Il lavaggio del cervello che stanno subendo i tedeschi (e tutti gli altri)

Da tempo sostengo che i Tedeschi stanno subendo una tremenda manipolazione delle coscienze e che la teutonofobia mediterranea è ingiustificata, perché i principali responsabili del disastro europeo non sono i comuni cittadini tedeschi (o la maggioranza di cittadini greci che ha fatto il suo dovere), in gran parte impossibilitati a formarsi un giudizio ragionato ed informato su quel che sta succedendo, al pari della vasta maggioranza della popolazione mondiale. C’è al potere, nel mondo, un’oligarchia che si spaccia per europeista ed umanitaria ma non ha alcuna lealtà che trascenda l’egotismo e l’interesse di casta.

Fortunatamente un numero crescente di giornalisti coscienziosi se ne stanno rendendo conto.

Nella crisi dell’euro i mezzi di comunicazione tedeschi ripetono all’unisono i pregiudizi e le frasi fatte sugli altri paesi e hanno un ruolo decisivo nella contestata politica di Angela Merkel.

Robert Misik

Di recente sulla sua copertina la rivista inglese New Statesman definiva Angela Merkel come “Europe’s Most Dangerous Leader” [la “Leader più pericolosa d’Europa]. Nelle pagine interne della rivista la cancelliera veniva addirittura definita la “persona più pericolosa del mondo” e si concludeva con questa sintesi: “Con il suo rifiuto a cambiare e con la sua determinazione a mantenere la politica di rigore über alles, Merkel sta distruggendo il progetto europeo, impoverendo i vicini della Germania e rischiando una nuova depressione mondiale. Bisogna evitarlo”.

Sì, in queste frasi la tendenza dei giornalisti per il superlativo è piuttosto evidente. Tuttavia gli autori dicono chiaramente quello che in quasi tutta Europa si pensa della cancelliera tedesca e del suo sadismo fiscale, così come del rifiuto della Germania di spegnere questo incendio adottando delle misure energiche.

Ma c’è un paese in cui si pensa in modo diametralmente opposto, la Germania. Di solito in materia di politica europea, quando si parla della “posizione tedesca” o della “posizione francese”, si parla della posizione del governo. Ma nella crisi attuale in Germania esiste un consenso fra il governo, l’opinione pubblica e quasi tutti i media, a tal punto che l’opposizione non osa nemmeno più opporsi.

E quando la cancelliera è costretta a deviare di qualche millimetro dalla sua posizione fondamentalista, come in occasione dell’ultimo vertice europeo, deve subire dure critiche. Merkel “si è piegata” e i grandi media si chiedono spaventati: “Chi pagherà il conto?”

Eh sì, da molto tempo non è più solo la Bild con titoli alti dieci centimetri a gridare: “Ancora altro denaro per i greci rovinati? La Bild dice no!” Da qualche mese anche la stampa ritenuta oggettiva e seria, la cosiddetta stampa normale, sembra aver adottato la stessa posizione.

Spesso è in frasi accessorie, apparentemente anonime, che si esprime in modo più evidente questo consenso nazionale, questo sciovinismo che sottomette l’Europa a una prova di verità. In espressioni come “i paesi indebitati” o “poco seri”, che si indirizzano ovviamente agli stati meridionali della zona euro – “la Spagna indebitata”. Ma, un attimo, a quanto ammonta il debito pubblico della Spagna? All’inizio dell’anno corrispondeva al 68 per cento del pil spagnolo. A titolo di paragone quello della Germania era dell’81 per cento. Allora, chi è “il paese indebitato”?

Nel bel mezzo del reportage del programma Heute-journal della rete pubblica Zdf sulle elezioni greche si può sentire questa frase: “Il peggio è stato evitato all’ultimo momento”. Il peggio sarebbe stata la vittoria di Syriza, la coalizione di sinistra, ed stato evitato grazie alla vittoria dei conservatori, quella banda di ladri che ha portato il paese alla situazione attuale. Due minuti dopo un altro servizio e un altro inviato. Questa volta si parla del G20 e si può sentire: “Gli altri vogliono il denaro dei tedeschi”.

Quando si passa sulle altre reti si sentono ovunque frasi del genere, che contribuiscono ad alimentare questa situazione. I mezzi di comunicazione sembrano suonare tutti la stessa musica. I giornalisti non sembrano neanche più rendersi conto di fare propaganda, e utilizzano formule che da molto tempo sono diventate dei luoghi comuni.

Anche il settimanale Die Zeit non vede alcun problema a utilizzare un titolo a caratteri cubitali: “Il mondo intero vuole il nostro denaro”. Forse il giornalismo più miserabile è quello che si crede oggettivo e che invece non fa altro che diffondere i pregiudizi locali.

Ovviamente ci sono anche altre voci, che con grande pazienza ricordano che finora la Germania è riuscita a cavarsela piuttosto bene a spese degli altri e che ha la sua parte di responsabilità negli attuali squilibri economici, che possiamo lottare contro la crisi solo se riusciremo a sopprimere i difetti della costruzione della zona euro e che è assurdo parlare degli immaginari “limiti delle capacità tedesche”, quando in realtà i costi della crisi sono esagerati. Ovviamente queste voci ragionevoli esistono e formano delle macchie di colore in un’atmosfera piuttosto grigia.

Si può analizzare tutto ciò e cercare di capire. Ma di fatto in questa atmosfera non è certo facile rimproverare a Merkel di rimanere troppo concentrata sul rigore. O criticare i socialdemocratici per non essere in grado di condurre una vera politica di opposizione. In questa atmosfera di esaltazione nazionale non deve di certo stupire che i responsabili politici se vogliono essere eletti – o rieletti – non si allontanano di un millimetro dai soliti luoghi comuni.

Ripetere semplici pregiudizi, diffondere le formule di propaganda più seducenti, ben lontano da qualunque logica economica, comportarsi come se si fosse dei visionari o semplicemente non correre rischi urlando insieme agli altri, ecco quello che ha fatto la grande maggioranza della stampa tedesca durante questa crisi dell’euro. Ma dove diavolo è finito il Kurt Tucholsky [giornalista e uomo di satira considerato come una delle coscienze morali della Repubblica di Weimar] che riuscirà a farsi beffe di questa triste stampa?

 http://www.presseurop.eu/it/content/article/2333541-ranghi-serrati-dietro-la-cancelliera

Basta prendersela coi Tedeschi! Siamo tutti sulla stessa barca

 

a cura di Stefano Fait

Un giornalista svizzero ha scritto che l’euro è il terzo tentativo tedesco in cento anni di sottomettere l’Europa [“der Euro ist der dritte Versuch Deutschlands innerhalb von 100 Jahren, Europa zu unterwerfen”].

Un’interessante constatazione, che però ritengo sia falsa e non solo per il fatto che non tiene conto della manovre della Banca Centrale del Regno Unito (Bank of England) negli anni antecedenti allo scoppio della Grande Guerra.

 

È un fatto inoppugnabile – per qualunque osservatore razionale – che diverse nazioni europee (e non solo) hanno ormai perso ogni speranza di beneficiare di una pur minima ripresa economica perché i loro rispettivi governi hanno imposto draconiane misure di austerità che hanno cancellato ogni possibilità di ripagare il proprio debito nazionale con la crescita.

Pare che l’intenzione di questi governanti sia quella di ripagare l’indebitamento con i risparmi privati, ossia di effettuare un trasferimento di ricchezze dal basso verso l’alto (anti-Robin Hood), anche e soprattutto attraverso la privatizzazione delle risorse pubbliche. Le agenzie di rating, dal canto loro, hanno buon gioco nello spolpare le carcasse di queste facili prede.

Gli stessi politici che hanno sempre ottemperato alle richieste dell’alta finanza e della grande industria hanno avviato le loro pecorelle al macello, promettendo che tutto sarebbe andato bene e che la crescita ed il progresso erano irreversibili. La crisi globale ha fatto arrivare tutti i nodi al pettine.

Una grossa fetta del debito greco è stata generata per sostenere le banche greche, come in altri paesi. Ma le nazioni creditrici non sono messe molto meglio. Sono state introdotte misure di austerità in Germania e Francia e quelle imposte al Regno Unito dal proprio governo sono quasi paragonabili a quelle delle nazioni fortemente debitrici (PIGS), con la motivazione che occorre salvare i PI(I)GS dalla bancarotta.

Ciò tuttavia non corrisponde al vero, come dimostra il caso greco. I Tedeschi non stanno soccorrendo i Greci per solidarietà paneuropea ma perché se la Grecia fallisce il sistema bancario tedesco riceverà un colpo terribile, forse fatale, essendo particolarmente esposto sia con l’amministrazione pubblica greca nei suoi vari gangli, sia con le banche greche. Dunque i fatti indicano che i Tedeschi stanno soccorrendo le proprie banche, non la Grecia. Lo stesso vale per il Regno Unito nei confronti dell’Irlanda e della Francia nei confronti del Portogallo e in particolar modo della Grecia. In pratica i soldi escono dalle tasche dei contribuenti delle nazioni “ricche” per affluire nelle banche delle loro nazioni, con una piccola, rapida deviazione attraverso i PIGS. ANTI-ROBIN HOOD, appunto.

Ci viene detto che la colpa è dei PIGS, che hanno speso più di quello che si potevano permettere e questo è certamente in parte vero. Ma la colossale omissione è che le banche anglo-franco-tedesche-italiane (ed extra-europee) sapevano che quei debiti non potevano essere ripagati – sono stati usati tutti i trucchi contabili possibili per nascondere la reale entità dell’indebitamento dei PIGS, fino a che non è emersa la verità in tutta la sua evidenza –, ma hanno comunque deciso di concedere i prestiti, alimentando un circolo vizioso, come uno spacciatore con i suoi clienti, presumibilmente nella certezza che, essendo “troppo grandi per fallire” (e che molti politici sono al loro servizio e non del bene comune), i governi sarebbero intervenuti per salvarle, a spese dei contribuenti, a beneficio dei consigli di amministrazione. Così i Tedeschi hanno pagato molto di più per salvare le proprie banche di quanto abbiano pagato per salvare la Grecia (senza averla salvata, peraltro) e, in ogni caso, quel che daranno alla Grecia finirà nelle tasche dei loro banchieri.

Dunque si tratta di capire quanto costerà ai cittadini salvare il sistema finanziario-bancario, che non intende pagare lo scotto delle proprie azioni. È presto detto: il costo per i cittadini è la perdita della sovranità nazionale a beneficio di piani di austerità draconiana (uso questo termine avvedutamente: Dracone applicava la pena di morte o la schiavitù ai debitori). È quel che è successo in questi mesi, sotto la supervisione della Commissione Europea, della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale.

Le misure contenute nei pacchetti di riforme “energicamente raccomandate” comprendono l’aumento dell’IVA e la riduzione delle imposte progressive – ossia la soppressione dei meccanismi perequativi che stanno alla base di una democrazia –, la diminuzione del costo del lavoro – ossia la contrazione del tenore di vita dei lavoratori –, il taglio delle pensioni, la riduzione del salario minimo e dei sussidi di disoccupazione e la revisione delle norme per la tutela dei diritti dei lavoratori. In questo modo chi paga il conto della crisi sono lavoratori dipendenti, pensionati e consumatori. I ricchi pagano meno tasse e il resto della popolazione si ritrova con i generi di prima necessità a costo maggiorato.

Non è un fenomeno nuovo. È già successo a molti paesi in via di sviluppo:

http://fanuessays.blogspot.com/2011/11/shock-economy-il-capitalismo-del.html

e sta succedendo negli Stati Uniti:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/22/il-tiranno-di-chicago-e-la-stupidita-del-bene/#axzz1mLNsw14z

Quel che prima è accaduto ai paesi in via di sviluppo ora succede ai “pezzi grossi”, alle economie “avanzate”. Siamo giunti alla resa dei conti:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/16/golpe-psicopatico/#axzz1mLNsw14z

In buona sostanza, quel che sta accadendo è che i sacrifici imposti alla Grecia servono a giustificare agli occhi dei Tedeschi lo svuotamento delle loro tasche. È una ruberia legalizzata ai danni di Greci e Tedeschi e per di più questi ultimi vengono definiti nazisti dai Greci e tiranni dagli altri popoli europei: cornuti e mazziati. Quando capiremo che i Tedeschi di oggi non sono quelli di Auschwitz? Quando la finiremo di usarli come un capro espiatorio, gli Ebrei d’Europa? I Tedeschi sono vittime di questo complotto quanto lo sono tutti gli altri popoli europei. Un complotto che vede la partecipazione di élite europee che non hanno alcuna lealtà nazionale ed antepongono il loro interesse personale e castale a quello nazionale ed europeo. Un complotto che, a mio modo di vedere, presuppone la liquidazione dell’Unione Europea come era stata concepita dai suoi fondatori, ossia l’antitesi del Nuovo Ordine Europeo del Terzo Reich.
Sì, sto affermando che le attuali élite europee sono nemiche dell’Europa antinazista, sto affermando che le oligarchie che comandano l’Unione Europea sono congenitamente anti-democratiche e quindi in diretta contrapposizione con l’Unione Europea dei sogni dei cittadini ordinari. Sono oligarchie che sanno che si sta preparando un conflitto mondiale ed hanno scelto di collaborare, indebolendo la classe media europea come si sta già facendo da tempo con la classe media nordamericana. L’obiettivo è quello di infliggere un tale livello di sofferenza alla popolazione “che conta” che questa sarà disposta a chiedere a gran voce una soluzione definitiva e rassicurante, cioè a dire un governo planetario che prenda in mano tutto, dalla gestione del cambiamento climatico a quella dell’ordine pubblico:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/31/breve-storia-del-nuovo-ordine-mondiale/#axzz1mLNsw14z

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/11/nel-nuovo-ordine-mondiale-non-ce-nulla-di-nuovo-di-ordinato-o-di-mondiale-cosa-ce-di-sbagliato/#axzz1mLNsw14z

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/26/la-pedagogia-nera-del-nuovo-ordine-mondiale/#axzz1mLNsw14z

 

 

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