizioni: che l’ingresso in politica non avvenisse attraverso una campagna elettorale; che a chiamarlo all’eventuale incarico fosse il presidente della Repubblica; e, in quel caso, che a sostenere il suo sforzo fosse poi una maggioranza molto ampia, che andasse al di là delle tradizionali coalizioni di centro destra e centro sinistra….Non sappiamo se le avances di D’Alema nascessero da iniziativa personale o la sua fosse piuttosto una missione per conto terzi; […] quando nel novembre 2011 sarà Giorgio Napolitano a chiudere la parentesi berlusconiana e ad avere l’intuizione di un governo tecnico-politico – secondo capitolo della nostra storia – ecco quelle tre condizioni rispuntare: per Mario Monti non ci sarebbe stata campagna elettorale, né ora né mai, grazie all’accorta trovata della nomina a senatore a vita; una settimana dopo, l’incarico di formare il governo gli sarebbe stato offerto non su indicazione dei partiti, ma su proposta del Capo dello Stato; e a sostenerlo sarebbe accorsa una maggioranza ampia, “strana”: centro, sinistra e destra. ABC”.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/quando-dalema-chiese-a-monti/2188308/8

E D’Alema cosa ci guadagna in tutto questo?

“Lo schema che le malelingue attribuiscono – a ragione o a torto – a D’Alema suona più o meno così, come lo racconta un autorevole dirigente del partito vicino al segretario. «Massimo adesso punterà le sue fiches sul cavallo Monti. Perché sa benissimo che, se Monti si avvicina a un bis a Palazzo Chigi, la via del Quirinale sarà spianata per uno col suo profilo, che viene “da sinistra”.

http://www.lettera43.it/politica/d-alema-pronto-al-divorzio-con-bersani-per-arrivare-al-colle_4367556446.htm

una candidatura peraltro molto ben vista dall’establishment fin dal 2006:

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2006/05_Maggio/06/loggia.shtml

Il Corriere della Sera pubblica un inno alla jugoslavizzazione dell’Italia: perché?

Premesso che sono categoricamente ostile al patriottismo ed al nazionalismo per una lunga serie di ragioni che ho sviscerato qui

http://www.raetia.com/index.php?id=1518

e che sono decisamente favorevole agli autonomismi per un’altra serie di ragioni esposte qui:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/08/barbara-spinelli-si-sbaglia-di-grosso-riguardo-agli-stati-uniti-deuropa/

e più in genere nella categoria “autonomia” sullo stesso blog; ciò non mi impedisce di vedere il bluff del Corriere della Sera.

Mi riferisco a questa intervista a Marcia Christoff Kurapovna (studiosa indipendente sloveno-americana, residente a Vienna) in cui la suddetta evoca un futuro di staterelli italiani regionali, alla mercé dei grandi poteri globali/oligarchie finanziarie, sul modello dell’Alto Adige/Sudtirolo (!!!!) o della Padania (!!!!):

“…uso l’esempio del Sud Tirolo (l’Alto Adige, ndr). Quando ogni regione si auto-organizza, le cose riprendono a funzionare, come lì. Quando si dà uno stop alle interferenze e alle imposizioni di Roma, intesa come centro dello Stato, l’ innovazione e la crescita lievitano, scompare la paura dello Stato. E la competitività ne guadagna enormemente. Questo, credo, è quello che l’ Italia dovrebbe imparare dalla sua storia”.
“Cosa pensa della Lega Nord? «Confesso che inizialmente l’ho vista con simpatia. Quando è cresciuta mi pare che si sia invece persa, che non abbia più avuto spinta innovativa». Ma lei dunque immagina un’Italia delle regioni, dei comuni? «Come esito finale sì, delle regioni. Il primo passo necessario, probabilmente, sarebbe la separazione tra il Nord e il Sud. Per togliere paura ad ambedue le entità. Poi si dovrebbe andare verso regioni autonome, che si governano da sole. Dopo un po’ si potrebbe introdurre qualcosa che dia un feeling simbolico di identità italiana, ma niente di più. Come in alcuni Paesi è la monarchia».

http://archiviostorico.corriere.it/2012/luglio/14/Ispiratevi_alle_citta_del_Rinascimento_co_8_120714018.shtml

l’intervista è scadente e quindi potrebbe apparire come una boutade. Non lo è. All’origine di questa singolare scelta editoriale c’è quest’analisi della suddetta ricercatrice:

http://online.wsj.com/article/SB10001424052702303919504577522641691745740.html

La quale scrive per il Wall Street Journal, l’International Herald Tribune e l’Economist. Spazio che si è conquistata sul campo, avendo difeso paradisi fiscali come il Liechtenstein (cf. i paradisi fiscali sono il meccanismo che consente ai ricchi di fregarsene delle regole degli stati e della giustizia sociale):

http://courses.wcupa.edu/rbove/eco343/040compecon/Europe%20West/Austria/040421leichtens.txt

ed essendo una convinta neoliberista, ammiratrice di Ljubo Sirc, filosofo ed economista sloveno aderente alla Scuola Austriaca.

La Scuola Austriaca è quella di Ludwig von Mises e Friedrich vonHayek.

Scrive un ammiratore di Mises: “Molti lettori potrebbero essere sorpresi di apprendere che Mises e l’Istituto furono in grado di restare a galla negli anni immediatamente successivi al suo arrivo negli Stati Uniti unicamente grazie alle generose sovvenzioni della Fondazione Rockefeller. In effetti, per i primi anni di Mises negli Stati Uniti, prima della sua nomina a docente a tempo determinato in visita presso la Graduate School of Business Administration alla NewYork University (NYU) nel 1945, era quasi totalmente dipendente da borse di ricerca annuali della Rockefeller Foundation”.

http://www.independent.org/publications/tir/article.asp?a=692

Qui ho illustrato i legami tra i grandi poteri finanziari e i contemporanei paladini della scuola austriaca (es. Tea Party e Oscar Giannino – ma anche Ostellino, Giavazzi, ecc. del Corriere del Sera, o Alberto Bisin e Alessandro De Nicola della Repubblica-l’Espresso):

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/25/il-criptofascismo-dei-liberalizzatori-e-dei-privatizzatori/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/10/tea-party-il-totalitarismo-anarchico-alla-conquista-degli-stati-uniti/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/08/oscar-giannino-e-la-svolta-neoliberista-di-repubblica/

Come se tutto questo non bastasse, la Kurapovna è anche certa che Draza Mihajlovic e i Cetnici (!!!)

http://pasudest.blogspot.it/2012/03/i-balcani-e-il-passato-che-non-passa.html

fossero i guardiani dei valori occidentali in Jugoslavia:

http://www.amazon.com/Shadows-Mountain-Resistance-Rivalries-Yugoslavia/dp/0470084561/ref=sr_1_1?ie=UTF8&s=books&qid=1263785138&sr=8-1

(e George W. Bush, guarda caso, lo ha insignito di un’onorificenza postuma)

La sua difesa d’ufficio è stata così efficace da guadagnarsi un posto di rilievo nel sito che glorifica le “imprese” di Mihajlovic:

http://www.generalmihailovich.com/2010/02/shadows-on-mountain-allies-resistance.html

Abbiamo dunque una nazionalista/revanscista serba che, per qualche ragione, afferma che la Serbia ha tutte le ragioni di esistere come stato nazionale (per la sua presunta ma inesistente omogeneità etnica?), mentre non si sogna di difendere la ragione di esistere della Jugoslavia e cerca di delegittimare il diritto di esistere della Grecia e dell’Italia, due nazioni che stanno subendo l’attacco dei neoliberisti che le governano (Monti è dichiaratamente ed orgogliosamente neoliberista), con le loro privatizzazioni forsennate del patrimonio pubblico / beni comuni, e che speculano contro di esse (cf. spread e agenzie di rating).

Questo fenomeno va letto nel quadro del progetto di un’Europa a due velocità (a geometria variabile – cf. Luigi Zingales, Angela Merkel) che consenta all’area economica tedesca di non rinunciare alle aree produttive dei paesi del Mediterraneo, senza però accollarsi il fardello di quelle “più arretrate” ( = meno inclini a vivere per lavorare).

Un progetto, questo, che piaceva molto agli economisti tedeschi degli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso e che si è realizzato tra l’8 settembre 1943 ed il 29 agosto 1944 (liberazione di Parigi). Un progetto fortemente voluto dagli etnofederalisti nazistoidi bavaresi.

Dunque, attenzione! Questo progetto è l’antitesi del processo di unificazione europea voluto da Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e Robert Schuman.

Oscar Giannino e la svolta neoliberista di Repubblica

Test superato: nucleare sicuro, è la prova del nove
Oscar Giannino, Il Messaggero, sabato 12 marzo 2011 (su Fukushima)

Oscar Giannino è una persona molto intelligente ed è stato, a mio avviso, grossolanamente malinterpretato in alcune circostanze, come ad esempio riguardo al suo discorso sul Vesuvio e sull’illegalità, semplificato in modo tale da farlo sembrare un mostro.
Giannino non è un mostro, è un libertario/anarchico di destra. Un libertario di destra, come sono solito dire, è uno che non l’ha ancora ricevuto in quel posto, ossia non si è ancora trovato dalla parte ricevente e sofferente. In altre parole, non è una persona completa e le sue analisi saranno sempre parziali ed inesatte.
Purtroppo, per questa stessa ragione, un libertario di destra è spesso anche un uomo pericoloso. Giannino, con la sua trasmissione radiofonica aizza i radioascoltatori alla violenza eversiva (ma quando lo esaudiranno non sarà in prima linea a beccarsi i cazzotti, le manganellate e le pallottole: armiamoci e partite!).
Fa parte di quella categoria di perdenti radicali che si sentono più virili se si riempiono la bocca di proclami nichilistici.  Troppo avidi per poter essere solidali, troppo insicuri per poter amare la concordia (a loro basta essere dalla parte dei forti, o comunque di chi si crede forte).
Mi si dice che, al contrario di quel che sospetto, ha avuto una storia travagliata e merita rispetto. Ma io della sua storia personale me ne faccio davvero poco. Ci sono bulli che accusano i genitori di averli picchiati come se questo potesse giustificarli: li si può capire, ma non giustificare. Proprio chi è vittima di bullismo dovrebbe ben sapere quanta sofferenza infligge facendo il bullo. Un neoliberista è un darwinista sociale, ossia un bullo e la storia del Tea Party (l’antipolitica criptofascista finanziata da multimiliardari!), che tanto sta a cuore a Giannino, è un caso emblematico.

Detto questo, se il neoliberismo non esistesse bisognerebbe inventarlo, perché solo grazie al suo continuo sprone i suoi avversari, come il sottoscritto, sono costretti ad elaborare teorie e pratiche più sofisticate rispettose della dignità umana. Quindi ringrazio Oscar Giannino per quello che fa.


Lo stato è oggi ipertrofico, elefantiaco, enorme e vulnerabilissimo, perché ha assunto una quantità di funzioni di indole economica che dovevano essere lasciate al libero gioco dell’economia privata. […] Noi crediamo, ad esempio che il tanto e giustamente vituperato disservizio postale cesserebbe d’incanto se il servizio postale, invece di essere avocato alla ditta stato, che lo esercisce nefandemente in regime di monopolio assoluto, fosse affidato a due o più imprese private. […] In altri termini, la volontà del fascismo è rafforzamento dello stato politico, graduale smobilitazione dello stato economico”.

Benito Mussolini. Opera Omnia., XVI, p. 101

“Si è persuasi che l’unica persona che possa degnamente sostituire Berlusconi e, al contempo, far tornare a vincere il Pdl e a renderlo, agli occhi degli elettori, credibile sostenitore della Rivoluzione liberale e reaganian-thatcheriana, sia Oscar Giannino

http://www.camelotdestraideale.it/

“Conoscevamo il Giannino liberista, innamorato di Luigi Einaudi e dei Chicago boys. Ricordavamo il Giannino salottiero di Porta a porta, l’opinionista in gessato e con la voce da cartoon che agitava il bastone col pomello e ripeteva una parola strana (“spread”). Non abbiamo dimenticato il Giannino nuclearista, fiero nemico dei referendum contro l’acqua pubblica e certa facile demagogia sulle rinnovabili. Ma con la Grande crisi è nato un nuovo Oscar Giannino.[…]. Per Giannino la triade dei nemici è la stessa: banche, stato, tasse. Lui è il nuovo Glenn Beck, l’aedo dei Tea party americani, ma in una versione meno vitalistica e ribellistica, anzi quasi millenaristica, ripiegata su se stessa come la voce del profeta che sa di predicare nel deserto, il monaco stilita che annuncia la fine dei tempi”.
http://www.circolo-latorre.com/home.jsp?idrub=1646

“È giunta anche su Facebook la voglia di Tea party. oltre 2.000 fan. Il proclama è di quelli decisi. “Il gruppo ufficiale finalizzato all’organizzazione delle tappe del Tea Party in Italia. Se volete organizzare la rivolta dal basso anche nella vostra città, questo è il posto giusto!” E via col merchandising delle teiere (sono turbocapitalisti d’altra parte), i video con un Oscar Giannino vestito sempre più sobriamente, i tasti per diventare amici su Facebook, Twitter ed il canale Youtube (il minimo sindacale).  Ed un networking di tutto rispetto: Il Treno del Reno – Centro Studi Liberali – ISFIL – JEFFERSON – UltimaThule – Libertiamo – ConfContribuenti – CARTA LIBERA – Gioventù Liberale Italiana – Scenari Politici – L’Officina – Centro Culturale Verona – La Cittadella Interiore – Tocqueville – SBL – Zuppa di Porro – il blog di Nicola Porro – Percorsi in Libertà – Jimmomo – Mondopiccolo – The Common Sense Revenge – Tea Party Piemonte. Destra xenofoba, romanticherie ottocentesche, patriottismi e liberalismi vari. Qualche confusione dottrinaria: ma, ormai, chi ci bada?

[…]

Chi sono i frontier-man – e soprattutto le frontier-girl – dei Tea party statunitensi? Jerk & Bitch, il loro modello antropologico. Meglio se con gambe lunghe e tacco 12” per le donzelle, eloquio macho ed irrefutabile, pistola al fianco e mascella volitiva per i maschi alfa, o presunti tali. 

I Repubblicani, provati dalle sconfitte militari e politiche di Bush, individuano nel Tea il movimento politico di riferimento, ormai – e seguono pedissequamente le sue linee politiche e comunicative. Sarah Palin è ben nota. Completamente ignorante di questione economiche (e geopolitiche). Favorevole alla caccia, alle armi ed alle liste di proscrizione dei suoi avversari politici. Con una target list ed un’infografica, con tanto di mirino esplicativo, pubblicata anche sul suo profilo pubblico su Facebook. Se poi qualche pazzo la prende sul serio e tenta di uccidere uno dei “target” da lei indicata, la Deputata Gabrielle Gifford, assassinando nel frattempo un giudice federale e altre cinque persone, tra cui un bambino, è solo uno sfortunato incidente. Glenn Beck, l’anchorman, lo scrittore, il videoblogger dell’ultradestra americana – ricordiamolo, multimilionario – ha detto la sua sulla strage di Oslo e dell’isola di Utoya. Quei giovani massacrati gli ricordano molto, visto che erano lì, tutti insieme, per fare proselitismo politico, la gioventù hitleriana. “There was a shooting at a political camp, which sounds a little like, you know, the Hitler youth. I mean, who does a camp for kids that’s all about politics? Disturbing.” Michelle Bachmann, che ha vinto una sorta di sondaggio pre-elettorale in Iowa, ha esplicitamente affermato di voler creare il gruppo dei Repubblicani che si richiamano alle idee del Tea Party. Chiaramente per lei l’omosessualità è una malattia, e i bambini neri crescevano più sani durante il periodo della schiavitù che nell’era-Obama. 

Su L’Espresso del 18 agosto 2011, a pagina 15 Alessandro De Nicola ripete il mantra: “Per ridurre il debito si devono tagliare le spese e non aumentare le imposte”. Il comandamento unico viene ripetuto da tutti coloro che si professano “anti-casta”, senza alcuna distinzione. Nessuna analisi, nessun criterio di selezione delle spesa da tagliare. L’importante è “che siano liberate risorse per investimenti e consumi, restituendole ai privati”. Attenzione al ragionamento. “La litania sull’evasione ha stancato: bisogna stanarla, ma nel frattempo che si fa, si tassa chi già paga?”.

http://www.valigiablu.it/doc/488/e-su-facebook-sbarca-il-tea-party-allitaliana.htm

“Nelle redazioni di tutti i grandi quotidiani coesistono normalmente più anime. Quando La Repubblica era prevalentemente dalemiano-blairiana all’insegna della Terza Via neoliberista nella sua filiera più “istituzionale” (Scalfari-Mafai-Pirani?), si poteva – purtuttavia – individuare una seconda linea (Bocca-Maltese-Rinaldi?) decisamente critica dell’inciucismo neocentrista di cui si stava facendo promotore “il Blair de noiantri”D’Alema.

Niente di strano: trattasi di un fisiologico e sano contesto pluralistico.

Molto più strano – invece – è assistere oggi alla colonizzazione della testata da parte di personaggi minori, tipo Alberto Bisin e Alessandro De Nicola, i quali venerdì scorso ne occupavano quasi manu militari la prima pagina con sproloqui che avrebbero deliziato Margaret Thatcher>; imponendo una linea di critica da destra del pur moderatissimo governo Monti e recependo l’impostazione che Francesco Giavazzi promuove da tempo sulle pagine concorrenti del Corriere della Sera.

Tra l’altro, ottenendo con il De Nicola l’onore di quelle due pagine che in passato erano riservate a penne ben più robuste della sua, quale quella di Giuseppe D’Avanzo (e non è chiaro con quanta condivisione entusiastica da parte dello stesso direttore Ezio Mauro).

Dunque, è davvero singolare che mentre si assiste sulle corazzate del giornalismo nazionale (Repubblica e CorSera) allo sminuzzamento delle notizie giornalistiche ridotte allo spazio di un boxino, questi bravacci manzoniani del pensiero mainstream ottengano l’onore di lenzuolate in controtendenza. Segno di potenti “santi in paradiso”, che non sembrano essere neppure il padre fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari, il quale su l’Espresso dell’altra settimana si domandava da dove spuntasse fuori questo De Nicola.

Anche noi ce lo domandiamo, sebbene si sappia che Alberto Bisin salta fuori dal crogiolo fondamentalistico di NoisefromAmerika (e non è soltanto un quasi omonimo del ben noto Michele Boldrin), mentre il De Nicola è animatore di quella società Adam Smith che vorrebbe stipare nella stessa gerla l’illuminismo scozzese e il fanatismo di Hayek (roba che deve far rivoltare nella tomba il venerando autore de “La ricchezza delle Nazioni”). Oltre che sistematico frequentatore dalle ospitate radiofoniche da parte di Oscar Giannino.

Forse l’enigma del “da dove saltano fuori” questi neoliberisti un tanto al chilo può essere sciolto proprio ascoltando la voce di qualche padrone. Per esempio di Rodolfo De Benedetti, che poco tempo fa manifestava tutta la propria ammirazione per quel Centro Bruno Leoni (dal nome del guardaspalle di Hayek nelle manovre antikeynesiane dei liberisti da Guerra Fredda) di cui è diventato coordinatore l’ex dalemiano iperliberista Nicola Rossi.

Naturalmente fatti loro.

Resta ancora un’ultimo dubbio: ma dove pensa di andare una testata tradizionalmente progressista come La Repubblica consegnandosi all’attivismo polemico di questi fanatici banditori  di un filone ideologico, organico alle manovre della finanza ombra internazionale, smascherato nella sua pericolosità dai ricorrenti disastri che ha promosso sulle due sponde dell’Atlantico?”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/22/se-il-liberismo-invade-anche-i-giornali-progressisti/185568/

Vostok, l’Antartide, la smania aliena e i media

a cura di Stefano Fait

 

 

I misteri del lago Vostok sono uno degli esempi della recente smania della stampa egemone euro-americana per tutto quel che riguarda gli UFO (e l’Antartide, la nuova frontiera) a cui accennavo in un precedente post:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/02/27/history-channel-gli-alieni-larcheologia-misteriosa-e-lattenzione-dei-media-intorno-ad-un-argomento-scomodo/

 Il seguente articolo di Repubblica-Scienze è stato condiviso da 12.172 utenti Facebook e twittato 453 volte:

“UN MISTERO lungo venti milioni di anni, sepolto sotto i ghiacci del Polo Sud 2. E’ quello racchiuso nel lago Vostok, subglaciale e grande come l’Ontario, lungo quasi 250 chilometri e largo 50, profondo 1000 metri, il più grande delle centinaia di bacini sotto il Polo sud. Forse gli strati che ricoprono il lago sono più recenti, nell’ordine delle decine di migliaia di anni. Ma tradotti in misure, equivalgono comunque a tre chilometri e oltre di spessore glaciale, che le trivelle russe impegnate nella spedizione hanno finito di perforare oggi, dopo trent’anni di lavori. La zona di Vostok è ammantata di mistero oltre che di ghiaccio, da sempre. Non ultima la sparizione del team di scienziati impegnati nei lavori in questi giorni, di cui hanno dato notizia network importanti come la Fox, poi  riapparsi improvvisamente dopo una settimana di comunicazioni interrotte. E  la vera avventura comincia adesso, perché fare luce sui misteri del lago, l’ambiente che lo circonda e le sue anomalie potrebbero rappresentare per la scienza un episodio non distante per importanza dalla conquista della Luna negli anni 60.

Misteri e anomalie. L’enorme bacino subglaciale, scoperto negli anni 70, nasconde un tesoro tutto da stimare per quantità e qualità. Di sicuro c’è che l’acqua che contiene è purissima, incontaminata dall’ambiente terrestre, e così è rimasta per venti milioni di anni. L’ecosistema è quindi quello di quell’epoca, con tutto ciò che può comportare per forme di vita vegetali, animali, microbiali. Ma c’è molto di più. Il lago è sovrastato da una cava di ghiaccio, che contiene ossigeno e esercita pressione. A questo si aggiunge la temperatura dell’acqua, che verso la superficie è più fredda, ma che in alcune zone arriva intorno ai 30 gradi. Un posto piacevole per nuotare, se non fosse tremila metri sotto l’Antartide. Il fenomeno viene spiegato con un’ipotesi suggestiva: il bacino che ospita il lago sarebbe in una zona in cui la crosta terrestre è più sottile, da qui l’acqua temperata. E a questo punto si aprono gli scenari più incredibili. Quali forme di vita contiene il lago, che tipo di ambiente è? E comunque la si metta, si tratta di forme di vita da noi oggi considerabili completamente aliene, al mondo di oggi e al nostro ambiente. Tanto che la scienza considera Vostok come un campo di allenamento per comprendere Europa, satellite di Giove dalla composizione ambientale molto simile a questo tesoro chiuso nello scrigno dell’Antartide.

I pericoli del mondo perduto. Il bacino del lago Vostok potrebbe essere un vero e proprio endopianeta, un mondo sconosciuto e autonomo all’interno del pianeta Terra, rimasto a venti milioni di anni fa. Secondo ipotesi non prive di fascino, il ciclo dell’acqua potrebbe essere completo, la conca della caverna ospitare fenomeni meteo, piogge e temporali e spostamenti d’aria. E forse forme di vita complesse. Sicuramente, ci sono i batteri. Un aspetto che crea più di un problema, perché il nostro mondo e quello dimenticato del lago Vostok potrebbero essere incompatibili. Un agente proveniente dalla Terra potrebbe contaminare e sterminare la biologia del lago in pochi minuti. Così come un agente proveniente dal lago, sconosciuto per il nostro ambiente e potenzialmente pericoloso potrebbe provocare problemi imprevedibili per tutto il pianeta. Per questo nell’opera di scavo, il team russo ha prestato attenzione totale al pericolo di contaminazione biunivoca. L’acqua da analizzare proveniente dal lago sarà prelevata creando un foro attraverso cui la pressione spingerà il liquido in alto. Si attenderà quindi il ricongelamento e poi verranno presi i campioni. Naturalmente il momento del taglio del ghiaccio per praticare il foro è quello più delicato, quello in cui il nostro mondo e i nostri batteri entrano in contatto con un universo misterioso intrappolato da milioni di anni.

Attività magnetica inspiegabile. Ma i misteri di Vostok non sono finiti. Ce n’è un altro, ugualmente importante ma dai contorni ancora meno definibili. Nella zona sud-occidentale del lago, i team di ricerca hanno individuato e verificato per anni la presenza di una fortissima anomalia magnetica, ritenuta di origine inspiegabile, che si estende 105 km per 75. Alcuni ricercatori pensano che anche questo fenomeno sia da attribuirsi all’assottigliamento della crosta terrestre in quel punto. Ma alcuni rilievi effettuati da rilevatori sismici hanno individuato la presenza di un elemento metallico di forma circolare o forse cilindrica che appare  dal diametro molto esteso, alla base del lago. L’ipotesi è che possa essere questa non specificata struttura a generare l’alterazione di 1000 nanotesla nel campo magnetico di una zona così estesa. Un elemento che ha aperto scenari da X-Files, che vedono già i sostenitori della presenza di un gigantesco Ufo seppellito di ghiacci, contro chi parla di un elemento meteorico.

Di certo c’è che la forma dell’oggetto misterioso appare particolarmente regolare. Voci non confermate riportano che l’agenzia nazionale per la sicurezza degli Usa (NSA) abbia perimetrato la zona, secretato le comunicazioni sull’area e impedisca l’accesso per chiunque, per “evitare contaminazioni“.
Cosa nasconde il lago e in che modi e tempi la scoperta inciderà sul pianeta Terra è tutto da vedere. Vostok è stato appena raggiunto, e i misteri che contiene prima o poi arriveranno in superficie.

(06 febbraio 2012)

http://www.repubblica.it/scienze/2012/02/06/news/antartide_i_misteri_del_lago_vostok_raggiunto_dopo_trent_anni_di_scavi-29442183/

Un altro articolo sul medesimo argomento è apparso su Mistero Bufo, il blog del Corriere della Sera dedicato all’ufologia ed al mistero:

È davvero molto interessante la notizia che si è finalmente raggiunto il Lago Vostok, l’enorme bacino subglaciale che si trova sotto l’Antartide. Al di là degli scenari da fiato sospeso – il team di scienziati è sparito ed è riapparso dopo una settimana -, dei misteri e delle anomalie (c’è un’attività magnetica forte e apparentememente inspiegabile), della presenza di un oggetto metallico discoidale o cilindrico che ha già fatto gridare all’Ufo, questa bella storia di ricerca e scienza si presta a una serie di riflessioni. Innanzitutto, noi stessi – nel senso della Terra e di chi la abita – siamo potenzialmente portatori di diversità che hanno tutte le caratteristiche del fenomeno alieno. Alieno nel senso di estraneo a un certo schema; alieno come diverso (ma senza una sfumatura necessariamente negativa; diverso e basta). Quindi, si propone un tema che è poi lo stesso che sorge quando si entra in un ambito più classico e si ragiona di come ci si comporterebbe con un eventuale essere proveniente da un altro mondo. Anche il lago Vostok è un altro mondo e il venire in contatto con la sua realtà potrebbe essere devastante sia per il suo ecosistema ma anche per il nostro. Pertanto: se davvero avremo un incontro con esseri che non appartengono alla realtà alla quale siamo abituati, riusciremo a stabilire un ponte in grado di resistere e di non crollare? Oppure è vero/sarà vero, che l’unica opzione che rimane/rimarrà è la lotta per la sopravvivenza? O noi, o loro, insomma. Come in un classico schema della fantascienza, in questo caso con la variante che l’alieno l’abbiamo già in casa e non viene dal cosmo. Ma la stessa problematica potrebbe riproporsi anche il giorno, vicino o lontano non importa, nel quale si riuscirà a inquadrare la realtà di Europa: la comprensione del lago Vostok, infatti, pare sia utilizzata come palestra di allenamento per essere pronti con l’altra missione. Intanto l’agenzia nazionale per la sicurezza degli Usa avrebbe perimetrato la zona e secretato le comunicazioni relative al lago. Pare di essere in un episodio di X-Files o in quegli scenari investigativi nei quali la zona del ”crimine” viene recintata. Qualcosa di particolare ci deve insomma essere. Mi piace pensare che nelle esigenze della scienza si stia annidando la sensazione che si è trovato, o che si sta per trovare, qualcosa di veramente decisivo:

http://misterobufo.corriere.it/2012/02/09/le-lezioni-aliene-del-lago-vostok/

*****

Questi articoli hanno riscosso un notevole successo perché intorno all’Antartide circolano le voci più incontrollate. Alcune precisazioni:

È vero che la Germania nazista inviò una missione per conquistarsi una colonia antartica, costruendovi una base:

http://it.wikipedia.org/wiki/Nuova_Svevia

Non esiste invece alcuna prova che la base sia stata alla fine costruita e ancor meno che i nazisti si siano uniti in una base già esistente a certi fratelli cosmici (di Antares) che avevano ispirato il progetto “Terzo Reich”:

http://it.wikipedia.org/wiki/Base_211

È vero che degli u-boot nazisti vuoti sono stati individuati al largo della Patagonia:

http://www.corriere.it/esteri/09_ottobre_07/olimpio-uboot-argentina_07b247b4-b32f-11de-b362-00144f02aabc.shtml

ma è possibile/probabile che siano serviti a sbarcare alti papaveri nazisti in fuga.

È vero che la marina americana sì interessò molto a quell’area, anche perché il contrammiraglio Richard E. Byrd, già conoscitore della zona, era stato invitato dai nazisti a prender parte alla loro spedizione (e aveva rifiutato):

http://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Highjump

L’anomalia magnetica è stata paragonata alla Amt-1 (anomalia magnetica di Tycho n°1) il monolite nero lunare alieno di “2001: Odissea nello spazio”. È effettivamente un mistero. È stato ipotizzato che sia dovuto al fatto che là sotto la crosta terrestre sia meno spessa (però è molto più forte di quelle associate ai vulcani):

http://antarcticsun.usap.gov/pastIssues/2000-2001/2001_02_04.pdf

History Channel, gli alieni, l’archeologia misteriosa e l’attenzione dei media intorno ad un argomento scomodo

http://it.wikipedia.org/wiki/History_%28Italia%29

http://it.wikipedia.org/wiki/Yonaguni

http://it.wikipedia.org/wiki/Macchina_di_Anticitera

“History” (History Channel) intervista un gran numero di specialisti (più o meno “autorevoli”) che spiegano perché le tecnologie dei nostri antenati non potevano consentire loro di realizzare certe opere magnifiche. O violavano impunemente le leggi della fisica o disponevano di strumenti non documentati dalla ricerca archeologica. L’ipotesi è che qualcuno, da fuori, li abbia aiutati.

Magari sono vere entrambe le cose. Magari in alcuni casi non è così e non c’è nulla di misterioso, in altri invece resta qualche dubbio.
Ne approfitto per dire la mia, usando History Channel come mero spunto.

Chi mi segue da tempo sa che sono giunto alla conclusione che l’umanità non sia in cima alla catena alimentare ed alla piramide sociale di questo pianeta:
http://www.informarexresistere.fr/2011/12/24/alienologia-corso-avanzato-parte-prima-rudimenti-di-fisica-del-superspettro/#axzz1nNrT1Utx
http://www.informarexresistere.fr/2011/12/24/alienologia-corso-avanzato-parte-seconda-la-storiografia/#axzz1nNrT1Utx

Se si rigetta questa possibilità è spesso a causa di un nostro tratto caratteristico: siamo una specie cronicamente antropocentrica e megalomane che crede di rappresentare il pinnacolo dell’evoluzione nell’universo visibile. Come possiamo credere seriamente di essere soli nell’universo e che nessuno sia mai giunto in questi paraggi? Mi sembra un po’ infantile e anche un po’ deprimente: mi auguro che ci sia di meglio là fuori (temo ci sia anche di peggio).

Ma è anche per paura di quelle che sarebbero le implicazioni: chi si sentirebbe tranquillo se sospettasse che non abbiamo il pieno controllo di noi stessi e che altri esseri viventi ci trattano come bestiame ed hanno organizzato la nostra civiltà in modo tale da impedirci di formarci un’idea chiara della realtà fisica, del nostro potenziale e degli ostacoli che sono stati scaltramente posti sul nostro cammino per mantenere le cose come stanno?

Mi rendo conto che non sia facile e per nulla piacevole.

Dunque neghiamo una possibile spiegazione della realtà perché qualcuno ci spinge a farlo e per dei meccanismi psicologici.

Una volta qualcuno mi ha chiesto: ma come fai a vivere questa cosa così serenamente, se ne sei davvero convinto?

Per diverse ragioni:

1. non credo che il corpo sia l’elemento centrale del nostro essere:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/11/la-paura-della-morte-non-ha-molto-senso/#axzz1nNrT1Utx

anche se a qualcuno fa comodo che continuiamo a crederlo:

http://www.informarexresistere.fr/2012/02/23/la-morte-ti-fa-bella-%E2%80%93-il-lusso-il-teschio-e-le-astuzie-del-potere/#axzz1nNrT1Utx

2. non credo che il nostro destino di esseri umani sia quello di essere bestiame. Qualcosa è successo in passato, qualcuno ha fatto delle scelte stolte e siamo caduti in questa condizione, ma nulla è perduto, ci sarà sempre la possibilità di un riscatto, se ci rendiamo conto della nostra reale situazione. Potremmo tornare ad essere quel che eravamo;

3. ho l’impressione che le mille trasformazioni del nostro tempo segnalino l’imminenza di una via di fuga di qualche genere. È possibile che l’iperattività dei potenti, a tratti confusa, a tratti disperata, sia dovuta al fatto che temono di perdere il controllo della MegaMacchina. Forse non sono solo loro a temerlo;

4. vedo che tante altre persone come me, che hanno fatto le medesime considerazioni, ma sono più lucide e sagge di me, vivono la cosa come una grande esperienza di vita e non sembrano particolarmente scosse, intimidite, intimorite o ansiose;

5. non ci sto a pensare tutto il tempo e comunque non ho la certezza assoluta che le cose stiano così;

6. Là fuori c’è un po’ di tutto, quindi ci saranno anche civiltà benevole o neutre, non solo lupi travestiti da agnelli:
http://www.informarexresistere.fr/2012/01/18/la-sindrome-del-feto-egoista-come-vivono-e-cosa-pensano-gli-angeli-caduti/#axzz1nNrT1Utx

7. Non ci posso fare nulla;

Ad ogni modo, perché History Channel dovrebbe mandare in onda un documentario così controverso?

Qualcuno dirà che History Channel è una produzione poco seria e cerca solo di fare audience. Il che è certamente vero.

Qualcun altro sostiene che c’è l’intento di preparare il terreno per quella che in inglese viene chiamata “disclosure”, la rivelazione di qualcosa che era stato occultato. Osservo che ultimamente anche Telegraph, Guardian, Le Monde, Corriere della Sera, NYT, ecc. riportano notizie sugli UFO.  Il Corriere, per qualche ragione, ospita persino un blog a tema:
http://misterobufo.corriere.it/

Sia come sia, ritengo sia saggio tenere la mente aperta e gli occhi aperti, poiché è fuori di dubbio che:

“There are more things in heaven and earth, Horatio, than are dreamt of in your philosophy”

[“Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante non ne sogni la tua filosofia”]

William Shakespeare, Hamlet/Amleto

Il testo integrale del tanto discusso intervento di Adriano Celentano (per chi giudica solo dopo aver preso visione)

 

a cura di Stefano Fait

 

 

CELENTANO Avrò girato mille chiese, il Duomo di Milano, piazza San Pietro, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo. E morire se durante la predica si capisce qualcosa di quello che dice il prete. Non perché sbagliano a parlare: perché non sanno regolare l’audio negli altoparlanti. O sono troppo bassi oppure non ci sono abbastanza diffusori affinché la voce del prete si senta fino in fondo alle ultime file. Sembra quasi che i preti dicano: “Noi la predica l’abbiamo fatta, poi chi se ne frega se gli ultimi in fondo non sentono”. E sì che il Vangelo è stato chiaro: “Beati gli ultimi”, dice il Vangelo, “perché saranno i primi nel Regno dei Cieli”. Questo è un problema che c’era anche a Galbiate. Poi, a furia di martellare il parroco, finalmente un bel giorno si è deciso e ha cambiato l’impianto. Però se c’è una cosa che non sopporto e che mi innervosisce, non soltanto dei preti ma anche dei frati, è che nei loro argomenti, quando fanno la predica, o anche nei dibattiti in televisione, non parlano mai della cosa più importante, cioè del motivo per cui siamo nati. Quel motivo nel quale è insito il cammino verso il traguardo, quel traguardo che segna non la fine di un’esistenza, ma l’inizio di una nuova vita. Insomma, i preti, i frati non parlano mai del Paradiso. Perché? Quasi come a dare l’impressione che l’uomo sia nato soltanto per morire. Ma le cose non stanno così. Qual è la camera dove sono dentro i preti? Ah questa. Le cose non stanno così. Noi non siamo nati per morire. Noi siamo nati per vivere. Voi preti siete obbligati a parlare del Paradiso, altrimenti la gente pensa che la vita sia quella che stiamo vivendo adesso. Ma che cazzo di vita è questa qua? Lo spread, l’economia, le guerre. Giornali inutili come l’Avvenire, Famiglia Cristiana: andrebbero chiusi definitivamente. Si occupano di politica e delle beghe nel mondo, anziché parlare di Dio e dei suoi progetti e non hanno la più pallida idea di quanto invece può essere confortante per i malati leggere di ciò che Dio ci ha promesso. Senza contare, poi, i malati terminali, che anche se non lo dicono, loro sono consapevoli di ciò a cui stanno andando incontro. Ma loro no, Famiglia Cristiana e l’Avvenire non la pensano così. Per loro il discorso di Dio è… il discorso di Dio, per loro, occupa poco spazio: lo spazio delle loro testate ipocrite. Ipocrite come le critiche che fanno a uno come Don Gallo, che ha…E di ultimi ce ne sono tanti. Ci sono sulla torre della Stazione Centrale di Milano, ci sono degli operai che dall’8 dicembre stazionano lì, giorno e notte, al freddo e al gelo, per protestare contro la cancellazione dei vagoni letto, quei vagoni letto che collegavano il Nord al Sud, lasciando a casa ottocento persone addette ai servizi nei treni di notte. E questo, purtroppo, con il triste scopo di cancellare un’altra fetta del passato che costituisce le fondamenta della nostra identità. Montezemolo ha fatto bene a fare il treno veloce, quello che… bello, confortevole: è giusto. È giusto fare l’alta velocità. Però bisogna bilanciare la velocità con qualche cosa di lento. E allora io ti dico, Montezemolo, che adesso devi fare subito un treno lento, che magari si chiama Lumaca, dove ti fa vedere le bellezze dell’Italia, perché c’è gente che vuole andare lì. Sono sicuro che lo farà.

CELENTANO Come ti chiami?

CANALIS Italia.

CELENTANO Resta un po’ qui.

CANALIS Non posso.

CELENTANO Perché?

CANALIS Le cose non vanno bene ed io sto perdendo la mia bellezza.

CELENTANO Tornerai?

CANALIS Sì, se gli italiani lo vorranno.

CELENTANO La parola politica sembra aver perso ogni valore e le lettere che la compongono stanno cadendo a pezzi sulla testa di un popolo che ancora si illude di essere sovrano. Ma cosa significa sovrano? Il vocabolario lo spiega bene. Maitre!

CELENTANO Cosa dice il vocabolario?

PAPALEO Non lo so.

CELENTANO Tu non leggi mai il vocabolario eh?

PAPALEO Non vorrei contraddirla, Immensità. Con tutto il rispetto, preferisco leggere il giornale, soprattutto dopo colazione. Ho provato a leggere il vocabolario ma… dice sempre le stesse cose. E alcune volte non si spiega neanche troppo bene. Per esempio, qualche giorno fa sono andato alla lettera “Governo Monti”. Dice: “Materiale di ottima resistenza, apparentemente indipendente, facile però all’ossido dei partiti”.

CELENTANO E questo è quello che dice il vocabolario?

PAPALEO Esattamente.

CELENTANO E sulla parola “Sovrano”?

PAPALEO No, lì si spiega molto bene. Sovrano… ecco qua. Sovrano: si dice di potere, dignità, diritto che non derivino da altra autorità, che non dipendano da altro potere. La Costituzione italiana sancisce che il potere sovrano appartiene al popolo che esercita un potere pieno e indipendente.

CELENTANO Questo è quello che dice il vocabolario. E noi sappiamo che, perché il popolo possa esercitare il suo potere incontrastato, bastano cinquecentomila firme.

PAPALEO Cinquecentomila.

CELENTANO Ma i promotori del referendum, Antonio Di Pietro, Parisi e Segni come al solito hanno esagerato e ne hanno raccolte un milione e duecentomila.

PAPALEO Un milione e duecentomila.

CELENTANO Che la Consulta non ha esitato a buttare nel cestino.

PAPALEO Nel cestino, nel cestino, nel cestino.

CELENTANO Per cui c’è qualcosa che non va. O la Consulta sbaglia, o se no bisogna cambiare il vocabolario perché altrimenti non si sa quando siamo sovrani e quando no. Una bella mattina io mi alzo, esco di casa contento… convinto di essere sovrano, di essere al di sopra di tutti, il più alto, perché questo vuol dire “sovrano” e magari incontro Pupo e mi dice: “Ue’ guarda che tu non sei nessuno eh?”.
PUPO. Ma cosa stai dicendo? Ma cosa stai dicendo?

CELENTANO Ue’. Cosa hai detto? Non ho capito. Come stai?

PUPO Comunque stasera hai detto una grande verità.

CELENTANO Perché?

PUPO Infatti è vero: tu non sei nessuno.

CELENTANO Perché?

PUPO Perché… sottovaluti quelli bassi. Non sottovalutare quelli bassi.

CELENTANO E chi lo sottovaluta? E poi non esistono quelli bassi o quelli alti: esistono quelli giusti o quelli sbagliati.

PUPO Ma certo! Tu hai la verità in tasca. Certo, è normale. Dall’alto di quel palco ti puoi permettere di dire quello che vuoi. Senti, ma secondo te, io da che parte starei?

CELENTANO No, tu per me sei praticamente normale.

PUPO Cosa? Ma lo sentite? Ha detto “praticamente normale”.

CELENTANO Be’ sì… c’è qualche cosetta ma…

PUPO Ma quale cosetta?

CELENTANO No… ma niente, una scemata. Ma non c’è bisogno di…

PUPO No, ma parla chiaro! Quale cosetta?

CELENTANO Ma… scusa… chi è?

CELENTANO C’è un altro?

MORANDI Cosa sta succedendo? Cosa sta succedendo?

CELENTANO No, stavamo discutendo… tu sai che la Consulta ha bocciato i referendum, no?

MORANDI Eh sì, non è stata una cosa molto bella.

CELENTANO Vedi che lo dice anche lui?

PUPO Questa è una novità: ma da quando in qua sei diventato un paladino delle battaglie perse della sinistra?

MORANDI Ma quale paladino?

PUPO E allora sentiamo: perché la Consulta avrebbe sbagliato?

MORANDI Be’, bocciando i referendum ha tolto la parola…Non si possono buttare nel cestino un milione, non si possono buttare nel cestino un milione e duecentomila firme. Se pensi che ne bastano cinquecentomila per dare la parola al popolo, figurati che errore che ha fatto la Consulta a buttare via un milione e duecentomila firme.

PUPO E non pensi, invece, che l’errore grosso come una casa lo stai facendo tu? Informati prima di parlare!

CELENTANO No, no… scusa un attimo. No, io volevo parlare, perché prima tu hai detto… come si chiama il Direttore della Rai, il Direttore Generale?

MORANDI Lei.

CELENTANO Chi?

MORANDI Come “chi”?

CELENTANO No, dico…il Direttore Generale, come si chiama?

MORANDI Si chiama Lei.

CELENTANO Ah, si chiama Lei. Ah, proprio così. Be’, originale però. No perché… eh, ma io ho capito perché. Perché lei vuole mantenere le distanze. Hai visto anche con Michele Santoro l’ha distanziato mica male.

MORANDI Be’ sì, anche lì non è stata una cosa molto bella eh?

CELENTANO
Però tu adesso stai insinuando: non dirai mica che la Rai censura.

MORANDI No, no, io… scusa, ho avuto uno “sbandamento”. Ho avuto uno “sbandamento”. Cosa volevi dal Direttore Generale?

CELENTANO Volevo dire: in che camera alloggia il Direttore Generale?

MORANDI Mah, di solito in quella di centro.

CELENTANO Ecco, no, volevo dire che quelle cose che ha detto lui sulla Consulta, io non c’entro niente eh? Sono cose che ha detto lui.

MORANDI Sì, sì è vero: le ha scritte lui ma le ho dette io.

PUPO Ma piantatela di fare gli ipocriti. Ma non vi vergognate?

CELENTANO e MORANDI ALL’UNISONO Di che cosa?

PUPO E che ne so io di che cosa? Voi siete capaci solo di criticare, venite qui e fate il vostro “teatrino”. Ma informatevi prima di parlare, informatevi prima di parlare. Lo sapete, siete due ignoranti che a malapena riuscite a emettere qualche nota nel campo musicale. Ah ah… la Consulta… il popolo sovrano… ma chi ve l’ha dette queste cose?

MORANDI No, ma guarda che tu allora non hai capito.

PUPO No, capite sempre tutto voi, capite.

MORANDI No, tu sottovaluti la parola “sovrano”, che significa al di sopra di tutto, il più alto. Come fai a non capire?

CELENTANO
No eh be’, scusa: lui non può capire. Scusa, quanto sei alto?

PUPO Come?

CELENTANO Quanto sei alto tu?

PUPO Un metro e dieci.

MORANDI Eh… effettivamente è un po’ poco eh?
PUPO. Un po’ poco? Un po’ poco? Comunque sono alto quanto basta per non essere ipocrita come siete voi. La Consulta non poteva fare altrimenti, in quanto la cosa si poteva risolvere solo in Parlamento. Anche nel ’95, quando ci fu il referendum per la privatizzazione della Rai, anche in quel caso più del 50 per cento votarono a favore. Ma anche lì dovettero per forza cestinare tutto. Perché se la Rai fosse stata privatizzata e il “popolo sovrano”, come voi lo chiamate, avesse avuto ragione questa sera probabilmente voi due non eravate qua a sparare le vostre cazzate, carissimi “amici”, i sapientoni del nulla, voi che vi credete dei giganti.

CELENTANO Non si tratta di essere dei giganti. È che a noi ci dispiace di vederti così.

PUPO Ma “di vederti così” come?

CELENTANO
Così come sei tu.

MORANDI Ecco vedi perché diciamo che la Consulta ha sbagliato? Perché tu potresti essere moralmente più alto.

CELENTANO E anche meno basso.

PAPALEO C’è un errore.

CELENTANO Chi?

PAPALEO Non è alto un metro e dieci lui.

CELENTANO È più piccolo?

PAPALEO No. Il Pupo è alto un metro e 65. Quindi, se la Consulta non avesse bocciato il referendum, sarebbe alto quasi quanto voi.

MORANDI L’altezza, la bassezza fisica, grasso, magro, biondo, con gli occhi azzurri: tutte cose che contano fino a un certo punto. Ciò che conta veramente, invece, è essere alti dentro. Solo così è possibile arrivare intatti e senza macchia a quel traguardo di cui parlava Adriano, che se non altro, poiché nessuno è perfetto, tagliare quel traguardo con meno macchie possibili. Perché, come dice Adriano, quello che stiamo vivendo adesso, di vita, praticamente è uno scherzo.

CELENTANO E che la vita è uno scherzo basta guardare cosa succede nel mondo. C’è l’aria secca qua. Ma questa, di vita, è soltanto la prima… non la prima, una fermata. La prossima approderemo in un mondo che neanche lontanamente possiamo immaginare quanto è meraviglioso. Lì non ci saranno distinzioni di popoli: neri, bianchi; saremo tutti uguali. Eternamente giovani e belli, in compagnia di cristiani e musulmani, mentre ballano il tango della felicità, in un abbraccio d’amore senza fine. Certo, non mancherà il giudizio di Dio. Ci sarà qualcuno che, prima di entrare in Paradiso, avrà bisogno di una spolveratina. È per questo che è venuto al mondo Gesù: per metterci in guardia contro la polvere. Quella polvere che oscura l’anima, fino ad uccidere i propri simili e a rendere gli Stati assassini. Alla stregua di quei criminali che loro vogliono giustiziare con la pena di morte. Ma soprattutto è venuto al mondo per dimostrarci che la morte non esiste. Non esiste per i buoni e non esiste neanche per i cattivi che, di fronte alla vergogna che proverebbero in quel dato giorno davanti a Dio, forse preferirebbero morire. Ed è per questo che poi ha cominciato a fare i miracoli, pur sapendo che non sarebbero bastati perché avremmo detto: è un mago, è uno stregone. E allora lui cosa ha fatto? Ha fatto una cosa che nessun mago, nessuno stregone, potrà mai fare: è risorto. E per farlo ha dovuto morire e subendo il più straziante dei martiri. La morte è soltanto un ultimo gradino prima del grande inizio. Ed è per questo che noi… ed è su questo inizio che noi dobbiamo concentrare i nostri pensieri. E invece cosa facciamo? Stiamo qui ad affannarci su quel titolo, su quanto potrà fruttarci in Borsa; a litigare uno con l’altro; a prendercela per ogni piccola cosa. Ci rattristiamo se un deficiente come Aldo Grasso scrive delle idiozie sul Corriere della Sera. Cadiamo subito in depressione di fronte alla prima ruga. E invece dovremmo avere il coraggio di non tingerci i capelli. Io non so se voi vi rendete conto, ma per quanto lunga possa essere la vita sulla terra, diciamo anche due, trecento anni, che cosa sono? Niente. Io mi ricordo quand’ero giovane, ero forte, pieno di… adesso non mi ricordo più di che cosa ero pieno, però ero pieno di vita, di idee; non facevo in tempo a pensarla una cosa che l’avevo già pensata. Mi ricordo quando ero… voi forse non ci crederete, io mi ricordo che avevo pochi mesi di vita, mi pare quattro-cinque mesi, facevo già la quinta elementare e mi appoggiavo da solo sui braccioli di una sedia. A cinque mesi: vi rendete conto che forza che avevo? La vita è un lampo. Sei nel pieno della giovinezza e, quando meno te lo aspetti, non fai a tempo a guardarti allo specchio, che hai già più di 90 anni. Ecco perché si dice che il Regno dei Cieli è vicino.
La Merkel e Sarkozy impongono al governo greco l’acquisto delle loro armi. Se volete gli aiuti e rimanere nell’euro, hanno detto, dovete comprare i nostri carri armati e le nostre belle navi da guerra, imponendo così tagli e sacrifici agli straziati cittadini greci. Questo è ciò che diceva il Corriere della Sera di ieri a pagina 5. Ma già l’estate scorsa il Wall Street Journal rivelava che Berlino e Parigi avevano preteso l’acquisto di armamenti come condizione per approvare il piano di salvataggio della Grecia. È questa l’Europa che vogliamo, cinica e armata fino ai denti?

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