I punti controversi del referendum sulla riforma costituzionale

gettyimages-182650467

Il ddl Renzi-Boschi:
– nega l’elettività diretta del Senato, ancorché gli venga contraddittoriamente ribadita la spettanza della funzione legislativa e di revisione costituzionale;
– privilegia la governabilità sulla rappresentatività;
– elimina i contro-poteri esterni alla Camera senza compensarli con contropoteri interni;
– riduce il potere d’iniziativa legislativa del Parlamento a vantaggio di quella del Governo;
– prevede almeno sette/otto tipi diversi di votazione delle leggi ordinarie con conseguenze pregiudizievoli per la funzionalità delle Camere;
– sottodimensiona la composizione del Senato (100 contro 630) rendendo irrilevante il voto dei senatori nelle riunioni del Parlamento in seduta comune relative alla elezione del Presidente della Repubblica e dei componenti del CSM (mentre per quanto riguarda i giudici della Corte costituzionale ne attribuisce irrazionalmente tre ai 630 deputati e addirittura due ai 100 senatori);
– pregiudica il corretto adempimento sia delle funzioni dei senatori, divenute part-time, sia quelle ad esse connesse, dei consiglieri regionali e dei sindaci;
– prevede degli inutili senatori pro-tempore di nomina presidenziale, ancorché il Senato non svolga più quelle alte funzioni che giustificavano la presenza di senatori a vita eletti dal Capo dello Stato.
– Inoltre ciò che preoccupa di più è il combinato disposto della riforma costituzionale e dell’Italicum (che è il bis del Porcellum), in conseguenza del quale il Premier-segretario conseguirebbe uno smisurato accumulo di poteri.

http://temi.repubblica.it/micromega-online/pace-%E2%80%9Crenzi-vuole-un-principato-ecco-le-ragioni-del-no%E2%80%9D/

La morte della Repubblica (Matteolo Augustolo)

0

Se in casa mi offendono, il tuo cuore sopporti di vedermi soffrire, anche se mi trascinassero per i piedi alla porta o mi bersagliassero di colpi, se lo vedi, sopporta; pregali soltanto di smettere dalle loro follie con parole amabili: certo non ti obbediranno, perché su di loro incombe il giorno fatale.

Odisseo/Ulisse al figlio Telemaco

Chi sopporterebbe la frusta e l’ingiuria del tempo, i torti dell’oppressore, le contumelie del superbo, i dolori dell’amore disprezzato, i ritardi della giustizia, l’insolenza del potere, gli scherni che il meritevole pazientemente subisce da parte di gente indegna?

Amleto

Il professor Luciano Canfora, sostiene che artisti, poeti, storici e tutta la classe intellettuale è stata chiamata a celebrare il suo programma politico ed è per questo che lo ricordiamo: fu l’inventore della comunicazione in senso moderno…In Augusto colpisce la progressione inesorabile: a diciannove anni è quasi sconosciuto, a trenta è padrone di un impero che governa un terzo del genere umano.
http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma/augusto/23822/default.aspx

Renzi

“L’elettorato democratico e le riforme di Edipo”
Testo di Raniero la Valle, presidente dei Comitati Dossetti per la Costituzione.

[…].

Nel merito il Senato delle Autonomie significa distruggere le Autonomie, decapitandole dei loro rappresentanti eletti – sindaci, consiglieri regionali o Presidenti di giunta che siano – togliendoli dal territorio. Se gli eletti come sindaci o come esponenti delle Regioni devono davvero contribuire alla legislazione come senatori e sono pagati per questo dai loro cittadini, devono venire a Roma ogni settimana perchè per chiedere di intervenire sulle leggi approvate dalla Camera il Senato ha tempi strettissimi, dieci giorni dalla trasmissione della legge da Montecitorio e solo cinque giorni se le leggi sono approvate con la procedura della “ghigliottina”; e poi il Senato ha trenta giorni o solo quindici per proporre le modifiche; e ha solo quindici giorni per le modifiche alle leggi riguardanti il bilancio ex articolo 81; questo vuol dire che se un senatore o il Senato stesso salta una settimana, passa il treno e sulle leggi fatte dalla Camera non ci si può fare niente; perciò il Senato deve sedere in permanenza come la Camera. Quindi o i senatori fanno morire il Senato disertandolo, o il Senato fa morire le autonomie rubando i loro rappresentanti politici e togliendoli dal territorio.

Questo vuol dire che una piccola parte di elettori di fatto ha in mano il destino, la vita o la morte di tutto il popolo. Ma questo non succederebbe solo per la guerra; su ogni legge il governo può pretendere il voto della Camera entro sessanta giorni, e un ritardo, magari provocato dallo stesso governo, costerebbe alla Camera la perdita di ogni potere di emendamento e la legge sarebbe approvata nel testo uscito da Palazzo Chigi.
In questo modo i cittadini perderebbero qualsiasi possibilità di concorrere con metodo democratico attraverso i loro rappresentanti alla determinazione della politica nazionale.

[…]

Augusto_a_Porta_a_Porta

La “generazione di Telemaco” in tal modo non porta a compimento l’opera dei padri. Fa male Renzi ad evocare fantasmi di miti e tragedie antiche che gli si rivoltano contro. Quella che vediamo all’opera è infatti piuttosto la generazione di Edipo, che uccide il padre e carpisce e porta al suicidio la madre. Il problema è che i padri uccisi non sono D’Alema, Bersani o Letta – quelli sono rottamati – ma sono il Senato, il pluralismo politico, il costituzionalismo democratico; e la madre abusata e costretta al suicidio è la Repubblica democratica e parlamentare.

Noi non sappiamo se i riformatori di oggi sono consapevoli delle conseguenze di quello che stanno facendo. In genere i politici non lo sono. Non erano consapevoli delle conseguenze quelli che hanno fatto Maastricht, quelli che hanno fatto l’euro non per visione ma per ideologia, quelli che hanno sbagliato il cambio tra la lira e l’euro, quelli che hanno fatto la guerra all’Iraq, alla Jugoslavia, all’Afghanistan, quelli che hanno fatto i compiti a casa mettendo in Costituzione il pareggio di bilancio, quelli che hanno fatto il Fiscal Compact e ora stanno facendo il Trattato Transatlantico per il commercio e gli investimenti con gli Stati Uniti. I riformatori di oggi non hanno cattive intenzioni, piuttosto mancano di profezia, sono come gli apprendisti stregoni di un film un tempo famoso; non sono neanche in grado di salvaguardare il loro potere. Per questo io non temo il primo Renzi, ma temo il secondo Renzi o il dopo Renzi, quando saremo senza Senato elettivo e senza controllo sul governo e avremo l’Italicum che fa il deserto delle opposizioni e istituisce un Aventino per obbligo di legge, lasciando solo due partiti, cioè due rotaie su cui può passare un unico treno. E’ possibile che non ci sarà un regime di Renzi, che è troppo conflittivo e provocatorio per essere accettato alla lunga dal sistema politico, ma stiamo creando grandi chances per un regime dopo Renzi, o che sia lui stesso a riproporsi come quello che voleva salvare l’Italia e l’Europa e che ne è stato impedito da conservatori di ogni natura e dai ribelli del suo stesso partito, o che sia qualcun altro dopo di lui. La destra palese è sempre pronta in Italia a venire fuori dalla destra occulta.

[…]

http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=3160

Nel merito il Senato delle Autonomie significa distruggere le Autonomie, decapitandole dei loro rappresentanti eletti – sindaci, consiglieri regionali o Presidenti di giunta che siano – togliendoli dal territorio. Se gli eletti come sindaci o come esponenti delle Regioni devono davvero contribuire alla legislazione come senatori e sono pagati per questo dai loro cittadini, devono venire a Roma ogni settimana perchè per chiedere di intervenire sulle leggi approvate dalla Camera il Senato ha tempi strettissimi, dieci giorni dalla trasmissione della legge da Montecitorio e solo cinque giorni se le leggi sono approvate con la procedura della “ghigliottina”; e poi il Senato ha trenta giorni o solo quindici per proporre le modifiche; e ha solo quindici giorni per le modifiche alle leggi riguardanti il bilancio ex articolo 81; questo vuol dire che se un senatore o il Senato stesso salta una settimana, passa il treno e sulle leggi fatte dalla Camera non ci si può fare niente; perciò il Senato deve sedere in permanenza come la Camera. Quindi o i senatori fanno morire il Senato disertandolo, o il Senato fa morire le autonomie rubando i loro rappresentanti politici e togliendoli dal territorio.

Italicum, questo vuol dire che una piccola parte di elettori di fatto ha in mano il destino, la vita o la morte di tutto il popolo. Ma questo non succederebbe solo per la guerra; su ogni legge il governo può pretendere il voto della Camera entro sessanta giorni, e un ritardo, magari provocato dallo stesso governo, costerebbe alla Camera la perdita di ogni potere di emendamento e la legge sarebbe approvata nel testo uscito da Palazzo Chigi.
In questo modo i cittadini perderebbero qualsiasi possibilità di concorrere con metodo democratico attraverso i loro rappresentanti alla determinazione della politica nazionale.

– See more at: http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=3160#sthash.b9vfBLkt.dpuf

Nel merito il Senato delle Autonomie significa distruggere le Autonomie, decapitandole dei loro rappresentanti eletti – sindaci, consiglieri regionali o Presidenti di giunta che siano – togliendoli dal territorio. Se gli eletti come sindaci o come esponenti delle Regioni devono davvero contribuire alla legislazione come senatori e sono pagati per questo dai loro cittadini, devono venire a Roma ogni settimana perchè per chiedere di intervenire sulle leggi approvate dalla Camera il Senato ha tempi strettissimi, dieci giorni dalla trasmissione della legge da Montecitorio e solo cinque giorni se le leggi sono approvate con la procedura della “ghigliottina”; e poi il Senato ha trenta giorni o solo quindici per proporre le modifiche; e ha solo quindici giorni per le modifiche alle leggi riguardanti il bilancio ex articolo 81; questo vuol dire che se un senatore o il Senato stesso salta una settimana, passa il treno e sulle leggi fatte dalla Camera non ci si può fare niente; perciò il Senato deve sedere in permanenza come la Camera. Quindi o i senatori fanno morire il Senato disertandolo, o il Senato fa morire le autonomie rubando i loro rappresentanti politici e togliendoli dal territorio.

Italicum, questo vuol dire che una piccola parte di elettori di fatto ha in mano il destino, la vita o la morte di tutto il popolo. Ma questo non succederebbe solo per la guerra; su ogni legge il governo può pretendere il voto della Camera entro sessanta giorni, e un ritardo, magari provocato dallo stesso governo, costerebbe alla Camera la perdita di ogni potere di emendamento e la legge sarebbe approvata nel testo uscito da Palazzo Chigi.
In questo modo i cittadini perderebbero qualsiasi possibilità di concorrere con metodo democratico attraverso i loro rappresentanti alla determinazione della politica nazionale.

– See more at: http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=3160#sthash.b9vfBLkt.dpuf

Nel merito il Senato delle Autonomie significa distruggere le Autonomie, decapitandole dei loro rappresentanti eletti – sindaci, consiglieri regionali o Presidenti di giunta che siano – togliendoli dal territorio. Se gli eletti come sindaci o come esponenti delle Regioni devono davvero contribuire alla legislazione come senatori e sono pagati per questo dai loro cittadini, devono venire a Roma ogni settimana perchè per chiedere di intervenire sulle leggi approvate dalla Camera il Senato ha tempi strettissimi, dieci giorni dalla trasmissione della legge da Montecitorio e solo cinque giorni se le leggi sono approvate con la procedura della “ghigliottina”; e poi il Senato ha trenta giorni o solo quindici per proporre le modifiche; e ha solo quindici giorni per le modifiche alle leggi riguardanti il bilancio ex articolo 81; questo vuol dire che se un senatore o il Senato stesso salta una settimana, passa il treno e sulle leggi fatte dalla Camera non ci si può fare niente; perciò il Senato deve sedere in permanenza come la Camera. Quindi o i senatori fanno morire il Senato disertandolo, o il Senato fa morire le autonomie rubando i loro rappresentanti politici e togliendoli dal territorio.

Italicum, questo vuol dire che una piccola parte di elettori di fatto ha in mano il destino, la vita o la morte di tutto il popolo. Ma questo non succederebbe solo per la guerra; su ogni legge il governo può pretendere il voto della Camera entro sessanta giorni, e un ritardo, magari provocato dallo stesso governo, costerebbe alla Camera la perdita di ogni potere di emendamento e la legge sarebbe approvata nel testo uscito da Palazzo Chigi.
In questo modo i cittadini perderebbero qualsiasi possibilità di concorrere con metodo democratico attraverso i loro rappresentanti alla determinazione della politica nazionale.

– See more at: http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=3160#sthash.b9vfBLkt.dpuf

Nel merito il Senato delle Autonomie significa distruggere le Autonomie, decapitandole dei loro rappresentanti eletti – sindaci, consiglieri regionali o Presidenti di giunta che siano – togliendoli dal territorio. Se gli eletti come sindaci o come esponenti delle Regioni devono davvero contribuire alla legislazione come senatori e sono pagati per questo dai loro cittadini, devono venire a Roma ogni settimana perchè per chiedere di intervenire sulle leggi approvate dalla Camera il Senato ha tempi strettissimi, dieci giorni dalla trasmissione della legge da Montecitorio e solo cinque giorni se le leggi sono approvate con la procedura della “ghigliottina”; e poi il Senato ha trenta giorni o solo quindici per proporre le modifiche; e ha solo quindici giorni per le modifiche alle leggi riguardanti il bilancio ex articolo 81; questo vuol dire che se un senatore o il Senato stesso salta una settimana, passa il treno e sulle leggi fatte dalla Camera non ci si può fare niente; perciò il Senato deve sedere in permanenza come la Camera. Quindi o i senatori fanno morire il Senato disertandolo, o il Senato fa morire le autonomie rubando i loro rappresentanti politici e togliendoli dal territorio.

Italicum, questo vuol dire che una piccola parte di elettori di fatto ha in mano il destino, la vita o la morte di tutto il popolo. Ma questo non succederebbe solo per la guerra; su ogni legge il governo può pretendere il voto della Camera entro sessanta giorni, e un ritardo, magari provocato dallo stesso governo, costerebbe alla Camera la perdita di ogni potere di emendamento e la legge sarebbe approvata nel testo uscito da Palazzo Chigi.
In questo modo i cittadini perderebbero qualsiasi possibilità di concorrere con metodo democratico attraverso i loro rappresentanti alla determinazione della politica nazionale.

– See more at: http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=3160#sthash.b9vfBLkt.dpuf

Noi non sappiamo se i riformatori di oggi sono consapevoli delle conseguenze di quello che stanno facendo. In genere i politici non lo sono. Non erano consapevoli delle conseguenze quelli che hanno fatto Maastricht, quelli che hanno fatto l’euro non per visione ma per ideologia, quelli che hanno sbagliato il cambio tra la lira e l’euro, quelli che hanno fatto la guerra all’Iraq, alla Jugoslavia, all’Afghanistan, quelli che hanno fatto i compiti a casa mettendo in Costituzione il pareggio di bilancio, quelli che hanno fatto il Fiscal Compact e ora stanno facendo il Trattato Transatlantico per il commercio e gli investimenti con gli Stati Uniti. I riformatori di oggi non hanno cattive intenzioni, piuttosto mancano di profezia, sono come gli apprendisti stregoni di un film un tempo famoso; non sono neanche in grado di salvaguardare il loro potere. Per questo io non temo il primo Renzi, ma temo il secondo Renzi o il dopo Renzi, quando saremo senza Senato elettivo e senza controllo sul governo e avremo l’Italicum che fa il deserto delle opposizioni e istituisce un Aventino per obbligo di legge, lasciando solo due partiti, cioè due rotaie su cui può passare un unico treno. E’ possibile che non ci sarà un regime di Renzi, che è troppo conflittivo e provocatorio per essere accettato alla lunga dal sistema politico, ma stiamo creando grandi chances per un regime dopo Renzi, o che sia lui stesso a riproporsi come quello che voleva salvare l’Italia e l’Europa e che ne è stato impedito da conservatori di ogni natura e dai ribelli del suo stesso partito, o che sia qualcun altro dopo di lui. La destra palese è sempre pronta in Italia a venire fuori dalla destra occulta. – See more at: http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=3160#sthash.b9vfBLkt.dpuf
Noi non sappiamo se i riformatori di oggi sono consapevoli delle conseguenze di quello che stanno facendo. In genere i politici non lo sono. Non erano consapevoli delle conseguenze quelli che hanno fatto Maastricht, quelli che hanno fatto l’euro non per visione ma per ideologia, quelli che hanno sbagliato il cambio tra la lira e l’euro, quelli che hanno fatto la guerra all’Iraq, alla Jugoslavia, all’Afghanistan, quelli che hanno fatto i compiti a casa mettendo in Costituzione il pareggio di bilancio, quelli che hanno fatto il Fiscal Compact e ora stanno facendo il Trattato Transatlantico per il commercio e gli investimenti con gli Stati Uniti. I riformatori di oggi non hanno cattive intenzioni, piuttosto mancano di profezia, sono come gli apprendisti stregoni di un film un tempo famoso; non sono neanche in grado di salvaguardare il loro potere. Per questo io non temo il primo Renzi, ma temo il secondo Renzi o il dopo Renzi, quando saremo senza Senato elettivo e senza controllo sul governo e avremo l’Italicum che fa il deserto delle opposizioni e istituisce un Aventino per obbligo di legge, lasciando solo due partiti, cioè due rotaie su cui può passare un unico treno. E’ possibile che non ci sarà un regime di Renzi, che è troppo conflittivo e provocatorio per essere accettato alla lunga dal sistema politico, ma stiamo creando grandi chances per un regime dopo Renzi, o che sia lui stesso a riproporsi come quello che voleva salvare l’Italia e l’Europa e che ne è stato impedito da conservatori di ogni natura e dai ribelli del suo stesso partito, o che sia qualcun altro dopo di lui. La destra palese è sempre pronta in Italia a venire fuori dalla destra occulta. – See more at: http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=3160#sthash.b9vfBLkt.dpuf

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/03/06/alcibiade-il-rottamatore/

Selfie-governance nella Terza Repubblica

 

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

 

10176214_532617520188142_293183029_n

selfie Obama

Il neoliberismo è un’evoluzione del liberismo.

Invece di limitarsi a tenere a bada lo Stato o a farlo tornare sui suoi passi, il suo obiettivo è quello di impadronirsi non solo dello Stato ma anche dello Stato Profondo

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=17751

Per questo un leader neoliberista (che non si proclami orgogliosamente tale) è in grado di sedurre sia i liberali (per il suo libertarismo), sia i socialisti (per il suo statalismo). L’illusione dura finché gli uni non si rendono conto che è autoritario e centralista e gli altri che è al servizio di interessi privati.

Il volto neoliberista non è sempre facile da scorgere dietro la maschera che di volta in volta sceglie di indossare, a seconda della fase storica e delle attese della massa.

Prendiamo un esempio a caso…

“«Un soprintendente è tenuto a compiere sopralluoghi, controllare perizie, dirigere i lavori, pubblicare studi, redigere piani paesistici, ma soprattutto resistere ai privati che vorrebbero distruggere tutto per rifarlo in vetrocemento, quasi sempre con l’assenso e l’appoggio delle autorità». «Resistere ai privati»: chi lo sostiene oggi è segnato a dito come talebano, statalista, comunista. A scriverlo, invece, era il liberalissimo Indro Montanelli, in un memorabile articolo comparso sul «Corriere della sera» il 12 marzo 1966. Oggi, invece, un giornale come «Repubblica» scrive che «troppo spesso le soprintendenze diventano fattori di conservazione e di protezionismo in senso stretto cioè di freno e ostacolo allo sviluppo, alla crescita del turismo, e dell’economia», sul «Corriere» si invoca un giorno sì e l’altro pure l’intervento salvifico di quegli stessi privati, Matteo Renzi ripete a macchinetta che «Sovrintendente è una delle parole più brutte di tutto il vocabolario della burocrazia. Stritola entusiasmo e fantasia fin dalla terza sillaba». L’entusiasmo e la fantasia di chi – tra il 1966 e oggi – ha sepolto questo Paese sotto una colata di cemento”.

http://www.minimaetmoralia.it/wp/patrimonio-culturale-montanelli/

“Condivide il rischio di “svolta autoritaria” evidenziato nel manifesto di Libertà e giustizia?
Per quanto riguarda il problema democratico, giustamente sollevato da altri professori, segnalo solo le criticità principali:

1) La modifica della Costituzione sarà approvata da un parlamento bicamerale dotato di minore legittimazione democratica complessiva della sola Camera dei deputati che approva le leggi ordinarie (purché riceva una legge elettorale più democratica).
2) I ventun senatori nominati dal Presidente non rappresentano le autonomie territoriali, ma rischiano di rieleggere il Presidente che a sua volta potrebbe rinominarli, un meccanismo di cooptazione lontanissimo dal principio di democrazia.

3) I senatori non risponderanno delle loro scelte senatoriali nei consigli regionali e locali, piuttosto nelle sedi dei partiti politici e dell’ANCI”.

Jörg Luther, giurista e costituzionalista all’Università del Piemonte Orientale

http://www.formiche.net/2014/04/05/senato-renzi-bundesrat-confronto-prof-luther/

“Quella corporazione oggi largamente rappattumata sotto le sue bandiere; riaccreditata grazie a giochi verbali dal sapore vagamente terroristico, promossi dal nuovo conformismo che ci traghetta verso la Terza Repubblica: l’addebito di “conservatore” appioppato a chi dubita che il cambiamento per il cambiamento sia riformismo; l’accusa di “gufare” come una scudisciata a quanti obiettano che gli effetti d’annuncio presuppongono piani articolati (che non si vedono) e adeguate coperture finanziarie (idem come sopra). Obiezioni a cui la claque replica allo stesso modo di Iva Zanicchi quando difendeva Berlusconi “a prescindere”: lasciatelo provare! Come se fossimo al tirassegno del Luna Park e non in politica, dove è regola esibire garanzie e rendicontare preventivamene.

Comunque, basta e avanza per capire senza preconcetti il senso del new deal renziano analizzare dove vada a parare il suo progetto di riforma elettorale: un duopolio di potere, con i vertici che si eleggono i propri fidati. Mentre resta escluso dal gioco il partito più consistente: gli italiani che hanno deciso di non andare più a votare”.

Pierfranco Pellizzetti

http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/04/07/pierfranco-pellizzetti-viperette-renziane-mordono-professoroni/

“…è già accaduto in passato che la contrapposizione del Corriere della Sera a tutto ciò che la sinistra rappresentava in questo Paese, ha portato il maggiore quotidiano italiano a ritenere i socialisti più pericolosi e minacciosi dei fascisti.

Ovviamente il 2014 non è il 1922, ma la crisi profondissima che sta attraversando la nostra democrazia e le risposte sbagliate che ad essa si vorrebbero dare, non lasciano presagire nulla di buono.

Proprio per questo è bene che ci siano appelli contro i pericoli autoritari come quello lanciato da autorevolissimi intellettuali italiani, contro il tentativo di cambiare in peggio le nostre istituzioni.

Oggi più che mai, l’imperatore, se vuole essere saggio, ha bisogno di usignoli che cantino liberamente la loro canzone. Non ha bisogno di usignoli meccanici che cantino a comando”.

Antonello Falomi

http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/04/07/antonello-falomi-gli-usignoli-meccanici-dell%E2%80%99imperatore/

“…abbiamo un Parlamento di nominati con un tasso di disrappresentatività spaventoso (oltre il 40%, caso unico mondiale), che è stato eletto con un sistema dichiarato in buona parte incostituzionale che, anziché sciogliersi, pretende di riformare la Costituzione ed a tempo di rock, sotto la regia di un semi-ottuagenario in stato confusionale e di un frenetico giovanotto in preda al ballo di San Vito: è meglio di una commedia surrealista! Pura comicità demenziale”.

http://www.aldogiannuli.it/2014/04/berlusconi-ondivago-renzi-frenetico/

“Un gruppo di senatori del Pd sostiene che, in commissione affari costituzionali al Senato, si possa e debba presentare una bozza di riforma alternativa a quella del governo.

E’ d’altra parte il normale ruolo di una commissione parlamentare: raccogliere le varie proposte, mediare, fare sintesi e infine portare un testo in aula. Se il testo da portare fosse quello della proposta governativa, blindato, non ci sarebbe bisogno della commissione e soprattutto ci sarebbe un’ingerenza dell’esecutivo sul legislativo.

Ma il capogruppo Pd al Senato (Zanda) richiama all’ordine i dissidenti, dicendo loro che la proposta del Pd è quella del governo.

Non entro nel merito. Dico solo che quando Grillo invocava il vincolo di mandato per i suoi senatori, ci furono molte levate di scudi anche dal Pd in nome della Costituzione che esenta i parlamentari dal vincolo di mandato.

Ora pare che siamo al vincolo di mandato a fasi alterne”.

Andrea Iannuzzi, facebook

“Si tratta di partire dalle nostre esperienze autonomistiche per convincere il governo che dopo il federalismo di matrice leghista non si può tornare allo statalismo. E nella Costituzione dev’essere scritto che è possibile per i territori di montagna avere forme speciali di autogoverno, contro l’omologazione a un modello metropolitano. Perché quello che succederà è che il governo del territorio delle vecchie Province lo faranno le classi dirigenti delle metropoli. Che senso ha un Senato delle Regioni se alle Regioni si tolgono i poteri? Noi dobbiamo essere capofila di una grande battaglia in cui sia chiara la tutela della nostra autonomia”

Lorenzo Dellai, presidente della Provincia Autonoma di Trento dal 1999 al 2012

http://ricerca.gelocal.it/trentinocorrierealpi/archivio/trentinocorrierealpi/2014/04/07/NZ_14_04.html

I criteri guida di questo millennio dovrebbe essere ben altri; anti-paternalisti e incentrati sul concetto di cittadino-sovrano (una vera e propria rivoluzione antropologica e politica che deve guidare le nostre azioni in questi anni):

– non lasciare che chi ti governa tenga in mano tutto le carte;

– cerca di sviluppare le capacità e il cuore (la coscienza) per essere padrone del tuo destino, capitano della tua anima, sindaco/presidente di te stesso, un cittadino sovrano che stringe rapporti di cordiale cooperazione con altri cittadini sovrani, in nome del bene comune;

– diventa il cambiamento che vuoi vedere nel mondo partecipando attivamente al mutamento come si sviluppa nel mondo, senza attendere una figura paterna, veterotestamentaria, che ti dica cosa sia nel tuo interesse (Gesù il Cristo non ha mai controllato, manipolato, ricattato, comprato, comandato);

– partecipa alla creazione di comunità di cittadini sovrani che formino una rete planetaria e scoprano che l’armonia è possibile anche in comunità più grandi, se c’è il rispetto della diversità e se l’altruismo vince sull’egoismo;

– partecipa alla costruzione di un villaggio globale in cui il naturale desiderio di unirsi per prosperare non sia dirottato verso forme di integralismo religioso, politico ed economico che conquistano con la forza e con il ricatto, invece di persuadere con il buon esempio.

http://www.futurables.com/2014/04/06/maroni-lombardia-kompatscher-sudtirolo-rossi-trentino-e-il-risorgimento-2-0/

Nessun grillino potrà dire: “ma io non lo sapevo”

1753648002

io voterò M5S anche se di grillo-casaleggio mi fa paura il silenzio/ambiguità sulle questioni fondamentali. mi fa paura grillo che parla di tribunali civili popolari per giudicare i politici o quando dice che la politica o la gestione di uno stato è semplice. mi fa paura grillo che dice chiudiamo le province senza dire che fine faranno i dipendenti. mi fa soprattutto paura il legame sasson-camera di commercio americana e mi inquieta il video sul sito di casaleggio sulla 3° guerra mondiale vinta dall’occidente grazie alla rete. mi fa paura grillo che dice che la politica è solo schiacciare un tasto sul pc da casa (fanculo gaber). mi fan paura i suoi finti sondaggi telecomandati e preimpostati. e mi fa paura quest’articolo. mi fa paura immmaginare che intenzione abbia grillo anti-Nato con le 90 testate nucleari americani nelle basi italiane e il pensiero di fare la stessa fine della libia in men che non si dica (anche se son per lo smantellamento immediato). mi fa paura il pensiero sempre frequente che costoro stiano solo catalizzando e frenando la violenza di piazza. dico, meglio così, meglio loro che alba dorata o FN che distribuisce i pacchi di pasta come già succede a macerata. poi dico, ma perchè meglio così? se questi si riveleranno buffoni, la violenza sarà ancora più odiosa ed incontrollabile. non so. ma anche stavolta turandomi il naso purtroppo voterò grillo. ogni tanto bisogna pur tirare lo sciacquone. e l’unica arma che ho è la mia scheda elettorale“.
Pantos, un elettore di M5S

Boom dell’inchiesta “Casaleggio”. I lettori la twittano da giorni. Il M5S? E’ come la Webegg. Chi comanda è Casaleggio

di Antonio Amorosi

affariitaliani.it

BOLOGNA – Solo in un monologo di Beppe Grillo ti aspetteresti la storia di un manager che somiglia ad Angelo Branduardi e che con 15 milioni di euro di buco di bilancio nel pedigree riesce a farsi passare per “guru”! Ma forse no!

Vi ricordate cosa diceva l’ex consigliere del Movimento 5 Stelle Giovanni Favia nel Fuori-onda a Piazza Pulita su La7?: Casaleggio è il “guru” che ha costruito il Movimento di Grillo. E’ lui che comanda. E’ il padre padrone. Prende per il culo tutti.

Quella sera alcuni ex dipendenti della Webegg spa, la società di cui Casaleggio era amministratore delegato, si ritrovano in internet e commentano: “Sta succedendo quello che sappiamo già. Finalmente se ne stanno rendendo conto!”

Ma di cosa dobbiamo renderci conto? Cosa sanno gli ex collaboratori di Casaleggio che noi non sappiamo? Li abbiamo incontrati. E in parallelo consultato centinaia di documenti.

Il buco da 15 milioni di euro

Casaleggio a cavallo del 2000 è amministratore delegato di Webegg spa, società Olivetti. Olivetti ne vende la proprietà nel 2002 al suo principale cliente, Telecom Spa già di Roberto Colaninno che era anche precedentemente amministratore delegato di Olivetti (quello delle scalate dei Capitani Coraggiosi ma che aveva anche dato vita sempre nel 2000 a Netikos spa; nel CdA Casaleggio e Michele Colaninno; Roberto Colaninno lascia Telecom nel 2001). Niente male per Casaleggio che è un semplice perito informatico! Tutto bene fino a che diventa nuovo azionista di maggioranza Tronchetti Provera. Infatti subito dopo, nel 2003, Casaleggio viene mandato via. Guardando i bilanci, la sua gestione risulta disastrosa come riporta anche la stampa specializzata (Computerworld online del 15 giugno 2004). La Webegg si ritrova con un drastico calo del fatturato: – 26% nel 2003. Infatti ci sono buchi di 1milione 932mila euro nel 2001 e di 15 milioni 938mila euro nel 2002, su un fatturato di 26 milioni di euro. E meno 60% dei ricavi nel 2002 rispetto al 2001 sui clienti del gruppo Telecom. Gli azionisti definiscono “un piano pluriennale di risanamento” con una “drastica riduzione dei costi di gestione… e ridimensionamento del budget rivolto alla comunicazione”, la dismissione delle aziende che Casaleggio aveva acquisito per costruire un modello particolare di azienda in rete, oramai non considerato “più strategico e coerente col core-business della società”. Gli azionisti devono risanare l’azienda e alla fine venderla, chiudendo anche tutte le società connesse. La gestione Casaleggio succhia ingenti risorse economiche.

Il Beppe Grillo implacabile scopritore di scandali direbbe: Con questi buchi di bilancio e con un diploma da perito informatico quale impresa privata ti riprende? E invece no. ll comico genovese che mette alla berlina i manager fallimentari ed esempi dell’italianità più ridicola anche nel 2012 in un comizio tra i fans di Pistoia ripete sicuro che Casaleggio è “un ottimo manager!”

[il che forse spiega le enormi lacune nella sezione economica del programma di M5S: http://keynesblog.com/2013/02/07/la-grillonomics-analisi-del-programma-economico-del-movimento-5-stelle/]

Ma in cosa e perché spendeva l’Amministratore Delegato Casaleggio? Ce lo mostrano le testimonianze del Project Manager Mauro Cioni (che ha lavorato in tutta la compagine per 10 anni) e di altri dipendenti che non sono voluti apparire. Ma soprattutto i documenti dell’epoca.

La strategia di Casaleggio. Fidelizzare i giovani

La strategia aziendale di Casaleggio in Webegg è il modello Web company americana, con quelle classiche formule del marketing “made in Usa”. Casaleggio assume giovani, fa la parte del “capo amico di tutti”, ma c’è sempre lo psicologo, nei ritiri in monastero per affiatare il gruppo. Nell’impresa non esiste una differenza tra il tempo libero e quello lavorativo. Lui è oltre. Ha un modo diverso di concepire la vita: bisogna fare qualcosa che ti piace, in cui credi e dai il massimo…all’azienda però. Per vendere di più del prodotto devi essere quel prodotto e non semplicemente promuoverlo. Insomma se avete mai preso in mano un manuale americano di marketing o motivazionale ne trovate a iosa di questa roba. I giovani, come dichiara nell’articolo “Dolce Vita” su Logica Interview, sono guidati da qualcosa di più dei soldi; bisogna dar loro la possibilità di partecipare al cambiamento, di avere responsabilità e se una persona è motivata e felice questa rende di più. Quindi il successo per l’azienda è garantito. E allora Casaleggio cosa fa? Prende anche giovani inesperti e dà loro grandi responsabilità e ottimi stipendi. Vi ricorda qualcosa del Movimento 5 Stelle!? Ma andiamo avanti.

La Webegg è rappresentata da un uovo. Casaleggio fa costruire all’interno delle tre sedi della società, Milano, Torino e Bologna proprio una stanza a forma di uovo, stile “Star Trek” come dice lui stesso nelle riviste di settore. Con pavimento d’acciaio, colonnina comandi tutta metallica con pulsanti colorati, la tecnologia è completamente occultata e attivata con i raggi infrarossi “per dare fin dal primo impatto la sensazione della proiezione nel futuro”: stile navicella spaziale del capitano Kirk; tutti dentro, lui, i dipendenti, i clienti e la stampa.

[Mmmh, la cosa mi riporta allo strano caso dell’“alieno grillino”

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/11/01/totalitarismo-cosmico-grillo-gaia-casaleggio/]

E Casaleggio? L’amministratore delegato di una società che lavora con banche, assicurazioni e la Telecom, per sentirsi nel futuro si chiude in una stanza a forma di uovo!? “Drogarsi come tutti gli altri no?!” direbbe il Grillo che conosciamo. Ma invece il comico genovese sembra molto sicuro o facilmente incline alla bufala quando parla del “guru” che lo ha portato al centro della scena mediatica italiana. Sempre a Pistoia ripete ai suoi fans che dubitano su Casaleggio. “Lui gestiva la Olivetti, l’informatica di Telecom, 10mila persone sotto. Non è mica l’ultimo arrivato!” Olivetti? Telecom? Non risulta affatto. E dai bilanci emerge anche nero su bianco che di dipendenti Casaleggio ne abbia avuti, a seconda dei periodi, da un minimo di 200 persone a un massimo di pochi più di 718 persone (al 31 dicembre 2002) ! Non di più!

Mentre Webegg perde 15 milioni di euro l’impresa ha anche una squadra di calcio aziendale. E La gestione Casaleggio con trattamento da sceicco affitta voli charter per dipendenti e familiari, tutto gratis ovviamente per loro, per recarsi a Praga e nel resto d’Europa, per il torneo aziendale “Logica world cup”.

E così mentre l’azienda riduce anche il personale ed aumenta il carico di lavoro per i dipendenti si racconta l’aneddoto di uno di questi che abbia posto la domanda ai superiori: “Praga!? Chi paga!?”; ottenendo come risposta non proprio amichevole. Dulcis in fundo, i grandi eventi come la “Notte degli oscar”, feste faraoniche a fine anno con scenografie holliwoodiane, show di comici famosi come la Littizzetto, Aldo Giovanni e Giacomo, Luttazzi, Bertolino. Casaleggio a fare un po’ il “Pippo Baudo” della serata. E nomination per premiare chi dell’azienda si era distinto durante l’anno.

I comandamenti del “guru” e il Movimento 5 Stelle

La società di Casaleggio ha addirittura 12 comandamenti, affissi ovunque nell’azienda in manifesti con le uova. E Casaleggio fa realizzare un video sui comandamenti e lo distribuisce a tutti i dipendenti.

Studiandoli in profondità si trovano non poche corrispondenze tra i comandamenti di Webegg e il Movimento 5 Stelle oggi.

Vediamone solo alcuni, ad esempio il comandamento 9.“Assenza di competitività interna” molto simile al principio di eguaglianza del Movimento 5 stelle, dove ogni attivista vale uno (il motto “Uno vale uno” ). O il 5 Teamwork, dove si decide che il sistema di lavoro deve essere per gruppi funzionali, simile al modello di aggregazione dei Meetup dove le persone lavorano su singoli temi funzionali. O il comandamento 2.Responsabilità sul risultato che ricorda le “Semestrali” dei grillini quando i cittadini confermano o meno la fiducia ai consiglieri del Movimento 5 Stelle. Il comandamento 6 Protezione totale delle persone, che ricorda quando Grillo interveniva in aiuto dei singoli colpiti da un provvedimento giudiziario ingiusto (cosa che fa sempre più di rado). O il 4 Il divertimento come forza creativa. Tutto il Movimento si basa sulla divertente figura di un comico, Grillo, che usa l’umorismo come registro comunicativo con i cittadini. Le sue parole ti suscitano delle emozioni che creano il coinvolgimento e non un ascolto passivo. Al pubblico resta impresso un’emozione positiva e non semplicemente le parole di un comizio. Una tecnica di comunicazione ben nota agli addetti ai lavori (usata nella Programmazione Neurolinguistica)

Nel video i comandamenti vengono sempre rappresentati con un film (come vedrete nella video-inchiesta). E spicca su tutti il comandamento 8 L’Invenzione continua del business che il “guru” rappresenta in un modo del tutto particolare e che da quel tocco in più di personalità: Con Totò, che nel film “Totò truffa ’62” vende la Fontana di Trevi ad un credulone!

Chiusa malamente l’esperienza di Webegg Casaleggio continua a portare le società nel web e diventa un personaggio pubblico nel 2005 quando fonda il blog di Beppe Grillo, pianifica i V day, organizza i meet up del Movimento e il Movimento 5 Stelle con la nuova società la Casaleggio Associati.

Come sostengono molti attivisti il Movimento non nasce spontaneamente dal basso ma dalle strategie di Casaleggio. Ad esempio anche il Meet up N°1, la piattaforma di aggregazione del Movimento nella città di Milano, nasce il 10 giugno 2005 da un ex-dipendente Webegg, Maurizio Benzi, poi assunto da Casaleggio nella sua nuova azienda, la Casaleggio Associati, un mese prima che Grillo stesso proponga ai suoi fans, il 16 luglio 2005, di usare i Meet up come piattaforma di aggregazione. Lo stesso Benzi oggi è candidato alla Camera per il Movimento nella circoscrizione Lombardia 3.

Tutto quindi fa pensare che questo Movimento sia la riproduzione del modello di business dell’ex società di Casaleggio. E non sia nato dalla rete, da cittadini che spontaneamente si sono messi insieme. I cittadini si aggregano su un modello già pianificato e proposto dall’ alto. Infatti Casaleggio e Grillo fanno credere che la loro rete di attivisti sia il luogo dell’orizzontalità e della libertà assoluta, esente da censure. Ma nella realtà il Movimento comunica sul loro sito e non su un piattaforma aperta, i commenti possono essere omessi o anche manipolati dalla società al vertice, come sostengono tantissimi attivisti. E come in ogni azienda se non accetti le regole sei fuori da ogni consesso, come è successo a molti di loro.

La comunicazione, il potere, il denaro

Oggi la Casaleggio Associati, ultimo bilancio consultabile 2011, ha un passivo di circa 57mila euro ripianato dai soci. Con il supporto di analisti di bilancio abbiamo messo a confronto l’azienda passata, la Webegg spa e quella presente, la Casaleggio Associati srl, con imprese del settore, ma in attivo, come la Accenture spa (capofila del settore ICT). Le aziende del “guru” hanno sempre gli stessi problemi, spese sproporzionate per il personale e le materie prime, in percentuale così alta da determinare un buco di bilancio. A conferma che la gestione Casaleggio richiede sempre ingenti risorse economiche.

Portare una società nel web infatti non vuol dire creare solo un sito ma un “ambiente internet” intorno a quella società e ai suoi prodotti. La discussione dovrà alimentare centinaia se non migliaia di altre discussioni, in grado di influenzare i consumatori e l’opinione pubblica. Quindi c’è bisogno di risorse e uomini che muovano questo consenso.

La comunicazione è potere e da la possibilità di essere visibili. Magari riciclando le strategie di Webegg-Telecom, come abbiamo visto. Ed è Grillo stesso che ci dice in un filmato (guarda la Video inchiesta) quale possa essere il fine manageriale di Casaleggio: visto il miracolo che gli è riuscito con il Movimento adesso nasce la possibilità di avere altri clienti.

Cosa già sperimentata in politica da Casaleggio, come ci ha raccontato il penalista ed ex esponente dell’Idv Domenico Morace che ha seguito la gestione della Casaleggio e le spese dell’Italia dei valori di Antonio Di Pietro dal 2006. Con l’avvento di Gianroberto Casaleggio il bilancio dell’Italia dei Valori del 2006 riporta la spesa Internet aggregata ad altre voci per un ammontare totale di 1milione 305mila euro. Nel 2007 la voce siti Internet è unica: 469.173 euro. Lievita ancora nel 2008 ed arriva a 539.138 euro

“La Rete è politica” sostiene ancora più esplicitamente Casaleggio in un”intervista del passato (Data Manager 2001) ma ”per apprezzare la rete bisogna darle una dimensione culturale, solo in un secondo momento si può cominciare a fare business” perché “da la possibilità di cambiare gli equilibri”.

Quegli equilibri che possono darti potere e portarti in Parlamento. Ed è anche denaro. Quale? I 10 milioni l’anno destinati ai gruppi di Camera e Senato del Movimento 5 Stelle. Pochi sanno infatti che gli attivisti per candidarsi alle prossime elezioni politiche hanno dovuto sottoscrivere un accordo al buio. Come dal regolamento di Grillo: in sostanza sarà una società di comunicazione decisa da Grillo stesso a parlare per i Deputati e i Senatori del Movimento. Gestirà circa 10 Milioni di euro l’anno (6,3 alla Camera; 3,7 al Senato; i dati sono calcolati sui numeri ufficiali delle due Camere), che diventano 50 milioni di euro per una legislatura completa, visti i circa 100 parlamentari attribuiti al Movimento, oltre ai loro singoli stipendi. Non sappiamo ancora quale sarà il nome ufficiale della società che gestirà tutte queste risorse. Ma di certo sappiamo che con 50 milioni euro la forza di convinzione e di trasformazione degli equilibri può alimentare molto altro denaro.

Sarà per questo che in Italia è sempre meglio fondare un partito che gestire un’azienda!

Antonio Amorosi

Fonte: http://affaritaliani.libero.it

Link: http://affaritaliani.libero.it/emilia-romagna/le-verit-choc-su-casaleggio-tutto-quello-che-grillo-non-dice060213.html

6.02.2013

**********

Un lettore ha commentato pubblicando questo link:
http://coscienzeinrete.net/I_Club_Mondialisti_e_il_risveglio_delle_coscienze.pdf

Quest’analisi mi trova solo in parte d’accordo – un’obiezione su tutte: non esistono solo globalisti corrotti, sociopatici/psicopatici e complottisti, ci sono anche globalisti che lavorano nell’interesse generale e possono persino trovarsi a collaborare temporaneamente con quelli malintenzionati, se reputano che sia inevitabile ed utile in una visione complessiva delle vicende umane: la loro visione non è manichea, ma pragmatica, e non si può fare di tutte le erbe un fascio. La realtà è estremamente complessa.
Essa contiene comunque delle importanti verità che vanno lette alla luce di queste citazioni presidenziali:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/27/presidenti-americani-schiettamente-complottisti/

124025513-d2fd4346-c1d8-42a0-b0f3-e7bdfdc359b7

http://www.agoravox.it/L-armata-di-Grillo-Radiografia-del.html

Il pareggio di bilancio, Tafazzi e il massacro dei Proci – Fermatevi, prima che sia troppo tardi!

A cura di Stefano Fait

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Mnesterophonia_Louvre_CA7124.jpg

“Cari presidente Obama, presidente Boehner, capogruppo della minoranza Pelosi, capogruppo della maggioranza Reid, capogruppo della minoranza al Senato McConnell,

Noi sottoscritti economisti sollecitiamo che venga respinta qualunque proposta volta ad emendare la Costituzione degli Stati Uniti inserendo un vincolo in materia di pareggio del bilancio. Vero è che il Paese è alle prese con gravi problemi sul fronte dei conti pubblici, problemi che vanno affrontati con misure che comincino a dispiegare i loro effetti una volta che l’economia sia forte abbastanza da poterle assorbire, ma inserire nella Costituzione il vincolo di pareggio del bilancio rappresenterebbe una scelta politica estremamente improvvida. Aggiungere ulteriori restrizioni, cosa che avverrebbe nel caso fosse approvato un emendamento sul pareggio del bilancio, quale un tetto rigido della spesa pubblica, non farebbe che peggiorare le cose. Un emendamento sul pareggio di bilancio avrebbe effetti perversi in caso di recessione. Nei momenti di difficoltà economica diminuisce il gettito fiscale e aumentano alcune spese tra cui i sussidi di disoccupazione. Questi ammortizzatori sociali fanno aumentare il deficit, ma limitano la contrazione del reddito disponibile e del potere di acquisto. Chiudere ogni anno il bilancio in pareggio aggraverebbe le eventuali recessioni. […]. Anche nei periodi di espansione dell’economia, un tetto rigido di spesa potrebbe danneggiare la crescita economica perché gli incrementi degli investimenti ad elevata remunerazione – anche quelli interamente finanziati dall’aumento del gettito – sarebbero ritenuti incostituzionali se non controbilanciati da riduzioni della spesa di pari importo. Un tetto vincolante di spesa comporterebbe la necessità, in caso di spese di emergenza (per esempio in caso di disastri naturali), di tagliare altri capitoli del bilancio mettendo in pericolo il finanziamento dei programmi non di emergenza.

[…]

Nessun altro Paese importante ostacola la propria economia con il vincolo di pareggio di bilancio. Non c’è alcuna necessità di mettere al Paese una camicia di forza economica. Lasciamo che presidente e Congresso adottino le politiche monetarie, economiche e di bilancio idonee a far fronte ai bisogni e alle priorità, così come saggiamente previsto dai nostri padri costituenti. Nell’attuale fase dell’economia è pericoloso tentare di riportare il bilancio in pareggio troppo rapidamente. I grossi tagli di spesa e/o gli incrementi della pressione fiscale necessari per raggiungere questo scopo, danneggerebbero una ripresa già di per sé debole”.

Kenneth Arrow, Nobel per l’Economia 1972; Peter Diamond, Nobel per l’Economia 2010; William Sharpe, Nobel per l’Economia 1990; Eric Maskin, Nobel per l’Economia 2007; Robert Solow, Nobel per l’Economia 1987.

http://keynesblog.com/2012/03/12/lappello-dei-premi-nobel-contro-il-pareggio-di-bilancio/

“I leader politici devono riconoscere che quella imboccata è una strada sbagliata. Una overdose di risparmio non può che peggiorare la situazione. Tutto ciò ricorda un po’ il Medioevo: quando il paziente moriva si diceva che il medico aveva interrotto troppo presto il salasso, che il paziente aveva in sé ancora troppo sangue. Con questa cura sono stati trattati per decenni molti paesi emergenti iperindebitati, e spesso la cura è stata letale. Ora sussiste il pericolo che in Europa si ripeta qualcosa di analogo”.

Joseph Stiglitz, Nobel per l’Economia 2001, 12 aprile 2012

http://temi.repubblica.it/micromega-online/stiglitz-leuropa-soffre-di-troppa-austerita-ripresa-solo-con-laumento-della-spesa/

Viene fuori che seguendo un parametro molto importante – variazione del Pil reale da quando la recessione è iniziata – la Gran Bretagna sta facendo peggio di quanto fece durante la Grande Depressione. Dopo quattro anni di crisi, il Pil inglese era tornato ai livelli pre-crisi; quattro anni dopo l’inizio della Grande Recessione, la Gran Bretagna non è invece nemmeno lontanamente vicina a recuperare il terreno perduto. È la Gran Bretagna non è da sola. L’Italia sta facendo peggio di quanto abbia fatto nel 1930 – e con la Spagna chiaramente sull’orlo di una doppia recessione, sono tre grandi economie europee su cinque che stanno messe peggio che durante la Grande Depressione…Si tratta di un sorprendente insuccesso di politica economica. E lo è, in particolare, della dottrina dell’austerità che ha dominato la discussione politica delle elite in Europa e, per larga parte, degli Stati Uniti negli ultimi due anni.

Paul Krugman, Nobel per l’Economia 2008, 29 gennaio 2012

http://www.nytimes.com/2012/01/30/opinion/krugman-the-austerity-debacle.html?_r=1&partner=rssnyt&emc=rss

“Quello che ancor più preoccupa è il silenzio corale che ha accompagnato questo processo di modifica costituzionale in corso ormai da sei mesi, mentre in altri paesi europei su questi temi e sul connesso Fiscal Compact si stanno sviluppando discussioni e confronti assai vasti e in Francia si gioca la stessa campagna elettorale per le presidenziali. Questo fatto lascia allibiti. In un Paese come il nostro in cui su questioni di chiacchiericcio politico si fanno spesso campagne di stampa ampiamente sopra le righe, su un tema di così rilevante portata, che tocca un cardine della Costituzione e la strumentazione della politica economica presente e futura, il silenzio è totale. Questo mi fa pensare che, da un lato, in buona parte dei parlamentari, soprattutto fra quelli del centro-sinistra, non ci sia affattola consapevolezza di ciò che si sta approvando. Dall’altro lato che operi un silenzio interessato dei grandi mezzi di comunicazione, il cui orientamento politico-culturale è ampiamente a favore della politica neoliberista e del governo Monti. In sostanza, siamo a metà strada tra l’incultura e il calcolo politico”.

Lanfranco Turci su Micromega, 10 aprile 2012

http://temi.repubblica.it/micromega-online/no-al-pareggio-di-bilancio-in-costituzione/?printpage=undefined

Dopo l’approvazione alla Camera, nella seduta pomeridiana di martedì 17 aprile, il Senato voterà sulle modifiche agli articoli 81, 97, 117 e 119, introducendo verosimilmente l’obbligo del pareggio di bilancio in Costituzione, imposto dalla sottoscrizione del Fiscal Compact europeo, al quale peraltro non hanno saggiamente aderito Regno Unito e Repubblica Ceca (l’Irlanda lo sottoporrà a referendum e i no vinceranno, perché gli Irlandesi sono meno fessi di noi, forse da sempre).

La conseguenza, per noi, sarà che il deficit non dovrà superare il 3% del PIL, indipendentemente dalle congiunture nazionali ed internazionali.

Come detto, questa decisione impedirebbe ai governi di spendere per poter rilanciare l’economia con politiche espansive (maggiori investimenti pubblici per la ripresa, come fecero Roosevelt o Schacht, l’economista che salvò la Germania hitleriana dal baratro).

È come mettersi un cappio al collo che si stringe ogni volta che uno tenta di muoversi.

Tutto questo accade perché, incredibilmente, nonostante il paradigma neoliberista sia condannato da praticamente tutti, molti nostri parlamentari hanno deciso di appoggiare un governo dichiaratamente neoliberista (non l’ha mai nascosto, anzi, e di questo bisogna dargliene atto: ha agito alla luce del sole), confortati dal parere di un 20% di elettori di sinistra che credono che Monti sia di sinistra, ossia che il neoliberismo – l’ideologia social-darwinista del forte che per natura deve prevalere sul debole – sia compatibile con politiche di sinistra.

Questa modifica consentirà al Fondo Internazionale Salvastati, alla BCE, alla Commissione Europea, all’FMI, ai mercati – istituzioni non elette – di stabilire cosa sia giusto e sbagliato per l’Italia. Un passaggio fondamentale per il progetto “Stati Uniti d’Europa” che, con buona pace di Barbara Spinelli, è la tomba delle aspirazioni europeiste del celebre Manifesto di Ventotene.

Il malcontento e la confusione serpeggiano tra la gente, i partiti pensano alle Grandi Coalizioni (Grandi Inciuci), i sindacati abbozzano. Il terreno è fertile per la transizione da una tecnocrazia autoritaria ad un regime post-costituzionale, magari con l’avvento di una “nuova forza politica”, “né di destra, né di sinistra”, che si proponga come paladina dello stato di diritto, dello stato sociale, della giustizia sociale, ecc.

È già successo dopo il cancellierato dell’austerità di Heinrich Brüning in Germania (1930-1932) e stava per succedere anche negli Stati Uniti, dopo l’amministrazione dell’austerità di Herbert Hoover (1929-1933). Ora, poiché nessuno può essere così stupido da commettere errori così mastodontici due volte, c’è malafede. Qui, molto semplicemente, si sta cercando di uccidere proditoriamente la democrazia:

http://www.informarexresistere.fr/2012/03/23/e-in-fondo-al-tunnel-dell%E2%80%99austerita-neoliberista-gia-si-scorge-la-nostra-sorte%E2%80%A6fascismo-o-rivoluzione/#axzz1s6AMkI2H

L’idea di base è che quando avremo raschiato il fondo del barile e saremo pronti a votare per un fronte di salvezza nazionale, improvvisamente spunterà lo Schacht di turno che farà esattamente l’opposto di Monti e ci riporterà a galla, come premio per la nostra rinuncia alla democrazia, per la nostra accettazione del golpe occulto, la rivoluzione reazionaria che dovrebbe porre fine alle conquiste sociali più importanti.

Falliranno, perché c’è internet e quasi tutti, direttamente o indirettamente, hanno accesso ad una mole di informazioni quasi illimitata.

COSA SUCCEDERÀ?

La disoccupazione aumenterà senza sosta e, dai e dai, anche i politici più lenti di comprendonio capiranno, tardi, che è come dinamite pronta ad esplodergli tra le mani. E lo farà. Il collasso del sistema economico e la rivelazione della continua sequela di menzogne che hanno mascherato la realtà produrranno un gigantesco choc nella popolazione. Anche le forze dell’ordine saranno colpite duramente dalla presa di coscienza dell’inganno e cambieranno la percezione del loro rapporto con l’establishment.

L’indignazione si tradurrà in “ira funesta”, che si diffonderà man mano che la classe media impoverita, disperata per la volatilizzazione dell’illusione che prima o poi ci sarà un rilancio dell’economia, si unirà ai cittadini che già vivevano sotto la soglia di povertà: ci saranno senzatetto ed emarginati fianco a fianco di accademici, avvocati e persino membri delle forze dell’ordine e dell’esercito (“siamo il 99%!”). I media nazionali saranno screditati e sostituiti da quelli locali e specialmente dalle radio. Certi comici, già popolari, diventeranno dei veri e propri eroi (“una risata li seppellirà!”).

Il fatto che una maggioranza parlamentare tale da scongiurare la necessità di indire un referendum costituzionale abbia votato alla Camera in favore della riforma dimostra che il conformismo, l’ignoranza e la malafede prevalgono in quelle “auguste sedi”. Anch’io, come Lanfranco Turci, sono straconvinto che moltissimi, tra loro, siano semplicemente beoti, altrimenti si renderebbero conto che decisioni così tremende, prese senza consultare i cittadini, servono solo a spianare la strada ad una rivolta di massa, potenzialmente una vera e propria rivoluzione. Perdona loro, perché non sanno quello che fanno: chi li ha manovrati li darà in pasto alle folle inferocite.

Tafazzi è un personaggio comico, votato al lieto fine, qui, invece, le cose non possono finire bene.

La gente non accetterà mai di immiserirsi senza fare qualcosa e la borghesia sta già capendo che è in atto un trasferimento di beni dalla classe media ai ricchi e che sarà la più duramente colpita. È facile immaginare quale sarà la sua furia.

Le leggi liberticide e i meccanismi di controllo e sorveglianza della popolazione già introdotti nel Regno Unito e in Spagna potranno ben poco. Solo degli illusi potrebbero davvero credere di poter fermare o incanalare un 1789 su scala globale (un 1848 all’ennesima potenza), per di più alla luce della retorica umanitaria della NATO. Infatti, come potrebbero mai giustificare un qualunque trattamento della loro stessa popolazione che si avvicinasse anche solo a quello egiziano e tunisino? Sono inchiodati ai loro stessi proclami, prese di posizione, appelli, denunce, crociate.

Alla fine, si raccoglie quel che si semina. Non si scappa.

Proveranno a reindirizzare la rabbia popolare anti-capitalista verso sviluppi anti-democratici, con il Grande Progetto di un movimento politico ultrapopulista, un contenitore di tutto e di niente, una scatola vuota, uno specchietto per le allodole. Ma non vedo come la cosa possa funzionare nell’era dell’informazione istantanea. L’Europa non è la Germania di Weimar, il mondo è cambiato e lo stesso pianeta è cambiato: si scuote, si scalda, si ghiaccia, esplode, è inquieto.

Non hanno alcuna chance.

Peggio per loro.

Resta il fatto che è pazzesco che le cose debbano finire così. Pazzesco. Sembra di vivere in un incubo in cui tutto ciò che potrebbe essere evitato diventa immancabilmente una realtà funesta.

Perché lo fanno? Chi li manovra? Come possono essere così ebeti? Chi può essere così visceralmente avido ed egoista da andare avanti in ogni caso, pur avendo capito che là in fondo c’è il baratro? Solo uno psicopatico.
Siamo dunque governati da un mucchio di stolti manipolati da una cricca di psicopatici?

È  come se i Proci avessero preso il controllo di Itaca.

Tutto questo è surreale.

Politici italiani di buona volontà e coscienza, mostrate senso di responsabilità ed un minimo di lucidità e fermatevi prima che sia troppo tardi per tutti!

RICORDATEVI DI ANFINOMO!

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: