La “civiltà occidentale” ha il diritto di esistere?

11987137_1045145435496586_1903334274013560540_nPREMESSA BREVE
Il titolo è radicale, non l’analisi.
Il titolo fa riferimento all’idea di “civiltà occidentale” difesa dai bruti citati dopo le premesse (sotto le cronolinee).
L’analisi sostiene che quella civiltà occidentale (che non è la mia e spero non sia la vostra) non ha alcuna ragione di esistere, essendo un cancro dell’umanità.

PREMESSA LUNGHISSIMA

Le anime belle della sinistra devono affrontare la realtà.

La rozzezza di chi difende un certo tipo di trattamento riservato ad altri esseri umani e un certo tipo di “civiltà occidentale” che appartiene a secoli bui rende improvvisamente attualissimo un grande film – CLOUD ATLAS – che aveva spiegato molto bene quale sia la posta in palio: la scissione dell’umanità (e del suo futuro) in due o più ramificazioni.

Alcuni, a SINISTRA, si dolgono all’idea che l’umanità possa essere differenziata (plurima).

Detestano chi, a DESTRA, protesta che siamo DIVERSI e che un bianco non è un nero e non lo sarà mai.

Naturalmente la destra ha ragione da vendere e la sinistra ha torto.

Un fascista è un fascista ed è diverso da un non-fascista.

Mentre un fascista ha il diritto di esistere, il fascismo non ce l’ha, come non ce l’ha l’antifascismo (o la civiltà “occidentale”, quella “cinese”, quella “islamica”, quella “ebraica”, ecc.).

Le idee non hanno alcun diritto di esistere. Si scontrano nell’arena della storia. Alcune vincono, altre perdono.

La questione dei rifugiati ha riesumato vecchie idee (marchiature, campi di concentramento, muri, demonizzazione, disumanizzazione, caccia alle streghe) che hanno trasformato la civiltà occidentale in una MACCHINA DI MORTE (da Cortés alle guerre dell’oppio, all’Olocausto, alla Guerra al Terrore).

In mezzo a questo orrore chi si è opposto (es. Bartolomé de las Casas, Martin Luther King, papa Francesco e, dall’altra parte, tutti quelli che hanno difeso un uso umanitario della tecnoscienza) ha potuto fare molto poco e se non la pensiamo così è molto probabilmente perché siamo diventati cinici e disincantati e ci accontentiamo di quasi niente (di molti secoli per poter abolire la schiavitù e altri secoli per abolire il servaggio debitorio-salariale, che ci sembra così naturale).

Al momento forse sono pochi quelli che possono credere che la polarizzazione tra gli esseri umani (che ignora categorie politiche, razziali, di genere, ecc.) possa arrivare a un punto tale da causare una scissione definitiva tra due (o più?) umanità.

I più sono certi che la polarizzazione sui social media e nei forum sia dovuta alla natura stessa dello strumento.

Io penso che si sbaglino. Siamo di fronte a una cesura radicale, epocale (La sesta estinzione e il prossimo balzo evolutivo della civiltà umana, FuturAbles, 15 agosto 2015).

La separazione è già un dato di fatto. Quante persone avete perso di vista che una volta frequentavate assiduamente e ora se le incontrate non sapete che dire e non vedete l’ora di salutarvi?
Con quante persone preferite non avere più contatti perché pensano cose che per voi non stanno né in cielo né in terra (“ma una volta non erano così”)?
L’umanità si sta dividendo tra quelli che mettono in discussione la realtà, ad ogni livello, e quelli che sostanzialmente o entusiasticamente la accettano.
Nulla del genere e non su questa scala, era mai successo in passato, fin dai tempi della comparsa di Cro-Magnon.

Non sto parlando di separazione fisica/geografica, ma psichica/spirituale.
Grazie a internet il vostro migliore amico/mentore/partner può abitare dall’altra parte del mondo ed essere cresciuto in una cultura totalmente altra, mentre invece i vicini coi quali non avete nulla in comune li potete ignorare tranquillamente.

Mentre sono convinto che, per quanto è possibile, sia utile e giusto unire l’umanità, una sua parte (nazista, ebrea, extracomunitaria, leghista, femminile, maschile, islamica, atea, gay, etero, ecc. non importa) resterà refrattaria e quella parte lì – e in special modo la mentalità che diffonde e che vuole imporre a tutti gli altri – è quella che rischia di portarci alla catastrofe.

Le anime belle della sinistra devono affrontare la realtà.

STO_timeline_diagramB-TimelineDay1
Tomorrowland – The future of the future is ours to create

I profughi marchiati dalla polizia ceca con un numero di registrazione sull’avambraccio, il filo spinato ungherese e la richiesta di un leader nazionalista ceco di internare i rifugiati a Terezin (Theresienstadt), un ex campo di concentramento nazista, ci scuotono la coscienza.

Questa è la seconda chance per l’Europa e l’Occidente, dopo il test fallito con gli ebrei nel secolo scorso.

Non siamo partiti bene (Keep them out, lock them up, bomb them all, or…, 15 September 2015).

Wesley Clark, generale americano in pensione, già comandante supremo della forze NATO in Europa tra il 1997 e il 2000, propone di rinchiudere in campi di internamento i cittadini americani “a rischio di radicalizzazione” e raccomanda a Gran Bretagna, Germania e Francia di metter mano alle rispettive costituzioni per fare lo stesso (Wesley Clark: “Disloyal Americans” should be tossed in internment camps for the “duration” of the war on terror, Salon, 20 July 2015).

L’intellettuale di riferimento di Marine Le Pen (Marine Le Pen verrait bien Eric Zemmour comme son ministre de la Culture, BFMTV, 14 settembre 2015), Éric Zemmour, non esclude la prospettiva di deportare 5 milioni di musulmani francesi perché incompatibili con una non ben definita “francesità” (Il successo di Zemmour, l’arrabbiato anti-élite «La Francia si è suicidata», Corriere della Sera, 30 ottobre 2014).

L’ancor più influente Bernard-Henri Lévy, annunciando la morte imminente dell’Europa, dichiara che se la Siria fosse stata sufficientemente bombardata la crisi dei rifugiati siriani non avrebbe mai avuto luogo (Migrants: pour qui sonne le glas? Project Syndicate, 31 agosto 2015).

Il folgorante motivo del suicidio collettivo di una civiltà nazionale (Francia) e transnazionale (Europa) trova il suo portavoce tedesco nell’economista e controverso commentatore socio-politico Thilo Sarrazin, autore diDeutschland schafft sich ab” (“La Germania si auto-abolisce”). Questi invita l’opinione pubblica tedesca a considerare la possibilità di erigere grandi opere difensive come la Grande Muraglia cinese o il Limes romano (“Sie können mich ja gern fragen, was ich täte, wenn ich Chef von Frontex wäre”, Die Zeit, 13 settembre 2015).

Piero Ostellino, più modestamente, vede negli immigrati e rifugiati un cavallo di Troia che ci snazionalizzerà e pretende che abbandonino la loro inconciliabile cultura pacificamente (Piero Ostellino, Il buonismo che ci acceca, Corriere della Sera, 10 gennaio 2015).

12019977_10207625257258833_3482184668361962334_n

Questa civiltà occidentale non è la mia e non so cosa farmene. Per come la vedo io, non ha alcun diritto di esistere e chi scrive non sente alcun dovere di rispettarla e tutelarla.

Prima si estinguerà, meglio sarà per il genere umano (Scontro di inciviltà o incontro di civiltà? Armageddon o Pace? WazArs, 13 gennaio 2015).

Che fine farebbe la Grecia se il resto d’Europa ascoltasse queste sirene e seguisse l’esempio magiaro, saudita e israeliano, erigendo muri e accusando i critici di altruismo patologico?

Sommersa dagli “indesiderati” (cf. Arendt), con un governo debole, neonazisti scatenati, una popolazione impoverita…imploderebbe.

Come detto, l’Europa si gioca tutto.

Oleh Tyahnybok, leader della destra ucraina

Oleh Tyahnybok, leader della destra ucraina (Ukraine underplays role of far right in conflict, BBC, 13 December 2014)

La pace, la vita e la nuova guerra di Crimea

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

Dmytro YaroshDmytro Yarosh, il nuovo responsabile della sicurezza e della difesa ucraina

Nel pieno di una crisi internazionale esplosa sul territorio europeo, la Casa Bianca invita la Georgia a entrare nell’Unione Europea e nella NATO ed esorta Mosca a consegnarle Abkhazia (21% della popolazione di etnia georgiana) e Ossezia del Sud (29%), che la stessa Georgia aveva cercato di conquistare

http://archive.is/jvFGJ

al tempo della presidenza Bush, quando Saakashvili prese per buone le parole di John McCain e David Cameron

http://blogs.spectator.co.uk/coffeehouse/2008/08/mccain-and-cameron-close-for-now/

e attaccò la Russia

http://www.ceiig.ch/pdf/IIFFMCG_Volume_I.pdf

nella convinzione di godere del pieno appoggio anglo-americano.

Perché proprio ora? Perché in un momento così delicato, in cui tutto dovrebbe far propendere per il dialogo con i russi, nel tentativo di risolvere felicemente la crisi ucraina e quella siriana, congiuntamente alle trattative sul programma atomico civile iraniano, si sceglie di accendere gli animi e rinfocolare i sospetti? Perché i media occidentali non si allarmano per questa completa assenza di volontà di pace che può trascinarci oltre il bordo del precipizio?

Esaminiamo quel che abbiamo appreso in questi anni.

Sappiamo (Dilip Hiro, “After Empire: The Birth of a Multipolar World”) che negli anni successivi all’11 settembre i governi/regimi di Libia e Siria avevano autorizzato l’approdo delle navi della marina russa nei porti di Bengasi e di Tartus. Gheddafi aveva dichiarato che questa decisione serviva a garantirlo contro le ambizioni del Pentagono, perché la sua partecipazione alla Guerra al Terrore non gli pareva un’assicurazione sufficiente. Bengasi, Tartus, Sebastopoli (Crimea). Forse una coincidenza, o forse no.

Sappiamo che l’Occidente appoggia fermamente la candidatura a sindaco di Mosca dell’oppositore russo Alexei Navalny, un avvocato che nel 2012 ha invocato la riunificazione di Russia, Ucraina e Bielorussia e che ha paragonato gli indipendentisti del Caucaso a degli scarafaggi. Certamente non un uomo di pace.

In Ucraina la rivolta antigovernativa è stata guidata dall’estrema destra ultranazionalista, antisemita, omofoba e russofoba, che ora è arrivata al governo ed è a capo della sicurezza nazionale (!!!). Una serie di attacchi a sinagoghe ed ebrei ucraini hanno spinto il rabbino Menachem Margolin, direttore generale dell’Associazione delle organizzazioni ebraiche in Europa, a chiedere al governo israeliano di proteggere gli ebrei ucraini da eventuali pogrom ad opera della destra giunta al potere.

In Siria il lassismo (e connivenza?) occidentale hanno fatto sì che la guerra civile ora veda ribelli siriani, militanti kurdi e truppe regolari siriane alle prese con migliaia di mercenari fondamentalisti sunniti giunti da tutto il mondo arabo e retribuiti da Arabia Saudita e Qatar.

La NATO, che aveva promesso che in cambio della riunificazione tedesca avrebbe rinunciato ad incorporare l’Est Europa, ha spostato a est i suoi confini fino alla Russia e ora si prepara ad inglobare Georgia e Ucraina. Il dislocamento delle sue batterie missilistiche in prossimità delle basi russe consente allo scudo antimissile “Guerre Stellari” di intercettare eventuali missili balistici intercontinentali russi prima che raggiungano la velocità di crociera. La questione, però, è che questo sistema di difesa sarebbe utile solo in caso di attacco americano e quindi una sua maggiore efficacia data dalla accresciuta vicinanza aumenta di fatto le probabilità che un’amministrazione statunitense aggressiva possa decidere di tentare la sorte.

Quest’aggressività per nulla dissimulata ha persuaso grandi potenze emergenti come la Cina, la Russia, l’India, il Brasile e il Sudafrica a far fronte comune (Kent Calder, “The New Continentalism: Energy and Twenty-First-Century Eurasian Geopolitics”) e, nel contempo, ha prodotto un avvicinamento tra la Russia e l’Ungheria, la Grecia, Cipro, l’Armenia e perfino la Germania (cf. nomina di Gernot Erler).

Non ci è dato sapere come andrà a finire, ma uno scenario che purtroppo non è da escludere è quello di una nuova guerra di Crimea.

http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_Crimea

Francia e Regno Unito sono le stesse nazioni che volevano intervenire militarmente in Siria, anche se questo comportava il rischio di un conflitto con la Russia. Al posto del Piemonte questa volta ci sarebbe l’Italia, ma c’è da augurarsi che Renzi non veda in Tony Blair un modello anche per gli “interventi umanitari”.

Se il fine ultimo è davvero quello di scacciare i russi dal Mediterraneo allora, dopo Bengasi (Libia) e Tartus (Siria), potrebbe essere la volta di Sebastopoli.

http://www.juancole.com/2014/02/reason-crimean-war.html

specialmente dopo l’accordo russo-ucraino del dicembre 2013 per un’ulteriore espansione della presenza russa

http://www.eurasianet.org/node/67882

Ormai da anni siamo sull’orlo di un conflitto mondiale. Ci siamo andati vicini nel 2008, quando Israele aveva chiesto il via libera a Bush per un bombardamento. Poi di nuovo in Siria nel 2013. Ora è il momento dell’Ucraina (e della Georgia?).

Se davvero forze influenti vogliono lo scontro sarà praticamente impossibile evitarlo.

L’unico aspetto positivo di tutta questa faccenda è che per i media occidentali è sempre più difficile prendere per i fondelli l’opinione pubblica: quando uno constata che un governo legittimamente eletto è stato abbattuto per sostituirlo con un altro governo che pullula di neofascisti e neoliberisti è difficile che la retorica “libertaria” e “democratica” faccia presa su chi ancora possiede qualcosa di più di un cervello a mezzo servizio.

PACE E VITA NON SONO MAI STATE COSI’ INDISSOLUBILMENTE INTRECCIATE

Alba Dorata, Gandhi e la linea rossa della dignità umana

voridis-holding-an-axe2-470x312voridis-ax-closeup1Il giovane neofascista Voridis (prima di diventare un parlamentare di Nea Demokratia, partito attualmente al governo) brandeggia un’ascia – ora è un sostenitore dell’equivalenza di Syriza e Alba Dorata

Twitter

Facebook

 

Tra il forte e il debole, il ricco e il povero, il padrone e il servo, è la libertà che opprime e la legge che affranca.

Henri Lacordaire

Come in Ungheria, anche in Grecia lo spauracchio è uno specchietto per le allodole. In Ungheria c’è Jobbik, in Grecia Alba Dorata. Nessuno dei due movimenti ha una singola possibilità di arrivare al potere (salvo necessità per i potentati di passare al piano B), ma la loro esistenza serve all’establishment per poter equiparare falsamente la sinistra moderata (es. Syriza) all’estrema destra, mettendola fuori gioco o comunque togliendole il vento dalle vele.
La vera minaccia sono i governi reazionari che si fingono moderati ma chiudono entrambi gli occhi di fronte alla strategia della tensione messa in atto dai loro manovali e intanto mettono in atto le politiche neoliberiste “consigliate” dai fautori del Washington Consensus (ricordo che Orban è un assiduo ed apprezzato frequentatore del think tank Bruegel ed è stato lui a invitare gli osservatori del FMI a Budapest, seguendo puntigliosamente le procedure standard, fino al pagamento del debito – purtroppo se la gente prende per buone le info riportate da David Icke e poi rimbalzate in rete…)
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/06/la-resistibilissima-ascesa-di-alba-dorata-e-dellestrema-destra/
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/04/07/cosa-succede-in-ungheria/

Alba Dorata è sotto il 6% nelle intenzioni di voto. Se la cava poco meglio di Monti

http://www.reuters.com/article/2013/09/23/us-greece-goldendawn-poll-idUSBRE98M07S20130923

Altro che 12-15%

http://www.europaquotidiano.it/2013/09/23/alba-dorata-romanzo-di-una-crisi/

Ha successo solo nei distretti dove la disoccupazione è ben oltre il 50%. Senza la letali politiche austeriste imposte da Berlino ritornerebbe sotto il 5%, permanentemente.

Alba Dorata non ha alcuna intenzione di governare e non è questo il suo compito. Non è quello l’obiettivo. Ci sono già ex fascisti picchiatori in parlamento, nella compagine che governa.

AD è uno spauracchio che serve solo a nascondere il fatto che il fascismo è già al potere in Grecia, sotto mentite spoglie.

Al massimo, se non ci fossero i numeri per governare senza l’estrema destra e se la demonizzazione di Syriza avesse successo, l’establishment potrebbe annunciare alla popolazione di voler governare assieme alla parte pulita di Alba Dorata. Ma queste uccisioni la rendono una prospettiva piuttosto remota.

Perché questo recente allarme?

Perché una popolazione spaventata è una popolazione mite e i Greci erano/sono sempre più irrequieti.

Perché una sinistra che reagisce difendendosi violentemente nel timore di un imminente golpe neofascista è una sinistra tagliata fuori da ogni chance di governare: verrà immediatamente equiparata ad Alba Dorata.

Perché disordini diffusi giustificano l’imposizione dello stato di polizia e l’impiego delle forze armate: Syriza farà la fine degli Fratelli Musulmani in Egitto (arresti, detenzioni e messa al bando)

Si chiama strategia della tensione.

Il fatto che si tratti di una formazione che ha come unico fine quello di seminare il caos, spaventare la popolazione e preparare il terreno ad una dittatura, un governo democratico avrebbe il pieno di diritto di bandirla. È un virus che indebolisce il sistema immunitario della democrazia greca e lo rende più facilmente attaccabile da ben altri aggressori, molto più potenti e organizzati, gli stessi che controllano i media e minimizzano le loro malefatte e le infamie commesse da chi governa.

Tsipras sconsiglia questa mossa, ma credo lo faccia per paura che l’ostracizzazione possa rendere più popolare l’estrema destra, quando invece le azioni di quest’ultima sono sufficienti a rendere sempre più detestata sia questa formazione di picchiatori, sia i suoi sponsor al governo. Conosce la situazione infinitamente meglio di me e avrà fatto i suoi conti.

Spero comunque che sappia bene quello che fa e che stia molto attento. La democrazia è una pianta che va coltivata quotidianamente e le idee, quando si diffondono e acquistano peso, possono evocare mostruosità che poi si materializzeranno, se la volontà collettiva è sufficientemente robusta e determinata. Il che non implica che bisogna proibire la circolazione di idee, ma solo che non bisogna mai mettersi nella situazione in cui le proprie idee non sono più autorizzate a circolare ed è precisamente quel che sta rischiando Syriza.

Esiste un limite alle ingiurie che la democrazia può sostenere, in nome dei nostri nobili principi o dei nostri calcoli elettorali, senza appassire.

Il rischio è quello di farsi intossicare dalla narcisistica compiacenza di chi si sente di incarnare il Bene nella battaglia contro il Male e per questo si permette di consentire al Male di continuare ad operare, per non macchiare la sua candida veste. Tipico dei fanatici della nonviolenza.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/02/26/gandhi-o-arundhati-roy-la-scelta-che-determinera-il-futuro-dellumanita/

Se Lincoln avesse assunto questa posizione l’America avrebbe solo rinviato una guerra inevitabile, continuato ad opprimere un’altra generazione di innocenti e mostrato ai bulli che lo spirito della Costituzione è gracile e la tracotanza paga.

Se chi può intervenire lascia correre, i bulli continueranno ad infierire contro i deboli. Arrestare i singoli bulli è necessario, ma mettere fuorilegge la madre di tutti i bulli neonazi e neofascisti mi pare altrettanto opportuno. Qui non si tratta di censurare delle idee, ma di prevenire la violenza, il terrore, il crimine, prima che contagino l’intera società e divengano un pretesto per mettere fuorilegge anche i sinceri riformatori come Tsipras.

“È proibito proibire” è uno slogan sessantottino buono per il Regno di Dio, non per questo mondo. È sciocco e arrogante trattarli come vorresti essere trattato, se la loro intenzione è quella di toglierti di mezzo, se ne sbattono altamente della tua solenne magnanimità e non vedono l’ora di abbattere lo stato di diritto?

Le nobili intenzioni di una minoranza non servono a proteggere una maggioranza indifesa di donne, stranieri (europei ed extracomunitari, inclusi i loro eventuali coniugi greci), giornalisti, omosessuali, rom, disabili, anziani, ecc.) che hanno diritto alla pace e alla sicurezza.

Questo è un vero e proprio scontro di civiltà coi fiocchi. 

http://www.theguardian.com/world/2013/sep/20/greece-foreboding-violence-flares-streets

L’organizzazione criminale chiamata Alba Dorata (e i poliziotti fascistizzati) deve avere ben chiaro, con assoluta certezza, che se non modifica radicalmente il suo atteggiamento è fuori. C’è una linea rossa che non va oltrepassata e non c’è nessun Neville Chamberlain da pigliare per i fondelli (appeasement).

La popolazione non può continuare a vivere nella paura, perché la paura spegne il cervello e la coscienza.

 Protesters in Athens

http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=4725&lang=it

La Germania sta giocando una partita suicida: strafregandosene del resto d’Europa e traendo il massimo profitto al minimo costo

http://www.spiegel.de/international/europe/germany-profiting-from-euro-crisis-through-low-interest-rates-a-917296.html

sta destabilizzando non solo la Grecia, ma tutti i Balcani. È già successo una volta, con la Jugoslavia

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/23/la-geopolitica-dei-miti-etnici-lassassinio-dellunione-europea-e-lavvento-dellimpero/

e già due volte i tedeschi hanno subito una durissima lezione  di vita, in questi ultimi 100 anni.

L’opinione pubblica tedesca sarà maturata a sufficienza, nel frattempo? Avrà capito? Si renderà conto in tempo delle conseguenze degli egoismi etnonazionalistici?
I vicini olandesi qualcosa stanno cominciando a subodorarlo:
http://www.gadlerner.it/2013/09/18/il-re-dolanda-da-laddio-allo-stato-sociale

 Derivative-bomb

L’unica cosa buona è che l’intero sistema economico occidentale è una bolla che produce bolle ed è quindi destinato ad esplodere. Può essere la bolla dei derivati, la bolla immobiliare britannica, un sistema bancario tedesco molto precario, l’instabilità internazionale, l’avidità estrema dei soliti speculatori. Ci possono essere molte cause, molti inneschi dell’effetto domino.

Poi dovremo stare attenti ai rivoluzionari sintetici (lupi travestiti da agnelli, come Saint-Just) che ci prometteranno mari e monti in cambio della nostra obbedienza e partecipazione alla Grande Purga.

Il nascente ghiacciaio del Pollino e la stalinizzazione della climatologia da parte dei governi NATO

Twitter

Facebook

 

Grazie ai mesi di maggio e giugno particolarmente freddi e ancora nevosi in quota, quest’estate il ritiro dei ghiacciai valdostani si è arrestato e si registra ancora oggi un buon innevamento. Lo segnala Fondazione Montagna Sicura portando l’esempio del ghiacciaio del Toula (Monte Bianco), oggetto di monitoraggio, che il 25 luglio 2013 era innevato a circa 2.500 metri di altitudine (spessore tre metri) mentre lo stesso giorno del 2012 la neve si trovava sopra 2.900 metri (spessore due metri).

http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/valledaosta/2013/09/02/Estate-fresca-bene-ghiacciai-Vda_9233374.html

HolHadsconvenienti verità che in un mondo di cittadini informati farebbero crollare il baraccone serrista nel giro di un minuto

GISP2_50kyasconvenienti verità che in un mondo di cittadini informati farebbero crollare il baraccone serrista nel giro di un minuto

Arctic-climate IPCCCome l’artico doveva/dovrebbe essere tra il 2013 e il 2020, secondo i serristi

MSU RSS ArcticAndAntarctic MonthlyTempSince1979 With37monthRunningAverageI serristi fanno bene a preoccuparsi – i testimoni di Geova devono continuare a posticipare il Giorno del Giudizio e chi li prende sul serio?

NSIDC_Minimums_since_2006la più grande estensione di ghiacci artici dal 2006

post-558-0-18942400-1379794344più esteso, più spesso: righiacciamento più rapido

Documenti trapelati e visionati dalla Associated Press hanno rivelato le profonde preoccupazioni tra i politici per l’assenza di riscaldamento globale nel corso degli ultimi anni. La Germania [NATO] ha chiesto che i riferimenti al rallentamento della fase di riscaldamento siano cancellati, sostenendo che un arco di tempo di soli 10 o 15 anni è ‘ingannevole’ e ​​ci si dovrebbe concentrare su decenni o secoli [In questo caso, per coerenza, non si potrebbe neppure ancora parlare di riscaldamento globale – due pesi, due misure].

L’Ungheria [NATO] è preoccupata che la relazione del Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico potrebbe fornire munizioni per i negazionisti del cambiamento climatico di origine antropica [Ci puoi contare, e il governo ungherese ha la credibilità di una vongola ubriaca].

Il Belgio [NATO] contesta l’uso del 1998 come anno di partenza per le statistiche, dato che è stato eccezionalmente caldo e suggerisce di utilizzare 1999 o il 2000, per ottenere una curva più rivolta verso l’alto [Non va bene il picco di caldo, ma va bene il picco di freddo immediatamente successivo, se serve a far impennare le curve – è scienza, questa? Oppure è una frode?]

La delegazione degli Stati Uniti [NATO] ha sollecitato gli autori del rapporto a dar conto della mancanza di riscaldamento utilizzando l’ipotesi principale, quella secondo cui il riscaldamento è in calo perché più calore viene assorbito dagli oceani, che si sono riscaldati [Perché solo ora? Perché il caldo, che per natura tende verso l’alto, se ne resta in basso per 15-17 anni? Perché solo a certe profondità? Perché l’oceano antartico continua a raffreddarsi? Perché il calore “rapito” dovrebbe rispuntar fuori in futuro?]

http://www.dailymail.co.uk/news/article-2425775/Climate-scientists-told-cover-fact-Earths-temperature-risen-15-years.html

Ognuno è libero di sparare le fesserie che crede, ma se lo fa argomentando o, peggio, vaneggiando di meteorologia, glaciologia e climatologia e sventola al contempo il suo dottorato (pure in corso d’opera), i suoi vaneggiamenti diventano una carta d’identità. Prevedere lo scioglimento completo del ghiaccio marino artico a marzo e ritrovarsi con un 60% in più dell’anno prima in settembre non mi sembra dia grosse garanzie di affidabilità, né tecnica, né deontologica. In pratica si dichiara apertamente di non sapere di cosa si parla nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore invece lo si sa, e, straparlando, si prende apertamente per i fondelli chi legge. E le anime belle del Sierra club si spellano le mani a furia di applausi, smettendo solo ogni tanto per stracciarsi le vesti per il disastro che ci attende. Questi sono gli scienziati del clima del futuro. Questo, infine, è il livello di conoscenza scientifica dell’argomento di quanti, secondo chi da le patenti di climatologo, sarebbero titolati a parlare. Auguri.

Guido Guidi sull’assurda previsione che l’artico sarebbe restato privo di ghiaccio nel 2013

http://www.climatemonitor.it/?p=33699

29244_1_2

POLLINO ALLA RIBALTA – Abbiamo già avuto modo d’evidenziare la notizia del nevaio ad inizio settembre, che ha certamente destato non poco scalpore, dato che stiamo parlando del cuore dell’Appennino Meridionale, fra la Lucania e la Calabria: questo residuo di neve continua ancora a resistere nonostante vada avanti l’inevitabile fusione. Le due nuove immagini che seguono mostrano quella che era la situazione di qualche giorno fa, per l’esattezza il 14 settembre 2013. Il nevaio sembra avere ancora una buona riserva per rimanere vivo a lungo, anche se molto dipenderà dalle condizioni meteorologiche dei prossimi giorni e settimane. Al momento è ancora troppo prematuro stabilire se il nevaio riuscirà addirittura a resistere fino a quelle che saranno le prime nevicate stagionali, attese nella seconda parte dell’autunno.

EVENTO STORICO – Mai era accaduto in tempi recenti che questo nevaio, monitorato da diversi anni, superasse praticamente indenne tutta la stagione estiva: a contribuire a questo straordinario evento sono state certamente le nevicate molto abbondanti in quota nel periodo fra gli scorsi inverno e primavera, tanto da accumulare un ingentissimo quantitativo di neve all’interno di questa dolina posta sul versante sud del massiccio montuoso a 2200 metri di quota: il tutto si trova incastonato su un terreno dalla particolare conformazione topografica favorevole al mantenimento del nevaio, nonostante l’esposizione a sud. All’inizio dell’estate infatti il nevaio aveva addirittura ben 10 metri di spessore, che gli hanno consentito di resistere per tutta la stagione estiva senza fondersi del tutto. Attualmente lo spessore del nevaio è di circa 1 metro o poco meno.

http://www.meteogiornale.it/notizia/29244-1-nevaio-record-pollino-nuove-spettacolari-immagini

image63ghiaccio antartico in stabile espansione

 (in contrasto con modelli serristi)

13-southerntemperature oceano antartico: in verde le previsioni dei modelli serristi. In rosso la realtà

 29195_1_1http://www.meteogiornale.it/notizia/29195-1-piccola-crisi-global-warming-in-diminuzione

Meteorologi di tutto il mondo prevedono un altro inverno molto freddo in Europa, sarebbe il 6° di fila!

http://www.meteoweb.eu/2013/09/meteorologi-di-tutto-il-mondo-prevedono-un-altro-inverno-molto-freddo-in-europa-sarebbe-il-6-di-fila/226256/ 

Clima: il global warming è molto più lento del previsto, calcoli dell’IPCC completamente sballati

http://www.meteoweb.eu/2013/09/clima-il-global-warming-e-molto-piu-lento-del-previsto-calcoli-dellipcc-completamente-sballati/227032/

Vanno a studiare gli effetti del global warming, rimangono bloccati per gelo e ghiaccio da record!

http://www.meteoweb.eu/2013/09/vanno-a-studiare-gli-effetti-del-global-warming-rimangono-bloccati-per-gelo-e-ghiaccio-da-record/225288/

icecover_current_newChi vi dice che l’exploit dell’artico di quest’anno è di importanza relativa è un fesso o cerca di ingannarvi: ha battuto tutti gli anni dal 2006 in poi, non solo il miserrimo 2012

“Ultimamente si è molto sentito parlare di estremi termici, e di raffreddamento globale. I dati delle temperature globali, come HadCrut 4, mostrano che il riscaldamento è svanito di colpo.

Analizzando i dati dell’ultima decade, una cosa è chiara: le temperature globali hanno mostrato numerosi segnali di raffreddamento più che riscaldamento.

Ne stiamo già percependo gli effetti. I dati HadCrut mostrano che il raffreddamento sta guadagnando terreno, mentre il riscaldamento è ormai iscritto nei libri di storia, deceduto ormai circa 15 anni fa.

Ci sono moltissimi segni che il pianeta si sta raffreddando:

– L’Artico ha guadagnato terreno: 60% in più di estensione dei ghiacciai, il valore più alto dal 2006;

– L’Europa Centrale ha vissuto ben cinque inverni più freddi rispetto alla norma, un record, e le previsioni per l’inverno alle porte lo qualificano già come il sesto di fila;

–  I dati dell’Express britannico riportano che la Terra si sta raffreddando e lo rimarca il Daily Mail, in un articolo dettagliato ed avvalorato da fonti autorevoli;

– Il Telegraph britannico ha riportato recentemente un trend di raffreddamento, citando lo scienziato climatico prof. Anastasios Tsonis della University of Wisconsin: “Stiamo già vivendo un trend freddo, che credo continuerà almeno per i prossimi 15 anni. Non c’è dubbio che il riscaldamento degli anni ’80 e ’90 si sia fermato.”

– Infine, i dati CET (Central England Temperature) del Met Office britannico: Le temperature annuali complessive mostrano una diminuzione di quasi un grado Celsius negli ultimi 13 anni.”

http://www.meteoweb.eu/2013/09/cambiamenti-climatici-gli-ultimi-dati-sono-inequivocabili-il-pianeta-si-sta-raffreddando/226261/

ssmi1_ice_area

Luca Mercalli (LM) contro un glacialista (Attività Solare – AS)

Domanda: E’ vero che il clima italiano si sta tropicalizzando?

Risposta L.M.: “Tropicalizzare è un termine poco adatto, fa schiamazzo mediatico ma non è adeguato scientificamente. Il clima terreste si sta riscaldando, moderatamente ai tropici, molto velocemente soprattutto sul Mar Glaciale Artico. Questo comporta che in media tutte le stagioni diventano ovunque
più calde (in Italia il CNR-ISAC di Bologna ha valutato in circa 1,5 C l’aumento termico nel corso degli ultimi due secoli), e che le ondate di calore anomale si fanno più frequenti e prolungate (come nel caso eccezionale del 2003). I ghiacciai alpini, che arretrano in modo accelerato negli ultimi trent’anni e le acque del Mediterraneo che si riscaldano ospitando specie ittiche aliene, sono due indicatori italici di una tendenza globale. Tuttavia esistono fluttuazioni locali, il fenomeno non si giudica su una sola stagione un po’ più fresca o più calda del solito o in un solo luogo, ma va osservato sul lungo periodo e a livello planetario. Non per niente si chiama ‘riscaldamento globale’!”.

Risposta A.S.: “Assolutamente no. Il mar Mediterraneo è un mare chiuso, con un limitatissimo scambio di acqua con gli oceani. Il risultato è una nota tendenza al riscaldamento all’aumento della salinità. L’eccessivo sfruttamento dovuto alla pesca perpetrato sia dalle nazioni che vi si affacciano, ma anche da altre nazioni europee e di varie parti del mondo, ha portato ad una riduzione del pesce autoctono favorendo l’arrivo e la proliferazione di pesce e molluschi che prima non trovavano il loro spazio vitale (vedi meduse). L’Italia è comunque una nazione per 3/4 immersa in questo mare, pertanto risente fortemente degli influssi “caldi” che vi si generano. Il clima terrestre si sta raffreddando già dal 1998 e in futuro diventerà inevitabilmente sempre più freddo. Ovunque, anche in Italia. Di esempi ne abbiamo tanti… come il Polo Nord, nel quale quest’anno c’è stata una chiara inversione di tendenza con un recupero dei ghiacci marini da record. Oppure il Sud America, dove ci sono state abbondanti nevicate. Oppure ancora gli stati del Sud degli USA, dove vi è una TOTALE assenza di Uragani… fatto dovuto alla limitata quantità di calore disponibile nel Golfo del Messico“.

Domanda: Quali riflessi ha sulla natura e su di noi?

Risposta L.M.: “La temperatura terrestre è attualmente la più calda che si conosca da circa 5000 anni, dato ottenuto dalla ricostruzione dei paleoclimi attraverso resti fossili e dati geochimici e glaciologici. Secondo gli scenari dei modelli matematici di simulazione dell’atmosfera, verso la fine di questo secolo si attende un ulteriore aumento tra 3 e 5 gradi, a seconda dei provvedimenti più o meno efficaci che la società globale vorrà assumersi. Quindi le conseguenze saranno comunque importanti, sia per l’ecosistema (migrazione/estinzione di specie vegetali e animali, maggior rischio di incendi forestali), sia per l’uomo (influenza sulla produzione alimentare, sulla salute per diffusione di malattie da insetti vettori da clima caldo, stress termico su popolazione anziana, danni da fenomeni estremi come tornado, uragani e piogge alluvionali, aumento del livello dei mari per la fusione dei ghiacci e pericolo per le città costiere)”.

Risposta A.S.: “La temperatura del pianeta segue un andamento ciclico ben preciso… dettato in primo luogo dall’attività solare e in secondo luogo dalla geometria dell’orbita terrestre intorno al Sole. Attualmente il trend è discendente. Dal 1998 al 2006 circa la temperatura si è mantenuta più o meno costante. Poi è iniziata la discesa. Prima lenta… poi via via più veloce. Rispetto al 1888 la temperatura risulta di 1°C circa più alto, ma rispetto al 1998 siamo scesi di 0.2°C circa… per lo più negli ultimi 3 anni. Gli studi paleoclimatici dimostrano che la temperatura media del pianeta non è mai salita oltre un “record” precedente. Da alcuni milioni di anni fa in poi, quando la temperatura media era superiore ai 30°C, la temperatura è scesa. E lo fa con cicli ben preci. Quelli caldi durano mediamente 12500 anni circa, quelli freddi circa 120.000. Tra un ciclo e l’altro c’è un periodo di transizione durante i quali le temperature oscillano violentemente e durante i quali si verificano anche molte delle estinzioni di massa. Tali periodi durano comunque 10.000 anni.
Le variazioni di temperatura media comportano comunque ripercussioni importanti sulla società umana.

Una diminuzione della temperatura comporta un aumento del consumo di energia, sia elettrica che termica (Petrolio e gas naturale). Ma anche e soprattutto una forte riduzione della capacità produttiva agricola. Gli ultimi 2 anni sono stati segnati da evidenti problemi al comparto agricolo…. prima per le abbondanti nevicate (2012) e poi per la ridotta durata della stagione “calda” (2013) che ha ritardato numerosi raccolti e impedito la maturazione di altri“.

Domanda: E’ vero che c’è un tappo di C02 che non permette il passaggio dell’aria e a cosa sarebbe dovuto?

Risposta L.M.: “Non si tratta di passaggio di aria né di tappi! L’anidride carbonica (CO2) è un gas presente in atmosfera in piccola quantità che ha tuttavia la caratteristica di assorbire e trattenere una parte del calore terrestre ricevuto da sole. E’ dunque un regolatore della temperatura del pianeta, più che un tappo immaginiamola come una invisibile coperta chimica. Se ce n’è poca fa freddo e subentrano le glaciazioni, se ce n’è molta fa via via più caldo. Due secoli fa, all’inizio della rivoluzione industriale, avevamo in atmosfera 280 parti per milione di CO2, oggi, per via della combustione di carbone, petrolio e gas, siamo a 400 ppm, il valore più elevato da ben 3 milioni di anni. In quelle condizioni remote tanto simili a oggi le analisi sedimentologiche ci rivelano che la Terra era più calda di almeno 3 gradi e il livello oceanico di almeno 20 metri più elevato, a causa della parziale fusione delle calotte glaciali polari. Ma allora Homo sapiens non c’era ancora, quindi andiamo incontro a condizioni del tutto inedite per la nostra specie!”.

Risposta A.S.: “Nessun tappo. La CO2 è uno dei gas serra presenti in atmosfera e rappresenta lo 0.05% di essi (1% dell’atmosfera). La capacità di produrre l’effetto serra non è mai stato scientificamente dimostrato. Tuttavia, il 99% dei gas serra è costituito dal Vapore Acqueo, che ha un potere di effetto serra molto maggiore rispetto a quello attribuito alla CO2. E bisogna sottolineare il fatto che di quello 0.05%, solo una piccola parte è di origine antropogenica. Purtroppo però il mondo è dominato dal Dio Denaro… e non potendo tassare il Vapore Acqueo, è stato “deciso” di tassare la CO2 e far credere che l’essere umano è talmente bravo e potente da modificare con poche molecole per tonnellata d’aria, la temperatura di un intero pianeta. Ovviamente non è così. Dietro la pagliacciata del Riscaldamento Globale Antropogenico c’è solo un grandissimo business… che sta provocando una riduzione della CULTURA e delle CAPACITÀ INTELLETTUALI allucinante.

Ad ogni modo, la scienza ha dimostrato ampiamente che l’andamento della percentuale di CO2 presente in atmosfera SEGUE, con un certo ritardo, quello della Temperatura media del pianeta. Questo meccanismo è regolato in modo preciso dalla temperatura degli oceani. Temperatura che sta diminuendo (questa però va vista alle diverse profondità, avendo il calore la tendenza a salire verso la superficie)”.

Domanda: Nel 2014 si prevede una glaciazione: cosa significa?

Risposta L.M.: “Nel 2014 non ci sono evidenze scientifiche di alcuna glaciazione, anzi, il trend di riscaldamento, sia pure con fluttuazioni interannuali, è destinato a continuare e a intensificarsi nei decenni futuri. La teoria della glaciazione imminente a causa di una presunta diminuzione dell’attività solare, è stata avanzata da un astrofisico russo ma non è stata riconosciuta dalle migliaia di scienziati che si occupano della ricostruzione del clima passato e della simulazione di quello futuro. Le fluttuazioni dell’attività solare ormai pesano poco rispetto al preponderante contributo dell’aumento della concentrazione di CO2. Sono tuttavia notizie che piacciono, perché ‘rassicurano’ un po’ come quando tra due medici che affermano l’uno che il fumo fa venire il cancro, l’altro che vi mantiene giovani e gagliardi, ovviamente la maggioranza è incline a credere al secondo e a etichettare il primo come Cassandra. Ma se si vogliono risolvere i problemi è bene invece non crearsi falsi alibi, e affrontarli una volta per tutte. Gli studi sul riscaldamento globale vanno ormai avanti da oltre un secolo e sono stati ampiamente confermati dai fatti, quindi basta perdere tempo, è ora di agire”.

Risposta A.S.: “Se sarà o meno una Glaciazione o una Piccola Era Glaciale, solo i posteri potranno dirlo. La tendenza è certamente al raffreddamento… Un raffreddamento iniziato dal 1998 circa e che continuerà sicuramente per alcuni decenni. Molto dipenderà dal ciclo solare 25. Se riuscirà ad essere FORTE (simile ai cicli 19, 21, 22 o 23), allora le temperature ricominceranno a salire tra una decina di anni circa. Se sarà debole come l’attuale 24, la tendenza sarà ad un lento raffreddamento per almeno altri 22-25 anni. Se il ciclo solare 25 dovesse risultare (come si evince da alcuni modelli matematici) ancora più debole rispetto all’attuale 24, allora bisognerà attendere 3 o 4 decenni almeno per sapere quale sarà l’andamento della temperatura. Ad ogni modo, nel 2014 si inizieranno a percepire gli effetti sul clima causati dal debole ciclo 24. Effetti che stiamo già iniziando ad intravedere“.
https://www.facebook.com/pages/Attivit%C3%A0-solare-Solar-Activity-/100364603439625?fref=ts

N.B. è più probabile che il ciclo 25 sarà insignificante, come hanno previsto gli stessi astrofisici che avevano previsto un ciclo 24 decisamente molto sotto tono. E allora ciao ciao Gore e ciao ciao Mercalli. Credibiltà azzerata.

Cosa succede in Ungheria?

autosmatrica

…l’ultima decisione del governo nazionalpopulista ed euroscettico ungherese del premier-autocrate Viktor Orbàn: il conferimento di tre importanti premi ufficiali per la cultura a tre ‘intellettuali’ notoriamente razzisti, antisemiti e vicini all’estrema destra…Ferenc Szanizslò, commentatore alla televisione Echo TV, ritenuto vicinissimo alla Fidesz, cioè al partito di Orbàn, e noto per le tesi apertamente razziste che espone in pubblico. Come quando nel 2011 paragonò i rom a “scimmie”…Kornel Bakay, che ha ricevuto per decisione del governo l’Ordine al merito. Bakay è un archeologo noto per il suo aperto, radicale antisemitismo. Tra l’altro aveva fatto scandalo a livello mondiale asserendo in pubblico che sarebbero stati gli ebrei a organizzare la tratta degli schiavi dal medioevo all’abolizionismo…Il terzo caso riguarda Janos Petras, cantante della rock band ‘Karpatia’. È in sostanza un gruppo nazirock, vicinissimo ai neonazisti antisemiti di Jobbik che amano ascoltare la loro musica nelle adunate. Petras ha ricevuto la croce d’oro al merito. Tra i motivi più noti cantati da lui e dal suo gruppo ce ne sono alcuni che inneggiano alla revisione delle frontiere europee con la ricostituzione della ‘Grande Ungheria’, cioè riprendendosi territori oggi slovacchi, ucraini, serbi e romeni. Il gruppo Karpatia ha anche partecipato a marce della Magyar Gàrda (Guardia magiara), il gruppo paramilitare di Jobbik con le uniformi nere e simboli fascistoidi, ufficialmente fuorilegge ma che continua a farsi vedere tranquillamente.
[…]. Il governo ha di fatto riabilitato l’ammiraglio Miklòs Horthy, cioè il dittatore antisemita che fu il più efficiente e zelante alleato di Hitler in Europa e grande complice dell’Olocausto e dell’aggressione all’Urss. A Horthy vengono erette statue e dedicate vie e piazze. A Budapest vengono invece smantellati i monumenti di grandi nomi della cultura democratica, dal ‘conte rossò Karoly Mihàly che divenne socialista e affrancò i suoi contadini, al poeta Attila Jòzsef, amico di Thomas Mann.

http://www.repubblica.it/esteri/2013/03/17/news/decorati_orban-54775715/

Nell’ottobre del 2011 avevo scritto questa nota allarmata:
http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/dove-sta-andando-lungheria-dove-sta.html

L’Ungheria ha scelto la via separatista. La via della secessione dal mondo. L’Unione Europea, che aveva fatto fuoco e fiamme contro Haider, arrivando alle sanzioni, si limita ad esprimere indignazione – a riprova del fatto che i dirigenti europei sono solo dei mediocri burattini installati dai governi nazionali europei –, mentre i neoliberisti europei si profondono in effusioni all’indirizzo di Viktor Orban, il leader autoritario ed austerista magiaro protagonista di una svolta confessionale ed ultranazionalista, e la sinistra eurofoba lo innalza a suo paladino (classico esempio di rossobrunismo). Le sofferenze degli ungheresi, che lo hanno eletto solo in segno di protesta contro un precedente governo impregnato di corruzione e non gli avevano dato alcun mandato “rivoluzionario”, non sono al centro di un qualche dibattito internazionale o anche solo europeo. Angela Merkel, che potrebbe fare la voce grossa, latita. Nicolas Sarkozy, figlio di un aristocratico ungherese naturalizzato francese – Pál István Ernő Sárközy de Nagy-Bócsa – e non privo di pulsioni autoritarie, è apparso quasi ben disposto, oppure è stato molto bravo a mascherare il suo sdegno.

Orban ha promulgato una nuova costituzione in cui è stato soppresso il riferimento alla Repubblica, ha elevato l’embrione umano allo status di persona, ha limitato i poteri della corte costituzionale e di vari organismi indipendenti, ha iniettato nelle istituzioni un carattere etnico-nazionalistico – il ritorno della retorica della Grande Ungheria, che si alleò con Mussolini e Hitler – incompatibile con il diritto europeo ed internazionale. I media sono gradualmente passati sotto il controllo del governo, le privatizzazioni si sono rivelate essere dei doni ad oligarchi amici del governo, i dirigenti delle maggiori istituzioni culturali magiare sono stati epurati se non erano in linea con il nuovo ordine ungherese, gli ebrei ungheresi sono stati accusati di slealtà.
Se la destra italiana avesse fatto anche solo una minima parte di quel che ha fatto Fidesz, il partito al potere, sarebbe scoppiato il finimondo: l’opinione pubblica internazionale avrebbe chiesto immediatamente sanzioni, condanne, ingerenze di vario genere.

Invece, incredibile a dirsi, Orban rimane il vicepresidente del Partito popolare europeo (Ppe). Tale è il livello di degrado raggiunto dai conservatori europei.

Fidesz ha portato a termine la sua missione: creare un sistema elettorale che renderà estremamente difficile destituirla. Questo sistema garantisce che l’équipe dirigente, anche nel caso in cui dovesse rimanere al potere, potrà continuare la sua assurda avventura con la minor legittimità democratica possibile…se vi dovesse essere alternanza le strutture politiche renderanno il paese ingovernabile per i nuovi dirigenti.

http://www.presseurop.eu/it/content/article/3050521-viktor-orban-prepara-la-sua-rielezione

“Non tacere, non scendere a patti”: il direttore del Teatro nazionale ungherese spiega in prima pagina sul Magyar Narancs che continuerà a prendere posizione nella diatriba che sta dividendo l’Ungheria. Róbert Alföldi, il cui mandato scade nel 2013, sarà sostituito da Attila Vidnyánszky, uomo vicino al governo di Viktor Orbán, che rimprovera ad Alföldi di non rappresentare abbastanza i valori nazionali. Da diversi mesi, inoltre, l’estrema destra critica la mancanza di patriottismo del direttore del teatro, e lo accusa di essere omosessuale.

http://www.presseurop.eu/it/content/news-brief/3188331-nazionalismo-sulla-scena

L’11 marzo il parlamento ungherese ha adottato una nuova modifica della costituzione che priva delle sue competenze essenziali la Corte costituzionale.

http://www.presseurop.eu/it/content/news-brief/3524821-la-fine-dell-era-costituzionale

Grazie alla maggioranza dei due terzi in parlamento di cui gode il suo partito, l’11 marzo il primo ministro Viktor Orbán ha fatto votare la quarta modifica alla costituzione redatta nel 2011.

http://www.presseurop.eu/it/content/press-review/3527621-orban-e-impermeabile-alla-democrazia

In Ungheria si dice che chi cambia paese cambia anima. Il problema è che nel corso degli ultimi due anni e mezzo 500mila ungheresi hanno lasciato il paese, cioè più del doppio rispetto al periodo corrispondente all’ondata di repressione che seguì la rivolta del 1956. Un numero consistente per un paese che conta appena dieci milioni di abitanti.

http://www.presseurop.eu/it/content/article/3608571-budapest-le-rovine-della-cultura

Com’è che la gente continua a farsi fregare dai nazionalisti, i quali ogni volta dimostrano di essere i peggiori nemici della nazione, dato che con loro trionfano ignoranza, paura, divisioni identitarie laddove non ce n’erano o erano latenti, oligarchismo, pregiudizi misogini, omofobi e razzisti, miti, illusioni, autoinganni, megalomania, hybris, autoritarismo, clericalismo, impoverimento culturale, morale, spirituale ed economico, diretta conseguenza del bullismo e dell’autarchia?

Miseria o Rivoluzione – a questo hanno ridotto gli Europei

Stiamo uscendo dalla crisi

Mario Monti, 25 gennaio 2012

http://www.repubblica.it/politica/2012/01/25/news/mozioni_senato_monti-28727394/

Possiamo dire che con le severe misure politiche adottate, stiamo uscendo dalla crisi

Mario Monti, 30 marzo 2012

http://www.italiaoggi.it/news/dettaglio_news.asp?id=201203301316001068&chkAgenzie=CLASSNEWS&sez=news&testo=&titolo=Monti:%20%27%27Stiamo%20uscendo%20dalla%20crisi%27%27

La crisi è nata fuori ma anche perché l’Italia non ha affrontato le sue debolezze strutturali, ora ne stiamo uscendo con fatica.

Mario Monti, 18 aprile 2012

http://www.tgcom24.mediaset.it/politica/articoli/1043516/def-monti-evitato-uno-shock-distruttivo.shtml

L’Italia è davvero sul sentiero giusto

Mario Draghi, 3 maggio 2012

Noi abbiamo il consenso, loro no.

Mario Monti, marzo 2012

Nella sofferenza l’Italia dà una prova esemplare.

Mario Monti, 18 aprile 2012

Si stanno creando tutte le condizioni per far sì che il Paese possa rimettersi a crescere

Corrado Passera, 23 aprile 2012

Che monotonia il posto fisso, i giovani si abituino a cambiare

Mario Monti, febbraio 2012

Gli italiani sono fermi, come struttura mentale, al posto fisso, nella stessa città e magari accanto a mamma e papà, ma occorre fare un salto culturale.

Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno, febbraio 2012

Le auto blu sono una limitazione della libertà.

Michel Martone, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, febbraio 2012

Dobbiamo dire ai nostri giovani che se non sei ancora laureato a 28 anni, sei uno sfigato.

Michel Martone, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, febbraio 2012

Siete l’Italia peggiore

Renato Brunetta, rivolgendosi a dei precari, giugno 2011

Un sondaggio realizzato per le Acli da Ipr Marketing tra il 22 ed il 25 aprile del 2012 e pubblicato il 2 maggio 2012 mostra che il numero di Italiani che ritiene che l’unico mezzo per cambiare il paese sia una rivoluzione (32,5%) non si discosta molto da quello di chi preferirebbe “interventi graduali e condivisi” (35,7%). Solo un 14,6% di persone pensa che delle riforme impopolari cambieranno il paese, mentre il 17,2% non pensa che l’Italia possa essere cambiata. In altre parole ben il 49,7% degli Italiani non crede più alla capacità o volontà dei politici di migliorare la società. L’opzione rivoluzionaria è di gran lunga maggioritaria tra i giovani (18-34 anni) dove raggiunge il 41,4% e tra gli adulti di età compresa tra i 35 ed i 54 anni (36,7%); anche tra le persone più anziane (oltre i 54 anni) è comunque condivisa da un ragguardevole 22,1%. Il 32,3% delle donne approverebbe una rivoluzione.

D’altronde il 48,6% degli intervistati ha risposto che la crisi durerà come minimo altri quattro anni (37,7%) e potrebbe non terminare mai, essendo una condizione strutturale di un’economia che ha superato il punto di non ritorno (10,9%). Meno di un quinto (19,1%) degli intervistati crede che tra dieci anni sarà più ricco di oggi.

*****

Monitorare l’impatto sociale della crisi: percezione dell’opinione pubblica nell’Unione europea” – Rapporto Flash dellEurobarometro 338 (ricerca sul campo dicembre 2011, pubblicazione aprile 2012)

Proporzioni relativamente elevate di persone affermano che la povertà è aumentata, nel loro paese, in Grecia (97%), Francia (93%), Portogallo (93%) e Spagna (92%).
Il 32% degli intervistati ritiene che 1 su 3 dei loro concittadini può essere descritto come povero, mentre il 64% pensa che almeno 1 persona su 5 è povera.
Quasi un quinto (18%) degli intervistati dice che ad un certo punto il suo nucleo familiare ha finito i soldi per pagare beni e servizi essenziali nel corso degli ultimi 12 mesi.
Più di un terzo delle persone in Grecia (45%), Lettonia (42%), Lituania (37%), Bulgaria (36%), Romania (36%) e Ungheria (34%) dice che la sua famiglia è al verde. Per la prima volta la Grecia guida questa classifica [grazie Papademos! NdT]
Il 63% degli intervistati in Europa dice che corre il rischio di non riuscire a far fronte ad un spese impreviste di € 1.000 per il prossimo anno, il 45% dice di non potersi permettere di pagare le bollette ordinarie o acquistare cibo; 43% dice di non essere in grado di pagare l’affitto o un mutuo, e il 31% pensa che ci sia il rischio che non riesca a saldare i suoi debiti.
Guardando ai prossimi 12 mesi, più di uno su 10 (14%) dei cittadini dell’UE ritiene che la situazione finanziaria della sua famiglia migliorerà, mentre poco meno della metà (47%) si aspetta che tutto rimanga come prima. Più di un terzo (36%) si aspetta un peggioramento, rispetto al 26% dell’ottobre 2010.
Il 6% degli intervistati teme di poter essere costretto a lasciare la casa entro i prossimi 12 mesi, non potendo permettersele. Questa percentuale sale al 26% in Grecia, al 16% nel Lussemburgo (!!!) ed al 15% a Cipro.
Quasi un quinto (18%) degli intervistati non è sicuro di potersi tenere il lavoro nei prossimi 12 mesi.
Mentre il 46% delle persone crede di poterne trovare un altro, il 48% crede che avrà difficoltà a trovare un altro impiego.

Quasi un terzo (32%) dei cittadini dell’Unione europea dice che è diventato più difficile coprire i costi dell’assistenza sanitaria in generale; il 38% fa fatica a coprire i costi per i propri figli.

La maggioranza (57%) degli intervistati europei teme che non avrà un reddito sufficiente per vivere la propria vecchiaia dignitosamente (53% a ottobre 2010). In Germania il dato è del 58% (persino lì!!! NdT).

1 cittadino su 6 nel corso degli ultimi 12 mesi ha dovuto scegliere tra pagare le bollette o comprare generi di prima necessità.

Giorgio Napolitano – Camaleonte o Barbie (con vestitini ed accessori)?

Questo è un paese dove il presidente della Repubblica esercita poteri imprevisti. Con che diritto, sabato, ha definito «eccezionale» il governo: «a termine»? Il Quirinale già ha pesato molto, influenzando il voto presidenziale e favorendo le grandi intese. Formidabile è la coazione a ripetere inganni, tradimenti. La chiamano addirittura pace, responsabilità.

BARBARA SPINELLI, sulla Repubblica del 5 giugno 2013 (NON UN BLOGGER COMPLOTTISTA)


Napolitano…e sai cosa bevi (olio di ricino).

Napolitano ha cambiato casacca molte volte nella sua vita: pro-Mussolini (e Hitler), pro-Unione Sovietica (al tempo dell’invasione dell’Ungheria), pro-NATO (al tempo della strategia della tensione atlantista), pro-liberismo (al tempo dell’austerismo sponsorizzato dalla Bundesbank e dalla City di Londra), pro-eurocrazia (al tempo della distruzione del sogno europeista). Oggi è il Presidente della Repubblica italiana, garante della Costituzione (!!!).

IL PASSATO FASCISTA DI NAPOLITANO

Chi ricorda Napolitano universitario fascista? Ripulita la biografia del presidente, ora viene fatto passare per padre costituente: ma nel 1942 non aveva ancora abbracciato il comunismo e faceva parte dei gruppi fascisti

Di Antonio Socci, Libero del 10 Dicembre 2010

Il ministro Gianfranco Rotondi, martedì sera, a Ballarò, ha affermato: «Il presidente Napolitano non solo ha letto la Costituzione, ma l’ha anche scritta visto che fece parte della Costi­tuente». Né il conduttore, né gli altri ospiti hanno obiettato. Ma fino ad oggi si ignorava una tale notizia. Si dà il caso infatti che l’assemblea Costituente sia stata eletta il 2 giugno del 1946, quando il ventunenne Giorgio Napolitano era ancora un semplice studente universita­rio a Napoli. Della sua carriera da costituente non c’è traccia da nessuna parte.

Forse l’eccesso di zelo ha giocato a Rotondi un tiro mancino. Può capitare. Meno comprensibile è che sia addirittura ‘il sito ufficiale della Presidenza della Repubblica’ a riscrivere la biografia di Napolitano in chiave apologetica. Nella biografia del presidente in­fatti si legge: «Fin dal 1942, a Napoli, iscrittosi all’Uni­versità, ha fatto parte di un gruppo di giovani antifascisti». Ora, si dà il caso che nel 1942 Napolitano sia entrato a far parte non di “un gruppo di giovani anti­fascisti”, come oggi declama il sito del Quirinale, ben­sì del Guf napoletano (Guf sta per “Gruppo universi­tario fascista’). Infatti collaborò attivamente alla rivi­sta del Guf, “IX Maggio”, partecipando pure alla giu­ria del convegno nazionale di critica cinematografica dei Guf. Si cimentò anche “in un esperimento di regia con la compagnia del Teatro Guf’. Notizie che lui stesso dà nella sua autobiografia, “Dal Pci al sociali­smo europeo” (Laterza), nella quale però cede – pure lui – alla tentazione di “redimere” la sua vicenda per­sonale, con un’autoassoluzione che suona così: «L’organizzazione degli universitari fascisti era in ef­fetti un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste mascherato e fino a un certo punto tolle­rato». Chi ha scritto la biografia per il sito del Quirina­le non ha fatto altro che cancellare la sigla del Guf e trasformare il gruppo cui aderì Napolitano in “grup­po di giovani antifascisti” tout court.

I Guf e fascismo

Quella di gabellare i Guf per covi di antifascisti è un costume (francamente risibile) che è invalso fra tutti coloro -e sono tanti- che frequentarono Guf e Litto­riali e poi, in tempi diversi, diventarono antifascisti. La verità è che i giovani cresciuti fra Guf e Littoriali non erano affatto antifascisti, né ha senso pensarlo. Come ha testimoniato lealmente, nel suo ultimo li­bro di memorie, Enzo Forcella, diventato poi antifa­scista e per anni editorialista di punta della “Repub­blica”. A lui stesso qualcuno attribuì posizioni antifa­sciste anticipate agli anni del Guf. Ma Forcella ha ri­battuto in modo lapidario: «Non ci ponevamo nep­pure il problema dell’antifascismo». E a proposito della “generazione dei Littoriali”, riabilitata da Zan­grandi, è stato molto netto: «Magari c’erano davvero tutte le allusioni critiche, lo spirito di fronda, il dolo­roso travaglio che nei decenni successivi i volenterosi esegeti vi avrebbero ritrovato; ma io non li vedevo».

Nel caso di Napolitano del resto è difficile aver dubbi. La sua non fu neanche una scelta dovuta a ignoranza della politica, perché lui stesso racconta che avendo vissuto a Padova, nei primi mesi del 1942, lì «scoprii la dimensione della politica e la specie, fino ad allora per me sconosciuta, dei comunisti». Scrive addirittura: «Anche noi liceali respiravamo l’aria di una università di grande tradizione innanzitutto nel senso del libero pensiero; nella libreria Randi, nel centro della città, si potevano incrociare figure di maestri e intellettuali come Concetto Marchesi, Ma­nara Valgimigli, Diego Voleri, dei quali si sapeva per certo che non erano fascisti, ma tutt’altro».

Aggiunge: «Insomma vidi a Padova – anche grazie a qualche insegnante eterodosso e stimolante- come ci fossero vie che dall’impegno culturale, nutrito di senso della libertà e della responsabilità, conduceva­no all’impegno politico, antifascista e tendenzial­mente comunista». Lo vide, ma si guardò bene dal percorrerle. Infatti dopo una così preziosa presa di coscienza, che era preclusa a gran parte dei suoi coe­tanei, Napolitano cosa fa? Si coinvolge in questi am­bienti antifascisti? Si iscrive al Pci clandestino? Resta almeno indipendente e libero? No. Torna a Napoli ed entra nel Guf. Tutto questo nell’autunno 1942, dopo venti anni di dittatura, quando già erano state decise le leggi razziali, il patto di alleanza con Hitler e l’in­gresso in guerra che già stava prendendo una piega disastrosa. Iniziare a frequentare il Guf nell’autunno 1942 tutto può essere fuorché una scelta antifascista. Ma la tentazione, a posteriori, di presentarla come ta­le è forte per uno che poi è diventato dirigente comunista. Soprattutto perché gode di uno statuto di in­toccabilità, quasi come un padre della patria. Su Wikipedia, nel suo profilo biografico, si legge addirittu­ra: «Durante l’occupazione tedesca, con il gruppo formatosi all’interno del Guf prende parte alle azioni della Resistenza in Campania». Di azioni resistenziali di Napolitano a dire il vero non ho trovato traccia nel­la sua autobiografia, dove si riferisce che con il 25 lu­glio 1943 (la caduta del regime) e il successivo 8 set­tembre, «qualcuno di noi (non io) prese subito con­tatto con il Partito comunista», altri con «i venti giorni di terrore nazista a Napoli» e l’occupazione nazista del Nord, presero la via della Resistenza.

Ma Napolitano così racconta di sé: «Io deluso e confuso, mi misi da parte, mi presi un periodo di ri­flessione». Stette a Capri, dove conobbe Curzio Mala­parte. Poi, passata la tempesta e tornata la democra­zia, nel 1945 si iscrisse al Pci. La biografia del sito del Quirinale (che non fa menzione della resistenza) è as­sai indulgente con Napolitano anche sul versante co­munista. Degli anni passati come dirigente del Pci di Togliatti e Stalin e poi dell’epoca Breznev o dei suoi viaggi a Mosca è difficile trovare traccia.

IL PASSATO FILO-SOVIETICO DI NAPOLITANO

Quando Napolitano disse: “in Ungheria l’Urss porta la pace

Nel 1956, all’indomani dell’invasione dei carri armati sovietici a Budapest, mentre Antonio Giolitti e altri dirigenti comunisti di primo piano lasciarono il Partito Comunista Italiano, mentre “l’Unità” definiva «teppisti» gli operai e gli studenti insorti, Giorgio Napolitano si profondeva in elogi ai sovietici. L’Unione Sovietica, infatti, secondo lui, sparando con i carri armati sulle folle inermi e facendo fucilare i rivoltosi di Budapest, avrebbe addirittura contribuito a rafforzare la «pace nel mondo»…

Giorgio Napolitano nel nov. 1956: “Come si può, ad esempio, non polemizzare aspramente col compagno Giolitti quando egli afferma che oltre che in Polonia anche in Ungheria hanno difeso il partito non quelli che hanno taciuto ma quelli che hanno criticato? E’ assurdo oggi continuare a negare che all’interno del partito ungherese – in contrapposto agli errori gravi del gruppo dirigente, errori che noi abbiamo denunciato come causa prima dei drammatici avvenimenti verificatisi in quel paese – non ci si è limitati a sviluppare la critica, ma si è scatenata una lotta disgregatrice, di fazioni, giungendo a fare appello alle masse contro il partito. E’ assurdo oggi continuare a negare che questa azione disgregatrice sia stata, in uno con gli errori del gruppo dirigente, la causa della tragedia ungherese.

Il compagno Giolitti ha detto di essersi convinto che il processo di distensione non è irreversibile, pur continuando a ritenere, come riteniamo tutti noi, che la distensione e la coesistenza debbano rimanere il nostro obiettivo, l’obiettivo della nostra lotta. Ma poi ci ha detto che l’intervento sovietico poteva giustificarsi solo in funzione della politica dei blocchi contrapposti, quasi lasciandoci intendere – e qui sarebbe stato meglio che, senza cadere lui nella doppiezza che ha di continuo rimproverato agli altri, si fosse più chiaramente pronunciato – che l’intervento sovietico si giustifica solo dal punto di vista delle esigenze militari e strategiche dell’Unione Sovietica; senza vedere come nel quadro della aggravata situazione internazionale, del pericolo del ritorno alla guerra fredda non solo ma dello scatenamento di una guerra calda, l’intervento sovietico in Ungheria, evitando che nel cuore d’Europa si creasse un focolaio di provocazioni e permettendo all’Urss di intervenire con decisione e con forza per fermare la aggressione imperialista nel Medio Oriente abbia contribuito, oltre che ad impedire che l’Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, abbia contribuito in misura decisiva, non già a difendere solo gli interessi militari e strategici dell’Urss ma a salvare la pace nel mondo.

«Napolitano non venga a Budapest. Con il Pci appoggiò i russi invasori», tratto da il Giornale, 26.5.2006.

Un portavoce dei superstiti: “Tardivo il su ripensamento, chi pagò con la vita non vorrebbe essere commemorato da lui“.

Hanno perdonato Boris Eltsin, erede dei loro carnefici. Potrebbero, sforzandosi, mandar giù anche un boccone indigesto come Vladimir Putin «l’opportunista» ma Giorgio Napolitano no, proprio no. Il nostro presidente della Repubblica non merita sconti e in Ungheria non deve andare. Soprattutto in quei giorni, nel prossimo autunno, in cui a Budapest si ricorderanno i 50 anni dell’invasione sovietica. A lanciare il diktat è un gruppetto sparuto ma autorevole di magiari, quelli raccolti intorno a «56 Alapitvany» (Fondazione ’56). Sono in diciannove, tutti accomunati dallo stesso destino: essersi ribellati agli occupanti venuti da Mosca e aver pagato per questo con duri anni di galera.

Per questo, l’altroieri, sono insorti quando hanno saputo che il presidente ungherese Laszlo Solyom aveva invitato per il prossimo autunno a Budapest anche Giorgio Napolitano. In nove hanno firmato una lettera-appello per chiedere che Napolitano non venga. O se proprio ci tiene a visitare l’Ungheria, lo faccia prima o dopo le commemorazioni. Facendo riferimento alla posizione presa dal Pci nel 1956, la lettera afferma che il documento di allora offrì sostegno internazionale ai sovietici che «repressero nel sangue il desiderio di libertà dell’Ungheria». E Laszlo Balazs Piri, tra i nove firmatari dell’appello, membro del board della Fondazione, già condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione per la sua partecipazione alla rivolta, rilancia: «Purtroppo i governi dei grandi Paesi occidentali non poterono aiutarci. L’opinione pubblica dei Paesi liberi era accanto a noi. Nello stesso tempo, però, in Paesi come Italia e Francia i Partiti comunisti erano allineati a Mosca. Furono d’accordo con questa resa dei conti sanguinosa contro la lotta di liberazione ungherese. Napolitano a quel tempo non era un bambino e aveva un’opinione».

A poco vale per i «reduci» della repressione sovietica il ripensamento del presidente italiano. Un dietrofront tardivo, sostengono. E Balasz Piri è categorico: «La comunità dei veterani del 1956 sente che quest’uomo non deve partecipare alle commemorazioni del ’56 ungherese. Chissà cosa direbbero quelli che sono stati impiccati in seguito alla repressione».

Il 26 settembre 2006, a Budapest, Napolitano ha reso omaggio alle vittime della rivoluzione del 1956, soffocata nel sangue dai carri armati sovietici. In quell’occasione ha detto: “Ho reso questo omaggio sulla tomba di Imre Nagy a nome dell’Italia, di tutta l’Italia, e nel ricordo di quanti governavano l’Italia nel 1956 e assunsero una posizione risoluta, a sostegno dell’insurrezione ungherese e contro l’intervento militare sovietico”. Non una dichiarazione sulle responsabilità sue e dei suoi «compagni» di partito, non una richiesta di perdono alle vittime (forse 25.000), non un’affermazione che defisse il comunismo «male assoluto».

http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/comunismo_nel_mondo/est_europa/ungheria_1956/articolo.php?id=732

Napolitano è al di sopra di ogni critica? (siamo ancora una democrazia?)

Napolitano è stato un militante e propagandista fascista durante il fascismo, difensore dell’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956, atlantista al tempo della strategia della tensione, europeista ai tempi dell’eurocrazia e neoliberista (cioè darwinista sociale) a sostegno di Monti.

La democrazia non pare volerlo toccare neppure con una perticaSarebbe interessante capire se la sua personalità autoritaria (forte coi deboli, debole coi forti) sia legata all’educazione ricevuta o sia connaturata al personaggio. Degni di nota i paralleli con Angela Merkel.

Aldo Giannuli è del parere che in una democrazia nessuno può essere immune da critiche. Questa è la sua lista:

a-nei quasi due anni del governo Prodi, Napolitano ha controfirmato senza battere ciglio leggi come la Legge 3 agosto 2007, n. 124 di riforma dei servizi segreti che fanno a cazzotti con gli art 3, 101, 104 e 112 della Costituzione (tanto per fare un esempio)

b-nel primo anno di governo Berlusconi ha controfirmato, con altrettanta letizia d’animo, riforme sulla giustizia su cui ci sarebbe stato molto da ridire, ma, più ancora, ha consentito provvedimenti in materia di federalismo in aperto contrasto con l’art. 5 della Costituzione

c-dalla fine del 2009, la sua prassi è andata via via invadendo campi non di sua pertinenza: ad esempio, per circa un anno la politica estera è stata di fatto curata direttamente dal Quirinale (anche se, bisogna ammettere, ciò trovava una sua parziale giustificazione nell’impresentabilità del Presidente del Consiglio che poteva fare viaggi di stato solo in Russia dal suo amico Putin)

d-fra gli sconfinamenti di campo del Presidente sono da segnalare anche interventi che definiremmo di “indirizzo storico culturale” (come le ripetute e non richieste esternazioni in materia di strategia della tensione e simili, subito raccolte da giornalisti  compiacenti delle maggiori testate nazionali)

e-una certa tendenza a “dettare” l’agenda del Parlamento e del Governo, che va molto oltre il diritto di inviare messaggi alle Camere sancito dall’Art. 87. Peraltro, il dovere del Presidente di essere imparziale non riguarda solo l’equidistanza fra le forze politiche, ma anche quella fra le forze sociali e questo è stato uno dei punti più carenti della Presidenza Napolitano: in tutta la vicenda della riforma del mercato del lavoro i suoi interventi sono stati costantemente schierati con il Governo (ed, in parte con la Confindustria) e contro il sindacato. Vice versa, colpisce il suo assoluto silenzio in materia di riforma della Finanza (anzi ricordiamo l’assoluta tranquillità con la quale il Presidente accettò l’inclusione dei reati finanziari nella discutibile amnistia del 2006)

f-Anche alcune sue “scelte silenziose” meritano un commento. Ad esempio il caso della grazia a Sofri: concessa dal suo predecessore, venne bloccata dall’allora Guardasigilli Castelli, per cui ne derivò un conflitto fra poteri dello Stato davanti alla Corte Costituzionale, risolto a favore della tesi presidenziale. La grazia tuttavia non diveniva esecutiva, perché nel frattempo Ciampi era giunto a scadenza. Un minimo di cortesia istituzionale avrebbe voluto che il nuovo Presidente desse esecuzione alla volontà del suo predecessore, assumendo l’atto della grazia non come una decisione personale ma come un atto di ufficio, tanto più che la questione era stata posta come conflitto fra poteri dello Stato, quindi trattata come atto dell’istituzione in quanto tale. Invece, non solo la grazia non era concessa, ma sulla questione calava un pesante silenzio. Di fatto, quella mancata conferma diventava un giudizio politico di merito che allineava Napolitano a Castelli, contro il suo predecessore. La conferma implicita verrà dal discorso del Presidente in occasione dell’”incontro delle due vedove” (Pinelli e Calabresi) il 9 maggio 2009.

g-Sempre in materia di atti non compiuti, ci sembra il caso di sollevare una questione totalmente ignorata: la Costituzione stabilisce l’obbligo di copertura delle spese per ogni legge non prevista dal bilancio (art 81). E’ noto, che questo è stato risolto per oltre trenta anni con il disavanzo finanziato dall’emissione di titoli di debito pubblico. E questo è accaduto anche durante gli ultimi governi di Prodi e Berlusconi. Anche se la soluzione adottata non contraddiceva la lettera della Costituzione,  sarebbe stato più che opportuno, doveroso, un richiamo del Presidente al rispetto della ratio costituzionale, cercando di contrastare l’aumento del debito. Ma né Napolitano né i suoi predecessori hanno ritenuto di farlo, magari  rinviando alle Camere qualche legge di spesa. Oggi si invoca un infausto (e poco credibile) vincolo di pareggio in Costituzione, ma non sarebbe stato costituzionalmente più corretto un intervento presidenziale mentre il debito si gonfiava  come una mongolfiera?

h-Ma dove la condotta presidenziale rende costituzionalmente più perplessi è la crisi del novembre scorso. Certamente c’era una situazione di emergenza determinata dalla tempesta sui titoli di Stato, c’era un Presidente del Consiglio che non aveva la sensibilità di farsi da parte ed il ricorso immediato alle elezioni, in quel contesto, appariva finanziariamente troppo rischioso. Tutto vero. Tuttavia, se un governo di transizione, espresso dal Presidente e mandato al voto in Parlamento, era la soluzione quasi obbligata, questo non significa che  ne dovesse scaturire una formula di governo di lunga durata (18 mesi) ed addirittura proposta anche dopo le prossime elezioni. Tanto più che noi abbiamo un sistema elettorale maggioritario, che è già uno strappo costituzionale in sé. Se poi le  due ( o tre) principali forze politiche si alleano, praticamente sparisce l’opposizione e la forma di governo del paese diventa un’altra cosa rispetto a quella prevista dalla Costituzione. Per di più, questo governo “tecnico” (che più politico non si può) non è affatto neutrale nel conflitto sociale, sta apertamente dalla parte della finanza e vara riforme che vanno molto al di là della singola emergenza che ne ha determinato la nascita, in campi come la giustizia, l’università, i beni comuni. Di fatto, questo governo sta cercando di attuare un nuovo modello sociale polarmente opposto a quello descritto nella prima parte della Costituzione e, per di più, senza mai aver ricevuto una investitura popolare. Se non è un colpo di Stato ci siamo molto vicini.

i-Anche dal punto di vista formale la prassi Presidenziale è stata molto “sciolta”: le consultazioni avviate prima ancora delle dimissioni del governo in carica, la nomina sul capo di Monti a Senatore a vita, con efficacia in 24 ore, con l’effetto di rafforzare la sua eventuale maggioranza in Senato (dove era possibile prevedere maggiori difficoltà, se il Pdl non avesse accettato di votare la fiducia), il governo che chiede ed ottiene la fiducia prima ancora di essersi completato con la nomina dei sottosegretari, ecc ecc: neanche in una bocciofila di quartiere si sarebbe statutariamente così allegri. Mi direte che si tratta di rilievi formali: certo, ma una democrazia parlamentare (o comunque liberale) è fondata su procedure formali da rispettare.

j-Infine, poco consono al dovere di imparzialità ci è sembrato il suo intervento diretto contro il movimento 5 stelle che avrà certamente i suoi aspetti criticabili, ma non spetta al Capo dello Stato occuparsene.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: