Alcibiade il Rottamatore

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Quando si pensa ad uno psicopatico, i nomi che vengono in mente sono quelli di Hitler, Stalin, Mao, il marchese de Sade, qualche serial killer, qualche squalo della finanza.

Se fosse così facile sgamare uno psicopatico, saremmo a posto.

Purtroppo la cosa è molto più complicata di così:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/15/psicopatia-portami-via-la-gente-ce-lha-sotto-il-naso-ma-non-la-vuole-vedere/

 

Hervey Cleckley, pioniere dello studio della psicopatia e ancora oggi riconosciuto come uno dei massimi specialisti del campo, sospetta che una figura storica in molti casi ammirata, come Alcibiade, fosse verosimilmente uno psicopatico.

Qui trovate “The Mask of Sanity”, in cui lo psichiatra esamina anche il profilo psicologico di Alcibiade (pp. 327-336):

http://www.cassiopaea.org/cass/sanity_1.PdF

Noi non sappiamo se la descrizione della personalità di Alcibiade che ci è stata trasmessa sia corretta; la cosa è di importanza secondaria. Quel che mi preme è che il lettore possa farsi un’idea di come si comporterebbe un leader psicopatico, in modo da riuscire a riconoscerlo. Insomma l’Alcibiade al centro di questa “inchiesta” è un tipo ideale, utile per esplorare l’attualità ed il prossimo futuro, non per fare storiografia.

Esaminiamo alcuni estratti da “Alcibiade e l’eterno desiderio di gloria” di Paola Scollo:

– Geniale e abile stratega, nel corso della guerra del Peloponneso non ha esitato, per convenienza, a tradire più volte la sua patria, alleandosi dapprima con gli Spartani, poi con i Persiani. Ambizioso e amante dei piaceri, ha esercitato sempre grande fascino nella sua gente. E non solo.

– Nell’immagine di Alcibiade, la presenza di Socrate rappresenta «un reale aiuto degli dèi» a tutela della virtù, pertanto «come un gallo sconfitto abbassò le ali e si rannicchiò intimorito verso Socrate, amico e amante che non andava in cerca di piaceri indegni di un uomo e non chiedeva baci e carezze, ma che gli apriva gli occhi sulla corruzione della sua anima e umiliava il suo orgoglio vano e sciocco» (Phrin. fr. 17 Nauck).

– Ancora giovanissimo, Alcibiade è introdotto alla vita politica. Fin da subito, comprende che nulla gli avrebbe procurato influenza sulla massa più del fascino della parola.

– Come puntualizza Plutarco, oltre alle notevoli doti di politico e oratore, alla sottile intelligenza e alla singolare abilità, nell’animo di Alcibiade si annida la dissolutezza dei costumi, che lo guida «verso eccessi nel bere e negli amori…verso un’ostentazione di lusso sfrenato».

– «egli indusse il popolo a concepire grandi speranze, ma ancor più grandi erano le sue aspirazioni: la Sicilia, infatti, doveva costituire solamente il principio della realizzazione delle sue mire e non un fine in sé, come pensavano tutti gli altri».

–  alcuni schiavi e meteci accusano Alcibiade e i suoi amici «di aver sfregiato anche altre statue e di aver parodiato, nell’ebbrezza del vino, i sacri misteri, ovvero i Misteri Eleusini».

– Plutarco sostiene che Alcibiade possiede, tra le numerose capacità, «un’arte tutta particolare nell’accalappiare le persone, conformandosi e adeguandosi alle abitudini e ai costumi altrui, imponendosi cambiamenti più rapidi e radicali di quelli di un camaleonte» (Alc. XXIII) [questo è il marchio di fabbrica dello psicopatico http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/psicopatici-al-potere-conoscerli-per.html].

– Alcibiade si affida a Tissaferne, satrapo del re di Persia, che, essendo per natura malvagio e amante di chi è come lui, apprezza molto «la versatilità e l’abilità eccezionale dell’Ateniese».

– Alcibiade cerca in tutti modi di danneggiare gli Spartani e di metterli in cattiva luce presso Tissaferne (Tucidide VIII 45 – 51). Dopo aver tradito Atene alleandosi con Sparta e, quindi, aver tradito Sparta, alleandosi con la Persia, nell’inverno del 412/1 a.C., Alcibiade tenta di allearsi con la flotta ateniese schierata a Samo

– Ambizioso uomo politico, freddo e valoroso stratego, personaggio complesso e, come tutti coloro che sono destinati a imprimere il sigillo della loro personalità, contraddittorio. Forse, è proprio questa contraddittorietà che continua, a distanza di secoli, ad affascinare e ad eternare il ricordo di Alcibiade. Forse, è la stessa contraddittorietà che gli Ateniesi hanno amato e per cui non sono riusciti a odiare Alcibiade nemmeno quando ne hanno ricevuto del male (Alc. XLII 3).

http://www.instoria.it/home/alcibiade.htm

Dalla tesi di dottorato di Costanza Pacini

http://amsdottorato.cib.unibo.it/2090/1/Pacini_Costanza_TESI.pdf

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Alcibiade secondo Tucidide e Plutarco

– Fin dall’inizio della sua ‘carriera scolastica’, egli avrebbe dato prova della stessa prepotenza mostrata altrove… Plutarco mette in evidenza le stesse caratteristiche emerse nei testi precedentemente analizzati: ogni sua azione risultava prodotto di prepotenza e dispotismo, ma nonostante questo l’autore non poté evitare di cercare delle motivazioni che rendessero in qualche modo più accettabile il consenso generale di cui godeva.

– un individuo che agisce in costante contrasto con le norme della polis accettate e riconosciute da tutti [altro tratto caratteristico degli psicopatici http://www.informarexresistere.fr/2011/11/18/psicopatici-in-giacca-e-cravatta/]

– Plutarco non nega che Alcibiade avesse comunque ricevuto una educazione, la quale, tuttavia, privata del sostegno di una solida morale, si sarebbe resa utile per il conseguimento di altri obiettivi, meno nobili. Come abbiamo visto, Alcibiade era infatti dotato di una particolare abilità nell’adeguarsi alle circostanze esterne, sapeva cioè imitare sia i comportamenti moralmente riprovevoli che quelli encomiabili. Tale capacità, risultato dell’esercizio della ragione sulla sua natura incoerente, sarebbe diventata un elemento molto utile alla sua carriera politica, poiché gli avrebbe permesso di adattarsi alle diverse circostanze e di appianare gli scontri [lo psicopatico è, per definizione, camaleontico, poiché altrimenti non riuscirebbe ad ottenere ciò che vuole]

– proprio l’eccezionalità che nessuna delle testimonianze analizzate pare voler negare avrebbe determinato il sorgere delle accuse di ambire alla tirannide di cui egli fu, fin da subito, oggetto; in questo contesto però la tirannide non indica un vero e proprio regime politico basato sul potere personale di un solo individuo, quanto piuttosto un modello di comportamento prepotente e assolutista, che tende a sopraffare la sovranità esercitata dal demos;

– Alcibiade manifesta invece una visione antitetica del rapporto tra città e individuo: al primo posto della scala di valori egli pone infatti il soddisfacimento di desideri personali;

–  Pericle mette in guardia dai rischi di una guerra di attacco, poiché obiettivo di Atene doveva essere la conservazione e il rafforzamento dell’impero, e per questo rifiuta ogni progetto di ampliamento; Alcibiade porta invece l’imperialismo ateniese al suo limite estremo, presentando un progetto espansionistico senza pari. La differenza fondamentale tra questi due atteggiamenti consiste nel tentativo di Pericle di trovare una giustificazione morale all’impero. Lo statista infatti riconosce l’ingiustizia intrinseca nel concetto stesso di imperialismo ateniese (che definisce infatti simile ad una tirannia vd. II 63.2), ma cerca un’attenuante – seppur debole – nella straordinarietà di Atene, che costituisce un esempio per tutta la Grecia, e nella superiorità degli Ateniesi (II 62.4); nel discorso di Alcibiade manca invece ogni pretesto morale alla sua politica imperialistica aggressiva, che appoggia solo in vista dei vantaggi che questo può procurargli. In questo modo l’imperialismo ateniese perde ogni giustificazione morale e diventa pura espressione della legge del più forte.

– Alcibiade spiega le ragioni di quello che si presenta come un tradimento della propria patria [si è schierato con Sparta contro Atene] attraverso un ragionamento sofistico, nel quale si riscontrano tutte le caratteristiche già presentate di questo personaggio. All’interno del suo sistema di valori, orientato al soddisfacimento egoistico dei propri desideri, l’idea di patriottismo assume un significato nuovo: “non penso di andare contro quella che è la mia patria, ma piuttosto di riprendere quella che non è più mia. E ama giustamente la patria non quello che non assale la sua dopo averla ingiustamente perduta, ma colui che con tutti i mezzi, per l’amore che le porta, cerca di riprenderla»… Si manifesta ancor più chiaramente l’egoismo di questo personaggio che, pur di soddisfare il proprio desiderio di tornare ad Atene, si dimostra disposto a distruggerla, sia militarmente (grazie all’aiuto di Tissaferne), che politicamente (determinando la caduta della democrazia). Lo scopo non è dunque quello di essere riammesso nella comunità civica, ma quello di soddisfare un proprio desiderio individuale.

– “egli conquistò il favore degli umili e dei poveri al punto che questi ardevano addirittura dal desiderio di averlo come tiranno; e taluni glielo dissero e lo esortarono a farsi tale per vincere gli invidiosi e abrogare i decreti e le leggi di quei chiacchieroni che mandavano in rovina la città in modo da poter agire e governare lo Stato senza più dover temere i sicofanti”.

– «Quanto ai sentimenti del popolo verso di lui, bene li ha espressi Aristofane i questi versi: “lo ama, lo detesta, ma lo vuol avere”. E caricando ancor più la dose, usa questa metafora: “Non si alleva certo un leone in città: ma se uno se lo alleva, ai suoi modi conviene che si pieghi”».

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Dal blog “Notecellulari”

Matteo Renzi (o l’eloquenza volgare)

“Bei tempi quelli della canotta del senatùr? Anche no. Non è necessario rimpiangere la ruspante grossolanità padana per trovare volgaruccio Matteo Renzi. Matteo ha un look su cui si potrebbe eccepire, ma che appare meno sguaiato di quello esibito dall’Umberto prima maniera; del resto altrettanto cafone della canotta alla Pacciani può apparire anche un doppiopetto ostentato e impomatato, tirato a lucido e che vernicia la corruzione. Quella di Renzi è invece la vera nuova volgarità rampante, quella che si afferma e brilla contenta di sé. Matteo Renzi è volgare nel suo proporsi, nel suo sorrisetto gnè-gnè, nel suo esprimere fastose certezze siderali su argomenti banali, nel suo applicare ovunque e con dovizia aggettivi come “bello”, “meraviglioso”, “naturale”, nel suo dire “chi ha coraggio, chi ha entusiasmo, chi ha voglia” riferendosi esclusivamente a se stesso, nello sciorinare i suoi “sinceramente”, “con sincerità”, “con chiarezza” quando sta shiftando di brutto su un concetto; nel dire che augura successo all’avversario mentre gli sega, e nemmeno silenziosamente, le gambe della sedia.

La sua volgarità è nel plurale majestatis (non lo usa più nemmeno il romano pontefice) che gli fa dire “noi” quando intende “io”, nel parlare con enfasi del futuro dell’Italia senza esporre altro che se stesso oppure nell’ostinarsi a dividere ottusamente giusto e sbagliato in base a un criterio grottesco e solo generazionale fino ad arrivare a lodare strumentalmente le dimissioni del papa emerito Ratzinger; scrive infatti nel suo blog: “Ho chiesto ai miei figli di accendere la tv insieme e abbiamo guardato le immagini del vecchio Papa che lascia, che se ne va, che saluta prima delle dimissioni. Non avrei mai immaginato di assistere alla scena di un Papa che dice basta. Che lui non è più in grado di farcela. Che giura obbedienza al suo successore. “ (come lo vorrebbe per se stesso!)

Matteo Renzi però piace; ammettiamolo: sciaguratamente piace e questa è una dannazione del nostro tempo televisionaro, grossolano, sprecone, superficiale e di bocca buona. Respingo sempre le critiche (comprese quelle filorenziane) che attribuiscono alla generazione come la mia le colpe che riguardano il dissesto economico. Le respingo proprio perché vengono da ignoranti tirati a lucido e non sono argomentabili; se invece una colpa l’abbiamo è di non essere riusciti a educare i matteorenzi che ora ci infestano con le loro vanterie da cicisbeo, con i loro atteggiamenti da miles gloriosus appena attenuati, con la supponenza di un tartufino-berluschineggiante. O forse no, gente come lui che chiama i collaboratori “il mio staff”, ma che chiama il suo partito o la politica “questa roba qua” non era educabile. Succede”.
http://notecellulari.wordpress.com/2013/03/10/matteo-renzi-o-leloquenza-volgare/

Israele, la destabilizzazione del Medio Oriente ed il neonazismo

Una dopo l’altra, le nazioni e regioni che circondano Israele sono state destabilizzate.

La Siria da metà marzo del 2011, il Sinai negli ultimi mesi, il Libano nelle ultime settimane e presto anche l’Egitto.
Il Washington Post ha spianato la strada all’intervento NATO in Siria citando il classico pretesto delle armi di distruzione di massa (gas nervino in possesso del regime siriano) da porre sotto controllo.
Ma ci possono essere mille pretesti per intervenire.
Carichi di armi provenienti dalla Libia sono stati intercettati nella zona di Tripoli (la Tripoli libanese, quella che la CNN ha scambiato per la Tripoli libica, in un errore che è quasi un lapsus freudiano o una profezia avverata), un distretto con un aeroporto in disuso e a distanza strategica da Tartus, il porto siriano che Assad ha concesso alla flotta russa.
Comprensibilmente Medvedev ha avvertito che le ingerenze NATO in questioni regionali sono sempre a rischio di scatenare guerre internazionali e, nel contesto medio-orientale, conflitti termonucleari.

Intanto i sionisti americani preparano il terreno per l’occupazione israeliana del Sinai, ossia per una guerra con l’Egitto

E Netanyahu chiede al mondo di intervenire contro Iran, Siria ed Hezbollah

La differenza è che in Libia non ci si è mai avvicinati ad una guerra NATO-Russia, in Siria-Libano sarà un risvolto quasi inevitabile e non è tra l’altro per niente chiaro perché la NATO debba coltivare l’alleanza anti-Assad con Arabia Saudita e Qatar, due regimi se possibili ancora più autoritari di quello di Assad e pronti ad intervenire nei paesi confinanti (es. Bahrein, che sta per essere annesso all’Arabia Saudita) per sopprimere con la forza le proteste popolari pro-democrazia.

Occorre tenere sempre a mente che, da Ben Gurion, a Sharon, a Netanyahu l’obiettivo è sempre rimasto quello della restaurazione del Regno di Davide e Salomone, ossia di un’invenzione. Come si scende a compromessi con un mito etnico, con una fantasia maniacale che implicherebbe l’edificazione di una Sparta giudea, con i Palestinesi come iloti (e i lavori sono in stato avanzato: Gerusalemme è in via di giudaizzazione)?

Ricordiamoci sempre che Benjamin Netanyahu, nel 2003, affermava che se gli Arabi fossero arrivati a costituire il 40% della popolazione di Israele sarebbe stata la fine dello stato giudeo. “Ma anche il 20% è un problema e se le relazioni con questo 20% diventano problematiche, lo stato è autorizzato a prendere misure drastiche”.

Ecco, il problema è arrivato.

“Un piccolo, ma essenziale, terremoto demografico è in corso tra la costa del Mediterraneo orientale e il fiume Giordano, nell’area che, secondo i punti di vista, si può chiamare ‘Palestina storica’ o ‘Grande Israele’. A fine dicembre, i due uffici nazionali di statistica, quello dell’Autorità nazionale palestinese e quello di Israele, hanno pubblicato i risultati annuali dell’andamento demografico. E ci sono diverse sorprese. […]. «Il numero dei palestinesi nella Palestina storica, alla fine del 2011, era di 5,6 milioni. Il numero degli ebrei nella Palestina storica era di 5,8 (100 mila in meno rispetto ai dati del censimento israeliano, ndr). Basandosi sulle stime del Dipartimento di statistica israeliano per il 2012, il numero di palestinesi ed ebrei sarà di 6,3 milioni ciascuno per la fine del 2015, se i tassi di crescita attuali rimangono invariati. Tuttavia, il numero dei palestinesi nella Palestina storica arriverà a 7,2 milioni entro la fine del 2020, rispetto a 6,8 milioni di ebrei».

Netanyahu vuole la guerra con l’Iran per questa ragione, non certo per la bomba. La bomba è un pretesto.

Mi piacerebbe che i sionisti italiani (e non solo) si andassero a leggere “Come i nazisti hanno vinto la guerra“, un’intervista a Kevin MacDonald, regista di un terribile ed importante documentario (“Il nemico del mio nemico. Cia, nazisti e Guerra Fredda) su come i nazisti sono riusciti a riciclarsi ed infiltrarsi nelle democrazie occidentali, specialmente nella CIA (cf. Reinhard Gehlen – Allen Dulles) conservando una forte influenza anche dopo la fine della Guerra Fredda (furono direttamente coinvolti nell’uccisione di Che Guevara, nell’operazione Stay Behind / Gladio e nell’operazione Condor)

La sinistra filosionista potrebbe anche leggersi “I nazisti che hanno vinto: le brillanti carriere delle SS nel dopoguerra” di Fabrizio Calvi. Casale Monferrato (AL): Piemme, 2007.

Sui rapporti tra i nazisti e la famiglia Bush

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/la-famiglia-bush-e-il-terzo-reich.html

Sull’omicidio Kennedy e Allen Dulles:

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/arduo-da-vedere-illato-oscuro-e.html

Mi stupisce che così pochi sionisti e difensori della causa palestinese siano al corrente di quel che è successo DOPO l’Olocausto, in Occidente.
Se l’avessero fatto ora non staremmo a parlare di Israeliani contro Palestinesi ma di come la minaccia esistenziale per Israele e la Palestina sia più reale che mai ma non provenga dall’Iran o dagli Arabi.

Netanyahu non si rende minimamente conto dell’effetto domino che sta per scatenare con le sue strategie destabilizzatrici (nonostante gli avvertimenti del Mossad).
L’antisemitismo arabo è uno scherzo rispetto a quello di certi ambienti molto influenti che non attendono altro che un errore israeliano per passare alla fase 2, quando l’opinione pubblica internazionale entrerà in una fase di funesta israelofobia

Gli unici che potrebbero beneficiare di questo sarebbero Israele e i Sauditi…Israele e Arabia Saudita sono nemici molto più pericolosi degli Iraniani. Il congresso è maniacalmente fissato con la guerra con l’Iran … Ascoltate il senatore Graham, il senatore McCain e Joe Lieberman … sono controllati dagli Israeliani… i Sauditi sono molto influenti e perciò quando osservate questo tipo di cose vi dovete sempre chiedere chi trarrebbe vantaggio dalla guerra? Ad Israeliani e Sauditi piacerebbe vedere i nostri soldi e i nostri giovani uomini e donne essere uccisi combattendo contro i loro nemici in Iran.

Michael Scheuer, ex agente della CIA ed ora storico alla Georgetown University
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/24/e-se-liran-avesse-gia-latomica-osservazioni-sconvenienti-sullarmageddon-che-verra/

Sarebbe ora che molti sionisti si rendessero conto che alcuni tra i loro critici più tenaci stanno tentato di salvare loro la pelle (e quella dei Palestinesi).

Lunedì 5 marzo 2012 si decidono le sorti del mondo, nell’indifferenza della gente

 

di Stefano Fait

 

 

Si sente usare l’espressione tutte le opzioni sono sul tavolo. Ma alcune azioni sono contrare al diritto internazionale.

Antonio Patriota, ministro degli Esteri brasiliano, rivolgendosi al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, 24 febbraio 2012

Noi non abbiamo bisogno di una nuova guerra. E dobbiamo chiarirlo ai nostri amici israeliani. Se gli Israeliani vogliono cominciare un conflitto armato contro l’Iran, sorvolando il nostro spazio aereo in Iraq, devono sapere che noi non lo sosterremo mai. Se lo fanno, dovranno farlo da soli. Devono assumersi tutta la responsabilità perché in caso di una guerra si dovrà pagare un prezzo altissimo e le conseguenze di un intervento militare saranno disastrose sopratutto per gli Stati Uniti, in Afghanistan e Iraq, nel settore energetico ed anche per la stabilità in Medio Oriente. […]

Obama deve dire a Israele che gli iraniani reagiranno bersagliando per prima i nostri obiettivi. Saremo costretti noi a pagare un caro prezzo. Questo non è  accettabile. Però dobbiamo anche ricordare che la maggior parte degli israeliani non supporta la guerra. È della stessa posizione anche quasi tutta la comunità ebraica in America.

Zbigniew Brzezinski (il Grande Vecchio della politica estera statunitense e mentore di Obama), 26 febbraio 2012

http://www.youtube.com/watch?v=52G-qiK8qEY

testo trascritto (inglese):

http://transcripts.cnn.com/TRANSCRIPTS/1202/26/fzgps.01.html

Allo stato attuale un attacco contro l’Iran non è prudente e, soprattutto, sarebbe destabilizzante.

Martin Dempsey, Capo di Stato maggiore della Difesa Usa, 20 febbraio 2012

 

Panetta crede che vi sia una forte probabilità che Israele colpisca l’Iran nel mese di aprile, maggio o giugno, prima che l’Iran entri in quella che gli israeliani hanno descritto come una ‘zona di non ritorno’ nell’iniziare la costruzione di una bomba nucleare.

http://www.washingtonpost.com/opinions/is-israel-preparing-to-attack-iran/2012/02/02/gIQANjfTkQ_story.html

Cosa accadrebbe poi? Una catastrofe umanitaria, un grande numero di rifugiati. E l’Iran vorrebbe vendetta, e non solo contro Israele, ma anche contro altri paesi. Gli eventi nella regione diventerebbero completamente imprevedibili. Penso che l’entità di tale catastrofe non sarebbe paragonabile a null’altro. Perciò, prima di prendere la decisione di lanciare qualunque attacco, bisogna considerare appieno la situazione. Sarebbe il modo più irrazionale di affrontare la questione. Ma i miei colleghi israeliani mi hanno detto che non stanno pianificando una cosa simile. E gli io credo.

Dmitriy Medvedev, nel 2009

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=6299

Mentre al GF12 Patrick bacia Ilenia, il Ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, noto per essersi lasciato sfuggire che se fosse stato un mullah iraniano avrebbe optato per l’atomica anche lui, essendo l’Iran una nazione circondata da potenze atomiche, è in visita negli Stati Uniti per perorare la causa dell’attacco preventivo. Incontrerà Biden, Panetta e vari alti ufficiali del Pentagono. Lui, che in teoria dovrebbe essere progressista, è considerato un falco dagli Americani, che lo giudicano il principale responsabile dell’irrigidimento di Netanyahu:

http://www.haaretz.com/print-edition/news/barak-heading-to-u-s-for-talks-on-iran-nuclear-threat-1.414978

Lunedì 5 marzo Obama e Netanyahu si incontrano a Washington. Forse per l’ultima volta. Netanyahu, ossessionato dall’Olocausto e dalla prospettiva di un Secondo Olocausto come nessun altro leader israeliano prima di lui, lancerà quello che è un vero e proprio ultimatum, pretendendo da Obama la garanzia assoluta che gli USA faranno tutto ciò che è necessario per bloccare il programma nucleare iraniano dopo le elezioni presidenziali del novembre 2012 (dando quindi per scontato che Obama le vinca). Se non riceverà sufficienti rassicurazioni in tal senso, Israele attaccherà prima delle elezioni, perché l’Iran sta per rendere inaccessibile il suo programma nucleare e perché un Obama che insegue il secondo mandato è più vulnerabile:

http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/if-israel-strikes-iran-it-ll-be-because-obama-didn-t-stop-it-1.414245

dando l’avvio ad un effetto domino che ingolferà il mondo in una serie di conflitti regionali e poi, con il tempo, globali, una catastrofe economica prodotta dall’aumento del prezzo del petrolio ed un disastroso rilascio radioattivo planetario:

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/24/fukushima-in-confronto-sarebbe-una-bagatella/#axzz1nNrT1Utx

Tutto questo sarà verosimilmente accompagnato da sommosse, insurrezioni e, più oltre, una rivoluzione globale.

Stephen Harper, premier canadese fortemente filo-americano, ha già detto no a Netanyahu pur riconoscendogli il diritto di difendersi (ossia di attaccare):

http://www.corriere.com/viewstory.php?storyid=116457

Anche Obama dirà no, negli stessi termini. Non perché intenda finalmente guadagnarsi il premio Nobel per la Guerra vergognosamente conferitogli sulla fiducia, ma perché la lobby sionista a Washington è molto meno forte di quel che crede e perché l’esercito americano è ferocemente ostile a questa prospettiva e potrebbe persino mettere in discussione la sua lealtà all’esecutivo. Inoltre Obama non può permettere che gli Stati Uniti facciano la figura del burattino di Israele e non può più smentire le argomentazioni contrarie del suo entourage e della CIA:

http://www.wallstreetitalia.com/article/1330263/iran-intelligence-usa-teheran-non-cerca-la-bomba-atomica.aspx

in linea con quelle del Mossad, che sta cercando, senza successo, di salvare capra e cavoli:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/04/la-prova-che-israele-e-in-mano-ad-una-cricca-di-invasati-antisemiti/

Dal canto loro i dirigenti israeliani hanno già chiarito che non avvertiranno gli Stati Uniti riguardo alla loro decisione di colpire preventivamente i siti nucleari iraniani, ufficialmente per evitare di coinvolgerli, dato che sarebbero incolpati di non aver fatto tutto quel che era possibile per fermare Israele. [Ed è assolutamente vero!]. La verità è che gli Israeliani sanno già da tempo che gli Americani non li appoggeranno e che il loro attacco sarà unilaterale. Intendono procedere ugualmente, citando l’esempio della Corea del Nord, che alla fine si è dotata di arma atomica [esempio controproducente: il dittatore mitomane non l’ha mai usata]:

http://www.foxnews.com/us/2012/02/27/ap-source-israel-wont-warn-us-before-iran-strike/#ixzz1nn1NmK3L

Ehud Olmert, il predecessore di Netanyahu, attaccò un sito “nucleare” siriano segreto nonostante la contrarietà dell’amministrazione Bush (Cheney era però a favore, come sempre). Mentre quell’attacco era inatteso, questo è l’attacco più telefonato della storia:

http://www.haaretz.com/weekend/week-s-end/netanyahu-faces-a-tough-decision-should-obama-not-give-him-a-green-light-on-iran-1.416061

Un alleato che entra in guerra contro la volontà del partner e che lo tiene all’oscuro del momento in cui lo farà verosimilmente sancisce la fine dell’alleanza. Israele resterà solo a combattere contro tutti i nemici partoriti dalla sua costante tensione, ansia, paranoia, aggressività.

D’altronde Israele fa bene a non fidarsi degli Stati Uniti, che hanno sempre visto Israele come una pedina da sostenere finanziariamente e militarmente finché era nel loro interesse. Gli Stati Uniti non hanno costruito una base militare in Israele per proteggerlo e non sono minimamente riluttanti a sacrificare questa piccola nazione in vista di un boccone più grande. La prova di ciò è che gli USA, nel 2003, hanno attaccato l’Iraq, non l’Iran, come sperava Israele. Le nazioni non sono esseri umani e non si comportano coscienziosamente: se gli Stati Uniti intendono giocarsi Israele contro un’altra potenza, lo faranno e faranno credere al mondo che Israele sia l’unica causa della sua rovina. Ma non se la caveranno a buon mercato: il sacrificio dell’alfiere si ripercuoterà drammaticamente su di loro e non troppo in là nel tempo. Se l’amministrazione Obama avesse detto chiaramente a Israele di non attaccare – uso il passato perché non è successo e non succederà lunedì – non ci sarebbe stato nessun attacco, invece si è limitata a lavarsene le mani pilatescamente. Le mani di Obama e Panetta (e di Harper) saranno grondanti di sangue quanto quelle di Netanyahu e Barak. Molto bella, a proposito, questa analisi pubblicata da Haaretz, l’unico maggior quotidiano anti-sionista rimasto in Israele:

http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/jerusalem-washington-and-the-iranian-bomb-1.415657

Intanto il New York Times ha già preparato il terreno per un falso attentato terroristico attribuito all’Iran: la rappresaglia iraniana sarà anonima (per poter negare la loro paternità) e colpirà nazioni ritenute simpatizzanti per la causa sionista, con autobombe collocate in diverse capitali mondiali ed attacchi alle forze americani in Afghanistan:

http://www.nytimes.com/2012/02/29/world/middleeast/us-sees-iran-attacks-as-likely-if-israel-strikes.html?_r=3&hp=&pagewanted=all

Il New York Times sta aiutando Israele a scatenare la terza guerra mondiale che, nei piani del governo israeliano, dovrebbe permettergli di completare il folle e suicida piano di un “Grande Israele”. I conservatori americani vogliono la guerra per poter rimuovere Obama dal potere e ci saranno serie ripercussioni in seno all’establishment americano quando Obama abbandonerà Israele al suo destino, perché voleranno le accuse di codardia, tradimento, infamia, ecc. e si consumerà forse una resa dei conti tra sionisti ed anti-sionisti. Sarkozy fa la voce grossa contro Siria ed Iran perché si gioca la rielezione e deve nascondere il disastro libico (una nazione nel caos, oscurata dai media italiani a favore dell’intervento per non giocarsi la residua credibilità). Cameron è il mastino della City di Londra che certamente saprà lucrare da quest’ennesima guerra.

In pratica, miliardi di persone sono sull’orlo dell’Armageddon per l’implacabile avidità e assenza di scrupoli ed empatia di poche centinaia di psicopatici e/o narcisisti e/o fanatici e per l’inestinguibile trauma degli Ebrei che vivono nel ghetto israeliano, iperfortificato, armato fino ai denti, bellicoso, nazionalista, iperaggressivo, come molte vittime di bullismo che diventano a loro volta bulli per superare lo smacco, la sofferenza, il senso di inadeguatezza e, nel farlo, si sentono buoni, innocenti, puri e vittime altrui. Per non venire feriti un’altra volta, si feriscono preventivamente gli altri, fino a quando la profezia si auto-adempie e ci si tira addosso la sciagura che si voleva evitare:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/27/auschwitz-in-israele-un-suicidio-collettivo/#axzz1nNrT1Utx

La principale responsabilità di questa sindrome collettiva, dopo la sconfitta del nazismo, ricade sulle autorità israeliane, che hanno perpetuato il trauma di generazione in generazione per costruire una nuova Sparta o una nuova Prussia nel Medio Oriente, invece di provare a curarlo e stabilire rapporti di collaborazione con i vicini. Il trauma stesso è diventato così la ragion d’essere di Israele, eternamente schiavo delle sue ombre e delle sue paure, eternamente auto-centrato e concentrato sul breve e non sul lungo termine:

http://fanuessays.blogspot.com/2011/11/il-mio-punto-di-vista-sulla-questione.html

E così, nonostante il fatto che l’opinione pubblica internazionale sia decisamente contraria a questa eventualità:

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/08/i-sondaggi-che-condannano-al-suicidio-israele-e-stati-uniti/

http://www.foreignpolicy.com/articles/2012/02/22/asking_the_right_question

Un giorno non troppo lontano, tra marzo e novembre, apprenderemo dai telegiornali che la follia è diventata realtà:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/12/guardatevi-dalle-idi-di-marzo-come-prevedere-la-data-dinizio-della-terza-guerra-mondiale/#axzz1nNrT1Utx

 

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