Roberto Vacca sulla morte, la sopravvivenza delle idee e la vocazione al servizio

 

Quello che hai in testa – che farne?   – di Roberto Vacca, 24 Giugno 2012.

“Non andare fuori. Torna in te stesso. La verità abita dentro l’uomo [Noli foras ire. In te ipsum redi. In interiore homine habitat veritas.” – scrisse Agostino d’Ippona. Aveva torto: fuori di noi ci sono molte più cose che non dentro. E quelle che abbiamo dentro ce le abbiamo portate prendendole da fuori.

Comunque sia di ciò, di cose in testa ne abbiamo tante – se siamo stati attenti e se abbiamo ragionato sui memi che ci arrivavano. Non dovremmo tanto andare fuori, ma dovremmo tirare fuori quel che abbiamo. Dovremmo condividerlo.

Lessi 70 anni fa un’immagine vivida e tragica del contenuto di un cranio, nel racconto della morte del fisico Pierre Curie, scritto dalla figlia. Forse Curie meditava sulla radioattività ed era disattento. Fu investito da una carrozza e una ruota gli spaccò il cranio distruggendo la conoscenza e le idee contenute nel suo cervello.

Era molto tempo che non ricordavo quell’evento. Mi è tornato alla mente di recente e ho riflettuto che anche io ho accumulato parecchie idee e nozioni – anche se non ho prodotto invenzioni epocali. Cercherò di non morire in un incidente stradale, ma ho 85 anni e, se ricordo bene, circa la metà degli ottantacinquenni supera i 91 anni di vita. Mancano, comunque, pochi anni al momento in cui sparirà la roba che ho accumulato nel mio cervello. È ragionevole, dunque, pensare a scaricarle (download it) tempestivamente. [Per inciso ricordo un detto latino: “Nessuno è tanto vecchio da non credere di poter vivere ancora un anno – Nemo est tam senex qui se annum non putet posse vivere”].

Non avevo pensato molto a questa urgenza finora. Infatti, seguendo B. Spinoza, ritengo che “l’uomo libero, cioè chi vive soltanto secondo i dettami della ragione, non è condotto dalla paura della morte e la sua sapienza è meditazione di vita” (Ethica, IV, 67).

Non temiamo, dunque, la morte, ma riflettiamo. Non abbiamo tanto dannato tempo per raccontare agli altri le cose che pensiamo o inventiamo. Che possiamo decidere? Noi, persone normali, decidiamo con calma – non c’è tragedia: è tragica, invece, la situazione delle menti somme che devono generare messaggi di grande valore e hanno pochissimo tempo. Accadde a Evariste Galois ventenne. Aveva inventato l’algebra astratta e sapeva che sarebbe  morto scioccamente in un duello poche ore dopo. Scrisse freneticamente materiale inedito: teoremi, definizioni, congetture e su ogni pagina scriveva:

“Non ho tempo – non ho tempo!”

Fece bene. L’algebra astratta è una branca della matematica utile – e difficile.

Alcuni studiosi e pensatori si accontentando di vedere e capire cose nuove – e non insistono per pubblicarle. È un loro diritto. Mio padre pubblicò un centinaio di lavori di matematica, ma lasciò qualche migliaio di pagine di note. Alcune contengono teoremi nuovi – e ci annotava a margine “Quod Nemo Vidit Antea” – questo nessuno lo ha visto prima: e tirava avanti. Ora quelle note sono all’Istituto Matematico dell’Università di Torino e qualche giovane ne trarrà ispirazione.

Anche se non abbiamo avuto idee straordinarie e abbiamo inventato o visto solo qualche dettaglio o relazione interessante, dovremmo sentire l’Imperativo Categorico di diffondere la nostra roba. Una giustificazione sensata di questo punto di vista è che il mondo è più bello se girano idee, invenzioni, pensieri edificanti – memi. Lo sanno bene quelli fra noi che abbiano incontrato maestri bravi o che hanno incontrato a caso nei libri o nell’universo del WWW nozioni o ragionamenti che ci hanno cambiato la vita. Cambiamola anche agli altri – diamo occasioni. Siamo servizievoli.

In inglese “serve” ha gli stessi significati dell’italiano “servire”, ma ne ha uno in più. Vuol dire anche:    “accettare la chiamata o la vocazione a servire il Paese non solo sotto le armi (come in italiano), ma anche nell’amministrazione o nella giustizia”.

Esorto a servire non solo il Paese – ma il mondo e gli sconosciuti che lo abitano.

Il motto del Principe Albert, marito della Regina Vittoria, era:

Ich diene – io servo.”

Miseria o Rivoluzione – a questo hanno ridotto gli Europei

Stiamo uscendo dalla crisi

Mario Monti, 25 gennaio 2012

http://www.repubblica.it/politica/2012/01/25/news/mozioni_senato_monti-28727394/

Possiamo dire che con le severe misure politiche adottate, stiamo uscendo dalla crisi

Mario Monti, 30 marzo 2012

http://www.italiaoggi.it/news/dettaglio_news.asp?id=201203301316001068&chkAgenzie=CLASSNEWS&sez=news&testo=&titolo=Monti:%20%27%27Stiamo%20uscendo%20dalla%20crisi%27%27

La crisi è nata fuori ma anche perché l’Italia non ha affrontato le sue debolezze strutturali, ora ne stiamo uscendo con fatica.

Mario Monti, 18 aprile 2012

http://www.tgcom24.mediaset.it/politica/articoli/1043516/def-monti-evitato-uno-shock-distruttivo.shtml

L’Italia è davvero sul sentiero giusto

Mario Draghi, 3 maggio 2012

Noi abbiamo il consenso, loro no.

Mario Monti, marzo 2012

Nella sofferenza l’Italia dà una prova esemplare.

Mario Monti, 18 aprile 2012

Si stanno creando tutte le condizioni per far sì che il Paese possa rimettersi a crescere

Corrado Passera, 23 aprile 2012

Che monotonia il posto fisso, i giovani si abituino a cambiare

Mario Monti, febbraio 2012

Gli italiani sono fermi, come struttura mentale, al posto fisso, nella stessa città e magari accanto a mamma e papà, ma occorre fare un salto culturale.

Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno, febbraio 2012

Le auto blu sono una limitazione della libertà.

Michel Martone, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, febbraio 2012

Dobbiamo dire ai nostri giovani che se non sei ancora laureato a 28 anni, sei uno sfigato.

Michel Martone, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, febbraio 2012

Siete l’Italia peggiore

Renato Brunetta, rivolgendosi a dei precari, giugno 2011

Un sondaggio realizzato per le Acli da Ipr Marketing tra il 22 ed il 25 aprile del 2012 e pubblicato il 2 maggio 2012 mostra che il numero di Italiani che ritiene che l’unico mezzo per cambiare il paese sia una rivoluzione (32,5%) non si discosta molto da quello di chi preferirebbe “interventi graduali e condivisi” (35,7%). Solo un 14,6% di persone pensa che delle riforme impopolari cambieranno il paese, mentre il 17,2% non pensa che l’Italia possa essere cambiata. In altre parole ben il 49,7% degli Italiani non crede più alla capacità o volontà dei politici di migliorare la società. L’opzione rivoluzionaria è di gran lunga maggioritaria tra i giovani (18-34 anni) dove raggiunge il 41,4% e tra gli adulti di età compresa tra i 35 ed i 54 anni (36,7%); anche tra le persone più anziane (oltre i 54 anni) è comunque condivisa da un ragguardevole 22,1%. Il 32,3% delle donne approverebbe una rivoluzione.

D’altronde il 48,6% degli intervistati ha risposto che la crisi durerà come minimo altri quattro anni (37,7%) e potrebbe non terminare mai, essendo una condizione strutturale di un’economia che ha superato il punto di non ritorno (10,9%). Meno di un quinto (19,1%) degli intervistati crede che tra dieci anni sarà più ricco di oggi.

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Monitorare l’impatto sociale della crisi: percezione dell’opinione pubblica nell’Unione europea” – Rapporto Flash dellEurobarometro 338 (ricerca sul campo dicembre 2011, pubblicazione aprile 2012)

Proporzioni relativamente elevate di persone affermano che la povertà è aumentata, nel loro paese, in Grecia (97%), Francia (93%), Portogallo (93%) e Spagna (92%).
Il 32% degli intervistati ritiene che 1 su 3 dei loro concittadini può essere descritto come povero, mentre il 64% pensa che almeno 1 persona su 5 è povera.
Quasi un quinto (18%) degli intervistati dice che ad un certo punto il suo nucleo familiare ha finito i soldi per pagare beni e servizi essenziali nel corso degli ultimi 12 mesi.
Più di un terzo delle persone in Grecia (45%), Lettonia (42%), Lituania (37%), Bulgaria (36%), Romania (36%) e Ungheria (34%) dice che la sua famiglia è al verde. Per la prima volta la Grecia guida questa classifica [grazie Papademos! NdT]
Il 63% degli intervistati in Europa dice che corre il rischio di non riuscire a far fronte ad un spese impreviste di € 1.000 per il prossimo anno, il 45% dice di non potersi permettere di pagare le bollette ordinarie o acquistare cibo; 43% dice di non essere in grado di pagare l’affitto o un mutuo, e il 31% pensa che ci sia il rischio che non riesca a saldare i suoi debiti.
Guardando ai prossimi 12 mesi, più di uno su 10 (14%) dei cittadini dell’UE ritiene che la situazione finanziaria della sua famiglia migliorerà, mentre poco meno della metà (47%) si aspetta che tutto rimanga come prima. Più di un terzo (36%) si aspetta un peggioramento, rispetto al 26% dell’ottobre 2010.
Il 6% degli intervistati teme di poter essere costretto a lasciare la casa entro i prossimi 12 mesi, non potendo permettersele. Questa percentuale sale al 26% in Grecia, al 16% nel Lussemburgo (!!!) ed al 15% a Cipro.
Quasi un quinto (18%) degli intervistati non è sicuro di potersi tenere il lavoro nei prossimi 12 mesi.
Mentre il 46% delle persone crede di poterne trovare un altro, il 48% crede che avrà difficoltà a trovare un altro impiego.

Quasi un terzo (32%) dei cittadini dell’Unione europea dice che è diventato più difficile coprire i costi dell’assistenza sanitaria in generale; il 38% fa fatica a coprire i costi per i propri figli.

La maggioranza (57%) degli intervistati europei teme che non avrà un reddito sufficiente per vivere la propria vecchiaia dignitosamente (53% a ottobre 2010). In Germania il dato è del 58% (persino lì!!! NdT).

1 cittadino su 6 nel corso degli ultimi 12 mesi ha dovuto scegliere tra pagare le bollette o comprare generi di prima necessità.

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