Questo sarà un evento non-violento, a meno che il governo non scelga di renderlo violento…C’è una remota possibilità che ci possano essere atti di violenza da parte del governo, come è già successo e penso che dovrebbe essere chiaro che se un qualche partecipante sarà avvicinato con rispetto dagli agenti, si sottometterà all’arresto senza opporre resistenza. Stiamo veramente dicendo nel modo più sottile possibile che preferiamo morire in piedi che vivere in ginocchio. Adam Kokesh, 2013
La commissione ha raccolto prove che dimostrano che alcune persone hanno effettuato un tentativo di dar vita ad una organizzazione fascista in questo paese…Non vi è alcun dubbio che questi tentativi sono stati discussi, sono stati pianificati, e potevano essere attuati, se e quando i finanziatori lo avessero ritenuto opportuno.
Relazione finale della commissione d’inchiesta del Congresso sulle accuse del generale Smedley D. Butler
James E. Van Zandt, comandante nazionale dei veterani di guerra era stato contattato da Butler subito dopo la riunione del 22 agosto con MacGuire ed avvertito che … stava per essere avvicinato dai golpisti…Confermò che, proprio come gli era stato anticipato da Butler, era stato avvicinato “da agenti di Wall Street”, che avevano cercato di arruolarlo nella loro trama.
New York Times, 23 novembre 1934
Il colpo di stato mirava a rovesciare il presidente Franklin D. Roosevelt con l’aiuto di mezzo milione di veterani di guerra. I congiurati, che sono stati accusati di coinvolgere alcune delle più famose famiglie in America (proprietari di Heinz, Birds Eye, Goodtea, Maxwell Hse e il nonno di George Bush, Prescott Bush) credevano che il loro paese avrebbe dovuto adottare le politiche di Hitler e Mussolini per battere la grande depressione. Mike Thomson indaga le ragioni per cui si sa così poco sulla più grande minaccia della storia alla democrazia americana in tempo di pace
Gli eventi del 4 luglio potrebbero essere sanguinosi, a causa della stupidità o doppiezza di Adam Kokesh, ex marine dissidente fondatore dell’associazione veterani per Ron Paul (candidato alle presidenziali e pro-secessionismo), conduttore radiofonico, libertario in stile Tea Party (anarco-capitalista), con un largo seguito tra i feticisti delle armi, che qui discute con Webster G. Tarpley, rooseveltiano-gollista (come me)
“L’attivista libertario e conduttore radiofonico, Adam Kokesh vuole organizzare una marcia armata su Washington, DC per il giorno dell’Indipendenza. Lanciato come un gruppo su Facebook, lo “Open Carry March on Washington“ spera di portare 1.000 sostenitori a marciare nella capitale della nazione con fucili carichi. Il gruppo prevede di incontrarsi al cimitero nazionale di Arlington in Virginia. Da lì, marciare attraverso il ponte di Memorial a Washington, DC e proseguire lungo Viale Indipendenza. Mentre la Virginia permette di portare armi cariche, Washington, DC non rilascia alcun permesso / licenze o porto d’armi”. http://voxnews.info/2013/05/06/la-marcia-su-washington-armi-in-pugno/
Finora gli iscritti alla marcia sono circa 5mila (ma quanti verranno veramente?).
*****
Ecco il recente appello di Kokesh dopo il suo arresto per un presunto assalto ai danni di un agente:
“Quando un governo ha ripetutamente e deliberatamente omesso di rispettare le proprie leggi, violato i diritti umani fondamentali dei suoi cittadini, minacciato la santità di una stampa libera, creato istituzioni per la soppressione della privacy, intrapreso guerre per venire incontro ad interessi particolari che minacciano la sicurezza pubblica, ucciso centinaia di bambini con attacchi di droni, imprigionato e distrutto la vite di innumerevoli individui per crimini senza vittime, soffocato opportunità economiche per mantenere il dominio delle élite finanziarie, rubato al popolo attraverso un assurdo sistema di tassazione e attraverso l’inflazione, svenduto le future generazioni in una condizione di servitù del debito, abusato del suo potere per reprimere l’opposizione politica, non è degno di continuare ad esistere – e fin qui nulla da eccepire [NdT] – e il dovere del popolo è quello di cambiare o abolire quel governo con qualsiasi mezzo necessario per garantire la libertà e garantire la pace.
“Una nuova rivoluzione americana è attesa da tempo. L’idea di questa rivoluzione è maturata nei cuori e nelle menti delle persone nel corso di molti anni, ma questo Independence Day, essa prende una nuova forma, quando l’Esercito Rivoluzionario Americano marcerà su ogni capitale dello stato per chiedere che i governatori di questi 50 membri avviino immediatamente il processo di ordinata dissoluzione del governo federale attraverso la secessione e la ridistribuzione delle proprietà federali.
Qualora trascorresse un anno intero da questo 4 luglio senza che i crimini di questo governo fossero interrotti, si potrebbe superato il punto in cui la rivoluzione non violenta diventa impossibile.
Il tempo di stare a guardare è passato. Restare neutrali è essere complici, limitarsi a fare il proprio lavoro non è una scusa: il dado è tratto.
Mentre alcuni animi miti diranno che è troppo presto, che siamo in grado di risolvere questo problema attraverso mezzi democratici forniti dal governo, che gli attuali livelli di tassazione sono ragionevoli per i servizi forniti, e che i crimini di questo governo sono solo un fastidio tollerabile, potrebbe essere già troppo tardi.
È vero che un’azione drastica comporta dei rischi, ma il maggiore pericolo sta nel permettere a questo governo di proseguire il suo operato in modo incontrastato.
Quindi, se siete soddisfatti dello status quo, rimanete a casa, ingrassate, guardate i fuochi d’artificio a distanza di sicurezza, e permettete che questo Independence Day sia come tutti quelli che l’hanno preceduto. Ma se anche tu vedi quel che vediamo e senti quel che sentiamo, ci incontreremo sul fronte della libertà il 4 luglio 2013 per la definitiva Rivoluzione Americana”
Adam Kokesh, 23 maggio 2013, da una cella di una prigione federale di Philadelphia.
Ora io vi chiedo: come può qualcuno che è rinchiuso in una prigione federale rilasciare qualsiasi tipo di dichiarazione, e specialmente un appello alla guerra civile e alla dissoluzione degli Stati Uniti in un’anarchica congerie di staterelli?
L’establishment finanziario sta fomentando una violenta risposta popolare per giustificare misure da stato di polizia? È un trabocchetto? Manifestazione armata > rivolte > rivoluzione > guerra civile > dittatura?
Obama ha una vaga idea di quello che sta facendo e di quel che potrebbe succedere? E’ un burattino? E’ un idiota all’oscuro di tutto quel che conta? E’ un complice?
I comandanti militari federali hanno provvisoriamente l’autorità, in situazioni di emergenza straordinarie in cui il presidente non possa concedere una sua autorizzazione e le autorità localmente competenti non siano in grado di tenere la situazione sotto controllo, di attuare le operazioni necessarie a sedare inattesi disordini su vasta scala
Riforma delle leggi federali (US Code) post-attacco di Boston nella Nuova Repubblica di Weimar (USA)
La via scelta dagli Stati Uniti era contrassegnata a chiare lettere da pochi, trasparenti principi guida della loro condotta nella politica mondiale. Primo: nessun popolo di questa terra, in quanto popolo, può essere giudicato un nemico perché l’umanità tutta condivide un bisogno comune di pace, di fratellanza e di giustizia. Secondo: la sicurezza e il benessere di qualsiasi nazione non possono essere acquisiti permanentemente nell’isolamento, ma solo attraverso una reale cooperazione con le altre nazioni. Terzo: il diritto di ogni nazione ad un governo e ad un sistema economico di sua scelta è inalienabile. Quarto: qualsiasi tentativo di una nazione di imporre ad altre nazioni la sua forma di governo è indifendibile. E quinto: la speranza di una nazione in una pace duratura non può essere solidamente basata sulla corsa agli armamenti ma su rapporti giusti e su intese oneste con tutte le altre nazioni.
D.D. Eisenhower, presidente degli Stati Uniti, 1953
Io dico che la nostra democrazia del Nuovo Mondo, per quanti successi abbia avuto nel sollevare le masse dalla loro degradazione, nello sviluppo materialistico, nella produzione e in certa molto ingannevole e superficiale intellettualità popolare, è oggi come oggi un fallimento quasi completo nei suoi aspetti sociali e in tutti i risultati più grandi, quelli religiosi, morali, letterari e estetici. Invano marciamo a passi mai visti verso un impero tanto colossale da oscurare quelli dell’antichità, l’impero di Alessandro e le più audaci conquiste di Roma. Invano ci siamo annessi il Texas, la California, l’Alaska, e ci spingiamo a Nord verso il Canada, a Sud verso Cuba. È come se fossimo in qualche modo dotati di un corpo vasto e sempre meglio equipaggiato, ma cui fosse rimasto solo un poco, o niente affatto anima.
Walt Whitman, Prospettive democratiche, 1871
Lincoln riteneva, con ogni fibra del suo essere, che questo luogo, l’America, potesse offrire un sogno a tutta l’umanità, un sogno diverso da ogni altro negli annali della storia. Più generoso, più compassionevole, più inclusivo…L’idea di famiglia, l’idea che, se non ci si aiuta l’un l’altro, alcuni non ce la faranno. È la famosa immagine della persona che ascende lungo la scala sociale, raggiunge il suo sogno e poi si volta per aiutare il prossimo a salire, non per ritrarre la scala. Quale altro popolo ha mai rivendicato una qualità di carattere che non risiede in un modo di parlare, vestire, ballare, pregare, ma in un’idea? Quali altri popoli della terra hanno sempre rifiutato di ancorare le definizioni della loro identità a qualcosa che non fosse quell’idea?
Mario Cuomo
Non possiamo continuare a fare affidamento solo sull’esercito al fine di raggiungere gli obiettivi di sicurezza nazionale che abbiamo designato. Abbiamo bisogno di forze dell’ordine per la sicurezza interna che siano altrettanto potenti, forti e ben finanziate.
B.H. Obama, in un tripudio di applausi
Ecco il risultato dei suoi sforzi, in piena crisi, mentre taglia miliardi di dollari di investimenti pubblici, gettando le basi per una catastrofe socioeconomico-finanziaria (le finanze di USA e UK fanno sembrare quelle greche un paragone di virtuosità): 12mila proiettili per ogni singolo poliziotto statunitense, centinaia di migliaia di proiettili perforanti (banditi dalla Convenzione Internazionale dell’Aja del 1899), migliaia di droni, 2700 blindati usati nella guerriglia urbana in Iraq, armi automatiche generalmente in dotazione alla NATO.
Le forze di polizia statunitensi sono pronte a respingere un’invasione. Un’invasione dall’interno.
DRONI
“Immaginate città in cui piccoli aerei senza pilota volano silenziosi ad alta quota, impossibili da individuare ad occhio nudo, equipaggiati con video e fotocamere ad alta definizione e capaci anche di penetrare muri grazie a tecnologia ad infrarossi. Sono i droni, simili a quelli usati in Afghanistan o in Yemen da Obama. Vi sembra fantascienza o l’ultimo film di James Bond? Non fatevi ingannare. Sta già succedendo in alcune città americane ed è solo questione di tempo prima che avvenga in tutto il paese e, chissà, anche in Europa”.
considerare tutti i maschi in età da combattimento in area di guerra (mezzo Afghanistan e tutto il nord del Pachistan) come “nemici combattenti” eliminabili
I funzionari del Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS) hanno ripetutamente negato di aver intrapreso operazioni di stoccaggio di munizioni, ma Associated Press sostiene che l’agenzia programma l’acquisto di oltre 1,6 miliardi di munizioni nel corso dei prossimi quattro o cinque anni, e ha già acquistato 360.000 proiettili perforanti e 1,5 miliardi di munizioni nel 2012.
DHS sostiene che lo faccia per risparmiare, ma gli esperti hanno sottolineato che i proiettili a carica cava costano quasi il doppio e si espandono al momento dell’impatto. Ciò ha spinto alcuni a chiedersi quale uso ne vogliano fare [sparare ai cittadini armati? NdT].
L’acquisto di 1,6 miliardi di munizioni fornirebbe al DHS i mezzi per combattere l’equivalente di una guerra in Iraq lunga 24 anni [le forze dell’ordine statunitensi hanno stabilito che ogni poliziotto deve avere 6 volte più munizioni di quelle che il Pentagono assegna ad ogni soldato americano NdT]. Membri del Congresso affermano che DHS si è ripetutamente rifiutato di spiegare le ragioni di un tale massiccio acquisto di munizioni.
Le forze di polizia e gli agenti del dipartimento per la sicurezza interna (Department of Homeland Security, DHS) hanno collaborato e, verosimilmente, continuano a collaborare con i servizi di sicurezza delle banche per sorvegliare, arrestare e neutralizzare quei cittadini americani “colpevoli” di protestare pacificamente contro il sistema (Occupy Wall Street). Le strategie preparate congiuntamente contemplavano (contemplano?) anche l’uccisione da parte di cecchini di alcuni leader del movimento di protesta, in quanto classificati come “minaccia terroristica”. Poiché precedenti richieste di accesso a queste informazioni erano state rifiutate, il sospetto è che questa improvvisa generosità sia motivata da ragioni di deterrenza: nessun leader di un movimento di protesta si sentirà più al sicuro (Naomi Wolf, The Guardian, 29 dicembre 2012).
Se un “alto funzionario” (anonimo) decide che un cittadino americano rappresenta una “minaccia” (generica, a sua discrezione) per gli Stati Uniti, una minaccia “imminente” e ha intrapreso “azioni ostili agli Stati Uniti” e se un “alto funzionario” (può anche essere lo stesso di cui sopra) pensa che potrebbe essere più problematico o rischioso cercare di catturarlo (e quando non lo è?) allora in questo caso diventa legale ucciderlo preventivamente, senza un processo e senza alcun vaglio delle prove incriminanti.
Non c’è nulla in questa rivendicazione del potere esecutivo che possa impedire ad Obama o ad un futuro presidente di determinare che migliaia di cittadini sono “nemici pubblici” da eliminare.
Un milione di dollari per un programma di “interventi preventivi” che dovrebbe incoraggiare i cittadini a denunciare (anonimamente) i loro vicini, amici o familiari se temono che potrebbero nuocere a se stessi o agli altri.
Naomi Wolf (Guardian, 5 aprile 2012): La frase più terrificante di tutte è l’uso da parte del giudice Kennedy del termine “detenuti” per i cittadini statunitensi “agli arresti”…Dieci anni di associazione semantica hanno dato a “detenuto” il significato di sinonimo di chi, in America, è stato spogliato dei suoi diritti – in particolare in prigione. È stato a lungo nell’uso corrente in America, abituandoci a collegarlo alla condizione in cui a qualche remoto musulmano a caso può essere tolto qualsiasi diritto dallo stato americano. Ora il termine – con la sua associazione al concetto di “coloro ai quali si può fare di tutto” – viene reimpiegato sistematicamente all’indirizzo di … qualunque cittadino americano DOC. […]. Ora ci sono 1.271 agenzie governative e 1.931 società private che lavorano su programmi relativi alla lotta al terrorismo, alla sicurezza nazionale ed all’intelligence in circa 10mila sedi negli Stati Uniti. Ci sono 854.000 persone munite di nulla osta per motivi di sicurezza e ci sono 33 complessi edilizi dedicati all’attività di intelligence ai massimi livelli di segretezza che sono stati costruiti o sono in costruzione.
Queste disposizioni regolano l’istituzione e la gestione da parte dell’esercito di programmi di lavoro per detenuti civili e campi di prigionia per civili in installazioni dell’esercito
“In allegato potrete trovare le informazioni che avete richiesto riguardo alla politica ed alle linee guida dell’esercito in merito all’istituzione di un programma di lavoro carcerario per civili e di campi di prigionia civili in installazioni militari. Queste informazioni non sono ancora state pubblicate (sono in corso di stampa), comunque, questi programmi sono stati finanziati, hanno ottenuto l’assegnazione del relativo personale e riflettono l’attuale politica dell’esercito. Spero che troverete queste informazioni utili”
Rapporto delle Nazioni Unite condanna l’introduzione di armi sviluppate da USA, UK, Israele, Giappone e Corea del Sud che non hanno più bisogno della supervisione umana e possono uccidere e determinare chi rappresenta una minaccia per la loro esistenza, ossia dei veri e propri terminator con intelligenze artificiali che, accedendo alle banche dati e ad internet, possono intraprendere programmi di omicidi indipendenti dalla volontà umana (Skynet).
Ci sono certamente modi in cui chi investiga per la sicurezza nazionale può scoprire esattamente ciò che è stato detto in una conversazione [telefonica]… Benvenuti in America. Tutto [ciò che diciamo] viene registrato mentre parliamo, che lo sappiamo o meno, che ci piaccia o meno.
Tim Clemente, ex agente FBI della divisione antiterrorismo
“È davvero una situazione in cui questo strumento potrebbe essere reimpiegato istantaneamente ed essere disponibile per i fini di uno stato totalitario abbastanza rapidamente”, spiega Bill Binney, 40 anni di onorata carriera alla National Security Agency
“La possibilità di farlo è in fase di realizzazione. Ora è solo questione di vedere se la persona sbagliata arriva alla presidenza, o se alcune persone creano una loro rete interna al governo e accelerano questo processo”.
Nello Utah la National Security Agency sta costruendo un enorme punto di calcolo e gestione dei dati che setaccerà la Rete, dalle mail alle ricerche Google, e le telefonate. La sorveglianza capillare potrebbe partire nel 2013.
Una maggioranza di stati americani non ratificherà mai un emendamento costituzionale che limiti il secondo emendamento. Inoltre, la maggior parte delle disposizioni sul diritto di possedere armi non è federale, dipende dalle scelte dei singoli stati. Anche se venisse a mancare il secondo emendamento, questi stati elaborerebbero i loro specifici emendamenti. Il che significa che si rischia un’altra guerra di secessione (la prima per il possesso degli schiavi, la seconda per il possesso di armi semiautomatiche).
“A tutti quelli che vorrebbero proibire le armi dico solo che se gli ebrei europei avesse avuto il diritto di portare armi prima dell’Olocausto i nazisti e i loro collaboratori avrebbero avuto un bel daffare nell’attuare la “Soluzione Finale”. (Questo tipo di situazione era precisamente il motivo per l’introduzione del 2° emendamento – serviva ad eliminare il monopolio di Stato sulla violenza, armando la popolazione). Questo è il problema fondamentale che riguarda il controllo delle armi in America. Senza un’arma da fuoco si è in balia del linciaggio, la vostra sicurezza dipende dalla buona volontà degli altri cittadini. Se improvvisamente questi se la prendono con te perché sei ebreo, musulmano, nero, gay, o qualsiasi altra cosa, allora tanti saluti. Per questo esiste un’associazione ebraica in favore del secondo emendamento come baluardo contro l’antisemitismo e per la stessa ragione il movimento delle Pantere Nere (Black Panther) lottò strenuamente contro il divieto di portare armi. Un’arma da fuoco dà alle minoranze una serie di diritti che non potrebbero altrimenti essere protetti, in particolare la garanzia di protezione dalla tirannia” (Anonimo)
Se consideriamo l’incapacità dimostrata dall’esercito americano di sconfiggere ribelli muniti di armi leggere in diversi paesi asiatici, non è chiaro come l’amministrazione Obama possa pensare di far applicare una legge che vieta le armi d’assalto senza far piombare la nazione nel caos per diversi anni, con migliaia di morti. Quanti soldati americani diserteranno e si schiereranno con i loro concittadini?
Sarà interessante osservare l’arrampicata sugli specchi di chi proverà a dimostrare le “evidenti” differenze tra le azioni di Gheddafi/Assad/Netanyahu e quelle del Nobel per la Pace B.H. Obama.
Tuttavia, come abbiamo visto, cittadini e miliziani anti-federali non avrebbero alcuna chance senza un’ingerenza “umanitaria” di potenze straniere. Le immagini di Boston sono emblematiche: 9mila paramilitari con mezzi blindati, elicotteri, intelligence, diritto di detenzione senza processo a tempo indeterminato (habeas corpus sospeso discrezionalmente in base a NDAA 2012 e 2013) e il possibile appoggio delle forze armate. Gli Stati Uniti sono già un enorme campo di concentramento e la finestra per sfuggire si sta chiudendo. Il Senato ha bloccato ogni possibilità di controllare la vendita delle armi, nonostante il 90% della popolazione sia strenuamente favorevole ad invertire la tendenza alla militarizzazione della propria società.
Qualora il governo di Israele fosse costretto ad intraprendere un’azione militare di legittima auto-difesa contro il programma di armamento nucleare iraniano, il governo degli Stati Uniti affiancherà Israele, fornendo, nel rispetto della legge americana e delle responsabilità costituzionali del Congresso ad autorizzare l’uso della forza militare, supporto diplomatico militare ed economico al governo di Israele nella difesa del suo territorio, del suo popolo e della sua esistenza. Risoluzione 65 del Senato americano
[in realtà l’uso di testate nucleari sarebbe limitatissimo, per evidenti ragioni]
Israele ha confermato di aver bombardato in Siria nelle prime di venerdì un carico di missili presumibilmente diretto in Libano ai miliziani Hezbollah, alleati del regime di Bashar al-Assad.
“L’Iran sta continuando con il suo programma nucleare. Deve ancora attraversare la linea rossa che ho presentato alle Nazioni Unite, ma si sta avvicinando in modo sistematico”, ha detto Netanyahu. “Non gli si deve permettere di varcarla“
Tsarnaev incriminato per uso di armi distruzione di massa [pentole a pressione esplosive! Attenti quando cuocete i cavolfiori: potrebbe esserci un drone sopra caosa vostra]
Adnkronos
La cellula terroristica, secondo le fonti della polizia, “era supportata da Al Qaeda in Iran, ma non ci sono prove di un coinvolgimento di Teheran”. Obiettivo, un convoglio in partenza dal territorio canadese e diretto negli Stati Uniti
Alti funzionari del governo hanno distorto i fatti e ingannato l’opinione pubblica americana circa gli eventi che hanno portato al pieno coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam.
Quei complottisti picchiatelli dell’Istituto Navale degli Stati Uniti, Accademia Navale di Annapolis
Pensate alle conseguenze di un altro massiccio attacco (terroristico) negli Stati Uniti – magari la detonazione di una bomba radiologica o sporca, oppure di una mini bomba atomica o un attacco chimico in una metropolitana. Uno qualunque di questi eventi provocherebbe morte, devastazione e panico su una scala tale che al confronto l’11 settembre apparirebbe come un timido preludio. Dopo un attacco del genere, una cappa di lutto, melanconia, rabbia e paura resterebbe sospesa sulle nostre vite per una generazione. Questo tipo di attacco è potenzialmente possibile. Le istruzioni per costruire queste armi finali si trovano su internet ed il materiale necessario per costruirle lo si può ottenere pagando il giusto prezzo. Le democrazie hanno bisogno del libero mercato per sopravvivere, ma un libero mercato in tutto e per tutto – uranio arricchito, ricino, antrace – comporterà la morte della democrazia. L’armageddon è diventato un affare privato e se non riusciamo a bloccare questi mercati, la fine del mondo sarà messa in vendita. L’11 settembre con tutto il suo orrore, rimane un attacco convenzionale. Abbiamo le migliori ragioni per avere paura del fuoco, la prossima volta. Una democrazia può consentire ai suoi governanti un errore fatale – che è quel che molti osservatori considerano sia stato l’11 settembre – ma gli Americani non perdoneranno un altro errore. Una serie di attacchi su vasta scala strapperebbe la trama della fiducia che ci lega a chi ci governa e distruggerebbe quella che abbiamo l’uno nell’altro. Una volta che le aree devastate fossero state isolate ed i corpi sepolti, potremmo trovarci, rapidamente, a vivere in uno stato di polizia in costante allerta, con frontiere sigillate, continue identificazioni e campi di detenzione permanente per dissidenti e stranieri. I nostri diritti costituzionali potrebbero sparire dalle nostre corti, la tortura potrebbe ricomparire nei nostri interrogatori. Il peggio è che il governo non dovrebbe imporre una tirannia su una popolazione intimidita. La domanderemmo per la nostra sicurezza. E se le istituzioni della nostra democrazia fossero incapaci di proteggerci dai nostri nemici, potremmo andare anche oltre e farci giustizia da soli. Abbiamo una tradizione di linciaggi in questa nazione e quando la paura e la paranoia ci saranno entrati nelle ossa, potremmo finire per ripetere i peggiori episodi del nostro passato, uccidendo i nostri vicini, i nostri amici.
Michael Ignatieff, New York Times Magazine, il 2 maggio 2004
Il massacro di Boston è la terza atrocità di massa in meno di 12 mesi (Colorado e Newtown sono state le prime due). Non sembrano esserci precedenti per una serie del genere, neppure negli Stati Uniti. Il cinico/scettico/pensatore non-ovino potrebbe avere il sospetto che ci si trovi di fronte ad un qualche tipo di condizionamento, sul modello della storicamente documentata “strategia della tensione”. Lo schieramento di quasi 10mila agenti paramilitari in un’area metropolitana (sebbene il sospetto si trovasse a oltre 10 km di distanza dal centro di Boston), in uno stato di legge marziale di fatto, è sicuramente senza precedenti.
Il caso più recente: un diciannovenne – se è veramente il colpevole – fa esplodere delle bombe in un luogo pubblico intensamente videosorvegliato, manda un tweet in cui dice a tutti di mettersi al sicuro, poi va in giro per la città, la sera va a una festa e gli amici lo vedono rilassato; non si procura soldi, non si preoccupa di avere una macchina pronta per la fuga, non pensa minimamente al suicidio e non comunica alcun messaggio politico di alcun genere in nessuna forma. È incosciente di ciò che ha fatto.
Uno psicopatico non si comporterebbe così. Un fanatico non si comporterebbe così.
Lo schema è pressoché identico in tutti e tre gli episodi: tutti incensurati, non esiste una storia pregressa di violenza, non c’è indottrinamento ideologico che spinga alla violenza (persino nel caso di Tamerlan, non è provato che gli account fossero i suoi – ce ne sono tanti a suo nome, ma ad ogni modo il fratellino era un giovane amato da tutti che assisteva volontariamente i disabili), sono ragazzi di successo, molto stimati da amici ed insegnanti, sono impegnati nel volontariato, non hanno mostrato di aver accumulato risentimento verso la società o qualcuno in particolare. Il più “problematico” – Adam Lanza – era geniale, timido e introverso, ma non era infelice e né i genitori, né i parenti, né gli amici, né gli insegnanti avevano mai pensato che avesse bisogno di psicoterapia, anche perché non aveva mai creato alcun inconveniente.
Poi, ad un tratto, senza alcuna spiegazione, questi tre ragazzi si sono trasformati in zombie assassini con eccellenti capacità operative.
Questo è piuttosto il comportamento di qualcuno la cui mente è stata sdoppiata (personalità multiple) in un Dr. Jekyll ed in un Mr. Hyde con tecniche sviluppate a partire dalle pratiche e sperimentazioni illegali effettuate dalla CIA (dagli anni Cinquanta in poi) e documentate dalla stampa americana:
È probabilmente significativo che Dzhokar Tsarnaev fosse inquieto perché recentemente aveva avuto ben tre incubi in cui vedeva la popolazione americana “zombificarsi”, quasi che il suo inconscio lo stesse mettendo in guardia.
La programmazione sta funzionando a meraviglia: la popolazione è terrorizzata ed accoglie a braccia aperte, festante, la deriva autoritaria. Qualche altro eccidio e non resterà nessuno disposto ad opporsi a misure eccezionali:
Intanto l’FBI continuerà a collaborare con tutti i potenziali terroristi, come fa almeno dal primo attentato al World Trade Center, nel 1993 – ufficialmente per sventare i complotti ma, occasionalmente, se l’opinione pubblica necessita di una spintarella:
Tutti si aspettano che questo attentato darà il via ad una nuova ondata di misure di “sicurezza” (= liberticide).
Già ora la Bill of Rights (incluso il fondamentale habeas corpus) è interpretabile, non vale per cittadini americani all’estero e Obama ha solamente assicurato che la garantirà sul suolo americano (a sua discrezione). Non sappiamo se sia questa la sua intenzione e non sappiamo se chi verrà dopo di lui sarà così “auto-disciplinato”. Sappiamo che il ministro della Giustizia americano (Attorney General) rivendica con nonchalance il diritto di assassinare cittadini americani con i droni sul suolo americano (!!!)
È antiamericano affermare che una tale rivendicazione è offensiva e preoccupante e rimanda la memoria all’arbitrio sulla vita e la morte dei cittadini caratteristico delle dittature anticomuniste e comuniste?
È antiamericano indignarsi (e preoccuparsi) alla notizia che tutte le comunicazioni saranno monitorate ed archiviate (Operazione Vento Stellare)
ed alla notizia che si applica la legge marziale a Boston e la gente festeggia nelle strade, senza capire le sue implicazioni?
La constatazione che l’America sta diventato uno stato di polizia orwelliano può essere rassicurante solo per gli stolti e gli ignoranti. Chiunque abbia anche solo un minimo senso della storia non può che sentirsi inquieto e minacciato, specialmente se vive in quella che è, a tutti gli effetti, una colonia degli Stati Uniti:
Molti sanno qual è la destinazione finale di tutto questo, ma troppi non hanno il coraggio di dire quello che pensano, purtroppo.
Allegate potrete trovare le informazioni che avete richiesto riguardo alla politica ed alle linee guida dell’esercito in merito all’istituzione di un programma di lavoro carcerario per civili e di campi di prigionia civili in installazioni militari. Queste informazioni non sono ancora state pubblicate (sono in corso di stampa), comunque, questi programmi sono stati finanziati, hanno ottenuto l’assegnazione del relativo personale e riflettono l’attuale politica dell’esercito. Spero che troverete queste informazioni utili,
La disoccupazione americana è molto più elevata delle statistiche ufficiali. Prova ne sia il fatto che la popolazione aumenta (+ 10 milioni tra il 2009 ed il 2013) mentre il numero di occupati resta pressoché invariato (147 milioni nel 2007 – 142 milioni nel 2009 – 142 milioni nel 2012 – 143 milioni nel 2013 e moltissimi sono precari ma vengono conteggiati come occupati):
il prossimo anno, grazie ai terribili tagli concordati con i repubblicani (75mila miliardi di dollari sottratti all’economia ed ai consumatori), le cose peggioreranno ulteriormente, i sussidi si esauriranno e ci saranno indubbiamente le prime rivolte. Ora sappiamo che aspetto avranno le città americane in cui i primi “scalmanati” protesteranno violentemente contro il disastro socio-economico causato dalle oligarchie finanziarie e da politici fin troppo accondiscendenti. Gli indignati nonviolenti del movimento Occupy Wall Street hanno già subito innumerevoli vessazioni. Ma questo è nulla rispetto a quel che attende i giovani americani (ed europei?) se sceglieranno la strada della violenza e non della politica attiva e del coinvolgimento dell’intera popolazione in proteste pacifiche e scioperi nazionali (insubordinazione di massa).
La strategia del “taglio netto” deve contemporaneamente “rendere sicuro il confine settentrionale” di Israele e “indirizzarsi ad una strategia classica di equilibrio di potenza”, ovviamente a vantaggio del Paese: per fare questo, Israele deve essere pronta non solo a colpire le infrastrutture siriane in Libano, ma affermare il concetto che il territorio siriano non è inviolabile e, ove le azioni dirette in Libano non bastino, “colpire obiettivi selezionati nella Siria stessa”. Per quanto riguarda il perseguimento di un equilibrio fondato sulla potenza, il documento ipotizza la creazione di un “asse naturale” strategico fra Turchia, Israele, Giordania e Iraq centrale, che ridisegni la mappa del Medio Oriente a scapito della Siria. Per fare ciò, fra le varie cose da fare, si legge che sarà utile “distogliere l’attenzione della Siria usando elementi dell’opposizione libanese per destabilizzare il controllo siriano del Libano”.
«La Siria sfida Israele sul suolo libanese. Un approccio efficace, con cui gli americani potrebbero simpatizzare, prevede che Israele acquisisca l’iniziativa strategica lungo i suoi confini settentrionali impegnando Hezbollah, Siria e Iran»
Quel che Israele fa nel Medio Oriente, gli Stati Uniti+NATO lo stanno facendo su scala mondiale. L’unico problema è che gli obiettivi della piccola potenza non coincidono più con quelli della grande potenza e le divergenze tra bulli difficilmente si risolvono a vantaggio del bullo più piccolo.
POLITICI AMERICANI CHE NON CREDONO PIÙ ALLA VERSIONE UFFICIALE DELL’11 SETTEMBRE
Sono i presidenti della Commissione 911, un ex capo dell’antiterrorismo statunitense, il consigliere-capo della commissione 911, il presidente dell’inchiesta ufficiale del Congresso sull’11 settembre, nonché una pletora di agenti, non solo dell’FBI, citati da Richard Clarke.
Richard Clarke, l’ex zar dell’antiterrorismo americano, ha ammesso che i terroristi dell’11 settembre sono stati aiutati da elementi deviati del governo americano e da alcune figure dell’establishment saudita e ha fatto i nomi:
Qui una sintesi dell’evidenza raccolta dalle inchieste del Congresso americano che rafforzano la versione dei fatti di Clarke (sono tutti atti ufficiali riportati dalla stampa)
Quando il capitalismo entra nella sua fase degenerativa (neoliberista), comincia a cannibalizzare (letteralmente) la popolazione intraprendendo iniziative militari sempre più spericolate e sconsiderate. Il budget viene affondato da un eccesso di spese militari, sprechi clientelari (incluso l’acquisto di titoli privi di valore per salvare banche zombie) e da entrate in continuo calo, a causa di un’economia che opera molto al di sotto del suo potenziale. Per allineare i bilanci, i governi tagliano il welfare invece di cercare di recuperare i soldi sottratti all’economia dal sistema finanziario (Tobin Tax + abolizione dei paradisi fiscali, anche con la forza se necessario). Si innesca un circolo vizioso che comporta un vero e proprio omicidio di massa (suicidi, malnutrizione, incidenti dovuti a stress ed indebolimento, aumento del tasso di violenza). Queste sono politiche economiche smaccatamente fasciste e sono il preludio al fascismo vero e proprio, che non tarderà a manifestarsi in tutta la sua virulenza. Manca solo un incendio del Reichstag. Arriverà. Come i socialdemocratici tedeschi dell’epoca di Weimar, i progressisti americani stanno adottando misure repressive che torneranno molto utili al prossimo governo autoritario, democraticamente eletto. Non ci sarà da sorprendersi se molti intellettuali progressisti che hanno celebrato le due amministrazioni Obama faranno una brutta fine, come spesso accade agli utili idioti (es. socialdemocratici dopo l’avvento di Hitler).
Congresso degli Stati Uniti
Camera dei Rappresentanti
Washington, DC 20515-3308
24 marzo 1997
Sig. Zell Setzer
P.O. Box 4198
Salisbury, NC 28145
Gentile sig. Setzer,
Allegate potrete trovare le informazioni che avete richiesto riguardo alla politica ed alle linee guida dell’esercito in merito all’istituzione di un programma di lavoro carcerario per civili e di campi di prigionia civili in installazioni militari. Queste informazioni non sono ancora state pubblicate (sono in corso di stampa), comunque, questi programmi sono stati finanziati, hanno ottenuto l’assegnazione del relativo personale e riflettono l’attuale politica dell’esercito. Spero che troverete queste informazioni utili,
Cordiali saluti,
Sinceramente vostro
BILL HEFNER
Membro del Congresso
*****
Rex 84 è l’abbreviazione di “Readiness Exercise 1984”, un programma di addestramento statunitense che, in seguito alla proclamazione dello stato di emergenza da parte del presidente, prevede la sospensione della Costituzione degli Stati Uniti, la dichiarazione della legge marziale, l’assegnazione dei governi statali e locali a comandanti dell’esercito e la detenzione di migliaia di cittadini americani giudicati una minaccia per la sicurezza nazionale.
Fu ideato da Oliver North assieme a John Brinkerhoff e Louis Giuffrida (FEMA – la protezione civile statunitense) sulla base di uno scenario precedente che contemplava l’internamento di 21 milioni di afro-americani in caso di rivolte a sfondo razziale (“Reagan aides and the secret government”, The Miami Herald, 5 luglio 1987). Questo precedente piano, del 1968, prendeva il nome di “Operation Garden Plot”. Fu richiesto dal generale Ralph E. Haines Jr. per definire le linee d’azione nell’eventualità dell’esplosione dei ghetti in conseguenza della possibile uccisione di Martin Luther King.
Fu poi investigato da Ron Ridenhour, un veterano del Vietnam che portò alla luce l’infame massacro di My Lai con una lettera al Congresso ed al Pentagono e che poi si specializzò in giornalismo investigative, morendo prematuramente, a 52 anni, nel 1998 (cf. Ron Ridenhour e Arthur Lubow, “Bringing the War Home”, New Times Magazine, 1975, pg. 20; Ron Ridenhour, “Garden Plot and the New Action Army”, CounterSpy, 1975).
Questi campi esistono già. Sono stati costruiti negli ultimi anni, a partire dal 2006,ad operadi una consociata della multinazionale Halliburton (cf. Dick Cheney), già impegnata in Iraq e nella costruzione di Camp Bondsteel, la Guantánamo europea (“Halliburton Subsidiary Gets Contract to Add Temporary Immigration Detention Centers”, New York Times, 4 febbraio, 2006).
*****
Nel corso dell’inchiesta Iran-Contra si tenne un’udienza presso una commissione congiunta del Congresso americano in cui si svolse questo scambio di battute:
[Membro del Congresso Jack] Brooks: “Colonnello North, nell’ambito del vostro lavoro al National Security Council, non vi hanno assegnato ad un certo momento alla pianificazione per la continuità di governo in caso di grave calamità?”
Brendan Sullivan [consigliere di North, nervosamente]: “Signor Presidente?”
[senatore Daniel] Inouye: “Credo che questa domanda riguardi un argomento estremamente delicato e riservato, perciò posso chiedere che non venga toccato?”
Brooks: “Ero particolarmente preoccupato, Signor Presidente, perché ho letto nei giornali di Miami e in molti altri che era stato sviluppato un piano, dalla stessa agenzia, un piano di contingenza in caso di emergenza, che sospenderebbe la Costituzione Americana. Ne sono stato profondamente turbato e mi sono chiesto se questo era un settore in cui aveva lavorato. Credo lo sia e vorrei averne conferma”.
Inouye:“Con tutto il rispetto, posso chiedervi di non toccare la questione a questo punto? Se vogliamo affrontarla, sono sicuro che possono essere fatti degli accordi per una sessione esecutiva”.
ART. 1 “Gli stranieri, sudditi dei governi con i quali la Repubblica è in guerra, saranno detenuti fino alla pace”
ART. 2 “Le donne, unite in matrimonio con dei francesi prima del 18 del corrente mese, non sono comprese nella presente legge, a meno che non siano sospette o mogli di sospetti”
ART. 10 “Il comitato di Salute Pubblica è egualmente autorizzato a trattenere in requisizione permanente tutti gli ex nobili e gli stranieri che crederà utile adibire ai lavori pubblici”
ART. 23 “Tutti gli oziosi, che saranno riconosciuti colpevoli di essersi lagnati della Rivoluzione, che non abbiano compiuto i sessant’anni e che non siano infermi, saranno deportati alla Guyana”.
Saint-Just, articoli proposti alla Convenzione.
Perché allora non ricorriamo ai detenuti nobili ordinando loro di compiere ogni giorno questi lavori di riassetto delle grandi strade?
Saint-Just, 1794
Occorre obbligare ogni cittadino a collaborare all’attività nazionale…non abbiamo forse navi da costruire, officine da migliorare, terre da bonificare?
Saint-Just, 1794
Un vero e proprio capolavoro visionario e tecnico della cinematografia, “Children of Men” (“I figli degli uomini”) di Alfonso Cuarón – tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice britannica P.D. James, prefigura l’instaurazione di una democrazia autoritaria nella Gran Bretagna del 2027. I due protagonisti, Theo e Kee, arrivano ad un campo di internamento di rifugiati in fuga dai disordini dell’Europa continentale per scoprire che i guardiani si sono gradualmente metamorfizzati, assumendo le sembianze e gli atteggiamenti delle guardie dei lager nazisti. È peraltro probabile che la coppia in fuga non sia rimasta particolarmente sorpresa nello scoprire il livello di abbrutimento delle forze dell’ordine britanniche, visto che nel corso dell’intero film si notano mezzi pubblici blindati e trasformati in gabbie per la deportazione degli “immigrati illegali”, insegne e comunicati che esortano i cittadini inglesi a denunciare i medesimi, indipendentemente dal rapporto di fiducia che si può essere instaurato con loro. Un evidente riferimento alla caccia nazista agli ebrei, rafforzato dalla scelta di mostrare la cattura e probabile esecuzione sommaria di una loro compagna di fuga (Miriam) al campo profughi di Bexhill con nel sottofondo un brano dei “The Libertines”, intitolato “Arbeit Macht Frei”.
La grandezza dell’opera risiede appunto in questa sua capacità di esplorare i risvolti di questioni centrali del nostro tempo come l’immigrazione, la gestione di rifugiati e profughi, la xenofobia, il razzismo, in un contesto degenerato a causa della lotta al terrorismo – si intuisce che un ordigno nucleare è stato fatto esplodere a New York e che è stato possibile salvare solo alcune opere d’arte italiane e spagnole dalle devastazioni causate da una qualche rivoluzione – e di una possibile terza guerra mondiale, con ricaduta radioattiva sull’Africa.
In un’intervista, Cuarón spiega che l’intento era proprio quello di far riflettere gl spettatori sulle implicazioni dell’esistenza di realtà come Abu Ghraib, Guantánamo e Bagram, in Afghanistan. Nessuna democrazia formale è al sicuro dal rischio di deteriorarsi, precipitando verso l’estremo nazista: le cose brutte non succedono solo alle persone di colore. Per questo la vista del rifugiato italiano implorante ed incapace di esprimersi in inglese che viene trascinato via con la forza da un militare inglese con al guinzaglio il classico pastore tedesco ha l’effetto di un pugno nello stomaco: non è un arabo, non è un nero, non è “uno degli altri”; è “uno dei nostri”. Uno dei nostri ridotto alla condizione di “nuda vita” (cf. Agamben), di essere vivente senza diritti e senza dignità, alla mercé dell’arbitrio e della violenza, condannato a morte non per aver commesso un crimine indicibile, ma solo per essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, appartenendo alla categoria umana “sbagliata”, quella che non è più protetta dalle leggi dello Stato. Un individuo reso apolide, snazionalizzato, e quindi privato di ogni diritto. Un individuo segregabile e scartabile.
A pochi anni dalla realizzazione del film, questi scenari non sono più fantascientifici o comunque futuribili. Il futuro è dietro l’angolo.
Nel giugno del 2010, il senatore israelo-americano Joseph Lieberman – ex candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti – ed il senatore Scott Brown hanno presentato una proposta di legge – Terrorist Expatriation Act, S.3327, HR 5237 – che priverebbe della cittadinanza americana chiunque sia sospettato di appoggiare il terrorismo o una nazione in guerra con gli Stati Uniti. Questi non potrebbe avvalersi del giusto processo e delle altre forme di tutela specificate dalla Costituzione (cf. Miranda: l’insieme deidiritti costituzionali di cui si viene informati al momento dell’arresto nel diritto statunitense). Questo disegno di legge è motivato, così si sostiene, dalla necessità di impedire a cittadini come Faisal Shahzad, l’aspirante terrorista di Times Square, di fruire della protezione delle leggi americane, essendo un traditore. A parte il fatto che la possibilità di togliere la nazionalità escludendo un cittadino dei suoi diritti svuoterebbe di ogni significato lo stato di diritto e i principi sanciti dalla Costituzione Americana, la proposta di legge è così generica che potrebbe essere applicabile a migliaia di cittadini sospettati di “legami” con gruppi terroristici o nazioni ostili, che scomparirebbero letteralmente in una rete di centri di detenzione militare, senza che i loro avvocati possano rintracciarli e difenderli. Sarebbe, come vedremo, la prosecuzione delle logica adottata in passato, quando migliaia di cittadini di origine giapponese, italiana e tedesca furono internati per il tutto il corso della guerra, violando la Costituzione, per decisione di uno dei migliori presidenti americani di ogni tempo, F.D. Roosevelt.
Tra l’altro, è sconcertante che Joe Lieberman non si renda conto che una tale normativa, un giorno non troppo lontano, potrebbe anche giustificare la detenzione di decine, forse centinaia di migliaia di cittadini americani di religione ebraica, o ex coscritti nell’esercito israeliano, o titolari della doppia cittadinanza israelo-americana, come appunto lui. I terribili precedenti dovrebbero servire da monito.
A questa minacciosa proposta di legge si aggiunge quella promossa dal senatore John McCain, già candidato alla presidenza degli Stati Uniti e sconfitto da Obama, la S.3081 del 4 marzo – “Enemy Belligerent Interrogation, Detention, and Prosecution Act”. Presentata assieme al recidivo Joseph Lieberman e al potente senatore e fondamentalista cristiano James Inhofe, questa legge annullerebbe l’habeas corpus (la fondamentale tutela da un arresto illegittimo) agli Americani considerati “nemici belligeranti” (enemy combatants), in teoria, vista la vaghezza e quindi l’interpretabilità del testo, anche solo per aver apprezzato azioni di natura bellica contrarie agli interessi americani. Questi cittadini non avrebbero diritto ad un avvocato o a un giusto processo e sarebbero sottoposti a detenzione a tempo indeterminato in un centro di internamento militare. Queste due proposte, assieme al Patriot Act (prorogato da Obama fino al 2015) ed al Military Commissions Act del 2006, fanno letteralmente a pezzi la Bill of Rights americana allo stesso modo in cui la legislazione nazista preparava la strada ai campi di concentramento per i nemici del Terzo Reich.
Nessuno, a quel tempo, immaginava che cosa sarebbe avvenuto in seguito, allo stesso modo in cui quasi nessuno, al giorno d’oggi, potrebbe immaginarsi che il destino degli Stati Uniti sia quello di trasformarsi in una tirannia che incarcera arbitrariamente migliaia di cittadini e li fa processare da tribunali militari per aver osato opporsi alle politiche statunitensi.
Questa incapacità anche solo di concepire un tale sviluppo è essenzialmente dovuta ad ignoranza o attenzione selettiva. Nessuno può più sentirsi al sicuro, specialmente quando si profilano attentati anche più drammatici di quelli dell’11 settembre. Lo scenario descritto dal politologo ed ex leader politico canadese Michael Ignatieff, sul New York Times Magazine del 2 maggio 2004 è assolutamente plausibile: “Pensate alle conseguenze di un altro massiccio attacco (terroristico) negli Stati Uniti – magari la detonazione di una bomba radiologica o sporca, oppure di una mini bomba atomica o un attacco chimico in una metropolitana. Uno qualunque di questi eventi provocherebbe morte, devastazione e panico su una scala tale che al confronto l’11 settembre apparirebbe come un timido preludio. Dopo un attacco del genere, una cappa di lutto, melanconia, rabbia e paura resterebbe sospesa sulle nostre vite per una generazione. Questo tipo di attacco è potenzialmente possibile. Le istruzioni per costruire queste armi finali si trovano su internet ed il materiale necessario per costruirle lo si può ottenere pagando il giusto prezzo. Le democrazie hanno bisogno del libero mercato per sopravvivere, ma un libero mercato in tutto e per tutto – uranio arricchito, ricino, antrace – comporterà la morte della democrazia. L’armageddon è diventato un affare privato e se non riusciamo a bloccare questi mercati, la fine del mondo sarà messa in vendita. L’11 settembre con tutto il suo orrore, rimane un attacco convenzionale. Abbiamo le migliori ragioni per avere paura del fuoco, la prossima volta. Una democrazia può consentire ai suoi governanti un errore fatale – che è quel che molti osservatori considerano sia stato l’11 settembre – ma gli Americani non perdoneranno un altro errore. Una serie di attacchi su vasta scala strapperebbe la trama della fiducia che ci lega a chi ci governa e distruggerebbe quella che abbiamo l’uno nell’altro. Una volta che le aree devastate fossero state isolate ed i corpi sepolti, potremmo trovarci, rapidamente, a vivere in uno stato di polizia in costante allerta, con frontiere sigillate, continue identificazioni e campi di detenzione permanente per dissidenti e stranieri. I nostri diritti costituzionali potrebbero sparire dalle nostre corti, la tortura potrebbe ricomparire nei nostri interrogatori. Il peggio è che il governo non dovrebbe imporre una tirannia su una popolazione intimidita. La domanderemmo per la nostra sicurezza”.
I due summenzionati disegni di legge, che hanno incontrato il favore di Hillary Clinton, se convertiti in legge – il che avverrebbe in modo quasi automatico nel caso di un altro attentato terroristico, proprio come avvenne con il tremendo Patriot Act, approvato praticamente senza essere discusso – conferirebbero al presidente degli Stati Uniti poteri straordinari, pressoché dittatoriali – incluso l’uso di tribunali militari, che non sono autorizzati a giudicare cittadini americani, finché a questi ultimi non viene tolta la cittadinanza – che si sommerebbero a quelli già previsti in seguito all’11 settembre. Nessun cittadino americano che dissentisse dalle decisioni del governo potrebbe dirsi al sicuro. Con il Patriot Act serviva una giusta causa, ora sarebbe sufficiente il mero sospetto, ossia l’insinuazione, un castello accusatorio fittizio fondato su un’arbitraria definizione di affiliazione ad un’organizzazione terroristica, che nessuna procedura processuale civile potrebbe smontare. Lo stesso Patriot Act, la cui bozza conteneva misure analoghe a quelle proposte da Lieberman ma che, alla fine, molto saggiamente, non furono approvate, fino al 2009 aveva già portato all’incarcerazione di oltre 200 passeggeri aerei per “cattive maniere” (Los Angeles Times, 20 gennaio 2009).
Barack H. Obama ha dichiarato solennemente che “non autorizzerà la detenzione militare a tempo indeterminato senza processo di cittadini americani. Una cosa del genere violerebbe le tradizioni e i valori più importanti della nostra nazione”. A parte il fatto che una tale misura sarebbe scandalosa anche se ad esservi sottoposti fossero cittadini non-Americani – e potrebbe accadere a chiunque, in qualunque luogo – la tragica verità è che, a dispetto delle sue promesse, Obama non ha chiuso il campo di concentramento di Guantánamo Bay, non ha bloccato le deportazioni illegali (extraordinary renditions), non ha soppresso i tribunali militari speciali istituiti da Bush, ha esteso la rete globale di prigioni segrete americane e la sua amministrazione è stata ancora più ostile all’habeas corpus della Bush-Cheney.
Alla fine del 2011 Obama ha controfirmato una legge (National Defense Authorization Act) che trasferisce all’esercito buona parte delle competenze in materia di operazioni anti-terroristiche e prevede la possibilità di imprigionare i sospetti terroristi a tempo indeterminato e senza processo. Persino il New York Times, normalmente molto pro-Obama, ha dedicato all’evento un devastante editoriale (16 dicembre 2011) che lo definisce maldestro e descrive il testo approvato come “così pieno di elementi discutibili che non c’è lo spazio per esaminarli tutti”, in particolare “nuove, terribili misure che renderanno la detenzione a tempo indefinito e i tribunali militari un aspetto permanente della legge americana”. In sintesi, “una deviazione dall’immagine che questa nazione si è fatta di se stessa, ossia di un luogo in cui le persone che hanno a che fare con lo stato o sono sottoposti ad un’accusa formale oppure restano a piede libero”.
Un gruppo di ventisei generali ed ammiragli in pensione, che si era già impegnato sul fronte del probizionismo della tortura, ha scritto ai rispettivi senatori spiegando che questa è una legge che arreca più danni che benefici. Trentadue parlamentari democratici hanno inviato le loro lettere di protesta alle due camere, temendo che la legge minerà alle fondamenta il quarto, quinto, sesto, settimo ed ottavo emendamento della Costituzione. Ulteriori critiche severe sono giunte da un articolo di Forbes, che la descrive come “la più grave minaccia alle libertà civili degli Americani”, dall’American Civil Liberties Union (ACLU) e da Human Rights Watch, che sostengono che l’ultima volta che poteri di detenzione così ampi sono stati conferiti allo stato è stato al tempo di McCarthy, con l’Internal Security Act. Secondo Jonathan Hafetz, avvocato ed uno dei massimi esperti di questo ambito giuridico, questa è la prima volta nella storia americana che si autorizza per legge l’incarcerazione militare illimitata e senza processo.
Quel che è grave è che questa disposizione non solo viola l’articolo 7 della Dichiarazione universale dei diritti umani – “Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione” – ma stabilisce un obbligo di detenzione militare per cittadini non-americani, inclusi quelli arrestati sul suolo americano e, di conseguenza, anche l’obbligo di approntamento di una rete di centri di detenzione militari sul suolo americano.
Queste leggi e proposte di legge si fanno beffe delle convenzioni di Ginevra e violano gli articoli 8, 9, 10 e 11 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e rendono impossibile chiudere Guantánamo e gli altri campi di detenzione/concentramento americani sparsi nel mondo (es. sezioni 1026 e 1027 di NDAA 2011), nonostante la dichiarazione di Obama che “il carcere di Guantánamo Bay compromette la sicurezza nazionale e la nostra nazione sarà più sicura il giorno in cui questa prigione sarà finalmente e responsabilmente chiusa”.
Sempre riguardo a NDAA, dei gravi problemi interpretativi affliggono la sezione 1021 (precedentemente 1031), che contempla la detenzione a tempo indefinito, senza un giusto processo, di persone accusate di essere stati o essere membri o di aver appoggiato in misura sostanziale al-Qaeda, i Talebani o forze ad essi associate in stato di belligeranza con gli Stati Uniti ed i loro alleati.
Dunque anche la resistenza palestinese, siriana e libanese all’occupazione israeliana? Saddam Hussein era stato falsamente collegato ad Al-Qaeda, pur essendone un nemico dichiarato: cosa succederà ai cittadini iraniani, siriani, palestinesi, libanesi, somali, yemeniti, pachistani, indonesiani, venezuelani, cubani?
L’amministrazione Bush è sempre stata molto elastica nella sua lettura di quel che era autorizzata o meno a fare e varie corti, in diversi gradi di giudizio, hanno simpatizzato con questo approccio che erodeva i diritti degli accusati/imputati (cf. Matteo Tondini, “Hamdan v. Rumsfeld. Se il diritto si svuota dei suoi contenuti”). Robert M. Chesney (University of Texas) ha criticato la scelta di non fare chiarezza, lasciando il testo in termini così vaghi da consentire interpretazioni restrittive e radicali. Il risultato è che Obama, o chi gli succederà, avrà una discrezionalità interpretativa senza precedenti nella storia americana e, quasi senza eccezione, chi arriva al potere tende a fare il massimo uso possibile delle sue prerogative.
D’altronde forse non bisognerebbe stupirsi di tutto questo, sapendo che gli Stati Uniti si fregiano del primato mondiale di possedere un quarto della popolazione carceraria del mondo (con il 5% della popolazione totale mondiale).
La mia conclusione è che esistono le premesse perché negli Stati Uniti si ripeta quel che accadde tra il 1941 ed il 1945 ai cittadini americani di etnia giapponese a Manzanar ed in altri campi di concentramento, ma anche ai trentini nel corso della Grande Guerra (cf. Katzenau).
SR: “Ci fu un tempo in cui anch’io avevo i capelli…non ero mai stato negli Stati Uniti…arrivai a San Francisco con capelli lunghi e baffi alla Zapata…c’era un cartello: “pochi minuti alla dogana è un piccolo prezzo da pagare per salvaguardare i vostri figli dalla minaccia delle droghe”. Un tizio, un Americano DOC, si gira verso di me e mi dice: “Mi sa che te la vedrai brutta”. E aveva ragione. Mi fecero a pezzi, mi fecero spogliare e m’ispezionarono ovunque. Così arrivai in America, tremante. Un’anziana donnetta che attendeva l’autobus vicino a me che mi vide tremare e mi chiese: “che ti è successo, poverino?”. Mi sfogai con lei. E lei fece questo gesto solenne, con la mano sul cuore, scusandosi formalmente a nome degli Stati Uniti. E, ti dirò, sistemò tutto. Potevo passare oltre e godermi l’America”.
TG: “È vero, è questa la grande cosa dell’America: gli Americani”.
SG: “Sì, prima t’ispezionano il retto e poi si scusano di averlo fatto”.
[Entrambi ridono per quasi un minuto].
Naomi Wolf, “How the US uses sexual humiliation as a political tool to control the masses”, Guardian, 5 aprile 2012
Nessuno vuole che lo Stato abbia il potere di toglierti i vestiti di dosso. Eppure, è esattamente ciò che sta accadendo. In una sentenza di questa settimana, passata con una maggioranza di 5 a 4, la corte suprema ha deciso che chiunque può essere perquisito dopo l’arresto per qualsiasi reato, anche di lieve entità, in qualsiasi momento. Questa sentenza mostruosa si aggiunge a due altre recenti leggi da incubo: il NDAA, che permette a chiunque di essere arrestato per sempre, in qualsiasi momento, e l’HR 347, la “legge sulla violazione”, che condanna a 10 anni di reclusione chiunque protesti nei paraggi di chiunque altro goda della protezione dei servizi segreti. Queste incriminazioni per il solo fatto di essere umani arrivano, naturalmente, sulla scia della mini-rivolta del movimento Occupy.
La perquisizione corporale americana è benevola? La persona che si era appellata alla Corte Suprema, Albert Firenze, ha detto di essere stato obbligato a “girarsi, acquattarsi e tossire, dilatando le natiche”. Ha detto che essersi sentito umiliato: “Mi ha disumanizzato”.
Nella sua logica surreale, il giudice Anthony Kennedy ha spiegato che questa sentenza è necessaria perché un terrorista dell’11 settembre avrebbe potuto essere fermato per eccesso di velocità. Ma una perquisizione come avrebbe potuto impedire l’attacco? Forse il giudice Kennedy immagina che i piani per far saltare le torri gemelle fossero stati nascosti in una cavità del suo corpo? Secondo una non-logica ancora più bizzarra, la sua decisione e quella degli altri giudici si basa su preoccupazioni inerenti le armi ed il contrabbando nel sistema penitenziario. Ma le persone agli arresti non sono ancora state condannate e quindi non sono inserite nella popolazione carceraria.
Il nostro Stato di sorveglianza ha dimostrato una notevole determinazione nell’intromettersi sessualmente nei cittadini. C’è l’abuso sessuale dei prigionieri a Bagram – der Spiegel riporta che “gli ex detenuti hanno denunciato episodi di … varie forme di umiliazione sessuale. In alcuni casi, un interrogatore avrebbe posizionato il suo pene lungo il volto del detenuto mentre lo interrogava… Altri detenuti sono stati violentati con bastoni o minacciati di sesso anale”. C’è il denudamento di Bradley Manning in isolamento. E ci sono i provvedimenti istituiti dopo la storia di “mutanda bomber” per palpeggiare i viaggiatori statunitensi sui loro genitali, oppure costringerli a passare attraverso una macchina – prodotta da una società, RapiScan, di proprietà di Michael Chertoff ex direttore del DHA [“Department of Homeland Security” – lo slogan orwelliano del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale è “preservare le nostre libertà, proteggere l’America”, NdR] e profittatore della guerra al terrore – che genera immagini così vivide che è stato chiamato il “pornoscanner”.
Credetemi: nessuno desidera che lo stato abbia il potere di toglierci i vestiti di dosso. La storia mostra che l’uso della nudità coatta da uno stato che sta degenerando verso il fascismo è particolarmente efficace nel controllare e sottomettere la popolazione.
L’uso politico della nudità coatta da parte di regimi antidemocratici ha una lunga storia. Costringere le persone a spogliarsi è il primo passo per frantumare il loro senso di individualità e dignità e rafforzare quello di impotenza…I prigionieri ebrei ammassati nei campi di concentramento venivano spogliati dei loro abiti e fotografati nudi, come immagini iconiche dell’Olocausto.
Uno dei momenti per me più terrificanti, quando ho visitato la prigione di Guantanamo nel 2009, è stato vedere il modo in cui la struttura dell’edificio posizionava i box doccia in vetro intenzionalmente rivolti verso l’atrio centrale, dove giovani guardie donne vigilavano sulla nudità forzata dei prigionieri musulmani, che non avevano modo di nascondersi. Leggi e sentenze come questa sono chiaramente pensate per importare negli Stati Uniti le condizioni di Guantanamo.
[…].
La perquisizione con palpeggiamento nelle zone genitali che è obbligatoria negli Stati Uniti è illegale in Gran Bretagna. Credo che questa politica sia stata pensata per abituare psicologicamente i cittadini statunitensi ad una condizione in cui vengono umiliati e invasi sessualmente dallo Stato – in qualsiasi momento.
La frase più terrificante di tutte è l’uso da parte del giudice Kennedy del termine “detenuti” per i cittadini statunitensi “agli arresti”…
Dieci anni di associazione semantica hanno dato a “detenuto” il significato di sinonimo di chi, in America, è stato spogliato dei suoi diritti – in particolare in prigione. È stato a lungo nell’uso corrente in America, abituandoci a collegarlo alla condizione in cui a qualche remoto musulmano a caso può essere tolto qualsiasi diritto dallo stato americano. Ora il termine – con la sua associazione al concetto di “coloro ai quali si può fare di tutto” – viene reimpiegato sistematicamente all’indirizzo di … qualunque cittadino americano DOC.
[…]
Ora ci sono 1.271 agenzie governative e 1.931 società private che lavorano su programmi relativi alla lotta al terrorismo, alla sicurezza nazionale ed all’intelligence in circa 10mila sedi negli Stati Uniti. Ci sono 854.000 persone munite di nulla osta per motivi di sicurezza e ci sono 33 complessi edilizi dedicati all’attività di intelligence ai massimi livelli di segretezza che sono stati costruiti o sono in costruzione.
Questo nuovo, enorme settore multi-miliardario dell’economia ha interesse a creare un sistema per sorvegliare, intimidire fisicamente ed infierire sul resto della società americana.
Ora possono farlo minacciando di sminuirvi anche sessualmente – un potente strumento nelle mani di qualsiasi bullo.
Identico testo letto dai giornalisti dei più importanti telegiornali americani, nazionali e locali:
“Conan O’Brian may be about to push the envelope on late night television”
Identico testo per il discorso del primo ministro australiano e dell’attuale primo ministro canadese (allora all’opposizione) per promuovere l’intervento militare in Iraq da parte delle rispettive nazioni
Riguardo al primo video (O’Brian): Conan O’Brian, un comico, ha deciso di approvare pubblicamente il matrimonio gay di due suoi collaboratori e sarà addirittura lui a sposarli, nel suo show (io lo trovo di cattivo gusto, ma chi se ne frega). Il punto è che l’annuncio è stato ripetuto pari pari da tutti i giornalisti mostrati nel video (18), indipendentemente dal fatto che siano Fox, CBS, CNN o altro, come se fosse un mantra. Il fatto che ormai solo 6 grandi network controllino l’informazione negli USA non è per nulla positivo (lasciamo perdere l’Italia).
Riguardo al secondo video (Howard – Harper): la spiegazione ufficiale è quella del plagio ma, onestamente, non ho mai visto un plagio del genere. Gli uffici stampa/scrivani di alto livello non plagiano mai, “copiano creativamente” e qui eravamo ai più alti livelli. Qui si trattava di una delle decisioni più cruciali della storia mondiale dopo l’11 settembre: una coalizione di democrazie che invade uno stato sovrano in violazione del diritto internazionale. Difficile credere ad una leggerezza degli assistenti dei due politici. Più probabile che il testo sia stato scritto a Washington e poi fatto pervenire a Londra, Ottawa e Canberra, a chi di dovere senza che questi siano stati informati che era una copia carbone. In sintesi, chi ha mandato il testo si aspettava una rielaborazione e chi l’ha ricevuto non si aspettava che fosse una copia.
“La parola tedesca Gleichschaltung (variamente traducibile come sincronizzazione, coordinamento, allineamento, messa in riga) venne utilizzata per descrivere il processo compiuto dal regime nazionalsocialista per esercitare un controllo totale sull’individuo attraverso la coordinazione di tutti gli aspetti della società, della politica e del commercio. Il maggior obiettivo della Gleichschaltung fu di orientare il pensiero di ogni cittadino tedesco in una direzione compatibile con l’ideologia ufficiale del Partito”. http://it.wikipedia.org/wiki/Gleichschaltung
Social forecaster, horizon scanner
entrepreneur
Arts and Culture reporter for "Trentino" & "Alto Adige"
social media & community manager
professional translator
editor-in-chief of futurables.com
peer reviewer and contributor for Routledge, Palgrave Macmillan, University of British Columbia Press, IGI Global, Infobase Publishing, M.E. Sharpe, Congressional Quarterly Press, Greenwood Press.
Laurea in Political Science – University of Bologna (2000). Ph.D. in Social Anthropology – University of St. Andrews (2004).
Co-author of “Contro i miti etnici. Alla ricerca di un Alto Adige diverso” (2010)
https://medium.com/@stefano_fait