Fisica paolina

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E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, gradita e perfetta volontà di Dio.
Romani 12:2

et volo sopra ’l cielo, et giaccio in terra;
et nulla stringo, et tutto ’l mondo abbraccio.
Petrarca, Canzoniere

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Sono emersi anche punti di vista radicali, come quello del fisico Julian Barbour, che ritiene l’esistenza del tempo un’illusione causata dai nostri filtri percettivi, ma assente in una descrizione oggettiva della natura. E qui potrebbe entrare in gioco ciò che le neuroscienze stanno scoprendo a proposito della relazione tra la nostra mente e il tempo…Ed è possibile, come sottolineato dal fisico Paul Davies, che non solo il tempo, ma persino le stesse leggi della fisica, siano proprietà “emergenti”, piuttosto che caratteristiche fisse e preesistenti della realtà

http://www.ilpost.it/amedeobalbi/2011/10/14/tempo-fuor-di-sesto/

È ridicolo che il 17 dica che l’8 è morto solo perché è venuto prima

Julian Barbour

http://www.lastampa.it/2013/03/11/cultura/l-uomo-che-ha-ammazzato-il-tempo-Lu02G2cHcGzpaQ8JUu4nTP/pagina.html

Nulla esiste finché non è misurato

Niels Bohr, Nobel danese 1922

Un elettrone è una potenzialità immateriale finché non viene osservato

Max Born, Nobel tedesco 1954

Se non sono disturbati dall’osservatore, gli elettroni non sono cose, non esistono nello spazio e nel tempo, la loro esistenza è meramente potenziale. Emergono in una condizione di esistenza reale ma provvisoria nell’atto di misurazione che è quindi un atto creativo – per ciò che riguarda le particelle che costituiscono la materia, non sembra esserci alcuno scopo nel considerarle come composte di qualche materiale. Sono, in un certo senso, pura forma, nient’altro che forma; ciò che si manifesta di volta in volta in osservazioni successive è questa forma, non uno specifico frammento di materia

Erwin Schrödinger, Nobel austriaco 1933

Le più piccole unità di materia non sono, di fatto, oggetti fisici nel senso ordinario della parola; sono forme, strutture o, nell’accezione platonica, Idee, di cui si può parlare in modo non ambiguo solo nel linguaggio della matematica

Werner Heisenberg, Nobel tedesco 1932

La gente pensa sempre che, quando si dice “realtà”, si sta parlando di qualcosa di chiaramente noto a tutti, mentre invece per me il più importante e più arduo compito del nostro tempo è lavorare alla costruzione di una nuova idea di realtà

Wolfgang Pauli, Nobel austriaco 1945, lettera a Markus Fierz, 1948

Gli elementi costitutivi del mondo fisico sono quelli che chiamiamo eventi. Un evento non persiste e non si sposta come un pezzo di materia tradizionale: esiste semplicemente per un suo breve attimo e poi cessa

Bertrand Russell, “L’ABC della relatività”

Se si era inizialmente creduto che nel corso del progresso delle scienze tutto ciò che è “trascendentale” sarebbe stato progressivamente soppresso, perché in ultima analisi si poteva ricondurre tutto ad una spiegazione razionale, si dovette poi ammettere che il mondo materiale che per noi è così tangibile, si dimostra invece sempre più simile ad apparenza e si dissolve in una realtà che non è fatta di cose e di materia, ma di forme che predominano. […] La fisica quantistica ci ha confermato ancora una volta che la nostra esperienza scientifica, la nostra conoscenza del mondo, non rappresenta la realtà ultima ed intrinseca, qualunque significato si voglia attribuire a queste espressioni.

Hans-Peter Dürr, fisico nucleare e quantistico tedesco, 1986.

Ora sappiamo che l’immagine del mondo offerta dai nostri organi di senso, che pure funziona perfettamente nella vita di ogni giorno, ha poco a che fare con la realtà. Ciò che ci sembra solido e impenetrabile è perlopiù vuoto […]. Di conseguenza, la nostra definizione intuitiva della materia è completamente distorta dai filtri che i nostri organi di senso interpongono fra un oggetto e noi. Si tratta di una definizione essenzialmente pragmatica, basata sul genere di informazioni che si sono rivelate più utili nella ricerca del cibo, nella lotta contro i predatori e per il successo riproduttivo. Come strumenti di conoscenza, queste informazioni sono quasi prive di valore.

Christian De Duve, biochimico belga, Nobel per la medicina nel 1974 – da De Duve, 2002, “Come evolve la vita”, Milano: Cortina, p. 292-293

Saremo costretti a rivedere in maniera radicale la nostra concezione di spazio e di tempo

David Gross, Nobel per la Fisica, 2004

Cosa vuol dire tutto questo? Significa che l’elettrone esiste solo come campo di potenzialità, potenzialità di diventare una cosa (o per meglio dire un evento), con certe proprietà che possono essere misurate. Solo l’atto di misurazione trasforma il potenziale in effettivo. Protoni e neutroni, che formano l’atomo, assieme agli elettroni, si comportano allo stesso modo. Questi sono gli elementi costitutivi della materia che forma tavoli, sedie, libri ed esseri viventi. Continuiamo a chiamarli particelle anche se non lo sono, per mancanza di un termine migliore. Sono eventi (cf. Whitehead). Ergo, solo la coscienza dell’osservatore rende reale ciò che non lo è (!!!!).

Potreste farvi aiutare da un bambino nel digerire certi concetti. La grande difficoltà, infatti, non sta nella loro complessità, ma nello loro assurdità in termini di logica acquisita dopo molti anni di esistenza in un mondo che segue costantemente certe regole. Più il cervello è libero da preconcetti e da nozioni ormai radicate e meglio è.

Vincenzo Zappalà, astrofisico italiano

Il Congresso del 1927 ci dà una speranza. Ogni tanto le onde dell’intelletto riescono a produrre un’interferenza veramente costruttiva (tanto per rimanere in tema di MQ) e allora i geni nascono come i funghi, quasi fossero legati da una sorta di azione razionale e predisposta. Malgrado la probabilità infinitesima di questa interferenza, essa, ogni tanto, avviene.

Non è difficile vederci forti analogie con le onde di probabilità della MQ. Non fatemi, però, cadere nella filosofia. Fatemi, invece, ricordare un altro di questi momenti quasi impossibili, ma senza dubbio reali. L’inizio del 1400 a Firenze. Artisti insuperati come Brunelleschi, Masaccio, Donatello, Andrea del Castagno, Paolo Uccello, Piero della Francesca, … si scontrarono, vincendo, con geni altrettanto eccezionali, quali Ghiberti, Beato Angelico, Masolino e molti altri, ancora legati alla visione gotica e impersonale della Natura. L’uomo ne usciva vincente, come entità concreta, pensante, reale, poderosa nella sua essenza carnale e intellettuale. La prospettiva aiutava ed esaltava la sua reale posizione nel mondo, dandole spazio e armonia. Nel 1500 si ebbe un altro picco, come una scossa di assestamento dopo un terremoto sconvolgente e portò ai nomi immortali di Michelangelo, Leonardo, Raffaello, ecc., ecc. Considerazioni analoghe potrebbero farsi per altri episodi dell’arte figurativa (anche se non di tale “ampiezza”), per la musica, per la letteratura, ecc.

Forse basta aspettare che le onde interferiscano nel modo giusto. Chissà che un giorno non capiti anche per la fratellanza, la comprensione e il bene comune?

Vincenzo Zappalà, astrofisico italiano

http://www.astronomia.com/2013/09/07/quando-le-onde-della-mente-interferiscono-costruttivamente/

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/fisica-quantistica-e-trascendenza.html

Sunset-550x317http://www.thunderbolts.info/wp/2012/11/19/sciences-looming-tipping-point/

Apocalisse = Rivelazione – per chi ha avuto o avrà esperienze che non sa spiegare

Jacob-Needleman

esperienze come queste, ad esempio:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/11/di-che-vita-parlava-gesu-della-vita-della-morte-e-delle-esperienze-extracorporee/

Jacob Needleman intervistato da Richard Whittaker, Parabola, Autunno 2012

Jacob Needleman ha abbandonato una carriera in medicina per dedicarsi alla filosofia, studiando ad Harvard e Yale, per poi insegnare alla SFSU.

Richard Whittaker: Ho pensato che, visto che lei insegna filosofia, potrei chiederle di parlare un po’ dell’ignoto nella tradizione filosofica occidentale.

Jacob Needleman:…Quando sento la frase “l’ignoto” penso prima di tutto ad Immanuel Kant, forse il più grande filosofo moderno. Ha definito qualcosa di essenziale per la modernità del mondo occidentale attraverso un libro straordinario chiamato “La Critica della Ragion Pura”. Si tratta di un vasto e complesso capolavoro, è come camminare in una grande cattedrale per l’immensità e la profondità di pensiero e di comprensione in esso contenute. Per dirla in breve, ha sostenuto con insuperabile forza di persuasione che la struttura della mente plasma la nostra realtà, che ci sono categorie con cui opera la mente, organizzando i dati che ci provengono dai nostri sensi.

Organizza tutti i dati automaticamente al di sotto del livello cosciente in modo che nel momento in cui otteniamo una percezione del fiore o del tal oggetto, essa è già stato ordinata dalle categorie attraverso le quali opera la mente. Tutta la nostra esperienza prende forma passando attraverso queste funzioni plasmanti. Quindi non possiamo veramente mai sapere come sono le cose indipendentemente dalla nostra percezione di esse….Qualunque sia il grado di certezza sul mondo che ci sembra di avere – come ad esempio la legge di causalità – è semplicemente una certezza che la mente sovrappone irresistibilmente alla nostra percezione…Per molte persone è stata e rimane ancora una presa di coscienza (!) sconvolgente pensare che l’umanità non avrà mai la possibilità di conoscere la realtà così com’è.

[…].

Mi sono reso conto che avevo una specifica capacità della mente, la capacità di ritrarre la mia attenzione da tutto ciò che si trova all’esterno, al di fuori di “Io”, rivolgendola verso me stesso.

Ora, ho trascorso molto tempo a contatto con grandi insegnamenti spirituali, come i sermoni di Meister Eckhart, la Bhagavad Gita e molte altre fonti. A un certo punto, e in alcuni contesti, quasi tutti parlano dell’opera di distogliere l’attenzione da quelli che Eckhart chiama “gli agenti dell’anima”, dai dati che ci portano i sensi, i pensieri, per rifocalizzarla su se stessi.

[…]
È stata un’esperienza di estremo interesse. Potevo separarmi – in maniera molto sana – dall’esperienza di essere preso, ingoiato dai pensieri, dalle immagini emotive e dal mondo esterno. Ciò ha avuto una grande influenza su di me. Non c’era alcun senso di alienazione dalla natura o dalla vita intorno a me, ma solo la sensazione di una nuova capacità mentale, personale, che non sapevo di avere.

[…]

Penso che Cartesio sia stato demonizzato per questo, perché ha fatto una distinzione radicale tra mente e materia, queste due realtà fondamentali che, a suo dire, non hanno nulla in comune l’una con l’altra. E questo ha generato un paradosso. Come interagiscono tra loro, visto che ovviamente lo fanno
ogni volta che ci muoviamo intenzionalmente? Un paradosso che è rimasto con noi.

[…]

RW: Socrate è questa figura basilare grazie a Platone. Da dove spunta fuori? Dove ha trovato la sua conoscenza? So che è una domanda che non trova risposte definitive, ma resta una domanda interessante, non è vero?

JN: Dobbiamo riconoscere di Socrate, prima di tutto, che tutto quello che sappiamo di lui e della sua grandezza è qualcosa che si è svolto in forma di dialogo con altre persone. Era un maestro nel mostrare alle persone che non sapevano quello che credevano di sapere. Era un maestro nel togliere alle persone le loro certezze, in particolare nelle questioni morali, ma anche più in generale. Questo modo di interrogare, in un faccia a faccia, era un aspetto fondamentale di Socrate, e Platone ha colto un suo tratto, ma forse non l’intera cosa. Un altro scrittore greco, Senofonte, ha scritto dei suoi incontri con Socrate e di un altro aspetto della forza di Socrate come persona: indagava e sapeva ascoltare.

[…]

Ed è questa la liberazione che ci dona. Approfondire realmente una questione ci mette in contatto con un’altra parte di noi stessi che le nostre “risposte” normalmente occultano; questa è la libertà dal noto di cui parlano Krishnamurti ed anche altri. La grande risposta è avvertita come una domanda, quando è un maestro che ve la offre. Il noto può essere uno schiavista.

L’altra cosa principale di Socrate è che lui invitava ogni persona a conoscere se stessa – a prendersi cura di ciò che egli chiamava l’anima, prendersi cura del vero sé. Il primo obiettivo di chiunque avrebbe dovuto essere quello di essere solleciti nei confronti dell’anima. Tutto il resto ci porta fuori strada…Prenditi cura del tuo vero sé, della tua vera coscienza e spogliati delle cose che pensavi di conoscere, non solo riguardo al mondo, ma su di te. Queste due cose vanno di pari passo.

RW: Quindi, questa idea di conoscere me stesso – che cosa significa? Chiaramente, l’implicazione è che io non mi conosco.

JN: La grande incognita sono io, me stesso. Possiamo parlare quanto vogliamo di Kant e della Critica della ragion pura e di come non conosciamo le cose in sé, ma questa è la grande incognita: me stesso. […]. Ha a che fare con la coscienza. Ed è una grande incognita, questa cosa chiamata coscienza. Noi non sappiamo cosa sia la coscienza. Questo è incredibile! Non so cosa sia la coscienza, ma sono sicuro di essere consapevole! La mente, i pensieri, le categorie, le parole che riguardano ogni tipo di conoscenza specificamente umana e l’azione…Una delle grandi questioni della filosofia è come facciamo a sapere? Ma questa classica domanda filosofica è in realtà una domanda inerente alla coscienza. La coscienza è l’uomo [sta parlando dei più elevati stati di coscienza: cani e gatti sono spesso più consapevoli degli scimpanzé non in cattività, pur essendo geneticamente più distanti dall’uomo, in virtù della loro frequentazione dell’ambito umano, NdT]. Questa è la sua specificità. Quindi penso che l’idea della mente, la conoscenza, la certezza, l’ignoto, abbiano a che fare prima di tutto con la coscienza.

RW: È bellissimo. A volte mi stupisce che non si riconosca il fatto che ogni cosa esiste, prima di tutto, come esperienza.

[Questo è esattamente il punto che hanno cercato in ogni modo di farci capire i fisici quantistici, con scarso successo, purtroppo:

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/fisica-quantistica-e-trascendenza.html – NdT]

JN: È sorprendente che questo non sia in cima ai nostri pensieri. Il mio “essere io” [“Iness”] si perde nella mia vita. Potrei trascorrere un intero mese, un anno, una vita intera, senza rendermi conto della mia esperienza dell’esistenza. La coscienza sono io in un senso profondo della parola. Io non sono le braccia e le gambe, il mio naso, le mie opinioni. Non sono le mie parole, i miei pensieri, le mie sensazioni. Io non sono i miei organi. Io sono un essere umano. Un essere umano è definito dalla coscienza.

[…].

Nelle neuroscienze ora è quasi di moda affermare che si possono cominciare a vedere molte cose all’interno del cervello. È notevole, ma ancora non hanno spiegato l’esperienza della coscienza. Si può dire tutto quello si vuole sui neurotrasmettitori e tutto il resto, ma come si dà conto della qualità esperienziale della coscienza, anche a suoi livelli più semplici, come l’esperienza, per esempio, di vedere un colore rosso, o blu, o qualunque altro colore?

[…]

RW: Parliamo di comunità. La comunità ed una sua possibile funzione, quella di avere una cosa di cui ho bisogno ma non conosco e manco me ne rendo conto. Questa è una realtà importante.

JN: Certo che lo è…Ma troppe comunità sono semplicemente punti di incontro di similarità e diventano un po’ come una folla. Una massa è una comunità di persone che hanno tutte la stessa illusione, la stessa paura. E c’è l’inflazione dell’ego anche lì [cf. Jung, ma anche “la rana e il bue” di Fedro – NdT].

http://www.lefiabe.com/fedro/larana-ilbue.htm

Quindi, una comunità che non abbraccia l’altro non è una comunità.

RW: Una vera comunità potrebbe abbracciare l’altro e diventare migliore nel farlo, giusto?

JN: Sì. E ci sono molti livelli in questo processo. Penso che la grandezza dell’America sia quella di rendere ancora possibili le comunità. È una qualità molto grande per una nazione quella di tutelare la libertà delle persone di costituire comunità spirituali, altri tipi di comunità. La speranza è che l’America permetta alle persone di cercare coscienza. Questo è il suo grande ideale. Il pericolo è che se lo perdiamo, allora l’America diventerà solamente un altro grosso e potente dinosauro che scomparirà.

RW: C’è un articolo di Philippe Lavastine intitolato “I due Vedanta: Il meglio e il peggio dell’India”. È notevole. Scrive che qualcosa è andato storto nell’Induismo forse alcune centinaia di anni fa. Prima la ricerca della liberazione era fatta nel contesto della comunità, assieme agli altri. Ma qualcuno ha introdotto l’idea di singoli che perseguono la loro via per conto loro. È diventato un qualcosa di individualistico.

JN: Sta parlando di come la liberazione di sé sia diventato l’obiettivo principale, piuttosto che l’integrazione della vita interiore e delle esigenze della comunità. È un articolo molto potente [sono d’accordo ma occorre fare comunità in modo intelligente, con senso critico: Lavastine, 30 anni prima nella Francia di Vichy collaborò entusiasticamente con le politiche culturali degli occupanti nazisti, NdT].

[…].

Può sembrare assurdo dire che la scienza non funziona. Sembra funzionare in maniera fantastica. Guardate tutto quello che fa. Ma un qualcosa che non serve a portare l’amore, la bellezza, il porsi al servizio del prossimo è, nel migliore dei casi solo una mezza verità in un senso profondo, e non è davvero pragmatico.

[…].

Abbiamo bisogno di un linguaggio basato sull’esperienza, su ciò che vorrei chiamare un empirismo interiore. La scienza si basa su un empirismo esterno. Ma c’è anche un empirismo interiore che ci mostra la verità su noi stessi. E quando questo è risvegliato, inizia a mostrare anche la verità del mondo. Allora gli strumenti impiegati dalla scienza cominciano a servire scopi di altro genere [più nobili, NdT].

[…].

Rivelazione [“apocalisse”, NdT] è un altro termine per quella coscienza superiore che incontra gli strumenti di cui ci ha dotato l’evoluzione o qualcos’altro, e li umanizza e divinizza trasformandoli in qualcosa di straordinario. Quindi c’è un significato dell’interiorità che non è affatto quello comune. Non è solo l’insieme dei miei pensieri, dei miei sentimenti, è un energia di una qualità molto elevata e sottile che quando entra in contatto con gli strumenti del sé, li divinizza. Si pongono spontaneamente al servizio di una causa. In questo senso, la pratica spirituale è una forma di empirismo interiore. Quindi è corretto definirla una scienza, la scienza della vita interiore.

[…].

La questione legata a questi doni e poteri speciali è a cosa ci servono, che uso ne vogliamo fare, se li abbiamo? Le persone con questa sensibilità hanno uno scopo che è onorevole e corrisponde a ciò che è meglio per il mondo? Quindi è una specie di intelligenza del cuore quella su cui dobbiamo lavorare molto sul serio, perché ci sono questi poteri, ci sono queste cose che accadono. Non c’è proprio nessun dubbio su questo.

Se uno non ha mai provato quell’esperienza, naturalmente, è libero di essere un cinico. È qui che diventano fondamentali le grandi idee, la grande filosofia, la grande musica, la grande arte: per ricordarci chi siamo.

Ci sono tante idee tossiche, tanta arte tossica, tante cose che ci fanno dimenticare quel che dobbiamo ricordare.

[In “La Città Incantata” di Hayao Miyazaki, Chihiro accetta il cambiamento di nome e l’oppressione della strega Yu-Baaba, si dimentica della sua missione, del suo vero nome, della sua vera identità, della sua origine. Solo quando un biglietto le ricorda che il suo vero nome è Chihiro e non Sen, tutto riaffiora alla memoria, assieme al coraggio ed al senso di responsabilità e dedizione alla causa. Così può salvare i suoi genitori immemori e tornare con loro in “Kansas” (cf. Il Meraviglioso Mago di Oz), NdT]

C’è un blocco nella cultura contemporanea. Non importa quali fenomeni avvengano, si cerca di spiegarli tutti riducendoli a qualcosa di inferiore rispetto a quello che sono.

[…].
Al giorno d’oggi, giovani e adulti, quando fanno esperienza di quest’altra energia, un evento che si verifica anche accidentalmente, non sanno come chiamarlo. Non ne conoscono il significato. Non si rendono conto che la loro vera natura li sta chiamando e che è questo il loro destino.

http://www.jacobneedleman.com/storage/pdf/J-Needleman_w-Whitaker_Parabola_Fall_2012.pdf

NASA contro NASA – la fronda contro i dogmi climatologici si estende

49 tra ex astronauti (7 del programma Apollo), scienziati, ingegneri e due direttori del Johnson Space Center di Houston (NASA), scrivono alla NASA ed al Goddard Institute for Space Studies (GISS) per prendere le distanze dal loro sostegno ufficiale all’ipotesi della causazione umana del riscaldamento globale che, secondo loro, è invece indimostrata e non merita un avallo istituzionale.

Ecco il testo della loro lettera di protesta:

28 marzo 2012

Spett.le Charles Bolden, Jr.

NASA Administrator

NASA Headquarters

Washington, D.C. 20546-0001

I sottoscritti domandano rispettosamente che la NASA e il Goddard Institute for Space Studies (GISS) si astengano dall’inserire osservazioni indimostrate nelle loro comunicazioni pubbliche e sui loro siti web.

Riteniamo che le affermazioni di NASA e GISS in merito all’ipotesi che un incremento dell’anidride carbonica prodotto dall’uomo stia avendo un impatto catastrofico sul clima globale non siano giustificate, soprattutto se si tiene conto di migliaia di anni di dati empirici.

Con centinaia di celebri scienziati del clima e decine di migliaia di altri scienziati che dichiarano pubblicamente la loro incredulità riguardo alle previsioni catastrofiche, provenienti in particolare dalla direzione del GISS, è chiaro che la questione è ancora aperta.

La difesa sfrenata della CO2 come la principale causa del cambiamento climatico è disdicevole alla luce della storia della NASA, che si è sempre impegnata a valutare oggettivamente tutti i dati scientifici disponibili prima di prendere una posizione ufficiale.

In quanto ex dipendenti della NASA, riteniamo che il sostegno della NASA ad una posizione estrema, prima ancora di intraprendere uno studio approfondito del possibile impatto determinante dei fattori che influenzano il clima naturale, non sia appropriato.

Vi è il rischio di un danno per l’esemplare reputazione della NASA, dei suoi scienziati e dipendenti di oggi e di ieri ed anche per la reputazione della scienza stessa.

Per ulteriori informazioni a proposito delle considerazioni scientifiche che motivano le nostre preoccupazioni, raccomandiamo di contattare Harrison Schmitt e Walter Cunningham, o altri che loro vi sapranno consigliare.

La ringraziamo di aver preso in considerazione questa richiesta.

Cordialmente,

CC: Mr. John Grunsfeld, Associate Administrator for Science

CC: Ass Mr. Chris Scolese, Director, Goddard Space Flight Center

Ref: Letter to NASA Administrator Charles Bolden, dated 3-26-12, regarding a request for NASA to refrain from making unsubstantiated claims that human produced CO2 is having a catastrophic impact on climate change.

/s/ Jack Barneburg, Jack – JSC, Space Shuttle Structures, Engineering Directorate, 34 years

/s/ Larry Bell– JSC, Mgr. Crew Systems Div., Engineering Directorate, 32 years

/s/ Dr. Donald Bogard – JSC, Principal Investigator, Science Directorate, 41 years

/s/ Jerry C. Bostick – JSC, Principal Investigator, Science Directorate, 23 years

/s/ Dr. Phillip K. Chapman – JSC, Scientist – astronaut, 5 years

/s/ Michael F. Collins, JSC, Chief, Flight Design and Dynamics Division, MOD, 41 years

/s/ Dr. Kenneth Cox – JSC, Chief Flight Dynamics Div., Engr. Directorate, 40 years

/s/ Walter Cunningham – JSC, Astronaut, Apollo 7, 8 years

/s/ Dr. Donald M. Curry – JSC, Mgr. Shuttle Leading Edge, Thermal Protection Sys., Engr. Dir., 44 years

/s/ Leroy Day – Hdq. Deputy Director, Space Shuttle Program, 19 years

/s/ Dr. Henry P. Decell, Jr. – JSC, Chief, Theory & Analysis Office, 5 years

/s/Charles F. Deiterich – JSC, Mgr., Flight Operations Integration, MOD, 30 years

/s/ Dr. Harold Doiron – JSC, Chairman, Shuttle Pogo Prevention Panel, 16 years

/s/ Charles Duke – JSC, Astronaut, Apollo 16, 10 years

/s/ Anita Gale

/s/ Grace Germany – JSC, Program Analyst, 35 years

/s/ Ed Gibson – JSC, Astronaut Skylab 4, 14 years

/s/ Richard Gordon – JSC, Astronaut, Gemini Xi, Apollo 12, 9 years

/s/ Gerald C. Griffin – JSC, Apollo Flight Director, and Director of Johnson Space Center, 22 years

/s/ Thomas M. Grubbs – JSC, Chief, Aircraft Maintenance and Engineering Branch, 31 years

/s/ Thomas J. Harmon

/s/ David W. Heath – JSC, Reentry Specialist, MOD, 30 years

/s/ Miguel A. Hernandez, Jr. – JSC, Flight crew training and operations, 3 years

/s/ James R. Roundtree – JSC Branch Chief, 26 years

/s/ Enoch Jones – JSC, Mgr. SE&I, Shuttle Program Office, 26 years

/s/ Dr. Joseph Kerwin – JSC, Astronaut, Skylab 2, Director of Space and Life Sciences, 22 years

/s/ Jack Knight – JSC, Chief, Advanced Operations and Development Division, MOD, 40 years

/s/ Dr. Christopher C. Kraft– JSC, Apollo Flight Director and Director of Johnson Space Center, 24 years

/s/ Paul C. Kramer – JSC, Ass.t for Planning Aeroscience and Flight Mechanics Div., Egr. Dir., 34 years

/s/ Alex (Skip) Larsen

/s/ Dr. Lubert Leger – JSC, Ass’t. Chief Materials Division, Engr. Directorate, 30 years

/s/ Dr. Humbolt C. Mandell – JSC, Mgr. Shuttle Program Control and Advance Programs, 40 years

/s/ Donald K. McCutchen – JSC, Project Engineer – Space Shuttle and ISS Program Offices, 33 years

/s/ Thomas L. (Tom) Moser – Hdq. Dep. Assoc. Admin. & Director, Space Station Program, 28 years

/s/ Dr. George Mueller – Hdq., Assoc. Adm., Office of Space Flight, 6 years

/s/ Tom Ohesorge

/s/ James Peacock – JSC, Apollo and Shuttle Program Office, 21 years

/s/ Richard McFarland – JSC, Mgr. Motion Simulators, 28 years

/s/ Joseph E. Rogers – JSC, Chief, Structures and Dynamics Branch, Engr. Directorate,40 years

/s/ Bernard J. Rosenbaum – JSC, Chief Engineer, Propulsion and Power Division, Engr. Dir., 48 years

/s/ Dr. Harrison (Jack) Schmitt – JSC, Astronaut Apollo 17, 10 years

/s/ Gerard C. Shows – JSC, Asst. Manager, Quality Assurance, 30 years

/s/ Kenneth Suit – JSC, Ass’t Mgr., Systems Integration, Space Shuttle, 37 years

/s/ Robert F. Thompson – JSC, Program Manager, Space Shuttle, 44 years/s/ Frank Van Renesselaer – Hdq., Mgr. Shuttle Solid Rocket Boosters, 15 years

/s/ Dr. James Visentine – JSC Materials Branch, Engineering Directorate, 30 years

/s/ Manfred (Dutch) von Ehrenfried – JSC, Flight Controller; Mercury, Gemini & Apollo, MOD, 10 years

/s/ George Weisskopf – JSC, Avionics Systems Division, Engineering Dir., 40 years

/s/ Al Worden – JSC, Astronaut, Apollo 15, 9 years

/s/ Thomas (Tom) Wysmuller – JSC, Meteorologist, 5 years

Viviamo nell’illusione (e chi lo sa ci manipola agevolmente)

a cura di Stefano Fait

Se le porte della percezione fossero purificate, tutto apparirebbe all’uomo come in effetti è, infinito.

William Blake -The Marriage of Heaven and Hell

Come si evince dall’immagine che segue, la nostra ricostruzione percettiva della realtà è pateticamente striminzita:

Come se ciò non bastasse, è pure autistica, ossia corrisponde solo alla configurazione della nostra consapevolezza soggettiva. Più semplicemente, non vediamo la realtà com’è ma come vogliamo vederla. C’è una realtà vera, una vita vera, là fuori e noi ci dobbiamo accontentare solo di ombre di simulacri. Ci troviamo, insomma, a diversi gradi di separazione dall’Essere:

“Nulla esiste finché non è misurato” (Niels Bohr, Nobel 1922).
“Un elettrone è una potenzialità immateriale finché non viene osservato” (Max Born, Nobel 1954).
“Se non sono disturbati dall’osservatore, gli elettroni non sono cose, non esistono nello spazio e nel tempo, la loro esistenza è meramente potenziale. Emergono in una condizione di esistenza reale ma provvisoria nell’atto di misurazione che è quindi un atto creativo” (Erwin Schrödinger, Nobel 1933).
“Per ciò che riguarda le particelle che costituiscono la materia, non sembra esserci alcuno scopo nel considerarle come composte di qualche materiale. Sono, in un certo senso, pura forma, nient’altro che forma; ciò che si manifesta di volta in volta in osservazioni successive è questa forma, non uno specifico frammento di materia” (ancora Erwin Schrödinger).
“Le più piccole unità di materia non sono, di fatto, oggetti fisici nel senso ordinario della parola; sono forme, strutture o, nell’accezione platonica, Idee, di cui si può parlare in modo non ambiguo solo nel linguaggio della matematica” (Werner Heisenberg, Nobel 1932).
“La gente pensa sempre che, quando si dice “realtà”, si sta parlando di qualcosa di chiaramente noto a tutti, mentre invece per me il più importante e più arduo compito del nostro tempo è lavorare alla costruzione di una nuova idea di realtà” (Wolfgang Pauli, Nobel 1945, lettera a Markus Fierz, 1948).
“Gli elementi costitutivi del mondo fisico sono quelli che chiamiamo eventi. Un evento non persiste e non si sposta come un pezzo di materia tradizionale: esiste semplicemente per un suo breve attimo e poi cessa” (Bertrand Russell, “L’ABC della relatività”).
“Se si era inizialmente creduto che nel corso del progresso delle scienze tutto ciò che è ‘trascendentale’ sarebbe stato progressivamente soppresso, perché in ultima analisi si poteva ricondurre tutto ad una spiegazione razionale, si dovette poi ammettere che il mondo materiale che per noi è così tangibile, si dimostra invece sempre più simile ad apparenza e si dissolve in una realtà che non è fatta di cose e di materia, ma di forme che predominano. […] La fisica quantistica ci ha confermato ancora una volta che la nostra esperienza scientifica, la nostra conoscenza del mondo, non rappresenta la realtà ultima ed intrinseca, qualunque significato si voglia attribuire a queste espressioni” (Hans-Peter Dürr, fisico nucleare e quantistico tedesco, 1986).
“Se l’universo è vivo, le emozioni possono avere un significato cosmologico” (Shimon Malin, fisico teorico, Colgate University, 2011).
Infine, una riflessione di un biochimico belga, Christian De Duve, Nobel per la medicina nel 1974:
“Ora sappiamo che l’immagine del mondo offerta dai nostri organi di senso, che pure funziona perfettamente nella vita di ogni giorno, ha poco a che fare con la realtà. Ciò che ci sembra solido e impenetrabile è perlopiù vuoto […]. Di conseguenza, la nostra definizione intuitiva della materia è completamente distorta dai filtri che i nostri organi di senso interpongono fra un oggetto e noi. Si tratta di una definizione essenzialmente pragmatica, basata sul genere di informazioni che si sono rivelate più utili nella ricerca del cibo, nella lotta contro i predatori e per il successo riproduttivo. Come strumenti di conoscenza, queste informazioni sono quasi prive di valore” (De Duve, 2002, pp. 292-293).
Cosa significa tutto questo? Significa che l’elettrone esiste solo come campo di potenzialità, potenzialità di diventare una cosa (o per meglio dire un evento), con certe proprietà che possono essere misurate. Solo l’atto di misurazione trasforma il potenziale in effettivo. Protoni e neutroni, che formano l’atomo, assieme agli elettroni, si comportano allo stesso modo. Questi sono gli elementi costitutivi della materia che forma tavoli, sedie, libri ed esseri viventi. Continuiamo a chiamarli particelle anche se non lo sono, per mancanza di un termine migliore. Sono eventi: ergo, solo la coscienza dell’osservatore rende reale ciò che non lo è (Malin, 2011).
Ciò vale per gli atomi come per ogni elemento della realtà che vediamo. Questa conclusione alla quale sono giunti molti dei fondatori della fisica quantistica è in linea non solo col buddismo e con il neo-platonismo, ma anche con il pensiero di David Hume e George Berkeley – “esse est percipi”: essere significa essere percepiti. Solo ciò che è percepito è reale. Non sorprende quindi che Werner Heisenberg, Albert Einstein, Wolfgang Pauli, Arthur Eddington, Alfred North Whitehead, David Bohm ed Erwin Schrödinger fossero affascinati dal neoplatonismo, dal pitagorismo, o dal buddismo; per loro i determinismi potevano essere trascesi. Pauli, nelle sue conversazioni con Jung, ipotizzava addirittura che gli archetipi potessero strutturare la materia. Se la psiche e la materia sono un’espressione di un ordine retrostante, comune ed obiettivo, allora l’archetipo è come uno specchio che si manifesta come riflesso nella psiche e nella materia. Ciascuno si deve perciò assumere la responsabilità di ciò che crea ad ogni livello (Gieser, 2005).
Ma anche se ignorassimo questa branca della fisica e continuassimo a credere all’interpretazione materialista-riduzionista della realtà, resta il fatto che la materia è fatta di atomi e gli atomi sono virtualmente vuoti (al 99,9 periodico percento), tanto che se si togliesse lo spazio tra elettroni e nucleo la Terra si ridurrebbe ad una palla da baseball. Un altro esempio: se un atomo fosse grande come il Meazza, il nucleo sarebbe più piccolo di un pisello a centro campo. Dunque la tastiera con cui scrivo queste parole è sostanzialmente vuota, come chi scrive, come ciascuno dei lettori. Il mio fondoschiena non è a contatto con una sedia ma è sostenuto, nel vuoto, dalla resistenza elettromagnetica alla compressione degli elettroni (le particelle con la stessa carica si respingono).
Anche il granito delle nostre montagne è vuoto. Se lo percepiamo come “granitico” è solo perché i nostri sensi non ci consentono di cogliere la natura quasi illusoria della materia. I nostri sensi sono materiali e quindi accettano l’illusione di solidità di ciò che li circonda, che è prodotta dal moto rapidissimo delle particelle atomiche, allo stesso modo in cui i raggi di una ruota di bicicletta che gira sembrano formare un solido ed uniforme disco di metallo, sebbene la ruota sia in gran parte vuota. 
Dunque, se persino ciò che il nostro cervello percepisce come indiscutibilmente solido, pieno, stabile, permanente, tangibile, ecc. non lo è, risulta ancor meno sensato badare a quegli spettri impalpabili ed evanescenti che sono i nostri spauracchi e i nostri idoli e miti, tutto ciò che abbiamo inventato per riuscire a soddisfare il nostro duplice bisogno sado-masochista di venerare noi stessi e contemporaneamente prostrarci. Queste finzioni sono ombre o riflessi delle interazioni umane. Il mondo reale non è una collezione di oggetti e la questione dell’identità, dell’essere identici a se stessi, dell’essere vivi, corporalmente, non ha alcun senso. Ogni evento è reale e unico, separato e distinto da ogni altro. Non esiste alcuna entità che rimanga identica da un momento all’altro, il mondo è sempre nuovo, non si muore mai veramente. Panta rei, tutto scorre, come dicevano i Greci ben prima di Eraclito, al quale l’aforisma è stato erroneamente attribuito.

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