Sull’uso dei termini “Olocausto”/”Porrajmos” e sull’universalità del nazismo (Odifreddi ecc. parte II)

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Se dipendesse da me, costruirei una camera letale grande quanto il Crystal Palace, con una banda militare, che suona soavemente e un cinematografo che proietta immagini vivaci; quindi andrei fuori nei vicoli e nelle vie principali e li porterei tutti dentro, i malati, gli zoppi e gli storpi; li condurrei gentilmente e loro con un sorriso stanco mi ringrazierebbero; e dalla banda, soavemente, traboccherebbe un coro di Alleluia

D.H. Lawrence, 1908

http://en.wikiquote.org/wiki/D._H._Lawrence

Piena è la terra di superflui, corrotta è la vita a causa dei troppi; si potesse attrarli fuori da questa vita allettandoli con la “vita eterna”

Venisse una tempesta che scrollasse dall’albero tutto questo marciume e pasto di vermi…Venissero predicatori della morte rapida!

A ciò che sta per cadere si deve dare una spinta. A chi non insegnate a volare, insegnate a cadere più in fretta

Alla vita è necessaria anche la plebaglia? Sono necessari pozzi avvelenati e fuochi puzzolenti, e sogni sporcati e vermi nel pane della vita? 

Si è preso il partito di tutto ciò che è debole, malato, malriuscito, sofferente di per se stesso, di tutto ciò che deve perire (zu Grunde gehen soll), si è invertita la legge della selezione

Si devono sopprimere (abschaffen) i mendicanti; perché a dare loro qualcosa ci si arrabbia, e ci si arrabbia nel non dare loro nulla

F. Nietzsche

All’improvviso è lì, l’ospite di un altro mondo. Potrebbe venire tra mille anni, o anche domani. Che cosa faremo allora? Come ci proteggeremo da noi stessi, se assumerà ancora una volta la forma di un essere umano – uno che ovviamente non rassomiglierà per nulla ad Hitler, ma che potrebbe ad esempio essere calvo, con una lunga barba ed una voce paterna? Oppure giovane e in forma, dall’aspetto sveglio ed irresistibile? […]. Sedurrà la gente dalla testa ai piedi, come fece Hitler, e non solo la testa come fa il marxismo, o la pancia come fa il capitalismo. Gli crederanno, come credono in un dio, e saranno disposti a morire per lui, al fianco delle sue vittime, sentendosi finalmente vivi.

Harry Mulisch, “Criminal Case 40/61, the Trial of Adolf Eichmann An Eyewitness Account”, 2005, pp. 149-150.

L’hanno fatto in passato e probabilmente lo rifaranno anche in futuro.

Robert Servatius, avvocato difensore di Adolf Eichmann

Uso volutamente il termine Olocausto (“sacrificio”), in luogo del politicamente corretto Shoah (“catastrofe”), perché sono convinto che il mestiere dell’antropologo e dello storico richieda di tener conto delle persuasioni del proprio oggetto di studio, siano essi gli aztechi, o i nazisti.
Seguo l’esempio del rispettato storico britannico Goodrick-Clarke

http://en.wikipedia.org/wiki/Nicholas_Goodrick-Clarke

I giudici del tribunale di Norimberga non seppero identificare il male universale che operava dietro la facciata pubblica del Nazionalsocialismo. Mancò l’immaginazione morale che poteva aiutare a percepire il carattere apocalittico della civiltà che sorse nella Germania tra le due guerre, una civiltà fondata su una weltanschauung magica, che aveva sostituito la svastica alla croce. Prevalse l’unanime consenso sulla necessità di trattare gli accusati come se costituissero una parte integrale del sistema umanista-cartesiano occidentale. Non si vollero aprire gli occhi della gente sulla vera natura di questa inversione di valori. Si decise di classificare il tutto come aberrazione mentale e perversione sistematica degli istinti. Più facile parlare in asettici termini psicoanalitici che accennare alla possibilità che non si trattasse solo della psicopatia di un gruppo di delinquenti politicizzati.

Hitler e altri gerarchi nazisti erano fervidi credenti, stavano eseguendo un rituale e il movente era l’acquisizione di maggior potere. Gli ebrei erano il loro capro espiatorio e per questo furono sacrificati in un gigantesco esorcismo.

Ignorare la dimensione religioso-esoterica del nazismo – una teologia politica – e convincersi che sia stato un incidente di percorso, un’aberrazione, un corpo estraneo, è irresponsabile e anti-scientifico.

Nelle fasi di crisi, come quella attuale, possono verificarsi psicosi di massa, epidemie psichiche. Lo rimarcava Carl Jung al tempo dell’ascesa del nazismo: “Le antiche religioni, con i loro simboli sublimi e ridicoli, bonari e crudeli, non sono cadute dai cieli ma sono nate in quest’anima umana, la stessa che vive ancora oggi in noi. Tutte quelle cose, le loro forme primordiali, vivono in noi e possono in qualunque momento assalirci con la forza distruttiva, in forma cioè di suggestione di massa, contro la quale il singolo è inerme. I nostri terribili dèi hanno soltanto cambiato nome e rimano tutti in –ismo” (Jung, 1946).

Auschwitz può tornare.

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Adolf Hitler, discorso di Kulmbach, 5 febbraio 1928 – “Siamo diventati ciò che siamo grazie alla volontà della Provvidenza e fino a quando saremo autentici e rispettabili e valorosi nella lotta, fino a quando crederemo nella nostra grande opera e non capitoleremo, continueremo a godere dei favori della Provvidenza” (discorso a Rosenheim, Baviera, 11 agosto 1935). “Seguo i dettami della Provvidenza con la stessa confidenza di un sonnambulo” (discorso a Monaco, 15 marzo 1936). “Credo nella Provvidenza e la considero giusta. Perciò credo che la Provvidenza premia sempre chi è forte, intraprendente e retto” (Discorso a Norimberga, 11 settembre 1936). “Noi veneriamo esclusivamente la cura di ciò che è naturale, e di conseguenza, in quanto naturale, voluto da Dio. La nostra umiltà si afferma nella sottomissione incondizionata alle leggi divine dell’esistenza per come noi uomini riusciamo a comprenderle” (Norimberga, 6 settembre 1938). “Il giudizio sulla virtuosità di un popolo non spetta agli esseri umani ma va riservato a Dio” (Wilhelmshaven, 1 April 1939); “posso non essere un faro della Chiesa, un moralista da pulpito, ma sono un uomo intimamente pio, e credo che chiunque combatta valorosamente in difesa delle leggi naturali decretate da Dio, senza mai capitolare, non sarà mai abbandonato dal Legislatore e, alla fine, riceverà la benedizione della Provvidenza” (5 Luglio 1944); “Dobbiamo porre fine al costante e continuo peccato dell’avvelenamento razziale, per fare all’Onnipotente Creatore esseri quali quelli che Lui Stesso ha creato”.

Heinrich Himmler: “Esiste un solo Grande Spirito e noi individui siamo le sue temporanee manifestazioni. Siamo eterni quando eseguiamo la volontà del Grande Spirito, siamo condannati quando lo contestiamo nel nostro egotismo ed ignoranza. Se obbediamo, viviamo. Lo sfidiamo e siamo gettati nel fuoco inestinguibile. Le nostre esistenze fisiche sono come la guaina dei germogli di bambù. Per la crescita della pianta è necessario che cada una guaina dopo l’altra. Non è che la guaina corporale sia di importanza marginale, è semplicemente che la pianta-spirito è più essenziale e la sua sana crescita è di importanza primaria. Perciò non fissiamoci troppo sull’esistenza fisica ma, quando necessario, sacrifichiamola per un qualcosa di meglio. Perché questa è la maniera in cui la spiritualità del nostro essere si afferma”.

La religione hitlerista è la “Cristianità Positiva” ossia il Cristianesimo tradizionale spogliato di ogni cosa che non gli piacesse. La divinità di Hitler non era un “deus otiosus” ma un dio attivo, chiamato Creatore o Provvidenza che aveva creato l’universo ed un mondo in cui le varie razze dovevano combattersi per la sopravvivenza.

Nel “Politisches Testament: die Bormann-Diktate vom Februar und April 1945”, leggiamo: “Parliamo della razza ebraica per comodità linguistica, perché nel verso senso della parola, e da un punto di vista genetico, non esiste alcuna razza ebrea…La razza ebrea è prima di tutto una comunità di spirito. Antropologicamente l’Ebreo non dimostra quelle caratteristiche comuni che li farebbero identificare come una razza omogenea…Una razza spirituale è più robusta e tenace di una razza naturale”.

Chi crede che, in certi ambienti, anche tra le alte sfere, odiernamente, “certe cose non accadono”, è un “negazionista” e andrà incontro ad amarissime sorprese negli anni a venire.

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Guenter Lewy, Himmler and the ‘Racially Pure Gypsies’, Journal of Contemporary History, Vol 34(2), 201–214

In sintesi: il 12 dicembre 1938 ufficializza la campagna anti-Rom/Sinti (“combattere la pestilenza zingara”), ma precisa che i sanguemisti (Zigeunermischlinge) sono i veri responsabili del disagio sociale, mentre i purosangue vanno trattati diversamente. Gli uni e gli altri devono essere identificati e separati rigorosamente. I misti sarebbero rientrati nella stessa categoria degli ebrei, dei neri e dei meticci. GLI ZINGARI PURI DOVEVANO INVECE ESSERE PROTETTI.

A quel tempo, in Germania, c’erano oltre mezzo milione di ebrei, mentre gli zingari tedeschi erano circa 26mila.

Himmler era interessato ad esplorare le origini degli zingari e diede incarico alla famigerata organizzazione “scientifica” SS-Ahnenerbe (retaggio degli antenati/ancestrale).
Il 20 aprile 1942, in una conversazione telefonica, Himmler informa Heydrich che gli zingari non vanno sterminati: Keine Vernichtung der Zigeuner.
Il 16 settembre 1942 ordina che si faccia seria etnografia sugli zingari, studiandone la lingua e i costumi e proibisce la loro deportazione dai campi di concentramento ai campi di sterminio.

Il 13 ottobre 1942 si stabilisce che agli zingari autentici (fino a 8mila) non dovrà essere torto un capello. Dovranno godere di una certa, limitata libertà di movimento all’interno di una data area e potranno vivere secondo le proprie usanze, finché non violeranno le leggi tedesche. Persino i sanguemisti che le autorità zingare reputeranno essere “buoni zingari” potranno essere reintegrati come zingari “razzialmente puri”.

Gli altri, quelli giudicati troppo impuri, saranno sterminati in uno speciale settore di Auschwitz.

Biologi ed antropologi potevano circolare per il Reich alla ricerca di popolazioni zingare portando con loro un lasciapassare che li designava come incaricati di una missione di estrema importanza, urgenza e confidenzialità. Questi lasciapassare furono rilasciati fino a poche settimane prima della fine del conflitto.
Martin Bormann e altri criticarono queste decisioni di Himmler e cercarono di ostacolarlo, ma non Hitler.

Circa 15mila zingari non furono deportati nei campi di sterminio per via dell’ostinazione di Himmler e dei suoi collaboratori.

Ne consegue, a mio avviso, che il Porrajmos non è stato un olocausto, non è stato cioè il sacrificio di un popolo come capro espiatorio.

Sempre a mio avviso, Himmler ha mentito. Non ha senso salvare i “purosangue” e sterminare i “mezzosangue” figli di un genitore tedesco, dato che i tedeschi erano ritenuti ariani DOC o comunque poco meno ariani degli Scandinavi. Himmler aveva in mente qualcosa d’altro e quasi certamente orribile per i Rom/Sinti. Lo sapremo mai?

 

La “banalità del male” è una cagata pazzesca!

Esiste un consenso, erroneo ed ingiustificato, sul fatto che la tirannia vince perché le persone comuni eseguono gli ordini o continuano comunque a comportarsi come se niente fosse, per amor del quieto vivere. Non si indignano, non reagiscono, non rifiutano. La ricerca storiografica è però andata molto oltre il concetto di “banalità del male” della Arendt. I funzionari nazisti non erano burattini, ma zelanti esecutori di progetti che condividevano e che NON consideravano immorali o malvagi.
Credere che la natura umana sia non solo egoistica (il che può anche essere sostanzialmente vero), ma anche robotica, ossia psicopatica, facilita solo il compito di quegli psicopatici che hanno solo interesse a sociopatizzare la società e la civiltà umana.

Gli esperimenti di Milgram sembravano confortare la visione arendtiana. Zimbardo affinò questa prospettiva, dimostrando sperimentalmente che non è tanto l’ossequio agli ordini che conta, quanto il conformismo: le persone sanno che ci si aspetta da loro un certo comportamento e si conformano alle attese, indipendentemente dagli ordini. Così persone vestite da guardie carcerarie si comporteranno come si aspettano che una guardia carceraria debba comportarsi. In base a questi studi la tirannia è inevitabile, un fatto naturale. Date certe precondizioni la maggioranza delle persone servirà i fini del regime di turno.

Ma la Arendt seguì solo una piccola parte del processo ad Eichmann ed aveva già preconfezionato la sua tesi sulla banalità del male (per un testo preparato PRIMA del processo), senza minimamente considerare la possibilità che il presentarsi come un funzionario banale fosse una strategia difensiva.

Al contrario, i burocrati nazisti erano creativi, immaginativi e mostravano grande iniziativa.

Se si esaminano attentamente gli studi di Milgram e Zimbardo si riscontrano errori interpretativi dovuti alla volontà di dimostrare una conclusione già assunta in partenza. Le registrazioni degli esperimenti indicano che ben pochi sono stati i comportamenti robotici. Molti tra i componenti di quella maggioranza che si conforma alle direttive degli scienziati soffrono, lottano con la propria coscienza, cercano di valutare se il progresso della scienza e della conoscenza umana giustifichi le loro azioni, mentre gli scienziati insistono che è indispensabile. E’ semplicemente incredibile che, oggi, quasi tutti ritengano che sia vero il contrario.

L’umanità testata in laboratorio si raggruppava in tre grandi categorie. Circa un terzo dei partecipanti era pronto a torturare anche fino alla morte. Un altro terzo era indeciso ma troppo sensibile alle sirene del conformismo, del gregariato e della forza. Il restante terzo era formato da Giusti, ossia individui solidali, che potremmo definire “animati”, ossia provvisti di una coscienza universale non irretita da affiliazioni razziali, nazionalistiche, di genere, di culto ed ideologiche varie. Questi ultimi si rifiutavano con determinazione di diventare complici. Inoltre, quando si eliminavano le barriere e il “carnefice” si trovava a diretto contatto con la “vittima”, la percentuale di “strumenti del potere”, scendeva a circa un terzo. Quindi l’empatia può battere il conformismo e l’ottemperanza automatica. Se un altro scienziato dissentiva rispetto a chi dirigeva l’esperimento i “torturatori” si fermavano quasi subito, a dimostrazione che Milgram non aveva misurato il grado di obbedienza ma piuttosto il livello di autorevolezza di cui godevano gli scienziati in genere, che spingeva le persone comuni a ritenere che le loro esitazioni e dubbi erano infondati, visto che l’esperto non li invitava a desistere. Bisognerebbe chiedersi se sia morale la nostra venerazione del progresso scientifico e tecnologico o, per meglio dire, dello scientismo e della tecnocrazia.

Infine i risultati peggiori si sono ottenuti in società più coese e conformiste, mentre all’aumentare del tasso di individualismo si accresceva anche la percentuale di chi si chiamava fuori.

Gli esperimenti di Milgram mostrano che quando sono condotti nei quartieri popolari le persone sono meno remissive. Identificandosi meno con gli sperimentatori, per via della distanza sociale, sentono meno il dovere di collaborare in operazioni che le mettono a disagio o trovano decisamente ripugnanti.  

Quanto a Zimbardo, fu lui stesso a rivolgersi preliminarmente ai partecipanti spiegando nel dettaglio il tipo di situazione che riteneva desiderabile, in pratica invalidando l’esperimento prima ancora di iniziarlo. E’ la più indecente violazione del protocollo che si possa immaginare.

Quel che è degno di nota è che, nonostante tutte le istruzioni ricevute, solo una minoranza si abbandonò a comportamenti brutali. Fu in particolare uno di loro, soprannominato “John Wayne” ad abbandonarsi alla bestialità. Nelle interviste successive, dichiarò che si era sentito anche lui uno sperimentatore ed aveva deciso di inventarsi nuovi metodi per umiliare i prigionieri per vedere fin dove sarebbero arrivati prima di crollare (Zimbardo, 2007). Per di più uno studio ideato per valutare la variabile dell’auto-selezione dei candidati (Carnaghan & McFarland 2007) dimostrò che chi rispose all’annuncio dell’esperimento sulla vita carceraria aveva una personalità marcatamente differente da chi rispose all’annuncio del normale esperimento psicologico. I primi erano più autoritari e severi e guardavano con simpatia all’istituzione carceraria.

La conclusione di Haslam & Reicher (2007) è che le simpatie per le soluzioni autoritarie sono, molto semplicemente, legate al livello di confusione sociale, al rischio di anarchia ed all’abilità del leader di proporsi come la soluzione più adatta. In mancanza di un leader credibile e di un capro espiatorio plausibile, il potenziale di autoritarismo resta inespresso.

Le cause della Rivoluzione in Europa – L’hanno fatto una volta, lo rifaranno ancora

All’improvviso è lì, l’ospite di un altro mondo. Potrebbe venire tra mille anni, o anche domani. Che cosa faremo allora? Come ci proteggeremo da noi stessi, se assumerà ancora una volta la forma di un essere umano – uno che ovviamente non rassomiglierà per nulla ad Hitler, ma che potrebbe ad esempio essere calvo, con una lunga barba ed una voce paterna? Oppure giovane e in forma, dall’aspetto sveglio ed irresistibile? […]. Sedurrà la gente dalla testa ai piedi, come fece Hitler, e non solo la testa come fa il marxismo, o la pancia come fa il capitalismo. Gli crederanno, come credono in un dio, e saranno disposti a morire per lui, al fianco delle sue vittime, sentendosi finalmente vivi.

Harry Mulisch, “Criminal Case 40/61, the Trial of Adolf Eichmann An Eyewitness Account”, 2005, pp. 149-150.

L’hanno fatto in passato e probabilmente lo rifaranno anche in futuro.

Robert Servatius, avvocato difensore di Adolf Eichmann.

Quali furono le cause del contagio rivoluzionario che attraversò l’Europa nel corso del 2012?

Erano già state individuate in un oscuro e prezioso libricino, pubblicato proprio all’inizio dell’anno da Vladimiro Giacché, economista e giornalista del Fatto Quotidiano.

S’intitolava “Titanic-Europa: la crisi che non ci hanno raccontato” e fu, naturalmente, ignorato dai media ufficiali. Fu il passaparola degli internauti a decretarne il meritato successo.

Ecco una sintesi dei punti-chiave.

CAUSE DELLA CRISI

Il settore edilizio statunitense era in affanno già dal 2005 per un eccesso di offerta che non era compensato dalle facilitazioni creditizie. Risultato: cittadini indebitati, crollo del valore degli immobili, crisi dei mutui subprime. Questi sono poi cartolarizzati, ossia trasformati in titoli obbligazionari per essere rivenduti a banche e fondi di investimento per coprire fittiziamente le insolvenze, come nelle scatole cinesi. La montagna di liquidità si rivela essere un’illusione, consistendo in realtà in una montagna di debiti.

A questo proposito, Giacché segnala che i debiti della banche sono superiori a quelli delle famiglie, negli USA ed in molti altri paesi.

Per questo le banche hanno stretto i cordoni della borsa, causando un congelamento degli investimenti.

PERCHÉ IL RUOLO DELLA FINANZA È DIVENTATO COSÌ PROMINENTE?

L’ipertrofia finanziaria è l’inevitabile conseguenza della diminuzione della crescita dell’economia mondiale.

Tra 1973 e 2008 il tasso di crescita è di poco superiore alla metà di quello registrato tra 1950 e 1973. Senza includere la Cina equivarrebbe ad un terzo.

I profitti si dimezzano in Germania, Francia e Italia, tra gli anni Sessanta e i primi anni del terzo millennio.

Nel 2009 Marchionne rivela che il mercato assorbe solo 2/3 delle auto prodotte. Ossia, ogni anno, si fabbricano 30 milioni di auto invendibili. Nel 2002 erano 22 milioni (fonte: Wall Street Journal). Le case automobilistiche sopravvivono solo grazie agli aiuti di stato. Lo stesso Marchionne infatti aggiunge che “le autovetture finanziate in Europa sono 3 su 4”. Alla faccia del liberismo!

La finanza è la via di fuga dal rallentamento dell’economia, ma comporta un’impressionante crescita del debito e la moltiplicazione delle crisi: tra 1945 e 1971 non si verifica nessuna crisi finanziaria. Tra 1975 e 2010, ce ne sono 160 (e 54 crisi bancarie).

Negli anni Novanta scoppia la bolla finanziaria giapponese e comincia la sua stagnazione che, salvo brevi intervalli dovuti alla crescita cinese, dura ancora oggi.

Nel marzo del 2001 scoppia la bolla della New Economy e la recessione colpisce gli Stati Uniti. I profitti delle prime 500 imprese dell’indice di Standard & Poor’s nel secondo trimestre del 2001 erano calati mediamente del 60%. Il 10 settembre la Banca dei Regolamenti Internazionali certifica che la recessione riguarda l’economia globale.

Apro una parentesi sulla BRI: “I poteri del capitalismo finanziario avevano un obiettivo più ampio, niente meno che la creazione di un sistema globale di controllo finanziario in mani private in grado di dominare il sistema politico di ciascuna nazione e l’economia mondiale nel suo complesso. Questo sistema andava controllato in stile feudale dalle banche centrali di tutto il mondo, agendo di concerto, per mezzo di accordi segreti raggiunti in frequenti incontri privati e conferenze. Al culmine della piramide ci doveva essere l’elvetica Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) di Basilea, una banca privata posseduta e controllata dalle banche centrali mondiali che a loro volta erano imprese private…non bisogna immaginare che questi dirigenti della principali banche centrali del mondo fossero loro stessi dei ragguardevoli potenti nel mondo della finanza. Non lo erano. Erano piuttosto dei tecnici e gli agenti dei massimi banchieri commerciali delle loro rispettive nazioni, che li avevano allevati ed erano perfettamente capaci di liberarsene…e che rimanevano in gran parte dietro le quinte…Questi costituivano un sistema di cooperazione internazionale e di egemonia nazionale più privato, più potente e più segreto di quello dei loro agenti nelle banche centrali. Il dominio dei banchieri commerciali era fondato sul controllo dei flussi di credito e dei fondi di investimento nelle loro nazioni e nel mondo….potevano dominare i governi attraverso il controllo dei debiti nazionali e dei cambi. Quasi tutto questo potere era esercitato dall’influenza personale e dal prestigio di uomini che in passato avevano dimostrato la capacità di portare a compimento con successo dei golpe finanziari, di mantenere la parola data, di mantenere la mente fredda nelle crisi e di condividere le loro opportunità più vantaggiose con i loro associati”. Lo scrive Carroll Quigley – docente di storia, scienze politiche e geopolitica a Princeton, Harvard e Georgetown, una delle massime autorità mondiali del suo tempo nel suo campo e mentore del giovane Bill Clinton, quando era uno studente universitario – in “Tragedy and Hope: A History of the World in Our Time” (New York: Macmillan, 1966).

http://www.scribd.com/doc/71732657/Carroll-Quigley-Tragedy-and-Hope-2011-Ed

Chiusa parentesi.

Il mondo si salva dalla crisi che scoppierà nel 2008 solo grazie all’11 settembre. Nel novembre del 2001 la recessione ha termine.

Le imprese cercano di sfuggire alla contrazione dei profitti attraverso le attività finanziarie (la quota dei profitti generati in questo modo arriva al 40% del totale nel 2007), pretendendo (ed ottenendo) una marcata riduzione del carico fiscale, ma anche congelando o riducendo i salari.

Per questo, nel 2007 i lavoratori si ritrovano con un tenore di vita pari a quello del 1970. Se non se ne sono accorti è stato perché le banche hanno concesso prestiti agevolati e mutui ad alto rischio. Se vivono meglio è perché si indebitano di più. Si realizza il sogno del capitalista: i lavoratori guadagnano di meno ma consumano di più!

Nel 2007 il tasso di indebitamento in rapporto al reddito disponibile è del 176% in Irlanda, 145% nel Regno Unito, 138% negli Stati Uniti, 123% in Canada, 115% in Spagna

La cosa ha funzionato finché il valore degli immobili continuava a crescere e restava salda la percezione che la tendenza sarebbe continuata. Da 5 anni questo credenza si è infranta.

Successivamente, la retorica del libero mercato ha lasciato il posto agli aiuti di stato per “il salvataggio dei mercati” (Ben Bernanke).

Così, tra autunno 2008 e primavera 2009, almeno la metà delle 20 maggiori banche mondiali riceve un sostegno governativo diretto. Fino al giugno del 2009 il sistema bancario riceve, nel complesso, 14mila miliardi di dollari (equivalenti al colossale debito degli Stati Uniti!!!). Ora le autorità monetarie e i governanti europei ci spiegano che sono stati i cittadini comuni a vivere al di sopra delle proprie possibilità. D’improvviso, le nazionalizzazioni di Northern Rock, Royal Bank of Scotland e Dexia sono diventate un aspetto marginalissimo della questione.

I dati indicano, invece, che si è verificato “un gigantesco trasferimento del debito privato nel debito pubblico, ossia a una semplice socializzazione delle perdite” (Giacché, p. 43). Senza che peraltro si sia provveduto ad introdurre regole per evitare che questi eventi si ripetano. Non è per caso che il mercato dei derivati abbia toccato livelli record.

Contemporaneamente, le banche usano i soldi ricevuti non per risanarsi e concedere prestiti ai cittadini (rilanciando l’economia), ma per investire nei titoli di stato, i cui rendimenti sono superiori al tasso d’interesse a cui hanno ricevuto i prestiti dalle banche centrali.

 

IL PROBLEMA DEL DEBITO

Il debito complessivo, nel 2011, è pari al 310% del PIL mondiale.

Il governo italiano interviene con 30 miliardi annui di incentivi pubblici.

Chi paga? Per circa il 70% del totale i lavoratori dipendenti, in Germania come in Italia.

Così, dal 2007 al 2010 l’indebitamento della Germania cresce del 30%.

Quali sono le nazioni più indebitate?

In termini assoluti, gli Stati Uniti (oltre 14mila miliardi di dollari di debito e un deficit annuale di 1.300 miliardi di dollari).

In rapporto al PIL, il Giappone (229% contro il 120% italiano). Per ripagare il suo debito il Giappone dovrebbe devolvere tutte le sue entrate annue per vent’anni!

Se invece sommiamo debito pubblico e debito privato, vince la Gran Bretagna: già nel 2008 aveva raggiunto il 469% del PIL. Al secondo posto il Giappone (459%), Spagna (342%), Francia (308%), Italia (298%). Il Regno Unito manterrà o allargherà verosimilmente questo margine di vantaggio, dato che il suo deficit statale era del 10,4% nel 2010 e dell’11,7% nel 2011. Quello statunitense ha raggiunto la soglia del 10% del PIL. Gli USA sono una nazione allo stremo:

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/30/la-zombificazione-degli-stati-uniti-e-pensano-di-potersi-permettere-unaltra-guerra/#axzz1od3sL7a5

che, nel 2010, ha dedicato il 20% delle sue spese alle forze armate. Con Obama si è raggiunto il 5% del PIL, superiore a quello dell’amministrazione Bush. Gli Stati Uniti non hanno mai speso così tanto per la voce armamenti dal tempo della fine della Seconda Guerra Mondiale. Intanto l’aspettativa di vita dei suoi cittadini li colloca ad un miserevole 37º posto nel mondo e le tasse sulle imprese sono pari a ¼ di quelle pagate dai cittadini (durante la Grande Depressione il rapporto era 1:1 e durante la Seconda Guerra Mondiale le imprese pagavano il 50% in più). Nel 2010 la General Electric non ha pagato un dollaro di tasse negli Stati Uniti. Il calo dei redditi è stato del 3,2% tra 2007 e 2009 e del 6,7% tra 2009 e 2011.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/13/the-big-squeeze-us-and-uk-income-drop-2002-2013/

Ho già descritto altrove la crisi del debito eurozona:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/02/16/basta-prendersela-coi-tedeschi-siamo-tutti-sulla-stessa-barca/

I lavoratori tedeschi hanno già subito molto, avendo perso il 4,5% del salario in termini reali (al netto dell’inflazione) dopo l’introduzione dell’euro. In nessun altro paese dell’eurozona si è registrata una diminuzione paragonabile a questa.

MENZOGNE SUI PIIGS E L’EURO:

Lavorano troppo poco: prima della crisi i Greci lavoravano in media 44,3 ore in settimana, contro una media europea di 41,7 e quella tedesca di 41 ore;

Sono sempre in ferie: avevano 23 giorni di vacanze contro i 30 dei Tedeschi;

Hanno stipendi eccessivi: ricevevano il 73% del salario medio dell’eurozona e gli insegnanti erano pagati il 40% in meno che in Germania;

Pensioni d’oro e pensioni baby: andavano in pensione dopo i Tedeschi e ricevevano il 55% della media del’eurozona;

Il grande problema di Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e, in misura minore ma sostanziale, Italia e Francia, è che all’ingresso nell’eurozona è corrisposta la deindustrializzazione. Nessuno di questi paesi poteva competere con la Germania senza svalutare (la dracma era stata svalutata del 45% rispetto al marco nel decennio precedente all’introduzione dell’euro). Così le esportazioni tedesche verso la Grecia sono aumentate a dismisura, tra il 47% ed il 94% a seconda dei settori.

Ciò nonostante, la Grecia non se la stava cavano male, fino al 2008. Poi si è trovata a dover salvare le due maggiori banche private del Paese. Questo ha fatto esplodere il deficit, che è passato da un ATTIVO del 2,9% nel 2006 ad un passivo del 32% nel 2010.

Dal 2010 le misure di austerità dei governi greci hanno ridotto il reddito dei Greci del 20%. Il conseguente crollo dei consumi e degli investimenti ha fatto esplodere il rapporto debito/PIL, che potrebbe arrivare al 180% nel 2012. Il deficit ha superato il 10% nel 2010.

Se, nel 2010, le autorità europee avessero speso 167 miliardi di euro per riportare il debito greco sotto controllo, all’80% del PIL, pari a quello tedesco, si sarebbe evitato questo buco nero. Quella stessa cifra è stata però spesa nel 2008-2009 per salvare Bank of America, Royal Bank of Scotland, Ing e Goldman Sachs.

Non contenti di aver fallito con la Grecia, gli eurocrati hanno applicato le stesse “terapie” alle altre nazioni, ad esempio in Irlanda per salvare le banche tedesche e britanniche (esposte rispettivamente per 184 e 188 miliardi di euro). L’Italia, che aveva un debito pubblico sotto controllo ed il più grande avanzo primario cumulato dell’intero Occidente, è stata (è) un’altra vittima: “il buco è stato colmato con l’IVA…un’imposta regressiva: le tasse indirette infatti colpiscono i poveri più dei ricchi, e questo perché la proporzione del reddito speso in beni di consumo è maggiore per gli stupendi bassi che per quelli alti” (p. 103-104).

Anche la Francia è a rischio. Il debito è cresciuto di quasi il 28% tra 2007 e 2010 e la bilancia commerciale ha un disavanzo annuo di oltre 100 miliardi di euro.

IN PRINCIPIO ERA HITLER (NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI, LA DIRIGENZA EUROPEA È COMPOSTA DA FANATICI)

Nouriel Roubini dixit: “come negli anni trenta, stagnazione prolungata, depressione, guerre valutarie e commerciali, controlli sui capitali, crisi finanziaria, insolvenze dei debiti sovrani e grande instabilità sociale e politica”.

Dylan Grice, analista di Société Génerale, osserva che sono state le politiche deflazionistiche del cancelliere Brüning a far balzare la disoccupazione al 30%, regalando milioni di voti ai nazisti.

Giacché cita lo storico dell’economia Derek Aldcroft: “Per tutta la seconda metà del 1930 e del 1931 la situazione economica si deteriorò costantemente ovunque. Con la caduta dei redditi il bilancio statale e i conti con l’estero divennero squilibrati e la prima reazione dei governi fu quella di varare provvedimenti deflazionistici, che non fecero che peggiorare le cose”.

Si associa ed aggiunge: “Quello che allora ne seguì è noto: ascesa al potere di Hitler, guerre valutarie, protezionismo e guerre commerciali, e infine la seconda guerra mondiale. Fu quest’ultima a risolvere la crisi, uccidendo oltre 50 milioni di persone e distruggendo capitali e forze produttive in misura senza precedenti per la storia dell’umanità” (pp. 130-131).

Cosa succederà? “Il processo di rientro dai deficit pubblici sta aggravando la crisi della domanda interna…siccome il settore privato sta già diminuendo i propri investimenti a causa della crisi, la forte diminuzione anche degli investimenti pubblici non farà che peggiorare la situazione. Non solo. Siccome questi risparmi sono attuati contemporaneamente in tutti i Paesi europei, e siccome il mercato europeo è fortemente integrato e interconnesso…la crisi della domanda interna diventa immediatamente crisi dell’export reciproco” (p. 133).

Repetita iuvant: “La razionalità dei mercati, lo Stato che deve dimagrire, la necessità delle privatizzazioni, le liberalizzazioni come toccasana per la crescita, la deregolamentazione del mercato del lavoro come ingrediente essenziale contro la disoccupazione: praticamente nessuno di quei luoghi comuni, che proprio la crisi scoppiata nel 2007 si è incaricata di smentire clamorosamente, ci viene risparmiato…si tratta di un fenomeno evidentissimo a chiunque provi a ragionare con la propria testa su quanto sta accadendo, senza farsi intrappolare dai cliché e dalla frasi vuote sull’argomento” (pp. 138-139).

I governanti europei sono colpevoli di crimini contro l’umanità: “bisogna avere il coraggio di dire che il raddoppio in tre anni del livello di suicidi in Grecia non è un effetto collaterale “naturale” della crisi, ma un vero e proprio crimine che ha mandanti ed esecutori” (p. 140).

I governanti europei sono nemici della democrazia: “Chi avrebbe detto che proprio quell’Europa che pretende di insegnare la democrazia a tutto il mondo, e talvolta di esportarla con i bombardieri, avrebbe impedito a un governo di organizzare un referendum popolare sulle misure di austerity da assumere come è avvenuto in Grecia? Chi avrebbe mai considerato normale che l’esito delle elezioni in Portogallo fosse ritenuto irrilevante, perché comunque il programma da seguire era già stato scritto a Bruxelles e a Francoforte? E che dire dell’Italia, dove si è ritenuto un atto di alta responsabilità nazionale impedire che si andasse alle elezioni anticipate dopo il catastrofico fallimento di un governo, oltretutto ormai privo di maggioranza parlamentare? In questi anni in Europa è successo letteralmente di tutto. La guida di fatto dell’unione Europea assegnata a Francia e Germania senza che questo sia previsto da nessun Trattato. Una Banca Centrale Europea che non può fare il prestatore di ultima istanza perché i Trattati le legano le mani, ma che in compenso manda lettera minatorie a governi di Paesi sovrani, dettando il proprio programma di governo (per giunta sbagliato). Parlamenti ricattati e costretti a votare l’inserimento in Costituzione di norme assurde e controproducenti come il vincolo del pareggio di bilancio. Tutto ciò mentre l’Europa degli accordi intergovernativi si adopera per modificare (in peggio) i Trattati esistenti facendo accuratamente in modo che nessun popolo europeo possa esprimersi con il voto su di essi” (p. 157).

La spada di Damocle sospesa sull’Italia: “La regola delirante della dimunizione del debito in ragione di 1/20 all’anno della quota che eccede il 60% del PIL resta appesa come una spada di Damocle sulle nostre teste: se applicata alla lettera essa comporterà per il nostro Paese manovre correttive annue da 50 miliardi di euro per 20 anni. Nietne paura, comunque: con i tassi d’interesse attuali, andremo in default molto prima” (p. 160).

La spada di Damocle sospesa su UK, USA e Giappone: “il contagio della crisi del debito sovrano difficilmente lascerà indenni tre grandi debitori pubblici quali il Regno Unito, gli Stati Uniti e il Giappone. In particolare la situazione del Regno Unito sarà aggravata dall’entità abnorme del debito delle banche che va aggiungendo a quello pubblico” (p. 160).

Rivoluzione o distruzione: “Ma davvero non c’è via d’uscita? È davvero un destino ineluttabile che una classe dirigente inadeguata riesca a provocare tutto questo? Forse no. Se il timoniere non vuole cambiare idee e rotta, resta pur sempre un’altra possibilità: cambiare il timoniere” (p. 161).

Primo Levi, il semaforo rosso per i pedoni e la ragnatela di sottili distinguo

di Stefano Fait

Alcuni sanno che un mio grande cruccio è vedere delle persone ferme davanti al segnale rosso per i pedoni, quando non ci sono né auto né vigili nei paraggi.

È un cruccio perché mentre queste persone sono convinte di essere cittadini virtuosi e giudiziosi io li considero adulti infantilizzati/robotizzati.

Non è colpa loro, non ne sono coscienti ed in passato mi è successo molte volte di fare lo stesso. Nessuno è immune dalla meccanizzazione della psiche e del comportamento.

Io però temo chi antepone il rispetto di una norma al buon senso. Temo infatti che sia il preludio alla cosiddetta “banalità del male”, un’espressione che sebbene abbia poco a che vedere con il più che consapevole antisemita nazionalista Adolf Eichmann, rimane applicabile a molti agenti del male più ordinari, quelli incontrati da Primo Levi e studiati da Günther Anders: http://www.internetsv.info/LettHiroshima.html

Si comincia anteponendo la legge al buon senso e si finisce per anteporla alla coscienza ed alla dignità.

Credo che una salutare violazione di una norma che, per forza di cose, ammette solo due/tre modalità – il rosso e il verde (anche intermittente) – e non contempla situazioni intermedie, si riagganci ad un celebre aforisma di G.K. Chesterton: “la civiltà è sospesa ad una ragnatela di sottili distinguo”, una frase che mi ha sempre affascinato almeno quanto mi ha lasciato perplesso.

Mi ci è voluto del tempo per capirla, ma alla fine penso/spero di avercela fatta.

Si riferisce verosimilmente alla trama di significati che forma la nostra società ed il nostro universo simbolico. Ci sono persone che per interesse, per capriccio, o per ottusità si sforzano di strapparla. Alcuni non vogliono o non sanno gestire i sottili distinguo; sono predisposti, per temperamento, a semplificare riduzionisticamente la realtà e a cercare un terreno di solide certezze, di segnali rossi e verdi. La fragilità, impermanenza, sottigliezza della ragnatela irrita queste persone.

Sono dell’opinione che un Mondo Nuovo non possa essere impostato su un codice binario o ternario: occorre un arcobaleno di sottili distinguo orientati da coscienze lucide.

Se questa è un’utopia, è solo perché il presente non è ancora percepito come una distopia, sebbene lo sia.