Pentagono letale (Cipro, Israele, Siria, Turchia, Iran)

www.cyprusnewsreport.com

Sembra il titolo di un film di serie B e forse siamo in un’epoca storica di serie B. Oppure siamo arrivati ad una svolta di serie A

L’uso delle armi chimiche sarebbe ”un tragico errore”, segnerebbe il superamento della ”linea rossa” e gli Stati Uniti vogliono vederci chiaro, andando a ”fondo” sulla vicenda con ”un’indagine esatta”. E’ lo stesso presidente americano Barack Obama ad annunciarlo da Gerusalemme, prima tappa del suo viaggio in Medio Oriente. Dicendosi comunque ”scettico che sia stata l’opposizione” ad usarle mentre – ha sottolineato – il ”governo siriano ha la capacità e per certi versi la determinazione” per farlo. Dell’uso delle armi chimiche in Siria, intanto, Israele si dice ”certo” mentre opposizione siriana e Damasco – che si accusano reciprocamente – lanciano la stessa richiesta, da opposte posizioni e opposte accuse: un’inchiesta internazionale.

http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notizie/rubriche/cronaca/2013/03/20/Siria-Obama-indagine-Usa-Se-armi-chimiche-grave-errore_8434526.html

Siria, Damasco richiama i riservisti. “Stato di allerta generale” per tutti i militari e i soldati riservisti fino a 35 anni.

http://www.corriere.it/esteri/13_marzo_12/siria-richiamo-riservisti_19f64510-8b21-11e2-b7df-bc394f2fb2ae.shtml

Se ci dovesse essere una richiesta di intervento da parte dell’Onu, l’Alleanza Atlantica sarebbe pronta a fare la sua parte anche in Siria, sul modello di quanto fatto in Libia nel 2011.
L’ammiraglio americano James Stavridis, comandante supremo delle forze Nato

http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1086816/siria-nato-pronti-a-intervenire.shtml

Se Israele ci attacca, raderemo al suolo Tel Aviv e Haifa. Lo ha minacciato la guida suprema iraniana l’ayatollah Ali Khamenei in occasione del capodanno iraniano mentre il presidente Usa Barack Obama e’ in visita in Israele e nei Territori.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/03/21/Iran-Israele-attacca-Bombe-Tel-Aviv_8437302.html

Da cittadino americano, Hitto – capo del governo ad interim per l’opposizione siriana – sarà inevitabilmente bersaglio della propaganda del regime di Assad, che punta a dipingere i ribelli come un’entità manovrata dagli Usa.

http://www.corriere.it/esteri/13_marzo_19/siria-hitto-premier-opposizione_a6f93c74-902b-11e2-a149-c4a425fe1e94.shtml

Un altro cavallo di battaglia del presidente Anastasiades è l’adesione di Cipro alla Nato entro la fine dell’anno.

http://www.polisblog.it/post/67705/cipro-nikos-anastasiades-ecco-chi-e

Tutta questa immotivata urgenza da parte tedesca potrebbe aver a che fare con un possibile attacco alla Siria.

I Russi usavano Cipro come paradiso fiscale allo stesso modo in cui tedeschi, inglesi ed americani usano altre isole o staterelli europei (es. Lussemburgo o Svizzera o Isole del Canale). Cipro non fa parte della NATO ma è sollecitata a rafforzare i legami con gli Stati Uniti, cosa che incontra i favori del nuovo presidente cipriota, Nicos Anastasiades:

http://www.cyprus-mail.com/alexander-downer/us-welcomes-stronger-ties-nato/20130313

Quello precedente era filo-russo:

Cipro è una specie di Giano bifronte, in bilico tra Occidente ed Oriente, un microcosmo in cui circa 50.000 persone di origine russa hanno scelto di crogiolarsi, al sole del Mediterraneo.

A decidere il destino cipriota, provincia germanica o vassallo del Cremlino – gli spettri alimentati dai rispettivi critici – c’è lui, Demetris Christofias, l’ultimo presidente comunista del Vecchio Continente. L’uomo autodefinitosi “la pecora rossa d’Europa” ha studiato all’università di Mosca e parla un russo fluente. Non hai negato le proprie simpatie per Putin, difendendone le ragioni anche in occasione del conflitto georgiano, nel 2008. Sostenitore assai “tiepido” della Nato – come emerso da un cablo dell’ambasciatore americano a Nicosia, datato 2009 e rivelato da Wikileaks – si è schierato con Mosca sulla questione dello scudo spaziale, che l’Alleanza intendeva (e intende tuttora) costruire nell’Europa orientale.

I russi hanno trasformato l’isola in una seconda patria. Ci sono scuole in lingua e addirittura una radio che trasmette nell’idioma di Puskin. Ad attirare i magnati non sono solo le comune radici culturali – la religione ortodossa, per esempio – ma soprattutto un regime fiscale favorevole, con un’aliquota societaria ferma al dieci per cento. Il personaggio più noto di questa oligarchia finanziaria è Dmitry Rybolovlev, il miliardario diventato celebre per l’acquisto dell’appartamento più caro di Manhattan, 88 milioni di dollari per un attico al numero 15 di Central Park West. Dopo avere costruito un impero economico nel mercato dei fertilizzanti, Rybolovlev ha costituito un fondo offshore che ha acquisito una partecipazione nella Bank of Cyprus.

Il sostegno di Mosca, secondo il viceministro cipriota per gli Affari Europei, Andreas D. Mavroyannis, è tanto economico quanto politico, in opposizione alle rivendicazioni turche sulla parte orientale dell’isola, dopo l’invasione di Ankara del 1974. Malgrado l’emergere di sentimenti anti-russi, soprattutto per via dell’inflazione immobiliare provocata dall’afflusso dei magnati, la mano tesa dal governo in direzione di Putin riscuote un certo consenso. Molti sottolineano come l’eventuale preferenza per Mosca sarebbe dettata unicamente dall’analisi dei numeri. L’ex presidente George V. Vassiliou taccia le critiche di pura e semplice russofobia: «E’ un residuo della guerra fredda. Se Citibank ci avesse proposto un prestito, nessuno ci avrebbe accusato di essere vassalli degli Stati Uniti».

Gli analisti si chiedono che cosa chieda Mosca, in cambio dei fondi. Cipro non è solo il destinatario di ingenti investimenti diretti, un ruolo prima svolto da alcuni Paesi arabi, ma soprattutto un avamposto di straordinaria importanza all’interno del Mediterraneo, a maggior ragione in una fase come questa, in cui il Cremlino rischia di perdere l’unico vero alleato sul Mare Nostrum, la Siria. Lo scorso gennaio un cargo russo diretto a Damasco, con 20 tonnellate di armamenti, fu autorizzato a sbarcare nell’isola, anche se alla fine fu costretto a cambiare la propria rotta, per via dell’embargo europeo sulle armi ad Assad. Alcuni sottolineano anche che Cipro, per via della sua posizione, sia tuttora la base operativa di molte spie, in servizio tra Occidente e Oriente.

http://www.linkiesta.it/cipro-russia-putin#ixzz2OB4JCKkc

L’isola ospita già due basi aeronavali inglesi ed 80mila residenti britannici.

La parte settentrionale dell’isola è turca e la Turchia è un membro della NATO. Ma, evidentemente, negli ultimi tempi la Turchia ha capito che stava per cadere in una trappola: l’avrebbero aizzata contro la Siria e contemporaneamente stavano preparando la creazione di un Kurdistan indipendente, che farebbe precipitare la Turchia in una guerra civile e servirebbe a destabilizzare Siria ed Iran (che hanno forti minoranze kurde).

Così Erdogan ha verosimilmente fatto capire che la Turchia, anche per la fortissima opposizione dei suoi cittadini, non avrebbe preso parte ad un attacco alla Siria. Ha poi preso delle contromisure pro-kurde per evitare che le acque si agitino troppo:

http://www.repubblica.it/esteri/2013/03/21/news/turkia-pkk_ocalan_annuncia_cessate_il_fuoco-55041388/?ref=HREC1-5

La Siria concede l’uso di un suo porto, Tartus, ai Russi. Tartus si trova di fronte a Cipro:

Cipro, per la sua posizione strategica nel Mediterraneo, e per la sua amicizia con la Russia (Putin, l’anno scorso, ha erogato al Governo cipriota un prestito di 2,5 miliardi di euro al tasso favorevole del 4,5%, proprio per evitare che Cipro passasse sotto la graticola comunitaria) è un luogo strategico. Il legame fra Cipro e Russia consente alla cerchia di oligarchi vicini a Putin di esportare i propri capitali a condizioni molto favorevoli, contribuendo a cementare un potere da sempre inviso, specie agli USA, perché è il perno di un blocco geopolitico ostile agli interessi statunitensi (ed europei), che appoggia Assad in Siria o il regime iraniano. Tale legame crea anche preoccupazioni relative alla possibilità, per la Marina militare russa, di godere finalmente di un appoggio logistico nel Mediterraneo (problema già affrontato ai tempi in cui il leader maltese Mintoff amoreggiava con un Gheddafi filo-sovietico).Ed infine, l’area di influenza russa su Cipro crea inquietudini su chi sarà  il fruitore dei cospicui giacimenti di gas naturale scoperti nel sottosuolo e nelle acque territoriali cipriote. Non a caso è proprio Putin a strepitare contro il prelievo forzoso imposto a Cipro.

Come si vede, dunque, la possibilità di destrutturare l’economia “bancarizzata” cipriota, ed i suoi rapporti preferenziali con la Russia, riveste un carattere strategico, nello scacchiere imperialistico, che va ben al di là delle questioni di un “bail out” finanziario, e per il quale Cipro può bene essere sacrificata. Insieme al suo popolo.

http://bentornatabandierarossa.blogspot.it/2013/03/cipro-ed-il-prelievo-forzosoquestioni.html

E poi ci sono le riserve di gas cipriota, che si estendono fino alle acque siriane e che gli Israeliani vorrebbero sfruttare e il governo di Cipro è pronto a privatizzare (svendere) in ossequio all’austerità:

“Ankara richiede principalmente che vi sia un’equa spartizione delle risorse energetiche dell’isola tra la comunità greca e quella turca ma, secondo l’entourage di Erdoğan, dietro al mancato raggiungimento di un’intesa con Cipro Nord si nasconderebbe l’ennesima sfida di Tel Aviv nei confronti degli interessi della crescente potenza regionale turca. Infatti, gli accordi di fornitura tra Cipro e Israele rischierebbero di tagliare fuori dai rifornimenti energetici la parte superiore dell’isola e, dunque, anche la Turchia”.

http://www.equilibri.net/nuovo/articolo/israele-la-partnership-con-cipro-riaccende-le-tensioni-nel-bacino-del-levante

http://www.haaretz.com/business/turkey-warns-against-israel-cyprus-gas-deal.premium-1.496633


SARAJEVO 2013?

Il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, ha denunciato il “terrorismo iraniano” dopo l’arresto della polizia cipriota di un libanese sospettato di preparare un attacco contro gli interessi israeliani a Cipro.

http://www.tmnews.it/web/sezioni/esteri/PN_20120714_00190.shtml

Un libanese sotto processo a Cipro per spionaggio e pianificazione di attentati contro obiettivi israeliani ha affermato di essere un membro del movimento sciita libanese Hezbollah, nemico giurato di Israele. Lo ha riportato un quotidiano cipriota. Otto capi di imputazione sono stati contestati a Hossam Taleb Yaacoub, arrestato in un albergo di Limassol nel luglio 2012 e il cui processo si è aperto il 5 ottobre di fronte a un tribunale penale di questa città del sud di Cipro. E’ in particolare accusato di cospirazione per commettere un crimine e partecipazione a un’organizzazione criminale. Nella sua testimonianza in tribunale, ha negato di aver pianificato attacchi ma ha ammesso di far parte da quattro anni di Hezbollah, insistendo di far parte unicamente del ramo politico di questo movimento armato. Yaacoub, che ha anche la nazionalità svedese, ha detto di aver ricevuto ordini da Aymane che gli ha chiesto di monitorare gli alberghi frequentati da israeliani, in particolare a Limassol e Ayia Napa.

http://www.wallstreetitalia.com/article/1506677/libano-cipro-libanese-a-processo-ammette-legami-con-hezbollah.aspx

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Quel che accadrà nel Medio Oriente se Hollande e Cameron procedono con la loro idiotissima idea di fornire ufficialmente armi ai ribelli siriani.
La cosa sarà rapidamente seguita da un massiccio contratto russo-cinese con il governo di Assad. Allo stesso tempo i russi saranno implicitamente autorizzati a finalizzare i loro contratti con gli iraniani per la fornitura di sofisticati missili terra-aria.
Le armi usate contro Assad si sposteranno poi in Iraq [es. Libia > Mali], destabilizzandolo.
I russi e i cinesi, per evitare la perdita di un alleato chiave in Medio Oriente, saranno costretti dalle leggi della Realpolitik ad aumentare enormemente la quantità e qualità armi vendute all’Iran. L’Iran stesso si sentirà ancora di più sotto pressione e paranoide circa aggressioni esterne e conflitti interni fomentati dall’Occidente. Cercherà con rinnovato vigore di sviluppare una bomba nucleare e serviranno attacchi aerei su vasta scala (non certo mirati) per impedirglielo. Inoltre, avranno un nuovo incentivo per riaccendere i conflitti in Iraq e Afghanistan per inchiodare le forze NATO o anche per trasformare l’Iraq in un esplicito alleato di Teheran.
Tuttavia, questa non è ancora la questione cruciale, quella bellamente ignorata dai media occidentali: il Kurdistan.
Dato che i ribelli siriani sembrano incapaci di vincere senza imponenti aiuti stranieri e anche in quel caso avrebbero bisogno della neutralità o dell’appoggio curdo per sperare di farcela, che cosa vorranno in cambio i curdi? In Iraq hanno in pratica uno stato tutto per loro e vorranno la stessa cosa in Siria.
Assad può FORSE vincere senza di loro, ma i ribelli non possono.
I curdi appoggeranno chi farà la migliore offerta.
Nasceranno due repubbliche curde autonome ben fornite di petrolio. In breve cominceranno a chiedere di poter dar vita ad uno stato curdo, coinvolgendo i curdi iraniani e soprattutto quelli turchi, che fanno parte di uno stato NATO.
Quel che succederà in seguito non sarà piacevole.

Mai consapevolmente complici del male – Iron Dome o Iron Sky?

Secondo il sito online del quotidiano Haaretz, dall’uccisione del leader dell’ala militare di Hamas, Ahmed Jabari, sono stati sparati oltre 100 razzi dalla Striscia di Gaza contro Israele. Circa 25 sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome System“.

La Stampa

Ora, qualunque nazione ancora in grado di raziocinare a questo punto avrebbe capito che in un’eventuale (direi molto probabile) guerra medio-orientale sarebbe spacciata, perché il suo sistema di difesa ha un nome roboante ma un’efficacia chiaramente limitata: 25% di missili intercettati è MERDA. La prova che tutte le promesse del governo Netanyahu sulla sicurezza erano menzogne e che la strada giusta è quella della pace, non della fortezza assediata.

Le fonti israeliane hanno poi rivisto in alto le percentuali: 80 intercettati su 245. Ossia ancora meno di un terzo.
Iron Dome o Iron Sky?

Ai Palestinesi non è concesso:

* crearsi un proprio stato pacificamente seguendo l’iter delle Nazioni Unite (perché danneggerebbe il processo di pace);

* crearsi un proprio stato con l’uso della forza liberandosi degli occupanti (perché diventano “terroristi” – invece in Siria sono “ribelli”, pur essendo in buona parte mercenari fondamentalisti salariati dalle petro-teocrazie del Golfo);

* resistere, protestare, boicottare (perché diventano antisemiti desiderosi di annientare lo stato di Israele);

Non è chiaro cosa possono fare, oltre ad estinguersi spontaneamente, dato che gli Israeliani non hanno dimostrato alcuna intenzione di riconoscere i loro diritti fondamentali (inclusi quelli economici).

Il Comitato Internazionale della Croce Rossa afferma che:

“Il blocco della Striscia di Gaza sta per entrare nel suo quarto anno, soffocando ogni possibilità reale di sviluppo economico. Gli abitanti di Gaza continuano a patire disoccupazione, miseria e guerra, mentre la qualità del servizio sanitario è ai suoi minimi storici. L’intera popolazione civile di Gaza viene punita per degli atti di cui non è responsabile. Il blocco costituisce perciò una punizione collettiva imposta in chiara violazione degli obblighi israeliani nei confronti del diritto internazionale umanitario”

http://www.icrc.org/web/eng/siteeng0.nsf/htmlall/palestine-update-140610

La Croce Rossa non potrebbe mai permettersi di sottolineare l’evidente parallelo con il trattamento riservato dai Nordamericani (inclusi i Canadesi) alle popolazioni indigene – trattati sistematicamente violati, promesse mai mantenute, riserve sempre più ristrette, invenzione di pretesti per intervenire militarmente, graduale pulizia etnica:

Non ci fu nessun Las Casas a proteggere i nativi nordamericani e gli schiavi neri di quelli che diventeranno gli Stati Uniti. I più celebri evangelizzatori puritani non ritennero mai che questi esseri umani avessero la medesima dignità dei coloni e li videro come un intralcio al Destino Manifesto della loro civiltà. L’espressione del potere, in Nordamerica, non trovò seri antagonisti in grado di contenerlo e frammentarlo ed il risultato fu lo sterminio degli autoctoni. Quel che rimase fu un assordante silenzio di fronte al male che…equivale a complicità”.
(Stefano Fait, “Bartolomé de las Casas – Avvocato dell’Umanità”, in corso di pubblicazione).

Soldati israeliani che rifiutano di essere complici di questo male:

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/il-governo-israeliano-sta-distruggendo.html

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Netanyahu ringrazia per l’appoggio francese all’iniziativa israeliana. Ecco l'”appoggio” francese (Fabius):

* “Ce serait une catastrophe qu’il y ait une escalade dans cette région”.

* “Israël a le droit à la sécurité, mais ne l’obtiendra pas par la violence. Les Palestiniens ont aussi droit à un état”.

Se questo lo chiama appoggio immagino che una condanna la chiamerebbe “dichiarazione di guerra”

Non c’è mai stata una guerra per il petrolio

A livello mondiale, le riserve sono gigantesche: quelle convenzionali sono di 180 mila miliardi metri cubi, mentre quelle non convenzionali sono superiore di 4 volte, oltre 800 mila miliardi. Se si riuscisse a sfruttare queste immense potenzialità, le riserve di gas passerebbero dall’attuale durata di 58 anni, ad oltre 200 anni, molto di più di 47 anni del petrolio e dei 120 anni del carbone.

Il presidente di Nomisma energia Davide Tabarelli.

Per la prima volta dal 1949 gli Stati Uniti sono diventati un esportatore di prodotti petroliferi, ed hanno superato la Russia come maggior esportatore di prodotti petroliferi; gli Stati Uniti sono diventati l’area in cui la produzione di petrolio e di gas cresce più rapidamente. Aggiungendo il Messico ed il Canada si ottiene un tasso di crescita più alto di quanto possa sostenere l’Opec.

Ed Morse, Citigroup

http://gualerzi.blogautore.repubblica.it/2012/07/09/le-altre-fossili-la-sfida-dello-shale/

Il metano (un idrocarburo) esiste in tutto l’universo indipendentemente dalla presenza di vita organica (es. Saturno e Giove, che sono due giganti gassosi).

Decine di geologi, chimici, ingegneri, fisici, geofisici, astrofisici sostenitori della tesi abiotica sono completamente fuori di testa? Una cospirazione internazionali di idioti? Oppure c’è un paradigma dominante che sta per crollare di fronte all’evidenza dei fatti, un’evidenza peraltro irritante per i petrolieri che gradirebbero vendere merce rara, non merce abbondante?

L’evidenza dei fatti è che siamo in pieno boom petrolifero. Come l’avevano previsto i Russi e il solito, grande Roberto Vacca, non potevano non averlo previsto anche gli Americani.

Ergo: le guerre per il petrolio sono sempre state guerre per l’egemonia mondiale camuffate. L’obiettivo era quello di strappare il consenso di quegli Occidentali pragmatici e cinici che non si fanno commuovere dagli appelli umanitari. Dunque crisi umanitarie generate per le anime belle (quelle più narcisiste?), picco del petrolio generato e Guerra al Terrore generata per quelle meno moralmente e psicologicamente ricattabili (quelle più egoiste?). In questo modo si sono giustificate tutte le guerre più recenti.

Sentiamo cosa ha da dirci George Monbiot, uno dei massimi analisti internazionali di orientamento fortemente ambientalista, a proposito del boom petrolifero di questi anni.

Il boom nella produzione del petrolio beffa ogni nostra previsione.

Buone notizie per i capitalisti – un disastro per l’umanità.

‘La grande abbondanza di vita del passato – fossilizzatasi in forma di carbone combustibile – mette ora in grave pericolo la grande abbondanza di vita del presente’

I fatti sono cambiati, ora dobbiamo cambiare anche noi. Nel corso degli ultimi dieci anni un’improbabile coalizione di geologi, trivellatori di petrolio, banchieri, strateghi militari e ambientalisti ci hanno predetto che il picco del petrolio – il declino delle forniture mondiali – era imminente.

C’erano buoni motivi per crederlo: la produzione era rallentata, il prezzo si era impennato, le scorte si stavano sensibilmente riducendo e continuavano a ridursi. Tutto presagiva che stava per abbattersi su di noi la prima delle più gravi crisi energetiche della storia.

Tra gli ambientalisti non appariva chiaro, e neanche a noi stessi, se volevamo o non volevamo che accadesse. Una crisi di tali dimensioni aveva il potenziale per scuotere il mondo intero e indurlo a una trasformazione economica per evitare catastrofi future, e per generare una vera e propria catastrofe, compreso il ricorso a tecnologie ancora più dannose come i biofuel e il petrolio derivato dal carbone.

Nonostante tutto, il picco del petrolio era una leva potente. Governi, aziende ed elettori fino ad ora insensibili alla necessità di ridurre il consumo di combustibili fossili, avrebbero necessariamente iniziato a rispondere alla situazione economica creatasi.

Alcuni di noi hanno fatto vaghe previsioni, altri furono più specifici. In entrambi i casi ci siamo tutti sbagliati. Nel 1975 MK Hubbert, un geoscienziato che lavorava per la Shell, che aveva giustamente previsto il declino nella produzione statunitense del petrolio, suggerì che le riserve mondiali avrebbero potuto raggiungere il picco massimo nel 1995. Nel 1997 il geologo petrolifero Colin Campbell predisse che il picco sarebbe arrivato prima del 2010. Nel 2003 il geofisico Kenneth Deffeyes disse che era sicuro al 99% che il picco del massimo consumo di petrolio sarebbe avvenuto nel 2004. Nel 2004, il magnate del petrolio texano T- Boone Pickens predisse che “mai più riusciremo a pompare più di 82m barili al giorno di combustibili liquidi”(la produzione media giornaliera in Maggio 2012 era di 91m). Nel 2005 il banchiere Matthew Simmons affermò che “l’Arabia Saudita non poteva materialmente incrementare la propria produzione di petrolio”.(Da allora la sua produzione è salita da 9m di barili al giorno a 10m, e c’e’ un margine di 1,5m di aumento potenziale).

Il Picco del Petrolio non è avvenuto, ed è improbabile che accada per molto tempo ancora.

Un rapporto dell’esperto petrolifero Leonardo Maugeri, pubblicato dall’Università di Harvard, fornisce prove inconfutabili che è appena iniziato un nuovo boom del petrolio.Le contrazioni nelle forniture del petrolio degli ultimi dieci anni sembra abbiano più a che fare con questioni di denaro che di geologia. Il ribasso dei prezzi prima del 2003 avevano scoraggiato gli investitori a sviluppare campi petroliferi difficili. I prezzi alti degli ultimi anni hanno cambiato quel quadro.

L’analisi di Maugeri di progetti in 23 paesi indica che le forniture mondiali di petrolio entro il 2020 aumenteranno di 17m di barili al giorno (raggiungendo i 110m). Secondo Maugeri questa è “il più grande potenziale incremento nella produzione di petrolio dagli anni ’80”.

Gli investimenti richiesti perché questo boom avvenga dipendono da un prezzo a lungo termine di 70$ il barile – il costo attuale del greggio Brent è di 95$. In questo momento il denaro si sta riversando nel petrolio: negli ultimi due anni e’ stato speso un trilione di dollari; si attende il record di $600bn nel 2012.
Il paese in cui è previsto il maggiore aumento di produzione è l’Iraq, dove diverse società multinazionali stanno riversando il loro denaro e affondando i loro artigli.

Ma ciò che più sorprende è che l’altro boom maggiore è atteso negli Stati Uniti. Il “Picco” di Hubbert, il famoso grafico a forma di campana che raffigurava l’ascesa e la caduta del petrolio americano, si trasformerà ben presto nelle “Montagne Russe” di Hubbert.

Negli USA gli investimenti si concentreranno su petrolio non convenzionale, soprattutto olio di scisti – shale oil (che non va confuso con le argilliti petrolifere – oil shales). L’olio di scisti è un greggio di alta qualità intrappolato nelle rocce dalle quali non può defluire naturalmente. Sappiamo ora che esistono depositi giganteschi negli Stati Uniti: viene stimato che gli scisti Bakken nel Nord Dakota contengono tanto petrolio quanto se ne trova in Arabia Saudita (anche se se ne può estrarre di meno).

E questa non è che una di venti simili formazioni presenti negli Stati Uniti. L’estrazione dell’olio di scisti richiede perforazione orizzontale e fratturazione idraulica: una combinazione di prezzi alti e sviluppi tecnologici hanno reso queste tecniche economicamente fattibili. La produzione in Nord Dakota è già salita da 100,000 barili al giorno del 2005 a 550,000 del Gennaio scorso.

Ecco dove siamo ora. Non ci sarà alcuna correzione automatica – l’esaurimento delle risorse che distrugge il sistema che le ha portate a questo punto – nonostante le previsioni di tanti ambientalisti. Il problema che dobbiamo affrontare non è la mancanza ma l’eccesso di petrolio.

Abbiamo confuso le minacce al pianeta con le minacce alla civiltà industriale. Non sono per niente la stessa cosa. L’industria e il capitalismo industriale, sostenuti da abbondanti forniture di petrolio, sono molto più resistenti dei tanti sistemi naturali che essi minacciano. La grande abbondanza di vita del passato – fossilizzatasi in forma di carbone combustibile – mette ora a rischio la grande abbondanza di vita del presente. [CAZZATE: il petrolio è abiotico e provate ad indovinare chi lo nega]

C’e’ tanto petrolio nel sottosuolo quanto basta per friggerci tutti e non esistono adeguati strumenti che impediscano ai governi e alle industrie di estrarlo. Con il crollo del mese scorso del processo multilaterale di Rio de Janeiro, si vanificano vent’anni di sforzi di persuasione morale per impedire il disastro ambientale. La nazione più potente del mondo torna ad essere una nazione petrolifera, e se la trasformazione politica dei suoi stati confinanti ci suggerisce qualcosa, stiamo pur certi che i risultati non saranno piacevoli.

L’umanità ricorda un po’ la ragazza nel capolavoro di Guillermo del Toro “Il Labirinto del Fauno”: lei sa che se mangerà il ricco banchetto preparato per lei, anche lei verrà mangiata, ma non riesce a farne a meno. Non mi piace sollevare problemi quando non vedo la loro soluzione. Ma in questo momento non riesco proprio a guardare serenamente i miei figli negli occhi.

George Monbiot

Fonte: www.guardian.co.uk

Link: http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/jul/02/peak-oil-we-we-wrong

2.07.2012

La patetica menzogna del picco del petrolio

produzione russa

I dati indicano che siamo in pieno boom petrolifero, altro che picco!

# 1 Nel 1995, l’US Geological Survey ha detto al popolo americano che la formazione Bakken Shale nella parte occidentale del Nord Dakota e Montana orientale conteneva soltanto 151 milioni di barili di petrolio. Oggi, i funzionari governativi stanno ammettendo che le riserve ammontano a 4,3 miliardi di barili di petrolio recuperabile, e alcuni analisti ritengono che il numero effettivo potrebbe essere più vicino a 20 miliardi di barili di petrolio.

http://energyforamerica.org/wp-content/uploads/2012/01/Energy-InventoryFINAL.pdf

# 2 Si stima che ci siano fino a 19 miliardi di barili di giacimenti di petrolio recuperabili nelle sabbie di catrame dello Utah.

http://news.investors.com/article/604303/201203141303/oil-abundant-in-the-united-states.htm

# 3 Si stima che ci siano almeno 86 miliardi di barili di giacimenti di petrolio recuperabili nella Piattaforma continentale esterna (Outer Continental Shelf).
http://news.investors.com/article/604303/201203141303/oil-abundant-in-the-united-states.htm

# 4 Si ritiene che ci siano 800 miliardi di barili di giacimenti di petrolio recuperabili nella formazione Green River nel Wyoming.

http://news.investors.com/article/604303/201203141303/oil-abundant-in-the-united-states.htm

# 5 Nel complesso, gli Stati Uniti sono seduti su circa 1.442 miliardi di barili di giacimenti di petrolio recuperabili.

http://articles.businessinsider.com/2012-03-19/markets/31210459_1_oil-reserves-barrels-public-hearings

# 6 Secondo l’Istituto di ricerca energetica, gli Stati Uniti hanno a disposizione 120 anni di fornitura di gas naturale.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Mwk-RMCNJds#!

# 7 Secondo l’Istituto di ricerca energetica, gli Stati Uniti hanno a disposizione petrolio per 200 anni.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Mwk-RMCNJds#!

# 8 Secondo l’Istituto di ricerca energetica, gli Stati Uniti hanno riserve di carbone per 464 anni.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Mwk-RMCNJds#!

# 9 Goldman Sachs ha previsto che gli Stati Uniti saranno il maggior produttore di petrolio nel mondo entro il 2017.

http://articles.businessinsider.com/2011-09-15/markets/30158293_1_crude-oil-permian-lrg

# 10 “Il decennio 2000-2010 ha visto un incremento delle scoperte e sarà il terzo migliore per quel che riguarda il rinvenimento di campi petroliferi e di gas naturale giganti negli ultimi 150 anni”

http://en.wikipedia.org/wiki/Giant_oil_and_gas_fields

Com’è possibile?

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/picco-ricco-mi-ci-ficco.html