Israele e la NATO cercavano rogne, le hanno trovate e ora tutto è possibile

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Mosca è preoccupata per i segnali che indicano un’attività di preparazione dell’opinione pubblica mondiale alla possibilità di un intervento armato nella guerra civile siriana.

Aleksandr Lukashevich, portavoce del ministero degli Esteri, 11 maggio 2013

Per il Medio Oriente è l’ultima possibilità.

Emma Bonino

Abbiamo potuto raccogliere alcune testimonianze sull’utilizzo di armi chimiche in Siria, ma non da parte delle autorità governative, bensì degli oppositori…In Siria non ci sono buoni da una parte e cattivi dall’altra.

Carla Del Ponte, componente della commissione Onu sul conflitto siriano, 6 maggio 2013

Che cosa pensa il Brasile? Pensa che non esiste una soluzione militare al conflitto siriano…Ci sono stati interventi militari che, invece di stabilizzare, hanno creato maggiori impasse, conflitti interminabili… Noi ribadiamo che il conflitto siriano deve essere risolto dai siriani.

Dilma Rousseff, presidente del Brasile, 14 dicembre 2012

http://blog.planalto.gov.br/dilma-concede-entrevista-em-moscou-e-fala-sobre-exportacao-de-carne-e-conflito-na-siria/

Pensiamo di avere solide prove dell’uso di armi chimiche da parte del regime di Bashar al Assad in Siria.

John Kerry, segretario di Stato Usa, 9 maggio 2013

Lingua biforcuta: la locuzione è entrata in uso con la diffusione dell’Epopea Indiana del Far West, e nel linguaggio dei fumetti veniva usata dai Pellerossa nei confronti dei coloni bianchi.

http://dizionari.corriere.it/dizionario-modi-di-dire/L/lingua.shtml

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– Gli insorti siriani stanno perdendo terreno su tutti i fronti e l’inerzia della guerra civile è cambiata (Washington Post). Non è chiaro come mai: forse il reclutamento non è sufficiente a rimpiazzare i caduti. Per gli aggiornamenti, consiglio questa fonte.
Hezbollah è intervenuto a fianco di Assad proclamando di voler liberare le alture del Golan dall’occupazione israeliana.
Kerry esclude che tra i futuri candidati a governare la Siria ci possa essere Assad, ma la compattezza delle forze armate, il fatto che una maggioranza di sunniti (che in teoria dovrebbero volere la caduta di Assad) non si sia schierata contro il regime, la probabile sconfitta dell’insurrezione, l’assenza di un vero leader alternativo ad Assad (in due anni di insurrezione i capi sono sempre stati calati dall’alto: uno era un lobbista della Shell, l’altro è un cittadino americano di origini siriane residente nel Texas) indicano che Assad non avrebbe rivali.
– se gli insorti perdessero, le elezioni già previste per il 2014, sorvegliate da osservatori internazionali, sarebbero probabilmente vinte da un delfino di Assad (la nuova legge elettorale voluta da Assad gli impedisce di essere rieletto, avendo già governato 14 anni), che riuscirebbe facilmente a convincere la popolazione che la sua fiera resistenza li ha salvati da un golpe jihadista (il che è vero) e da una destabilizzazione permanente sponsorizzata da Israele (verosimile). L’Occidente può permettersi questa umiliazione e completa perdita di credibilità ed influenza? NO!
– la rimozione di Assad come precondizione per i negoziati annulla ogni chance che si arrivi ad un accordo: qualunque “conferenza di pace” fallirà e la guerra civile proseguirà finché una delle due parti non schiaccerà l’altra.
Erdogan ha dichiarato che il regime siriano ha usato armi chimiche e quindi la linea rossa è stata varcata. Si dice favorevole ad una no-fly zone. Sta rischiando grosso e la Turchia potrebbe disgregarsi.
Putin ha fatto aspettare Kerry 3 ore, per fargli capire che un segretario di stato americano non deve avere la pretesa di parlare da pari a pari ad un presidente russo, essendoci un ministro russo per gli affari esteri incaricato di trattare con i suoi omologhi.
Brzezinski (e molti alti ufficiali statunitensi) avevano avvertito che “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino” e che la presunta sollevazione popolare anti-Assad è più un mito che una realtà. La sua fazione vuole un cambio di regime ed una balcanizzazione del paese, quella “neocon-sionista” vuole il caos.
India, Brasile, Sudafrica e Pachistan continuano ad essere contrari all’ingerenza militare occidentale nelle questioni siriane ed iraniane;

Stando così le cose, il maggior pericolo è che Stati Uniti e Israele, per superare l’impasse, scelgano non di effettuare un ripiego ma di agire sempre più temerariamente e aggressivamente, e non solo in Medio Oriente, dove i fattori di tensione sono molteplici e fortissimi.
Parlano di pace ma le azioni non sono conseguenti: sembra che l’idea sia quella di provocare una guerra, forse per puntellare un sistema finanziario che non si sa più come tenere in vita e per deviare la rabbia popolare verso un conveniente capro espiatorio, e lontano dai veri colpevoli (l’1%).
I pessimi (eufemismo) governanti europei non solo non trovano nulla da eccepire, ma addirittura sono in prima linea nell’escalation. Vogliono una fetta della torta?
Come se ciò non bastasse, il precedente maliano ci insegna che quando gli jihadisti vengono scacciati da un’area saltano fuori da qualche altra parte, molto ben armati, e al centro di qualche traffico di armi e droga. Saranno una sciagura per tutto il Medio Oriente.

Constatiamo che le tensioni e l’instabilità stanno diventando insostenibili e s’intersecano con gli interessi di nazioni solidamente armate. Così la soglia dello scontro armato internazionale generalizzato (effetto domino del tipo prima guerra mondiale) si sta abbassando e la cricca di fanatici e/o psicopatici e/o schizoidi e/o megalomani non sembra intenzionata a mollare la presa.

Falliranno, perché le opinioni pubbliche occidentali sono stabilmente e marcatamente contrarie ad avventurismi militari.
http://italian.irib.ir/notizie/politica5/item/123036-sondaggio-americani-e-britannici-contro-cambio-di-regime-in-siria
Le armi di distruzione di massa non sono più un argomento decisivo per gli Americani, se non si dimostra in modo inequivocabile che sono state impiegate dal regime, e ache in quel caso l’appoggio all’azione militare sarebbe minoritario:
http://www.people-press.org/2013/04/29/modest-support-for-military-force-if-syria-used-chemical-weapons/

Il mondo arabo è complessivamente contrario a coinvolgimenti occidentali e un’ampia maggioranza di tedeschi (82%), francesi (69%), inglesi (57%) e turchi (65%) non approva l’opzione delle forniture militari agli insorti:
http://www.pewglobal.org/2013/05/01/widespread-middle-east-fears-that-syrian-violence-will-spread/

L’opposizione alle ingerenze occidentali in Siria è quindi cresciuta sensibilmente rispetto a meno di un anno fa
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/02/lopinione-pubblica-occidentale-rifiuta-di-farsi-coinvolgere-nella-questione-siriana/

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Mentre i ribelli “moderati” disertano in massa per unirsi alle ben sovvenzionate (dalle petromonarchie) brigate integraliste islamiche che la Francia vorrebbe fosse classificata come organizzazione terroristica:
http://www.guardian.co.uk/world/2013/may/08/free-syrian-army-rebels-defect-islamist-group

“La caduta di Khirbet Ghazaleh segna un avanzamento delle forze del presidente di Bashar al-Assad per il controllo di una strada di transito internazionale. Da qui si sono oggi ritirati un migliaio di ribelli, che hanno lamentato uno scarso sostegno da parte delle autorità giordane nel combattere le forze di Damasco nella regione”.

http://news.liberoreporter.eu/index.php/2013/05/cronaca/siria-esercito-riprende-controllo-citta-strategica-al-confine-giordano.html

è l’ennesimo successo dell’offensiva primaverile dell’esercito regolare siriano, che in 3 giorni ha liberato/ripreso:
Assan
Tall Assan
Khanat Assan
Khan Assan
Saqlaya
Hdeidin
Khirbet Ghazaleh
Tal Assafir
al momento l’esercito sta aprendosi un varco verso l’aeroporto internazionale di Aleppo.
Questi innegabili successi nei distretti di Damasco, Aleppo e Homs sono stati ottenuti anche grazie a nuove tattiche anti-guerriglia ed all’intervento di Hezbollah dal Libano (provocato dai raid israeliani), che ha tagliato molte linee di rifornimento dei ribelli e li ha costretti sulla difensiva, quasi assediati nei sobborghi di Damasco, a rischio di assedio ad Aleppo, assediati ad Homs e ad al-Qusayr (la battaglia decisiva, perché la cittadina è la chiave per collegare Damasco al mare), scacciati dalla base aerea di Minnigh (N.B. per mesi i media occidentali ci avevano garantito che le forze fedeli ad Assad erano sull’orlo del collasso)
http://www.dailystar.com.lb/News/Middle-East/2013/May-09/216455-kerry-insists-assad-cannot-be-part-of-syrian-transitional-government.ashx#axzz2SuSNsadV

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/04/27/gli-insorti-le-stanno-prendendo-e-fanno-capolino-le-consuete-armi-di-distruzione-di-massa/

A meno di un intervento della NATO, una volta ripresa al-Qasayr,  il regime avrà la vittoria in tasca
http://english.alarabiya.net/en/News/middle-east/2013/05/10/Syrian-army-warns-civilians-to-leave-Qusayr.html

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Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, mentre era a Shanghai, ha ricevuto una severa strigliata dal presidente russo Vladimir Putin, un avvertimento che la Russia non avrebbe tollerato ulteriori attacchi israeliani contro Damasco e avrebbe risposto.

http://english.farsnews.com/newstext.php?nn=9107168122

Putin non ha detto come, ma ha annunciato di aver ordinato l’accelerazione delle forniture di armi russe molto avanzate alla Siria.

Fonti militari israeliane (DEBKAfile) hanno rivelato che il leader russo si riferiva a sistemi di difesa contraerea S-300

http://it.wikipedia.org/wiki/S-300

e missili di superficie 9K720 Iskander.

http://it.wikipedia.org/wiki/9K720_Iskander

Mosca reagisce non solo alle operazioni aeree di Israele contro la Siria, ma in previsione della imminente decisione dell’amministrazione Obama di inviare i primi armamenti americani ai ribelli siriani.

Lunedì il presidente del comitato per gli affari estri del Senato degli Stati Uniti, Bob Menendez, ha presentato un disegno di legge che consente agli Stati Uniti di fornire armi e addestramento militare ai ribelli siriani.

http://www.repubblica.it/ultimora/esteri/siria-senatore-usa-propone-legge-per-armare-i-ribelli/news-dettaglio/4340741

Il messaggio di Putin aveva l’obiettivo di raggiungere un pubblico più ampio, come Barack Obama a Washington e il presidente Xi Jinping a Pechino

http://www.lapresse.it/mondo/asia/abbas-e-netanyahu-in-cina-per-visite-separate-pechino-mira-a-diplomazia-1.327099

Il messaggio è giunto forte e chiaro. La Turchia si è zittita, tranne la condanna dei raid israeliani. Dalla Francia nessun commento. Carla Del Ponte ha addirittura accusato i ribelli di essere i responsabili del rilascio di agenti chimichi (molto probabile). Israele si è lamentato con gli USA che l’invio delle batterie missilistiche s-300 renderebbe complicito un intervento in Siria (in effetti sarebbe un massacro) e Kerry ha definito la decisione “potenzialmente destabilizzante“. In cambio quando sono gli Stati Uniti a fornire sofisticati armamenti offensivi ad Israele e alle petromonarchie del Golfo Persico, va tutto bene.

I raid israeliani sono stati condannati da Turchia, Egitto, Lega Araba, Libano, Cina, Russia. La Giordania si è rifiutata di aiutare i ribelli siriani asserragliati in un altro centro strategico che hanno dovuto sgomberare.

L’ex braccio destro di Colin Powell quand’era Segretario di Stato, il colonnello in pensione Lawrence Wilkerson, incolpa Israele per l’uso di armi chimiche che dovevano servire per spingere la NATO ad intervenire – parla apertamente di “false flag”
http://www.haaretz.com/blogs/west-of-eden/former-bush-administration-official-israel-may-be-behind-use-of-chemical-arms-in-syria.premium-1.519172

Sta prendendo forma un’alleanza militare pan-araba contro Israele, che per di più godrà del sostegno di Russia, Iran e Cina (+ Pachistan?). Un eventuale coinvolgimento diretto e massiccio di Israele in Siria o un attacco preventivo all’Iran sarebbero la goccia che fa traboccare il naso: la resa dei conti. Netanyahu non è intellettualmente e psicologicamente capace di comprendere la terribile minaccia che si profila all’orizzonte.

Gli Stati Uniti ora parlano di pace. Forse perché Putin ha fatto capire che la Russia è pronta ad entrare in guerra in Siria se ci sarà un intervento della NATO? Forse perché gli Stati Uniti non sono assolutamente disposti a farsi coinvolgere in una guerra con la Russia?

L’azione inconsulta di Israele ha costretto Putin ad inviare un ultimatum? Obama ha capito che doveva opporsi ai falchi e alle lobby interne perché il regime/governo di Assad ha dimostrato una forza imprevista e perché un’escalation in Siria coinvolgerebbe non solo l’Iran e la Russia ma anche la Cina?

NON CI SARà PIù ALCUNA CONFERENZA DI PACE

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Una conferenza internazionale entro fine mese per mettere fine al conflitto siriano: è la principale decisione annunciata dal Segretario di Stato americano, John Kerry, e dal suo omologo russo Sergei Lavrov, al termine del loro incontro a Mosca.

http://it.euronews.com/2013/05/07/siria-usa-e-russia-d-accordo-conferenza-internazionale-entro-fine-mese/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+euronews%2Fit%2Fhome+%28euronews+-+home+-+it%29

Potrebbe essere un’ottima maniera di permettere all’amministrazione Obama di ritirarsi in buon’ordine evitando un’umiliazione internazionale. Ma Israele non può tollerare questo genere di esito.

I leader della ribellione siriana la considerano una perdita di tempo

http://www.guardian.co.uk/world/2013/may/08/syrian-rebels-react-coolly-peace-conference

Qatar e Arabia Saudita l’hanno sabotata
http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MID-01-100513.html

RAGIONI PER OSTEGGIARE L’INGERENZA OCCIDENTALE IN SIRIA

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Sir Andrew Green, ex ambasciatore britannico in Siria: “Gli alawiti non hanno esercitato un monopolio del potere. Le numerose minoranze – cristiani, drusi, curdi e altri – preferivano il loro dominio a quello della maggioranza sunnita. In effetti un buon numero di sunniti ha preferito un regime effettivamente laico ad un’alternativa che potrebbe essere gestita dai Fratelli Musulmani…sapendo che l’alternativa sarebbe o una dittatura islamica o un conflitto settario.

Queste sono le nozioni essenziali per poter prendere una decisione sul da farsi. Purtroppo non sono state comprese. Il governo britannico…vuole addestrare ed armare le milizie in modo da mettere pressione al regime e farlo cadere.

Questo, purtroppo, è un grave travisamento della situazione. Gli alawiti e i loro sostenitori lotteranno fino alla fine. Con il sostegno militare della Russia e dell’Iran, più il sostegno politico della Cina (tutti per le loro buone ragioni) il regime può resistere ancora. Se alla fine cadrà, la Siria precipiterà nel caos. Questo è il motivo per cui molti tra quelli che, come noi, conoscono la Siria sono stati, sin dall’inizio, fortemente contrari ad un “cambio di regime”.

Il caos sarà intensificato dalle divisioni settarie e dalla cultura della vendetta e dell’onore. Per motivi personali e tradizionali, chi ha subito si vendicherà sui responsabili o sulle loro famiglie.

Alla fine, uno dei tanti gruppi di opposizione emergerà. Sarà probabilmente Al-Nusra, il gruppo jihadista che afferma di essere alleato di al-Qaeda e che è stato il più coraggioso ed efficace nei combattimenti. Godono di un ulteriore e decisivo vantaggio. I loro leader sono segreti, mentre i loro rivali sono noti a tutti. Non escluderei certamente che possano intimidire o, se necessario, uccidere i loro avversari o qualsiasi leader rivale che li sfidi.

Questo è il motivo per cui sono sicuro che la nostra politica stia procedendo nella direzione sbagliata. Fornire armi all’opposizione sarebbe semplicemente versare benzina sul fuoco – oltre al rischio che le armi finiscano nelle mani sbagliate. Il crollo della Siria sarebbe un disastro, non solo per il paese ma per il Libano e, forse, l’Iraq e, in effetti, per l’intera regione e non solo.

Dobbiamo avere il coraggio di fare un passo indietro. Anzi, dobbiamo invertire la politica di armare l’opposizione. Dovremmo avviare un dialogo serio con i russi e, se necessario, gli iraniani, per ridurre il flusso di armi ad entrambe le parti. Solo quando entrambe le parti si renderanno conto che una vittoria militare non è più possibile possiamo sperare di dare l’avvio ad un processo politico. Meglio una speranza futura che un disastro imminente”.

http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/middleeast/syria/10022576/Commentary-Arming-the-Syrian-rebels-is-pouring-petrol-on-the-fire.html

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Quel che i cittadini dei paesi occidentali, ottenebrati dalla continua propaganda, di regola non riescono a capire, è che la NATO è letteralmente fuori controllo e sta disseminando disastri nel mondo: Iraq, Afghanistan, Somalia, Yemen, Libia, Mali sono solo gli esempi più recenti. È così sorprendente che i paesi del secondo e terzo mondo abbiano paura di noi?

Siamo quelli col cappello nero, quelli che alla fine del film schiattano

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/14/siamo-quelli-col-cappello-nero-quelli-che-alla-fine-del-film-schiattano-kosovo-nella-nato/