Sull’uso dei termini “Olocausto”/”Porrajmos” e sull’universalità del nazismo (Odifreddi ecc. parte II)

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Se dipendesse da me, costruirei una camera letale grande quanto il Crystal Palace, con una banda militare, che suona soavemente e un cinematografo che proietta immagini vivaci; quindi andrei fuori nei vicoli e nelle vie principali e li porterei tutti dentro, i malati, gli zoppi e gli storpi; li condurrei gentilmente e loro con un sorriso stanco mi ringrazierebbero; e dalla banda, soavemente, traboccherebbe un coro di Alleluia

D.H. Lawrence, 1908

http://en.wikiquote.org/wiki/D._H._Lawrence

Piena è la terra di superflui, corrotta è la vita a causa dei troppi; si potesse attrarli fuori da questa vita allettandoli con la “vita eterna”

Venisse una tempesta che scrollasse dall’albero tutto questo marciume e pasto di vermi…Venissero predicatori della morte rapida!

A ciò che sta per cadere si deve dare una spinta. A chi non insegnate a volare, insegnate a cadere più in fretta

Alla vita è necessaria anche la plebaglia? Sono necessari pozzi avvelenati e fuochi puzzolenti, e sogni sporcati e vermi nel pane della vita? 

Si è preso il partito di tutto ciò che è debole, malato, malriuscito, sofferente di per se stesso, di tutto ciò che deve perire (zu Grunde gehen soll), si è invertita la legge della selezione

Si devono sopprimere (abschaffen) i mendicanti; perché a dare loro qualcosa ci si arrabbia, e ci si arrabbia nel non dare loro nulla

F. Nietzsche

All’improvviso è lì, l’ospite di un altro mondo. Potrebbe venire tra mille anni, o anche domani. Che cosa faremo allora? Come ci proteggeremo da noi stessi, se assumerà ancora una volta la forma di un essere umano – uno che ovviamente non rassomiglierà per nulla ad Hitler, ma che potrebbe ad esempio essere calvo, con una lunga barba ed una voce paterna? Oppure giovane e in forma, dall’aspetto sveglio ed irresistibile? […]. Sedurrà la gente dalla testa ai piedi, come fece Hitler, e non solo la testa come fa il marxismo, o la pancia come fa il capitalismo. Gli crederanno, come credono in un dio, e saranno disposti a morire per lui, al fianco delle sue vittime, sentendosi finalmente vivi.

Harry Mulisch, “Criminal Case 40/61, the Trial of Adolf Eichmann An Eyewitness Account”, 2005, pp. 149-150.

L’hanno fatto in passato e probabilmente lo rifaranno anche in futuro.

Robert Servatius, avvocato difensore di Adolf Eichmann

Uso volutamente il termine Olocausto (“sacrificio”), in luogo del politicamente corretto Shoah (“catastrofe”), perché sono convinto che il mestiere dell’antropologo e dello storico richieda di tener conto delle persuasioni del proprio oggetto di studio, siano essi gli aztechi, o i nazisti.
Seguo l’esempio del rispettato storico britannico Goodrick-Clarke

http://en.wikipedia.org/wiki/Nicholas_Goodrick-Clarke

I giudici del tribunale di Norimberga non seppero identificare il male universale che operava dietro la facciata pubblica del Nazionalsocialismo. Mancò l’immaginazione morale che poteva aiutare a percepire il carattere apocalittico della civiltà che sorse nella Germania tra le due guerre, una civiltà fondata su una weltanschauung magica, che aveva sostituito la svastica alla croce. Prevalse l’unanime consenso sulla necessità di trattare gli accusati come se costituissero una parte integrale del sistema umanista-cartesiano occidentale. Non si vollero aprire gli occhi della gente sulla vera natura di questa inversione di valori. Si decise di classificare il tutto come aberrazione mentale e perversione sistematica degli istinti. Più facile parlare in asettici termini psicoanalitici che accennare alla possibilità che non si trattasse solo della psicopatia di un gruppo di delinquenti politicizzati.

Hitler e altri gerarchi nazisti erano fervidi credenti, stavano eseguendo un rituale e il movente era l’acquisizione di maggior potere. Gli ebrei erano il loro capro espiatorio e per questo furono sacrificati in un gigantesco esorcismo.

Ignorare la dimensione religioso-esoterica del nazismo – una teologia politica – e convincersi che sia stato un incidente di percorso, un’aberrazione, un corpo estraneo, è irresponsabile e anti-scientifico.

Nelle fasi di crisi, come quella attuale, possono verificarsi psicosi di massa, epidemie psichiche. Lo rimarcava Carl Jung al tempo dell’ascesa del nazismo: “Le antiche religioni, con i loro simboli sublimi e ridicoli, bonari e crudeli, non sono cadute dai cieli ma sono nate in quest’anima umana, la stessa che vive ancora oggi in noi. Tutte quelle cose, le loro forme primordiali, vivono in noi e possono in qualunque momento assalirci con la forza distruttiva, in forma cioè di suggestione di massa, contro la quale il singolo è inerme. I nostri terribili dèi hanno soltanto cambiato nome e rimano tutti in –ismo” (Jung, 1946).

Auschwitz può tornare.

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Adolf Hitler, discorso di Kulmbach, 5 febbraio 1928 – “Siamo diventati ciò che siamo grazie alla volontà della Provvidenza e fino a quando saremo autentici e rispettabili e valorosi nella lotta, fino a quando crederemo nella nostra grande opera e non capitoleremo, continueremo a godere dei favori della Provvidenza” (discorso a Rosenheim, Baviera, 11 agosto 1935). “Seguo i dettami della Provvidenza con la stessa confidenza di un sonnambulo” (discorso a Monaco, 15 marzo 1936). “Credo nella Provvidenza e la considero giusta. Perciò credo che la Provvidenza premia sempre chi è forte, intraprendente e retto” (Discorso a Norimberga, 11 settembre 1936). “Noi veneriamo esclusivamente la cura di ciò che è naturale, e di conseguenza, in quanto naturale, voluto da Dio. La nostra umiltà si afferma nella sottomissione incondizionata alle leggi divine dell’esistenza per come noi uomini riusciamo a comprenderle” (Norimberga, 6 settembre 1938). “Il giudizio sulla virtuosità di un popolo non spetta agli esseri umani ma va riservato a Dio” (Wilhelmshaven, 1 April 1939); “posso non essere un faro della Chiesa, un moralista da pulpito, ma sono un uomo intimamente pio, e credo che chiunque combatta valorosamente in difesa delle leggi naturali decretate da Dio, senza mai capitolare, non sarà mai abbandonato dal Legislatore e, alla fine, riceverà la benedizione della Provvidenza” (5 Luglio 1944); “Dobbiamo porre fine al costante e continuo peccato dell’avvelenamento razziale, per fare all’Onnipotente Creatore esseri quali quelli che Lui Stesso ha creato”.

Heinrich Himmler: “Esiste un solo Grande Spirito e noi individui siamo le sue temporanee manifestazioni. Siamo eterni quando eseguiamo la volontà del Grande Spirito, siamo condannati quando lo contestiamo nel nostro egotismo ed ignoranza. Se obbediamo, viviamo. Lo sfidiamo e siamo gettati nel fuoco inestinguibile. Le nostre esistenze fisiche sono come la guaina dei germogli di bambù. Per la crescita della pianta è necessario che cada una guaina dopo l’altra. Non è che la guaina corporale sia di importanza marginale, è semplicemente che la pianta-spirito è più essenziale e la sua sana crescita è di importanza primaria. Perciò non fissiamoci troppo sull’esistenza fisica ma, quando necessario, sacrifichiamola per un qualcosa di meglio. Perché questa è la maniera in cui la spiritualità del nostro essere si afferma”.

La religione hitlerista è la “Cristianità Positiva” ossia il Cristianesimo tradizionale spogliato di ogni cosa che non gli piacesse. La divinità di Hitler non era un “deus otiosus” ma un dio attivo, chiamato Creatore o Provvidenza che aveva creato l’universo ed un mondo in cui le varie razze dovevano combattersi per la sopravvivenza.

Nel “Politisches Testament: die Bormann-Diktate vom Februar und April 1945”, leggiamo: “Parliamo della razza ebraica per comodità linguistica, perché nel verso senso della parola, e da un punto di vista genetico, non esiste alcuna razza ebrea…La razza ebrea è prima di tutto una comunità di spirito. Antropologicamente l’Ebreo non dimostra quelle caratteristiche comuni che li farebbero identificare come una razza omogenea…Una razza spirituale è più robusta e tenace di una razza naturale”.

Chi crede che, in certi ambienti, anche tra le alte sfere, odiernamente, “certe cose non accadono”, è un “negazionista” e andrà incontro ad amarissime sorprese negli anni a venire.

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Guenter Lewy, Himmler and the ‘Racially Pure Gypsies’, Journal of Contemporary History, Vol 34(2), 201–214

In sintesi: il 12 dicembre 1938 ufficializza la campagna anti-Rom/Sinti (“combattere la pestilenza zingara”), ma precisa che i sanguemisti (Zigeunermischlinge) sono i veri responsabili del disagio sociale, mentre i purosangue vanno trattati diversamente. Gli uni e gli altri devono essere identificati e separati rigorosamente. I misti sarebbero rientrati nella stessa categoria degli ebrei, dei neri e dei meticci. GLI ZINGARI PURI DOVEVANO INVECE ESSERE PROTETTI.

A quel tempo, in Germania, c’erano oltre mezzo milione di ebrei, mentre gli zingari tedeschi erano circa 26mila.

Himmler era interessato ad esplorare le origini degli zingari e diede incarico alla famigerata organizzazione “scientifica” SS-Ahnenerbe (retaggio degli antenati/ancestrale).
Il 20 aprile 1942, in una conversazione telefonica, Himmler informa Heydrich che gli zingari non vanno sterminati: Keine Vernichtung der Zigeuner.
Il 16 settembre 1942 ordina che si faccia seria etnografia sugli zingari, studiandone la lingua e i costumi e proibisce la loro deportazione dai campi di concentramento ai campi di sterminio.

Il 13 ottobre 1942 si stabilisce che agli zingari autentici (fino a 8mila) non dovrà essere torto un capello. Dovranno godere di una certa, limitata libertà di movimento all’interno di una data area e potranno vivere secondo le proprie usanze, finché non violeranno le leggi tedesche. Persino i sanguemisti che le autorità zingare reputeranno essere “buoni zingari” potranno essere reintegrati come zingari “razzialmente puri”.

Gli altri, quelli giudicati troppo impuri, saranno sterminati in uno speciale settore di Auschwitz.

Biologi ed antropologi potevano circolare per il Reich alla ricerca di popolazioni zingare portando con loro un lasciapassare che li designava come incaricati di una missione di estrema importanza, urgenza e confidenzialità. Questi lasciapassare furono rilasciati fino a poche settimane prima della fine del conflitto.
Martin Bormann e altri criticarono queste decisioni di Himmler e cercarono di ostacolarlo, ma non Hitler.

Circa 15mila zingari non furono deportati nei campi di sterminio per via dell’ostinazione di Himmler e dei suoi collaboratori.

Ne consegue, a mio avviso, che il Porrajmos non è stato un olocausto, non è stato cioè il sacrificio di un popolo come capro espiatorio.

Sempre a mio avviso, Himmler ha mentito. Non ha senso salvare i “purosangue” e sterminare i “mezzosangue” figli di un genitore tedesco, dato che i tedeschi erano ritenuti ariani DOC o comunque poco meno ariani degli Scandinavi. Himmler aveva in mente qualcosa d’altro e quasi certamente orribile per i Rom/Sinti. Lo sapremo mai?

 

David Foster Wallace, “Questa è l’acqua”

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La mia prima reazione subito dopo il discorso è stata: “porca puttana che figata!”. Ma ciò che mi ha colpito di più del suo discorso era che non conteneva nessuna puttanata, nessuna manfrina, niente di ideologico o politico, o qualsiasi cosa che potesse essere intesa come un suggerimento. Se ne stava lì davanti a noi come una delle persone più umili che abbia mai visto di fronte a un pubblico, parlando della vita. Il fatto che abbia preparato per noi questo discorso è stato un onore incredibile.

Gabe S.

David Foster Wallace, “Questa è l’acqua”

Ogni cosa, nella mia esperienza immediata, conferma la mia profonda convinzione che sono io il centro assoluto dell’universo, la persona più reale, vivida e importante che esista. Raramente parliamo di questa sorta di egocentrismo naturale, di base, perché ispira una forte repulsione sociale, ma in fondo lo stesso vale per ognuno di noi. È la nostra configurazione standard, quella che ci ritroviamo installata nei nostri circuiti a partire dalla nascita. Pensateci: nessuna delle esperienze che avete vissuto era incentrata su qualcuno che non foste voi stessi. Il mondo di cui fate l’esperienza è proprio di fronte a voi, o dietro di voi, o alla vostra sinistra, o alla vostra destra, sul vostro teleschermo, sul vostro monitor, o quel che è. I pensieri e i sentimenti degli altri vi devono essere comunicati in qualche modo, ma i vostri sono così immediati, urgenti, reali – ci siamo capiti…Non è una questione di virtù – è una questione di scegliere se impegnarmi a modificare o a liberarmi dalla mia conformazione standard, naturale, impiantata nei circuiti, che consiste nell’essere profondamente e letteralmente incentrato su di me, nell’osservare ed interpretare ogni cosa attraverso questa lente del sé. […]. Se imparate davvero come pensare, a cosa prestare attenzione, scoprirete che ci sono altre opzioni. Avrete il potere di vivere una situazione affollata, rumorosa, lenta, da inferno del consumatore, non soltanto come dotata di significato, ma anche sacra, animata dalla stessa forza che accende le stelle – compassione, amore, l’unità profonda di tutte le cose. […]. Nelle trincee quotidiane della vita adulta, l’ateismo non esiste. È impossibile non venerare qualcosa. Tutti venerano. L’unica scelta che possiamo fare è cosa venerare. E un’ottima ragione per scegliere di venerare qualche specie di divinità o di ente spirituale – Gesù Cristo o Allah, Jahvè o la dea-madre di Wicca, le Quattro Nobili Verità o un qualche insieme infrangibile di principi etici – è che praticamente qualunque altra cosa voi veneriate finisce per mangiarvi vivi. Se venerate i soldi e gli oggetti – se è in essi che riponete il vero significato della vita -, non ne avrete mai abbastanza. Non sentirete mai di averne abbastanza. Questa è la verità. Venerate il vostro stesso corpo, la vostra bellezza e il vostro fascino, e vi sentirete sempre brutti, e quando il tempo e l’età inizieranno a farsi notare, morirete un milione di volte prima che essi vi abbandonino davvero. Venerate il potere – vi sentirete deboli e impauriti, e avrete bisogno di un potere sempre maggiore sugli altri per tenere a distanza la paura. Venerate la vostra intelligenza, la vostra brillantezza – finirete col sentirvi stupidi, degli impostori, sempre sul punto di essere smascherati.. La cosa insidiosa di queste forme di culto non è il fatto che siano malvagie o peccaminose; è che sono inconsapevoli. Sono configurazioni standard. Sono quel tipo di culto nel quale scivolate lentamente, giorno dopo giorno, diventando sempre più selettivi riguardo a quello che osservate e al modo in cui misurate il valore, senza mai essere pienamente consapevoli che lo state facendo. E il mondo non vi impedirà di operare secondo la vostra configurazione standard, perché il mondo degli uomini e del denaro e del potere procede piuttosto gradevolmente con il carburante della paura e del disprezzo e della frustrazione e della bramosia e del culto di sé. […]. La libertà che davvero conta richiede attenzione, e consapevolezza, e disciplina, e sforzo, e la capacità di interessarsi davvero alle altre persone e di sacrificarsi per loro, continuamente, ogni giorno, in una moltitudine di piccoli e poco attraenti modi. Questa è la vera libertà. L’alternativa è l’inconsapevolezza, la configurazione standard, la “corsa di topi” – la costante e divorante sensazione di aver posseduto e perduto qualcosa di infinito.

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/la-coscienza-dal-buddha-david-foster.html

Omosessualità, islam ed europa

 

Ho notato una certa ritrosia da parte di molti blogger eterosessuali ad occuparsi di questioni relative ai diritti dei loro fratelli omosessuali (fratelli nell’umanità). Io stesso non mi sono degnato di farmi sfiorare dall’idea di farlo. Tempo di cambiare, tempo di comportarsi da fratello e non da estraneo.

Articolo di Gaelle Roux tratto dal sito France24 del 30 marzo 2012, liberamente tradotto da Marco Galvagno.

“Ludovic Mohammed Zahed, il primo musulmano francese a essersi sposato religiosamente con un uomo, ha appena pubblicato “Le Coran et la Chair” (Il Corano e la carne). Racconta il suo percorso difficile e ci rivela un’audace interpretazione del Corano.

“Oggi sono convinto che se il profeta Maometto fosse vivo unirebbe in matrimonio coppie di omosessuali“.

L’autore di queste righe, Ludovic Mohammed Zahed, è un fervente musulmano, fine conoscitore del Corano, omosessuale e sposato dalla fine di febbraio con la benedizione di un imam francese a Quiya, un sudafricano, anche lui musulmano.

Nella sua opera “Le coran et la chair”, edizione Max Milo, uscito (ndr in Francia) il ventinove marzo (2012) in libreria, ci fornisce una testimonianza  straziante sul percorso  difficile di un omosessuale musulmano, pieno di dubbi ed umiliazioni.

“L’omosessualità […] non è una scelta e bisognerebbe essere matti per scegliere d’essere omosessuali quando si proviene dall’ambiente socio-culturale dal quale vengo”, scrive. Intellettuale brillante, scrittore dotato e militante intrepido, Ludovic Mohammed ha fatto dell’islam e dell’omosessualità, la propria ragione di vita, grazie alla sua associazione d’aiuto e difesa degli omosessuali musulmani, HM2F (Homosexuels musulmans de France), ma anche attraverso le sue ricerche universitarie. Il giovane che studia antropologia e psicologia nella prestigiosa École des hautes études en sciences sociales (EHESS) e sta preparando da diversi anni una tesi di dottorato appunto su islam e omosessualità.

Bastonate per imparare a essere un uomo

Nato in Algeria, nel 1977, Ludovic Mohammed è il secondo di tre fratelli. All’età di 3 anni i suoi genitori lasciano l’Algeria per trasferirsi nella regione parigina. La famiglia tornerà nel proprio paese solo l’estate durante le vacanze e durante la difficile situazione algerina degli anni 90.

Ludovic Mohammed è un bambino timido ed effeminato. “Ero una via di mezzo: un po’ bambino un po’ bambina”, si rende conto, a otto anni. Ma suo padre, una canaglia maschilista, e suo fratello non ci sentono da questo lato… Ho passato la mia infanzia con un padre che mi diceva che ero solo una femminuccia, una bambinetta, un piagnucolone. Per insegnarli a essere un uomo il fratello maggiore lo picchia di santa ragione fino a spaccargli il naso. Aveva  vergogna di avere un fratello malato.

In cerca  della propria identità

L’adolescente s’immerge nella religione, preso a carico da un gruppo di salafiti, impara a memoria in arabo una parte del Corano, prega cinque volte al giorno, osserva scrupolosamente gli insegnamenti dei maestri.

Ma anche là i suoi modi considerati troppo effeminati finiscono  con il disturbare “i fratelli” che lo emarginano dalla comunità. Siamo nel 1995, l’ Algeria s’impantana nella guerra civile. Il 30 gennaio un camion pieno d’esplosivi devasta il centro d’Algeri. Quarantadue persone perdono la vita. L’attentato è rivendicato dal gruppo salafita GIA.

Deserto spirituale

Quel giorno mi sono sentito sconvolto al solo pensiero che quella gente aveva anche solo una qualche vaga parentela con me. L’attentato e l’esclusione dal gruppo dei salafiti algerini segnano l’inizio di un lunghissimo deserto spirituale. Quindici anni durante i quali rifiuterà violentemente l’islam.
A ventun anni confessa alla famiglia di essere omosessuale. Sua madre é inconsolabile per vari mesi, ma suo padre, proprio lui che per anni, non rivolgeva nemmeno la parola a quel figlio ritenuto poco virile, risponde: “é così, capisco, bisogna accettare”, una mano tesa, alla fine benevola. A quell’epoca Ludovic Mohammed è sieropositivo da due anni.

Nonostante la rottura con i salafiti, la sete di spiritualità gli cova dentro. Il giovane per un breve periodo si avvicina al buddismo. “Mi sono reso conto che l’omofobia e la misoginia sono presenti ovunque” aggiunge con lo sguardo fisso dietro gli occhiali rotondi. A poco a poco l’islam prende di nuovo piede in lui.

“Ho ricominciato a poco a poco a pregare e poi sono andato per la prima volta a fare il pellegrinaggio alla Mecca, alle fonti dell’Islam per riappropriarmi della mia religione. Ho riscoperto una pace interiore che avevo perso dall’infanzia”. Dopo essere tornato in Francia fonda l’associazione “Les Enfants du sida” per la quale viaggia in tutto il mondo per un anno.

“Mi sono reso conto d’essere una persona buona, asserisce oggi. Ho capito anche che potevo essere omosessuale e praticare la mia religione”. Fonda allora una seconda associazione Hm2F (omosessuali musulmani francesi).

L’etica islamica attuale condanna questo orientamento sessuale, ma in effetti niente nel Corano lo vieta. Del resto nel corso dei secoli i musulmani non concepivano l’omosessualità come abominio, come vizio assoluto come invece fanno ora.

 La pace

Sul tema islam e omosessualità Ludovic Mohammed è inesauribile: “L’omosessualità non ha niente contro natura, secondo una certa rappresentazione dell’islam, al contrario […]”, scrive così nel Coran et la chair. H2Mf lo porta a viaggiare soprattutto in Sud Africa dove partecipa a una conferenza organizzata da un’associazione simile alla sua, fondata da un ex imam, che scoprendosi omosessuale, ha divorziato e si è consacrato all’organizzazione.
Ludovic ha incontrato Quiyammuden. Si sono sposati civilmente nel giugno 2011, il matrimonio legale in Sud Africa non è riconosciuto in Francia, poi nell’ottobre dello stesso anno, si trasferiscono alla periferia di Parigi. E li che il 18 febbraio celebrano religiosamente la loro unione, la prima in Francia.
Nonostante le lungaggini amministrative per ottenere i documenti per Quiyamuden, nonostante le email e le minacce telefoniche dopo che ha deciso di vivere alla luce del sole islam e l’omosessualità, Ludovic Mohammed ha infine trovato pace.

“Sono pacificato” afferma con un lieve sorriso disegnato sulle labbra. “Potrei andarmene domani, alla fine sono sereno”.

Testo originale: Concilier islam et homosexualité. Le combat de Ludovic Mohammed Zahed

http://www.gionata.org/index.php?option=com_content&view=article&id=3885:conciliare-islam-e-omosessualita-la-battaglia-di-ludovic-mohammed-zahed&catid=28&Itemid=100517

 

L’esecutivo francese ha approvato un progetto di legge per consentire il matrimonio omosessuale e permettere l’adozione alle coppie gay. L’organizzazione Calem , prima associazione europea che difende i diritti degli omosessuali di fede islamica, ha fatto molte pressioni per ottenere questa controversa norma. Un impegno che nasce dalla storia personale di Ludovic Mohamed Zahed, fondatore di questo gruppo. Questo ragazzo francese di origine algerina si è sposato con il suo compagno qualche anno fa in Sudafrica, ha celebrato la sua unione in Francia, alla presenza di un Imam, e aspetta di poter riconoscere le nozze anche nel suo Paese.

È stato difficile accettare la tua omosessualità?

All’ inizio non è stato facile. L’Islam mi è sempre interessato molto, sia perché fa parte della mia identità, sia perché è la mia guida morale e spirituale. Sono cresciuto in una famiglia musulmana non particolarmente praticante e mi sono avvicinato alla religione per una scelta personale. Durante la mia adolescenza, frequentavo la moschea e studiavo il Corano per memorizzarlo. A diciotto anni, quando ho scoperto di essere omosessuale, mi sono iniziato a domandare perché la mia religione, che avevo sempre considerato universale ed ecumenica, escludesse alcune persone a causa dell’orientamento sessuale. Quando mi sono trasferito in Francia, ho vissuto da omosessuale per un certo periodo, senza praticare la mia religione, ma non ero felice.

Questa sofferenza ha cambiato la tua opinione sull’Islam?

Ho imparato a distinguere tra religione e tradizione. Avevo appreso l’Islam in un ambiente conservatore e questo mi aveva allontanato dalla fede, perché mi sentivo escluso dalla comunità. Ho perciò cercato di ritrovare la mia spiritualità in un’altra filosofia di vita e ho fatto un pellegrinaggio in Tibet per approfondire la mia conoscenza del Buddismo. Tuttavia, anche in quel contesto, ho scoperto che c’erano delle idee e degli atteggiamenti omofobi e misogini. Ad esempio, alcuni monaci mi hanno detto che le persone, quando non hanno un “buon karma”, si reincarnano in un corpo femminile. Così sono tornato in Francia e ho ricominciato ad approfondire la mia conoscenza dell’Islam.

Come hai fatto a convincerti che non c’è contraddizione tra omosessualità e Islam?

Ho conosciuto alcuni membri dell’organizzazione “David and Jonathan”, un gruppo che difende i diritti degli omosessuali cristiani, e ho capito che dovevo studiare meglio la mia religione. Ho letto molto sulla storia dell’Islam, in particolare alcuni libri che trattano della presenza di omosessuali nel periodo di Maometto. Alcuni di loro partecipavano alla vita di diverse famiglie e il loro orientamento sessuale era, a volte, tollerato o accettato. Secondo alcune interpretazioni di un Hadith di Abu Dawood (libro 32, 4095), lo stesso Profeta avrebbe ammesso un “mukhannath” (effemminato o eunuco) alla presenza delle sue mogli per un certo periodo. Nel 2010 ho fondato l’organizzazione per i diritti dei musulmani omosessuali Calem. Ora prego cinque volte al giorno e studio il Corano. Recentemente ho fatto un pellegrinaggio alla Mecca.

Che tipo di discriminazioni subiscono i ragazzi omosessuali che aiutate in Francia?

Ci sono delle differenze tra gli omosessuali islamici che ho conosciuto in Algeria e in Francia. Nel Paese africano molti si nascondono, in Europa è più facile parlare. Tuttavia esistono delle discriminazioni anche in Francia. Una ricerca IFOP ha evidenziato che più del 75% dei musulmani francesi considera l’omosessualità un tabù. I musulmani più giovani sono invece più aperti e soltanto il 29% condivide questa opinione. In generale, molti dei problemi vengono dalla famiglia. La nostra sfida più importante è convincere i genitori che non c’è nulla di male ad avere un figlio omosessuale.

Che valore ha avuto per te il matrimonio?

Nella tradizione islamica, il matrimonio è un contratto, una testimonianza di fedeltà di fronte alla comunità, non un sacramento. Per me e mio marito è stata una festa ed una promessa pubblica di amore. Ovviamente, per noi il matrimonio ha anche un valore religioso e perciò abbiamo voluto la presenza di un Imam alla cerimonia. Inoltre volevamo dare un segnale a tanti altri musulmani che sono discriminati a causa del loro orientamento sessuale e dimostrare che si può essere gay e praticare la propria fede.

http://mondo.panorama.it/tra-istanbul-e-il-cairo/matrimonio-gay-Imam-Ludovic-Mohamed-Zahed

“Scontri di civiltà”, scontri di inciviltà e strategie geopolitiche

Il successo ottenuto dal partito salafita alle elezioni (un quarto dei voti) indica che la corrente più radicale dell’islam egiziano è un fattore con cui i Fratelli – e i militari – devono fare i conti. Se il clima dovesse infiammarsi, a causa dell’ennesima provocazione dei crociati antimaomettani, e se la crisi economica dovesse inasprirsi, gli equilibri allestiti in questi mesi potrebbero saltare. Sempre che non ci pensino gli israeliani, attaccando l’Iran [vedi carta], a riazzerare l’intera partita mediorientale. Una mossa da roulette russa. Con i terroristi islamici che rialzano la testa, Gerusalemme potrebbe invocare una ragione in più per rovesciare il tavolo – e la mal digerita intesa Fratelli musulmani-Stati Uniti.

Lucio Caracciolo

http://temi.repubblica.it/limes/libia-ambasciatore-ucciso-bengasi-droni-navi/38112

Ancora una volta si è levato alto il grido: “Scontro di Civiltà!”

Uno slogan caro al teorico neoconservatore Samuel P. Huntington: che è diventato un mantra ed ottunde i cervelli.

Cosa diceva Huntington?

La mia ipotesi è che la fonte di conflitto fondamentale nel nuovo mondo in cui viviamo non sarà sostanzialmente né ideologia né economica. Le grandi divisioni dell’umanità e la fonte di conflitto principale saranno legata alla cultura. Gli Stati nazionali rimarranno gli attori principali nel contesto mondiale, ma i conflitti più importanti avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà. Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale. Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee sulle quali si consumeranno le battaglie del futuro”.

Il fatto, evidente a chi sia ancora in grado di usare il cervello che ha ricevuto in dono alla nascita, è che una manica di imbecilli scervellati – integralisti, fondamentalisti, razzisti del genere “supremazia ariana” – non bastano a fare uno scontro di civiltà. Centinaia di milioni di cristiani, musulmani, indù, ebrei, buddhisti, sikh, atei, ecc. sono determinati a vivere la loro vita senza creare problemi agli altri e senza che gli altri ne creino a loro, in ossequio alla regola d’oro: “non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te”.

Quel che invece c’è è uno scontro di inciviltà, ossia una strategia di estremisti islamofobi/razzisti (cf. i nipotini di Oriana Fallaci) che cerca in ogni modo di convincere il mondo che l’Islam è una minaccia e che nessuno vorrebbe avere un musulmano per amico, “perché non si sa mai”.

Un attacco generalizzato all’Islam può solo estraniare quella vasta maggioranza moderata che è la nostra naturale alleata. Se ce la rendiamo ostile sarà solo colpa nostra. Un esempio estremamente indicativo è la vergognosa provocazione della caricatura di Maometto-terrorista-bombarolo pubblicata dal giornale ultraconservatore danese Jyllands Posten, per volontà di Flemming Rose, giornalista e saggista legato agli ambienti euroamericani ed israeliani più reazionari ed anti-islamici, vicini all’amministrazione Bush, che ha espressamente commissionato le famigerate vignette e che, non contento, ha rincarato la dose mettendo in guardia gli Europei dall’elevato tasso di fertilità delle donne musulmane e dalla debolezza delle loro identificazioni con la civiltà europea. Il risultato è stata una futile e disastrosa degenerazione del clima internazionale nella direzione di quello scontro di civiltà annunciato ed auspicato appunto da Samuel Huntington.

Ora è arrivato il film-trash di produzione copto-ebraico-americana che insulta pesantemente Maometto, descrivendolo come stupratore pedofilo e tratta i musulmani come dei ritardati mentali. Il regista, apparentemente un copto che si è fatto passare per un israeliano con doppia cittadinanza residente in California, dopo aver falsamente dichiarato di essere stato finanziato da anonimi mecenati ebrei ha definito l’Islam “un cancro”.

Indipendentemente dal fatto che il film c’entrasse qualcosa con l’attacco, peraltro previsto con 48 ore di anticipo senza che si sia avvertito il “povero” ambasciatore (sacrificato alla realpolitik come un Alden Pyle qualunque?), è emerso che gli attori avevano firmato un contratto per tutt’altra “opera” – una commedia trash – e pare che le loro battute non abbiano nulla a che vedere con l’Islam. Gli attacchi islamofobi sono stati inseriti in fase di doppiaggio, senza farlo sapere agli attori. Nel copione il soggetto non era Maometto, ma un tale Padron George, il titolo dello script era “guerrieri del deserto” ed era ambientato nella Palestina dei tempi di Gesù (!!!). Così scrivono sul Guardian.

Questa vera e propria porcata si inserisce in un clima, in occidente, di strisciante o esplicita islamofobia, che risale a ben prima dell’11 settembre 2001 e che produce una costante serie di provocazioni, ben sapendo che qualcuno, dall’altra parte abboccherà e confermerà gli stereotipi applicati indistintamente a tutte le centinaia di milioni di musulmani del mondo, specialmente se arabi – ma non ai dittatori nostri alleati nella penisola arabica, non ai mujaheddin/talebani che hanno combattuto contro l’URSS prima e Gheddafi poi, né ai salafiti che vogliono abbattere Assad per prendere il potere e che godono dell’appoggio di Al-Qaeda: quelli vanno bene perché sono dalla nostra parte.   

La situazione è esplosa proprio in Libia, il paese più recentemente democratizzato a suon di bombe, dove i fondamentalisti abbattono le moschee sufi senza che le forze dell’ordine intervengano, dove le milizie controllano il paese e stanno provocando un’escalation di violenze (Caracciolo). Proprio il giorno in cui gli eredi “democratici” di Gheddafi stavano per annunciare il nome del nuovo primo ministro, proprio nella città simbolo della rivolta anti-gheddafiana. E proprio il giorno dopo l’ennesima commemorazione del Male Islamico (11 settembre 2001), che ricorda tanto i due minuti d’odio orwelliani.

L’ambasciatore e i suoi tre assistenti sono stati uccisi da razzi sparati contro la loro auto in fuga, cioè sono stati presumibilmente uccisi dagli stessi guerriglieri che hanno armato e guidato alla volta di Tripoli (che ingrati!)

Quando un militante della supremazia ariana, cristiano, veterano dell’esercito americano ha ucciso sei sikh nel Wisconsin, i Sikh non hanno accusato i cristiani di essere sanguinari e mostruosi. Né i parenti delle vittime di Breivik se la sono presa con il protestantesimo. Né i superstiti delle stragi volute da Bush e Blair sembrano girare il mondo uccidendo un cristiano dopo l’altro, anche se entrambi i leader si proclamano ultra-cristiani.

Invece il 99% dei musulmani ha tutto il diritto di chiedersi perché debba essere tormentato ed ucciso dai salafiti (quelli che sono arrivati fino in Bosnia per menare le mani e che hanno ucciso Vittorio Arrigoni), che sono finanziati dalle petromonarchie nostre alleate e che uccidono i cristiani siriani occupandone le chiese.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/24/leader-della-rivolta-anti-assad-condivide-le-mie-preoccupazioni-sulla-siria/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/01/il-caos-siriano-spiegato-dai-missionari-che-non-possono-essere-sospettati-di-complicita-con-iran-russi-e-cinesi/

ORA COSA SUCCEDERÀ?

La destra radicale europea gongolerà. I think tank neoconservatori americani gongoleranno. Breivik gongolerà. I due amiconi Romney e Netanyahu gongoleranno perché potranno dire che avevano ragione nel dire che le politiche israeliane in Medio Oriente sono defensive (scontro di civiltà!). Certi atei militanti avranno buon gioco a fare di tutte le erbe un fascio, accusando ogni persona religiosa di essere potenzialmente più violenta di loro (sebbene Robespierre, Stalin, Mao, Hitler e i Khmer rossi fossero atei/panteisti).

COSA POSSIAMO FARE?

Resistere alla propaganda, difendere gli innocenti, protestare contro ogni futuro conflitto, ostacolare la macchina infernale neoliberista (i think tank che propagandano l’islamofobia sono tutti neoliberisti).

Il dialogo tra le fedi portato avanti dalle maggiori figure religiose del mondo è un ottimo viatico verso un mondo in cui le virtù comuni a tutte le confessioni – carità, solidarietà, benevolenza, opere buone, buona volontà, concordia, pace e prosperità – possano una buona volta prevalere. Le religioni che conosciamo (incluso il buddhismo) sono destinate a perire, perché sono sorpassate, relitti di un passato che non vorrebbe passare; umane, troppo umane per essere adatte al Mondo Nuovo. Ma la religiosità/spiritualità è un bene inestimabile e permanente. L’inciviltà servirà solo a spianarle la strada.

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