La primavera turca manderà in fumo i piani NATO

Turkish Prime Minister Tayyip Erdogan gives a thumbs-up sign from the cockpit of the Turkish Primary and Basic Trainer Aircraft "Hurkus" during a ceremony at the Turkish Aerospace Industries in Ankara

Migliaia di auto nella notte ad Ankara con i guidatori con la mano sul clacson, bandiere turche e ritratti di Mustafah Kemal Ataturk che sporgono dai finestrini, hanno invaso il centro per protestare contro la dura repressione oggi da parte della polizia delle manifestazioni contro il governo del premier Recep Tayyip Erdogan a Istanbul e in decine di altre città del Paese. Migliaia di manifestanti sono ancora concentrati nel centro della capitale turca. La polizia turca ha arrestato 939 persone in oltre 90 manifestazioni contro il governo in tutta la Turchia  (ANSA del 1 giugno)

Le proteste hanno ben poco a che vedere con la tutela di pochi alberi e molto a che vedere con il tradimento dell’eredità di Mustafa Kemal Atatürk, il padre della Turchia moderna, un grande uomo e grande leader che riuscì a sospingere una nazione imbarazzantemente arretrata e autoritaria verso una modernità fatta di laicità, democrazia e crescita economica. Il cammino era ben lungi dall’essere completato (non lo è per noi, figuriamoci se lo potrebbe essere per la Turchia), ma l’arrivo dei musulmani al potere ha invertito la rotta: neoliberismo, completo asservimento della politica estera agli obiettivi della NATO, islamizzazione della società, alleanza con Israele e Arabia Saudita, coinvolgimento diretto nel tentativo di effettuare un cambio di regime in Siria. Erdogan è stato rieletto unicamente in virtù dei suoi successi economici, ma la pacchia è finita e le conseguenze di una crescita realizzata con il doping finanziario si stanno per abbattere sulla Turchia. Queste proteste sono solo l’inizio ed è possibile che, per cavarsela, Erdogan scelga la via della guerra con la Siria, dopo l’ennesimo, ridicolo false flag, come questo:

Le forze speciali turche anti-terrorismo hanno arrestato 12 sospetti, membri del Fronte Al-Nusra, il gruppo affiliato di Al-Qaeda che è stato definito “il braccio più aggressiva e di successo” dei ribelli siriani, che si presume stessero preparando un attentato chimico nella città meridionale turca di Adana.
http://arabworld360.blogspot.it/2013/05/turkey-finds-sarin-gas-in-homes-of.html#.Uanovdh4NQE

Se lo farà, anche i suoi sostenitori lo abbandoneranno alla sua sorte.
In caso di conflitto, ci sarà una primavera europea. Meno di un quarto degli inglesi approva la decisione del proprio governo di fornire armi agli insorti siriani, figuriamoci come prenderebbero un costoso e sanguinoso coinvolgimento diretto delle loro forze armate:
http://www.guardian.co.uk/world/2013/jun/01/syria-hague-arms-intervention-military

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BACIARSI IN PUBBLICO È CONTRARIO ALLA MORALE?

La stampa turca riferisce di incidenti registrati ieri sera ad Ankara, dove circa 200 giovani che si erano riuniti per una ‘protesta del bacio’ contro cartelli che esigevano il rispetto delle ”legge morali” nella metropolitana sono stati prima bloccati dalla polizia e poi attaccati da integralisti islamici…circa 30 giovani islamici aderenti all’Akp [partito al governo] che hanno cercato di separare le coppie usando anche violenza fisica. Un ragazzo che partecipava alla ‘protesta del bacio’ e’ stato ferito da una coltellata e ha dovuto essere ricoverato. ”L’immoralita’ non e’ liberta”’ ha detto a Hurriyet un esponente dei giovani Akp, Celal Karaman. L’opposizione laica accusa Erdogan di seguire una ‘agenda occulta’ di reislamizzazione del paese.

http://www.ansa.it/web/notizie/photostory/primopiano/2013/05/26/Turchia-islamici-polizia-contro-protesta-bacio-_8768262.html

TOLLERARE LIVELLI ALLUCINANTI DI VIOLENZA DOMESTICA SULLE DONNE È MORALE?

A luglio del 2011 le Nazioni Unite hanno pubblicato un dossier sulla Turchia, nel quale si legge che il paese della Mezzaluna ha la maglia nera rispetto all’Europa e agli Stati Uniti quanto a violenze domestiche sulle donne. Il 39 per cento delle donne turche ha patito abusi psicologici e fisici all’interno delle mura domestiche, contro il 22 per cento delle donne statunitensi e un range che va dal 3 al 35 per cento in Europa. Ciò dimostra che ad Ankara l’allarme è decisamente alto, visto che dai dati Onu risulta che peggio della Turchia ci sono solo i Paesi dell’Africa sub-sahariana e l’isola di Kiribati nel Pacifico…Secondo HRW circa il 42 per cento delle donne turche che hanno più di 15 anni e il 47 per cento di quelle che vivono nelle aree rurali del Paese hanno sperimentato sulla loro pelle abusi e violenze domestiche di ogni genere, da quelle fisiche a quelle psicologiche…Le contraddizioni del governo e la sua risposta “inconsistente” per prevenire gli abusi sulle donne è però lo specchio fedele dell’ambivalenza che regna all’interno della società turca in merito alla questione di genere. Molte persone in Turchia sono convinte che “il successo delle donne rappresenti il fallimento della famiglia“. Queste persone sono generalmente di credo islamico e hanno una visione tradizionalista (e maschilista) della società…Recep Tayyip Erdogan ha lanciato un appello accorato a tutte le famiglie turche affinché abbiano “almeno tre figli“, perché – secondo il primo ministro – “la forza di una nazione risiede nelle sue famiglie e la forza delle famiglie risiede nel numero dei loro figli”. Un’immagine che riporta indietro nel tempo e che sottolinea l’immagine delle donne come mere “incubatrici” di pargoli che possano assicurare l’aumento del tasso di turchità della società. Ma Erdogan si è spinto anche oltre, legando la natalità all’economia: “Uno o due bambini significa bancarotta – ha detto – Tre bambini invece significa che stiamo migliorando”.

http://news.panorama.it/esteri/turchia-femminicidio-violenza-donne-erdogan-islam

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REPRIMERE CON LA VIOLENZA LE PROTESTE POPOLARI PACIFICHE È MORALE?

Era iniziata come una protesta di cittadini contra la distruzione di un parco, il Gezi Park di Taksim, e dei suoi 600 alberi, nel cuore di Istanbul. Ma il movimento si fa ogni giorno di più simile alle rivolte della stagione degli indignados di Madrid, Londra o New York. Da lunedì ogni notte, prima centinaia di giovani, ora migliaia, si accampano nel parco, per impedire la mattina ai bulldozer di sradicare gli alberi dell’ultimo polmone verde del cuore europeo della megalopoli del Bosforo, al posto del quale deve essere costruito un mega centro commerciale. All’alba ogni giorno i reparti anti-sommossa della polizia prendono d’assalto il parco, usando lacrimogeni, spray urticanti, cannoni ad acqua.

http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/turchia_rivolta_gezi_park_governo_erdogan/notizie/286448.shtml

http://www.asianews.it/notizie-it/Istanbul-sconvolta-dalle-proteste-e-dalle-violenze-della-polizia-28080.html

DETENERE IL RECORD MONDIALE DI INCARCERAZIONE DI GIORNALISTI È MORALE?

La Turchia detiene il record mondiale di giornalisti in carcere. Lo dice un rapporto pubblicato oggi dal Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), una Ong con sede a New York, secondo la quale nel Paese è in atto “una delle più vaste operazioni di repressione della libertà di stampa nella storia recente”.

il numero di giornalisti in prigione in Turchia oggi è superiore a quello di altri Paesi più repressivi, come l’Iran, l’Eritrea e la Cina”, afferma il Cpj.

Oltre alle retate di giornalisti con il pretesto delle lotta al terrorismo, l’ong denuncia anche “tattiche di pressione per convincere all’autocensura” nelle redazioni. Il Cpj ha anche fatto appello al premier Erdogan perché smetta di denunciare sistematicamente per diffamazione “i giornalisti critici”, di “disprezzarli pubblicamente” e di esercitare “pressioni su media critici perché adottino un tono più moderato”.

http://www.lastampa.it/2012/10/22/esteri/in-turchia-il-record-mondiale-di-giornalisti-in-carcere-sono-p3OdQkPmPNmxVjIZEuRRXO/pagina.html

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ALLEARSI CON ISRAELE E L’ARABIA SAUDITA E DESTABILIZZARE UN PAESE CONFINANTE INFISCHIANDOSENE DELLA VOLONTÀ POPOLARE È MORALE?

Se gli Stati Uniti proponessero una no-fly zone sulla Siria, noi risponderemmo subito di sì

Recep Tayyip Erdogan, premier turco (membro della NATO), intervistato dalla NBC

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/08/17/israele-e-turchia-mano-nella-mano-verso-labisso/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/25/labbattimento-dellaereo-turco-non-e-un-semplice-incidente-e-i-cittadini-turchi-non-vogliono-la-guerra/

Un sondaggio promosso dal popolare quotidiano Hurriyet ha confermato che, come indicato da diversi recenti sondaggi, la maggioranza della popolazione turca è fortemente ostile a un conflitto con Damasco. L’instant poll di Hurriyet ha rilevato un livello di opposizione al 55%. Recenti sondaggi hanno rivelato anche che una maggioranza della popolazione turca non approva la politica muscolare del premier islamico nazionalista Recep Tayyip Erdogan sulla crisi siriana e il suo dichiarato appoggio ai ribelli sunniti contro l’ex-amico Bashar al Assad.

http://www.lettera43.it/cronaca/turchia-siria-ankara-non-vogliamo-guerra_4367566771.htm

OPTARE PER UNA GESTIONE NEOLIBERISTA DELL’ECONOMIA È MORALE?

Economia in forte frenata, mentre la bolla creditizia continua ad espandersi, finanziata da un forte deficit commerciale (10% del PIL). Il debito privato è triplicato negli ultimi 4 anni: il governo prima ha chiesto ai turchi di consumare per far crescere il paese, poi dirà che sono vissuti al di sopra delle proprie possibilità. Faranno la fine della Spagna e del Regno Unito. Ed Erdogan è stato rieletto solo perché pareva aver trovato il modo di arricchire la popolazione (strappare alla povertà milioni di turchi).

http://online.wsj.com/article/SB10001424127887323296504578396200677967468.html

http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MID-01-230413.html

Chi salverà la Turchia dalla bancarotta?

http://www.bloomberg.com/news/2013-05-30/rally-ending-as-bernanke-exit-seen-matter-of-time-turkey-credit.html

http://blogs.wsj.com/emergingeurope/2013/05/30/oecd-offers-skeptical-view-of-turkey/

FARE IN MODO CHE ALL’AUMENTO DEL BENESSERE IL TASSO DI DISUGUAGLIANZA RESTI ELEVATISSIMO È MORALE?

La Turchia è oltre il sessantesimo posto nel mondo, davanti a Gabon e Cina e dietro il Perù

http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_by_inequality-adjusted_HDI

L’AUTORITARISMO È MORALE?

C’è sempre sullo sfondo la questione della presunta “agenda segreta islamica” a turbare i sonni dei secolaristi seguaci di Ataturk, il padre della Turchia moderna e laica, («l’Akp non è laico come i partiti democratici cristiani nei paesi occidentali, loro vogliono introdurre lo studio del Corano nella scuola pubblica» dice Kiliçdaroglu).

«All’inizio l’Akp – dice Kiliçdaroglu – ha combattuto per la democrazia contro il sistema, ma ora sta occupando ogni spazio dello stato e hanno ordinato perfino la confisca preventiva di un libro sgradito al potere (si tratta di un testo di un giornalista su un personaggio controverso vicino al governo, Fetullah Gulen, n.d.r.)».

Insomma il rischio è che l’Akp si stia trasformando in un partito-stato. Una preoccupazione isolata del partito laico e socialdemocratico? No. Oktay Vural, vice presidente del gruppo parlamentare dell ‘MHP, il partito nazionalista del professor Bacheli, che ha ottenuto il 13% dei voti alle ultima elezione, dice: «L’Akp, il partito di Erdogan, è un partito-stato. I media sono minacciati o sotto controllo diretto del governo e spesso i media sono proprietà di gruppi con altri interessi economici che poi vengono minacciati in questi settori se sono critici con il governo. Ci sono molti giornalisti in galera o che hanno perso il posto perché sgraditi e non siamo liberi di comunicare senza il timore di senza essere intercettati. Inoltre ho l’impressione che il sistema giudiziario sia sotto controllo dell’esecutivo».

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-04-03/stretta-autoritaria-agenda-segreta-180705.shtml?uuid=Abl3paIF

Di carattere forte, secondo molto autoritario, Erdogan in questi 10 anni è finito più volte sui giornali con l’accusa di voler islamizzare il Paese, utilizzando l’ingresso in Unione Europea solo per indebolire lo strapotere dei militari, da sempre strenui difensori dello Stato moderno e laico fondato da Atatürk. Già durante il suo mandato da sindaco di Istanbul, dal 1994 al 1998, il futuro premier aveva fatto parlare di sé per aver criticato i dipendenti dal comune che servivano bevande alcoliche, e perché non stringeva la mano alle donne.

La sua nomina a primo ministro, avvenuta ufficialmente nel 2003, lo ha portato a più miti consigli, ma per poco. È dello stesso anno il tentativo del primo governo Erdogan di fare entrare gli studenti delle imam-hatip (scuole vocazionali islamiche) all’università.

Nel 2012 viene approvata la riforma scolastica che consente ai genitori di inviare i bambini alle scuola vocazionali già dall’età di 10 anni. In alcuni quartieri di Istanbul scoppia la polemica per alcuni studenti trovatisi iscritti d’ufficio alle imam-hatip e non in istituti laici come avevano richiesto, per mancanza di posti. Il premier dice: «alleveremo generazioni di giovani devoti».

Gli appelli di Erdogan alle donne turche a fare almeno tre figli sono all’ordine del giorno. Dietro le sue parole si cela anche il timore per il peso demografico della componente curda, concentrata nel Sud-Est del Paese e dove non hanno problemi di natalità. Ma parallelamente ha portato avanti una campagna serrata contro l’aborto, minacciando di cambiare la legge, che attualmente fissa l’interruzione di gravidanza a 10 settimane, e una vera e propria «crociata» contro una telenovela, campione di ascolti in Turchia e all’estero, rea di aver ritratto il sultano Solimano il magnifico come troppo dedito all’alcol e troppo succubo delle donne.

Infine, in questi anni, la Turchia di Recep Tayyip Erdogan è finita più volte nell’occhio del ciclone per la questione della libertà di stampa e pressioni sui media.

http://www.lastampa.it/2013/03/11/esteri/la-rivoluzione-di-erdogan-piu-velo-e-meno-liberta-x7s7XIoWe4o686itwhj5zM/pagina.html

https://twitter.com/stefanofait

Pentagono letale (Cipro, Israele, Siria, Turchia, Iran)

www.cyprusnewsreport.com

Sembra il titolo di un film di serie B e forse siamo in un’epoca storica di serie B. Oppure siamo arrivati ad una svolta di serie A

L’uso delle armi chimiche sarebbe ”un tragico errore”, segnerebbe il superamento della ”linea rossa” e gli Stati Uniti vogliono vederci chiaro, andando a ”fondo” sulla vicenda con ”un’indagine esatta”. E’ lo stesso presidente americano Barack Obama ad annunciarlo da Gerusalemme, prima tappa del suo viaggio in Medio Oriente. Dicendosi comunque ”scettico che sia stata l’opposizione” ad usarle mentre – ha sottolineato – il ”governo siriano ha la capacità e per certi versi la determinazione” per farlo. Dell’uso delle armi chimiche in Siria, intanto, Israele si dice ”certo” mentre opposizione siriana e Damasco – che si accusano reciprocamente – lanciano la stessa richiesta, da opposte posizioni e opposte accuse: un’inchiesta internazionale.

http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notizie/rubriche/cronaca/2013/03/20/Siria-Obama-indagine-Usa-Se-armi-chimiche-grave-errore_8434526.html

Siria, Damasco richiama i riservisti. “Stato di allerta generale” per tutti i militari e i soldati riservisti fino a 35 anni.

http://www.corriere.it/esteri/13_marzo_12/siria-richiamo-riservisti_19f64510-8b21-11e2-b7df-bc394f2fb2ae.shtml

Se ci dovesse essere una richiesta di intervento da parte dell’Onu, l’Alleanza Atlantica sarebbe pronta a fare la sua parte anche in Siria, sul modello di quanto fatto in Libia nel 2011.
L’ammiraglio americano James Stavridis, comandante supremo delle forze Nato

http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1086816/siria-nato-pronti-a-intervenire.shtml

Se Israele ci attacca, raderemo al suolo Tel Aviv e Haifa. Lo ha minacciato la guida suprema iraniana l’ayatollah Ali Khamenei in occasione del capodanno iraniano mentre il presidente Usa Barack Obama e’ in visita in Israele e nei Territori.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/03/21/Iran-Israele-attacca-Bombe-Tel-Aviv_8437302.html

Da cittadino americano, Hitto – capo del governo ad interim per l’opposizione siriana – sarà inevitabilmente bersaglio della propaganda del regime di Assad, che punta a dipingere i ribelli come un’entità manovrata dagli Usa.

http://www.corriere.it/esteri/13_marzo_19/siria-hitto-premier-opposizione_a6f93c74-902b-11e2-a149-c4a425fe1e94.shtml

Un altro cavallo di battaglia del presidente Anastasiades è l’adesione di Cipro alla Nato entro la fine dell’anno.

http://www.polisblog.it/post/67705/cipro-nikos-anastasiades-ecco-chi-e

Tutta questa immotivata urgenza da parte tedesca potrebbe aver a che fare con un possibile attacco alla Siria.

I Russi usavano Cipro come paradiso fiscale allo stesso modo in cui tedeschi, inglesi ed americani usano altre isole o staterelli europei (es. Lussemburgo o Svizzera o Isole del Canale). Cipro non fa parte della NATO ma è sollecitata a rafforzare i legami con gli Stati Uniti, cosa che incontra i favori del nuovo presidente cipriota, Nicos Anastasiades:

http://www.cyprus-mail.com/alexander-downer/us-welcomes-stronger-ties-nato/20130313

Quello precedente era filo-russo:

Cipro è una specie di Giano bifronte, in bilico tra Occidente ed Oriente, un microcosmo in cui circa 50.000 persone di origine russa hanno scelto di crogiolarsi, al sole del Mediterraneo.

A decidere il destino cipriota, provincia germanica o vassallo del Cremlino – gli spettri alimentati dai rispettivi critici – c’è lui, Demetris Christofias, l’ultimo presidente comunista del Vecchio Continente. L’uomo autodefinitosi “la pecora rossa d’Europa” ha studiato all’università di Mosca e parla un russo fluente. Non hai negato le proprie simpatie per Putin, difendendone le ragioni anche in occasione del conflitto georgiano, nel 2008. Sostenitore assai “tiepido” della Nato – come emerso da un cablo dell’ambasciatore americano a Nicosia, datato 2009 e rivelato da Wikileaks – si è schierato con Mosca sulla questione dello scudo spaziale, che l’Alleanza intendeva (e intende tuttora) costruire nell’Europa orientale.

I russi hanno trasformato l’isola in una seconda patria. Ci sono scuole in lingua e addirittura una radio che trasmette nell’idioma di Puskin. Ad attirare i magnati non sono solo le comune radici culturali – la religione ortodossa, per esempio – ma soprattutto un regime fiscale favorevole, con un’aliquota societaria ferma al dieci per cento. Il personaggio più noto di questa oligarchia finanziaria è Dmitry Rybolovlev, il miliardario diventato celebre per l’acquisto dell’appartamento più caro di Manhattan, 88 milioni di dollari per un attico al numero 15 di Central Park West. Dopo avere costruito un impero economico nel mercato dei fertilizzanti, Rybolovlev ha costituito un fondo offshore che ha acquisito una partecipazione nella Bank of Cyprus.

Il sostegno di Mosca, secondo il viceministro cipriota per gli Affari Europei, Andreas D. Mavroyannis, è tanto economico quanto politico, in opposizione alle rivendicazioni turche sulla parte orientale dell’isola, dopo l’invasione di Ankara del 1974. Malgrado l’emergere di sentimenti anti-russi, soprattutto per via dell’inflazione immobiliare provocata dall’afflusso dei magnati, la mano tesa dal governo in direzione di Putin riscuote un certo consenso. Molti sottolineano come l’eventuale preferenza per Mosca sarebbe dettata unicamente dall’analisi dei numeri. L’ex presidente George V. Vassiliou taccia le critiche di pura e semplice russofobia: «E’ un residuo della guerra fredda. Se Citibank ci avesse proposto un prestito, nessuno ci avrebbe accusato di essere vassalli degli Stati Uniti».

Gli analisti si chiedono che cosa chieda Mosca, in cambio dei fondi. Cipro non è solo il destinatario di ingenti investimenti diretti, un ruolo prima svolto da alcuni Paesi arabi, ma soprattutto un avamposto di straordinaria importanza all’interno del Mediterraneo, a maggior ragione in una fase come questa, in cui il Cremlino rischia di perdere l’unico vero alleato sul Mare Nostrum, la Siria. Lo scorso gennaio un cargo russo diretto a Damasco, con 20 tonnellate di armamenti, fu autorizzato a sbarcare nell’isola, anche se alla fine fu costretto a cambiare la propria rotta, per via dell’embargo europeo sulle armi ad Assad. Alcuni sottolineano anche che Cipro, per via della sua posizione, sia tuttora la base operativa di molte spie, in servizio tra Occidente e Oriente.

http://www.linkiesta.it/cipro-russia-putin#ixzz2OB4JCKkc

L’isola ospita già due basi aeronavali inglesi ed 80mila residenti britannici.

La parte settentrionale dell’isola è turca e la Turchia è un membro della NATO. Ma, evidentemente, negli ultimi tempi la Turchia ha capito che stava per cadere in una trappola: l’avrebbero aizzata contro la Siria e contemporaneamente stavano preparando la creazione di un Kurdistan indipendente, che farebbe precipitare la Turchia in una guerra civile e servirebbe a destabilizzare Siria ed Iran (che hanno forti minoranze kurde).

Così Erdogan ha verosimilmente fatto capire che la Turchia, anche per la fortissima opposizione dei suoi cittadini, non avrebbe preso parte ad un attacco alla Siria. Ha poi preso delle contromisure pro-kurde per evitare che le acque si agitino troppo:

http://www.repubblica.it/esteri/2013/03/21/news/turkia-pkk_ocalan_annuncia_cessate_il_fuoco-55041388/?ref=HREC1-5

La Siria concede l’uso di un suo porto, Tartus, ai Russi. Tartus si trova di fronte a Cipro:

Cipro, per la sua posizione strategica nel Mediterraneo, e per la sua amicizia con la Russia (Putin, l’anno scorso, ha erogato al Governo cipriota un prestito di 2,5 miliardi di euro al tasso favorevole del 4,5%, proprio per evitare che Cipro passasse sotto la graticola comunitaria) è un luogo strategico. Il legame fra Cipro e Russia consente alla cerchia di oligarchi vicini a Putin di esportare i propri capitali a condizioni molto favorevoli, contribuendo a cementare un potere da sempre inviso, specie agli USA, perché è il perno di un blocco geopolitico ostile agli interessi statunitensi (ed europei), che appoggia Assad in Siria o il regime iraniano. Tale legame crea anche preoccupazioni relative alla possibilità, per la Marina militare russa, di godere finalmente di un appoggio logistico nel Mediterraneo (problema già affrontato ai tempi in cui il leader maltese Mintoff amoreggiava con un Gheddafi filo-sovietico).Ed infine, l’area di influenza russa su Cipro crea inquietudini su chi sarà  il fruitore dei cospicui giacimenti di gas naturale scoperti nel sottosuolo e nelle acque territoriali cipriote. Non a caso è proprio Putin a strepitare contro il prelievo forzoso imposto a Cipro.

Come si vede, dunque, la possibilità di destrutturare l’economia “bancarizzata” cipriota, ed i suoi rapporti preferenziali con la Russia, riveste un carattere strategico, nello scacchiere imperialistico, che va ben al di là delle questioni di un “bail out” finanziario, e per il quale Cipro può bene essere sacrificata. Insieme al suo popolo.

http://bentornatabandierarossa.blogspot.it/2013/03/cipro-ed-il-prelievo-forzosoquestioni.html

E poi ci sono le riserve di gas cipriota, che si estendono fino alle acque siriane e che gli Israeliani vorrebbero sfruttare e il governo di Cipro è pronto a privatizzare (svendere) in ossequio all’austerità:

“Ankara richiede principalmente che vi sia un’equa spartizione delle risorse energetiche dell’isola tra la comunità greca e quella turca ma, secondo l’entourage di Erdoğan, dietro al mancato raggiungimento di un’intesa con Cipro Nord si nasconderebbe l’ennesima sfida di Tel Aviv nei confronti degli interessi della crescente potenza regionale turca. Infatti, gli accordi di fornitura tra Cipro e Israele rischierebbero di tagliare fuori dai rifornimenti energetici la parte superiore dell’isola e, dunque, anche la Turchia”.

http://www.equilibri.net/nuovo/articolo/israele-la-partnership-con-cipro-riaccende-le-tensioni-nel-bacino-del-levante

http://www.haaretz.com/business/turkey-warns-against-israel-cyprus-gas-deal.premium-1.496633


SARAJEVO 2013?

Il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, ha denunciato il “terrorismo iraniano” dopo l’arresto della polizia cipriota di un libanese sospettato di preparare un attacco contro gli interessi israeliani a Cipro.

http://www.tmnews.it/web/sezioni/esteri/PN_20120714_00190.shtml

Un libanese sotto processo a Cipro per spionaggio e pianificazione di attentati contro obiettivi israeliani ha affermato di essere un membro del movimento sciita libanese Hezbollah, nemico giurato di Israele. Lo ha riportato un quotidiano cipriota. Otto capi di imputazione sono stati contestati a Hossam Taleb Yaacoub, arrestato in un albergo di Limassol nel luglio 2012 e il cui processo si è aperto il 5 ottobre di fronte a un tribunale penale di questa città del sud di Cipro. E’ in particolare accusato di cospirazione per commettere un crimine e partecipazione a un’organizzazione criminale. Nella sua testimonianza in tribunale, ha negato di aver pianificato attacchi ma ha ammesso di far parte da quattro anni di Hezbollah, insistendo di far parte unicamente del ramo politico di questo movimento armato. Yaacoub, che ha anche la nazionalità svedese, ha detto di aver ricevuto ordini da Aymane che gli ha chiesto di monitorare gli alberghi frequentati da israeliani, in particolare a Limassol e Ayia Napa.

http://www.wallstreetitalia.com/article/1506677/libano-cipro-libanese-a-processo-ammette-legami-con-hezbollah.aspx

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Quel che accadrà nel Medio Oriente se Hollande e Cameron procedono con la loro idiotissima idea di fornire ufficialmente armi ai ribelli siriani.
La cosa sarà rapidamente seguita da un massiccio contratto russo-cinese con il governo di Assad. Allo stesso tempo i russi saranno implicitamente autorizzati a finalizzare i loro contratti con gli iraniani per la fornitura di sofisticati missili terra-aria.
Le armi usate contro Assad si sposteranno poi in Iraq [es. Libia > Mali], destabilizzandolo.
I russi e i cinesi, per evitare la perdita di un alleato chiave in Medio Oriente, saranno costretti dalle leggi della Realpolitik ad aumentare enormemente la quantità e qualità armi vendute all’Iran. L’Iran stesso si sentirà ancora di più sotto pressione e paranoide circa aggressioni esterne e conflitti interni fomentati dall’Occidente. Cercherà con rinnovato vigore di sviluppare una bomba nucleare e serviranno attacchi aerei su vasta scala (non certo mirati) per impedirglielo. Inoltre, avranno un nuovo incentivo per riaccendere i conflitti in Iraq e Afghanistan per inchiodare le forze NATO o anche per trasformare l’Iraq in un esplicito alleato di Teheran.
Tuttavia, questa non è ancora la questione cruciale, quella bellamente ignorata dai media occidentali: il Kurdistan.
Dato che i ribelli siriani sembrano incapaci di vincere senza imponenti aiuti stranieri e anche in quel caso avrebbero bisogno della neutralità o dell’appoggio curdo per sperare di farcela, che cosa vorranno in cambio i curdi? In Iraq hanno in pratica uno stato tutto per loro e vorranno la stessa cosa in Siria.
Assad può FORSE vincere senza di loro, ma i ribelli non possono.
I curdi appoggeranno chi farà la migliore offerta.
Nasceranno due repubbliche curde autonome ben fornite di petrolio. In breve cominceranno a chiedere di poter dar vita ad uno stato curdo, coinvolgendo i curdi iraniani e soprattutto quelli turchi, che fanno parte di uno stato NATO.
Quel che succederà in seguito non sarà piacevole.

Con favoloso candore, gli apprendisti stregoni ci dicono come intendono far scoppiare la guerra

Parola di Patrick Clawson uno stratega di un istituto neoconservatore di Washington (Washington Institute for Near East Studies):

“A dirla tutta, trovo che dare il via alla crisi sia davvero difficile. Ed è molto difficile per me vedere come il Presidente degli Stati Uniti possa farci entrare in guerra con l’Iran. Il che mi porta a concludere che, se non ci sarà un compromesso, la maniera tradizionale con cui l’America entra in guerra è la migliore per quel che concerne gli interessi degli Stati Uniti.

Qualcuno potrebbe pensare che il signor Roosevelt voleva farci partecipare alla seconda guerra mondiale, come ha accennato David, e per questo abbiamo dovuto aspettare Pearl Harbor. Alcune persone pensano che il signor Wilson voleva farci entrare nella prima guerra mondiale, e abbiamo dovuto aspettare l’episodio del Lusitania. Qualcuno potrebbe pensare che il signor Johnson abbia voluto inviare truppe in Vietnam, e per questo abbiamo atteso l’episodio del Golfo del Tonchino. Non siamo andati in guerra con la Spagna fino all’esplosione della USS Maine. E vorrei sottolineare che il signor Lincoln non se la sentiva di richiamare l’esercito federale fino a quando Fort Sumter fu attaccato; perciò ordinò al comandante di Fort Sumter di fare tutto ciò che i confederati della Carolina del Sud avevano detto che avrebbe provocato un attacco.

Quindi, se, in effetti, gli Iraniani non scenderanno a compromessi, sarebbe meglio se qualcun altro facesse cominciare la guerra. Si possono combinare le sanzioni con altri mezzi di pressione. Ho menzionato l’esplosione del 17 agosto. Si potrebbe aumentare la pressione.

Intendo dire che i sottomarini iraniani periodicamente si inabissano ed un giorno uno di loro potrebbe non risalire in superficie, chi sa perché? Potremmo fare una serie di cose, se volessimo aumentare la pressione. Non sto sostenendo che lo dobbiamo fare, sto solo suggerendo che un’opzione non esclude le altre: non è che le sanzioni devono funzionare oppure si fa diversamente.

Quel che facciamo è usare operazioni clandestine contro gli Iraniani. Potremmo fare di peggio”.

Questi apprendisti stregoni vogliono distruggere Israele e gli Stati Uniti. Anche insieme, i due paesi non sono in grado di occupare un paese di 70 milioni di abitanti poderosamente armato (2 milioni di effettivi sotto le armi e tecnologia russa: cf. drone americano catturato con relativa facilità) e che gode dell’appoggio di Russia, Cina e probabilmente Pakistan. Gli USA hanno perso in Corea, in Vietnam, in Somalia, in Afghanistan e anche la seconda volta in Iraq. La Libia non è certo “pacificata” e “democratizzata”. Le forze armate israeliane e statunitensi (+ CIA e Mossad) sanno di non potercela fare e hanno fatto di tutto per convincere i rispettivi governi a non commettere sciocchezze anche con dichiarazioni esplicite a mezzo stampa (arrivando in un paio di occasioni ad trattare Netanyahu come un imbecille – nulla di male in questo). Così siamo arrivati fino all’autunno senza essere in guerra. Ora ci sono le elezioni presidenziali. Obama è più debole. Un altro 11 settembre o un altro Golfo del Tonchino e non potrebbe astenersi dall’attaccare. Seguirebbe un cataclisma economico per il mondo, radioattivo per l’Asia meridionale e militare per tutto il Medio Oriente, con la distruzione di Israele, Iran, Turchia, Libano, Siria, Palestina, Egitto e petrodittature del Golfo. Milioni di profughi affluirebbero verso l’Europa, con mezzi di fortuna. Intanto l’austerità neoliberista sta annichilendo ogni nostra possibilità di far fronte ad una tale catastrofe.

Cuba 1962 – Siria/Iran 2012 – Operazione Northwoods (false flag per invadere Cuba)

PREMESSA

Gli Stati Uniti hanno già sponsorizzato un colpo di stato in Siria nel 1949:

http://www.us-foreign-policy-perspective.org/index.php?id=323

e pianificato un altro colpo di stato ai danni del governo siriano alla fine degli anni Cinquanta:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/31/loccidente-e-la-destabilizzazione-della-siria-1957-2011-articolo-del-guardian/

Ora è la volta della Siria.

Il seguente piano fu respinto dal presidente J.F. Kennedy che, com’è noto, morì prematuramente l’anno successivo, mentre Il grande sponsor di questo piano, il generale Lyman Lemnitzer, fu nominato comandante in capo della NATO e fu in quella veste che ordinò di istituire Gladio e tutta la rete di eversori di estrema destra all’origine della strategia della tensione.

Cuba – Operazione Northwoods

Operazione Northwood – Pag. 1

Capi di Stato maggiore
Washington 25 D.C.
13 Marzo 1962

Memorandum per il segretario della difesa
Oggetto: Giustificazione per l’intervento militare degli Stati Uniti a Cuba (TS)

I Capi di Stato maggiore hanno preso in considerazione il Memorandum allegato per il capo delle Operazioni “Progetto Cuba” che risponde alla richiesta del suddetto ufficio per una breve, ma precisa descrizione dei pretesti che dovrebbero giustificare l’intervento militare Statunitense a Cuba.

  1. I Capi di Stato maggiore raccomandano che il Memorandum proposto sia inoltrato come condizione preliminare da seguire in vista di un futuro sviluppo di ulteriori progetti. È supposto che ci saranno presentazioni analoghe da altre agenzie e che saranno utilizzate come basi per sviluppare un unico piano organizzato. I progetti individuali possono in tal caso essere considerati come base per i singoli casi.
  2. Inoltre, si presume che sarà attribuito ad una singola agenzia la primaria responsabilità dello sviluppo degli aspetti militari e paramilitari del piano di base. È raccomandato che questa responsabilità riguardante le operazioni coperte e non, sia assegnata ai Capi di Stato maggiore.

Per i Capi di Stato maggiore:
L.L.Lemnitzer – Presidente dei Capi di Stato maggiore

1 Allegato
Memorandum per i Capi di Stato maggiore, “Progetto Cuba”.

Operazione Northwood – Pag. 2

Nota dei Segretari per i Capi di Stato maggiore su Northwoods (S)

Un resoconto* dell’oggetto sovrastante è presentato per una presa di visione da parte dei Capi di Stato maggiore.
F. J. Blouin
M. J. Tingeldo – Segretariato dei Capi di Stato maggiore

* Non riprodotto qui; disponibile su un altro documento di segreteria.

Operazione Northwood – Pag. 3

Capi di Stato maggiore
Decisione dei capi di Stato maggiore 1969/321
Nota dei Segretari su Northwoods (S)

Nota dei Segretari
Al loro incontro del 13 marzo 1962, i Capi di Stato maggiore hanno approvato le raccomandazioni del paragrafo 8 dei Capi di Stato maggiore 1969/321.

  1. Nel suddetto documento il Comandante ha espresso la sua considerevole preoccupazione per quanto riguarda il Corpo della Marina in questo ambito e i provvedimenti del Titolo 10, Codice USA 141 (b), applicati ed eseguiti.
  2. Questa decisione dovrà essere allegata come prima pagina al documento principale dei Capi di Stato maggiore 1969/321 di cui diventa ora parte.

F. J. Blouin
M. J. Tingeldo – Segretariato dei Capi di Stato maggiore

Operazione Northwood – Pag. 4

9 Marzo 1962
RESOCONTO DEL DIPARTIMENTO DELLA DIFESA E DEI CAPI DI STATO MAGGIORE RAPPRESENTANTE IL GRUPPO DI SONDAGGIO CARAIBICO per i Capi di Stato maggiore su “Progetto Cuba” (TS)

Il Capo delle Operazioni, Progetto Cuba, ha richiesto che siano fornite le opinioni dei Capi di Stato maggiore a proposito del progetto entro il 13 Marzo 1962.

Operazione Northwood – Pag. 5

GIUSTIFICAZIONE PER L’INTERVENTO MILITARE USA A CUBA – IL PROBLEMA

  1. Come richiesto* dal Capo delle Operazioni “Progetto Cuba”, i Capi di Stato Maggiore hanno il dovere di indicare una breve, ma precisa descrizione dei pretesti che a loro parere forniranno una giustificazione per l’intervento degli USA a Cuba.

FATTI RIGUARDANTI IL PROBLEMA

  1. E’ riconosciuto che ogni azione che diventa un pretesto per l’intervento Statunitense a Cuba, condurrà ad una decisione politica che a sua volta porterà all’azione militare.
  2. E’ stata presa visione del piano d’azione suggerito** dalla Marina Statunitense e riguardante il caso dell’area Guantanamo.
  3. Per ulteriori episodi a cui fare riferimento si veda il Documento B.

DISCUSSIONE

  1. Il piano d’azione suggerito, collegato al Documento A, è basato sulla premessa che l’intervento militare degli Stati Uniti sarà la conseguenza di un periodo di intensificate tensioni tra USA e Cuba che porranno gli Stati Uniti nella condizione di poter giustificare le proprie lamentele. L’opinione mondiale e le Nazioni Unite dovrebbero mostrarsi favorevoli, influenzate dal progresso dell’immagine internazionale di un governo Cubano impulsivo ed irresponsabile, rappresentante un’allarmante e imprevedibile minaccia alla pace dell’Emisfero Occidentale.
  2. Malgrado la precedente premessa possa momentaneamente essere utilizzata, continuerà ad essere efficace solo fino a che sarà certo che l’intervento miliare Statunitense a Cuba non coinvolgerà direttamente l’Unione Sovietica. Non c’è ancora un mutuo accordo bilaterale che leghi l’URSS alla difesa di Cuba e Cuba non è ancora diventata un membro del Patto di Varsavia, né i Sovietici hanno situato alcuna base a Cuba, paragonabile alle basi Statunitensi collocate in Europa Occidentale. Quindi, dal momento che sembra esserci un fattore tempo importante nella risoluzione del problema Cuba, ogni progetto sarà approvato nell’arco dei prossimi mesi.

CONCLUSIONE

  1. Il piano d’azione illustrato nel Documento A risponde in maniera soddisfacente all’attuale descrizione del problema. Tuttavia, questi suggerimenti dovrebbero rappresentare le condizioni preliminari del problema, in vista di un futuro sviluppo di ulteriori progetti con il contributo di documentazioni analoghe provenienti da altre agenzie, e provvedere a formare una base per lo sviluppo di un piano unico, integrato ed organizzato in fasi che focalizzi tutti gli sforzi concernenti l’obbiettivo di giustificazione dell’intervento militare Statunitense a Cuba.

RACCOMANDAZIONI

  1. Si raccomanda che:
  1. Il Documento A e i suoi allegati devono essere mandati al Segretario della difesa per l’approvazione e la trasmissione al Capo delle Operazioni, “Progetto Cuba”.
  2. Questo documento NON deve essere mandato ai comandanti di comandi specifici o unificati.
  3. Questo documento NON deve essere mandato agli ufficiali USA addetti alle attività della NATO.
  4. Questo documento NON deve essere mandato al Capo della Delegazione USA del Comitato dello Staff dell’Esercito delle Nazioni Unite.

* Memorandum per il Generale Craig dal Capo delle Operazioni “Progetto Cuba”, con oggetto: “Operazione MONGOOSE”, datato 5 Marzo 1962, da un documento dell’ufficio del Generale Craig.

** Memorandum per il responsabile dei Capi di Stato Maggiore, dal Capo delle Operazioni Navali, con oggetto: “Istanze per provocare le Operazioni Militari a Cuba”, datato 8 Marzo 1962, da un documento nell’ufficio del Generale Craig.

Operazione Northwood – Pag. 6

MEMORANDUM PER IL SEGRETARIO DELLA DIFESA

Soggetto: Giustificazione per l’intervento militare USA a Cuba (TS).

•  I Capi di Stato maggiore hanno preso in considerazione il Memorandum allegato per il capo delle Operazioni “Progetto Cuba” che risponde alla richiesta del suddetto ufficio per una breve, ma precisa descrizione dei pretesti che dovrebbero giustificare l’intervento militare Statunitense a Cuba.

•  I Capi di Stato maggiore raccomandano che il Memorandum proposto sia inoltrato come condizione preliminare da seguire in vista di un futuro sviluppo di ulteriori progetti. È supposto che ci saranno presentazioni analoghe da altre agenzie e che saranno utilizzate come basi per sviluppare un unico piano organizzato. I progetti individuali possono in tal caso essere considerati come base per i singoli casi.

•  Inoltre, si presume che sarà attribuito ad una singola agenzia la primaria responsabilità dello sviluppo degli aspetti militari e paramilitari del piano di base. È raccomandato che questa responsabilità riguardante le operazioni coperte e non, sia assegnata ai Capi di Stato maggiore.

* Memorandum per Gen Craig dal Capo delle operazioni, “Progetto Cuba”, soggetto, “Operazione MONGOOSE”, datato 5 marzo 1962, documento disponibile nell’ufficio di Gen Craig.

Operazione Northwood – Pag. 7

APPENDICE ALL’ ALLEGATO A

COPIA

MEMORANDUM PER I CAPI DELL’OPERAZIONE, PROGETTO CUBA

Soggetto: Giustificazione per l’intervento dei Militari US a Cuba

  • Viene qui di seguito fatto riferimento al Memorandum del Capo delle Operazioni, “Progetto Cuba”, per il Generale Craig, soggetto: “Operazione MONGOOSE”, datato 5 Marzo 1962, che aveva richiesto una breve, ma precisa descrizione dei pretesti che i Capi di Stato Maggiore dovrebbero fornire per una giustificazione dell’intervento militare USA a Cuba.
  • I progetti indicati negli allegati sono inoltrati unicamente come proposta iniziale idonea agli scopi del piano. Si suppone che ci saranno presentazioni analoghe da altre agenzie e che saranno utilizzate come basi per sviluppare un unico piano organizzato. I progetti individuali possono in tal caso essere considerati come base per i singoli casi.
  • Questo piano, che comprende progetti selezionati da suggerimenti allegati, o da altre fonti, dovrebbe essere sviluppato per concentrare tutti gli sforzi su di uno specifico, ultimo obiettivo che apporterebbe giustificazioni adeguate ad un intervento militare statunitense a Cuba. Questo piano comporterebbe una logica messa in scena di incidenti, combinata ad altri eventi non correlati, per camuffare l’obiettivo ultimo e creare quella necessaria impressione di imprudenza e irresponsabilità cubana nei confronti degli Stati Uniti e di altre nazioni, su vasta scala.
    Il piano vorrebbe integrare e dividere in fasi il corso delle azioni da svolgersi.
    Il risultato che deriverebbe dall’esecuzione di questo piano sarebbe un’apparente carenza difensiva statunitense nei confronti dell’avventato e irresponsabile governo cubano che produrrebbe un’immagine di Cuba come minaccia internazionale, capace di intaccare la pace di tutto l’emisfero occidentale.
  • Il tempo è un fattore importante per la risoluzione del problema cubano. Tuttavia il piano è talmente suddiviso in fasi da rendere operabili i progetti sopra menzionati già a partire dai prossimi mesi.
  • Poiché l’obiettivo ultimo è chiaramente l’intervento militare, è necessario che la responsabilità primaria dello sviluppo militare e paramilitare sugli aspetti del piano, per quanto riguarda le operazioni militari ufficiali e non, venga assegnato ai Capi di Stato Maggiore.

Operazione Northwood – Pag. 8

POSTILLA ALL’APPENDICE DA INSERIRE NEL TESTO CHE GIUSTIFICA L’INTERVENTO MILITARE STATUNITENSE A CUBA
(Nota: il corso delle azioni che seguono sono solo una teoria preliminare per futuri scopi strategici. Esse non sono né in ordine cronologico né in ordine ascendente. Insieme a simili incentivi di altre agenzie, esse intendono procurare un punto di partenza per lo sviluppo di un piano singolo, integrato e ben strutturato in fasi. Un piano del genere permetterebbe la valutazione di progetti individuali nel contesto di azioni cumulative e correlate, volte a legarsi inesorabilmente con l’obiettivo finale di un’adeguata giustificazione dell’intervento militare statunitense a Cuba).

  • Dal momento che sembrerebbe desiderabile usare provocazioni legittime come base di interventi militari americania Cuba, una copertura e un piano di raggiro che comprenda azioni preliminari essenziali (come sviluppato nel “Task 33 C”) potrebbero venire eseguiti come sforzo iniziale per provocare reazioni cubane. Molestie e azioni di disturbo verranno enfatizzate per convincere i cubani di un’imminente invasione. Durante l’esecuzione del piano il nostro assetto militare consentirà un cambiamento rapido da esercitazione a intervento pratico, sempre se Cuba ci procurerà le opportune giustificazioni.
  • Una serie di ben coordinati incidenti saranno programmati di modo da aver luogo all’interno e nel comprensorio di Guantanamo per diffondere la genuina convinzione che tali azioni vengano compiute da forze cubane ostili.

a) Incidenti per provare e fondare un attacco credibile (non in ordine cronologico):
1) Iniziare a spargere le voci (molte). Usare radio clandestine.
2) Infiltrare cubani amici in uniforme “al di là delle barricate” per inscenare un attacco alla base.
3) Catturare sabotatori cubani (amici) all’interno della base.
4) Iniziare piccole sommosse vicino al cancello principale della base (cubani amici).
5) Far esplodere depositi di munizioni nella base; appiccare incendi.
6) Bruciare aeroplani nella base aerea (sabotaggi).
7) Sparare colpi di mortaio dall’esterno della base fino al suo interno. Qualche danno alle installazioni.
8) Catturare squadre d’assalto che si avvicinano dal mare o nelle vicinanze della città di Guantanamo.
9) Catturare gruppi della milizia che assaltano la base.
10) Sabotare navi nel porto; grandi incendi – Naftaline.
11) Affondare navi vicino all’entrata del porto. Celebrare funerali per le false-vittime (potrebbe essere in luogo del (10)).

b) Gli Stati Uniti risponderebbero eseguendo operazioni offensive per assicurare acqua ed energia elettrica, distruggendo l’artiglieria e le piazzole adibite per i mortai che minacciano la base.

c) Cominciare operazioni militari americane su larga scala.

3) Un incidente “ricordando il Maine” potrebbe essere organizzato in diverse forme:
a) Potremmo far esplodere un nave americana nella baia di Guantanamo e incolpare poi Cuba.
b) Potremmo far esplodere una nave telecomandata (senza equipaggio) ovunque nelle acque cubane. Potremmo pianificare di causare tale incidente nelle vicinanze di Havana o Santiago come risultato spettacolare di un attacco cubano via mare o via cielo. Anche semplicemente la presenza di aerei o navi cubani, chiamate ad investigare circa le intenzioni della nave, potrebbero essere la prova che la nave sia stata effettivamente attaccata. La vicinanza ad Havana o Santiago aggiungerebbe credibilità specialmente in quelle persone che avessero sentito l’esplosione o che avessero visto l’incendio. Gli Stati Uniti potrebbero far seguire un’operazione di salvataggio aereo/navale coperta dai soldati americani volta ad “evacuare” i rimanenti membri dell’inesistente equipaggio. Articoli sull’incidente nei quotidiani causerebbero poi una positiva ondata di indignazione nazionale.
4) Potremmo sviluppare una campagna di terrore contro i Comunisti cubani nell’area di Miami, in altre città della Florida o addirittura a Washington.

Aggiungere all’appendice dell’allegato A

La campagna al terrore potrebbe puntare all’asilo dei rifugiati cubani negli Stati Uniti. Potremmo affondare il contenuto di una barca in viaggio verso la Florida (realmente o attraverso una simulazione). Potremmo tutelare la vita dei rifugiati negli Stati Uniti fino ad essere largamente pubblicizzati. Potremmo fare esplodere qualche bomba al plastico in punti strategici accuratamente scelti, facendo arrestare qualche agente cubano, rilasciando documenti precedentemente stesi per provare il coinvolgimento di Cuba stessa, il che potrebbe essere molto utile a dare l’idea di un governo irresponsabile.

5) Un ostruzionista cubano, politicamente schierato al fianco di Castro potrebbe essere spedito contro la vicina nazione caraibica (nello stile dell’invasione della Repubblica Dominicana del 14 giugno). Sappiamo che Castro sta sostenendo movimenti clandestini contro Haiti, Repubblica Dominicana, Guatemala e Nicaragua e molte altre nazioni probabilmente. A questi movimenti potremmo aggiungerne altri per poi renderli pubblici dando un’alta risonanza alla cosa. Per esempio potremmo trarre vantaggio dal fastidio che proverebbe l’aviazione della Repubblica Dominicana nel vedere il proprio traffico aereo disturbato da varie intrusioni. Aerei B-26 cubani o C- 46 potrebbero provocare incendi in raid notturni. E bombe incendiarie di provenienza sovietica potrebbero essere trovati sul luogo. Questo verrebbe subito preso per un messaggio criptato ai Comunisti nascosti nella Repubblica Domenicana e permetterebbe di intercettare i traffici di armi che passerebbero dalla spiaggia.

6) L’uso di aerei MIG dai piloti statunitensi potrebbe essere un ulteriore motivo di provocazione. Il bombardamento di aerei civili, l’attacco via terra e la distruzione degli aerei MIG “americani” sarebbero tutte azioni complementari utili allo scopo provocatorio.
Un F- 86 propriamente cammuffato potrebbe convincere i passeggeri che si tratti di un MIG cubano e non USA, specialmente se fosse il pilota stesso a farlo notare. L’inconveniente principale di questa procedura sarebbe il rischio inerente la sicurezza in cui si incapperebbe nel’ottenere e modificare un aereo. Tuttavia alcune discrete copie dei MIG potrebbero essere prodotte dagli Stati Uniti in circa tre mesi.

7) Tentativi di rapina in cielo e terra civili potrebbero essere effettuati per poi venire fintamente perdonati dal governo di Cuba. Nel contempo andrebbero incoraggiate misure di difesa (da parte dei militari americani) proprio contro questi atti.

8) E’ possibile creare un incidente che dimostri in maniera convincente che un velivolo cubano ha attaccato e abbattuto un volo di linea partito dagli Stati Uniti e diretto in Jamaica, Guatemala, Panama o Venezuela. La destinazione sarebbe scelta solo per fare in modo che la rotta del volo passi sopra Cuba. I passeggeri potrebbero essere un gruppo di studenti in vacanza oppure un qualsiasi gruppo di persone che hanno interessi comuni nello scegliere un volo a basso costo non programmato.

•  Un velivolo a Eglin AFB verrebbe riverniciato e numerato come un duplicato esatto di un volo registrato di proprietà di una organizzazione della CIA nell’area di Miami. Nel tempo predestinato, il duplicato sarebbe sostituto all’attuale velivolo civile e a bordo verrebbero fatti imbarcare i passeggeri selezionati, tutti prima preparati con accurate identità false. L’attuale volo di linea registrato diventerebbe poi un volo-bersaglio.

•  Al momento del decollo del volo-bersaglio, il velivolo sostitutivo verrebbe registrato come autorizzato a fare un volo di turismo nel sud della Florida. In un punto di rendezvous prestabilito, i passeggeri del volo di linea scenderebbero ad un’altitudine minima per dirigersi verso un campo d’atterraggio alternativo in cui evacuare l’aereo e farlo ritornare al suo stato originale. Nel frattempo il volo-bersaglio continuerebbe a volare rispettando le rotte archiviate. Quindi sopra Cuba il volo-bersaglio trasmetterebbe un segnale internazionale di “may-day” dicendo che si trova sotto attacco di un MIG cubano. La trasmissione verrebbe poi interrotta dalla distruzione del velivolo che sarebbe innescata da un segnale radio. Questo permetterebbe alle radio dell’emisfero occidentale di dire a tutto il mondo cosa è successo, quello che loro hanno sentito e non che gli Stati Uniti stanno cercando di “vendere” un incidente.

9) E’ possibile creare un incidente che faccia sembrare che un MIG comunista cubano abbia distrutto un aereo-scafo statunitense sopra acque internazionali senza essere stato provocato in alcun modo.

a. Circa 4 o 5 F 101 saranno inviati in viaggio da Homestead AFB, Florida verso le vicinanze di Cuba. La loro missione sarà di compiere voli segreti e simulare attacchi come per un esercizio di difesa aerea nel sud della Florida. Questi aerei dovranno compiere variazioni alla loro rotta a frequenti soste. Gli equipaggi avranno ordine di rimanere al massimo a 12 miglia dalla costa cubana; comunque sarà loro richiesto di portare munizioni reali nel caso in cui MIG cubani compiano azioni ostili.

b. Su uno di questi aerei, un pilota precedentemente informato dovrà compiere un Charley in coda a consistenti intervalli fra gli aerei. Una volta in prossimità dell’isola cubana questo pilota dovrà segnalare via radio che è stato colpito da un MIG e che sta precipitando. Nessun altra chiamata dovrà essere effettuata. Il pilota dovrà, quindi, volare verso ovest ad un’altezza minima e dovrà atterrare in una base sicura, verso un Eglin ausiliare. L’aereo sarà accolto da membri della base, velocemente riposto e rinumerato con un nuovo telaio. Il pilota che avrà effettuato la missione in quanto alias, si riapproprierà della sua identità e ritornerà al suo solito lavoro. Il pilota e l’aereo dovranno, quindi, sparire.

c. Esattamente nello stesso momento in cui l’ aereo-scafo verrà presumibilmente abbattuto, un sottomarino o una piccola imbarcazione distribuirà parti di F-101 , paracaduti, etc.., ad una distanza dalle 15 alle 20 miglia dalla costa cubana e ripartirà. I piloti tornando a Homestead dovranno avere una storia credibile per quanto sappiano. Navi e aerei di ricerca saranno inviati e parti di aereo ritrovate.

Allegato B

Fatti rapportati al problema

1. I Capi di Stato Maggiore hanno preventivamente deciso che un intervento unilaterale americano a Cuba potrà essere effettuato nel caso in cui il regime cubano compia un attacco ostile nei confronti di proprietà o forze militari statunitensi. Ciò servirà come incidente sul quale basare un intervento esplicito.

2. Il bisogno di azioni effettive, nel caso che gli attuali sforzi sotto copertura per fomentare una ribellione interna a Cuba non trovino esito, era stato indicato dai Capi di Stato Maggiore il 7 Marzo 1962, come qui di seguito indicato :

“…la convinzione che una rivolta spontanea interna sia impossibile da attuare nei prossimi 9/10 mesi richiede una decisione degli USA volta a sviluppare una “provocazione” come giustificazione alle azioni militari statunitensi a Cuba.”

3. E’ chiaro che il Dipartimento di Stato sta preparando anche modi di agire volti alla stesura di giustificazioni riguardo un intervento militare statunitense a Cuba.

FONTEhttp://www.didasfera.it/storia?unita=1346

Gli opportunisti dell’umanitarismo sono un pericolo per tutti noi (e ci porteranno in guerra)

Le guerre non sono catastrofi naturali, sono scelte, scelte variamente motivate, ma spesso dettate dalla brama di gloria, di potere, di ricchezza, ecc. Ci sono persone che le programmano e le scatenano.

Gli Osservatori ONU hanno confermato che l’ultimo massacro (in ordine di tempo), non ha colpito civili ma disertori e militanti (= ribelli armati). Il che conferma quando affermato dal regime siriano nella giornata di ieri: “Anche secondo i dati raccolti dal New York Times, quella di Tremseh più che una strage di civili è stata una carneficina di ribelli: uno scontro impari tra truppe siriane più numerose e ben armate e forze dell’opposizione in numero inferiore e dotate solo di armi leggere”.

http://www.repubblica.it/esteri/2012/07/14/news/siria_missione_onu-39073815/?ref=HRER2-1

Se non avessero estromesso le forze di opposizione che volevano negoziare fin dall’inizio con il governo, preferendo la via della violenza, non sarebbero morti a questo modo. Lo Yemen dimostra che si poteva fare altrimenti, ma nello Yemen l’Occidente voleva stabilità, in Siria no.

Ma la Repubblica riesce a distorcere quest’informazione, con un sapiente uso delle parole, al punto da far credere al lettore che invece confermano la versione dei ribelli (che ieri parlavano, invece, di civili disarmati).

Che interesse ha il gruppo la Repubblica/l’Espresso a spingerci verso l’intervento armato, a pochi mesi da quello in Libia, che si è concluso così:
“Nel caotico dopo-Gheddafi…in tutto il paese si registrano scontri armati. Bengasi da culla della Rivoluzione è diventata regno della paura controllato soprattutto dagli integralisti, con agguati e sparatorie (…) Gli islamisti si sentono i padri e i martiri della Rivoluzione e non sanno cosa sia il rispetto delle regole, delle leggi, dello Stato. Qualsiasi contrasto i bengasini lo risolvono con l’uso della forza (…) Oggi nel paese regna il caos. La tribù Mashashia ha combattuto con Gheddafi e oggi è in guerra con la tribù Gontran di Zintan. Misurata è in guerra con Taurga i cui uomini si schierarono con Gheddafi. Per Misurata, Taurga deve «sparire». Lo stesso accade tra Zwarah e Jmail e Regdaline. Tra Sabratah e Zwarah. E a Kufra è peggio ancora. A Derna, regno dei qaedisti e degli integralisti islamici, tutti gli occidentali, anche dei «paesi amici» come la Francia «sono nemici perché occidentali». La Libia è una polveriera, non c’è polizia e l’esercito nazionale, lasciando alle milizie il controllo del territorio”.

Guido Ruotolo, La Stampa, 29 giugno 2012

http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rassegna_stampa_online/Pagine/PdfNavigator.aspx?d=29-06-2012&pdfIndex=26

Resta il fatto che i ribelli siriani hanno mentito, per l’ennesima volta (come facevano quelli libici), ma ogni volta i media italiani prendono per oro colato tutto quel che dicono.

Resta anche il fatto che i ribelli stanno perdendo e quindi c’è da attendersi un false flag, un falso attentato terroristico con armi chimiche: infatti “fonti dell’intelligence” affermano che il regime sta spostando armi chimiche a Homs. Di tutti i posti possibili, proprio la cosiddetta “capitale dei ribelli”, che peraltro è ancora sotto controllo governativo? Vogliono gasare i propri cittadini pur avendo il controllo della città?

http://news.sky.com/story/959953/syria-military-moves-chemical-weapons-to-homs

Stiamo avvicinandoci a grandi falcate ad una terribile guerra nel Medio Oriente che si ripercuoterà sull’intero globo, con embarghi incrociati, escalation militari e uso di armi di distruzione di massa e di nuove tecnologie belliche.

L’umanità è solo responsabile della sua inerzia e della sua credulità. Non è l’umanità a volere questa guerra. L’umanità non ama le guerre, preferisce coltivare il proprio campicello (vivi e lascia vivere):

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/02/lopinione-pubblica-occidentale-rifiuta-di-farsi-coinvolgere-nella-questione-siriana/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/01/mussalaha-riconciliazione-quei-siriani-che-rifiutano-gli-uni-e-gli-altri-e-vogliono-vivere-in-pace/

Non c’è un mostro sanguinario dentro di noi che è tenuto a bada dalle élite. Ci sono invece élite che, ripetutamente, per puntellare il proprio potere ed aumentare i propri profitti, ci mettono gli uni contro gli altri. élite occidentali ed euro-asiatiche.

Anche in Italia c’è un’élite che spinge per un intervento armato in Siria. Il nostro ministro degli esteri usa l’eufemismo “muscolare” al posto di “armato”.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/14/il-ministro-degli-esteri-italiano-auspica-una-missione-piu-muscolare/

Altri politici chiedono pressioni sempre più decise sulla Russia (“offensiva diplomatiche”)

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/18/il-senatore-della-repubblica-e-la-questione-siriana/

Per avere successo, isolano le migliori personalità, quelle del dialogo, della negoziazione, del compromesso, quelle che veramente si spendono per la causa umanitaria, perché hanno sinceramente a cuore le sorti del proprio popolo e del proprio paese:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/24/leader-della-rivolta-anti-assad-condivide-le-mie-preoccupazioni-sulla-siria/

I falsi umanitaristi (quelli part-time: quando la causa ottiene il sostegno dei media e di Londra+Washington+Gerusalemme/Tel Aviv) spesso credono di essere in buona fede, sebbene siano lupi che si considerano agnelli. A differenza del lupo consapevolmente camuffato da agnello, l’umanitarista opportunista è un fanatico ed è quindi estremamente pericoloso per se stesso e per gli altri, specialmente per i popoli esotici:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/25/la-tirannia-umanitaria-e-i-falsi-profeti-cosa-ci-ha-insegnato-kony-2012/

Sono persone che ancorano la loro autostima ad una causa di vasto consenso e che piace ai potenti. Amano compiacere i potenti e lo fanno con veemenza ed estremismo, la fede cieca di chi, come tutti i narcisisti, ha bisogno di continuare a credere di non aver commesso un errore, pena il collasso del rispetto di sé. Sono quelli che in Germania combattevano per la patria nazista fino all’ultimo, per non dover ammettere di essersi schierati dalla parte sbagliata. Oggi sono gli utili idioti che facilitano l’incedere della macchina da guerra della NATO. Domani, quando la NATO sarà sconfitta a causa della sua hybris, faranno il salto della quaglia e sosterranno la causa dell’amicizia euroasiatica da Finisterre a Shanghai e Vladivostok.

Questo perché non è la propaganda ad ingannare le persone: le aiuta solo ad ingannarsi meglio.

Avendo poca fede in se stessi (tipico del narcisista che ha bisogno di continue rassicurazioni), si aggrappano ad un qualunque surrogato di fede, una santa causa, un relitto che funga da salvagente. Dichiarano di essere altruisti, di aver messo da parte il loro ego, di essere votati al bene del prossimo, ma in realtà la loro è vanità. Diversamente, si informerebbero in modo serio e responsabile a proposito della causa che appoggiano. Se non lo fanno è perché sono loro ad averne bisogno, non le persone che pretendono di voler aiutare. Le “vittime” sono solo un mezzo, uno strumento, perciò l’attenzione dell’umanitarista part-time sarà sempre altamente selettiva. Ci sarà sempre un Hitler di turno che perseguita degli eroi romantici. Ci sarà sempre una popolazione indifesa (la fanciulla, la principessa prigioniera) che necessita dell’aiuto di un cavaliere senza macchia e senza paura pronto a sfidare il drago (ma sempre e solo quando è certo di poterlo battere). Gli scettici saranno sempre complici dell’Hitler del menù del giorno, o idioti complottisti, indipendentemente dai precedenti storici (la storia è cancellata quando interferisce con la visione idealizzata della realtà che protegge un ego insicuro).

Il fatto è che chi non ha problemi ad ingannare se stesso è facile preda di chi lo vuole ingannare. Perciò circuire l’umanitarista opportunista è come rubare un leccalecca ad un bambino. E i risultati sono eccellenti: essendo isolato dalla realtà, non si rende neppure conto della sua meschinità, egocentrismo, vanità, superbia, faziosità, disonestà intellettuale, bullismo, ecc. Userà parole forti non per esprimere le sue emozioni, ma per evocarle in se stesso. Infatti c’è sempre una vocina che lo tormenta, che lo mette in discussione: va tacitata. Il fanatismo non è sintomo di ferma convinzione, ma di un’intollerabile ed intollerata incertezza.   

Oggi c’è la Siria, qualche decennio fa c’era il Vietnam.

Un Americano Tranquillo” è un eccellente romanzo-denuncia di Graham Greene scritto negli anni Cinquanta, quando l’autore era già in grado di prevedere gli esiti funesti del coinvolgimento statunitense nel Vietnam, allora una colonia francese che lottava per la sua indipendenza. Il tranquillo americano in questione è Alden Pyle, all’apparenza un medico volenteroso e posato, che si rivela poi essere uno zelante e spietato agente della CIA, disposto a massacrare decine di innocenti in nome della causa anti-comunista. Qui mi interessa soprattutto riproporre la caratterizzazione che Greene imprime sul personaggio: “Non era capace di immaginare il dolore o il pericolo per se stesso, allo stesso modo in cui non riusciva a riconoscere negli altri il dolore che causava loro” (Greene, 1983, p. 63) – “Mi accadde diverse volte di scorgere nei suoi occhi un’espressione di dolore e disappunto quando la realtà non corrispondeva alle idee romantiche che si era fatto, o quando qualcuno che amava o ammirava non riusciva ad dimostrarsi all’altezza dei suoi inarrivabili standard” (p. 75) – “Sarà sempre innocente, e non si può dare la colpa ad un innocente, perché sono sempre incolpevoli” (p. 183). Pyle è un fanatico ed il fanatico, diceva George Santayana, “è un uomo che raddoppia gli sforzi quando si dimentica dei fini”. Alla fine organizza un finto attentato terroristico (guarda caso!) che servirà a causare un’escalation e l’intervento militare americano: nella piazza devastata cerca prima di tutto di pulirsi i pantaloni dal sangue, invece di aiutare i feriti.

Sta succedendo di nuovo. Di nuovo le credenze sono più importanti dei fatti (loro continuano ad accusare i loro critici di non badare ai fatti, quando sono loro i primi a non degnarsi di considerare i fatti presentati dai critici), l’azione muscolare più importante della pace, le idee più vitali delle persone, la propria asserita innocenza più esiziale dell’innocenza delle vere vittime delle loro iniziative, dei loro errori, delle loro vulnerabilità e dei loro difetti caratteriali. Di nuovi gli opportunisti dell’umanitarismo si rifiutano di pensare e spengono il cervello. Mentre i soldati, che sanno cos’è la guerra, non venerano la forza, ma la temono e la rispettano, gli opportunisti dell’umanitarismo non si fanno troppi scrupoli. Professano di amare l’umanità, ma è lecito dubitarne, visto che non si domandano se certi attivismi siano generati da nobili motivazioni ed indirizzati a nobili scopi e se per caso l’esito finale non potrebbe essere una situazione molto più degradata (es. il narcofeudo del Kosovo, l’anarchia afghana e somala, i ghetti palestinesi).

Per proteggere la loro psiche hanno bisogno di credere ad una realtà manichea in cui la loro parte è sostanzialmente angelica e civile e l’altra è satanica e barbarica. Il fatto che la propria parte si proclami civile ma si comporti barbaramente dovrebbe farli esitare, ma non se lo possono permettere. Sono governati dalle parole, non dai fatti e dalle idee e, per quanto morte possano essere le parole della propaganda, le riempiranno loro di un conveniente e confortevole significato.

Sono pericolosi, perché le diversità di vedute “riconciliate” con l’uso della forza diventano contrapposizioni feroci, marcate da un odio viscerale, diventano un incendio difficilmente estinguibile, che rischia di bruciarci tutti.

L’abbattimento dell’aereo turco non è un semplice incidente (e i cittadini turchi non vogliono la guerra)

Si cerca disperatamente un casus belli (cf. Golfo del Tonchino) e il pretesto è arrivato o arriverà tra breve.
“Il ministro degli Esteri britannico, William Hague, ha detto che Damasco «ha superato il limite dell’accettabile». Ferma reazione anche da parte del ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, per il quale l’abbattimento del Phantom è «un’azione gravissima e inaccettabile», annunciando che l’Italia prenderà «parte attiva» alla riunione di domani”.

Il presidente turco Abdullah Gul ha ammesso che il jet turco potrebbe aver attraversato lo spazio aereo siriano. I conservatori canadesi in cambio non hanno avuto problemi a protestare per delle missioni di pattugliamento aereo russe che si sono avvicinate fino a 55 km dallo spazio aereo canadese. I classici due pesi e due misure dei bulli.

Questo non è un incidente:
* Un volo a bassa quota e ad alta velocità a 13 chilometri dalla base militare costiera di Latakia, costruita in collaborazione con l’Iran e che dovrebbe essere completata entro la fine del 2012.
* L’aereo proveniva da Cipro (la parte occupata dai Turchi), dove c’è anche una base “segreta” anglo-americana. Cipro è diventata una portaerei della NATO nel Mediterraneo orientale.
Propendo per la tesi che la NATO ha saggiato le difese antiaeree siriane inviando un aereo antiquato come il “Phantom”, prodotto a partire dal 1958 (!!!) ed uscito di produzione nel 1981 (o forse era un drone? Altrimenti come mai il presidente Erdogan già venerdì 22 aveva detto che i piloti erano vivi?). Ha anche creato un’ulteriore escalation, con buona pace di Haytham Manna.

Il test ha ottenuto dei risultati. I missili antiaerei russi forniti alla Siria hanno fatto il loro dovere. Poiché sono arrivati in Siria solo da poche settimane, è probabile che siano stati operati da tecnici russi. Gli Israeliani gongolano affermando che se la Turchia non avesse interrotto la collaborazione con Israele nel campo militare avrebbe ricevuto quei miglioramenti necessari a mandare in tilt quel sistema di difesa. L’intelligence israeliana è dell’avviso che le ricognizioni giornaliere turche servissero per stimare le forniture russe all’esercito siriano che arrivano a Tartus (base navale russa) ed alla già citata Latakia. Questa volta però i Russi avrebbero deciso di averne abbastanza e hanno mandato un segnale.

Come l’Occidente possa pensare di farsi coinvolgere in un’altra guerra – per di più contro la Russia – mentre si trova nel baratro della crisi e rischia di precipitare ulteriormente (con decine di milioni di disoccupati pronti ad insorgere) è qualcosa che sfida ogni logica. Ed è proprio per questo che la gente non crede che entreremo in guerra: molti sono ancora convinti che chi comanda sia sostanzialmente razionale o comunque che chi è ancora sostanzialmente razionale sia libero di determinare il corso degli eventi. Questo è un gravissimo errore di valutazione contraddetto dai fatti e le prossime settimane e mesi lo dimostreranno.

Risultati di un sondaggio dell’Ankara Social Research Center.

La maggior parte dei turchi crede che il presidente Recep Tayyip Erdogan dovrebbe adottare un approccio più neutrale verso la crisi in Siria. Il sondaggio, che è stata condotto PRIMA dell’abbattimento di un aereo turco da parte delle forze siriane, ha rilevato che oltre i due terzi dei turchi sono contrari a qualsiasi intervento da parte della Turchia in Siria.

Il sondaggio ha anche rivelato che la maggioranza ritiene che Ankara non dovrebbe prendere posizione nel conflitto.

I rapporti tra ex alleati Turchia e Siria si sono deteriorati rapidamente lo scorso anno a causa dell’impiego di basi militari nella Turchia meridionale da parte dell’opposizione al presidente siriano Bashar Assad.

http://english.al-akhbar.com/content/turks-oppose-syria-intervention-poll

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