Miti da sfatare sulle Coree – informarsi non fa ingrassare

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La situazione coreana è molto più complessa di come la descrivono i media occidentali, più interessati al pittoresco, al sensazionale ed al luogo comune che all’approfondimento.

Le relazioni tra la Cina e la Corea del Nord non sono di buon vicinato, se non addirittura di ferrea alleanza, come normalmente si crede. Se la Cina aiuta la CdN è per ragioni puramente pragmatiche: se la società nordcoreana implodesse si troverebbe in casa centinaia di migliaia di profughi ed una rivoluzione/guerra civile alle porte di casa. La CdN è un grattacapo, non certo una risorsa. La Cina avrebbe tutto da guadagnare dall’unificazione coreana. È già di gran lunga il principale partner commerciale della Corea del Sud e una Corea unificata non avrebbe più bisogno di “ospitare” le truppe statunitensi. Quindi sarebbe nell’interesse della Cina, che non è certamente felice di avere basi americane a poche centinaia di chilometri da Shanghai (e ce ne sono altre 13 in Giappone).

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La Corea del Sud (CdS) ha il più alto tasso di suicidi del mondo. È in cima alla classifica anche per numero di ore lavorate (i greci recentemente erano al secondo posto) e per tasso di infelicità dei bambini tra le nazioni “sviluppate” (studio dell’Università Yonsei). Si tratta di una società maniacalmente competitiva, fin dalla scuola materna (il Giappone segue lo stesso modello, ma è un po’ meno ossessivo). Nick Connelly, insegnante di inglese nella Corea del Sud, poco prima di ripartire, quando era già in corso l’escalation di minacce e contro-minacce tra Corea del Nord e Stati Uniti, chiese ai suoi studenti quali siano i loro sentimenti: sei studenti su dieci gli risposero che speravano in un attacco della Corea del Nord perché desideravano morire, non ce la facevano più. Connelly riferisce che è un fenomeno diffuso nelle scuole coreane, dove la pressione è incredibile (Nick Connelly, The west seems more concerned about North Korea than most Koreans, Guardian, 14 April 2013)

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La maggior parte dei sudcoreani (54%) vorrebbe che le truppe americane fossero rimpatriate. Solo il 16% vorrebbe che restassero su base permanente

http://www.angus-reid.com/polls/15427/south_koreans_want_us_troops_to_leave/

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Se gli americani vogliono la pace perché compiono manovre militari a poche miglia dai confini nordcoreani che includono lo scenario di un’invasione della Corea del Nord? È la maniera migliore per evitare l’intensificazione dei sospetti, della sfiducia, della paura e dell’aggressività nella penisola coreana?

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Secondo un sondaggio eseguito nel 2006 per conto dello Jung Ang Ilbo, un importante quotidiano della Corea del Sud, il 54% dei disertori nordcoreani che vivono in Corea del Sud sosteneva di voler tornare in Corea del Nord, se avessero avuto garanzie di non essere puniti. Per questo il governo del Nord ha istituito una politica di grazia automatica

http://english.donga.com/srv/service.php3?biid=2012072371048

Così il tasso di disertori che rientra in CdN è in crescita

koreajoongangdaily.joinsmsn.com/news/article/article.aspx?aid=2957044&cloc=joongangdaily|home|newslist1

Questo è il risultato delle discriminazioni che subiscono da parte dei sudcoreani. Il che ribadisce che la libertà non è tutto e non basta per rendere una società degna di essere considerata democratica. Sentirsi parte di una comunità è essenziale.

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Chi pensa che il regime voglia usare la bomba atomica non sa quello che dice: sarebbe la sua fine.

Chi auspica la linea dura non sa quello che dice: la conurbazione di Seoul (20 milioni di abitanti) si trova a circa 40 km dal confine. In caso di guerra la capitale sudcoreana sarebbe distrutta in meno di un’ora da una tempesta di proiettili di artiglieria: le stime parlano di un numero che oscilla tra i mille ed i 30mila colpi al minuto (non intercettabili). Non è un videogioco: ci sono centinaia di migliaia di vite umane in gioco e anche uno psicopatico capirebbe che la rovina di uno dei maggiori centri economici del pianeta non è nel suo interesse.

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La CdS ha completamente cambiato il suo atteggiamento verso la Corea del Nord dal 2008, con l’elezione alla presidenza del sindaco di Seoul, Lee Myung-Bak, un conservatore che ha posto fine alla politica di distensione che aveva portato al ripristino di voli commerciali, ai lavori per la riapertura della linea ferroviaria Pyongyang-Seoul, al turismo, alla nascita del complesso industriale di Kaesong, ai permessi di ricongiungimento delle famiglie del sud e del nord, separate dalla guerra. Ora la Corea del Nord ha davvero poco o nulla da perdere e non sorprende che i nordcoreani si aggrappino fanaticamente al leader (caricature e insulti razzisti non aiutano, in questo senso). Se era questo l’obiettivo, allora è un successo pieno.

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Il primo governo veramente democratico della Corea del Sud risale al 1992 (ed ogni presidente è stato condannato per corruzione). In precedenza si incarcerava in massa, si torturava, si massacrava (Gwangju, 1980), si facevano sparire i dissidenti, senza che l’Occidente si turbasse più di tanto. Ancora oggi una legge per la sicurezza nazionale fa sì che si possa essere arrestati per aver ricevuto un twitter dalla CdN.

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un ex ambasciatore americano in Corea del Sud ha aspramente criticato la continuità dell’atteggiamento delle amministrazioni USA nella politica di isolamento della Corea del Nord, che spinge quest’ultima sempre più verso la modalità “paranoia” – l’alternativa più sana di mente è il negoziato: “Per quelli che sono disposti ad ascoltare, la Corea del Nord ha chiarito che vuole discutere di un processo di pace che conduca ad un trattato di pace. Un processo di pace necessita di una base di fiducia reciproca, fiducia che manca del tutto tra Washington e Pyongyang, al momento”

http://koreatimes.co.kr/www/news/nation/2013/04/113_133776.html

Quel che Zucconi, Bloomberg e Michael Moore non vi hanno spiegato sulla questione delle armi negli Stati Uniti

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“Commentatori e politici dicono: “Non è il momento di parlare di controllo delle armi”. Davvero? E quando allora?”.
Twitter di Michael Moore

Vittorio Zucconi scrive un pezzo molto bello, struggente, convincente, da viralizzare sui social networks:

http://www.repubblica.it/esteri/2012/12/15/news/il_sacrificio_al_dio_delle_armi-48787846/?ref=HREA-1

Non vi dicono però che la “loro” soluzione – il controllo delle armi e la requisizione di quelle semiautomatiche – è foriera di conseguenze catastrofiche.

Procediamo con ordine.

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Obama (Nobel per la Pace) ha autorizzato l’uccisione per mezzo di droni di qualunque maschio in età da combattimento in Afghanistan e Pachistan – un trucco che permette di ridurre il numero di civili uccisi, in quanto quasi tutti gli uomini dai 15 anni in su non sono più tecnicamente civili.

http://www.salon.com/2012/05/29/obama_the_warrior/singleton/

“Si tratta del secondo più sanguinoso massacro avvenuto negli Stati Uniti, dopo le 32 vittime del Virginia Tech nel giugno del 2007”.

http://www.lastampa.it/2012/12/15/esteri/sparatoria-a-scuola-uccisi-venti-bambini-XoXXydLhQMmgbDz5t8LwLM/pagina.html

La differenza tra Adam Lanza e Barack H. Obama non mi è del tutto chiara.

Se uccidi un uomo sei un assassino…

…se ne uccidi dieci sei un mostro…

…se ne uccidi cento sei un eroe…

…se ne uccidi mille sei un conquistatore…

Il massacro coincide con la vigilia dell’anniversario del famoso (famigerato) secondo emendamento della Costituzione statunitense

Un furioso Michael Bloomberg, sindaco di New York: «Abbiamo sentito che era troppo presto per parlare di riforma delle leggi sulle armi dopo Columbine, Virginia Tech, Tucson e Aurora. Ora lo sentiamo di nuovo. Per ogni giorno che passa, 34 persone vengono uccise a colpi di armi da fuoco e oggi molte di queste erano bimbi di cinque anni», ha detto.

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/usa_strage_scuola_bambini_morti_connecticut_obama_lanza/notizie/238202.shtml

Questo è il tema-chiave, quello da tenere d’occhio: il controllo delle armi, che può violare il secondo emendamento, concepito per consentire ai cittadini statunitensi di proteggersi da un governo dispotico.

La prospettiva di una rielezione di Obama ha prodotto un massiccio incremento delle vendite di armi (perché c’era la percezione diffusa che avrebbe vietato l’acquisto di armi semiautomatiche)

http://www.liberoquotidiano.it/blog/1078512/Il-rischio-di-un-Obama-bis-fa-impennare-le-vendite-di-armi.html

Già nel 2008 si era registrato un aumento del 25% di vendite “grazie” all’elezione di Obama. Nel 2012 l’aumento è stato del 56% rispetto al picco del 2008.

Le armi semiautomatiche uccidono in massa ma, anche in loro assenza, certi episodi continueranno a succedere (anche altrove):

http://www.agi.it/estero/notizie/201212141343-est-rt10130-cina_folle_con_coltello_ferisce_22_bambini_arrestato

Il Massachusetts è uno dei pochi stati con leggi molto restrittive sulla vendita e possesso di armi e il suo tasso di omicidi con uso di armi da fuoco è di circa un terzo rispetto alla media nazionale, ma era già basso di suo anche prima della promulgazione di tali leggi. È la cultura che è diversa, nel New England.

In ogni caso le armi possono essere acquistate negli stati vicini, dove queste leggi non ci sono.

Negli stati del sud sono state approvate leggi che consentono ai cittadini di uccidere altri cittadini se si sentono minacciati (non è necessario che siano in casa o in auto), con un aumento del 250% degli omicidi per “legittima difesa”.

FLORIDA

http://www.politifact.com/florida/statements/2012/mar/26/christopher-l-smith/sen-chris-smith-claimed-deaths-due-self-defense-fl/

TEXAS

http://www.foxnews.com/us/2012/07/03/texas-justifiable-homicides-reportedly-rise-with-castle-doctrine/#ixzz29P4P1ePq

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Il tasso di omicidi statunitense è rimasto sostanzialmente invariato, di generazione in generazione. Nel 2009 il Regno Unito aveva un tasso di reati violenti molto più alto di quello degli USA e persino del Sudafrica e sono più elevati oggi di quando le armi non erano controllate.

D’altra parte la Svizzera ha un altissimo tasso di possesso di armi (e un referendum ha difeso il diritto di detenere mitragliatori in casa), per via del tipo di servizio militare in uso nel paese e, proporzionalmente, i reati con armi da fuoco sono i più alti d’Europa (di poco inferiori agli USA). Però sono in gran parte suicidi e in Austria il tasso di suicidi è solo di poco inferiore.

La questione è dunque più complessa di quel che si vuol far credere e non si può risolvere con una bacchetta magica legislativa.

 Alcune domande da porsi:

  1. Perché i massacri nelle scuole si verificano quasi esclusivamente nelle aree dei “bianchi”?
  2. Perché gli ispanici, neri, orientali, nativi americani (complessivamente quasi un terzo della popolazione statunitense), pur avendo lo stesso accesso alle armi, non sono quasi mai coinvolti in queste atrocità (con l’importante eccezione dei due studenti sudcoreani al Virginia Tech ed all’Oikos (Oakland), nel 2007 e nel 2012)?
  3. Come si può pretendere che i cittadini rinuncino a difendersi “efficacemente” da criminali ben armati?
  4. Chi è in grado di togliere di mezzo oltre 20 milioni di armi semiautomatiche (300 milioni di armi in totale, senza contare quelle non registrate) e come?
  5. Che tipo di armi devono essere bandite (Adam Lanza ha usato delle pistole, non il fucile d’assalto)?
  6. Ha dato dei risultati il Proibizionismo negli USA?
  7. Quanto costerà allo stato compensare i cittadini per la sottrazione di armi acquistate legalmente?

ALCUNE VERITÀ SCOMODE

Una maggioranza di stati americani non ratificherà mai un emendamento costituzionale che limiti il secondo emendamento. Inoltre, la maggior parte delle disposizioni sul diritto di possedere armi non è federale, dipende dalle scelte dei singoli stati. Anche se venisse a mancare il secondo emendamento, questi stati elaborerebbero i loro specifici emendamenti. Il che significa che si rischia un’altra guerra di secessione (la prima per il possesso degli schiavi, la seconda per il possesso di armi semiautomatiche).

La verità è che recuperare le armi è impossibile.

Qualcuno ha visto la serie Sons of Anarchy? Ci sono centinaia di migliaia (milioni?) di americani che difenderanno anche con la vita ogni tentativo di violare quello che considerano un diritto inalienabile, indipendentemente da quanto ragionevoli siano le norme di legge che si intendono approvare ed attuare. Molti di questi cittadini sono ex-militari o comunque persone molto ben addestrate a sparare. Hanno già ucciso e lo rifaranno. Sarebbe un bagno di sangue terribile, molto più grave di quello si desidera evitare. Stiamo parlando di assalti a stazioni di polizia, famiglie trincerate in case o interi quartieri e paesi barricati, attentati con esplosivi.

Sappiamo di cosa sono capaci le milizie patriottiche americane:

http://it.wikipedia.org/wiki/Attentato_di_Oklahoma_City

Nessun governo federale statunitense potrà mai controllare la circolazione di armi semiautomatiche senza scontrarsi con questi miliziani e con quegli stati a maggioranza repubblicana che continueranno a tutelare il “diritto” dei loro cittadini a detenere le armi che vogliono.

Il che significa legge marziale e cittadinanza terrorizzata da continui scontri aperti tra governativi ed antigovernativi e quindi disposta a rinunciare a una gran parte dei suoi diritti civili in nome della sicurezza e della Guerra al Terrore interno. Saranno i cittadini americani ad esigere la fine della democrazia in America.

http://www.informarexresistere.fr/2012/04/08/sull%E2%80%99uso-delle-umiliazioni-sessuali-per-controllare-la-popolazione-statunitense-e-non-solo-quella/#axzz2F7yjqNLC

Il corpo di leggi necessario a ritorcere il Patriot Act contro i cittadini americani è già predisposto

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/07/ndaa-torneranno-i-campi-di-concentramento-in-america/

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/17/lo-slittamento-giuridico-verso-la-dittatura-usa-2001-2012/#axzz2F7yjqNLC

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/28/children-of-men-i-figli-degli-uomini-un-film-preveggente/

Chi invoca queste misure non sa quello che dice e sarà moralmente responsabile della tragedia che seguirà.

MA ALLORA, CHE ALTERNATIVE PROPONGO?

Nessuna. Il processo ormai è irreversibile. Come già ripetuto in precedenza, tutti i nodi del nostro percorso di “civilizzazione” stanno venendo al pettine. L’America come ideale non morirà. Bisognerà ricostruirla ed aiutarla a diventare quel che i suoi padri fondatori volevano che fosse: un modello sperimentalista positivo per la civiltà umana.

Breve lista dei crimini commessi contro il popolo greco dai premi Nobel per la Pace

C’è che noi, nella storia, siamo dalla parte del riscatto, loro dall’altra. Da noi, niente va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, pur uguale al loro, m’intendi? Uguale al loro, va perduto, tutto, servirà se non a liberare noi a liberare i nostri figli, a costruire un’umanità senza più rabbia, serena, in cui si possa non essere cattivi. L’altra è la parte dei gesti perduti, degli inutili furori, perduti e inutili anche se vincessero, perché non fanno storia, non servono a liberare ma a ripetere e perpetuare quel furore e quell’odio, finché dopo altri venti o cento o mille anni si tornerebbe così, noi e loro, a combattere con lo stesso odio anonimo negli occhi e pur sempre, forse senza saperlo, noi per redimercene, loro per restarne schiavi. Questo è il significato della lotta, il significato vero, totale, al di là dei vari significati ufficiali. Una spinta di riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni: per l’operaio dal suo sfruttamento, per il contadino dalla sua ignoranza, per il piccolo borghese dalle sue inibizioni, per il paria dalla sua corruzione. Io credo che il nostro lavoro politico sia questo, utilizzare anche la nostra miseria umana, utilizzarla contro se stessa, per la nostra redenzione, così come i fascisti utilizzano la miseria per perpetuare la miseria, e l’uomo contro l’uomo.
— Italo Calvino – Il sentiero dei nidi di ragno

I Greci sono stati letteralmente calpestati, trattati come una casta di paria, come dei parassiti, per salvare le banche europee dall’effetto domino che tanto arriverà comunque.

Ecco alcuni degli effetti (a un certo punto ho interrotto l’elencazione perché mi mancava il respiro) dei diktat della troika.

Un greco su quattro è disoccupato (oltre il 55% dei giovani), un lavoratore su tre non si può permettere assicurazioni sanitarie e non riceverà una pensione, ogni giorno mille greci perdono il lavoro o il sussidio di disoccupazione, l’inflazione è in costante crescita, oltre 400mila bambini greci soffrono la fame (fonte: Unicef), le organizzazioni mediche internazionali lanciano insistenti allarmi sui rischi epidemici causati dal collasso del sistema sanitario e della prevenzione, i manifestanti vengono torturati dalla polizia, l’estrema destra perpetra pogrom contro gli immigrati, un possibile golpe militare è stato sventato nel novembre del 2011 con la sostituzione di alcune figure chiave delle forze armate elleniche, migliaia di disabili e pazienti di ospedali psichiatrici sono stati abbandonati alla loro sorte, malati di cancro non si possono permettere le cure e reparti di oncologia rinviano le operazioni per mancanza di fondi e personale, suicidi in forte aumento, un negozio su tre nel centro di Atene costretto a chiudere per cessata attività, uffici comunali devono sospendere le attività per mancanza di fondi, deputati tedeschi e ministri finlandesi raccomandano alla Grecia di svendere i suoi beni, incluse le isole e i monumenti e di impegnare il Partenone, la Bild titola in prima pagina “Vendete le vostre isole, Greci bancarottieri!”, i prodotti scaduti sono venduti legalmente nei supermercati ad un terzo del prezzo per aiutare la gente a procurarsi i pasti quotidiani, creditori suggeriscono al governo greco di far evacuare le isole con una popolazione inferiore a 150 residenti per poter risparmiare (e magari per renderle disponibili a ricchi acquirenti stranieri? Per il momento sono 40 le isole disabitate disponibili per leasing della durata di 50 anni).
Per inciso, il ministro delle finanze fiammingo Philippe Muyters ha proposto di alzare le tasse a chi vuole vivere in aree remote delle Fiandre: migliaia di persone che vivono da generazioni nelle borgate rurali costrette a trapiantarsi nelle aree metropolitane per non finire in galera per debiti. Il criterio è identico, nella sua disumanità.

I rapporti del FMI ammettono di aver commesso gravi errori nel gestire la crisi greca e nel 1953 tutti i paesi creditori abbuonarono i debiti tedeschi. Qualche anno prima si era messo in piedi il piano Marshall per salvare la democrazia in Europa e far ripartire l’economia (il nome ufficiale era “Piano per la ripresa europea”).

Ciò nonostante, proseguono le iniziative prive di giudizio, di senno, di buon senso, che rischiano di forze impossibili da controllare. Come si può pensare di poter fare tutto questo senza pagare uno scotto, senza fare la fine degli apprendisti stregoni?

Com’è possibile che milioni di persone chiudano volontariamente gli occhi e le orecchie e le bocche per non vedere, per non sentire, per non protestare, per non capire.

Si faceva lo stesso con gli Ebrei nell’Europa di qualche decennio fa. La storia ha condannato gli aguzzini di allora e condannerà quelli di oggi che impongono ad un popolo i lavori forzati: “Arbeit macht frei!” spiegano ai Greci mentre milioni di loro vivono sotto la soglia di povertà.

Il prossimo passo, possiamo supporre, saranno i lavori forzati per i disoccupati greci insolventi in campi di lavoro gestiti da imprese e banche del Nord Europa.

Chi non ha denunciato queste iniquità, chi ha fatto il gioco delle tre scimmiette, è complice di tutto questo. Se ha una coscienza, non gli/le sarà facile placarla quando il velo della propaganda sarà stracciato e sociologi, storici, economisti, antropologi, medici e politici potranno dire quel che andava detto e queste diventeranno pagine nerissime del passato della “civiltà” europea, degna del premio Nobel per la Pace!

Suicidi, tentati suicidi e frammentazione sociale durante una recessione

Una crisi economica non è un evento naturale, è un fenomeno causato dalle attività umane ed ha dei responsabili sia nella sua genesi sia nella sua mancata soluzione.

Roma, 30 apr. (Adnkronos Salute) – All’allarme della Cgia di Mestre per i 23 imprenditori, che si sono tolti la vita, da inizio anno fino a metà aprile in Italia, fa da contraltare lo studio, pubblicato dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) Usa che indica come questo tipo di decessi, in generale, salgano e scendano “in connessione con l’economia”. Un andamento che permette di fare un parallelo tra gli Stati Uniti e il nostro Paese

Il tasso di suicidi segue la curva dell’andamento economico di un Paese. Dunque il bollettino di guerra che al caso del portinaio di Napoli, che si è tolto la vita dopo aver ricevuto la lettera di licenziamento, affianca quello dell’imprenditore che si è ucciso in Sardegna, non sembra destinato a fermarsi. Agli allarmi della Cgia di Mestre, che parlano di 23 suicidi di imprenditori a causa della crisi dall’inizio dell’anno fino a metà aprile in Italia, fa da contraltare l’ultimo studio in materia, pubblicato dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) Usa: il tasso di suicidio, in generale, “sale e scende in connessione con l’economia. E il record negativo negli Usa si è registrato, non a caso, con la Grande Depressione: +22,8% in quattro anni”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Maurizio Pompili, responsabile del Servizio di prevenzione del suicidio dell’ospedale Sant’Andrea di Roma. Insomma, il parallelismo fra la situazione odierna e quella della Grande Depressione non sarebbe solo una fantasia. “Il problema è che i fallimenti ci sono sempre stati, ma ultimamente le notizie delle morti hanno una cadenza allarmante. Emerge una particolare fragilità”. L’esperto mette in guardia sul rischio emulazione, in gergo ‘effetto Werther’. “Il suicidio non sia considerato una soluzione”, dice Pompili, sollecitando interventi mirati.

Lo studio americano, pubblicato sul ‘Journal of Public Health’, indaga l’impatto dei cicli economici sul tasso di suicidi dal 1928 al 2007 negli States, e ha messo in luce la più forte associazione proprio nelle persone in età lavorativa, ovvero dai 25 ai 64 anni. “Sapere che i suicidi aumentano in fase di recessione e crollano in periodi di espansione economica evidenzia la necessità di ulteriori misure di prevenzione di questo gesto proprio quando l’economia si indebolisce”, afferma Mercy James, direttore ad interim del Cdc’s Injury Center’s Division of Violence Prevention. “Si tratta di un dato importante per i responsabili politici e per coloro che lavorano per prevenire il suicidio”, evidenzia James.

Secondo lo studio Usa “il tasso di suicidio in generale – ricorda Pompili – è aumentato nelle fasi di recessione”, come la Grande Depressione (1929-1933), la fine del New Deal (1937-1938), la crisi petrolifera (1973-1975), e la Double-Dip Recession (1980-1982), ma crolla sia in occasione della Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) che nel più lungo periodo di espansione (1991-2001), in cui l’economia ha registrato una crescita rapida e una bassa disoccupazione. Negli Stati Uniti insomma, dati alla mano, il maggiore aumento del tasso di suicidi si è verificato con la Grande Depressione (1929-1933), salito dal 1928 al 1932 del 22,8%. Altro record, ma al contrario, si è registrato nel 2000. E in Italia? I numeri non lasciano prevedere nulla di buono: tra il 2008 ed il 2010, segnala la Cgia di Mestre, i suicidi per motivi economici sono aumentati del 24,6%, mentre i tentativi di suicidio, sempre legati alle difficoltà economiche, sono cresciuti del 20%. “Si tratta di dati credibili, che però vanno esaminati con cautela, considerando che in Italia si contano circa 4 mila suicidi l’anno e che il legame economico non e’ sempre cosi’ univoco: possono esserci motivazioni – riflette Pompili – che non vengono a conoscenza delle forze dell’ordine. Preoccupano comunque le notizie ‘in serie’ che arrivano dalla cronaca, relative a persone che si tolgono la vita: e’ importante cercare di mettere un freno all”effetto emulazione’, e sottolineare che questa decisione non deve essere considerata come una soluzione”. Ecco perché, secondo Pompili, “a fronte dei tanti tagli annunciati dal Governo, è fondamentale un intervento mirato e preventivo. Perche’ la ricerca ha dimostrato che anche piccoli investimenti possono influire positivamente, dal punto di vista della prevenzione“. Un’idea condivisa dagli esperti americani. “I problemi economici possono avere un impatto su come le persone guardano a se stesse e al loro futuro, ma anche sui rapporti con famiglia e amici. Insomma, le recessioni possono anche alterare intere comunita’“, spiega Luo Feijun, economista dei Cdc e autore principale dello studio. Secondo gli esperti Usa è bene studiare strategie preventive, come un sostegno sociale mirato e servizi di consulenza ad hoc per chi perde il lavoro o la casa, e aumentare l’accessibilità dei servizi di prevenzione.

Secondo il recente rapporto dell’ Eures Ricerche Economiche e Sociali, intitolato Il suicidio in Italia al tempo della crisi sarebbero in aumento i suicidi tra i disoccupati (362 nel 2010, contro 357 nel 2009 e una media di 270 nel triennio precedente), con un +40% tra 2008 e 2010. I più a rischio sarebbero proprio loro, quelli che hanno perso il lavoro o non riescono a trovarlo, seguiti da imprenditori e liberi professionisti.

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