Il complotto delle banche d’affari, documentato dall’Huffington Post (non da un blogger paranoico)

“L’Huffington Post pubblica una serie di articoli sulle misure di austerità e il loro impatto globale, “A Thousand Cuts”. Qui si analizza e si documenta con tanti esempi l’effetto Robin Hood al contrario.

I poveri e la classe media portano sulle spalle gli oneri di gran lunga più gravosi dell’ossessione politica globale per le politiche di austerità degli ultimi tre anni.

Negli Stati Uniti, i tagli di bilancio hanno costretto gli Stati a ridurre l’istruzione, i mezzi pubblici, gli alloggi a prezzi accessibili e altri servizi sociali.

In Europa, i tagli al welfare hanno portato alcune persone con handicap gravi, a temere per la loro vita. Ma il gioco dell’austerità ha anche dei vincitori.

Tagliare o eliminare i programmi di governo che vanno a vantaggio dei meno abbienti è stato a lungo un obiettivo ideologico dei conservatori. E rappresenta una manna dal cielo per le grandi aziende, con i servizi pubblici che vengono privatizzati e i risparmi dell’austerità che permettono tagli delle tasse per i cittadini più ricchi. Gli interessi finanziari degli Stati Uniti che vanno a guadagnare da Medicare, Medicaid e dai tagli alla sicurezza sociale “sono stati al centro della grande fregatura”, la “propaganda” secondo cui tali programmi sono in crisi e devono essere ridotti, ha dichiarato James Galbraith, economista presso la University of Texas. I sostenitori delle misure di austerità hanno venduto le loro proposte come un mezzo per migliorare l’economia. “E’ un errore pensare che l’austerità fiscale sia una minaccia per la crescita e la creazione di posti di lavoro”, ha dichiarato il presidente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet nel luglio 2010. “Stiamo andando a tagliare le spese per abbattere il debito, contribuire alla creazione di posti di lavoro e prosperità, e di programmi governativi di riforma”, ha promesso Rep. Paul Ryan (R-Wis.), presidente della commissione Bilancio della Camera, in una cronaca di febbraio 2011 per Real Clear Politics.

Ryan avrebbe poi dichiarato che il suo piano di bilancio, con misure di austerità molto più aggressive rispetto a quelle emanate alla fine dal Congresso – tra cui 6.200 miliardi dollari in tagli alla spesa – avrebbe stimolato una crescita economica per 1.500 miliardi di dollari e creato 2,5 milioni di posti di lavoro.

Per quanto riguarda il piano di riduzione del deficit Simpson-Bowles del 2010, viene spesso descritto dagli addetti ai lavori come una proposta “centrista” che potrebbe “unire il Paese” e migliorare l’economia. In realtà, il Simpson-Bowles è un altro programma di austerità che mira a ridurre Medicare e Social Security, garantendo al contempo agevolazioni fiscali per le grandi aziende e i benestanti, secondo un’analisi del Center on Budget and Policy Priorities.

Erskine Bowles, co-presidente della commissione bipartisan che ha lavorato al piano, è un direttore di Morgan Stanley, la sesta più grande banca americana, a vantaggio della quale gli Stati Uniti hanno assunto impegni enormi per aiutarla a superare la crisi economica. Morgan Stanley ha ricevuto 10 miliardi di dollari di fondi di salvataggio sotto il Troubled Asset Relief Program e ha ricevuto più di $ 100 miliardi al giorno sotto forma di prestiti economici da parte della Federal Reserve al culmine della passata crisi finanziaria. Per settimane, Morgan Stanley ha preso in prestito dalla Fed un ammontare di denaro maggiore del valore azionario di mercato della società.

Questa sollecitudine per i profitti delle grandi imprese si manifesta anche nel Simpson-Bowles. Il piano offre molteplici proposte di riforma fiscale per le aziende, ma una, che prevede di andare verso un cosiddetto sistema fiscale territoriale, sarebbe particolarmente vantaggioso per Morgan Stanley e altre banche di Wall Street.

Si consentirebbe alle imprese Statunitensi di evitare in modo permanente di pagare le tasse agli Stati Uniti sui redditi percepiti all’estero, incluso il denaro nascosto nei paradisi fiscali offshore come le isole Cayman.

Secondo un rapporto del 2008 del Government Accountability Office, Morgan Stanley opera attraverso 273 sub-società con sede nei paradisi fiscali. Mentre i sostenitori della sicurezza sociale hanno attaccato il piano, la Business Roundtable, una lobby degli amministratori delegati delle aziende, ha elogiato il Simpson-Bowles. Così ha fatto Peter Peterson, che è stato Segretario al Commercio per Richard Nixon, prima di fondare la Blackstone Group, un importante studio di private equity [una costola di Blackstone è BlackRock, che controlla la previdenza della regione Trentino-Alto Adige, Laborfonds]. Peterson ha a lungo sostenuto i tagli alla Social Security e Medicare, e ha avviato un think tank dedicato alla riduzione del debito federale nel 2008.

“Sono un grande fan di Erskine Bowles e Alan Simpson,” ha detto Peterson a Bloomberg nel 2011. “Penso che siano eroi americani”. Come molti economisti avevano previsto, tuttavia, le politiche di austerità attuate dopo la crisi finanziaria hanno dimostrato di essere una proposta perdente per l’economia globale.

La forte crescita economica prevista dai sostenitori dell’austerità non si è concretizzata; gli Stati Uniti mostrano dei miglioramenti anemici, e i paesi Europei sono scivolati in recessioni devastanti. Allo stesso tempo, secondo i dati del Dipartimento di Commercio, i profitti aziendali nel settore finanziario rimangono al di sopra anche dei livelli raggiunti al culmine della bolla immobiliare. E le élite su entrambi i lati dell’Atlantico si sono assicurate generose agevolazioni fiscali, rese possibili in parte dai tagli ai servizi sociali.

Negli Stati Uniti, le agevolazioni fiscali per i cittadini più ricchi del presidente George W. Bush sono state estese, mentre i sussidi di disoccupazione e addirittura i buoni alimentari sono stati tagliati. Questa divergenza è ancora più evidente a livello statale. Nel 2010, il governatore del New Jersey Chris Christie ha scelto di non versare i 3 miliardi di dollari di contributo annuale al fondo pensione dei lavoratori dello Stato”, e invece ha assicurato 1 miliardo di dollari di tagli fiscali per i benestanti residenti nello stato.

Il governatore del Wisconsin Scott Walker ha ugualmente proposto dei budget che prevedono agevolazioni fiscali per le grandi aziende ed i ricchi, richiedendo invece tagli degli stipendi e delle indennità per i lavoratori statali della classe media. “Le politiche di austerità sono letteralmente una redistribuzione dal basso verso l’alto nella scala dei redditi,” ha detto Dorian Warren, professore di scienze politiche alla Columbia University e borsista presso l’Istituto Roosevelt, un think tank di politica economica . “In Wisconsin, sia i ricchi che le imprese hanno ottenuto agevolazioni fiscali, mentre i dipendenti della classe media e della classe operaia sono sostanzialmente stati stroncati.” Warren ha sottolineato che ci sono delle dimensioni politiche nella spinta verso l’austerità.

Gli sforzi per ridurre i diritti della contrattazione collettiva – e quindi le retribuzioni e le indennità – per i dipendenti statali colpiscono al cuore il movimento operaio americano. Con solo il 7 per cento della forza lavoro del settore privato sindacalizzata, i sindacati del settore pubblico sono una componente fondamentale di influenza politica sul lavoro e un blocco importante del partito democratico.

Anche i governi in Europa, in particolare il Regno Unito, hanno perseguito tagli fiscali per i ricchi, imponendo misure di austerità sulle classi lavoratrici. E la classe finanziaria europea ha beneficiato in modo più diretto rispetto ai loro omologhi americani da questi bilanci. Ogni volta che l’Unione Europea ha affrontato una crisi del debito in Grecia o in Spagna, i leader europei, in particolare il cancelliere tedesco Angela Merkel, sono giunti in soccorso con i fondi di salvataggio. Quel denaro va alle banche che possiedono debito greco e spagnolo, che subirebbero un duro colpo se l’uno o l’altro dei due paesi non fosse in grado di rimborsare. Ma il salvataggio arriva con severe raccomandazioni di austerità volte ad incoraggiare la disciplina del bilancio pubblico, in modo che siano i comuni cittadini quelli che finiscono per ricevere il colpo. Le popolazioni più vulnerabili sono danneggiate dai salvataggi, mentre i ben pagati professionisti della finanza che in primo luogo hanno finanziato il disavanzo greco e spagnolo, continuano a trarre un profitto non indifferente. “Imporre i sacrifici ai Greci è … un prezzo di sangue per i ripetuti salvataggi i cui i beneficiari effettivi si dice che sono i Greci, ma in realtà sono i banchieri francesi e tedeschi”, ha dichiarato Galbraith.

Le conseguenze sono state disastrose. In Grecia, le infezioni HIV/AIDS sono aumentate del 1.500 per cento dalla fine del 2010, con i programmi di salute pubblica e le campagne anti-droga che sono stati decimati. La disoccupazione ha superato il 20 per cento in Grecia e Spagna. Eppure niente di tutto questo ha rallentato il movimento politico americano bipartisan per una maggiore austerità. Il bilancio degli Stati Uniti raggiungerà il cosiddetto “fiscal cliff” (baratro fiscale) alla fine dell’anno, quando una serie di agevolazioni fiscali scadranno e entreranno in vigore i difficili tagli di bilancio decisi durante la storia del tetto del debito del 2011.

I Repubblicani in Congresso chiedono ulteriori riduzioni della spesa federale, e sono appoggiati dai Democratici di Wall Street.

L’ex Rep. Harold Ford Jr. (D-Tenn.), ora managing director di Morgan Stanley che ha sostenuto il piano americano dei salvataggi bancari, ha parlato a favore dell’austerità a giugno, durante un’apparizione sulla NBC “Meet the Press”. “Ovviamente, speriamo che le cose vadano bene lì in Grecia”, ha detto Ford. “E quando dico ‘bene,’ voglio dire che vinca il partito dell’austerità”.

http://www.finanzaelambrusco.it/finanza/1202-e-provato-i-big-winners-dellausterita-sono-wall-street-e-i-ricchi.html

Programma di governo di Syriza – Se Tsipras perde, l’eurozona è spacciata e noi con lei

[“Der deutsche Steuerzahler solle sich über die radikale Linke in Griechenland freuen, sagt der Ökonom Yanis Varoufakis im Interview. Das Land sei nicht reformunwillig“].

Se la Spagna, Italia, Portogallo, Irlanda, Francia, Grecia, Germania ecc (ossia paesi con un debito ben superiore al 60% del PIL) fossero costretti a ridurre il loro debito del 5% annuo – come prescritto dal fiscal compact –, ciò significherebbe che tutte queste nazioni dovrebbero passare da una media del 2,8% di deficit primario ad un 6% di avanzo primario. Supponiamo di poterlo fare (cosa che, ovviamente, è impossibile). Se riuscissimo in questo sforzo, il risultato sarebbe una recessione molto profonda, in media almeno pari a -4,5%. In un periodo in cui una crisi bancaria è in pieno svolgimento, la periferia è in caduta libera, la crescita degli Stati Uniti scricchiola, la Cina sta rallentando, ecc. È l’equivalente macroeconomico di un suicidio.

Si deve fare qualcosa per bloccare questa pazzia. Poteva farlo l’Irlanda votando no all’idiozia del Fiscal Compact, ma non l’ha fatto, perché ricattata con la minaccia dell’interruzione dei finanziamenti. La Grecia è la prossima speranza per la causa della razionalità. Se il 17 giugno i Greci voteranno come hanno votato gli Irlandesi, decreteranno la morte dell’eurozona.

L’Europa, al momento, è governata da persone che non solo stanno dirigendo la nave verso gli scogli ma, nel farlo, stanno forando i salvagente. Considerate ciò che stanno dicendo il popolo greco: la Grecia, per rimanere nell’eurozona, deve,

(a) continuare a chiedere prestiti al 4% (aggravando il suo indebitamento) per pagare la BCE (che ricaverà profitti del 20% da questi pagamenti dato che in precedenza aveva comprato obbligazioni greche scontate dal 20 al 30%);

(b) ridurre la spesa sociale di altri 12 miliardi di euro.

Se il diavolo avesse voluto assicurarsi che la Grecia fosse spinta fuori dall’eurozona, non avrebbe potuto inventarsi nulla di meglio.

Intanto, lo stesso accade alla Spagna, dove il governo è costretto ad indebitarsi ad un tasso del 7% per sostenere banche alle quali la BCE applica un tasso dell’1% per concedere prestiti al governo al 7%. Nemmeno la mente più malata potrebbe venirsene fuori con un’idea del genere [Varoufakis sbaglia: degli psicopatici potrebbero inventarsi un trucco del genere].

Per concludere, i popoli europei stanno marciando verso la catastrofe. Tutti possono vedere che giù in fondo c’è il dirupo, ma hanno troppa paura per cambiare direzione, paura delle bastonate che riceveranno se sbandano, paura di perdersi nei boschi: le classiche paure delle pecore.

Tuttavia, l’unico modo per porre fine a questa orribile marcia è trovare il coraggio di uscirne, mostrando agli altri che ci si può fermare – a beneficio di tutti. Chi lo potrebbe fare? Gli irlandesi hanno avuto la possibilità di farlo ma non se la sono sentita. In due settimane i Greci avranno la loro chance. Votare per Syriza ci offre (e con “ci” intendo tutti gli europei) una possibilità di far fermare tutto questo. Un’occasione per dire: Basta! È ora di cambiare rotta per salvare l’Eurozona, in modo da evitare la Grande Depressione postmoderna.

Dovremmo avere paura dell’estremismo di Syriza? La mia risposta è un enfatico: No!

Vi consiglio di non leggere il loro manifesto. Non vale la carta su cui è scritto. Anche se pieno di buone intenzioni, non entra nei dettagli e fa promesse che non può mantenere (come che l’austerità sarà annullata), un guazzabuglio di politiche che non hanno né capo né coda. Ignoratelo. Syriza è un partito che ha dovuto progredire, in poche settimane, da un agglomerato di frange politiche che lottavano per entrare in Parlamento (superando la soglia del 4%) ad un grande partito che può trovarsi a formare un governo entro poche settimane. Si tratta di un ‘work in progress’, e così il suo Manifesto è poco appetitoso. No, il motivo per cui Syriza è una scommessa vincente è triplice:

In primo luogo, perché è probabilmente l’unico partito che ha capito cosa sta succedendo e cosa bisogna fare, ossia (a) restare nell’eurozona (nonostante gli evidenti difetti di quest’ultima), e (b) che l’Eurozona non sopravvivrà se non si blocca la marcia della morte dell’austerità competitiva. In secondo luogo, perché il piccolo team di economisti politici che negoziano a nome Syriza sono validi. Moderati, con un’adeguata comprensione della dura realtà che la Grecia e l’eurozona si trovano ad affrontare (e, no, io non faccio parte di quella squadra – ma li conosco). In terzo luogo, perché, in ogni caso, un voto per Syriza non significa un governo Syriza. Nessun partito potrà creare un governo monocolore. Quindi, la domanda è se per l’Europa è meglio un governo di Atene che comprende Syriza come perno o uno che è supportato da screditati partiti pro-salvataggio, con Syriza che guida i banchi dell’opposizione. Non ho alcun dubbio che gli interessi europei sono meglio serviti dalla prima opzione.

http://yanisvaroufakis.eu/2012/06/03/why-europe-should-fear-fina-gail-like-reasonableness-much-much-more-than-it-fears-syriza/

Io comunque una sintesi del programma elettorale di Syriza, tratto dal sito web del partito, la riproduco qui di seguito.
C’è gente che è stata uccisa per molto meno di uno dei punti che ho evidenziato. Ma mi fido di Varoufakis e delle sue entrature.

1. Realizzare un audit del debito pubblico. Rinegoziare gli interessi e sospendere i pagamenti fino a quando l’economia si sarà ripresa e tornino la crescita e l’occupazione.

2. Esigere dalla Ue un cambiamento nel ruolo della Bce perché finanzi direttamente gli Stati e i programmi di investimento pubblico.

3. Alzare l’imposta sul reddito al 75% per tutti i redditi al di sopra di mezzo milione di euro l’anno.

4. Cambiare la legge elettorale perché la rappresentanza parlamentare sia veramente proporzionale.

5. Aumento delle imposte sulle società per le grandi imprese, almeno fino alla media europea.

6. Adottare una tassa sulle transazioni finanziarie e anche una tassa speciale per i beni di lusso.

7. Proibire i derivati finanziari speculativi quali Swap e Cds.

8. Abolire i privilegi fiscali di cui beneficiano la Chiesa e gli armatori navali.

9. Combattere il segreto bancario e la fuga di capitali all’estero.

10. Tagliare drasticamente la spesa militare.

11. Alzare il salario minimo al livello che aveva prima dei tagli (751 euro lordi al mese).

12. Utilizzare edifici del governo, delle banche e della chiesa per ospitare i senzatetto.

13. Aprire mense nelle scuole pubbliche per offrire gratuitamente la colazione e il pranzo ai bambini.

14. Fornire gratuitamente la sanità pubblica a disoccupati, senza tetto o a chi è senza reddito adeguato.

15. Sovvenzioni fino al 30% del loro reddito per le famiglie che non possono sostenere i mutui.

16. Aumentare i sussidi per i disoccupati. Aumentare la protezione sociale per le famiglie monoparentali, anziani, disabili e famiglie senza reddito.

17. Sgravi fiscali per i beni di prima necessità.

18. Nazionalizzazione delle banche.

19. Nazionalizzare le imprese ex-pubbliche in settori strategici per la crescita del paese (ferrovie, aeroporti, poste, acqua …).

20. Scommettere sulle energie rinnovabili e la tutela ambientale.

21. Parità salariale tra uomini e donne.

22. Limitare il susseguirsi di contratti precari e spingere per contratti a tempo indeterminato.

23. Estendere la protezione del lavoro e dei salari per i lavoratori a tempo parziale.

24. Recuperare i contratti collettivi.

25. Aumentare le ispezioni del lavoro e i requisiti per le imprese che accedano a gare pubbliche.

26. Riformare la costituzione per garantire la separazione tra Chiesa e Stato e la protezione del diritto alla istruzione, alla sanità e all’ambiente.

27. Sottoporre a referendum vincolanti i trattati e altri accordi rilevanti europei.

28. Abolizione di tutti i privilegi dei deputati. Rimuovere la speciale protezione giuridica dei ministri e permettere ai tribunali di perseguire i membri del governo.

29. Smilitarizzare la guardia costiera e sciogliere le forze speciali anti-sommossa. Proibire la presenza di poliziotti con il volto coperti o con armi da fuoco nelle manifestazioni. Cambiare i corsi per poliziotti in modo da mettere in primo piano i temi sociali come l’immigrazione, le droghe o l’inclusione sociale.

30. Garantire i diritti umani nei centri di detenzione per migranti.

31. Facilitare la ricomposizione familiare dei migranti. Permettere che essi, inclusi gli irregolari, abbiano pieno accesso alla sanità e all’educazione.

32. Depenalizzare il consumo di droghe, combattendo solo il traffico. Aumentare i fondi per i centri di disintossicazione.

33. Regolare il diritto all’obiezione di coscienza nel servizio di leva.

34. Aumentare i fondi della sanità pubblica fino ai livelli del resto della Ue (la media europea è del 6% del Pil e la Grecia spende solo il 3).

35. Eliminare i ticket a carico dei cittadini nel servizio sanitario.

36. Nazionalizzare gli ospedali privati. Eliminare ogni partecipazione privata nel sistema pubblico sanitario.

37. Ritiro delle truppe greche dall’Afghanistan e dai Balcani: nessun soldato fuori dalle frontiere della Grecia.

38. Abolire gli accordi di cooperazione militare con Israele. Appoggiare la creazione di uno Stato palestinese nelle frontiere del 1967.

39. Negoziare un accordo stabile con la Turchia.

40. Chiudere tutte le basi straniere in Grecia e uscire dalla Nato.

http://www.gadlerner.it/2012/05/24/il-programma-di-syriza.html

Per quanto ancora, dunque, abuserete della nostra pazienza?

È giusto dire che le cose sembrano migliori di come erano qualche mese fa.

Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), 3 aprile 2012

La crescita ritornerà in Europa nel secondo semestre del 2012. C’è un aumento di fiducia ed è possibile credere nel ritorno del continente alla crescita.

José Manuel Barroso, presidente della Commissione Ue, 29 Febbraio 2012

Il peggio della crisi è alle spalle, ma i rischi non sono ancora del tutto scomparsi.

Mario Draghi, 22 marzo 2012

Sono volato in Asia per chiedervi di rilassarvi un po’ circa la crisi dell’Eurozona che è superata, anche grazie al più solido sentiero imboccato dall’Italia.

Mario Monti, 2 aprile 2012

Per altre brillanti esternazioni, rimando a:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/03/governo-monti-o-italia-chi-cadra-per-primo-pssst-i-governi-tecnici-hanno-le-gambe-corte-come-le-bugie/

 

GERMANIA

“Cala più del previsto la produzione industriale tedesca a febbraio. Segna una flessione dell’1,3% rispetto a gennaio, contro stime di un -0,5% e dopo un rialzo dell’ 1,2% il mese precedente (dato rivisto in calo da +1,6%). Su base annua, l’indice – corretto per effetto di calendario – ha registrato una diminuzione dell’1%”.

 

SPAGNA E FRANCIA

“I movimenti al rialzo degli spread dei Paesi periferici sono dettati dalla deludente asta di ieri dei titoli di Stato della Spagna, che ha dovuto accontentarsi di una raccolta inferiore al massimo programmato, e da quella di oggi di Parigi: il Tesoro francese ha collocato tutti gli 8,5 miliardi di titoli di Stato in programma, ma ha dovuto accettare rendimenti più alti dell’ultima asta precedente”.

http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201204051329468926&chkAgenzie=TMFI&sez=news&testo=&titolo=Le%20costruzioni%20sgretolano%20la%20produzione%20tedesca

ITALIA: MENO MALE CHE MARIO C’È

Lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti a fine sessione si attesta a 372 punti dopo aver toccato un massimo di seduta di 380 punti. Il rendimento e’ al 5,44%. Il differenziale calcolato sui Bonos di Madrid resta invece sopra quota 400 a 404 punti, per un tasso del 5,77%”.

http://www.agi.it/iphone/notizie/201204051843-eco-rom0111-titoli_stato_spread_btp_bund_chiude_sopra_370_punti

CINA E REGNO UNITO

“I timori per un rallentamento della crescita economica cinese continuano a pesare sulle commodity currency, dollaro australiano, canadese e neozelandese, mentre la sterlina rimane debole dopo che il Pil inglese del 4* trimestre e’ stato rivisto al ribasso.

Il dollaro australiano e’ sceso ai minimi annuali rispetto all’euro e rimane debole rispetto al dollaro in scia ai crescenti timori “riguardo all’economia della Cina”. Gli analisti di Morgan Stanley ricordano che “ieri la Cina ha registrato un calo del 5,3% a/a sui profitti netti delle imprese a febbraio“, dato che conferma il trend di indebilimento degli indicatori del Paese.

Le vendite hanno colpito anche la sterlina dopo la revisione al ribasso del Pil della Gran Bretagna nel quarto trimestre del 2011.

Secondo Michael Saunders, economista di Citigroup, uno dei fattori principali della revisione e’ stata la spesa per consumi, scesa al -1% a/a dal -0,6% a/a precedente. Secondo l’economista, i redditi reali inglesi continueranno a scendere durante l’anno, riflettendo la bassa crescita dei salari nominali e la mancata creazione di posti di lavoro”.

http://www.milanofinanza.it/trader/dettaglio_news_trader.asp?id=201203281407292212&chkAgenzie=TMFI&sez=trader

INDIA

India: la crescita continua a rallentare.

Per Indranil Pal, analista economico di Kotak Mahindra Bank, il rallentamento nel 2012 era prevedibile a fronte del crollo della produzione manifatturiera (+3,9% rispetto al 7,6% dell’anno scorso). Un risultato che oltre ad essere il peggiore da quando è scoppiata la crisi economica internazionale, si distacca di molto anche dalla media del decennio che oscilla attorno al 9%.

http://blog.panorama.it/economia/2012/02/14/india-la-crescita-continua-a-rallentare/

 

GIAPPONE

“Gli investitori guardano ancora ai dati sul deficit commerciale in Giappone che inverte la tendenza delle esportazioni fino al mese scorso rivelatasi positiva. La preoccupazione ora è diventata una minaccia più concreta che sta spaventando i trader”.

http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201204061001474479&chkAgenzie=TMFI&titolo=Borse%20poco%20mosse,%20sale%20il%20deficit%20commerciale%20in%20Giappone

STATI UNITI

Le spese per costruzioni negli Stati Uniti nel mese di febbraio sono scese dell’1,1% rispetto al mese precedente, facendo peggio di quanto atteso dagli analisti che puntavano su un rialzo dello 0,7%. Lo ha reso noto il dipartimento del Commercio. Rivisto in negativo anche il dato di gennaio a -0,8% dal precedente -0,1%”.

http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Economia/Usa-spese-costruzioni-febbraio-attese/02-04-2012/1-A_001357988.shtml

BRASILE

“Il governo brasiliano annuncia un nuovo pacchetto di sgravi fiscali da circa 5,5 miliardi di dollari per aiutare le industrie, unito ad una serie di prestiti agevolati. Il ministro delle Finanze, Guido Mantega fa sapere che l’esecutivo è pronto a varare un taglio dei contributi ai lavoratori in un’ampia gamma di settori, dal tessile, alla plastica, all’auto. Complessivamente il pacchetto di sgravi fiscali e’ pari a 10 miliardi di real (5,5 miliardi di dollari). Il governo intende anche iniettare 45 miliardi di real (24,5 miliardi di dollari) in una banca per lo sviluppo, per favorire prestiti agevolati all’industria. Si tratta della seconda tornata di stimoli da quando il boom economico ha iniziato a rallentare a metà del 2011”.

http://www.agi.it/iphone/notizie/201204032110-eco-rom0115-brasile_governo_lancia_sgravi_fiscali_e_aiuti_all_industria

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