“Non può piovere per sempre…o forse sì” – scienza del Diluvio

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Abbiamo tutti sentito parlare delle narrazioni bibliche del Diluvio, quelle sumeriche, quelle indiane, cinesi e dei nativi americani.

Esiste un corpus di tradizioni diffuso globalmente che ha registrato la memoria di un Diluvio.

Cosa può essere accaduto, da un punto di vista scientifico?

Ecco un’ipotesi.

MUTAMENTI DELL’ATTIVITÀ SOLARE

Quando il Sole ha molte macchie vuol dire che il campo magnetico è forte nell’eliosfera e ne favorisce l’estensione, favorendone l’azione di schermatura e di conseguenza l’intensità dei raggi cosmici galattici che raggiungono la Terra sarà ridotta. Quando non ci sono macchie, la schermatura dell’eliosfera è debole e molti raggi cosmici raggiungono la Terra.

http://www.palazzosomeda.it/Osservatorio/Raggicosmicieattivitsolare.htm

Il ciclo solare 24 sta per iniziare la sua fase di declino, dopo un inatteso secondo picco di attività più grande del primo.

I ricercatori Matt Penn e William Livingston del National Solar Observatory prevedono che il ciclo solare 25 sarà caratterizzato da un’assenza totale di macchie solari. E il ciclo 26 potrebbe non essere da meno.

IL CAMPO MAGNETICO TERRESTRE SI STA INDEBOLENDO

La magnetosfera terrestre (il nostro scudo magnetico che ci protegge dai raggi cosmici, dal vento solare) si sta indebolendo dal diciassettesimo secolo. Ha perso un 10% della sua intensità dal diciannovesimo secolo ma ora c’è stata un’ulteriore perdita del 5% nel giro di soli 10 anni. Il fenomeno è quindi in fortissima accelerazione.

PIÙ ACQUA CHE PIOVE DAL CIELO?

In questi ultimi anni di ridotta attività solare l’aumento dei raggi cosmici che giungono a terra ha sempre provocato l’aumento della condensazione delle nubi in seguito alla ionizzazione del pulviscolo atmosferico. Infatti, la ionizzazione del pulviscolo atmosferico è accentuata dai raggi cosmici perché favoriscono l’accumulo di particelle umide attorno al pulviscolo stesso. Questo porta ad una maggior formazione di nubi, soprattutto nella bassa atmosfera. Questo fenomeno ha sempre contribuito alla diminuzione delle temperature medie, in quanto la condensazione nuvolosa limita la penetrazione dei raggi solari al suolo. Attualmente questo comportamento del clima ha fatto sì che i fenomeni meteorologici  si sono localizzati in zone più limitate e soprattutto hanno assunto un’intensità rara a vedersi normalmente.

http://www.palazzosomeda.it/Osservatorio/Raggicosmicieattivitsolare.htm

Se il problema fosse solo questo…

Malauguratamente è possibile che vi sia un ulteriore effetto, molto più massiccio.

I raggi cosmici sono composti di idrogeno, deuterio, elio, litio, ecc. Quando lo scudo si indebolisce, più idrogeno arriva nella ionosfera terrestre: “Quella fascia dell’atmosfera nella quale le radiazioni del Sole, e in misura molto minore i raggi cosmici provenienti dallo spazio, provocano la ionizzazione dei gas componenti” (wikipedia).

La NASA (missione Themis) ha scoperto che la Terra si “difende” dalle esuberanze solari anche con una seconda strategia, ammassando materiale preso dalla plasmasfera (la parte di magnetosfera più prossima alla Terra) e creando una specie di muro di contenimento (l’immagine è quella degli inquilini di una casa che spostano un mobile dietro una porta per impedire l’ingresso a dei malintenzionati).

Ecco cosa succede: “Durante le tempeste geomagnetiche, le particelle cariche bombardano la Terra alle alte latitudini. Le correnti elettriche che ne risultano riscaldano l’alta atmosfera, pompando quantità crescenti di protoni e ioni ossigeno nella magnetosfera

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0012821X14001629

Cosa succede nella ionosfera, un ambiente particolarmente adatto ai processi di combinazione elettrochimica?

L’ossigeno pompato dal basso si combina con l’idrogeno in arrivo generando vapore acqueo e i raggi cosmici stessi si incaricano di farla condensare in nubi (raffreddando nel contempo il clima terrestre con l’effetto albedo) e precipitare al suolo.

RICAPITOLANDO: minore attività solare > più raggi cosmici arrivano sulla Terra > più acqua/più nubi (nubi nottilucenti da minimo solare) > maggiori precipitazioni > anche nevose a certe altitudini e latitudini per via del potere riflettente delle nubi > cresce l’albedo terrestre (potere riflettente dei raggi solari) per l’espansione delle superfici che restano innevate ghiacciate con l’arrivo della bella stagione (es. poderose nevicate alpine degli ultimi inverni, record di crescita dei ghiacci antartici e ripresa di quelli artici).

NOTA BENE

Una prima differenza rispetto all’ultimo Grande Minimo Solare è che allora la magnetosfera era decisamente più solida.

Una seconda differenza è legata al comportamento del Polo Nord magnetico.

IL POLO NORD MAGNETICO HA PRESO VELOCITÀ

Anche il polo nord magnetico ha subito un’accelerazione nei suoi spostamenti.

È stato annunciato dalla NASA nel 2003.

“Attualmente il polo nord magnetico sembra viaggiare con sempre più speditezza dal nord del Canada, dove a lungo è rimasto, verso oriente, ossia verso la Siberia, alla velocità di circa 40-60 km all’anno”.

http://www.palazzosomeda.it/Osservatorio/Raggicosmicieattivitsolare.htm

come se si preparasse ad un’inversione del campo magnetico del nostro pianeta, che può avvenire anche nel giro di soli 5 anni.

IL DILUVIO?

Una ricerca di alcuni tra i massimi geoscienziati e astrofisici cinesi in collaborazione con i loro colleghi tedeschi dell’Istituto Max Plank per la ricerca solare mostra che durante inversioni magnetiche la magnetosfera della Terra si indebolisce drasticamente e le particelle solari attirano sempre più ossigeno al di fuori della nostra atmosfera, con un ipotetico rischio di estinzioni di massa

La faccenda dell’estinzione di massa è abbastanza improbabile. Anche se la frequenza delle inversioni passasse da 750mila anni a 200mila anni, come si ipotizza sia accaduto in passato, non cambierebbe poi molto. L’umanità riesce a vivere e lavorare anche a 3000 metri di altezza, con un terzo di ossigeno in meno.

Il punto importante è un altro.

Se le inversioni magnetiche amplificano a dismisura i processi sopra descritti, allora quel famoso passaggio biblico (Genesi 7:11-12) diventa più plausibile:

Nell’anno seicentesimo della vita di Noè nel secondo mese, nel diciassettesimo giorno del mese, in quel giorno, tutte le Fonti del grande abisso scoppiarono e le cateratte del cielo si aprirono. E piovve sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti.

È forse questo uno dei fattori che, interagendo con altri, interrompe i periodi interglaciali e ricaccia il pianeta in uno stadio pienamente glaciale in modo così repentino?

FONTI:

Aarhus University. ‘Scientists at Aarhus University (AU) and the National Space Institute (DTU Space) Show that Particles from Space Create Cloud Cover.’ Science and Technology – 23 July 2014.

Website: http://scitech.au.dk/en/current-affairs/news/show/artikel/scientists-at-aarhus-university-au-and-the-national-space-institute-dtu-space-show-that-particle/

Bentley, Molly. ‘Earth loses its magnetism.’ BBC News – 31 December 2003.

Website: http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/3359555.stm

Choudhuri, Arnab Rai. ‘The irregularities of the sunspot cycle and their theoretical modelling.’ arXiv.org: Solar and Stellar Astrophysics – 12 December 2013. http://arxiv.org/abs/1312.3408

European Space Agency. ‘The Force That Protects Our Planet.’ ESA – Space for Europe.

Website.

Fox, Karen. ‘NASA’s Themis Discovers New Process that Protects Earth from Space Weather.’ NASA Goddard – 06 March 2014.

Website: http://www.nasa.gov/content/goddard/themis-discovers-new-process-that-protects-earth-from-space-weather/#.Ux7VC-ddVHt

Harrison, R. Giles & Stephenson, David B. ‘Empirical evidence for a nonlinear effect of galactic cosmic rays on clouds.’ Proceedings of the Royal Society A – 29 November 2005. Website:

http://earthshine.dmi.dk/tellux/HarrisonStephensonGCRClouds.pdf

Klotz, Irene. ‘Compass Direction, True North Parting Ways.’ Discovery News – 04 March 2011.

Website: http://news.discovery.com/earth/weather-extreme-events/earth-magnetic-field-north-110304.htm

NASA. ‘Earth’s Inconstant Magnetic Field.’ NASA Science News – 29 December 2003.

Website: http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2003/29dec_magneticfield/

Palazzo Someda (osservatorio astronomico), “Raggi cosmici e attività solare”

Website: http://www.palazzosomeda.it/Osservatorio/Raggicosmicieattivitsolare.htm

Phillips, Tony. ‘Giant Breach in Earth’s Magnetic Field Discovered.’ NASA Science News – 16 December 2008.

Website: http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2008/16dec_giantbreach/

Phillips, Tony. ‘Solar Variability and Terrestrial Climate.’ NASA Science News – 08 January 2013.

Website: http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2013/08jan_sunclimate/

Roach, John. ‘Earth’s Magnetic Field Is Fading.’ National Geographic News – 09 September 2004.

Website: http://news.nationalgeographic.com/news/2004/09/0909_040909_earthmagfield.html

Roach, John. ‘Magnetic Field Weakening in Stages, Old Ships’ Logs Suggest.’ National Geographic News – 11 May 2006.

http://news.nationalgeographic.com/news/2006/05/magnetic-field-1.html

ScienceDaily. ‘Cosmic Ray Decreases Affect Atmospheric Aerosols and Clouds.’ Source: Technical University of Denmark (DTU) – 06 October 2009.

Website: http://www.sciencedaily.com/releases/2009/08/090801095810.htm

Snow-Kropla, E.J. et al. ‘Cosmic rays, aerosol formation and cloud-condensation nuclei: sensitivities to model uncertainties.’ Atmospheric Chemistry and Physics Discussions – 24 January 2011. Website: http://www.atmos-chem-phys-discuss.net/11/2697/2011/acpd-11-2697-2011.pdf

Svensmark, Henrik. ‘Cosmic meddling with the clouds by seven-day magic.’ DTU Space: National Space Institute News – 03 August 2009.

Website: http://www.space.dtu.dk/english/News/2009/08/Cosmic_meddling

Wei, Yong et al. ‘Oxygen escape from the Earth during geomagnetic reversals: Implications to mass extinctions.’ Elsevier: Earth and Planetary Science Letters – Vol. 394; 15 May 2014. ScienceDirect

Website: http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0012821X14001629

Fukushima – è realmente possibile che Tokyo debba essere evacuata?

Il 70% dei giapponesi vorrebbe ridurre la dipendenza dall’energia nucleare, mentre il 25% rimane favorevole all’uso del nucleare. Solo il 4% dei giapponesi vorrebbe che il paese aumenti l’uso dell’energia nucleare. Un anno fa, a poche settimane dall’inizio della crisi nucleare di Fukushima, i giapponesi erano più divisi su questo tema: il 44% era per una diminuzione dell’energia nucleare, il 46% voleva mantenere le cose come stavano, mentre l’8% si dichiarava favorevole ad un incremento del nucleare.

“Japanese Wary of Nuclear Energy. Survey Report”. Pew Research Center, 5 giugno 2012.

http://bywo.wordpress.com/

Il governo giapponese ha deciso di riavviare i due reattori della centrale nucleare di Oi nella prefettura di Fukui, ma il 71 per cento degli intervistati in un sondaggio condotto da Mainichi Shimbun dice che il governo non dovrebbe avere fretta nel riavviare i reattori fermi, mentre il 23 per cento è favorevole al riavvio immediato.

“71 percent against hastily restarting Oi nuclear plant: Mainichi poll”. The Mainichi Shimbun, 4 giugno 2012.

http://bywo.wordpress.com/

Masashi Goto, già ingegnere della Toshiba specializzato nella progettazione antisismica delle centrali nucleari, ha progettato il reattore nucleare di contenimento, riguardo alla solidità della struttura del reattore n° 4: “Anche se ci sono le pareti, non esistono modi semplici di verificarne la stabilità. In che misura è stata compromessa la loro stabilità dalla temperatura dell’incendio? È essenziale avere tutti i dati quando si esegue un calcolo strutturale. Ogni volta che Tepco pubblica i dati, dice sempre: “Abbiamo calcolato questo, ecco il risultato di ciò che abbiamo fatto, quindi non c’è pericolo”. Ma non hanno mai pubblicato un dato che un analista esterno possa utilizzare per verificare le loro conclusioni”.

Yukiteru Naka, direttore della Tohoku, ha lavorato come ingegnere presso la General Electric. Specializzata in sistemi di tubazioni, è stato coinvolto direttamente nella costruzione della centrale Fukushima Daiichi (reattore 1, 2 e 6). Attualmente è impegnato nel lavoro di smantellamento. Essendo a conoscenza del reale stato della costruzione del reattore 4, ha ammesso che ci sono dei pericoli di una fuoriuscita d’acqua dalla piscina di raffreddamento del combustibile: “Devo dire che c’è un rischio per l’unità 4. La piscina è attualmente raffreddata da un sistema temporaneo. Ma i condotti si estendono per decine di chilometri e poiché questa è una struttura temporanea, non è stata pensata per resistere a terremoti. Non c’è manutenzione sufficiente. I tubi attraversano le macerie. Penso che ci vorrà del tempo per svuotare la piscina, se i tubi sono stati danneggiati e causano una perdita. Le emissioni di materiale radioattivo sarebbe così alta che nessuno potrebbe avvicinarsi. (…) Vorrei che il governo e la Tepco si preparassero consapevolmente all’idea di una crisi incombente. (…) Se la piscina si svuota, nessun lavoratore potrà avvicinarsi al reattore 4 o agli edifici 1, 2 e 3”.

Hiroaki Koide, professore presso l’Istituto di Ricerca Nucleare dell’Università di Kyoto, è particolarmente preoccupato per lo stato dell’unità 4: “Se la piscina arrivasse al collasso a causa di un nuovo terremoto di grandi dimensioni, l’emissione di materiale radioattivo sarebbe enorme: una stima conservativa dà una radioattività pari a 5000 volte la bomba di Hiroshima”.

Per Robert Alvarez, ex consigliere del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, il problema riguarda il mondo intero: “Se un terremoto o un altro evento colpisse questa piscina [del reattore 4], potrebbe provocare un incendio radiologico catastrofico, con quasi dieci volte la quantità di cesio-137 che si è diffuso dopo l’incidente di Chernobyl”.

http://fukushima.over-blog.fr/article-fukushima-et-l-avenir-du-monde-106326840.html

Ho incontrato Robert Alvarez a Washington ed abbiamo parlato per diverse ore. L’ho ringraziato per il suo calcolo del Cs-137 nel sito di Fukushima Daiichi, un semplice numero che ha contribuito a richiamare l’attenzione del pubblico sulla questione. Alvarez ha detto che il dato di dieci volte il Cs-137 (nel reattore 4) rispetto a Chernobyl è basso, ma è utile ad evitare dispute scientifiche; una cifra più realistica potrebbe essere 50 volte…Ma poco importa, ha aggiunto, se la quantità è di 10 o 20 volte superiore. L’intero territorio giapponese diventerebbe una zona di evacuazione e la forte radioattività colpirebbe l’Asia orientale ed il Nord America. La ricaduta (fall-out) di materiale radioattivo durerebbe per diverse centinaia di anni.

http://akiomatsumura.com/2012/06/what-is-the-united-states-government-waiting-for.html

Il governo giapponese aveva già programmato l’evacuazione della metà settentrionale dell’isola di di Honshu (Tokyo compresa: fino a circa 40 milioni di persone) in caso di aggravamento della situazione a Fukushima:

http://ajw.asahi.com/article/0311disaster/fukushima/AJ201201070039

In una conferenza stampa il ministro Hosono ha affermato che il reattore numero 4 potrebbe sopportare un terremoto di magnitudo 6. Ma uno studio geologico sino-giapponese ha stimato un 90% di probabilità che un terremoto di magnitudo 7 colpisca quell’area entro tre anni:

http://www.solid-earth.net/3/43/2012/se-3-43-2012.pdf

Tre giorni fa c’è stato un terremoto da 6,4 nei paraggi, fortunatamente molto profondo.

“Dobbiamo far capire il concetto di after heat, vale a dire la generazione di calore da frammenti di fissione che durerà per settimane e mesi, e che deve essere continuamente rimosso. Non è facile comunicare questo concetto alla gente, per la quale qualsiasi incendio può essere domato in poco tempo. Per il nucleare purtroppo non è così”.

Robert Socolow, fisico della Princeton University, Bullettin of Atomic Scientist

http://thebulletin.org/web-edition/op-eds/reflections-fukushima-time-to-mourn-to-learn-and-to-teach

 

IL NUCLEARE IN ITALIA ED IL MITO DELL’EFFICIENZA GIAPPONESE

di Roberto Vacca (ingegnere favorevole al nucleare)

“…Il Giappone era al terzo posto nel mondo (dopo USA e Francia) per potenza installata e numero di centrali. Di 54, ne funzionano solo due. Molte sono ferme per manutenzione e le popolazioni circostanti si sono opposte con successo alla loro riaccensione. Al Giappone manca così un terzo dell’energia elettrica prodotta fino a un anno fa. Il risparmio forzoso è imponente: condizionatori spenti d’estate, illuminazione pubblica e privata al minimo e nuovo deficit della bilancia commerciale dopo tre decenni. Si aggravano localmente gli effetti della crisi economica. Sembra che i giapponesi si avviino a lasciare l’energia atomica. Le discussioni sulla sicurezza sono decisive – e peculiari. Ogni tecnologia presenta rischi. Per uccidere un uomo basta che il suo corpo sia attraversato da una corrente elettrica di circa un decimo di Ampere – meno di quella che passa in una lampadina. La sicurezza, però, è facile da capire e da assicurare (con limitatori e salva-vita). I morti per elettrocuzione sono pochissimi specie in Europa ove le protezioni sono più stringenti. Anche le automobili sono rischiose e, nel mondo, muoiono ogni anno 1.200.000 persone in incidenti di traffico. I movimenti per abolire le auto, però, sono scarsi e deboli. Molto più energici i verdi anti-nucleari con slogan, marce e propaganda, sebbene nel mezzo secolo da quando c’è l’energia nucleare i morti siano stati poche decine di migliaia. È arduo calcolarli: le radiazioni agiscono a distanza di tempo e spazio e si sommano alla radiazione naturale (da minerali, radon e raggi cosmici).
[quel che è certo è che le migliaia di test atomici della Guerra Fredda hanno ucciso un numero enorme di persone inquinando il pianeta irrimediabilmente, NdR]

Che conclusioni trarre per l’Italia? Il CIRN, Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare, conduce una campagna ispirata da esperti del settore. Sostengono che il nucleare sicuro è possibile. Questo è vero, se esistono accertati prerequisiti di competenza e rigore. In Italia certo esistevano nei pochi anni in cui funzionarono le nostre poche centrali nucleari. Discutere di competenza è difficile. Occorrono dati: non facilmente disponibili e compresi solo da chi ha studiato. Anche qui la trasparenza talora è scarsa, come in Giappone su Fukushima. Ci vogliono valutazioni espresse da esperti sulle prestazioni e i record di altri esperti. Spesso sono opinabili.

Molte delle opinioni espresse sono poco meditate e talora viscerali. Già un anno fa pubblicai su La Stampa un pezzo per controbattere chi diceva:”Perfino i giapponesi tecnicamente perfetti hanno avuto Fukushima: figuratevi che succederebbe da noi!” Spiegavo che la rete elettrica nipponica è spaccata in due: la metà orientale alla frequenza di 50 Hertz [come in Europa, NdR]e l’altra a 60 Hertz [come negli USA, NdR]. Solo una piccola frazione della potenza producibile può essere trasmessa da una regione all’altra. È una madornale inefficienza sistemica – altro che perfezione tecnica!

Come dico da anni, gli aspetti sistemici sono vitali: non basta essere perfetti, sia pure in alta tecnologia. Le quarantenni centrali di Fukushima erano di buon livello tecnico, ma i progettisti ignorarono il rischio degli tsunami. In quella zona sono fenomeno antico e ben documentato. Ce ne furono di più grossi: nel 1933 con un’onda alta 27 metri e nel 1890 con un’onda di 38 metri. Un recente studio commenta le statistiche sui 70 tsunami che colpirono la regione negli ultimi 12 secoli (vedi in figura: il segmento a destra indica un’onda di 10 metri). Nell’869 un’onda di 70 metri colpì Jorgan e distrusse tutto fino a 4 chilometri entro terra. I progettisti di Fukushima non tennero conto di questi precedenti.

L’ingegneria della sicurezza impone di considerare ogni possibile eventualità e predisporre difese adeguate. Queste mancavano nell’intera struttura della rete elettrica giapponese, nella scelta della località della centrale e nel progetto delle difese contro il mare. Avvenuto il disastro, i tecnici non potevano entrare nelle centrali per non subire gli effetti di radiazioni nucleari pericolose. Si poteva rimediare facendo entrare nei fabbricati robot radiocomandati muniti di telecamere. Anche questi, però, non erano stati predisposti.

Il costruttore americano iRobot mise gratuitamente a disposizione due robot Packbot e due robot Warrior 710 muniti anche di braccia meccaniche per rimuovere ostacoli e manipolare oggetti. I tecnici giapponesi dovettero essere addestrati a usarli. L’impiego pratico poté iniziare solo un mese dopo il disastro. Le difficoltà incontrate erano documentate dal diario di un operatore giapponese, noto solo con le sue iniziali S.H. I diari erano intitolati “Dico tutto quel che voglio”.  Le note di S.H. sono state scaricate da Web (prima che fossero cancellate) da un redattore del mensile SPECTRUM dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers [e.guizzo@ieee.org]. Ne risultano situazioni gravine critiche. S.H. racconta che dopo una lunga operazione in cui aveva dovuto avvicinarsi molto al robot (data la scarsa portata della connessione radio) l’allarme del dosimetro che misurava il livello di radiazioni che aveva assorbito cominciò a suonare. Il suo supervisore gli disse che il dosimetro era difettoso e che continuasse a lavorare.

Solo dopo tre mesi arrivarono alcuni moderni robot giapponesi. Erano modelli in cui i circuiti integrati erano vulnerabili alle radiazioni e avevano dovuto essere schermati opportunamente. Nell’ottobre 2011 uno di questi tranciò il proprio cavo e dovette essere abbandonato.

Le strategie energetiche e i problemi di sicurezza non si risolvono con discorsi (anche se “paiono assai fondati”), né su principi ideologici, né su astratti principi di precauzione. Dobbiamo analizzare i fatti, studiare, addestrare tecnici eccellenti, finanziare ricerca e scuole avanzate.

http://www.internauta-online.com/2012/02/energia-nucleare-tsunami-robot-politica-e-competenza/

Salvate le lumache! George Carlin mi mette in riga

Milioni di persone, migliaia di monumenti simbolo, uffici e abitazioni private rimangono al buio per 60 minuti per sensibilizzare contro il riscaldamento globale e a favore di uno stile di vita sostenibile.

La Repubblica, l’Ora della Terra, 31 marzo 2012

Non punisce, non premia, non giudica affatto.
George Carlin

Sono un ambientalista e devo ammettere che George Carlin mi ha beccato in castagna e gliene sono gratoServe più gente che ci dica quel che non vogliamo sentire, sentirci dire, confessare a noi stessi, che smascheri le nostre ipocrisie, che ci sbatta in faccia le nostre paurose contraddizioni. Carlin era una di quelle persone.

“Non abbiamo già fatto abbastanza? Siamo così presuntuosi, così presuntuosi. Ognuno si ripromette di salvare qualcosa, adesso. Salviamo gli alberi, salviamo le api, salviamo le balene, salviamo le lumache. E, colmo dell’arroganza: salviamo il pianeta. Cosa? Stiamo scherzando? Salviamo il pianeta? Noi non sappiamo ancora nemmeno come prenderci cura di noi stessi, non abbiamo imparato a prenderci cura gli uni degli altri, ma adesso ci mettiamo a salvare il pianeta. Mi sto stancando di questa merda. Sono stanco della Giornata della Terra. Sono stanco di questi ambientalisti ipocriti. Questi bianchi, borghesi, progressisti che pensano che l’unica cosa sbagliata di questo paese è che non ci sono abbastanza piste ciclabili. Persone che cercano di rendere il mondo sicuro per le loro Volvo. E comunque agli ambientalisti non gliene frega nulla del pianeta, non si preoccupano del pianeta al di là delle loro astrazioni. Sapete che cosa gli interessa? Un luogo pulito in cui vivere. Il loro habitat. Sono preoccupati che un giorno potrebbero perfino essere incomodati in prima persona.

Inoltre, non c’è niente di sbagliato in questo pianeta. Il pianeta sta bene. Siamo noi ad essere fottuti. Il pianeta sta bene, sta andando alla grande, in confronto alle persone. È stato qui da quattro miliardi e mezzo di anni. Avete fatto i calcoli? Il pianeta è stato qui quattro miliardi e mezzo di anni, mentre noi ci siamo stati per centomila, forse duecentomila anni. E ci siamo dati all’industria pesante per circa duecento anni. Duecento anni rispetto a quattro miliardi e mezzo, ed abbiamo la presunzione di pensare, in qualche modo, di essere una minaccia, che in qualche modo stiamo mettendo a repentaglio questa bella pallina verde-blu che fluttua intorno al sole. Il pianeta ne ha passate di molto peggio, rispetto a noi. Terremoti, vulcani, tettonica a zolle, deriva dei continenti, brillamenti solari, macchie solari, tempeste magnetiche, l’inversione magnetica dei poli, centinaia di migliaia di anni di bombardamenti da parte di asteroidi e comete e meteore, le inondazioni e gli incendi in tutto il mondo, maremoti, erosione, raggi cosmici, glaciazioni ricorrenti, e pensiamo che alcuni sacchetti di plastica e alcune lattine di alluminio possano fare la differenza. Il pianeta non sta andando da nessuna parte. Siamo noi che ce ne stiamo andando via. Fate i bagagli. Ce ne stiamo andando e non resterà traccia di noi, grazie a Dio. Forse un po’ di polistirolo. Forse. Il pianeta sarà ancora qui e noi saremo ormai lontani. Solo un’altra mutazione che non è andata a buon fine, un errore biologico. Un vicolo cieco evolutivo. Il pianeta si scrollerà di dosso tutti noi, come delle pulci pestifere. Un fastidio superficiale.

Volete sapere come se la cava il pianeta? Chiedete a quelle persone a Pompei trasformati in statue dalle ceneri vulcaniche. Se volete sapere se il pianeta se la passa bene, basta chiedere a quelle persone a Città del Messico, o in Armenia o in cento altri luoghi sepolti sotto migliaia di tonnellate di macerie dai terremoti. Domandate a loro se questa settimana si sentono una minaccia per il pianeta”.

Qui c’è l’intero segmento e merita:

AGGIORNAMENTO:

“Questo non è il primo investimento di un orso in Trentino Alto Adige. Nel 2008 un cucciolo di orso bruno era stato trovato morto ai bordi della strada provinciale tra Preore e Villa Rendena, probabilmente travolto di notte da un veicolo in transito. Nella stessa zona nel 2005 era stato investito un altro orso, che però non aveva subito traumi importanti. Nel 2001 l’orsetta “Vida” era stata invece urtata da una macchina sull’autostrada del Brennero fra Trento e Bolzano e nel 2009 una guardacaccia aveva investito un esemplare nella zona di Passo Palade. In entrambi i casi l’animale era però sopravvissuto”.
http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/451282/

è quel che succede quando l’uomo gioca a fare il dio e decide chi deve stare dove sul “nostro” pianeta.

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