King Kong, Godzilla e le elezioni americane

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Mi sono finalmente preso il tempo di approfondire le meccaniche (dinamiche strutturali, di lungo periodo) della campagna elettorale presidenziale USA più importante dai tempi di Nixon vs. JFK.

E ho capito una cosa che mi era sfuggita: TUTTI i candidati ancora in lizza sono POPULISTI (pro-establishment o anti-establishment). Al di là delle imbarazzanti menzogne e imposture dell’unica candidata, la verità è che candidati ed elettori si sono vaccinati contro il buon senso.
E’ una campagna elettorale totalmente insensata (e questo vale anche per il “mio” Sanders).

Questa mi pare una novità assoluta e credo stia ad indicare un tasso di risentimento e autoinganno popolare forse senza precedenti.
Una buona parte della classe media USA è estremamente arrabbiata e/o disperata e non è più in grado di distinguere il veridico e il verosimile dall’illusione.

Normalmente, dopo l’elezione della nuova amministrazione, la parte perdente si rassegna, attende la prossima chance e l’atmosfera ritorna alla “normalità”.
Questa volta, però, non credo che le cose andranno lisce.

Trumpisti e Clintonisti sembrano accomunati da aspettative assolutamente irrealistiche rispetto alle prospettive dell’economia USA. Aspettative che saranno crudelmente disattese con grosse perdite di risparmi ingenuamente “investiti” da chi, distratto dallo spettacolo elettorale, non ha badato agli indicatori economici fondamentali.

Come reagirà la popolazione?

Mi domando se certe grottesche produzioni hollywoodiane non siano avvisaglie di qualcosa di più profondo e violento che sta per abbattersi sugli Stati “Uniti”.

3 commenti

  1. 17 marzo 2016 a 19:11

    La risposta alla tua domanda finale per me è SI:

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  2. mediter said,

    18 marzo 2016 a 15:36

    a mio parere ci prese bene un analista russo, magari un pò di parte, nel predire nel futuro degli Stati Uniti lo stesso destino del fu URSS, quindi con diverse spinte indipendentistiche che si farebbero forti e diverrebbero realtà probabilmente nel dopo elezioni quando la crisi economica si farà sentire per davvero, i segnali ci sono tutti. Dal lato catastrofista-hollywoodiano il big one californiano potrebbe avere la stessa intensità del terremoto e tsunami del 2004 e del 2011 e metterebbe in ginocchio la California che da sola è probabilmente lo stato americano che contribuisce più al pil americano, molto più ricco anche di diverse nazioni europee.
    E’ brutto parlare in questi termini, ma quando gli USA smetteranno di essere impero, il mondo sarà un posto migliore.

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    • stefano fait said,

      20 marzo 2016 a 10:00

      sì, mi ricordo la mappa degli Stati Disuniti, però non credo che andrà così. L’Unione Sovietica è crollata ma la Russia è rimasta unita.
      Il crollo dell’Impero significherà la liberazione dei paesi “alleati”, non la disgregazione degli USA (gli unici ad andarsene potrebbero essere le Hawaii e altri possedimenti extra-continentali, incluse le basi – l’Alaska avrà problemi climatici sufficientemente gravosi da impedirle di pensare ad altro).
      La California non la vedo bene per mille ragioni: desertificazione, sismicità, vulcanismo, concorrenza dell’hi tech cinese e dell’industria cinematografica cinese, bolle speculative, diluvio
      “…was there a connection between the volcanic eruptions, Northern Hemisphere cooling, and the California megafloods?”
      http://www.amazon.com/The-West-without-Water-Droughts/dp/0520286006

      La fine dell’Impero è la rinascita dell’America, un’America che sarà una benedizione per il mondo: i servi che dominano degli schiavi ostacolano l’evoluzione.

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