Dreyfus 2013, ovvero Dzhokhar Tsarnaev, il miracolato

https://twitter.com/stefanofait

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Mentre la rivista Rolling Stones si premura di trasformare Tsarnaev in una celebrità di culto ed un oggetto di emulazione, una foto fatta circolare incautamente da un sergente che si era indignato per la suddetta copertina e che è già stato sospeso dal servizio, rivela che il famoso squarcio alla gola era l’ennesima menzogna delle forze dell’ordine

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“Ferito alla gola, il giovane comunica con gli inquirenti per iscritto” (Repubblica)

“Il giovane ha riportato ferite di arma da fuoco alla gola e a una gamba e ha perso molto sangue prima di essere catturato dagli agenti” (Adnkronos)

“Una ferita alla gola, che si era procurato forse nel tentativo di suicidarsi” (Il Post).

“Rimasto gravemente ferito, non può parlare a causa di una ferita da arma da fuoco alla gola(Adnkronos)

“Tsarnaev è grave ma stabile” (governatore del Massachusetts, Deval Patrick)

Constatiamo che l’ENORME ferita al collo di Dzhokhar non c’era al momento dell’arresto, quindi è stata inflitta successivamente mentre era in custodia. L’imputato, che in teoria era in fin di vita, è uscito dalla barca sulle sue gambe e senza essere coperto di sangue, per poi consegnarsi alla polizia.

Stando alla versione ufficiale, il più giovane dei Tsarnaev ha confessato di essere responsabile dell’attentato usando una penna trovata nella barca scrivendo mentre crivellavano di colpi la suddetta barca in una sparatoria (con una mano spara, con l’altra scrive?).
Il commissario di polizia di Boston aveva prima parlato di sparatoria, poi aveva informato i media che il fuggitivo era disarmato, DOPO che un’audioregistrazione di un vicino dimostrava che solo la polizia aveva sparato!).

Dopo di che un componente degli SWAT aveva riferito che quello alla gola sembrava “più un taglio che una ferita da arma da fuoco”.

Pinocchio e Goebbels erano dei dilettanti!

L’americano di origini cecene era in condizioni critiche, tanto che all’inizio circolava la voce che non sarebbe più riuscito a parlare perché le sue corde vocali erano state compromesse.

Aveva però lasciato un biglietto all’interno della barca “confessando tutto”, come aveva precedentemente fatto con un ostaggio che però si è volatilizzato dopo essere stato lasciato libero e incolume dai due “terroristi”, ma non prima di aver riferito a qualcuno della confessione (un’auto-incriminazione totalmente immotivata e senza senso da parte dei due fuggitivi).

Poi al processo Dzhokhar si è proclamato innocente. In genere gli jihadisti sono più che orgogliosi di prendersi la responsabilità per un “lavoro ben fatto”. Ma il nostro, che nel frattempo ha acquistato un accento russo che i suoi amici e compagni di scuola negano che avesse prima del giorno dell’attentato

http://it.notizie.yahoo.com/maratona-boston-imputato-dzhokhar-tsarnaev-aula-non-sono-201647907.html

è l’unico superstite dell’operazione terroristica, dopo che un altro sospettato, che aveva cominciato a scrivere una confessione, è morto sotto i colpi degli agenti in Florida

http://www.guardian.co.uk/world/2013/may/22/fbi-man-shot-florida-tsarnaev-brothers#comment-23804874

l’altro fratello, Tamerlan, teoricamente schiacciato e ucciso dal fratellino in fuga su un SUV dopo che si era arreso (!) è stato convenientemente ricollegato a un triplo omicidio di ebrei avvenuto, tra tutte le date possibili, l’11 settembre del 2011

http://rt.com/usa/tsarnaev-suspected-2011-murder-978/

Questa processo farà sembrare l’affare Dreyfus una cerimonia di consegna del premio Nobel.

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Questi eventi, come quelli che circondano il nodo “Snowden+scandalo LIBOR+imperialismo americano” (sintesi di Max Keiser qui), vanno letti alla luce della probabile crisi internazionale legata all’inabilità di controllare le transazioni finanziarie (sp. derivati) sia da un punto di vista legale
http://www.valori.it/finanza/finanza-fuori-controllo-fino-75-transazioni-4218.html
sia da un punto di vista tecnico (istantaneità per aumentare profitti è ingestibile: i computer operano autonomamente, una specie di skynet finanziaria):
http://www.wired.com/business/2012/08/ff_wallstreet_trading/all/

e della reale situazione degli Stati Uniti d’America, la più grande economia mondiale:

http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_bank_failures_in_the_United_States_%282008%E2%80%93present%29

http://www.wallstreetitalia.com/article/1505883/alert/bomba-derivati-banche-americane-grandi-piu-dell-intero-pil-usa.aspx

Il debito nazionale americano è ora più grande del PIL annuo. L’unico modo che hanno gli USA per cavarsela è…non rimborsarlo. Un attacco terroristico + guerra [Oceania/NATO, Eurasia/Russia ed Estasia/Cina – cf. Orwell]

http://it.wikipedia.org/wiki/1984_%28romanzo%29

e un po’ di caos interno “controllato” sarebbero la situazione ideale per farlo.

Farebbe comodo anche alla Germania, la cui maggior banca non è meno “morta vivente” delle sue consorelle americane:

http://www.rischiocalcolato.it/2013/04/zh-deutsche-bank-prima-banca-al-mondo-per-esposizone-in-derivati-55-605-miliardi-di-euro.html

http://www.wallstreetitalia.com/article/1556990/finanza/ecco-a-voi-la-banca-esposta-ai-derivati-per-73-trilioni.aspx

http://www.repubblica.it/economia/finanza/2013/07/11/news/nubi_scure_sulla_contabilit_di_deutsche_bank_miliardi_di_prestiti_opachi_da_mps_al_brasile-62786625/

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/01/derivati-antitrust-ue-contro-13-banche-dinvestimento-tra-cui-goldman-e-duetsche/642594/

http://www.ilgiornale.it/news/economia/deutsche-bank-nella-tempestaa-bundesbank-avvia-unindagine-902680.html

Quando le maggiori banche anglo-tedesco-americane termineranno i loro giorni – ed è solo una questione di tempo, ma non prima della vittoria elettorale di Angela Merkel – tutto il castello di carte che hanno eretto per prenderci per i fondelli dagli anni Settanta in poi crollerà.

E nel contempo faremo la fame (cambiamento climatico = crisi alimentare/inflazionistica)
http://www.guardian.co.uk/business/2013/jul/21/tesco-boss-cheap-food-over

il che significa rivolte in tutto il mondo, come avevo “profetizzato” qui:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/12/24/nostradamus-revolution-previsioni-per-il-2013-e-2014/

Gli americani se la passeranno peggio di tutti, perché si sono lasciati trasformare in pupazzetti inebetiti dai media e dall’industria alimentare:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/04/20/informazioni-sui-presunti-bombaroli-di-boston-che-non-troverete-sul-corriere-della-sera/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/04/22/stati-uniti-di-polizia-la-fase-finale-della-guerra-al-terrore-e-cominciata/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/04/25/boston-toronto-solo-un-aperitivo/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/05/01/sei-un-terrorista-si-tu/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/04/23/reichstag-o-golfo-del-tonchino-tutti-e-due-un-ripassino-sul-futuro-delloccidente/

Emilio L.: un punto di vista “scomodo” su eurozona ed economia italiana

Mi sembrano considerazioni degne di essere dibattute, ma non hanno ricevuto l’attenzione che secondo me meritavano. Sono “scomode” perché contraddicono alcune mie convinzioni e mi sembrano più solide delle medesime. Le condivido nella speranza che qualcuno accetti la sfida di Emilio L.

“Buongiorno.
Ho letto il lavoro del Prof. Bagnai “Crisi finanziarie e governo dell’economia” e desidero condividere con l’Autore e con i Lettori alcune considerazioni, con l’auspicio di proporre spunti utili a stimolare l’approfondimento ed il confronto su tematiche così importanti per il futuro del nostro paese e scusandomi della lunghezza dell’intervento (spezzata in due post).

Facendo uno sforzo di estrema sintesi, la tesi esposta nel paper potrebbe essere così riassunta:

• Nonostante la lezione ricevuta con la crisi finanziaria del 1992, l’Italia ha perseverato nell’errore di entrare nella moneta unica, per motivazioni politiche che nulla hanno a che fare con il benessere della gente.

• Purtroppo l’Italia è meno competitiva della Germania e degli altri paesi dell’area marco, ed avendo perso ogni possibilità di riequilibrio delle ragioni di scambio attraverso la svalutazione, questo riequilibrio può avvenire solo sulla pelle dei lavoratori, attraverso moderazione salariale e flessibilità. Né la politica fiscale può più essere utilizzata liberamente in funzione anticiclica, a causa dell’introduzione di criteri di convergenza che hanno posto un tetto al disavanzo pubblico.

• In queste circostanze il nostro deficit delle partite correnti ha finito per ampliarsi, anche a causa della politica “sleale” attuata dalla Germania di contenimento del tasso di crescita dei propri prezzi e salari, al di sotto del livello degli altri paesi.

• Questa nuova crisi finanziaria trae dunque origine proprio dal deficit strutturale delle partite correnti, piuttosto che dal debito pubblico, che anzi negli anni pre-crisi si era ridotto.

• Per concludere, la moneta unica è uno strumento di dominio e sopraffazione della Germania: l’unica, inevitabile soluzione è uscirne al più presto!

Seguono adesso alcune considerazioni.

• Come scrive l’Autore, la crisi finanziaria c’è perché qualcuno ha preso in prestito dei soldi che non riesce a restituire ed è internazionale perché creditore e debitore risiedono in paesi diversi. Nella crisi italiana, esplosa nella seconda metà del 2011, i debitori sono lo Stato e le banche nazionali, l’insolvenza non si è ancora verificata, ma il rischio percepito ha fatto schizzare in alto il premio che i creditori pretendono per continuare a rifinanziare il debito.
• I problemi di affidabilità delle banche sono in realtà riconducibili a quello dello Stato: fino a metà dello scorso anno ci si compiaceva che le nostre banche fossero uscite praticamente indenni dalla crisi in quanto, a differenza di quelle degli altri paesi, non avevano finanziato grosse bolle immobiliari e non avevano investito in titoli tossici o di paesi a rischio. La credibilità delle banche italiane è iniziata a colare a picco insieme a quella dello Stato, quando gli investitori internazionali si sono resi conto che esse avevano in portafoglio ingenti quantità di titoli di stato e che in caso di avversità lo Stato non avrebbe trovato facilmente le risorse per ripatrimonializzarle.

• Il debitore in crisi è dunque lo Stato italiano, ma l’Autore sembra non volerlo ammettere.

È vero che le evidenze non hanno permesso agli economisti di sviluppare una teoria universalmente accettata della sostenibilità del debito pubblico, ciò non di meno il problema della sostenibilità del debito pubblico italiano esiste nel concreto. È vero che negli anni precedenti la crisi il debito pubblico si è ridotto in rapporto al PIL, ma considerato il livello da cui si partiva esso si è comunque mantenuto troppo elevato (forse non per gli economisti, ma sicuramente per i creditori).

• Il ragionamento dell’Autore sulla sostenibilità del debito sembra essere questo: trattandosi del rapporto tra due grandezze, l’entità del debito pubblico al numeratore e la capacità del paese di creare ricchezza al denominatore, misurabile dal PIL, non sarebbe il debito ad essere troppo elevato, bensì il PIL troppo basso, in quanto la sua crescita sarebbe stata minata dal deficit strutturale delle partite correnti verso l’estero provocato dalla moneta unica.
• La causa della crisi finanziaria italiana sarebbe dunque da ricondurre non tanto all’entità del debito pubblico in sé, bensì ai vincoli della moneta unica imposti dai perfidi tedeschi, che ci hanno impedito di ricorrere ancora una volta alla svalutazione per rendere i nostri prodotti più convenienti e riequilibrare il deficit della bilancia commerciale, che è alla base del saldo delle partite correnti.

• Tale situazione sarebbe poi esasperata dal fatto che la Germania opera per rendere i propri prodotti ancora più competitivi attraverso il controllo dell’inflazione ed una crescita salariale contenuta entro i limiti della produttività, attuando così un’odiosa politica di svalutazione reale competitiva (beggar-thy-neisurplusghbour) che andrebbe punita dagli altri paesi.

• Il primo dubbio è di natura etica: se si depreca la Germania per la sua svalutazione reale non è chiaro il motivo per il quale la svalutazione del cambio che l’Autore propone per l’Italia dovrebbe risultare invece più legittima e meno odiosa per i paesi vicini…

• Venendo alla tesi centrale, che la crisi del nostro debito pubblico sia da attribuirsi non tanto alla sua dimensione bensì alla particolare debolezza delle nostre ragioni di scambio con l’estero, non si comprende allora perché gli investitori avrebbero dovuto colpire proprio l’Italia, una delle poche economie a livello mondiale che presenta ancora un surplus negli scambi di prodotti industriali non alimentari, lasciando invece indenne la Francia che presenta una bilancia commerciale strutturalmente peggiore rispetto alla nostra!

• Né si comprende perché l’indebolimento della nostra bilancia commerciale, che pure c’è stato ma non solo per l’Italia, debba essere attribuito alla concorrenza tedesca, quando in gran parte esso è dipeso dall’espansione commerciale della Cina, che hanno sottratto quote di mercato alle nostre produzioni più tradizionali (tessile, abbigliamento, mobili, etc.).

• Se si hanno a cuore le sorti delle imprese che si confrontano quotidianamente con la competizione internazionale, si provi a chiedere ai diretti interessati quali siano i fattori di freno: carico fiscale sul lavoro e sulle imprese, alto costo dell’energia, risorse insufficienti per la politica industriale, giustizia inefficiente. Tutti problemi che chiamano in causa l’entità delle spesa pubblica e l’efficacia delle politiche attuate. Nessuno parla di euro e di svalutazione competitiva.
• Volendo concludere, la personale opinione è che abbiamo più che mai bisogno della lucidità e coesione necessari ad affrontare tre grandi nodi rimasti irrisolti: 1) la riqualificazione della spesa pubblica ed il reperimento delle risorse da destinare allo sviluppo; 2) una riforma del sistema fiscale, che contemperi l’obiettivo di incentivare nuovi investimenti produttivi, con quello di ridistribuire il carico su redditi evasi e patrimoni; 3) un approccio cooperativo tra lavoratori e imprese, basato sulla programmazione di obiettivi comuni di competitività, investimento e compartecipazione ai risultati.
• Per raggiungere questi obiettivi non sembra utile addossare ad altri la responsabilità dei nostri malanni e proporre fughe indietro nel tempo, ad un “età dell’oro” che non c’è mai stata (altrimenti, chi ci avrebbe potuto costringere ad abbandonarla per cercare nuove strade ?).

Cordiali saluti.

Emilio L.

DIALOGO IMMAGINARIO CON IL PROF. ALBERTO BAGNAI

Gentile Professore,

ho iniziato a frequentare con interesse il suo blog per comprendere ragioni e prospettive della proposta di abbandono dall’euro, che sta alimentando tanta parte del dibattito a sinistra.

A tale fine, ho letto con attenzione il suo paper e ne ho tratto spunto per alcune considerazioni che mi piacerebbe poter condividere con Lei e con i Lettori del blog, nell’auspicio che possano essere di stimolo per ulteriori approfondimenti e confronti di opinione.

Ho inviato tali mie considerazioni nella mattina di domenica 23, in risposta al suo post “Liquidità o compensazione: quale Bretton Woods?”. Ma non avendo finora visto la pubblicazione, ne ho desunto che sicuramente si doveva essere verificato un problema tecnico e mi sono permesso di inviarLe la presente per riproporre nuovamente quanto sopra.

Nel ringraziare per l’attenzione e lo spazio che vorrà riservarmi, desidero esprimerLe apprezzamento per lo sforzo di ricerca e divulgazione di nuove linee di pensiero, nonché il mio augurio per l’esercizio equilibrato della sua responsabilità di accompagnare crescita culturale e apertura mentale dei giovani studenti che le sono affidati.

Un cordiale saluto.

RISPOSTA
Guardi, nel mio blog mi sono dato la regola di non pubblicare commenti a puntate, come lei saprebbe se avesse letto le istruzioni. Trovo molto significative le sue considerazioni e le pubblicherò in un post, in tempi direttamente proporzionali all’insistenza dei suoi solleciti (cosa altresì chiarita nelle istruzioni).
Cordialmente.

REPLICA
La ringrazio, non era mia intenzione forzarle la mano.

Cordiali saluti.

RISPOSTA
Non si preoccupi, è che sono molto preso dal libro del quale lei ha praticamente scritto la recensione. Mi interesserà molto vedere su quali dati e competenze la appoggia, ma prima occorre che la pubblichi, è inutile che ne parliamo in privato.

A presto.

REPLICA
Buonasera,
spero stia bene.

Ieri verso le 14.00 ho inviato un contributo sul post “Catalano alla riscossa”. In sintesi: la tesi da lei sostenuta nel post è che l’esplosione del debito pubblico negli anni Ottanta sia stata causata dalla crescita dei tassi di interesse, conseguente la svolta in senso restrittivo delle politiche monetarie a livello internazionale, piuttosto che dai disavanzi pubblici (eccesso di spesa rispetto alle entrate fiscali o viceversa).

La mia osservazione era circa questa

• tra 1980 e 1992 il debito pubblico italiano è esploso dal 58 al 116% del PIL (+60 p.p.);

• nello stesso periodo il debito pubblico delle altre grandi economie industriali con cui siamo usi confrontarci (ger, fra, uk, us, jpn) è cresciuto molto meno;

• come si spiega questa divergenza, considerato che il tasso di interesse reale sul debito pubblico italiano, sebbene in forte crescita rispetto ai valori negativi degli anni Settanta, si manteneva comunque inferiore a quello degli altri paesi?

• Hanno forse sbagliato gli altri paesi … ?

Salvo che non sia dipeso da un problema tecnico (nel qual caso la prego di non considerare quanto segue) riterrei che la sua decisione di non dare visibilità al mio punto di vista possa essere interpretata in uno dei modi seguenti:

1.sta valutando la risposta più opportuna, in quanto non ne ha una immediatamente pronta;

2.non ha intenzione di rispondere, in quanto la risposta potrebbe instillare nella sua piccola corte la sensazione che la realtà è sempre più complessa dell’interpretazione data secondo schemi ideologici predefiniti (sia ortodossi che eterodossi).

Se invece ritiene che la mia osservazione sia basata sull’errore e vuole evitarmi il pubblico ludibrio, beh! la ringrazio, ma ho le spalle grosse e in fondo “sbagliando si impara”.

Per concludere, so bene che si tratta di casa sua e che lei può farci entrare chi vuole … ma non conoscendola di persona desideravo solo comprendere di che pasta è fatto veramente. Capire se lei, che dimostra così tanta passione e capacità nel denunciare il pensiero unico, i condizionamenti del potere, etc. etc. … nel suo piccolo usa poi le stesse odiose strategie per creare e difendere il piedistallo su cui si è issato.

Un cordiale saluto.

ALESSIO

@Emilio L.
Secondo me ha fatto benissimo il prof. Bagnai a non risponderti. D’altronde perché dovrebbe perdere tempo con una persona che non conosce la differenza tra la bilancia commerciale dei beni industriali e la bilancia dei pagamenti? E poi, ti è mai venuto in mente che usare la svalutazione attraverso la flessibilità del cambio della moneta serva semplicemente per difendersi dalla svalutazione reale attuata da un paese che, in un regime di cambi fissi, ha violato i trattati non rispettando il tetto del 2% dell’inflazione? Delle due, l’una, o sei ignorante, per cui ti mancano le conoscenze basilari per fare una ricostruzione cronologica dei fatti che hanno scatenato la crisi dell’eurozona, oppure sei in malafede.

Gentile Alessio,

ti ringrazio per la risposta. Personalmente mi sento ancora “in ricerca”: desidero capire, non ho risposte pronte e verità incontrovertibili in tasca. Apprezzo taluni aspetti della democrazia che purtroppo sono stati persi nel dibattito politico, quali il confronto basato sui fatti ed il rispetto delle persone. Io apprezzo il Prof. Bagnai e ne seguo costantemente il blog, quello che mi ha ferito è stato appunto il vedere applicate su di me quelle stesse forme di censura che si erge a denunciare. Da questo punto di vista, è più apprezzabile un blog come questo che mi concede liberamente spazio e mi permette di entrare in contatto e confrontarmi con persone come te. Quanto ai contenuti, ti faccio solo alcune domande:

1) Se trovi odiosa la svalutazione reale della Germania, come pensi che i tedeschi abbiano reagito alle continue svalutazioni nominali cui l’Italia è dovuta ricorrere dagli anni Settanta fino al 1992-94 ? Credi che sia politicamente possibile mantenere una zona di libero scambio senza stabilità valutaria?

2) Cosa o chi credi che abbia generato la maggiore inflazione che l’Italia ha sperimentato dall’entrata dell’euro in poi e che ne ha rivalutato il cambio reale? Credi tale fenomeno sia stato un bene per i lavoratori ? Credi che uscendo dall’euro le cause di questo zoccolo di inflazione si risolvano?

3) Da ultimo, in un mondo che è radicalmente cambiato rispetto a quello della grande svalutazione 1992-94, credi che svalutare risolva tutti i nostri problemi: saremo in grado di riprenderci le produzioni che sono state progressivamente trasferite in Cina e nell’Europa dell’est (tessile, abbigliamento, mobili, etc.) ? Saremo all’altezza di fare concorrenza alle produzioni ad elevata intensità di capitale/ricerca su cui la Germania ha costruito il suo export e che le permettono alle aziende tedesche di pagare già oggi un costo del lavoro superiore del 40% rispetto all’Italia ? L’unica certezza è che pagheremo di più petrolio e materie prime (70 mld di import netto nel 2011) e tutte le altre cose che non siamo più in grado di realizzare in Italia (chimica fine, farmaceutica, elettronica, aeromobili, etc.).

Un cordiale (e democratico) saluto.

Emilio L.

http://www.sinistrainrete.info/europa/2288-alberto-bagnai-tecnica-e-politica.html

Il celebre economista Nouriel Roubini paventa un 2013 con banchieri impiccati ai lampioni e guerra mondiale in corso

Le mie previsioni non sembrano più così ardite.

«Una tempesta perfetta», con tanto di «banchieri impiccati per le strade». Se a parlare così fosse un minoritario militante extraparlamentare, quasi tutti alzerebbero le spalle sorridendo. Se a dirlo è «Mr. Doom», forse l’unico economista di statura globale che abbia capito per tempo cosa stava accadendo nel 2007, all’epoca dell’esplosione di una bollicina insignificante come i mutui subprime statunitensi, allora è tutta un’altra faccenda.

L’analisi di Nouriel Roubini è impietosa e senza vie d’uscita visibili. E certo non piacerà né a Monti né a Merkel. Ma centra il problema dei problemi.

«Nulla è cambiato dalla crisi finanziaria. Gli incentivi per le banche (la liquidità a piene mani garantita dalle banche centrali, ndr) permettono loro di agire in modo truffaldino, di fare cose illegali e immorali; l’unico modo per evitarlo è rompere questo grande supermercato finanziario».

Altro che codici di autoregolamentazione, istituti che debbono «riscrivere le regole»… Roubini ritiene che solo delle «sanzioni penali» avrebbero potuto fermare la folle ricostruzione del meccanismo che aveva prodotto la crisi del 2007. «Se alcune persone finiscono in carcere, forse sarà una lezione». Rabbioso, ma probabilmente inefficace e sgradito ai governanti. L’alternativa, avverte Roubini, è che «qualcuno verrà impiccato per le strade» [“If some people end up in jail, maybe that will teach a lesson to somebody – or somebody will hang in the streets”].

Il fatto è che ci ritroviamo al punto di partenza, nella stessa situazione del giorno prima del fallimento di Lehmann Brothers. E quindi «il 2013 sarà peggio del 2008» perché «oggi siamo a corto di contromisure». Di fatto: «nel 2008 si potevano tagliare i tassi di interesse», che oggi sono a zero quasi dappertutto. Allora e finora si poteva «immettere liquidità»; ma oggi «sta diventando sempre meno efficace perché il problema è di solvibilità, non di liquidità». I debitori non pagano, quindi la circolazione si ferma e il denaro resta in cassaforte. Infine gli stati non possono più salvare nessuno, perché «hanno disavanzi bilancio già troppo grandi» per colpa dei salvataggi di qualche anno fa. Diventa dunque impossibile tornare a «salvare le banche»; i governi sono «prossimi a essere insolventi», come la Grecia e, forse, la Spagna.

L’unica mossa di una certa efficacia per procrastinare l’esplosione globale sarebbe a disposizione della Bce, che dovrebbe fare «una monetizzazione non sterilizzata in quantità illimitata». Ma non è nel suo statuto, quindi le è vietato («costituzionalmente illegale»). Naturalmente Nouriel è un economista attento anche all’economia reale. Quindi aggiunge un elemento fin qui ignorato dagli opinionisti alla Giavazzi: «infine c’è il pericolo di una possibile guerra tra Israele, Stati uniti e Iran, che raddoppierebbe il prezzo del petrolio in una notte».

Bingo. Difficile sintetizzare meglio le molte ragioni per cui un sistema economico fondato sull’«avidità» individuale a scapito del benessere collettivo è «obbligato» ad esplodere «a grande velocità». Quando? Roubini è ottimista: «il fondo Efsf-Esm deve essere almeno quadruplicato; in caso contrario si avrà una crisi più grande non tra sei mesi, ma nelle prossime due settimane». Buone vacanze…

Francesco Piccioni

Fonte: www.ilmanifesto.it

10.07.2012

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