Timeo anglos et dona ferentes (“adorata Spagna”…de che?)

PREMESSA

“La notizia è seria. Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha scritto una lettera all’Unione Europea affinché questa si pronunci sulla possibile indipendenza della Catalogna. La parola “indipendenza” è sempre più sulle bocche dei catalani e qualcuno comincia a crederci davvero. Tra questi forse anche Rajoy, che altrimenti non si sarebbe premurato di chiedere a Bruxelles delucidazioni in merito. E Bruxelles ha risposto con una minaccia: se la Catalogna si dividerà dalla Spagna non sarà considerata membro dell’Unione e dovrà rinegoziare l’adesione.

http://www.eastjournal.net/catalogna-quando-lindipendentismo-distrae-dalla-crisi/22172

http://www.elperiodico.com/es/noticias/diada-2012/bruselas-avisa-que-catalunya-quedara-fuera-union-europea-independiza-2202243

Uscire dall’Unione Europea è come essere una gallina che si trova sbattuta fuori da un pollaio circondato da volpi (i mercati), in piena notte (va detto che il pollaio in questione è sotto il controllo di una volpe, ma almeno, assieme, le galline possono difendersi meglio).

Segue articolo di Ambrose Evans-Pritchard, intitolato “STAI MOLTO ATTENTA, ADORATA SPAGNA”

Ambrose Evans-Pritchard, figlio di un antropologo invischiato nella strategia del divide et impera dell’imperialismo britannico [cf. Jack Goody, The expansive moment: the rise of social anthropology in Britain and Africa 1918-1970, Cambridge [etc.]: Cambridge university press, 1995], scrive per il quotidiano simbolo dell’establishment inglese e preconizza la jugoslavizzazione/balcanizzazione della Spagna.

Molti internauti, senza informarsi, senza capire, hanno idolatrato AEP perché era contro l’euro, contro la troika e blablabla. Scrive per il quotidiano più neoliberista e promercati che esista nel Regno Unito ed è figlio di un emissario dell’imperialismo britannico: quanto ribelle ed anti-establishment potrà mai essere?

TESTO DELL’ARTICOLO

“Due settimane fa sono stato intervistato dal quotidiano catalano El Punt Avui (1). Ho detto la mia opinione secondo la quale sarebbe impensabile che lo Stato spagnolo intervenisse militarmente per fermare la secessione catalana.

Un gesto di questo tipo andrebbe a violare i trattati dell’Unione Europea e porterebbe alla sospensione della Spagna dall’Unione stessa. All’inizio del 21° secolo, queste cose non si fanno più.

“Non si può essere membri dell’ EU se si usa la forza” era il titolo.

Ma forse ho sottovalutato la solerzia dei responsabili dell’esercito spagnolo.

Infatti, è arrivato il commento da parte del Colonnello Francisco Alaman che ha fatto un parallelo storico con il 1936, garantendo la volontà di spazzar via i nazionalisti catalani, descritti come “avvoltoi”.

Il Colonnello ha proseguito: “L’indipendenza della Catalogna? Dovranno passare sul mio cadavere. La Spagna non è la Yugoslavia od il Belgio. Anche se il leone sta dormendo, non svegliatelo perché potrebbe tirar fuori una ferocia collaudata da secoli”.

In realtà non siamo minimamente come nel 1936. Ho passato parte del mio fine settimana a leggere nuovamente la magistrale biografia di Franco scritta da Paul Preston, un utile richiamo per tutti noi.

Nel 1936 il colpo di stato militare di Franco, era diretto contro il neoeletto Fronte Popolare, visto dai comandanti dell’esercito (ma non da tutti) come l’inizio di una conquista della Spagna da parte dei Bolscevichi. La rivolta di Franco era dunque una difesa della gerarchia cattolica contro il comunismo e la sovversione francese (nella loro mente).

Il governo spagnolo attualmente è un governo nazionalista di destra – Partido Popular – con collegamenti con l’Opus dei. Le parti sono completamente invertite.
In un certo senso il Colonnello Alaman ha ragione. La situazione sta diventando pericolosa.

E se pensate Alaman sia un caso isolato, il Tenente Generale Pedro Pitarch ha dichiarato che le parole di Alaman riflettono “il pensiero profondamente radicato in gran parte delle forze armate”.

Il generale Pedro Pitarch ha dichiarato che dell’indipendenza della Catalogna non c’è nemmeno da parlarne, aggiungendo che Madrid ha gestito la questione in modo disastroso, tanto da fargli affermare: “Abbiamo una Stato inetto?”

Inoltre c’è stata anche una minaccia da parte della Asociación de Militares Españoles (AME) – un’associazione di ufficiali in pensione – la quale mette in guardia chi ha intenzione di promuovere la “spaccatura della Spagna” che dovrà difendersi da accuse di tradimento davanti a tribunali militari.

Ecco cosa scrive El Mundo (2) :

Il comportamento del Governo catalano e dei membri del suo Parlamento è inammissibile.

In base all’articolo 8 della sua Costituzione, le Forze Armate sono i guardiani dello Stato spagnolo e dell’integrità del suo territorio e per difendere la sovranità e la Magna carta della nazione spagnola, eseguiranno il proprio compito “con scrupolo e in modo meticoloso”.

L’AME ha dichiarato che il minimo accenno di secessione “sarà represso”. I trasgressori devono avere bene in mente che “sotto la giurisdizione dei tribunali militari, dovranno rispondere rigorosamente alla pesante accusa di alto tradimento”.

Ma parlano a nome dell’esercito? Si dovrebbe presumere di no e ci si dovrebbe  aspettare un disconoscimento ufficiale – sull’ipotesi di intraprendere una tale linea – da parte del Re Juan Carlos, o dal premier Mariano Rajoy o dagli alti gradi delle Forze Armate.

Nelle democrazie l’uso di tribunali militari è proibito contro i civili (sorvoliamo su Guantanamo). I presunti cospiratori del presidente Abramo Lincoln furono portati davanti a tribunali militari USA e condannati all’impicccagione, dando il via ad una lunga battaglia legale alla fine della quale la Corte Suprema decretò che una simile procedura era anticostituzionale e che una cosa del genere non sarebbe mai più dovuta accadere.

Così alla luce di ciò, quello che sta succedendo in Spagna è un ribaltamento degli eventi molto pericoloso. Suggerire come una grande nazione quale la Spagna debba gestire le proprie questioni non è certo compito di un pirata inglese.

(Il mio problema poi consiste nell’essere un gallese supporter dell’unione con la Gran Bretagna che è un po’ come un supporter catalano a favore dell’unità con la Spagna… ma solo con mezzi democratici. L’uso della forza cambia tutte le cose).

In questo momento in Europa le cose si stanno muovendo molto velocemente. La settimana scorsa il Portogallo è stato sconvolto, mentre la Spagna è in uno stato di crisi maggiore. La maggior parte dell’Europa del sud è in una situazione imprevedibile.

È colpa dell’unione monetaria e dell’euro? Certo, naturalmente lo è [NO, NATURALMENTE NON LO È, È COLPA DI CHI HA CRIMINALMENTE GESTITO L’EURO E LA CRISI INCHINANDOSI AI DIKTAT DEI MERCATI E DELL’FMI E FAVORENDO GLI SPECULATORI PRO-DOLLARO, OSSIA PRO-NATO, NdR]. Mentre gran parte del mondo – inclusa la Gran Bretagna – sta pagando una profonda crisi economica, il danno concentrato con un’intensità letale in quegli stati vittime dell’Unione Monetaria Europea. Il tasso di disoccupazione spagnolo è al 25% e non si è ancora fatto sentire a pieno il morso dell’austerità.

E come se ancora non bastasse, le popolazioni hanno fatto la spiacevole scoperta che i loro Governi eletti non possono far nulla per liberarle dalla trappola e che hanno perso il controllo sul proprio destino.

Spagna e Portogallo sono intrappolate in un crollo cronico con le valute sopravvalutate. Pur avendo ripreso un po’ di competitività nel lavoro tagliando i salari, la cosa ha solo – ed obbligatoriamente – compensato il disastro dell’accoppiata debito-deflazione e li ha portati ancora di più vicino alla bancarotta.

Sicuramente il piano Draghi per l’acquisto di bond ha ritardato il giorno della resa dei conti. Ha abbassato il costo del rifinanziamento sovrano ed attutire la caduta, ma non è in grado di fermare la lenta asfissia di queste società.

Ci stiamo muovendo ora dalla fase finanziaria della crisi all’esplosione totale della crisi politica, il che davvero assomiglia agli anni ’30.

La gente mi domanda quando io sono diventato pessimista: la mia risposta è: “nel 1991, quando ho accompagnato le truppe Serbe nella città di Vukovar ed ho visto 300 prigionieri feriti portati via dall’ospedale, pensando che fossero finalmente al sicuro per poi venire a sapere che poco dopo erano stati falciati a colpi di mitra in una vicina fattoria, ecco, allora sono diventato pessimista”.

L’impensabile avveniva davanti ai miei occhi, ed era ancora nulla rispetto al massacro di 8.000 bosniaci musulmani – uomini e ragazzi – a Srebrenica, di cui poi ho riferito nel processo a l’Aia.

Quando le cose iniziano a prendere una brutta piega, vanno a finire ancora peggio. Stai molto attenta, adorata Spagna”.

Ambrose Evans-Pritchard

Fonte: http://blogs.telegraph.co.uk

Link: http://blogs.telegraph.co.uk/finance/ambroseevans-pritchard/100020330/be-very-careful-beloved-spain/

25.09.2012
Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura della redazione

Commento del lettore Bellerofon: “Come dimenticare i bombardamenti italiani in Serbia nel 1999 (D’Alema premier…), ed il riconoscimento del Kosovo indipendente da parte del nostro Paese nel febbraio 2008? Quella di Evans Pritchard non è una minaccia, bensì una “cronaca dal futuro”. Prossimo, già programmato, e che ci riguarderà MOLTO da vicino”.

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/un-po-di-chiarezza-sullintervento-in.html

Molto da vicino:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/17/il-corriere-della-sera-pubblica-un-inno-alla-jugoslavizzazione-dellitalia-perche/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/20/bruno-luvera-tg1-rai-sulla-jugoslavizzazione-dellitalia-e-la-balcanizzazione-delleuropa/

Perché il lupo perde il pelo ma non il vizio:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/11/rivoluzioni-colorate-e-primavere-arabe-preludio-alla-terza-guerra-mondiale/

ed è ancora il lupo di sempre:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/31/il-terzo-impero-britannico-il-braccio-e-a-washington-la-mente-a-londra/

In difesa dell’idea di Stato

Così opprimente è la confusione di questi tempi, che si confonde statalismo e nazionalismo e si reputano incompatibili statalismo ed autonomismo. Io ho dedicato un paio di capitoli di Contro i miti etnici a dimostrare che patriottismo e nazionalismo sono ideologie infantili, eppure difendo l’idea di Stato. Sono coerentemente e da lungo tempo autonomista, eppure difendo l’idea di Stato. Ritengo che il futuro umano o sarà cosmopolita ed unito o non sarà, eppure difendo l’idea di Stato. Considero l’anarchismo l’ideologia migliore per un mondo in cui gli esseri umani fossero meno egocentrici e più maturi nella gestione della forza e del potere,  eppure difendo l’idea di Stato.

Per le ragioni esposte da Paolo Quercia:

“Certo, nel corso della storia gli Stati si sono rivelati essere anche feroci strumenti di oppressione della libertà e degli individui e le nazioni hanno originato il drammatico fenomeno dei nazionalismi e dei genocidi. Ma la storia dell’umanità ci mostra che totalitarismi e guerre non sono affatto il prodotto esclusivo del potere statale e del concetto nazionale, ma spesso una drammatica conseguenza della lotta per il potere in quanto tale o la conseguenza di ideologie ispirate all’odio che si impossessano della scatola Stato e del vestito della nazione. Società premoderne e prestatali sono spesso tormentate da guerre e massacri in misura molto maggiore di quello che accade all’interno degli Stati e la violazione dei diritti umani può avvenire all’interno di nuclei sociali molto più piccoli come le famiglie o delle tribù. Se pensiamo alla drammatica fine della Jugoslavia, ci accorgiamo che è stata proprio la dissoluzione di uno Stato e la fine del nazionalismo jugoslavo a generare la peggiore guerra civile avvenuta sul suolo europeo dalla fine della seconda guerra mondiale…E nella strage di Srebrenica, qualche colpa l’avranno forse anche le transnazionali Nazioni Unite e la fantomatica “comunità internazionale” per aver affidato ad un pugno di imbelli soldati olandesi la protezione della enclave mussulmana?Stati e nazioni hanno rappresentato anche le più efficienti forme di organizzazione politica e sociale occidentali consentendo il raggiungimento di un’infinità di conquiste economiche e civili ai popoli europei. La stessa Europa come la conosciamo oggi, che sul mondo esercita un duplice primato di benessere e di valori, non esisterebbe se non avesse alle spalle le due potenti creazioni della statualità e della nazionalità. Ma soprattutto, è la stessa democrazia moderna, ad essere un prodotto politico e culturale delle nazioni europee organizzate in stati sovrani, che si sono affermati come alternativa al particolarismo etnico e all’universalismo imperiale. I popoli europei, se ancora aspirano a giocare un ruolo di rilievo nel sistema internazionale, dovrebbero prestare maggiore attenzione alle radici storiche della propria sovranità politica, senza mai dimenticare lo stretto legame esistente tra Stato, nazione e democrazia. Spogliarsi sbrigativamente dei primi due vestiti rischia di mettere in serio pericolo anche l’essenza di uno dei valori fondanti dell’Occidente: quello della democrazia, in Europa nata sovrana e nazionale. Anche nelle società postmoderne tentate dal sogno cosmopolita, Stati e nazioni conservano la loro ragione di essere”.

Paolo Quercia, Limes, aprile 2010 – analista di relazioni internazionali, consulente del Centro Alti Studi Difesa.

“Ricordatevi sempre che gli Ebrei, prima di poter essere emarginati e poi sterminati, sono stati snazionalizzati (cf. Hannah Arendt per un approfondimento). Diversamente, lo stato di diritto li avrebbe tutelati ed una sua eccessiva manomissione avrebbe indebolito la presa del nazismo sulla popolazione tedesca, che era tutt’altro che assoluta”.

Poiché non si sa mai chi può andare in futuro, sarebbe opportuno evitare vaghezze, opacità e fedi visionarie: ci sono in ballo le vite di centinaia di migliaia di persone.

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