Da rassegna.it
Lavorando gratis danneggi te stesso e il prossimo: il 2 dicembre è la giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù
11 agosto 2014 a 09:34 (Verso un Mondo Nuovo)
Tags: Da rassegna.it, lavorare gratis, lavoro gratis, lavoro gratuito, schiavismo, schiavitù, servaggio, servitù
Cercando di prendere il più possibile e dare il meno possibile, che fine abbiamo fatto?
27 settembre 2013 a 08:13 (Diritti umani e bioetica, Verso un Mondo Nuovo)
Tags: ama il prossimo tuo come te stesso, Amerai il prossimo tuo come te stesso, autodeterminazione, Babele, bilanci di giustizia, Borgonovo Re, Cloud Atlas, Corano, democrazia, Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, Dichiarazione universale dei diritti umani, diritto alla vita, don Milani, Donata Borgonovo Re, edonismo, Emerson, fratellanza, Genesi, Gesù il Cristo, Jefferson, Le quattro stelle della Costituzione, libertà, Lorenzo Milano, materialismo, neoschiavismo, precariato, R.W. Emerson, Ralph Waldo Emerson, rivoluzione americana, rivoluzione francese, servaggio, Torre di Babele, uguaglianza, Walt Whitman, Whitman
O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda.
Corano, 49.13
Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è il principio del loro lavoro; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare. Scendiamo dunque e confondiamo il loro linguaggio, perché l’uno non capisca la lingua dell’altro!
Genesi
Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questo.
Gesù il Cristo
Tutti i doveri dell’uomo e del cittadino derivano da questi due principi impressi dall’Autore della natura nel cuore dell’uomo: non fate ad altri quel che non vorreste fatto a voi; fate in ogni occasione agli altri quel bene che vorreste per voi
Costituzioni di Bologna, di Napoli, delle Repubbliche Cispadana, Cisalpina e Romana (1796-1799)
[cf. Donata Borgonovo Re, “Le quattro stelle della Costituzione”]
Tutti gli uomini sono creati uguali, essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, come la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità
Dichiarazione di Indipendenza americana
Libertà, uguaglianza, fratellanza
Motto della repubblica francese
Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità
Art. 29 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948)
Me ne importa, mi sta a cuore. E’ il contrario esatto del motto fascista “Me ne frego”.
don Lorenzo Milani Lettera ai giudici (1965)
[cf. Donata Borgonovo Re, “Le quattro stelle della Costituzione”]
Che società abbiamo costruito? Che modelli di relazione tra esseri umani abbiamo adottato?
Donata Borgonovo Re
http://donataborgonovore.com/2013/05/25/ogni-liberta-si-accompagna-a-responsabilita/
Il mio diritto di vivere a lungo e sempre al riparo dalla paura della morte; la mia libertà di fare come mi pare, incurante delle rivendicazioni altrui; la mia illimitata capacità di accumulare ricchezze ed esperienze piacevoli.
Alla faccia delle interpretazioni arbitrarie!
La felicità come la intendeva Jefferson non era quella edonistico-consumistica, era la gratificazione che deriva dal poter vivere senza che un tiranno ti imponga come lo devi fare. Il diritto alla vita era il diritto di non esserne privato dall’arbitrio di qualcuno, o vedersela trasformata in inferno a causa di schiavitù e persecuzioni. Era ed è il diritto a vivere come soggetto – padrone del suo destino, capitano della sua anima – e non come oggetto alla mercé di qualcuno. La libertà non era licenziosità e non era neppure tutto ciò che rimane una volta che è stato garantito il massimo margine di sicurezza possibile. Libertà era ed è la facoltà di esprimere liberamente il proprio potenziale ed essere trattato da adulto, non da minorenne, minorato o automa.
Anche la promesse della rivoluzione francese sono state disattese. La libertà è diventata sinonimo di prevaricazione; l’uguaglianza sinonimo di omologazione tribale e modaiola o di uniformità del modello socioeconomico (“non ci sono alternative”); la fratellanza è diventata quella degli ultras sportivi e/o politici.
Questi principi sono stati travisati, deturpati e separati, per neutralizzarli e far tornare indietro le lancette dell’orologio della storia, senza che la gente comune se ne avvedesse o ci desse troppo peso. Così non siamo più individui sovrani e ci troviamo a vivere in una società della sorveglianza, del materialismo, del precariato cronico, della competizione senza quartiere, dei mercati e dei potentati che stabiliscono la misura dei diritti sociali e civili che ci possono essere concessi (e non più riconosciuti, come dovrebbe essere).
Non viviamo più in una società costituzionale in cui le libertà autorizzano il potere, ma in una in cui il potere autorizza le libertà (più o meno, dipende…) e in cui i cittadini possono, di fatto, “scegliere” di vivere in una condizione di virtuale servaggio. Una cosa che, in precedenza, accadeva nel resto del mondo, non qui, e che perciò ci importava poco o punto.
Che fine abbiamo fatto?
Ne valeva la pena?
Le preghiere degli uomini sono una malattia della volontà. La preghiera che implora un particolare rendiconto è viziosa. La preghiera è la contemplazione degli eventi della vita dal punto di vista più elevato. Ė il soliloquio di un’anima che percepisce ed esulta. Ma la preghiera usata come mezzo per ottenere un soddisfacimento privato è un furto e una meschinità. Essa suppone dualismo e non Unità nella natura e nella coscienza. Quando l’uomo sarà uno con Dio, allora non implorerà più, ma trasformerà ogni preghiera in azione.
Ralph Waldo Emerson
La polarità, o azione e reazione, noi la incontriamo in ogni settore della natura; nelle tenebre e nella luce; nel calore e nel freddo; nel flusso e riflusso delle acque; nel maschio e nella femmina; nell’ispirazione e nell’espirazione di piante ed animali; nelle sistole e diastole del cuore; nella gravità centrifuga e centripeta; nell’ondulazione dei fluidi del suono; nell’elettricità, nel galvanismo e nell’affinità chimica.
R.W. Emerson
Lontano da ciò che attira e trascina sta quello che io Sono,
Se ne sta divertito, compiacente, compassionevole, ozioso, unitario,
Dentro e fuori del gioco, osservandolo e meravigliandosi.
Walt Whitman
Che cosa pensate che io voglia suggerirvi in cento modi,
Se non che uomo e donna sono buoni come Dio?
E che non vi è alcun Dio più divino di voi stessi?
E che questo è ciò che alla fine significano i miti più antichi e più nuovi?
Walt Whitman
Nessuno può fare esperienza per un altro, nessuno;
Nessuno può progredire per un altro, nessuno!
Walt Whitman
Io vedo nuove combinazioni – io vedo la solidarietà tra le razze;
Io vedo la Libertà, completamente armata e vittoriosa, e molto fiera,
Con la Legge da un lato, e la Pace dall’altro,
Una Triade stupenda, che si schiera contro l’idea di Casta.
Walt Whitman
Abolizionismo, 2013-2014 – un aneddoto personale ed un fatto di cronaca
18 febbraio 2013 a 08:01 (Antropologia, Controrivoluzione e Complotti, Diritti umani e bioetica, Economia e Società, Verità scomode)
Tags: abolizione, abolizionismo, Amazon, antropologo, banche tedesche, capitalismo, Contro i miti etnici, cultura tedesca, discriminazioni, Django, Django unchained, Germania, globalismo, Goethe, Grecia, gulag, Hans Jonas, immigrati, kapò, lavori forzati, Merkel, mistica renana, mistici renani, neoliberismo, neonazismo, neonazisti, Nietzsche, Organizzazione Todt, PIIGS, razzismo, schiavismo, schiavitù, servaggio, sfruttamento, Spartaco, Spartacus, stranieri, Tarantino, teutonofobia, Thilo Sarrazin, ultradestra, Untermenschen, vigilantes
Premessa. Quando ero molto più giovane, liceale, mi sono recato nel Nord della Germania. Ero andato a studiare tedesco e mi sono trovato a scavare fango e tagliare legna, dormendo in camerate da 6-7 compari, mangiando sbobba, sotto la sorveglianza di un fricchettone che, dopo un episodio spiacevole (un’interurbana non pagata da parte di qualcuno – il primo sospettato è stato un marocchino e mi sono trovato a fare il suo avvocato difensore) si è rivelato essere razzista e manesco. Un giorno mi ha rifilato un manrovescio perché pensava che lo prendessi per i fondelli con dei compagni di sventura spagnoli. Nessuno degli altri “ospiti” tedeschi (ragazzi e ragazze) sentì il bisogno di rimproverarlo. Una settimana dopo era prevista la mia partenza. Non si trovava una racchetta da ping pong e chi fu accusato di furto? L’italiano, ovviamente. Il tempo di andare a frugare in una cassa dove si tenevano gli attrezzi sportivi e, in meno di un minuto, la racchetta saltò fuori. Come l’avevo fatto io lo avrebbero potuto fare loro.
Non arrivarono le scuse, però.
Nessun tedesco mi accompagnò alla stazione (evidentemente ero ormai persona non grata): vennero i polacchi, gli spagnoli ed il marocchino. Gli Untermenschen, insomma.
Non so se qualcosa del genere sarebbe mai successo negli USA o in Italia, ad un bianco.
È lì che arriva lo choc, quando perdi il tuo status di bianco (o almeno di bianco onorario) e assaggi un po’ del veleno che molti colorati (o bianchi “sporchi”/sub-bianchi, come gli slavi appunto) devono ingoiare ogni giorno. A quel punto non puoi più guardare il mondo nello stesso modo, magari rimuovi quel ricordo, ma resta un pungolo.
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/11/16/la-democrazia-bianca-e-la-nostra-prigione/
Non posso dire che quell’esperienza non abbia influenzato il mio modo di percepire il mondo germanico, ma almeno mi ha aperto gli occhi sulla ferocia dei miti etnici che imprigionano le menti di persone che, diversamente, sarebbero umane.
Per la verità avevo rimosso questo ricordo molto spiacevole, che è ancora avvolto da un’aura di surrealtà, come se l’avessi visto in TV e non facesse parte del mio passato.
Poi ho letto la notizia che segue e tutto è riaffiorato abbastanza nitidamente.
Non sono mai riuscito a serbare rancore per l’accaduto e i tedeschi che ho incontrato successivamente hanno più che riscattato quel figlio dei fiori nazistoide con i suoi complici. Non posso però non esprimere il mio disagio nell’assistere ai successi editoriali di Thilo Sarrazin, che mi fanno sospettare che la dieta culturale delle coscienze tedesche continui a scontare un eccesso di Nietzsche ed un deficit di Hans Jonas, Goethe e mistica renana.
Da antropologo, mi è rimasta la curiosità. Chi era quel trentenne? Da dove veniva quella rabbia, quella violenza? Perché l’avevano messo a gestire degli adolescenti stranieri? Cosa avrebbe potuto fare nel Terzo Reich? Quanti esseri umani apparentemente normali ma segretamente esplosivi ci sono nel mondo? Come si possono disinnescare prima che facciano del male agli altri ed a se stessi e, nell’area germanica, diffondano un’immagine distorta, caricaturale, della Germania e dei tedeschi? Cosa direbbe un greco di questa storia e di quella riportata qui sotto – molto più drammatica –, alla luce di quel che principalmente il governo tedesco ha decretato che la Grecia debba subire per poter ricevere l’assoluzione dei suoi peccati (e per rimandare il collasso del sistema bancario tedesco – e francese)?
Sono a migliaia, vengono dalla Spagna o da altri paesi dell’Europa mediterranea colpiti dalla crisi, oppure da Romania, Ungheria, altri Stati dell’Unione europea dove la povertà di massa spinge a emigrare, e il basso costo del lavoro scatena gli appetiti di produzione low cost delle multinazionali. E i big global players li sfruttano come bestie, come forzati, roba da ricordare gli schiavi nelle prigioni di cotone, il lavoro infantile in Pakistan o le fabbriche-lager in Cina. Amazon, il più grosso commerciante online del mondo, è sotto accusa: ha costruito un vero e proprio Arcipelago GuLag del lavoro forzato con miseri contratti a termine per gli schiavi e i forzati del turbocapitalismo globale, neoliberista e senza scrupoli. O una riedizione dell’Organizzazione Todt, quella con cui SS e Gestapo reclutavano forzati in tutta l’Europa occupata, o dell’omologa e ancor più spietata autorità del lavoro giapponese nella Cina in mano al Tenno. Il GuLag di Amazon non è però in Siberia, ma in Germania, sede ottimale per gli ottimi trasporti infrastrutture e servizi di spedizione. Gli schiavi e i forzati del 21mo secolo, spinti da miseria e fame, vengono in Germania (e forse anche altrove, ma la posizione geografica centrale della Bundesrepublik è ovviamente ideale per le spedizioni di Amazon ovunque). Sono pagati malissimo, nove euro al lordo dei contributi, e lavorano soprattutto nel turno di notte. Alloggiano in sette per camerata in vecchi alberghi sciistici decaduti o chiusi fuori stagione, sono sorvegliati da spietati vigilantes spesso appartenenti o vicini all’ultradestra neonazista.
Non sono gruppi dell’ultrasinistra, né Anonymous o i no global, ad aver denunciato lo scandalo: la scoperta dei disperati di Amazon la dobbiamo a una squadra di investigative reporters della Ard, la prima rete tv pubblica tedesca che, sorta nel dopoguerra con l’aiuto di ‘istruttori’ britannici e americani, ha l’abitudine di puntare tutto sulle inchieste scomode, da cane da guardia di democrazia e diritti umani. Almeno cinquemila persone, ha detto la Ard nel suo reportage appena andato in onda in mezza serata, prime time, sono impiegate da Amazon nei suoi centri di smistamento e spedizione, specie in Assia, lo Stato centrale dove sorge la metropoli finanziaria Francoforte. A casa erano insegnanti, o neolaureati, ma la disoccupazione di massa nell’Europa del sud e nei Balcani rende inutile ogni qualifica. Sono ingaggiati da Amazon con email vaghe che promettono una buona paga e un contratto sicuro con il gigante stesso.
I disperati di Amazon arrivano a spese proprie in Germania e sono accolti dai vigilantes e da persone di agenzie di collocamento private senza scrupoli. La tratta dei disperati avviene soprattutto prima di Natale, quando volano ovviamente le ordinazioni ad Amazon in tutto il mondo. Da Amazon i disperati apprendono che la paga è minore, l’orario di lavoro più lungo del previsto. E quasi sempre nello stressante turno di notte. Vengono alloggiati, racconta ancora la tv pubblica tedesca, in camerate dove appunto dormono in gruppo, chi su brande chi su vecchi divani sfondati. Alloggi e toilettes sporchi e pericolanti, cibo di pessima qualità, e devono anche pagarselo da soli con parte del misero guadagno. E spesso i vigilantes sadici si divertono a minacciarli e impaurirli per dissuaderli da ogni protesta.
In ogni momento i vigilantes hanno diritto di entrare per perquisirli e accusarli di furto al minimo sospetto. Vengono portati al centro smistamento, distante spesso decine e decine di chilometri dai dormitori-lager, con autobus stracolmi su cui spesso devono viaggiare anche in piedi. Se a causa del traffico o del maltempo l’autobus arriva tardi, il ritardo viene loro decurtato dalla misera paga. Alcuni di loro, riconosciuti perché si sono fatti intervistare, hanno ricevuto subito la lettera di licenziamento.
Lo scandalo ha fatto grande impressione in Germania, al punto che alcune case editrici tedesche stanno pensando di mettere in discussione i loro contratti con l’azienda di Jeff Bezos: la patria del capitalismo sociale, del welfare e della cogestione padroni/sindacati si scopre anche territorio del più bieco sfruttamento da capitalismo selvaggio, roba da terzo mondo. E’ un colpo all’immagine di Amazon, ma anche all’attendibilità dei controlli delle autorità tedesche. L’ufficio di collocamento federale ha aperto in corsa. Il sindacato del terziario, la forte centrale Ver.Di, è entrata in azione, e sta obbligando Amazon a far eleggere rappresentanze sindacali nei suoi depositi. Partecipazione prevista al voto attorno al 60 per cento, nonostante azienda e vigilantes minaccino di rappresaglie i lavoratori che andranno alle elezioni sindacali. Almeno si è cominciato a votare nel centro logistico Amazon di Graben vicino ad Augsburg (Augusta), poi in quelli di Bad Hersfeld e Lipsia. E il sindacato prepara elezioni nel centro di Rheinberg. A Werne, Pforzheim e Coblenza ancora non si è mosso niente. L’arcipelago GuLag del turbocapitalismo sfrenato globale comincia a vacillare, grazie al coraggio dei media. “I vigilantes hanno minacciato anche noi, ma abbiamo continuato, con riprese e interviste di nascosto”, narrano i colleghi del team della Ard. Quando i media pubblici sono veramente al servizio dell’informazione e non dei potenti, contro orrori, crimini e soprusi si può almeno combattere. Ma certo tra i milioni di persone che hanno ordinato da Amazon regali per Natale, chi sa quanti o quanto pochi avranno crisi di coscienza.
http://www.repubblica.it/tecnologia/2013/02/16/news/amazon_germania-52784160/?ref=HREC2-10
Naomi Klein già più di dieci anni fa descriveva le condizioni carcerarie di grandi centri manufatturieri dell’Asia, ove si produce anonimamente quasi tutto ciò a cui le multinazionali possono poi aggiungere i propri marchi , rastrellando così i propri ingenti profitti.
Le recenti vicende della Foxconn in Cina, ove la prima reazione degli operai alle condizioni di lavoro imposte per produrre per conto della Apple sono stati i suicidi, sono solo un tenue squarcio in un velo globale.
Le maquilladoras sono insediamenti industriali nel Messico a ridosso degli Stati Uniti, ove imprese nord americane possono operare a condizioni di sfruttamento più libere che oltre confine. D’altra parte più di venti anni fa il sindacato AFL CIO denunciava già il diffondersi a New York di quelle che venivano chiamate ” sweat shops “, officine del sudore. Si sa gli Usa anticipano.
Si crede davvero che questo sistema di sfruttamento mondiale si regga solo sul consenso o magari anche solo sulla pura passività di chi lo subisce?
Davvero si pensa che gli operai assunti dalla Fiat in Serbia per 12 ore al giorno di catena di montaggio a meno di 400 euro al mese, passino il poco tempo rimasto a ringraziare Marchionne? E che la raccolta degli agrumi da noi veda i migranti stanchi ma rassegnati? E se qualcuno, come ai magazzini della Ikea a Piacenza non ci sta ? Perché ogni persona oppressa, anche la più rassegnata, prima o poi pensa alla ribellione.
Così la prevenzione e la repressione dei comportamenti ribelli diventano anche un business. Una attività secondaria delle mafie che mettono a disposizione i loro caporali nei casi meno sofisticati. Un modo per dare uno sbocco al mercenariato neonazista, in quelli più sfacciati e stupidi. Una impresa raffinata quando la sorveglianza dei lavoratori viene affidata alle agenzie di investigazione e magari anche alle indagini di psicologi preparati ad hoc.
Esagerazioni? Ma se dilaga la pubblicità di imprese che vantano di poter fornire tutto ciò che serve per controllare le assenze del lavoratore e quanto altro sia necessario conoscere. E i colloqui per le assunzioni spesso diventano sottili interrogatori con domande preparate da strutture specializzate. Domande che servono a far capire se il nuovo assunto sarà fedele o ribelle.
Ovunque nei luoghi della produzione si diffonde un sistema autoritario e oppressivo. Può essere più sottile o più brutale a seconda delle mansioni o della nazionalità dei lavoratori. Non ci sono ovunque sorveglianti neonazisti, ma il fascismo aziendale dilaga, perché questo reclama il capitalismo globalizzato per la condizione di lavoro.
Anche qui esagerazioni? Ma proprio ieri la commissione economica dell’ OCSE ha raccomandato all’Italia di rendere ancor più facile il licenziamento per riprendere a crescere.
E le politiche di austerità e rigore non stanno forse cancellando ciò che resta di contratti e di diritti del lavoro qui da noi e in tutta Europa? E nel paese cavia di esse, la Grecia, chi si è salvato dalla disoccupazione di massa non produce ora a condizioni che tempo fa avremmo definito da terzo mondo? E la Grecia, come l’Italia sta aumentando le esportazioni mentre la economia complessiva regredisce. Si lavora negli spazi e alle condizioni che i poteri del mercato globale hanno deciso di assegnare.
Non si piangano lacrime da coccodrillo, ci si risparmi la solita dose di ipocrisia. Questo capitalismo globale vuole la schiavitù del lavoro e, come ci ricorda Quentin Tarantino nel suo bel film Django, non c’è schiavitù senza negrieri. Qualche capetto della Amazon in Germania deve aver pensato che in fondo quelli neonazisti sono più motivati di altri.
Non c’è futuro democratico e civile se non si mette fine al dominio del capitalismo globalizzato.
Commesse e commessi di tutt’Italia, unitevi!
31 gennaio 2013 a 15:26 (Diritti umani e bioetica, Economia e Società, Resistenza e Rivoluzione)
Tags: Andrew McAfee, apertura, automatizzazione, Bologna, catene, centri commerciali, Cloud Atlas, commesse, commessi, competitività, coniugi, consumismo, contratto a tempo, crescita economica, dipendenti, diritti dei lavoratori, diritti fondamentali, disoccupazione, disuguaglianza, domanda, domenica, domenica aperto, donne, Erik Brynjolfsson, esportazioni, famiglia, figli, governo Monti, grande distribuzione, IKEA, La vita prima del business, lavorare per vivere, lavoratori, Lugano, macchine, madri, manifestazioni, Martin Ford, mercati, minacce, MIT, Monti, multinazionali, Napoli, Nea So Copros, negozi, Non sarò mai soggetta a maltrattamenti criminosi, Nuova Seoul, Occupy Sunday, offerta, orari di lavoro, orario spezzato, picchettaggio, picchettare, precariato, produzione, profitto, protesta, proteste, ricatto, rivolte, salario, saturazione, schiavismo, scioperi, sciopero, servaggio, Sesto Fiorentino, sfruttamento, sindacati, sottopagati, stipendi, straordinari, tecnologia, tempo determinato, tempo libero, Torino, Treviso, unità, Vicenza, vita privata, vivere per lavorare, Yoona-939
IKEA GRANCIA – LUGANO
Orari d’apertura:
Lu-Ve: 9.00-18.30
Gio: 9.00 – 21.00
Sa: 9.00 – 17.00
[domenica chiuso]
La vita prima del business
Cartello di protesta di un gruppo di commesse
Non sarò mai soggetta a maltrattamenti criminosi
Yoona~939, Cloud Atlas
Il lavoro sta finendo! Lo dicono senza appello le statistiche. I lavoratori di fabbriche e uffici verranno ridimensionati da oggi al prossimo ventennio come nel secolo scorso letteralmente sparì la massa di agricoltori (dal 75% l 4% degli occupati totali). Una tragedia? Il punto è che la produzione di beni e servizi è aumentata migliaia di volte da allora, richiedendo sempre meno manodopera. È tragedia per colpa dei pochi che beneficiano dei profitti, che non ci pensano a cambiare sistema. Questa è la sfida del futuro, non il lavoro. Si chiama redistribuzione, reddito di cittadinanza, risanamento del territorio come fonte di lavoro. Redistribuzione e reddito di cittadinanza, certo, e questo lo scrivo per i “bottegai”, perché se chiudono le fabbriche, senza stipendi che girano, dopo due mesi, chiudete voi!! E in Italia ancora a combattere per la domenica, siamo governati da ladri incoscienti!!
Marco Benedetti
Marco ha ragione. Quel che sostiene lo confermano Martin Ford (“The Lights in the Tunnel: Automation, Accelerating Technology and the Economy of the Future”) e gli studiosi dell’MIT Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee (“Race Against the Machine: How the Digital Revolution is Accelerating Innovation, Driving Productivity, and Irreversibly Transforming Employment and the Economy”).
Stiamo realmente correndo il rischio di lasciare alle future generazioni un mondo spaventosamente simile a Nuova Seoul (Nea So Copros) di Cloud Atlas, una finta democrazia capital-corporativa e castale dove il reddito di cittadinanza ed i redditi da lavoro devono essere spesi forzatamente ed edonisticamente in base alle fasce di consumo in cui si è inseriti, per poter perpetuare un sistema in cui le persone sono consumatori prima ed esseri umani poi.
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/01/18/cloud-atlas-uno-studio-antropologico/
Che diritti si possono esercitare in un sistema caratterizzato da produzione in costante crescita e salari stagnanti, che significano crescente indebitamento, minori acquisti, massicce eccedenze, maggiore disoccupazione e crescente divaricazione tra una piccola minoranza di ricchi ed una fascia povera in espansione? Cosa vuol dire essere liberi in un mondo del genere? Di che libertà/diritti civili si può concretamente parlare?
La crescita economica richiede investimenti e può avvenire solo se c’è l’aspettativa di una forte domanda di prodotti e servizi. Dov’è questa forte domanda? Da dove arriverà? Da stati e famiglie sempre più oppressi dai debiti, indebitamenti che rappresentano l’unica maniera per assicurare un minimo di crescita in un sistema ormai saturo da una generazione e che sopravvive solo grazie a bolle speculative gonfiate dal credito facile ed irresponsabile? Dalle grandi catene e multinazionali che spazzano via i piccoli imprenditori, non solo nei paesi in via di sviluppo? Dai paesi in via di sviluppo che ci estromettono dai mercati e che esportano più che importare (es. Germania vs. Cina)?
Quante librerie hanno dovuto chiudere a causa di amazon.com?
Quanti addetti alle vendite sono stati sostituiti da sistemi on-line?
Quanti impiegati di banca sono stati sostituiti dai call center?
E quanti impiegati nei call center sono stati sostituiti da un software automatico?
E cosa succederà a molti professionisti quando arriveranno le intelligenze artificiali?
Con che introiti sosterranno consumisticamente la crescita?
Quali saranno i futuri costi umani della ricerca della competitività?
Quando l’intero sistema raggiungerà la massima estensione possibile e il punto di saturazione finale, cosa faremo?
Commerceremo con altri sistemi planetari, nella speranza di poter esportare a manetta, per non trovarci al punto di partenza?
Che senso ha tutto questo?
TRENTO
TREVISO
http://demoandcrazia.blogspot.it/2012/10/la-rivoluzione-delle-commesse-parte-da.html
SESTO FIORENTINO
TORINO
VICENZA
http://www.vicenzatoday.it/economia/sciopero-commesse.html
BOLOGNA
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2012/05/03/news/sciopero_contro_aperture_domenicali-34393757/
OCCUPY SUNDAY
COMMENTI DA TUTTA ITALIA
Quello che mi fa rabbia è questo menefreghismo, egoismo, prevaricazione dei forti sui più deboli; non si assumerà gente in più (il nostro titolare è già in difficoltà così), gli orari faranno sempre più schifo, la famiglia va a ramengo (Vale).
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Vorrei commentare anche l’apparente noncuranza della maggior parte delle persone. Sembra che non interessi a nessuno che persone, per la maggior parte donne, ( che lavorano il TRIPLO di noi uomini) si vedano allungare l’orario di lavoro, sottrarre le domeniche, che e’ l’unico giorno di riposo per il commercio. chi lavora nelle grandi aziende, in fabbriche o uffici, hanno il sabato e la domenica! Senza contare tutti i “ponti”. C’e’ chi non e’ mai stato a casa due giorni di seguito! Chi lavora in un negozio i ponti non sa neanche cosa siano (Carlo).
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semplicemente vergognoso ciò che ha fatto il governo, ha semplicemente liberalizzato la schiavitù , faccio il commesso in un negozio di una grande catena privata nella provincia di Napoli, NON turniamo, non ci vengono pagati gli straordinari, e ora il padrone si sente libero di fare 9 ore e 30 al giorno senza nessun tipo di problema, aperture improvvise senza nessuna possibilità di riposo, e pure il governo sa che qui da noi c’è la schiavitù (Malo82).
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Al posto di fare sempre i pecoroni… dovremmo scioperare anche noi tutti uniti una volta per tutte, anche i dipendenti della grande distribuzione e invece nel commercio… ci sarà sempre l’imbecille che apre nel giorno di sciopero, per prendere i clienti che trovano chiuso dagli altri… altre categorie bloccano l’Italia per molto molto meno… qui invece possono distruggere le famiglie, cancellare il riposo, eliminarti tempo libero, hobby, interessi… e nessuno alza un dito come distruggere un’Italia già mal ridotta…(Marcello)
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Io sono senza parole, davvero, odio il commercio, e purtroppo ci lavoro e sono demoralizzata all’idea di dover regalare le mie domeniche a chi si arricchisce sulle mie spalle, tra l’altro sottopagata, in Italia non esistono più valori, sono davvero delusa e mi sento sconfitta…Vogliono tenere gli esercizi commerciali aperti tutte le domeniche??? Va bene…ma siccome noi che ci lavoriamo dentro abbiamo le stesse esigenze di chi la domenica non ha nient’altro di meglio da fare che andare in giro per negozi, gradiremmo cortesemente che anche gli uffici pubblici (poste, comuni, inps….), le asl, le banche, le assicurazioni, i medici, gli asili etc, si adeguassero a questo nuovo “stile di vita”, se di vita si può parlare, e fossero a disposizione 7 giorni su 7 ad orari ovviamente accessibili a tutti, perché noi dobbiamo rinunciare alle nostre domeniche ed altri no? Non lo trovo affatto giusto…(Taty)
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il problema e’ che i sindacati possono fare poco perché non siamo uniti, abbiamo paura che: il contratto a tempo non venga rinnovato, di metterci in cattiva luce nei confronti dell’azienda, ma così facendo arriveranno a sfruttarci peggio che in Cina: UN PUGNO DI RISO E UN CALCIO NEL SEDERE (Vale).
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ma lo sapete che io per fare quelle schifose 4h butto via tutta la domenica, che non ho più una vita sociale, che le mie amicizie si sono stufate di sentirsi dire no mi dispiace non posso, lavoro domenica,schifosi porci della grande distribuzione organizzata, siete organizzati a delinquere ecco cosa siete,chissà quanti soldi avete dato al governo perché approvasse questa legge e poi venite a dire a me di lavorare come fossi un full time perché non ci sono i soldi per pagare gli stipendi e ognuno deve fare la sua parte. e ti minacciano pure, si inventano le cose che non hai detto perché vogliono eliminare i vecchi contratti e assumere gente sottopagata senza più indennità di malattia, senza ferie, senza permessi retribuiti, ecco cosa vogliono fare. ci stanno esasperando per farci licenziare così assumono poveri ragazzini che hanno bisogno di lavorare e li pagano una miseria, ma io mi domando ma siamo aperti 13h ma possibile che non abbiate il tempo di fare la spesa in 13h ore?????ma sapete da quanto tempo non vado al cinema io? (Cassandra)
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non tutti i commercianti vogliono la liberalizzazione degli orari, è solo la grande distribuzione che li vuole perché negli ultimi anni hanno subito un calo dei fatturati non indifferente, io lo so perché ci lavoro. hanno aperto troppi centri commerciali, troppi supermercati e ora il mercato è saturo, troppa offerta per una domanda sempre in calo, la gente non ha più soldi. il problema però sono i clienti che smaniano dalla voglia di sapere se domenica si è aperti perché non hanno niente da fare a casa, le loro vite ormai sono vuote e l’unica cosa che si possono permettere è fare un giro la domenica al centro commerciale, tutto è gratis qui, riscaldamento e aria condizionata, parcheggi, leggono giornali e riviste gratis e poi non li acquistano, i bambini possono persino fracassare i giocattoli e nessuno glieli mette in conto….non sia mai. I clienti vengono la domenica ma poi durante la settimana non tornano, io sono anni che non vedo più il pienone nemmeno la domenica, vengono a fare un giro ma non comprano e allora che senso ha? Perché io devo andare a lavorare di domenica? Non sono un medico, il mio lavoro non salva la vita a nessuno, non è di utilità sociale come vuol far credere Monti (Cassidy).
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Hai ragione tu….vogliono vedere il nostro teatrino di marionette che lavorano “tanto sono pagati” e andare nel paese dei balocchi che è il centro commerciale, per ingannare la loro insaziabile sete di possedere: telefononi luccicanti, cartelli ammiccanti che urlano offerte Si imbambolano davanti alle vetrine e dentro di sé si chiedono “…mmmm ora che sono qua cosa cavolo compro?” e alla fine escono a malincuore, con la borsa vuota:per comprare ci vogliono i soldi: è finita l’illusione;magari ritrovandosi in mano un vasetto di acciughe di merda che a casa non mangia nessuno. Era in offerta! (Kaiser)
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Sono titolare di negozio all’interno di un centro commerciale, single con 1,2 dipendenti (perché a due non ci sto dentro con le spese anzi, è già troppo uno). Da oggi è ufficiale: aperti anche tutte le domeniche mattine. E adesso? Per un collega è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ha chiuso per sempre, un altro sta cercando di vendere e lasciare il posto. Io insieme agli altri siamo ammutoliti, visto che la risposta ad una nostra lettera di protesta per quando ci hanno tolto la mezza giornata di riposo infrasettimanale è stata questa: sempre aperti. D’altronde se lo fa la concorrenza lo dobbiamo fare pure noi! Maledetta concorrenza, allora la colpa è tua! Caro Monti hai fatto trenta fai trentuno: aperti 24 su 24, così prendo residenza al negozio, vendo casa e risparmio sull’ici e risparmio pure sulla benzina perché vendo anche l’auto! Una sola richiesta ti faccio, nei soli 46 min di tempo libero che mi hai lasciato per giorno, tu che hai i soldi vieni a trovarmi. PS il giorno di Natale lasciacelo di riposo, così riesco a farmi le ferie! Cosa ne pensate della proposta di tenere chiuse le serrande per protesta e chi di voi lo farebbe PER DAVVERO? Va bene lavorare per vivere ma vivere per lavorare NO! (Lavoratore Italiano)
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E fare venire Monti in negozio con noi 7 su 7 ??
mangiando nei magazzini a pranzo e cena ..visto che i centri commerciali sono aperti dalle 9 alle 22 o per chi è fortunato alle 21!!
Dopo la chiusura serale alle 22 e bello tornare a casa e trovare i tuoi figli che dormono e il più piccolo che si sveglia e ti dice ciao papì 6 tornato tardi anche oggi!!
Grazie Prof. Monti …come è umano LEI !! (Rocco Monticane)
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Sono d’accordo anch’io…E non dobbiamo mollare!!..Facciamoci sentire !!..Sono anch’io una schiava moderna,lavoro in uno di quei grossi centri di elettronica e di fronte abbiamo un centro commerciale..com’è triste vedere famiglie la domenica che vagano per il negozio cercando……ma cosa stanno cercando??..niente…non sanno dove andare, che fare…ed allora il centro commerciale,il negozio, diventa utile perché mentre i genitori guardano tutto e spesso non comprano niente, i figli intanto si distraggono vicino alle consolle dei giochi…e noi lì….a vedere questo triste scenario..Ma dove sono i genitori che portano i bimbi al parco??.. Comunque continuo a lottare ed oltre che boicottare le domeniche coinvolgo il più possibile i miei colleghi che spesso parlano,si lamentano ma poi non fanno niente!..Ho fatto scioperi ed andrò alla manifestazione di martedì sotto la Regione ma non so quanti saremo…eh…ad essere uniti….Noi commesse,commessi, siamo tanti e verrebbe proprio una bella cosa magari scioperare davanti al negozio, di domenica,ad oltranza,tutti quanti!..utopia… Insomma ragazze e ragazzi… CONTINUIAMO A FARCI SENTIRE!!! RICORDIAMOCI CHE CI STANNO TOGLIENDO TUTTI I DIRITTI CHE I NOSTRI PADRI, I NOSTRI NONNI SI SONO GUADAGNATI!!!.. INFORMIAMO I COLLEGHI DELLE MANIFESTAZIONI, DEGLI SCIOPERI E DI QUALSIASI ALTRA FORMA DI PROTESTA, ANCHE QUELLI CHE NON LAVORANO CON NOI!…Io ci spero che possiamo cambiare le cose…anzi, io ci credo….
Un saluto a tutti…(Ele)
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ciao ,anch’io sono una sfigatissima che lavora nel commercio,quando abbiamo chiesto al capo area di darci la possibilità di fare a turni ,la sua risposta è stata non se ne parla nemmeno avete firmato che se il negozio sta aperto la domenica lavorate (peccato che nel 2008 le domeniche erano 1 al max 2 e quelle di dicembre )per quest’anno dovete tenere duro ,e certo tanto mica ci sta lui o ci sta Monti a lavorare con un ridicolo straordinario ,per 4 domeniche ,avendo il giorno compensativo in settima ho preso 11euro (ovn).
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Mio marito lavora in un negozio e tutto andava bene fino allo scorso dicembre. Erano aperti solo una domenica al mese e a dicembre, ma non sempre il turno toccava a lui. Da gennaio non abbiamo più una vita familiare perché lui è a casa in settimana mentre io e mia figlia siamo a casa il sabato e la domenica. Quindi lui è sempre a casa da solo e non riesce più a stare con me e con sua figlia.
In negozio c’è un forte clima di tensione perché devono coprire più ore ma con lo stesso personale perché di assumere qualcuno non se ne parla nemmeno. Anzi tre persone si sono licenziate e gli tocca fare anche i loro lavori. Il direttore si lamenta che le vendite sono in calo e scarica le colpe su di loro quindi sono continuamente martellati, ma se in negozio non entra gente loro cosa possono fare?
Spero almeno che si degneranno di restare chiusi il giorno di Natale.
Io credo che con la scusa della crisi, i lavoratori stanno perdendo tutti i propri diritti. Con la scusa che c’è poco lavoro ci stanno facendo diventare degli schiavi (Anna).
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C’è ancora di peggio. Ad esempio, non solo lavorare TUTTI i sabati, domeniche e festivi, ma vedersi mettere (dalla responsabile di negozio) gli spezzati : 11-13/15-21. Alla mia gentile proposta di poter fare almeno uno/due sabati al mese con orario intero per poter avere un minimo di qualità di vita e godermi la mia famiglia ed un marito fuori casa fino al venerdi per lavoro, la risposta è stata di essere mobbizzata e costretta ad andarmene. La corda si era spezzata, avevo osato chiedere…E sono una con un’esperienza ventennale nel settore commercio…Ne ho viste e dovute subire tante, ma questa mi ha lasciata scioccata…(Anonima)
La Rivoluzione Finale di Aldous Huxley – ovvero, “rivoluzione” non è sinonimo di “emancipazione”
11 luglio 2012 a 09:40 (Controrivoluzione e Complotti, Economia e Società, Resistenza e Rivoluzione, Verità scomode)
Tags: 1984, Aldous Huxley, Berkeley, Brave New World, dittatura, George Orwell, Grande Fratello, Huxley, lavaggio del cervello, libero arbitrio, libertà, manipolazione mentale, Mussolini, Orwell, Progetto Manhattan, psicofarmaci, rivoluzione, rivoluzione globale, schiavitù, scienza, servaggio, Stalin, Terrore, terrore di stato, terrorismo, totalitarismo, Wayne Evans
In un certo senso, siamo nello stesso dilemma etico e morale in cui si trovarono i fisici nei giorni precedenti al Progetto Manhattan. Quelli di noi che lavorano in questo campo vedono il potenziale di sviluppo per un controllo quasi totale delle emozioni umane.
Dr. Wayne Evans, U.S. Army Institute of Environmental Medicine, 1978
http://www.raven1.net/mcf/mindnet/mn116a.htm
Aldous Huxley, The Ultimate Revolution, intervento al Berkeley Language Center del 20 marzo 1962.
[…] Possiamo dire che nel passato tutte le rivoluzioni hanno avuto come obiettivo essenziale quello di modificare l’ambiente allo scopo di modificare l’individuo. Ci sono state rivoluzioni politiche, rivoluzioni economiche e – all’epoca della riforma protestante – una rivoluzione religiosa. Tutte queste rivoluzioni non miravano direttamente all’essere umano, ma a ciò che gli stava intorno. Attraverso una modifica dell’ambiente circostante si poteva ottenere – o eliminare – un effetto sull’essere umano. Oggi credo che ci troviamo di fronte a ciò che potrebbe essere definita la rivoluzione definitiva, l’ultima rivoluzione, quella in cui l’uomo può agire in modo diretto sulla mente e sul corpo dei suoi simili. Inutile dire che la possibilità di esercitare un certo tipo di azione diretta sulla mente e sul corpo degli esseri umani è esistita fin dall’alba dei tempi. Ma era generalmente di natura violenta. Le tecniche del terrorismo sono note da tempo immemorabile e i popoli le hanno sempre impiegate con maggiore o minore raffinatezza, a volte con la più terribile crudeltà, altre con una certa dose di abilità acquisita attraverso una serie di prove ed errori, per scoprire quali fossero i modi migliori di sfruttare la tortura, la carcerazione e le costrizioni di ogni genere.
Ma come diceva, credo, Metternich molti anni fa, con le baionette si può fare di tutto tranne che sedercisi sopra. Se si vuole controllare una popolazione per un lungo periodo di tempo occorre che vi sia una certa misura di consenso, essendo difficile che il terrorismo puro e semplice possa funzionare a tempo indefinito. Esso può anche funzionare per molto tempo, ma io credo che prima o poi sia necessario introdurre un elemento di persuasione, un elemento che spinga le persone ad essere consenzienti a ciò che gli viene fatto.
Io penso che la natura della rivoluzione definitiva che abbiamo di fronte sia precisamente questa: siamo sul punto di sviluppare una serie di tecniche che consentiranno all’oligarchia al potere – che è sempre esistita e probabilmente sempre esisterà – di spingere le persone ad amare la propria schiavitù. Questa è, io credo, una rivoluzione di malvagità definitiva, ed è un problema al quale mi sono interessato per molti anni e su cui ho scritto 30 anni fa un romanzo, Mondo Nuovo, che descrive una società in cui vengono utilizzati tutti gli strumenti disponibili – e alcuni degli strumenti che allora immaginavo sarebbero stati disponibili nel futuro – prima di tutto per standardizzare la popolazione, appiattendo le fastidiose diversità tra gli esseri umani, per creare, diciamo così, modelli di esseri umani prodotti in serie e organizzati in un sistema di classi basato sulla conoscenza scientifica. Da allora mi sono interessato sempre di più a questo problema e ho notato con crescente raccapriccio che un gran numero delle previsioni che sembravano pura fantasia quando le feci 30 anni fa, si sono poi realizzate o sono sul punto di realizzarsi.
Un gran numero delle tecniche di cui parlavo sembrano essere già utilizzate. E sembra che vi sia una corsa generale verso questa rivoluzione definitiva, un sistema di controllo attraverso il quale è possibile far piacere alla gente una situazione che, secondo i normali standard, non dovrebbe piacergli affatto. Questo “apprezzamento della schiavitù”… questo sistema, come dicevo, è in evoluzione da anni e io sono sempre più interessato in ciò che sta avvenendo.
Vorrei brevemente paragonare la parabola descritta in Mondo Nuovo con un’altra parabola più recente, quella descritta da George Orwell nel suo libro 1984. Orwell scrisse il suo libro tra il 1945 e il 1948, nel momento in cui il regime di terrore stalinista era al suo apice e subito dopo il crollo del regime hitleriano. Il suo libro, per il quale ho una grande ammirazione – è un libro che rivela un grande talento e un’inventiva straordinaria – mostra una proiezione nel futuro del passato recente – di ciò che per lui era il passato recente – e dell’immediato presente; una proiezione nel futuro di una società in cui il controllo è interamente esercitato con il terrore e con continui attacchi alla mente e al corpo degli individui.
Il mio libro, invece, fu scritto nel 1932, quando esisteva solo una forma di dittatura moderata, quella di Mussolini, quindi non era neppure sfiorato dall’idea del terrorismo; io ero perciò libero, in modi in cui Orwell non poteva esserlo, di immaginare altri metodi di controllo, metodi non violenti. Sono incline a pensare che le dittature scientifiche del futuro – e io credo che ci saranno dittature scientifiche in molte parti del mondo – saranno più vicine allo schema di Mondo Nuovo che a quello di 1984. Non certo perché i dittatori scientifici abbiano velleità umanitarie ma semplicemente perché lo schema di MN è molto più efficiente dell’altro.
[…].
Dobbiamo pensare ai problemi dell’automazione e – in modo più approfondito – a quelli che potrebbero sorgere grazie a queste tecniche, che potrebbero davvero contribuire a questa rivoluzione definitiva. Il nostro compito è di essere consapevoli di ciò che sta accadendo e di usare la nostra immaginazione per capire cosa potrebbe succedere, in che modo si potrebbe approfittarne e infine, se possibile, di provvedere affinché gli immensi poteri che oggi possediamo grazie a queste scoperte scientifiche e tecnologiche vengano usati a beneficio dell’umanità e non per la sua degradazione.
Traduzione di Gianluca Freda