Putin, Villepin, il nuovo e il vecchio ordine mondiale – quel che i media italiani non riportano

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Putin e Villepin a Sochi

 

AGGIORNAMENTO DEL 1 NOVEMBRE 2014: MIA TRADUZIONE QUASI INTEGRALE DEL DISCORSO DI PUTIN:

http://www.futurables.com/2014/11/01/il-nascente-nuovo-ordine-mondiale-post-coloniale/

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CONTESTO STORICO DELL’INCONTRO DEL CLUB INTERNAZIONALE DI VALDAÏ A SOCHI, TENUTOSI QUALCHE GIORNO FA.

Ribadisco ancora una volta che Putin non è certo un angelo. Ha più di uno scheletro nell’armadio e incarna il tipo di leader messianico che piace a una nazione distrutta dalle mafie finanziarie locali ed internazionali ma non può e non deve rappresentare la politica di questo secolo.

Il futuro non può essere una costante riproposizione di obamamanie, putinmanie, renzismi, ecc. Possiamo trovare delle alternative all’oligarchismo che siano autenticamente democratiche e meno populiste e paternaliste.

Senza peraltro dimenticare che Obama, Renzi e Blair sono dei populisti al servizio delle oligarchie transnazionali e quindi rappresentano il peggio del peggio.

Putin si è trovato ad essere prescelto dalla fazione vittoriosa (eurasiatica) dell’establishment russo per guidare la nazione in direzione opposta a quella prediletta dall’altra fazione (euro-atlantista) che aveva scelto Eltsin e ora punta sull’oligarca ed ex petroliere Khodorkovsky.

Per poter restare in sella Putin ha dovuto trovare il modo di compiacere interessi militari, mafiosi ed affaristici vari, nazionali ed internazionali, senza lasciarci la pelle. Non è un ruolo per anime belle, come hanno potuto constatare i fratelli Kennedy e specialmente il grande JFK, che arrivò al potere grazie alla mafia e a delle elezioni truccate (Was Kennedy Tied to the Mob? National Geographic, 23 ottobre 2013), per poi essere assassinato dalla CIA progressivamente nazificata (letteralmente: Reinhard Gellen, Allen Dulles – cf. In Cold War, U.S. Spy Agencies Used 1,000 Nazis, New York Times, 26 ottobre 2014; JFK and the Unspeakable: Why He Died and Why It Matters).

Un caso analogo è quello di Charles De Gaulle, un altro statista particolarmente amato (un’ammirazione del tutto giustificata, come per JFK) che dovette scendere a compromessi con certi ambienti influenti (Marcel Francisci) per poter portare a termine la sua missione, in circostanze indescrivibilmente pericolose (L’attentato del Petit-Clamart).

Io credo che la storia condannerà Blair, Bush, Cheney, Netanyahu, Obama (Vote all you want. The secret government won’t change, Boston Globe, 19 October 2014), mentre paragonerà Putin a De Gaulle e Villepin ad Hammarskjöld (ucciso da inglesi e belgi, cosa che ovviamente mi auguro non accada a Villepin).

CONTESTO INTERNAZIONALE DELL’INCONTRO DEL CLUB INTERNAZIONALE DI VALDAÏ A SOCHI, TENUTOSI QUALCHE GIORNO FA.

Papa Bergoglio ha ragione: una guerra mondiale è già in corso e la propaganda (la demonizzazione dell’avversario, es. “sottomarino russo in Svezia”) è già ai massimi livelli di intensità.

George Soros – il macellaio delle economie emergenti – ci ha infatti spiegato che dovremmo adottare un’economia di guerra contro la Russia perché Putin non si fermerà all’Ucraina ma minaccia l’esistenza stessa dell’Unione Europea e della NATO. (Wake Up, Europe, The New York Review of Books, 23 ottobre 2014).

Questa guerra si combatte intorno all’egemonia del dollaro e quindi degli Stati Uniti. Ci volle la Seconda Guerra Mondiale per far accettare al Regno Unito la fine dell’egemonia della sterlina e la fine dell’impero. Ora è il turno dell’impero atlantico. L’economia anglo-americana è stata gonfiata a dismisura dai quantitative easing (produzione di denaro da parte delle Banche Centrali), tradottisi in bolle speculative immobiliari e borsistiche (Bolla immobiliare nella ripresa inglese, Sole 24 Ore, 9 ottobre 2013; IMF warns UK government over housing bubble risk, BBC, 6 giugno 2014; This is no recovery, this is a bubble – and it will burst, Guardian, 24 febbraio 2014; Stock market bubble warnings grow louder, CNN, 19 agosto 2014; Donald Trump Tells Americans to Prepare For ‘Financial Ruin’, Money News, 25 ottobre 2014).

Intanto sempre più statunitensi rinunciano alla cittadinanza americana (More Americans Renounce Citizenship, With 2014 on Pace for a Record, Washington Post, 24 Ottobre 2014) e continuano implacabili i suicidi o morti accidentali di banchieri (Another Deutsche Banker And Former SEC Enforcement Attorney Commits Suicide, ZeroHedge, 25 ottobre 2014)

I BRICS (se Rousseff riuscirà a vincere le elezioni in Brasile) stanno seguendo l’adagio cinese – “Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico” –, conosci del fatto che un conflitto armato globale sarebbe deleterio anche per i vincitori. È una guerra di propaganda: vince chi convince l’opinione pubblica internazionale che l’avversario è il perdente. Per una vittoria dei BRICS è sufficiente che gli Stati Uniti non siano più visti come la superpotenza economica dominante, ma un’economia fondamentale, tra le altre, con una valuta importante, tra le altre. A quel punto Washington non potrebbe più finanziare le sue basi militari all’estero e un nuovo ordine multipolare diventerebbe realtà (in teoria sarebbe il passaggio da un suffragio ristretto al suffragio universale). Il loro calcolo, tratto dai precetti delle arti marziali, è che l’aggressività e la forza dell’avversario possono essere impiegate contro di lui per bloccarlo (senza ucciderlo).

Come ha capito Soros, Mosca attende pazientemente che tutte le contraddizioni del nuovo corso ucraino esplodano durante il prossimo inverno e che l’Europa trovi la forza di rifiutarsi di fare il lacchè della Casa Bianca e cominci a perseguire i propri interessi, invece di quelli americani (La crisi ucraina vista da Mosca, FuturAbles, 2 settembre 2014).

Questo era il quadro necessario a capire gli interventi di Dominique de Villepin (ex primo ministro francese, probabilmente destinato a governare la Francia sotto la presidenza di un Sarkozy che ha imparato la lezione, dal 2017 in poi, o forse anche prima) e di Vladimir Putin.

Questi sono i passaggi chiave del discorso di Villepin (24 ottobre 2014)

Il mondo contemporaneo è lacerato dalla violazione di ogni regola. Un gioco in cui ci sono delle regole che vengono rispettate è migliore di un gioco senza regole: è più prevedibile, stabile e sicuro. Il diritto internazionale è stato inventato per questo motivo. Le regole internazionali danno spazio alle interpretazioni e non c’è più un’interpretazione condivisa del diritto internazionale. Pensiamo per esempio al Kosovo, con un intervento militare occidentale “giustificato” dal principio di autodeterminazione, o alla Libia, con il principio della “responsabilità di proteggere” che è stato interpretato come autorizzazione ad un “cambio di regime”, o infine alla Crimea, di nuovo in nome dell’autodeterminazione.

Non esiste neppure un accordo su chi e come debba far valere le regole del diritto internazionale (Iraq 2003, Siria e Iraq 2014).

Le regole del gioco internazionale non funzionano più principalmente a causa di un senso di umiliazione che è il risultato di due secoli di dominio occidentale che è arrivato al crepuscolo e sta per cedere il testimone a un mondo multipolare.

Un ventennio di unilateralismo ha provocato nuove frustrazioni e senso di emarginazione in Medio Oriente, così come qui in Russia. È l’effetto di un approccio all’insegna dei due pesi e due misure.

Questo sentimento di umiliazione, infine, è il risultato della fragilità degli stati nazionali nella globalizzazione. Gli stati sono stati indeboliti e i dubbi serpeggiano all’interno delle nazioni. Si è creata una spirale di sfiducia che presto degenera in una spirale di forza e violenza. In questo contesto molti credono che la forza possa essere una scorciatoia per risolvere i problemi, ma non lo è. Si indeboliscono ulteriormente le regole comuni, fino ad arrivare al punto di rottura.

I maggiori rischi del presente.

In primo luogo la diffusione del terrorismo barbaro in Medio Oriente (ISIS).

Il terrorismo trova terreno fertile nelle frustrazioni e paure dei popoli del Medio Oriente, soprattutto sunniti e sciiti che si spingono a vicenda verso nuove radicalizzazioni, ma il terrorismo cresce anche per via dei ripensamenti degli Stati nazionali, che sperano di poter risolvere vecchi conflitti in un nuovo clima, a Riyad, a Teheran o ad Ankara. Infine il terrorismo aumenta quando lo si combatte con la forza, perché moltiplica le frustrazioni. Permettetemi di dire senza mezzi termini che questa guerra non può essere vinta con la forza militare, come non si è vinto in Afghanistan, in Iraq, in Libia.

La seconda sfida è la situazione qui in Europa con l’Ucraina, uno stato diviso e debole. Con il problema della Crimea e la situazione di Donbass siamo entrati in un ciclo di sfiducia e sanzioni. Nessuno è in grado di immaginare una via d’uscita, anche se il cessate il fuoco firmato nel mese di settembre sembra alleggerire la tensione. Nessuno ha interesse a vedere l’Ucraina diventare un nuovo conflitto congelato.

La terza sfida è l’Iran e la questione della non-proliferazione nucleare. Un accordo deve essere trovato prima del 24 novembre, ma le condizioni non sembrano ancora essere state soddisfatte, perché la diffidenza si è accumulata sul tavolo delle trattative.

Si dovrebbero anche citare le questioni di Ebola e dei profughi.

C’è un solo modo di risolvere queste crisi: il rispetto reciproco e il rispetto del diritto internazionale. Bisogna tener conto degli interessi di tutte le parti.

La considerazione per la pari dignità di tutte le persone, di tutti gli stati-nazione è la fonte di tutte le regole. Lo dico questo come gollista, per il quale la dignità delle nazioni, la loro memoria, la loro identità è la chiave della storia del genere umano.

1. Il rispetto delle regole, una diplomazia attiva e pragmatica, dotata di una strategia politica.

L’intervento militare deve sempre essere limitato e deciso di comune accordo, giuridicamente solido e sotto l’autorità delle Nazioni Unite. Nel 2003 la Russia del presidente Putin, la Germania e la Francia erano schierate assieme contro l’azione unilaterale in Iraq, a difesa delle prerogative ONU.

Per battere ISIS servono:

un governo iracheno più inclusivo che dia più spazio ai sunniti nell’amministrazione e nell’esercito; un accordo in Siria che porti a un governo di transizione, unisca le forze siriane contro ISIS ed eviti che la crisi siriana debordi in Libano e Giordania; una strategia che disinneschi le tensioni tra sciiti e sunniti, a partire da migliori relazioni tra Arabia Saudita e Iran; una strategia che ricomponga tutte le fratture esistenti in Medio Oriente e questo significa anche il riconoscimento di uno Stato palestinese con il nuovo governo unione di Fatah e Hamas.

2. Un mondo basato sul rispetto vuol dire cooperazione pragmatica.

Il mondo ha bisogno della Russia. Non si possono risolvere le crisi medio-orientali o raggiungere un accordo con l’Iran senza la Russia. La Russia, a sua volta, ha bisogno anche lei del mondo, in particolare per la sua ripresa economica e la diversificazione industriale. L’Europa e la Russia hanno un destino comune e un futuro comune. C’è bisogno di dialogo, di una visione di prosperità e di sicurezza comune e nuovi simboli, scambi e collaborazioni, progetti infrastrutturali comuni che leghino il continente. L’Europa rappresenta la metà delle esportazioni russe. Sarebbe utile una riunione ad alto livello di personalità della società civile, artisti, intellettuali, ex dirigenti, uomini d’affari che riescano a formulare assieme una tale visione di un futuro comune. La NATO dev’essere smantellata perché è obsoleta (In realtà lui dice: “l’architettura della sicurezza europea dev’essere fondamentalmente rivista. Bisogna elaborare nuovi progetti adatti alle realtà del mondo di oggi, se vogliamo essere credibili” = basta NATO).

3. Rispetto significa dialogo tra pari.

Se il dialogo con l’Iran fallisce le fazioni più estremiste ne usciranno rafforzate. La crisi ucraina può essere risolta con un gruppo di contatto che comprenda rappresentanti di Ucraina, Russia, Germania, Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti. Solo così ci sarà il peso politico e finanziario per affrontare i vari aspetti di questa crisi. Bisogna procedere oltre il cessate il fuoco concordato a Minsk. Francia, Germania e Polonia devono costituire un gruppo permanente di contatto e che abbia un’influenza decisiva.

Un mondo in cui prevale l’umiliazione è un mondo in cui alla fine perdono tutti. Il mondo che ci serve è un mondo di confronto nel rispetto delle differenze, della storia, della sovranità ed uguaglianza delle nazioni e dei popoli. Lo spirito che ci serve è quello della visita di De Gaulle a Mosca, uno spirito di pace e dialogo. Francia e Germania si sono scontrate per secoli, ma alla fine si è riusciti a costruire una solida riconciliazione. Questo è possibile farlo in tutto il mondo.

http://www.republiquesolidaire.fr/12338-dominique-de-villepin-%C2%ABil-n%E2%80%99y-a-pas-d%E2%80%99issue-par-les-armes%C2%BB-el-watan-15102014/

DICHIARAZIONI DI PUTIN ALLA RIUNIONE DEL CLUB INTERNAZIONALE “VALDAI”.

“Il benessere degli stessi Stati Uniti in gran parte dipende dalla fiducia degli investitori, dei detentori stranieri del dollaro e dei titoli americani. La credibilità, ovviamente, viene minata. I segni di delusione dei frutti della globalizzazione oggi sono presenti in molti Paesi. A mio parere, i nostri amici americani stanno tagliando il ramo su cui sono seduti. Non si può mescolare la politica e l’economia, ma proprio questo ora sta accadendo”.

“Le sanzioni, naturalmente, ci disturbano. Con queste sanzioni stanno cercando di farci danno, bloccare il nostro sviluppo, spingere all’autoisolamento in politica, economia, cultura, spingerci cioè verso l’arretratezza. Ma il mondo, voglio sottolineare, come ho già detto e ribadisco, il mondo è cambiato radicalmente”.

“Auspico la normalizzazione delle relazioni russo-ucraine ed il loro sviluppo. Mi sembra che sia inevitabile”.

“I fattori di rischio non arrivano solo dalle controversie interstatali, ma anche dall’instabilità interna dei singoli Stati, soprattutto quando si tratta di Paesi situati all’incrocio degli interessi geopolitici dei grandi Stati, o sulle linee di faglia storico-culturali ed economiche. L’Ucraina, di cui certamente si è parlato molto, e ne parleremo ancora, è uno degli esempi di questo tipo di conflitto che ha un impatto sulla distribuzione mondiale delle forze e penso che non sia l’ultima“.

“Per quanto riguarda il mio atteggiamento verso l’Ucraina come Stato sovrano, non ho mai messo in discussione il fatto che l’Ucraina è uno Stato moderno, a pieno titolo, sovrano ed europeo. Un’altra cosa è che la storia della formazione dell’Ucraina nei suoi confini attuali è un processo piuttosto complicato” (= la Crimea e la Novorossia sono regioni aggregate all’Ucraina senza essere ucraine e non si può ignorare questo fatto, negando il diritto all’autonomia – NB Putin fin dal principio ha chiesto un’ampia autonomia per il Donbas in un’Ucraina federale e ha criticato pubblicamente le spinte separatiste russofone – in Crimea è intervenuto per salvare la base di Sebastopoli, che per la Russia è importante quanto Key West lo è stata per gli USA fino agli anni Settanta).

“Noi insistiamo sul proseguimento dei negoziati. Noi siamo non solo a favore dei negoziati, insistiamo sul proseguimento dei negoziati per la riduzione degli arsenali nucleari. Meno ci sono armi nucleari nel mondo, meglio è. E siamo pronti a un confronto molto serio in merito al disarmo nucleare”.

Già oggi è aumentata bruscamente la probabilità di una serie di conflitti violenti, con partecipazione se non diretta, almeno indiretta delle grandi potenze. Intanto il fattore di rischio è diventano non le solite contraddizioni interstatali, ma anche l’instabilità interna dei singoli Stati

I nostri colleghi  stavano cercando di gestire in qualche modo questi processi, usare i conflitti regionali, progettare le rivoluzioni colorate nei propri interessi, ma il genio è uscito dalla bottiglia e ora non sanno bene come gestirlo, neanche gli stessi autori della teoria del caos controllato. Tra di loro ci sono sbandamento e confusione”

Oggi si sentono dichiarazioni in merito al fatto che la Russia si stia ritirando dall’Europa, che è alla ricerca di altri partner, in particolare in Asia. Voglio dire che questo non è assolutamente così. La nostra politica nella regione Asia-Pacifico è attiva non da oggi e non in relazione alle sanzioni, ma ha più di qualche anno. Siamo partiti, come molti altri Paesi, tra cui i Paesi occidentali, dal fatto che l’Oriente occupa un posto sempre più importante nell’economia e nella politica”.

“Non si può non prenderlo in considerazione, voglio sottolineare, tutti lo fanno, e anche noi lo faremo, tanto che abbiamo una gran parte del territorio in Asia. Perché non dobbiamo usare i nostri vantaggi? Sarebbe miope“.

“Da dove provengono le nuove reclute [di ISIS]? In Iraq dopo il rovesciamento di Saddam Hussein sono state distrutte le istituzioni dello Stato, compreso l’esercito. Noi a suo tempo abbiamo detto, state attenti a dove avete cacciato queste persone sulla strada, a cosa faranno, a non dimenticare che loro erano al timone di un Paese abbastanza grande. In che cosa li state trasformando? Qual è il risultato? Decine di migliaia di soldati e ufficiali, ex attivisti del partito Baath buttati sulla strada, oggi si uniscono ai guerriglieri. Forse  è qui che si nascosta la capacità dell’ISIS? Agiscono davvero molto efficacemente dal un punto di vista militare, sono professionisti“.

Cosa ci attenderebbe se preferissimo vivere non secondo le regole, anche se severe e scomode, ma del tutto senza regole? E questo scenario è abbastanza reale, non ci si può escludere, data l’intensità della situazione nel mondo”

“La formazione del cosiddetto mondo policentrico … di per sé non rafforza né determina la stabilità. Al contrario, il compito di raggiungere un equilibrio globale si trasforma in un rompicapo abbastanza complesso, in un’equazione a più incognite”

“Ritenevo e ritengo che le sanzioni politicizzate sono state un errore che causa danni a tutti”

I progetti economici congiunti, gli investimenti reciproci oggettivamente avvicinano i Paesi, aiutano ad ammortizzare i problemi attuali nelle relazioni internazionali. Tuttavia oggi la comunità globale del business è sottoposta a pressioni senza precedenti da parte dei governi occidentali”.

Che business può esserci, quali attività, dove trovare convenienza economica, pragmatismo quando si lancia lo slogan: “La Patria è in pericolo, il mondo libero è in pericolo, la democrazia è in pericolo?”.

“Non importa chi nella propaganda americana prende il posto dell’URSS come principale avversario: l’Iran, come un Paese che aspiri alla tecnologia nucleare, la Cina che è la prima economia del mondo, o la Russia come superpotenza nucleare. Tentativi di tracciare le linee di demarcazione, fare coalizioni sulla base del principio non del “per” ma del “contro”, creare nuovi nemici, come durante la guerra fredda. E tutto ciò per conseguire il diritto di dettare legge, internazionalmente”.

“Tali tentativi non solo deformano fortemente la realtà, ma entrano in contraddizione con la diversità del mondo. Tali passi inevitabilmente provocheranno una resistenza, una risposta e porteranno a un effetto controproducente”.

Il mondo unipolare era scomodo, “insostenibile” e difficile da gestire per lo stesso cosiddetto leader “autonominato”… Da qui nascono i tentativi odierni, ormai già in una nuova fase storica, di ricreare una specie di mondo “quasi bipolare” e il sistema “quasi bipolare” come un modello pratico in cui riprodurre, in questo caso, la leadership americana“.

“A volte sembra che i nostri colleghi e amici lottino costantemente con i risultati della loro politica. Proiettano la propria potenza per eliminare dei rischi che si sono creati loro stessi, pagando per questo un prezzo sempre crescente

Circolano rapporti che indicano che un certo numero di leader mondiali sia apertamente sotto ricatto. Non è senza ragione che il ‘Grande Fratello’ sta spendendo miliardi di dollari per la sorveglianza di tutto il mondo, compresi gli alleati più stretti.

Proviamo a chiederci quanto questa situazione ci possa stare bene, quanto ci sentiamo al sicuro, felici di vivere in questo mondo, e quanto equo e razionale sia diventato. Forse non abbiamo reali motivi per preoccuparci, obiettare e porre domande imbarazzanti? Forse lo status eccezionale degli Stati Uniti e il modo in cui stanno portando avanti la loro leadership in realtà è una benedizione per tutti noi, e la loro ingerenza negli eventi in tutto il mondo sta portando la pace, la prosperità, il progresso, la crescita e la democrazia, e dovremmo magari solo rilassarci e godercela?

Ebbene, lasciatemi dire che non è questo il caso, assolutamente no”.

http://italian.ruvr.ru/2014_10_24/Vladimir-Putin-partecipa-al-forum-di-discussione-Valdai-0801/
http://eng.kremlin.ru/news/23137

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Nostradamus Revolution (previsioni per il 2013 e 2014)

Matrix - Il cucchiaio non esiste

AVVERTENZA: constato che c’è un interesse eccessivo/ingiustificato per questo vecchio articolo.
QUI NON SI PARLA DI NOSTRADAMUS E DELLE SUE PROFEZIE

Era solo uno dei primi, rozzi tentativi di fare del social forecasting (analisi predittiva, anticipazione sociale), quando ancora non sapevo che sarebbe diventata una professione.

Questo è l’ultimo capitolo del ciclo di “profezie”, iniziato nel novembre 2011 (con un’analisi decisamente più interessante e degna di quel che segue, seppure ancora più audace):

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/le-mie-previsioni-per-il-2012-2013-2014.html

Per gli aggiornamenti successivi, PROFESSIONALI
https://plus.google.com/+StefanoFaitFuturAbles/posts

http://www.futurables.com/

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Non c’è ancora stata una rivoluzione, ma c’è stato il primo sciopero paneuropeo.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/11/15/yes-we-can-primavera-europea-dalla-b-alla-v-zuclo-non-pervenuto/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/11/15/yes-we-can-primavera-mediterranea-e-non-solo/

Altri seguiranno finché il dogma dell’austerità neoliberista e dell’economia centrata sulle esportazioni continuerà a prevalere.

I neoliberisti [una fazione extra-politica, dei veri e propri corsari, nemici comuni di destra e sinistra, dei moderati come dei radicali], così ostili al gigantismo statale, sono quasi sempre riusciti a far crescere lo stato nei seguenti settori:
– difesa;
– forze dell’ordine;
– apparato tecno-burocratico.
Guarda caso proprio quei settori che servono ai pochi per difendere i propri immeritati privilegi dai molti.
Ma stavolta hanno fatto il passo più lungo della gamba e i loro modelli matematici non ossono garantire il loro successo. Le variabili sono incalcolabili.
Grillo, rivelando il suo disprezzo per il profilo morale ed intellettuale del suo elettorato, sostiene di aver scongiurato l’avvento di un eventuale nuovo Duce. Quel che ha più verosimilmente ottenuto – come Syriza in Grecia – è il differimento della rivolta sociale. Anche una buona prova elettorale del Quarto Polo dovrebbe allontanare la prospettiva di una rivoluzione in Italia. È una buona cosa: come continuo a ripetere, la rivoluzione (come la violenza in generale) dovrebbe essere l’extrema ratio di un popolo disperato ed oppresso, senza alcuna prospettiva di riscatto. È un male minore, ma pur sempre un male. Meglio la politica come dev’essere fatta (es. Roosevelt, i Kennedy, De Gaulle, Kreisky, Tsipras)

http://www.soggettopoliticonuovo.it/

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Ciò detto, nel 2013, il mondo (ed in particolare gli Stati Uniti),  dovrà affrontare una crisi di proporzioni colossali dovuta a due fattori principali (ai quali si aggiunge l’eventuale Terza Guerra Mondiale, con epicentro in Siria e nei Territori Occupati).

La prima questione è quella del controllo delle armi negli USA, le cui implicazioni sembrano essere state colte solo da una minoranza di persone:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/12/23/ora-sono-diventato-la-morte-il-distruttore-dei-mondi/

Il secondo fattore è dovuto agli effetti del cambiamento climatico. Il meteo è completamente instabile ed imprevedibile. Le riserve mondiali di grano hanno raggiunto una soglia critica. L’inevitabile aumento dei prezzi dei generi alimentari potrà causare catastrofi e disordini (fonte: analisti delle Nazioni Unite)

http://www.guardian.co.uk/global-development/2012/oct/14/un-global-food-crisis-warning

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/28/come-se-non-ci-fossero-abbastanza-problemi-arrivano-le-carestie-globali/

La scarsità alimentare è una bomba ad orologeria che potrebbe mettere una nazione contro l’altra. Mentre le Nazioni Unite e Oxfam mettono in guardia contro i pericoli a venire, l’analista Lester Brown afferma che il tempo per risolvere il problema si sta esaurendo.

http://www.guardian.co.uk/global-development/2012/oct/14/food-climate-change-population-water

http://www.unimondo.org/Notizie/Lester-Brown-prepariamoci-alla-guerra-del-cibo-138216

La trasmissione dei cambiamenti di prezzo lungo la filiera alimentare, dalla produzione primaria alla vendita al dettaglio, richiede parecchi mesi e la maggior parte degli effetti della siccità [statunitense] dovrebbe farsi sentire nel 2013.

http://www.ers.usda.gov/data-products/food-price-outlook/summary-findings.aspx

Se non saranno l’austerità o la guerra a causare le rivolte, ci penserà la fame. E’ quel che succede quando si eleggono politici succubi dei poteri finanziari globalisti e quando l’informazione non è più libera.

AGGIORNAMENTO – previsione confermata:

CINAhttp://www.businessinsider.com/historic-cold-snap-in-china-is-causing-dizzying-inflation-in-the-price-of-vegetables-2013-1

CANADA: http://www.vancouversun.com/ready+higher+food+prices+2013/7773063/story.html

REGNO UNITO: http://www.dailymail.co.uk/news/article-2257387/Warning-huge-food-price-rise-Awful-weather-hammer-family-budgets-says-Waitrose-boss-Mark-Price.html

http://www.telegraph.co.uk/foodanddrink/foodanddrinknews/9776144/Cost-of-food-not-going-to-stop-rising-warns-UK-chief-scientist.html

STATI UNITI: http://www.rantfinance.com/2012/12/30/5-discomforting-food-price-hikes-in-2013/

GERMANIA: http://www.theglobeandmail.com/report-on-business/international-business/european-business/food-prices-push-german-inflation-above-ecb-ceiling/article6842205/

ITALIA: http://news.supermoney.eu/economia/2012/11/spesa-prezzi-alimentari-in-aumento-005842.html

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Gli accordi sul libero mercato hanno indebolito gli stati e le rispettive popolazioni mentre hanno rafforzato massicciamente le multinazionali dell’industria e della finanza. Questa crisi non è temporanea: la disoccupazione non scenderà più, perché il lavoro è stato esportato (delocalizzazione), così come i capitali. Continuare a restringere i diritti civili per placare il dio Mammona non farà tornare i posti di lavoro e gli investimenti. Finché non avremo ristabilito delle regole serie e sminuzzato i potentati economico-finanziari (BlackRock gestisce un patrimonio pari al PIL tedesco!) non avremo un futuro.

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L’attività solare, che dovrebbe essere al suo massimo ciclico, è invece miserabile.

http://daltonsminima.altervista.org/?p=23976

È assai probabile che il picco solare sia stato raggiunto circa un anno fa. Da qui in poi non c’è modo di sapere quanto “flebile” (sempre in senso relativo) diventerà la nostra stella. Un’anomalia che non è difficile associare all’insorgere di fasi glaciali. Gli effetti si possono constatare in prima persona:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/12/09/la-fine-del-riscaldamento-globale-per-chi-ha-occhi-per-vedere/

È facile immaginare che i picchi di mortalità dell’inverno scorso saranno ampiamente superati

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/08/15/dovremo-far-fronte-a-questo-tasso-di-mortalita-nei-prossimi-inverni/

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Bill Gates ed altre persone malate di hybris pensano di controllare il clima artificialmente (geoingegneria).

http://www.focus.it/ambiente/uno-spray-per-controllare-il-clima_230712_22112_C12.aspx

Gli unici risultati che potrebbero ottenere sarebbero a livello locale. L’effetto globale è completamente imprevedibile. I modelli matematici disponibili hanno dimostrato di essere largamente fallaci (es. riscaldamento dell’atmosfera, demografia, crescita economica, ecc.). Non si può controllare quel che si è compreso solo parzialmente. Tutto ciò che otterranno sarà rendere il meteo ancora più variabile e acuire gli estremi climatici, che sono già abbastanza irruenti. Sconvolgeranno i cicli del clima globale, che è una forza irresistibile che si fa un baffo delle nostre megalomanie antropocentriche. Insomma, lo faranno incazzare e ci morderà. Tra parentesi, se dovessimo creare dei danni irreparabili, chi li pagherà e chi vi porrà rimedio e come? Bill Gates e Al Gore?

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Se l’Occidente vuole far leva sulla crisi finanziaria per imporre un nuovo ordine monetario alle sue condizioni, con i BRICS in posizione subordinata, ha bisogno di una guerra.

L’escalation in Medio Oriente prosegue, a piccoli passi, perché l’opinione pubblica internazionale è contraria ad un coinvolgimento militare della NATO in Siria:

http://www.rasmussenreports.com/public_content/politics/general_politics/june_2012/voter_support_for_u_s_involvement_in_syria_remains_low

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/02/lopinione-pubblica-occidentale-rifiuta-di-farsi-coinvolgere-nella-questione-siriana/

http://www.lettera43.it/cronaca/turchia-siria-ankara-non-vogliamo-guerra_4367566771.htm

gli stessi Siriani sono in maggioranza dalla parte di Assad:

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/jan/17/syrians-support-assad-western-propaganda

e, se così non fosse, non servirebbe il costante afflusso di mercenari pagati dalle petromonarchie

http://article.wn.com/view/2012/08/16/British_mercenaries_fighting_in_Syria/

e di forze speciali NATO

http://uk.reuters.com/article/2012/06/27/uk-syria-escalation-idUKBRE85Q11C20120627

Intanto adesso abbiamo il fondamentalismo islamico a due passi da casa

http://www.tempi.it/al-qaeda-sta-stringendo-i-rapporti-con-le-armate-libiche-parola-della-cia#.UNMfxKyynV0

Hanno continuato a manipolare e sacrificare le proprie pedine, incluse le proprie popolazioni: la strategia globalista occidentale non ha più alcuna chance di prevalere. Saranno altre potenze a dettare le condizioni.

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Israele: non c’è molto da dire. Non accetterà mai la creazione di uno stato palestinese. Subirà le conseguenze delle decisioni del suo governo.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/11/22/cosa-spinge-netanyahu-a-fare-quello-che-fa-il-rapporto-con-un-padre-molto-particolare/

L’amministrazione Obama ha probabilmente già cominciato a liquidare gradualmente la lobby filo-israeliana e a sostituire le figure chiave con uomini e donne leali alla linea Brzezinski (la guerra è un’intrapresa demente; corruzione, destabilizzazione e diplomazia sono molto più efficaci):
http://www.voltairenet.org/article176737.html
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/11/25/altre-notti-dei-lunghi-coltelli-negli-usa-grecia-e-turchia/

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Le anomalie cosmiche e terrestri si intensificano:

Russia, meteoriti in pieno giorno. Danni a 3mila abitazioni e oltre 1000 feriti nella Russia centrale:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/02/16/per-toutatis-il-cielo-ci-cade-in-testa-che-si-fa-alcune-opzioni/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/20/giove-le-sta-prendendo-di-santa-ragione-glenn-orton-scienziato-nasa/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/28/scende-la-pioggia-di-meteore-ma-che-fa-crolla-il-mondo-addosso-a-me/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/30/sono-rimasto-a-bocca-aperta-thorne-lay-geoscienziato-uc-santa-cruz/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/29/2012-lanno-delle-bizzarrie-naturali-una-sintesi/

Matteo Renzi su Israele, i Territori Occupati e l’Iran

Renzi-e-Shalom

Nel governo Renzi ho potuto riscontrare un approccio molto positivo, amichevole nei confronti di Israele… Se vogliamo parlare di primo “test” per il governo Renzi, direi che il risultato da parte nostra è assolutamente positivo.

Naor Gilon, ambasciatore israeliano a Roma

http://www.huffingtonpost.it/2014/08/05/gilon-ambasciatore-israeliano-roma_n_5652180.html

«Io non sono così sicuro che bisogna per forza votare sì [sul riconoscimento ONU della Palestina]. Non è solo il governo italiano a mostrarsi titubante, lo sono anche gli inglesi ed altri….Non sono d’accordo con Bersani sul fatto che la centralità di tutto sia il conflitto israelo-palestinese. Il problema è generale di tutta l’area del Medio Oriente. E al centro c’è l’Iran. Dobbiamo noi Europa per primi ascoltare il grido di dolore delle ragazze di Teherhan. Se non risolviamo lì, non risolviamo il conflitto israelo-palestinese. A Gaza cosa c’è scritto, infatti? ‘Grazie Theran’. L’Europa non deve lasciare la questione Iran soltanto agli Usa: è quella la madre di tutta le battaglie nel Medio Oriente….»

Matteo Renzi

http://www.corriere.it/politica/speciali/2012/primarie-centrosinistra/notizie/28-11-tg1-renzi-bersani_dbac09ee-3999-11e2-8eaa-1c0d12eff407.shtml

“Talvolta Israele eccede nella difesa, e dobbiamo dirlo, ma è tempo che la sinistra pronunci parole inequivocabili sul diritto di Israele di vivere senza minacce”.

Matteo Renzi

http://www.agenpress.it/index.php?option=com_content&view=article&id=6480:primarie-cs-renzi-discutiamo-su-come-rimettere-in-moto-la-crescita-nostro-orizzonte-terza-via&catid=7:notizia-principale&Itemid=106

Pierluigi Battista scrive sul Corsera: “Ma è abbastanza impressionante notare che mentre Bersani auspica che l’Onu, malgrado le perplessità dell’America di Obama e della Gran Bretagna, riconosca la Palestina anche in assenza di uno Stato palestinese, Renzi invece abbia ricordato la repressione che sta schiacciando i giovani dell’Iran e sta massacrando la rivolta nella Siria di Assad. Ed è impressionante che la radice del conflitto non sia generazionale, come pure è affiorato con la polemica sulla rottamazione scatenata da Renzi, ma culturale. Due sinistre, una che è sempre stata in maggioranza negli ultimi decenni, un’altra che finora è apparsa minoritaria ed esile (Fassina che ha quantificato al «2 per cento» la linea di Ichino, che invece al primo turno ha avuto il 35 per cento dei consensi) e che in Renzi ha trovato lo sdoganatore.

Chi vincerà, incarnerà un modello completamente opposto a quello del competitore. Come dovrebbe accadere tra schieramenti diversi, ma che in Italia accade all’interno dello stesso schieramento. E chi perderà? Dovrà accettare lealmente la sconfitta, ma con un senso di grande distanza dal vincitore. Una storia che non finisce domenica, perché ha cambiato radicalmente il Pd

http://www.matteorenzi.it/rassegna-stampa/22-stampa/545-bersani-renzi-due-idee-di-italia-e-di-partito-una-storia-che-ha-cambiato-il-pd

Programma di governo di Syriza – Se Tsipras perde, l’eurozona è spacciata e noi con lei

[“Der deutsche Steuerzahler solle sich über die radikale Linke in Griechenland freuen, sagt der Ökonom Yanis Varoufakis im Interview. Das Land sei nicht reformunwillig“].

Se la Spagna, Italia, Portogallo, Irlanda, Francia, Grecia, Germania ecc (ossia paesi con un debito ben superiore al 60% del PIL) fossero costretti a ridurre il loro debito del 5% annuo – come prescritto dal fiscal compact –, ciò significherebbe che tutte queste nazioni dovrebbero passare da una media del 2,8% di deficit primario ad un 6% di avanzo primario. Supponiamo di poterlo fare (cosa che, ovviamente, è impossibile). Se riuscissimo in questo sforzo, il risultato sarebbe una recessione molto profonda, in media almeno pari a -4,5%. In un periodo in cui una crisi bancaria è in pieno svolgimento, la periferia è in caduta libera, la crescita degli Stati Uniti scricchiola, la Cina sta rallentando, ecc. È l’equivalente macroeconomico di un suicidio.

Si deve fare qualcosa per bloccare questa pazzia. Poteva farlo l’Irlanda votando no all’idiozia del Fiscal Compact, ma non l’ha fatto, perché ricattata con la minaccia dell’interruzione dei finanziamenti. La Grecia è la prossima speranza per la causa della razionalità. Se il 17 giugno i Greci voteranno come hanno votato gli Irlandesi, decreteranno la morte dell’eurozona.

L’Europa, al momento, è governata da persone che non solo stanno dirigendo la nave verso gli scogli ma, nel farlo, stanno forando i salvagente. Considerate ciò che stanno dicendo il popolo greco: la Grecia, per rimanere nell’eurozona, deve,

(a) continuare a chiedere prestiti al 4% (aggravando il suo indebitamento) per pagare la BCE (che ricaverà profitti del 20% da questi pagamenti dato che in precedenza aveva comprato obbligazioni greche scontate dal 20 al 30%);

(b) ridurre la spesa sociale di altri 12 miliardi di euro.

Se il diavolo avesse voluto assicurarsi che la Grecia fosse spinta fuori dall’eurozona, non avrebbe potuto inventarsi nulla di meglio.

Intanto, lo stesso accade alla Spagna, dove il governo è costretto ad indebitarsi ad un tasso del 7% per sostenere banche alle quali la BCE applica un tasso dell’1% per concedere prestiti al governo al 7%. Nemmeno la mente più malata potrebbe venirsene fuori con un’idea del genere [Varoufakis sbaglia: degli psicopatici potrebbero inventarsi un trucco del genere].

Per concludere, i popoli europei stanno marciando verso la catastrofe. Tutti possono vedere che giù in fondo c’è il dirupo, ma hanno troppa paura per cambiare direzione, paura delle bastonate che riceveranno se sbandano, paura di perdersi nei boschi: le classiche paure delle pecore.

Tuttavia, l’unico modo per porre fine a questa orribile marcia è trovare il coraggio di uscirne, mostrando agli altri che ci si può fermare – a beneficio di tutti. Chi lo potrebbe fare? Gli irlandesi hanno avuto la possibilità di farlo ma non se la sono sentita. In due settimane i Greci avranno la loro chance. Votare per Syriza ci offre (e con “ci” intendo tutti gli europei) una possibilità di far fermare tutto questo. Un’occasione per dire: Basta! È ora di cambiare rotta per salvare l’Eurozona, in modo da evitare la Grande Depressione postmoderna.

Dovremmo avere paura dell’estremismo di Syriza? La mia risposta è un enfatico: No!

Vi consiglio di non leggere il loro manifesto. Non vale la carta su cui è scritto. Anche se pieno di buone intenzioni, non entra nei dettagli e fa promesse che non può mantenere (come che l’austerità sarà annullata), un guazzabuglio di politiche che non hanno né capo né coda. Ignoratelo. Syriza è un partito che ha dovuto progredire, in poche settimane, da un agglomerato di frange politiche che lottavano per entrare in Parlamento (superando la soglia del 4%) ad un grande partito che può trovarsi a formare un governo entro poche settimane. Si tratta di un ‘work in progress’, e così il suo Manifesto è poco appetitoso. No, il motivo per cui Syriza è una scommessa vincente è triplice:

In primo luogo, perché è probabilmente l’unico partito che ha capito cosa sta succedendo e cosa bisogna fare, ossia (a) restare nell’eurozona (nonostante gli evidenti difetti di quest’ultima), e (b) che l’Eurozona non sopravvivrà se non si blocca la marcia della morte dell’austerità competitiva. In secondo luogo, perché il piccolo team di economisti politici che negoziano a nome Syriza sono validi. Moderati, con un’adeguata comprensione della dura realtà che la Grecia e l’eurozona si trovano ad affrontare (e, no, io non faccio parte di quella squadra – ma li conosco). In terzo luogo, perché, in ogni caso, un voto per Syriza non significa un governo Syriza. Nessun partito potrà creare un governo monocolore. Quindi, la domanda è se per l’Europa è meglio un governo di Atene che comprende Syriza come perno o uno che è supportato da screditati partiti pro-salvataggio, con Syriza che guida i banchi dell’opposizione. Non ho alcun dubbio che gli interessi europei sono meglio serviti dalla prima opzione.

http://yanisvaroufakis.eu/2012/06/03/why-europe-should-fear-fina-gail-like-reasonableness-much-much-more-than-it-fears-syriza/

Io comunque una sintesi del programma elettorale di Syriza, tratto dal sito web del partito, la riproduco qui di seguito.
C’è gente che è stata uccisa per molto meno di uno dei punti che ho evidenziato. Ma mi fido di Varoufakis e delle sue entrature.

1. Realizzare un audit del debito pubblico. Rinegoziare gli interessi e sospendere i pagamenti fino a quando l’economia si sarà ripresa e tornino la crescita e l’occupazione.

2. Esigere dalla Ue un cambiamento nel ruolo della Bce perché finanzi direttamente gli Stati e i programmi di investimento pubblico.

3. Alzare l’imposta sul reddito al 75% per tutti i redditi al di sopra di mezzo milione di euro l’anno.

4. Cambiare la legge elettorale perché la rappresentanza parlamentare sia veramente proporzionale.

5. Aumento delle imposte sulle società per le grandi imprese, almeno fino alla media europea.

6. Adottare una tassa sulle transazioni finanziarie e anche una tassa speciale per i beni di lusso.

7. Proibire i derivati finanziari speculativi quali Swap e Cds.

8. Abolire i privilegi fiscali di cui beneficiano la Chiesa e gli armatori navali.

9. Combattere il segreto bancario e la fuga di capitali all’estero.

10. Tagliare drasticamente la spesa militare.

11. Alzare il salario minimo al livello che aveva prima dei tagli (751 euro lordi al mese).

12. Utilizzare edifici del governo, delle banche e della chiesa per ospitare i senzatetto.

13. Aprire mense nelle scuole pubbliche per offrire gratuitamente la colazione e il pranzo ai bambini.

14. Fornire gratuitamente la sanità pubblica a disoccupati, senza tetto o a chi è senza reddito adeguato.

15. Sovvenzioni fino al 30% del loro reddito per le famiglie che non possono sostenere i mutui.

16. Aumentare i sussidi per i disoccupati. Aumentare la protezione sociale per le famiglie monoparentali, anziani, disabili e famiglie senza reddito.

17. Sgravi fiscali per i beni di prima necessità.

18. Nazionalizzazione delle banche.

19. Nazionalizzare le imprese ex-pubbliche in settori strategici per la crescita del paese (ferrovie, aeroporti, poste, acqua …).

20. Scommettere sulle energie rinnovabili e la tutela ambientale.

21. Parità salariale tra uomini e donne.

22. Limitare il susseguirsi di contratti precari e spingere per contratti a tempo indeterminato.

23. Estendere la protezione del lavoro e dei salari per i lavoratori a tempo parziale.

24. Recuperare i contratti collettivi.

25. Aumentare le ispezioni del lavoro e i requisiti per le imprese che accedano a gare pubbliche.

26. Riformare la costituzione per garantire la separazione tra Chiesa e Stato e la protezione del diritto alla istruzione, alla sanità e all’ambiente.

27. Sottoporre a referendum vincolanti i trattati e altri accordi rilevanti europei.

28. Abolizione di tutti i privilegi dei deputati. Rimuovere la speciale protezione giuridica dei ministri e permettere ai tribunali di perseguire i membri del governo.

29. Smilitarizzare la guardia costiera e sciogliere le forze speciali anti-sommossa. Proibire la presenza di poliziotti con il volto coperti o con armi da fuoco nelle manifestazioni. Cambiare i corsi per poliziotti in modo da mettere in primo piano i temi sociali come l’immigrazione, le droghe o l’inclusione sociale.

30. Garantire i diritti umani nei centri di detenzione per migranti.

31. Facilitare la ricomposizione familiare dei migranti. Permettere che essi, inclusi gli irregolari, abbiano pieno accesso alla sanità e all’educazione.

32. Depenalizzare il consumo di droghe, combattendo solo il traffico. Aumentare i fondi per i centri di disintossicazione.

33. Regolare il diritto all’obiezione di coscienza nel servizio di leva.

34. Aumentare i fondi della sanità pubblica fino ai livelli del resto della Ue (la media europea è del 6% del Pil e la Grecia spende solo il 3).

35. Eliminare i ticket a carico dei cittadini nel servizio sanitario.

36. Nazionalizzare gli ospedali privati. Eliminare ogni partecipazione privata nel sistema pubblico sanitario.

37. Ritiro delle truppe greche dall’Afghanistan e dai Balcani: nessun soldato fuori dalle frontiere della Grecia.

38. Abolire gli accordi di cooperazione militare con Israele. Appoggiare la creazione di uno Stato palestinese nelle frontiere del 1967.

39. Negoziare un accordo stabile con la Turchia.

40. Chiudere tutte le basi straniere in Grecia e uscire dalla Nato.

http://www.gadlerner.it/2012/05/24/il-programma-di-syriza.html

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