L’Occidente è governato da psicopatici. Che si fa? Continuiamo a farci del male?

Dyson_cover_stampahttp://www.codiceedizioni.it/libri/psicopatici-al-potere/

Negli Stati Uniti ci sono aziende private che spiano gli studenti sui social media per conto dei dirigenti scolastici, riferendo di eventuali comportamenti anomali (Cyber snoops track students’ activity, Politico, 21 marzo 2015) e la polizia, nel corso di un’indagine, può registrare qualunque telefonata che si svolga in un isolato, anche quelle di persone totalmente estranee ai fatti, con un apparecchio ottenuto in cambio della promessa di non divulgarne l’esistenza e l’uso da parte delle forze dell’ordine (A Police Gadget Tracks Phones? Shhh! It’s Secret, New York Times, 16 marzo 2015).

Si è anche scoperto che:

Che fare?
Il treno del cambiamento sta arrivando e sta a noi farlo arrivare a destinazione
http://www.futurables.com/2015/03/28/ce-un-nuovo-sceriffo-in-citta-il-secolo-cinese-da-kant-a-canton/

Aggiornamenti
https://plus.google.com/+StefanoFaitFuturAbles/posts

Barbablù vive!

Ernesto Ferrero nel libro Barbablù. Gilles de Rais e il tramonto del Medioevo (Einaudi, 2004) pone in relazione la figura fiabesca di Barbablù con Gilles de Montmorency-Laval, barone di Rais, detto appunto “Barbablù”, un nobile francese che aveva combattuto al fianco della Pulzella d’Orleans, proprietario di immense tenute e castelli. Egli venne accusato e condannato per la tortura, lo stupro e l’uccisione di un gran numero di bambini, in occasione di vere e proprie cerimonie pantagrueliche di lusso e lussuria, culminanti col sacrificio di fanciulli adescati tra la povera gente, poi fatti scomparire. Secondo Ferrero, nel corso dei secoli si sarebbe giunti alla stesura della fiaba di Barbablù da parte di Perrault attraverso una trasfigurazione delle vittime della vicenda (perché ritenuta inenarrabile nei suoi termini reali agli uditori bambini) ad opera dei narratori popolari oppure di Perrault stesso.

http://it.wikipedia.org/wiki/Barbabl%C3%B9_%28fiaba%29

Il conduttore di programmi per bambini Jimmy Savile, responsabile di almeno 200 abusi sessuali su minori, potrebbe aver fatto parte di una rete di satanisti

http://www.express.co.uk/posts/view/370439/Jimmy-Savile-was-part-of-satanic-ring

Coinvolto anche il giornalista sportivo della BBC Stuart Hall
http://worldnews.nbcnews.com/_news/2013/01/23/16658863-bbc-star-with-royal-links-charged-with-rape-sex-offenses-against-children?litehttp://

Il giornalista investigativo Wayne Madsen sugli insabbiamenti delle investigazioni negli ambienti pedofili di alto livello.

“[…]. La star di sempre della BBC, Jimmy Savile, morto l’anno scorso, è attualmente al centro di una vasta inchiesta sulla pedofilia, con tentacoli che si estendono fino al top delle celebrità e della direzione della BBC arrivando anche a Buckingham Palace e al numero 10 di Downing Street, residenza del Primo Ministro. Un’inchiesta ufficiale della polizia britannica su Savile e i suoi compagni per abuso su minori ha identificato non meno di 300 bambini, vittime del produttore di pop star e celebrità televisiva Garry Glitter, incarcerato in Vietnam nel 2006 per pedofilia con lo pseudonimo di Paul Gadd, e arrestato dalla polizia britannica nell’ambito dell’inchiesta Savile e BBC. Savile e Glitter avevano uno show insieme.

Nel 1990, Savile ricevette un Ordine Cavalleresco dell’Impero Britannico (OBE) dalla regina Elisabetta II in persona, anche se già correva voce che avesse abusato della sua posizione di star in due programmi popolari della BBC, “Top of the pops” e “La vita secondo Jim”, per aver molestato sessualmente delle ragazzine minorenni. Il suo impegno in opere di carità per gli orfani e gli adolescenti mentalmente disturbati lo ha portato ad una relazione stretta con il principe Carlo, non estraneo a sua volta a scandali sessuali. Lo stesso anno del premio dell’Ordine Cavalleresco Savile ricevette anche un Ordine papale, l’Ordine Pontificio Equestre di san Gregorio il Grande, da papa Giovanni Paolo II. Furono messi sotto pressione sia Buckingham Palace che il Vaticano affinché i premi fossero postumamente tolti, ma entrambe le istituzioni rifiutarono di farlo e continuano a mantenere comunque i premi, scaduti con la morte di Savile.

Le reazioni di Buckingham Palace e di San Pietro non sorprendono, quando la pedofilia è vista come un crimine che gode da lungo tempo della protezione delle Case reali e della Chiesa Romana Cattolica. Infatti la cospirazione globale della pedofilia non ha toccato solo la famiglia reale inglese ed il Vaticano, ma anche i Boy Scouts, l’ambiente dello sport universitario – come testimonia lo scandalo del football che vide l’allenatore Jerry Sandusky perseguito ed arrestato solo dopo anni, in cui sette governatori della Pennsylvania ignorarono i suoi crimini. Nel 1977 Sandusky creò la sua chiacchierata fondazione, The Second Mile Foundation ( la Fondazione del Secondo Miglio), ricevendo elogi dalle alte sfere politiche, incluso il presidente George H.W. Bush ed il mancato candidato presidenziale repubblicano, il senatore Rick Santorum. Proprio come le opere di carità di Savile, l’ospedale psichiatrico di Broadmoore nel sudest di Londra e gli orfanotrofi, Sandusky ha approfittato di ragazzi che avevano fiducia in lui e di cui avrebbe dovuto occuparsi.

Sandusky ha molestato ragazzini alle prove degli show televisivi e Savile è accusato di violenza sessuale su pazienti con lesioni alla spina dorsale e persino su corpi di ragazzi morti nell’obitorio dell’ospedale. L’allenatore della Pennsylvania, e anche Savile come personaggio della BBC, sono sempre rimasti sacrosanti agli occhi dei leader politici. Le prime voci che parlavano di molestie su minori furono ignorate. Peggio, nel caso di Sandusky non ci furono azioni da parte di una mezza dozzina di governatori – Milton Shapp, Richard Thornburg, Robert Casey, Sr. Tom Ridge, Tom Shweicker, Ed Rendell, e Tom Corbett – contro il coinvolgimento di Sandusky in un più grande giro di pedofilia che arrivava fino ad Harrisburg, Pittsburgh e Philadelphia.

Thornburg più tardi divenne Segretario Generale negli Stati Uniti e Ridge divenne Segretario della Homeland Security. Thornburg fu Segretario Generale durante un gigantesco scandalo sessuale che coinvolgeva membri del Congresso e che fece tremare le amministrazioni Reagan e Bush padre. Come prima azione di spicco nel dipartimento, Homeland Security fece assumere un numero di pedofili come funzionari di medio e alto livello nella sicurezza aeroportuale.

[…].

Nel 2010, una investigazione dal nome in codice “Operazione Flicker” scoprì che veniva cercata e anche comprata pedo-pornografia dai computer della NSA, Agenzia per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, dalla National Reconnaissance Office (l’agenzia che gestisce i satelliti americani, ndt) e dalla direzione dell’Agenzia Progetti di Ricerca di Difesa Avanzata (DARPA). Nel 2005, l’Operazione Ore nel Regno Unito ricevette dall’FBI una lista di 7200 sospetti fruitori di pornografia infantile in Inghilterra. Immediatamente si parlò di prove contraffatte. Come nel caso degli scandali sulla pedofilia, le accuse passarono dall’accusato all’inquirente. E’ uno stratagemma usato globalmente dai pedofili che di solito funziona, dato che gli accusatori sono subito messi sotto enorme pressione ed ostracizzati dalle autorità.

[…].

L’anno scorso il Vaticano ritirò il suo nunzio papale dall’Irlanda, dopo che il governo irlandese aveva accusato il Vaticano di istruire i soldati inglesi a coprire le azioni di pedofilia dei preti cattolici. Dopo anni di negazioni, una corte ha infine ordinato ai Boy Scout d’America di togliere il segreto sui casi di pedofilia dei capi scout e su incidenti avvenuti tra il 1965 e il 1985. Il candidato presidenziale repubblicano Mitt Romney e la Chiesa Mormona di cui è ufficiale hanno taciuto sulla attività di pedofilia dei Boy Scout e continuano a presentare l’istituzione come rappresentante dei buoni “valori familiari” americani.

Per anni il Dalai Lama, osannato dalle cosiddette comunità progressiste come un’icona dei diritti umani, ha  rifiutato di mettere fine alle vecchie pratiche di pedofilia dei monaci tibetani [com’è che non se ne parla mai? La cosa è nota in Tibet ma pare che tutto ciò che riguarda il buddhismo tibetano sia sacro ed inviolabile, NdR].

Investigatori belgi e francesi hanno collegato il re del Belgio Alberto II ed alti funzionari del governo belga al lungo insabbiamento del caso di Marc Dutroux, pedofilo ed omicida di bambini.

[…].

I casi di Savile e Sandusky non sono che la punta di un iceberg molto grosso”.

Wayne Madsen

Fonte: www.strategic-culture.org

Link: http://www.strategic-culture.org/news/2012/10/30/why-conspiracy-is-a-pejorative-term-to-some-elites.html

30.10.2012
Traduzione per come donchisciotte.org a cura di PUNDAMYSTIC

La BBC investiga il più grande scandalo pedofilo del dopoguerra, i politici la “ristrutturano”

La Bbc sarà riformata “radicalmente”. Il santuario del giornalismo televisivo europeo sembra voler inaugurare una nuova era della propria storia, reagendo con vigore all’ultimo scandalo che l’ha coinvolta e che si è tradotto, come ultima tappa, nelle dimissioni del suo direttore generale George Entwistle. “Sì, c’è bisogno di una riforma strutturale, assolutamente. Ed è ciò che faremo”, ha detto al network da lui guidato Lord Chris Patten, presidente della British broadcasting corporation.

Entwistle aveva rassegnato le dimissioni (450mila sterline per andarsene senza fare baccano) a seguito dell’errore in cui l’emittente britannica è incorsa accusando a torto di pedofilia un uomo politico [falso, come leggerete tra poche righe, NdR]. “Ho deciso che la cosa più giusta da fare è di dimettermi”. Poi la Bbc si era scusata “senza riserve” per un reportage su un caso di abusi su minori nel Galles in cui aveva chiamato in causa per errore l’ex tesoriere del partito conservatore, Lord Alistair McAlpine, e ha sospeso tutte le inchieste giornalistiche del suo programma “Newsnight”. Nel servizio andato in onda il 2 novembre, l’emittente britannica non aveva fatto nomi limitandosi a parlare di un influente ex politico Tory all’epoca delle Thatcher. Dopo la testimonianza a “Newsnight” di una vittima degli abusi, Steve Messham, però, sui social network era subito circolato il nome di McAlpine. Titolare di un Bed and Breakfast nel Salento dove risiede abitualmente, McAlpine aveva subito respinto ogni addebito assicurando di non esser mai stato nell’orfanotrofio di Wrexham al centro degli scandali e denunciando un probabile scambio di persona. Venerdì era arrivata la svolta con Messham che ha ammesso di aver erroneamente identificato McAlpine come l’uomo che aveva più volte abusato di lui da una foto mostratagli dalla polizia e si è scusato con l’ex tesoriere Tory. Entwistle, fresco di nomina da due mesi, si era già trovato a mal partito il mese scorso dopo le notizie diffuse da un’emittente rivale su Jimmy Savile, ex presentatore della Bbc, scomparso lo scorso anno, e finito nel girone dei pedofili con l’accusa di aver abusato di centinaia di bambini nel corso di 40 anni di carriera.

http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201211111225-ipp-rt10017-bbc_ristrutturazione_radicale_dopo_dimissioni_entwistle

* Entwistle non è responsabile dello scandalo Savile. Non c’era quando i dirigenti BBC lo coprivano.

* Il programma di Newsnight non ha fatto alcun nome, quindi nessuno può essere accusato di alcunché.

* Entwistle ha rassegnato le dimissioni per una colpa che non ha. Che tipo di pressioni ha ricevuto?

* Lord Chris Patten, presidente della BBC e responsabile dell’inchiesta interna e della ristrutturazione, è un ex ministro dello stesso governo che comprendeva ministri sospettati di far parte della rete di pedofili ed ultimo governatore inglese di Hong Kong, ossia un pezzo grosso che difficilmente potrebbe non conoscere personalmente i pedofili che si stanno cercando. [Era commissario europeo sotto Prodi, quando Monti era commissario alla concorrenza].

* Dovremmo credere che Meesham (una delle vittime), dopo tutti questi anni dal giorno in cui la polizia gli aveva mostrato la foto dell’uomo che lui aveva identificato come uno dei suoi stupratori (lo ha violentato oltre 12 volte alla fine degli anni Settanta), non aveva MAI visto una foto di McAlpine, non ne ha MAI cercata una e non ha pensato di verificare che l’uomo che avrebbe accusato a Newsnight (SENZA NOMINARLO) fosse effettivamente lui? Più probabile che sia stato minacciato e costretto a ritirare l’accusa fingendo di essersi sbagliato.

* Perché la BBC dovrebbe essere punita per un’inchiesta su un caso acclarato e gravissimo di pedofilia e per il fatto che il nome del politico è circolato sui social networks, come se fosse responsabile di ciò che si diffonde in rete, pur avendo mantenuto un totale riserbo (è stato designato come “un importante politico conservatore dei tempi della Thatcher”)?

* Perché la polizia inglese, negli anni Settanta, dopo aver ricevuto 3 denunce riferite alla stessa persona, di cui una corredata dalla foto del politico conservatore, non investigò il caso? Dov’è finita quella foto?

Qui i dettagli della mancata investigazione e di come numerose vittime siano state ignorate o ostracizzate:

http://www.walesonline.co.uk/news/welsh-politics/welsh-politics-news/2012/11/11/north-wales-child-abuse-scandal-the-long-road-to-justice-91466-32208017/#ixzz2Bt7WtBJS

l’insabbiamento come è avvenuto:

http://www.independent.co.uk/news/uk/crime/the-jillings-report-how-the-truth-about-north-wales-child-abuse-scandal-was-suppressed-8303903.html

Simon Regan e la rivista investigativa Scallywag furono diffidati dal procedere con le loro inchieste dal primo ministro conservatore John Major negli anni Novanta.

Il governo Thatcher includeva dei ministri pedofili?

Lo scandalo pedofilia si allarga, e non potrebbe essere diversamente

“Aperta inchiesta dopo accuse a politico Tory nell’era Thatcher

Regno Unito, ‘istituto lager’: altro caso di pedofilia sconvolge il Paese

Potrebbe rivelarsi la vicenda di pedofilia più inquietante nella storia britannica e la più vasta inchiesta del genere se le nuove accuse, che tirano in ballo un influente politico conservatore dell’epoca Thatcher, dovessero trovare riscontro

‘Il governo andrà fino in fondo e non lascerà nulla di intentato’’ per cercare di stabilire la verità in un altro sconvolgente caso di pedofilia che investe la Gran Bretagna ancora scossa dallo scandalo per le accuse contro Jimmy Savile, star della tv morto un anno fa e ora sospettato di aver molestato sessualmente fino a 300 minori.

Potrebbe rivelarsi la vicenda di pedofilia più inquietante nella storia britannica e la più vasta inchiesta del genere se le nuove accuse, che tirano in ballo un influente politico conservatore dell’epoca Thatcher, dovessero trovare riscontro. Il caso è montato dopo l’intervista ad un programma della Bbc di una vittima di abusi negli anno ’70 e ’80 in un centro di accoglienza per minori nel nord del Galles già oggetto di un’inchiesta considerata chiusa nel 2000. L’uomo, Steve Messham, ha rivelato al programma Newsnight che oltre al provato coinvolgimento dei responsabili dell’istituto nei molti casi di abusi, all’epoca dei fatti esisteva una vero e proprio ‘giro di pedofili’ che gravitava attorno all’istituto. ‘’Nella casa si trattava dei soliti abusi, violenti e a sfondo sessuale, ma fuori era come essere venduti’’, ha raccontato, con dettagli sconcertanti, come per essere stato legato e stuprato in una stanza d’albergo. Ha fatto anche il nome del politico conservatore (che non è stato reso noto), come del resto aveva fatto già in passato, ‘’ma non ero stato creduto’’.

L’attenzione che le nuove testimonianze hanno riportato su quella casa degli orrori in Galles, ha costretto il primo ministro David Cameron ad intervenire, annunciando la nomina di una figura indipendente che avrebbe lanciato con urgenza un’indagine per verificare che l’inchiesta originaria sull’istituto sia stata condotta correttamente. Oggi, il segretario agli Interni Theresa May, ha riferito in Parlamento dove ha annunciato l’apertura di un ulteriore linea d’inchiesta, questa però affidata alla polizia.

La polizia del nord Galles aveva chiuso la prima indagine nel 1991 con sette condanne (su otto accusati di abusi), tutti dipendenti della struttura. Già allora però era stato ritenuto un esito insufficiente per un caso che si credeva non fosse emerso in tutta la sua gravità. Per questo cinque anni dopo fu lanciata un’inchiesta pubblica che diede i suoi risultati nel 2000, dopo aver sentito 650 testimonianze con fino ad 80 persone accusate e 140 vittime risarcite. Ma il sospetto del coinvolgimento di un politico di alto profilo ha fatto riesplodere il caso: il nome rimane riservato, anche se diverse ipotesi sono state fatte via Twitter con il rischio tra l’altro di una denuncia contro chi le ha messe in circolazione. Un intervento oggi ai Comuni da parte di un deputato laburista, che ha sollecitato l’immediato intervento del governo, ha lasciato intendersi che le accuse possano riferirsi ad un parlamentare che siede oggi nella camera dei Lord”.

http://www.italiachiamaitalia.it/articoli/detalles/11263/RegnoOUnito%20O%20istitutoOlagerE%20OaltroOcasoOpedofiliaOsconvolgeOilOPaese.html

“Un membro del governo di Margaret Thatcher sarebbe coinvolto nello scandalo pedofilia della Bryn Estyn, la casa di accoglienza per bambini nel Galles al centro di un’indagine ormai decennale, sebbene sostanzialmente tenuta in silenzio e più volte arenata.

COINVOLGIMENTI ECCELLENTI – L’accusa, dal peso devastante, è stata diffusa da un parlamentare laburista, Tom Watson che ha affermato di aver ricevuto “notizie” di un coinvolgimento di questo tipo…sarebbe un membro del partito Tory che ha aiutato la Baronessa dal suo team di punta”. Lo scandalo della Bryn Estyn, nel Galles del Nord, non è stato mai adeguatamente raccontato: si trattava di una casa di accoglienza per bambini disagiati. Un articolo del 1996 pubblicato dall’Independent parla di un rapporto che descriveva la quantità, la frequenza e la gravità degli abusi su minori in quel luogo come “sconvolgente”; secondo il Guardian, che descriveva i risultati di una commissione di inchiesta triennale approvata nel 1996, “il luogo era diventato il peggior centro di abuso su minori nel galles del Nord in un periodo di 10 anni e più, senza che nessuno ne sapesse nulla”.

UNA NUOVA INCHIESTA – Non molto è stato fatto per affrontare con nettezza la questione. Ultimamente sono uscite notizie ancor più sconvolgenti, che chiamavano in causa il coinvolgimento di alcuni deputati e uomini politici del partito conservatore fra cui, come abbiamo detto, anche un ministro. Ci sarebbero quattro uomini politici Tory fra cui almeno due uomini già vicinissimi al primo ministro Thatcher fra i violentatori dei bambini alla Bryn Estyn; David Cameron ora è sotto deciso pressing perché si apra una nuova commissione di inchiesta, più completa e che racconti nella sua interezza la dimensione dello scandalo.

IL RACCONTO – Secondo Keith Towler, commissario per i diritti dell’infanzia nel Galles del Nord, senza una nuova inchiesta rimarrà per sempre “un certo tasso di incertezza” e il sospetto di un vero e proprio insabbiamento governativo. Alla Bbc ha parlato una delle vittime dei pedofili, Steven Messham, primo a chiamare in causa “un veterano del partito conservatore”. Il racconto di quel che accadeva nella casa è terribile: “All’interno, l’abuso era abbastanza standard, violento e sessuale. Ma fuori, era come se tu fossi venduto – venivamo portati al Crest Hotel di Wrexham, principalmente le domeniche sera, dove si affittavano stanze. Ricordo, una sera, la ricorderò per sempre, in cui fui sostanzialmente violentato, legato e abusato da nove uomini diversi”.

http://www.giornalettismo.com/archives/581123/il-parlamentare-di-destra-che-abusava-bambini/

Del potere, della pedofilia, del male categorico

http://www.ilmediterraneo.it/fr/cronaca/vogue-fotografa-lolite–e-polemica-in-francia

a cura di Stefano Fait e Norats

“Il deputato laburista Tom Watson afferma che un membro di una rete di pedofili aveva dei legami con un consigliere di primo piano di un ex primo ministro britannico: “la pista non è stata seguita ma se esistono ancora i file voglio assicurarmi che la polizia metta al sicuro gli indizi, riesamini il caso ed investighi su una potente rete di pedofili legati al parlamento ed alla residenza del Primo Ministro”.
http://www.ultimaora.net/notizie-mondo/scandalo-pedofilia-bbc-a-downing-street.html
http://www.independent.co.uk/news/uk/crime/was-there-a-paedophile-ring-in-no-10-mp-tom-watson-demands-probe-8224702.html

Nel mondo succedono cose indicibili – aggregazioni di un male ineffabile.

Purtroppo, nell’ articolo di Sofri, come, del resto, nella lettera della Francescato, manca il fatto. Non c’ è il sunto e non c’ è il senso di quel testo di trenta pagine che Cohn-Bendit scrisse nel 1976 e che nulla ha da spartire con «la scoperta del bambino come persona dotata di sessualità» (Francescato), né con «il rifiuto dell’ ipocrisia e della reticenza» (Sofri). Mi dispiace doverlo ricordare, ma il testo di Cohn-Bendit è, nei suoi passi più espliciti, talmente crudo che il Corriere, come qualsiasi altro giornale, non è contento di pubblicarlo e neppure di sunteggiarlo. Cohn-Bendit racconta infatti di come i bambini suoi allievi gli sbottonassero i pantaloni e lo carezzassero, e di come egli, il loro maestro, lasciandoli fare, li carezzasse a sua volta. Questo testo, nei suoi momenti più scabrosi, è certamente pedofilo. Anche se ora Cohn-Bendit, con l’ autorevole e credibile conforto dei suoi ex allievi diventati adulti, ci dice di non avere mai fatto le cose che racconta. Sappiamo valutare la differenza tra chi scrive sconcezze e chi le fa. Ma allora perché Cohn-Bendit non si prende la responsabilità – personale e non epocale – del suo scritto e la fa finita? Ci dispiace che un uomo raffinato come Sofri, del quale siamo sempre curiosi lettori, abbia citato, per difendere quel testo, il professore Marcello Bernardi, i cui libri, soprattutto «Il Nuovo Bambino», ci hanno svezzato nella strana professione di padre. Ci addolora per Bernardi, che è morto, ma anche per Sofri. Purtroppo infatti questo di Cohn-Bendit è un caso in cui il testo non può essere pretesto, in cui il fatto non può essere nascosto, se non per malafede (d’amico). A volte, però, per difendere un amico, è molto meglio dargli un calcio nel sedere.

Francesco Merlo

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/perche-questuomo-e-il-leader-dei-verdi.html

IL CASO DUTROUX

Maria Grazia Cutuli, “Caso Dutroux, giustizia non è fatta”, Corriere della Sera, 23 agosto 2001

Cinque anni dopo l’ arresto di Marc Dutroux, il belga sospettato di pedofilia e assassinio, c’è un poliziotto in un bar che tormenta un bicchiere tra le mani. «I vertici della procura di Bruxelles, quelli della gendarmeria, tutti contro di me, Eimé Bille, le “petit policier” colpevole solo di aver denunciato un’ indagine zeppa di atti falsi e irregolarità». C’è una giovane avvocatessa dal sorriso gentile, Patricia van der Smissen, che ha dovuto spalare montagne di fango per difendere la sua cliente, «la testimone X1», accusata di mitomania e allucinazioni dopo aver raccontato di minorenni torturati, violentati, uccisi nei festini perversi dell’alta società. Ci sono i genitori di due bambine, Julie Lejeune e Mélissa Russo, stuprate e lasciate morire di fame in un sotterraneo dell’orrore, talmente stanchi da preferire il silenzio. «Troppe parole sono state fraintese», dice uno dei legali, l’avvocato Hissel. Ci sono altri protagonisti messi a tacere, minacciati, rimossi dai loro incarichi per lo stesso motivo: essere entrati in uno degli «affari» più torbidi del Belgio moderno.

È il 13 agosto 1996. Marc Dutroux, 39 anni, un pregiudicato con una lista impressionante di delitti alle spalle – rapimenti, violenze sessuali, furti d’auto – viene arrestato su mandato della procura di Neufchâteau, una cittadina belga vicina ai confini con il Lussemburgo. Sotto la sua casa di Marcinelle, periferia di Charleroi, la polizia scopre un cunicolo scavato nella terra con dentro due ragazzine, Sabine (12 anni) e Laetitia (14 anni), terrorizzate ma ancora vive. Niente da fare invece per Julie e Mélissa, otto anni a testa, scomparse nel 1995. I loro corpi giacciono nel giardino di una seconda residenza dell’ uomo, a Sars-la-Buissière, sepolti sotto il cadavere di Bernard Weinstein, complice di Dutroux. Tre mesi dopo, i resti di altre due ragazze: Ann e Eefje, 17 e 19 anni, sparite a Ostenda nel 1995. Non c’ è solo Dutroux dietro la catena di orrori. La moglie, Michèle Martin, è accusata di aver filmato gli stupri del marito. Un tossicomane, Michel Lelièvre, è riconosciuto come complice. Appare un terzo personaggio, Michel Nihoul, il «principe della notte», sospettato di far da tramite in un commercio di minorenni tra Dutroux e le «alte sfere». Il Paese è sotto choc. Spuntano connessioni internazionali. Scenari foschi dove si materializzano incubi orgiastici, sadismi insospettabili, ma anche interessi d’ altro genere.

Il Belgio, quartiere generale dell’ Unione Europea, della Nato, di migliaia di multinazionali, scopre che dietro l’ affare della pedofilia si potrebbe nascondere una rete criminale che mina lo Stato dai vertici alle fondamenta.

Cinque anni dopo, nessun imputato è alla sbarra. I grossi nomi sono spariti dai dossier. Le connivenze sospette sono accantonate. L’ inchiesta, attualmente in mano a Jacques Langlois, giudice istruttore di Neufchâteau, è ferma all’ esame del Dna di 6 mila capelli prelevati sui luoghi dei delitti. A maggio scorso, e solamente sotto pressione del procuratore Michel Bourlet, il magistrato ha cominciato a ordinare i primi test, per scoprire che su 1.300 capelli analizzati, ce ne sono una ventina che non appartengono ai protagonisti della vicenda. Ma per Langlois, non esiste una rete criminale: il «mostro di Marcinelle» è un predatore isolato. Non ha stuprato Julie e Mélissa, sostiene il magistrato. La data del processo continua a slittare. Forse settembre 2002. Forse più in là. Forse alla fine Dutroux potrebbe cavarsela con cinque, dieci anni di galera o poco più. Il «mostro di Marcinelle» è rinchiuso nella prigione di Arlon, in una cella d’ isolamento dai muri imbottiti. Un secondino lo controlla ogni sette minuti. Ha un team di quattro prestigiosi avvocati che nessuno sa da chi vengano pagati. Sua moglie e il complice Lelièvre si trovano nella stessa prigione. Libero invece Nihoul, che continua a mandare messaggi ben indirizzati: «E’ vero – ammette durante un’ intervista televisiva – ho frequentato club dove si tenevano orge. Ho incontrato ministri, magistrati, gente piazzata ancora più in alto».

La casa reale? Anche questo è uno dei fantasmi che ossessionano il Belgio. Eppure all’inizio l’inchiesta parte bene. Un magistrato zelante, Jean Marc Connerotte, in brevissimo tempo riesce a trovare Sabine e Laetitia e a scoprire i quattro omicidi. La sua rimozione ad ottobre 1996, per aver partecipato a una spaghettata con i parenti delle vittime, fa esplodere la piazza: 600 mila persone protestano davanti al palazzo di Giustizia. Comincia l’affossamento: l’ investigatore Patrick De Baets e il suo aiutante Eimé Bille, dopo aver ascoltato una decina di testimoni che chiamano in ballo il jet set belga, vengono messi da parte e accusati di malversazioni.

«Tutti i procedimenti a carico nostro non hanno portato a nulla – dice le petit policier Bille mentre beve acqua minerale in un bar di Bruxelles -. Ma la persecuzione continua. Perché?». Stesse domande in un altro quartiere della città. A parlare è Patricia van der Smissen, l’ avvocatessa quarantenne dal viso da ragazzina: «E’ il 1997 a segnare la svolta: il giudice decide la rilettura delle testimonianze». La sua cliente, Régina Louf, testimone «X1», ha cominciato a parlare l’ anno prima. «Aveva riconosciuto Dutroux e Nihoul alla televisione. Voleva raccontare quello che sapeva degli ambienti pedofili». E’ stata violentata e venduta sin da bambina, Régina Louf. Dice di aver preso parte a orge con altri minorenni, di aver visto ragazzini costretti ad accoppiarsi con cani, torturati, uccisi. Ma soprattutto sostiene di aver riconosciuto Nihoul tra gli assassini di una sua amica, Christine van Hees, 16 anni, ritrovata carbonizzata nel 1984. «Régine è stata dichiarata pazza – racconta l’ avvocatessa -. E anche noi legali abbiamo passato anni a difenderci dalle accuse».

Inutile anche il lavoro della commissione d’inchiesta parlamentare, istituita ad ottobre 1996. Un deputato socialista che ne ha fatto parte racconta di minacce e intimidazioni. «Abbiamo raccolto migliaia di testimonianze, ma non avevamo i poteri di un giudice istruttore. Tutto è rimasto a livello di voci». Non crede, lui, alla teoria del grande complotto. Ma all’ effetto domino, sì. «Se si andasse troppo lontano con l’ inchiesta, Dutroux potrebbe far cadere una testa dopo l’altra». Il Belgio si ridurrebbe a un castello di carte.

Il cammino giudiziario

L’ ARRESTO

Marc Dutroux è arrestato il 13 agosto del ‘ 96: lo ha tradito il tubo di scappamento rumoroso del furgoncino Renault con cui prelevava le sue vittime. Due giorni dopo, l’ uomo conduce la polizia nella casa degli orrori di Marcinelle: in una cisterna-prigione la polizia trova ancora vive due dodicenni scomparse da alcune settimane, Sabina e Laetitia. In un’ altra casa, vengono rinvenuti i cadaveri di Julie e Mélissa, rapite nell’ estate del 1995, violentate e lasciate morire di fame. Il 3 settembre, sono rinvenuti i cadaveri di altre due ragazze, An e Edfje, 17 e 19 anni, nello chalet di un amico di Dutroux. Coinvolta anche la moglie, Michelle Martin

I PRECEDENTI

Trentanove anni al momento dell’ arresto, il «mostro di Marcinelle», elettricista disoccupato, era già stato condannato nell’ 86 a 13 anni di carcere per abusi su minori, ma rilasciato nel 1992 per buona condotta (una grazia con sigillo reale)

LA FAMIGLIA

I genitori di Dutroux si separano quando Marc è un adolescente. Il padre dubita della sua paternità biologica. La madre lo lascia per andare a vivere con un ragazzo di 17 anni. Marc, che allora ha 14 anni, va a stare con la madre ma tre anni dopo litiga definitivamente con la donna (che più tardi lo accuserà di incesto con uno dei suoi fratelli in cura psichiatrica) e se ne va di casa

IL CASO POLITICO

Nell’ agosto del’ 96 migliaia di belgi scendono in piazza. Chiedono giustizia. C’ è il sospetto che i pedofili abbiano goduto della protezione di politici e giudici. E’ istituita una commissione d’ inchiesta. Il suo verdetto, nel febbraio ‘ 98: nessuna copertura, ma grave incompetenza della polizia

LA FUGA

Aprile ‘ 98, Dutroux riesce a fuggire dal tribunale. Catturato dopo tre ore in un bosco. Si dimettono il capo della polizia e i ministri dell’ Interno e della Giustizia

http://archiviostorico.corriere.it/2001/agosto/23/Caso_Dutroux_giustizia_non_fatta_co_0_0108235140.shtml

http://wlstorage.net/file/dutroux-dossier-summary-2005.pdf

Blog con lista di morti sospette legate all’affaire

http://reopendutroux.blogs.fr/

Laurent Louis, il giovane parlamentare belga che vuole riaprire il caso e che è stato anche aggredito e minacciato per questo:

http://www.agoravox.tv/actualites/international/article/le-depute-belge-laurent-louis-35786

Marcel Vervloesem, l’attivista arrestato perché ha osato denunciare la rete che è connessa con il mostro di Marcinelle (assomiglia vagamente a Renato Pozzetto, il che me lo rendo anche più simpatico):

http://www.pedopolis.com/pages/qui-ose-en-parler-/marcel-vervloesem/

Stanno isolando Marcel Vervloesem in carcere, perché hanno paura che faccia delle rivelazioni sulle reti pedopornografiche in relazione al Caso Amsterdam in atto in questi giorni. Si tratta di decine di abusi da parte di Robert M. su neonati e bambini molto piccoli in un asilo nido. Marcel Vervloesem, che studia ed analizza le reti da una quindicina di anni, aveva dato molte informazioni rilevatrici e prove anche sul nesso tra le reti e gli asili nido ad Amsterdam già anni fa al Procuratore Bourlet a Neufchâteau. A quest’ultimo è stato ordinato però di nòn fare indagini sul suddetto materiale, ma ad inviarelo a Turnhout ma… lì il materiale essenziale per indagini è stato insabbiato dal procuratore di Turnhout e un suo sostituto, proprio le stesse persone che ora stanno tenendo in carcere Marcel Vervloesem con delle accuse costruite di proposito. Lo vogliono azzittire. Stiamo parlando dell’insabbiamento del Dossier Zandvoort con quasi 90.000 files di bambini torturati, violentati e spesso anche amazzati per i cosiddetti snuffmovies che valgono decine di migliaia di euro. Molti bambini sono morti anche in rituali esoterici o satanici.

In soldoni, Dutroux liberato nel 1992 per decreto ministeriale di Melchior Wathelet se n’è andato in Thailandia (Roosor ci traffica ed è uno degli indagati) e una volta domiciliato di nuovo in Belgio a Goutroux in via Ferrer continuava a ricevere da lui, nella sua casa d’accoglienza, (casa famiglia qui in Italia), bambini. È inoltre stato visto due volte da un bambino abusato – circolo satanista, a Valence ed a Tournai, non molto chiaro nelle sue deposizioni. 4 dossiers aperti a suo carico tra il 1981 ed il 1996. Quasi 12.000 K7 (credo che parlino di processori CPU) trovati al termine di questo dossier, (compreso quello bis), e nessuna conseguenza dopo il processo!

IL CASO SAVILE-BBC-CASA REALE

“Cade la prima testa nello scandalo del presentatore pedofilo della Bbc. Peter Rippon, responsabile di Newsnight, una delle più seguite trasmissioni di approfondimento giornalistico, ha lasciato l’incarico con effetto immediato. È accusato di non avere mandato in onda un anno fa un programma che rivelava il ruolo di predatore sessuale avuto da Jimmy Savile, per quattro decenni presentatore di classifiche della hit parade e di altri spettacoli televisivi dell’emittente radiotelevisiva pubblica britannica. Saville è morto nel 2011 e non può più rispondere direttamente dello scandalo. Ma sotto accusa ora è la Bbc, sospettata di avere saputo da tempo che il suo presentatore abusava ragazzine minorenni e di non avere fatto nulla per fermarlo. Non solo: una email pubblicata oggi dai giornali solleva un’imputazione anche più grave nei confronti della leadership del network, quella di avere deliberatamente cercato di mettere a tacere la vicenda”.

http://www.repubblica.it/esteri/2012/10/22/news/bbc_direttore_newsnight_rimosso-45072890/

Sono probabilmente almeno 300 le vittime di Savile e di altri indagati dei quali non si conosce ancora l’identità.

Eccellente commento di un lettore del Guardian:

“Durante il programma Panorama la scorsa notte c’è stata una dichiarazione del giornalista investigativo Meirion Jones, la cui zia ha lavorato presso la scuola Duncroft (è lì che Savile ha perpetrato una parte dei suoi abusi [sessuali contro minori]), e che Jones stesso ha visitato un paio di volte per vedere la sua zia.

Le sue esatte parole sono state:

Era un posto molto strano, pieno di celebrità e membri minori della famiglia reale

Dato ciò che sappiamo circa le ragioni per la visita di Savile a Duncroft, sicuramente dovremmo chiederci chi sono queste altre celebrità e membri della famiglia reale?

Per che diamine di motivo queste persone facevano visite regolari a questa particolare scuola per ragazzine con disturbi psichici?

Cosa c’era di talmente speciale a Duncroft, da renderlo un posto ideale per le celebrità e i reali?

Sicuramente tutto questo merita una specifica investigazione della polizia, non vi pare?”

Altri commenti:

“Così la polizia non è riuscita ad individuare e fermare un molestatore seriale di bambini che ha operato per diversi decenni, il servizio sanitario nazionale e vari operatori sanitari hanno autorizzato questa celebrità a fruire di un libero accesso non-sorvegliato a pazienti vulnerabili e, a quanto pare, hanno ignorato le accuse delle vittime; i tabloid, felici di rivelare la privata quotidianità di innumerevoli celebrità, non hanno detto nulla in quaranta anni di questo individuo davvero molto singolare”.

“Ci sono interrogativi molto più importanti da affrontare. Come ha fatto quest’uomo ad ottenere soggiorni privati ​​negli ospedali e in che modo si è procurato le chiavi dei reparti. Come è stata presa una tale decisione e da chi? Perché le ripetute denunce sono state ignorate? Sembra che tutti sapessero, ma nessuno ha fatto nulla. Perché?

Questo tizio è stato nominato cavaliere e aveva amici ai piani alti: che tipo di protezioni gli hanno queste relazioni? Sapeva troppo riguardo ad altre persone e ciò l’ha reso intoccabile? C’è molto da scoprire in questa storia sordida..”.

“Paul Gambaccini sostiene che Savile era ‘un necrofilo’ (prese i corpi dall’obitorio!), su Five Live.

Max Clifford reputa che ci fossero “molte altri” coinvolti con Savile in questi “eventi”. Quanti, e chi? Tutti hanno guardato dall’altra parte, o non volevano crederci. Orripilante”.

“Sì, e che dire delle scuole, ospedali, unità psichiatriche, persino gli obitori …

Perché gli hanno permesso di andare e venire a suo piacimento? Non hanno il dovere di prendersi cura delle persone che hanno la sfortuna di essere ricoverate o di giacere al loro interno?

Che cosa possiamo imparare da questo? Quanto sono sicuri i pazienti ricoverati negli ospedali, per esempio?”

“Savile, che è morto l’anno scorso a 84, ha rivelato: ‘Uno dei miei compiti è quello di portare via i defunti. Puoi prenderti cura di qualcuno, restare da solo con qualcuno, che ha vissuto tutta la vita, e io sto solo dicendo addio e prendendomi cura di lui”.

Exposure – The Other Side of Jimmy Savile | 2012 | Full Documentary – inchiesta dell’investigatore Mark Williams-Thomas: le testimonianze delle ragazzine violentate (ormai adulte) e dei colleghi; le relazioni di Savile con celebrità e potenti:

https://www.youtube.com/watch?v=6nHDZfSl36g

Attore Corey Feldman: “Posso dirvi che il problema numero 1 problema di Hollywood è stato, è e sempre sarà la pedofilia. Questo è il problema più grande per i bambini in questo settore …. È il grande segreto

http://scoop.today.com/_news/2011/08/11/7348578-corey-feldman-says-pedophilia-is-hollywoods-biggest-problem

Psicopatia: l’orrore che la gente non vuole vedere e non vuole sapere

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/15/psicopatia-portami-via-la-gente-ce-lha-sotto-il-naso-ma-non-la-vuole-vedere/

Perché non c’è pace? (Perché non c’è libertà?)

 

Questo grande male… da dove proviene? Come ha fatto a contaminare il mondo? Da che seme, da quale radice è cresciuto? Chi ci sta facendo questo? Chi ci sta uccidendo, derubandoci della vita e della luce, beffandoci con la visione di quello che avremmo potuto conoscere? La nostra rovina è di beneficio alla terra, aiuta l’erba a crescere, il sole a splendere? Questo buio ha preso anche te? Sei passato per questa notte?

Terrence Malick, “La sottile linea rossa”

Il più grande messaggero di pace della storia, Gesù il Cristo, ammoniva: “Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra. Non sono venuto a portare la pace, ma una spada” (Mt 10, 34; cf. 12, 51-53). Altrove, precisava: “Non sanno che sono venuto a portare il conflitto nel mondo: fuoco, ferro, guerra” (Tommaso, 16). Dichiarazioni piuttosto paradossali. Che cosa intendeva dire? Immagino fosse pienamente consapevole del fatto che il pensiero pacifista sarebbe stato ostacolato in ogni modo. Così è stato. I martiri della pace sono stati numerosi, i nemici della pace anche di più.

Realisticamente, poteva avere successo la satyāgraha gandhiana, se posta di fronte a gente come Martin Bormann – “Gli Slavi devono lavorare per noi. Quelli che non ci servono possono pure morire…La fertilità degli Slavi è indesiderabile. Possono usare contraccettivi o praticare l’aborto, più lo faranno meglio sarà. L’educazione è pericolosa. È sufficiente che sappiano contare fino a cento…ogni persona educata è un futuro nemico” (Memorandum, 1942) – e come Heinrich Himmler – “I più di voi sanno cosa significa trovarsi davanti a cento cadaveri, a cinquecento o a mille. Aver provveduto a tutto questo e, a parte le eccezioni costituite da alcuni episodi di umana debolezza, essere rimasti ugualmente corretti: ecco cosa ci ha resi duri” (discorso di Posen, 1943)? O avrebbe invece causato il sacrificio di altri milioni di persone disarmate?

Siamo come le pecore tra i lupi? Il colmo dell’ironia è scoprire che Hitler stesso lodava il pacifismo: “In verità, l’idea pacifista umanitaria va forse abbastanza bene una volta che l’uomo del più alto livello abbia conquistato ed assoggettato il mondo a tal punto da essere diventato il padrone assoluto di questo globo”. La pace totalitaria, l’annichilimento del dissenso e della diversità.

La vita del corpo e dell’anima non è una faccenda di pacifica contemplazione e quieta devozione. Spesso, dentro e fuori di noi, c’è un terribile caos, una lotta disarmante e crudele. Non è sempre facile affrontarla ed esiste il pericolo che il senso di impotenza che pervade la gente con forza sempre crescente ci porti a credere disfattisticamente che la guerra non possa essere evitata perché è il risultato di una mania di distruzione, propria della natura umana. Come vedremo, però, l’intensità degli impulsi distruttivi non significa che essi siano invincibili ed irrefrenabili. In fondo, se ci pensiamo bene, le democrazie entrano in conflitto quasi sempre proclamando che si tratta di una guerra difensiva. Generalmente gli esseri umani non sembrano contenti di assumere il ruolo di aggressori. Qualcosa vorrà pur dire. Ma allora perché continuiamo a farci prendere per i fondelli?

La mia ipotesi è che non ci sia niente di irrimediabilmente sbagliato nella natura umana e che il problema sia invece che noi tutti viviamo in oligarchie camuffate da democrazie liberali e laiche. La pace non ha alcuna chance in questo tipo di società, che non condanna apertamente l’egocentrismo, il narcisismo, il distacco emotivo, l’indifferenza, il nepotismo, l’egoismo, la meschinità, la volgarità, la superficialità, la manipolazione delle menti, la propaganda, l’arrivismo, l’anti-intellettualismo, ecc. Questi vizi primari e secondari sono tollerati ed in certi ambienti sono persino additati ad esempio, come segno di pragmatismo ed avvedutezza. Queste false democrazie, che ignorano lo spirito delle loro carte costituzionali, dei loro valori fondanti, sono terreno fertile per tutte le tragiche debolezze umane, dall’egotismo all’autoinganno, dalla propensione alla fallacia logica al bisogno di appartenenza e fusione, dalla dipendenza nei confronti delle figure autoritarie al manicheismo, al conformismo, all’orgogliosa ignoranza, alla percezione selettiva, all’inerzia ed all’isterilimento psichico e spirituale. Per questo continuano a farci fessi.
Non siamo malvagi di natura, ma…

Nessuno sa definire cosa sia la natura umana, eppure ci sono scienziati e filosofi che continuano ad imputarle ogni nefandezza, sebbene il diritto e la dottrina dei diritti umani possano fondarsi solo su una visione positiva dell’umanità. Si attacca non solo la consapevolezza di quel che potremmo realizzare se solo mettessimo a frutto le conoscenze scientifiche già disponibili, ma soprattutto la fiducia nell’essere umano in quanto tale e nelle sue capacità di scegliere con raziocinio e buon senso, che è poi l’essenza della cultura umanista ed illuminista.

Secondo Konrad Lorenz tutti i nostri mali sono causati dalla cessazione della selezione naturale. Siamo animali auto-addomesticati, e come tali ci siamo degradati. Il sociobiologo Edward Wilson auspica interventi genetici sulla nostra specie mirati ad imitare l’armoniosa comunità delle api. Il filosofo politico britannico John Gray ha dichiarato che “chi ama la terra non sogna di diventare il saggio custode del pianeta, sogna un’epoca in cui gli umani non contino più nulla”. Richard Wrangham, docente di bioantropologia ad Harvard, reputa che dentro ciascuno di noi alligni un Uomo Selvaggio, un atavismo, un retaggio del nostro passato preistorico che condiziona il nostro comportamento. Secondo lui “se presupponiamo che gli esseri umani siano fondamentalmente simili agli scimpanzé…questa intuizione biologica (sic!) ci insegna che gli uomini continueranno a cercare nuove opportunità per massacrare i propri rivali e che non dobbiamo mai abbassare la guardia. La brutta notizia è che dobbiamo lavorare sodo per impedire agli uomini di coalizzarsi per uccidere gli avversari”.

La misantropia “scientifica” è gravida di questo genere di stravaganti asserzioni. Esse partono da una premessa che la quotidianità stessa rivela essere manifestamente errata, e cioè che gli esseri umani passino il tempo ad aggredirsi invece di badare agli affari loro o cooperare tra loro. Se le cose stessero davvero così nessuna società umana potrebbe operare. Questo abbaglio nasce dall’attaccamento a due dogmi ben precisi: quello dell’innata malvagità dei maschi umani e degli scimpanzé maschi e quello secondo cui la civiltà umana è solo una sottile patina che fatica a trattenere le pulsioni spesso incontrastabili della biologia evolutiva, inscritte nel nostro corredo genetico, che ci ha resi eterni predatori e carnefici. Tutto questo naturalmente elude la questione delle considerevoli variazioni nell’incidenza di comportamenti violenti tra individui e tra culture ed il dato di fatto che la stragrande maggioranza degli uomini non ha mai assalito, violentato o ucciso qualcuno nella sua intera esistenza. Forse questi pensatori ritengono con tragica supponenza di essere tra i pochi esemplari della specie umana in grado di tenere a bada il selvaggio vigore dei loro geni.

Eppure, lo studio del comportamento dei soldati in combattimento dimostra che la gran parte degli esseri umani non prova alcun piacere nell’uccidere o usare violenza contro un proprio simile. Anzi, la necessità di un rigido, meticoloso e prolungato addestramento, che si avvale di ogni possibile tecnica inventata dagli scienziati del comportamento per placare le remore ed ansie di una coscienza colpevole (bestializzazione del nemico, trasferimento della responsabilità verso le autorità, cameratismo, uso di psicofarmaci ed alcolici, ecc.), è la prova migliore del fatto che la guerra non è un “fatto naturale”.

Patriottismo ed idealismo non sono mai stati sufficienti a convincere i soldati a massacrare e farsi massacrare, a vincere le inibizioni, l’ansia, i rimorsi ed i sensi di colpa. Si è stimato infatti che, durante i due conflitti mondiali, solo il 15-20 per cento dei soldati al fronte sparava contro il nemico ed in molti di questi casi si sparava in aria. Percentuali analoghe sono state riscontrate dall’esercito inglese nella guerra delle Falkland. A Gettysburg, dei 27.574 fucili recuperati, il 90 per cento non aveva sparato un sol colpo, ed altri 6000 avevano sparato solo qualche colpo. In uno scontro con gli Zulu, 12 pallottole inglesi su 13, pur sparate a bruciapelo, riuscirono a mancare il bersaglio. A Rosebud Creek, nel 1876, furono sparate 252 pallottole per ogni nativo americano colpito. Quando si abbandonano le chiacchiere e ci si affida ai dati empirici, ai fatti, si scopre che quel che ci hanno fatto credere erano sciocchezze.

Siamo violenti, siamo aggressivi, siamo egoisti, ma non lo siano irrimediabilmente, non lo siamo incessantemente, spesso lo siamo contro il nostro migliore istinto, contro “gli angeli migliori della nostra natura”, diceva Lincoln.

Di norma, quindi, gli esseri umani non sono capaci di uccidere un altro essere umano a distanza ravvicinata, neppure quando è in gioco la loro stessa sopravvivenza. Il costo psicologico dell’uccidere un proprio simile e, più in generale, del fare la guerra, è fatale alla psiche di milioni di soldati. I soli Stati Uniti, nella Seconda Guerra Mondiale, dovettero rimpatriare oltre mezzo milione di uomini in seguito a collasso psichico. Dopo due mesi di combattimento continuo il 98 per cento dei soldati subiva danni psicologici tali da ridurli ad uno stato vegetativo. Le allarmanti statistiche sui suicidi, divorzi, dipendenze, accattonaggio, ecc. tra i veterani del Vietnam parlano chiaro e molti psicologi temono che l’uso di psicofarmaci in Iraq ed Afghanistan produrrà un’epidemia di sociopatia tra i veterani.

Per questo gli strateghi consigliano di usare armi automatiche, l’aviazione, armi a lunga gittata (obici, cannoni, missili) ed armi robotiche. I fatti danno loro ragione: l’efficienza di combattimento è cresciuta stabilmente. Insomma l’unico modo per convincere gli esseri umani ad uccidersi tra loro è quello di robotizzarli e di distanziarli fisicamente e psicologicamente il più possibile, oggettificandoli. Per poter fare la guerra una società deve prima desensitivizzare e de-umanizzare chi la combatterà, nonché il fronte interno. Si deve sopprimere l’empatia:

http://fanuessays.blogspot.com/2011/11/i-cyloni-sono-gia-tra-noi.html

Chi è normale?

Le discipline scientifiche che si interessano della specie umana hanno raggiunto un punto di convergenza nell’affermazione dell’unicità dei singoli individui. Per la genetica ogni organismo è un prodotto squisitamente univoco dell’interazione dei geni con l’ambiente in ogni istante della vita di ciascuna persona. I genetisti di popolazione concordano nel dire che se c’è da fare una suddivisione della specie umana, l’unica distinzione netta e significativa è quella tra individui. I neurologi hanno dimostrato che non esistono due cervelli che siano identici, neppure tra gemelli omozigoti, perché le variazioni microscopiche di ogni cervello sono enormi. Secondo i linguisti le parole e le frasi, nella loro struttura e significato, hanno una storia che varia a seconda dell’esperienza e del contesto di ciascuna persona. Insomma, l’evidenza empirica demolisce ogni tentativo di essenzializzare e negare la straordinaria diversità dell’umano nelle sue innumerevoli espressioni, cioè il suo fascino e bellezza. Idee e valori personali potrebbero essere di enorme beneficio per la collettività, se fossero re-indirizzati in una direzione costruttiva e non distruttiva.

Quel che conta è che, stando ai dati scientifici disponibili, non esiste un’anima nera dell’umanità. La malvagità, la crudeltà, l’egoismo, l’aggressività sono fenomeni comuni all’intera specie ma in forme ed intensità sensibilmente diverse, in diretta correlazione con il grado di soppressione dell’intelligenza emozionale (cognizione sociale) e del pensiero morale, cioè dell’empatia – la capacità di sentire e fare propri gli stati emotivi altrui – e della capacità di prevedere le conseguenze delle proprie azioni. La propensione ad una condotta morale deriva dalla capacità empatica ed è importante indirizzare la nostra attenzione e i nostri sforzi in quella direzione.

Su questo pianeta esistono decine di milioni di esseri umani completamente privi di empatia e coscienza o con una coscienza residua, ridotta o menomata (narcisisti, psicotici, psicopatici, sadici, istrionici, schizoidi, pedofili, ecc.). Sono nati così o lo sono diventati in certi ambienti familiari caratterizzati da negligenza o abuso. Gli individui privi di empatia si definiscono psicopatici:

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/19/300-milioni-di-psicopatici-se-ne-fregano-della-nonviolenza-e-dei-diritti-ci-si-difende-informandosi/#axzz1iZkF2V7T

http://www.informarexresistere.fr/2011/11/18/psicopatici-in-giacca-e-cravatta/#axzz1iZkF2V7T

Esistono diversi modelli eziologici che spiegano l’insorgere della psicopatia, ma quello che mi convince di più considera la psicopatia come una variazione estrema di certi tratti distintivi di una personalità normale (qualunque sia il significato attribuibile a “normale”). È altamente probabile che all’origine di questa patologia vi sia una disfunzione o lesione del lobo frontale che determina la differenziazione tra psicopatia/sociopatia congenita o acquisita. Non esistono stime univoche sulla percentuale di psicopatici: il valore oscilla tra il 2 per cento ed il 6 per cento della popolazione nei paesi del Nord America e dell’Europa settentrionale e sembra diminuire gradualmente procedendo oltre gli Urali e verso l’Africa o il Centro-America. Gli psicopatici possono avere un grado elevato di intelligenza cognitiva ma sono incapaci di interpretare gli stati emotivi altrui e di discriminare fra bene e male. Pongono invariabilmente il proprio interesse davanti a tutto il resto. Di conseguenza tendono ad essere seduttori, bugiardi patologici, manipolatori, privi di scrupoli, rimorsi e di autocontrollo, emotivamente superficiali, irresponsabili, sessualmente promiscui, impulsivi, narcisi e megalomani. Insomma, sono dei perfetti predatori di esseri umani che mirano ai più alti livelli di affermazione sociale in termini di status e di potere. Il loro successo dipende dal grado di tolleranza di una società nei confronti di questo tipo di personalità. Per fortuna sono anche molto deboli nei ragionamenti contro-fattuali, quelli che consentono di immaginare scenari alternativi derivanti da scelte comportamentali diverse. Poiché non riescono a visualizzare una sufficientemente ampia selezione di opzioni, è possibile sfuggire alle loro trame.

Pur tenendo conto del fatto che molti di noi non hanno le capacità e le competenze necessarie a diagnosticare un disturbo mentale e che quindi non ha senso etichettare questa o quella persona, bisogna comunque essere consapevoli del fatto che il problema esiste. Secondo una dozzina di studi condotti in Nord America e nell’Europa settentrionale e centrale, mediamente fino al 14-15 per cento della popolazione soffre di disordini mentali, spesso più di uno (ossessivo-compulsivi, schizoidi, paranoidi, antisociali, dipendenti ed evitanti, istrionici, narcisisti, sadici e masochisti, schizotipici, passivi-aggressivi, borderline). Quasi una persona su sette non è in grado di pensare obiettivamente e vivere bene, serenamente. E queste statistiche non includono anoressia, bulimia, psicopatia e varie turbe psichiche che limitano drasticamente le normali attività delle persone.

La maggior parte delle persone non riesce a concepire l’idea che altri esseri umani possano ragionare e sentire in un modo sensibilmente diverso dal loro senza essere necessariamente “pazze”. È altrettanto difficile accettare l’idea che le ideologie attivino solo ciò che è latente. Non sono infatti le idee a deformare la personalità di un individuo, ma il contrario. Le idee tirano semplicemente fuori quel che di buono o cattivo c’è già dentro. Purtroppo la maggior parte di noi ha bisogno di credere che tutto sia sotto controllo perché la nostra autostima, la nostra psiche, necessitano di conferme, mentre l’ammissione di errori di giudizio o di deficienze cognitive e morali distruggerebbero le nostre fragili certezze e l’immagine di noi stessi che ci siamo creati negli anni.

Come uccidere l’empatia in tre mosse

La pace si uccide sopprimendo l’empatia. La prima mossa è quella di creare una rete di persone tendenzialmente anempatiche in un ambiente tossico per l’empatia, cioè impregnato di stimoli esterni che indirizzano la società verso una condizione di sociopatia prevalente. Chi ha letto le sconvolgenti pagine della fondamentale ed informatissima inchiesta “Shock economy. L’ascesa del capitalismo dei disastri”, della giornalista canadese Naomi Klein, non potrà fare a meno di sospettare che l’assetto socio-economico della cosiddetta civiltà occidentale renda più facile l’inserimento e la promozione di individui dalla coscienza molto debole. Questi, favoriti dall’assenza di scrupoli e dal maniacale perseguimento di obiettivi categorici, riescono ad esercitare un notevole ed insospettato potere di influenza sulla società.

Contemporaneamente, questa stessa civiltà sembra altresì votata a contribuire all’emergere di tendenze psicopatiche o schizoidi in persone altrimenti psicologicamente “sane”. Klein dimostra che i vizi e le dottrine di pochi hanno causato una buona fetta del male nel mondo negli ultimi decenni. Stiamo parlando di esseri umani di vasto potere ed ingenti risorse che si comportano esattamente come un branco di avvoltoi o iene, avventandosi sull’animale ferito per scarnificarlo. L’aggressione avviene attraverso guerre, colpi di stato, omicidi eccellenti, torture, ricatti, indebitamenti coatti, controllo dell’informazione e manipolazioni varie. Non è certamente un male “banale”, quotidiano. Realisticamente, la maggior parte delle persone non si comporterebbe così. Sono ricchi, sono istruiti ma commettono il male e non sentono rimorsi. Non è falsa coscienza, è assenza di coscienza. Perché? Numerosi studi sulla responsabilità imprenditoriale hanno rivelato che le multinazionali tendono a seguire le logiche e norme di condotta tipiche degli psicopatici. Sono genuinamente amorali, guidate unicamente dall’esigenza di generare profitto, programmate per crescere costantemente e distruggere i concorrenti più deboli. Non appena il sistema giuridico non può perseguirle, l’impunibilità si traduce in violazione sistematica delle leggi e dei diritti. Gli esempi sono ormai innumerevoli.

In generale un essere umano si astiene dall’uccidere qualcuno non perché ci siano leggi che lo vietano e puniscono gli assassini, ma perché sa/sente che è sbagliato. Il giroscopio interiore della coscienza stabilisce quali siano gli imperativi categorici e mantiene il più possibile fisso il baricentro morale. Le grandi aziende, specialmente le multinazionali, non possiedono questo senso morale ed è legittimo chiedersi se ce lo abbiano le nazioni, per quanto intensi siano gli sforzi di ammantarsi di una qualche legittimità superiore. È difficile discernere la differenza tra l’esportazione della democrazia e quella di un prodotto. Nel caso iracheno la differenza la fanno le centinaia di migliaia di vittime.

Gli ambienti patogenetici come questo sono il terreno di coltura ideale del fanatismo. Il fanatico, diceva George Santayana, “è un uomo che raddoppia gli sforzi quando si dimentica dei fini”. Comune a tutti i fanatici è l’amore per l’odio: “Odio, dunque sono”, oppure “ci odiano, dunque siamo”. C’è il fanatico che non tollera critiche al governo perché sono antipatriottiche e lui si identifica con la patria. C’è il fanatico che denuncia complotti internazionali contro la sua terra, la sua fede, il suo stile di vita (es. Eurabia). Ci sono poi i fanatici dalla “coscienza infelice”, quelli che detestano il loro tempo e la gente che li circonda e si sentono ostaggi nati troppo presto o troppo tardi. Vorrebbero stravolgere la loro epoca, muovendo la storia in avanti più celermente, oppure ricreando il tempo che fu, e sono disposti a sacrificare del “materiale umano” nel farlo. Ci sono fanatici che credono che ciascuno di noi sia stato plasmato dalla propria cultura e tradizione e che per questo esiste un rapporto quasi mistico tra noi ed i nostri antenati che va preservato ad ogni costo. Ogni fanatico si ritiene prima di tutto una vittima – piccola, fragile e vulnerabile – e per questo è innocente, puro ed infallibile per definizione. Le vittime sono incolpevoli e non riconoscono o non si curano del dolore che causano agli altri. Ma in fondo l’odio nasce proprio dal disprezzo per se stessi e da un senso di colpa represso. Il fanatico ha bisogno di un nemico che ripristini la fiducia in se stesso, nel significato della sua esistenza e nella giustezza della sua casa. Perde di vista l’obiettività, confonde il bene con i suoi desideri ed il male con tutto ciò che si oppone alla loro realizzazione, si aggrappa al dogmatismo e rifugge il dialogo.

I politici più cinici e scaltri sanno fare buon uso dei fanatici, che sono facilmente sedotti dalla trappola dell’autorità e potere. Li asserviscono educandoli all’odio, che annulla la personalità ed impedisce la comunicazione fra gli uomini, e li ricompensano con altro odio, un odio che ha bisogno di essere costantemente alimentato, pena il rischio di rivolta contro i loro stessi compagni d’odio o persino i loro capi. È un odio mistificante che si fa passare per amore e lealtà, quando invece non è altro che l’impulso egoistico e materialista di chi tenta disperatamente di garantirsi stabilità psichica e la certezza della sopravvivenza fisica. I suoi sforzi sono condannati al fallimento e svelano la sua mediocrità e l’ordinaria immoralità del suo contesto, popolato da mostri – i nazionalismi, i razzismi, i campanilismi, gli integralismi – che torcono l’anima delle loro vittime, per poi tramutarle in carnefici. È fin troppo facile per noi esseri umani ripudiare un comportamento morale razionalizzando le nostre azioni.

Il Golem

La seconda mossa necessaria ad ingannare l’opinione pubblica incline alla pace ed indebolire l’empatia consiste proprio nel dar vita ai summenzionati mostri ideologici, i golem. Abbiamo visto che in cima alla piramide dell’iniquità risiedono solitamente gli individui cronicamente privi di coscienza o dalla coscienza affievolita – a causa del mancato sviluppo della corteccia cingolata anteriore o per ragioni biografiche (es. infanzia traumatizzante).

Al livello inferiore s’incontrano i fanatici, quelli che una coscienza ce l’hanno ma l’hanno consegnata ad un Moloch ideologico (Razza, Etnia, Fede, Classe, Patria, Corporazione, ecc.).

Ancora più in basso sono collocati gli utili idioti, masse di conformisti de-individuati disposti a servire il maschio-alfa o il “comune sentire”. Hanno una mentalità autoritaria, quella di chi è forte coi deboli e debole coi forti. Anche il loro è male, ma solo questo è il male superficiale denunciato da Hannah Arendt, un male di ordine inferiore, appunto, che si può spiegare antropologicamente e sociologicamente senza ricorrere alle categorie della patologia mentale o dell’estremismo. Non sono fanatici o psicopatici a tempo pieno, ma agiscono in un contesto che genera tendenze di questo tipo. Sarebbero perfettamente in grado di comprendere i loro errori e pentirsi, una volta che le circostanze lo consentissero.

Il problema è che troppe persone continuano a credere che la Patria, lo Stato, l’Azienda, la Marca, la Squadra siano entità reali, vive, animate, con una propria identità e coscienza. Come umanizziamo gli animali, così antropomorfizziamo istituzioni, imprese, organizzazioni, ecc., cioè oggetti ed astrazioni. Riversiamo in loro affetti, risentimenti, sogni, aspettative, paure, desideri, ecc. e non ci accorgiamo che non è diverso dal credere in Babbo Natale. Soprattutto, non ci accorgiamo che ciascuno di questi golem è un mortale nemico dell’empatia perché per sua natura tende a dividere, a rendere le società più fredde, centripete, irreggimentate, rigide, turgide, confinate.

I golem avversano la fluidità, la sensualità, l’eterogenea frammentazione del reale, sono programmati per devivificare e desensitivizzare la realtà, per narcotizzare l’empatia. I golem non amano la vita, perché questa scorre ed è promiscua, mentre la società fredda è intransigentemente moralista, convinta di detenere la verità definitiva, in tutta la sua interezza, di rappresentare la purezza, l’autenticità assoluta, l’innocenza incarnata. Pur di vivere, pur di preservare la sua forma materiale, l’amante delle astrazioni (patria, etnia, lingua, cultura, società, stato, ecc.) tende a reificarle, a crederle vere, concrete, tangibili, dotate di volontà e coscienza. Un muro di auto-inganni, idolatria e feticci si frappone tra lui e la verità. Paradossalmente ed autolesionisticamente si lega a ciò che non è mai stato vivo, nell’illusione che lo sia. Tutto questo in luogo dell’amore per ciò che è vitale, spontaneo, creativo, evolvente, caldo, amorevole, fluido, imprevedibile, cangiante, liquido, sensuale, impuro, promiscuo come lo è la vita – panta rei, tutto scorre.

Le società calde, femminee, sono in perenne ebollizione, amano la complessità, la pluralità, la malleabilità, la sofficità, la liquidità, la costante trasformazione, l’ignoto e rifuggono ciò che è inturgidito, fisso, immobile, definito, tassidermico, tassonomico, corazzato, aggressivo, granitico, immutabile, ecc. Sono attratte dal vivente, dall’impulso vitale d’amore, dall’integrazione del tutto.

I suddetti golem dipendono dal nostro consenso per la loro esistenza; se non li rigenerassimo continuamente, si estinguerebbero. Eppure non ce la sentiamo di lasciarli morire, lasciamo che assorbano le nostre energie creative e vitali, ci lasciamo dominare da questi despoti, senza ribellarci. Facciamo loro indossare delle maschere allegre e giovali, benevole e rassicuranti, ma mostri sono e mostri rimarranno, perché è nella natura dello scorpione pungere la rana che lo sta aiutando a guadare il corso d’acqua.

La sopravvivenza di questi mostri dipende dalla quantità di energia che riescono a strappare a chi li venera. Sono espressioni di quella forma di vita che nella lingua hopi si chiama Powaqqatsi “la vita che consuma le forze vitali di altri esseri per promuovere la propria vita”. Sono come l’Anticristo di Solovev, che “credeva in Dio ma nel profondo del suo cuore preferiva se stesso”.

L’adoratore del golem commette un grossolano errore di falsa coscienza: percepisce un io insufflato, ma si tratta di un’illusione. Beandosi della sua “meritata” grandezza, non muove un dito per irrobustire l’individualità reale. Si autoinfantilizza e permette che il sistema ne tragga beneficio, mantenendolo in quello stato per addomesticarlo meglio. Perde la capacità di prendere le distanze, di ponderare la sua situazione e guardare la società in cui vive con un certo distacco, con l’occhio di un forestiero o di un nemico. Perde la capacità di essere un agente di pace e non di guerra. Finisce per lasciarsi arruolare in progetti che non sono mai stati suoi, magari autodistruttivi, ma ai quali si accoda per senso del dovere e sconfinata fiducia nella logica retrostante. È l’alienazione finale: non è più sé stesso, ma l’idea che qualcuno si è fatto di lui; è pronto per essere sacrificato, magari in una guerra tra golem.

Il Terrore

Chi ha paura di morire non si cura della sorte del prossimo, non si cura della pace. “E quando tornate a casa, date una sberla a vostro figlio e ditegli è la sberla del Ministro della Paura… guardatevi con sospetto, odiatevi, sparatevi…è straordinario…”. Questa è una battuta tratta da uno sketch del magnifico Antonio Albanese, ma rappresenta accuratamente la realtà. L’insicurezza induce alla regressione, la frustrazione all’aggressività, l’ansia all’autoritarismo, sino all’insorgere delle dittature che sanciscono quella che Fromm ha chiamato la fuga dalla libertà, che è anche una fuga dalla pace. L’ex agente dell’organizzazione clandestina Gladio, Vincenzo Vinciguerra, ha svelato sotto giuramento qual è la terza mossa della strategia volta all’annichilimento dell’empatia, ossia la disseminazione della paura di morire: “Si dovevano attaccare i civili, la gente, donne, bambini, persone innocenti, gente sconosciuta molto lontana da ogni disegno politico. La ragione era alquanto semplice: costringere … l’opinione pubblica a rivolgersi allo stato per chiedere maggiore sicurezza”. Lo scaltro Agente di Guerra sa che i golem operano al meglio solo se la parte “sana” della popolazione teme di morire e perciò si aggrappa ai golem per fare in modo che la loro estinzione non sia priva di significato.

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/25/della-paura-e-del-potere/#axzz1iZkF2V7T

La gente ha un’enorme paura della propria insignificanza, della propria fragilità e vulnerabilità. Troppe persone non vedono l’egocentrismo come un problema perché sono ossessionate dalla sopravvivenza personale, che rimane l’obiettivo primario della nostra componente animale. Abbiamo paura di morire ed il modo migliore di controllarci è attraverso il terrore (ed il senso di colpa). Tutti noi ci troviamo a lottare per conciliare la realtà della nostra mortalità fisica e la speranza (o fede) nell’immortalità dello spirito, in modo da riaffermare il significato della nostra esistenza in un universo apparentemente assurdo. I golem sono dei crudeli tiranni che produciamo per aprirci un varco di senso in un cosmo apparentemente indifferente alle vicende umane e soprattutto dall’oblio che segue il decesso di chi non ha lasciato un segno indelebile nella storia.

Un antropologo statunitense, Ernest Becker, ha esaminato questo secondo fattore, la paura dell’estinzione fisica e storica, ed è giunto alla conclusione che molte delle nostre azioni sono dettate dalla necessità di produrre un’interconnessione di significati e simbologie in grado di generare l’illusione della trascendenza della morte (Becker, 1982). Quindi non si tratta della semplice reazione di chi si sente fisicamente vulnerabile. Tutti noi vogliamo che la nostra esistenza abbia un senso, che conti qualcosa, che dia un contributo significativo ad un’entità durevole – la Chiesa, la Scienza, l’Etnia, la Società, la Razza, la Nazione o la Patria, la Comunità, la Cultura, l’Arte, la Rivoluzione, la Storia, l’Umanità, la Professione, ecc. – e la prospettiva della nostra morte rende quest’esigenza ancora più pressante. Scrivere un libro di successo può essere un buon modo di placare l’ansia esistenziale, ma in generale si opta per la fusione delle identità personali in miti collettivizzanti – progetti d’immortalità – che negano la morte: l’ossessione per l’estinzione della propria cultura ed identità di popolo coincide con l’ossessione per la propria morte e per la possibile mancanza di significato della propria esistenza e dell’ordine cosmico. Il culto per le celebrità rappresenta forse, inconsciamente, un mezzo per continuare a vivere fondendosi nel mito dell’eroe, sperando di acquisirne le proprietà magiche della permanenza ed invulnerabilità. Il problema è che questi progetti di immortalità sono indissociabili dall’affermazione di una verità assoluta che ci gonfia di un orgoglio narcisistico ed acritico e ci scherma da prospettive alternative, giudicate invariabilmente false, spingendoci ad attaccare i promotori di sistemi di immortalità diversi dai nostri. È la guerra.
Difendere l’umanità dai suoi detrattori

Come si contrastano le strategie empatocide? Come si possono tutelare delle oasi di pace negli anni a venire? Abbiamo una vera scelta? C’è sempre una scelta, anche se ci conforta l’illusione che sia tutto predeterminato o troppo più vasto e potente di noi per subire la nostra influenza. Innanzitutto è indispensabile astenersi dal dare ai loro corifei e paladini ciò che vogliono, ciò che pretendono, in special modo la nostra anima. La crudeltà, la tortura distruggono la coscienza/anima dei responsabili e feriscono quella delle vittime. Occorre mantenere le distanze, per quanto possibile. L’antropologo francese René Girard ci ricorda che non si deve mai scherzare col fuoco: “Hanno la violenza dalla loro, ma non possono esercitarla apertamente. L’importante è ottenere il libero consenso della vittima al suo supplizio – spezzare la resistenza di Giobbe, ma senza costrizione apparente – l’esigenza di una vittima consenziente caratterizza tanto il totalitarismo moderno quanto certe forme religiose e parareligiose del mondo primitivo”. Per questo è essenziale giovarsi della nostra conoscenza del fenomeno per auto-immunizzarci.

La ponerocrazia, il “governo dei malvagi” (dal greco ponēros, “malvagio, nocivo”), odia visceralmente la vita spirituale ed odia l’empatia, che è l’alimento della vita più elevata, quella spirituale. Dunque si può sconfiggere attraverso l’amore per l’umanità, la coscienza e la natura, l’integrità (la volontà di essere onesti con se stessi e con gli altri rispetto alle proprie motivazioni), l’indipendenza di giudizio, la forza di volontà, l’assertività e la libertà, l’immedesimazione nell’altro e non la proiezione della propria auto-percezione nell’altro. Si devono coltivare il senso di indignazione, di oltraggio, di risentimento di fronte ad infamie ed ingiustizie. Si deve ricercare la giustizia e tutelare il libero arbitrio. La volontà di seguire la voce della ragione, della conoscenza e della coscienza contro la voce delle passioni irrazionali è l’unica che ci permetta di approssimare la verità, la comprensione obiettiva della realtà e del proprio ruolo in essa. Bisogna cercare la verità sopra ogni altra cosa. La vigilanza, la circospezione e la curiosità, che portano alla conoscenza, sono la nostra miglior difesa, l’autocompiacimento il nostro tallone d’Achille.

La conoscenza ci protegge perché più si conosce, meno si ha paura, meno ci si angoscia e meno pericoli si corrono perché si capisce cosa sia necessario per proteggersi. La conoscenza è sconfinata, non ha limiti, dunque il suo valore è infinito.

La conoscenza ci fa capire che è nostro preciso dovere difenderci dai bulli, se non vogliamo che siano loro a determinare il futuro della nostra specie e della nostra civiltà:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/02/la-collera-dei-miti-sullimmoralita-di-pacifismo-e-nonviolenza/#axzz1iZkF2V7T

Cosa succede in Vaticano? Intrighi e “fumo di Satana”

a cura di Stefano Fait

Attraverso qualche fessura il fumo di Satana è entrato nella Chiesa

Paolo VI – 29 giugno del 1972

Caro Augias,

la Chiesa che dovrebbe essere trasparenza, semplicità e innocenza è diventata il luogo dei misteri. L’enigmatico annuncio cardinalizio della prossima morte del Papa, il trasferimento di monsignor Viganò “colpevole” di voler contrastare corruzione e torbide operazioni finanziarie. Del resto, Pio IX morì proprio la notte precedente la promulgazione dell’enciclica con la quale condannava le persecuzioni razziali di fascismo e nazismo. Rimane oscura la morte di papa Luciani che voleva riportare la Chiesa all’autenticità delle origini, facendo luce sulle attività dello Ior di Marcinkus. Borsellino, e non solo lui, sollevò dubbi sulla sua morte, dopo aver sentito il pentito Vincenzo Calcara. Noti sono gli eventi, lastricati di morti eccellenti, di cui furono protagonisti Marcinkus, Sindona e la P2. Inspiegata la scomparsa di Manuela Orlandi, cittadina vaticana, mentre dà scandalo la sepoltura in una basilica, fra santi e beati, del sanguinario boss della Magliana. Inspiegato il triplice omicidio delle due guardie svizzere e di una donna. C’è davvero un rapporto tra i vangeli delle beatitudini e questo covo di astuzie?

Ezio Pelino, lettera a Repubblica, 17 febbraio 2012

Risponde Augias:

…Il “fumo di Satana” di cui parlava Paolo VI sembra diventato invadente. Anche quando ci fu lo scandalo dei preti pedofili una diplomazia nota per la sua esperienza si lasciò andare a dichiarazioni discordanti e scomposte. Altrettanto sconcertanti i documenti che escono oggi. Lettere anonime contro il primo ministro Bertone, il trasferimento-allontanamento di un prelato che aveva denunciato scandali e ruberie, la diceria di un attentato al Papa. Padre Lombardi, portavoce, si ostina a dire che quest’ultima è solo una sciocchezza. Credo anch’io che lo sia. Il punto però non è nella credibilità della voce ma nel fatto in sé che la voce circoli, e che esca dalle “sacre mura”. Lì è il segno dello sconquasso. Una volta non era così. Quando si seppellì in una veneranda basilica il gangster De Pedis nessuno seppe, e ancora oggi nessuno sa, perché. Quando si consumò (4 maggio 1998) il triplice omicidio del comandante delle guardie svizzere, di sua moglie e del povero caporale Cédric Tornay, la versione data a caldo, chiaramente falsa, non ebbe smentita tanto che ancora oggi è la sola versione ufficiale di un crimine rimasto irrisolto e impunito. Quando si hanno precedenti di tale gravità non ci si può stupire se, degradandosi ulteriormente il tono generale, succeda quello che sta accadendo in questi giorni.

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