La “nuova” autonomia e un limitatore di velocità da disinserire al più presto

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La riforma dello statuto delle due province resta un grande test di maturità per le popolazioni locali, la cartina al tornasole del grado di consapevolezza raggiunto.

  • Ci limiteremo a un restyling?
  • Ripareremo e rinnoveremo un sistema che era adeguato alle esigenze del secolo scorso ma non più a quelle attuali?
  • In altre parole, ci accontenteremo di un sistema che si troverà in una situazione in cui la complessità e il tasso di cambiamento esterni tenderanno ad eccedere la sua capacità di adattamento interna (come occasionalmente succede già ora)?
  • L’intento è quello di preservare surrettiziamente una società gerarchica, del comando e controllo, della metodolatria, della percezione del futuro come un’estensione lineare del presente, dell’autonomia verso l’esterno che si accompagna all’ingerenza, interferenza e dipendenza verso l’interno, nei rapporti coi cittadini?
  • Oppure possiamo anche ragionare sull’opportunità di impiegare l’autonomia per operare una rivoluzione copernicana che faccia emergere cittadini co-creattivi (cooperativi, creativi, protagonisti/leader), in modo tale che il Forum dei 100 sia solo il primo, timido passo di un percorso di maturazione collettiva?

Il resto del testo lo trovate su Medium

T#E a Bolzano

Trentino, Alto Adige, le macroregioni, l’Eurasia

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L’Italia procederà verosimilmente nella medesima direzione.
Teniamo a mente due cose:
– ancora nel 2011–2012 la riforma regionale francese (legge del 16 gennaio 2015) sembrava remotissima;
la riforma francese è monca: alle maggiori competenze corrisponde un conferimento budgetario ridicolo (per tutte le regioni francesi è pari a quello della singola Catalogna — Les 13 nouvelles régions: des Lander à la française? RFI, 4 gennaio 2016);

Quale può essere il destino del Trentino, in questa prospettiva?
I quotidiani trentini hanno definito “gemellaggio” quello tra il Trentino e lo Sichuan. Ma lo Sichuan ha una popolazione equivalente a quella della Germania e un PIL che si colloca sopra quello della Lombardia e appena sotto quello del Baden-Württemberg.
Temo che i media dello Sichuan abbiano usato altri termini per designare l’accordo.
Più probabilmente nessuno se n’è accorto.

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Nel medio-lungo termine, però, un Trentino che volesse conservare la sua vocazione di ponte tra culture e civiltà dovrebbe impegnarsi a prenderla sul serio — piuttosto che limitarsi a riempirsi la bocca di slogan e propaganda — e agire di conseguenza: una macroregione alpina che congiunga Baviera e pianura lombardo-veneta in un futuro in cui l’inglese si affermerà come lingua franca globale dopo aver assimilato centinaia di mandarinismi, arabismi e ispanismi (The future of language, Washington Post, 24 settembre 2015; Firefly–Serenity: why Chinese?).

Il resto lo potete leggere qui
https://medium.com/@stefano_fait/trentino-alto-adige-le-macroregioni-l-eurasia-644f7065ec45#.aq289jmnw

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