Le scelte dopo l’11 settembre francese

Cloud Atlas - Yoona-939

Cloud Atlas – Yoona-939

PARTE PRIMA (COMPLOTTISTA)

La titolazione del Corriere della Sera indica la nuova rotta dell’informazione e della geopolitica europea?

«Erano BIANCHI, erano giovani sui 25 anni». E ancora: «Sembravano soldati delle FORZE SPECIALI».
http://www.corriere.it/esteri/15_novembre_14/attentati-parigi-testimoni-terroristi-erano-bianchi-sparavano-come-soldati-forze-speciali-e184e4ee-8ab3-11e5-8726-be49d6f99914.shtml

Così presto?

Intanto, in Baviera (già schierata dall’altra parte): “L’ arrestato ha 51 anni e sarebbe originario del MONTENEGRO. Nella sua auto c’erano pistole, bombe a mano ed esplosivi e il suo COLLEGAMENTO CON GLI ATTENTATORI DI PARIGI è stato CONFERMATO ANCHE DAL PREMIER BAVARESE HORST SEEHOFER”.
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/attacco-parigi-arrestato-germania-sarebbe-collegato-agli-att-1194431.html

mmmh qui qualcuno ha fatto un grosso errore nei suoi calcoli e il boomerang colpirà prima del previsto e colpirà duro, anche indietro nel tempo, fino alle radici dell’abominio attuale:
– documento di identificazione “sbadatamente” perduto nel corso dell’assassinio di Kennedy;
– passaporto “miracolosamente” sopravvissuto intatto alla polverizzazione (letterale) di due aerei e delle Torri Gemelle;
– passaporto “accidentalmente” smarrito nella fuga dopo l’attentato a Charlie Hebdo;
– passaporto “sorprendentemente” spuntato fuori durante l’11 settembre parigino;

Sì, certo…

PARTE SECONDA (ANTROPOLOGIA POLITICA)

Osserviamo i segni dei tempi. Questo è un tempo apocalittico. Segni premonitori e letteratura, analisi dotte ed elevate (non ciarpame new age o ciarlatani pseudo-religiosi e millenaristi) colgono nel tempo presente segni catastrofistici che spianano la strada a una mentalità apocalittica, scriveva Gustavo Zagrebelsky nel magnifico “La felicità della democrazia: un dialogo” (2011).

Aveva visto giusto. Il 2012 ce lo siamo lasciato alle spalle e continuiamo a trovarci in un clima da fine dei tempi (con tanto di Armageddon siriano): ci sono i “credenti” (integrati) e i “non credenti” (scettici), l’apostasia, lo scontro di civiltà, la calunnia, l’empietà, l’abominio, la vanagloria, l’idolatria, la slealtà, l’edonismo più abbrutente, la brama di potere non meno sconfinata.

Vediamo intellettuali e politici occidentali che, interrogati rispetto alla crisi dei rifugiati, usano senza alcuna vergogna, scrupolo o inibizione espressioni come “campi di internamento”, “deportazione”, “soluzione definitiva”, “grande muraglia”.

Tuttavia l’idea che siamo impotenti di fronte a quel che sta accadendo e all’appassimento della democrazia è errata e autolesionistica.

Proprio quando l’oscurità sembra volerci inghiottire, la luce è più abbagliante.

Occorre porre l’accento sull’opportunità storica che questa crisi ci offre, un’opportunità di dimostrare un sussulto di dignità e di orgoglio, di ridare un senso più profondo e attuale alla parola “democrazia” e alla prassi democratica.

Il compito di una classe dirigente in una democrazia rappresentativa non è mai stato quello di porsi al servizio degli eccessi emotivi dell’elettorato, o di agitare quest’ultimo prima di usarlo demagogicamente.

Pertanto, dopo questo “11 settembre francese”, governati e governanti si trovano di fronte a una scelta epocale, da fine dei tempi.

Da una parte c’è l’evoluzione, dall’altra l’involuzione.

Il resto prosegue qui:

https://medium.com/@stefano_fait/le-scelte-dopo-l-11-settembre-francese-2c02b822d748

L’attacco a Charlie Hebdo – il bersaglio è la Francia

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“Come in tutti i ‘grandi casi’ (Kennedy, piazza Fontana, Palme, 11 settembre, morte di Osama bin Laden ecc), anche in questo di Parigi – scrive Giannuli – i conti non tornano e ci sono un sacco di cose da spiegare”. L’esperto di servizi segreti domanda, ad esempio, “come mai un obiettivo sensibile” come la redazione di Charlie Hebdo fosse “così debolmente protetto”. E, prosegue, “le armi, gli attentatori, dove se le sono procurate? Portate appresso dalla Siria? E i francesi – osserva – se le sono fatte passare sotto il naso?” Ma, soprattutto, “avete mai visto dei terroristi che vanno a fare un’azione portandosi appresso la carta di identità che, poi, dimenticano in auto?”.

E, ancora, quando mai si sono visti “terroristi che agiscono perdendo tanto tempo durante la fuga e dopo aver avuto ben due scontri a fuoco con auto della polizia: si attardano a dare il colpo di grazia ad un agente, raccattano scarpe, poi lasciano un guanto.” E come mai “non è scattato alcun blocco della zona? Nel pieno centro di Parigi, non devono essere state poche le auto della polizia in zona. E Parigi non ha un traffico scorrevolissimo”.

Aldo Giannuli

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/08/charlie-hebdo-giannuli-tesi-complotto-i-conti-non-tornano-perche/1323690/

L’ipotesi più credibile (pur sempre un’ ipotesi) ci sembra una terza: che la polizia ed i servizi siano caduti vittime di un colossale depistaggio (che è quello che fa pensare la strana faccenda della carta d’identità), anzi addirittura di una “intossicazione ambientale” partita sin da prima dell’attentato, per cui dopo si è infilata in un tunnel di errori. Risultato che si può ottenere  inquinando le fonti, producendo false prove, alimentando voci ecce cc. Ma questo, ovviamente, presuppone che non di una micro cellula si tratti, ma di una organizzazione capace di agire a livelli  professionali piuttosto alti.

Per ora direi che non si possa dire molto di più, ma già mi pare un quadro che, pur tenendosi lontano dal complottismo ideologico, consente una lettura che vada un po’ oltre le apparenze.

Aldo Giannuli
http://www.aldogiannuli.it/strage-di-parigi-complottismo/

 

ATTENZIONE: questo è tutto il mio contributo alla comprensione della faccenda.
Mi devo occupare d’altro e comunque compito di ciascuno è capire le cose con la propria testa, non con quella di un blogger.
Investigate per conto vostro e giungete alle vostre conclusioni, indipendentemente dalle mie, che POSSONO ESSERE SBAGLIATE.

*****
La mia impressione è che alla fine i fatti parleranno da soli e le incongruenze non potranno essere ignorate.
La NATO non vuole morire e continua a generare “minacce esistenziali all’Occidente” per giustificare la sua esistenza. Israele non ha alcuna intenzione di consentire la nascita di uno stato palestinese degno di questo nome.
La Francia, il più riottoso dei membri della NATO e uno dei più importanti sponsor del nascente stato palestinese, è il vero bersaglio, ma questa è una nazione troppo orgogliosa per farsi mettere i piedi in testa. Certi atti non saranno perdonati dall’establishment francese (anche quello italiano non ha perdonato, ma noi non siamo la Francia).
Ci saranno gole profonde, fughe di notizie, singolari prese di posizione, ecc. La Francia sotto attacco potrebbe unirsi e reagire come una nazione sovrana (es. dissoluzione della NATO nel giro di 2-3 anni al massimo?).
Se questo è un false flag sono stati commessi errori di calcolo madornali circa le probabili reazioni francesi e le conseguenze potrebbero essere fatali per lo status quo. Ci saranno altri attentati nel corso del 2015, con altri errori e imprecisioni ed intensificazione del risentimento tra gli europei (e il resto del mondo) nei confronti dell’odierno ordine globale.
*****
Il problema maggiore, per tanti, è quello di affrontare il giudizio altrui, trovandosi esposti e a volte anche soli, in una posizione sconveniente, spiacevole, anche dolorosa.
Però quel coraggio va trovato, amici, se vogliamo vivere da uomini liberi e donne libere.

Trovate la forza di dire agli altri quello che pensate, DOPO ESSERVI INFORMATI.
SAPERE AUDE!
http://it.wikipedia.org/wiki/Sapere_aude
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Il misterioso incontro a sorpresa tra Hollande e Putin (un faccia a faccia a Mosca, dove l’NSA non può sentire cosa si dicono)

http://www.lapresse.it/mondo/europa/ucraina-hollande-incontra-putin-all-aeroporto-di-mosca-1.624490

la recentissima apertura di Hollande (e Merkel) nei confronti della Russia

www.eunews.it/2015/01/06/russia-ue-pronta-considerare-stop-sanzioni-hollande-revocarle-ora/27851

Hollande: “Putin non ha alcuna intenzione di annettere l’Ucraina orientale, me l’ha detto lui”

http://www.bbc.com/news/world-europe-30679176

droni sorvolano le centrali nucleari francesi

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/mistero-volo-droni-centrali-nucleari-francia-72bc7ff7-2d35-429b-b9ae-2cd8d3df4ff0.html

“Il riconoscimento di uno Stato palestinese da parte della Francia sarebbe un grave errore” ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu

http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Esteri/Netanyahu-Francia-sbaglia-Palestina/23-11-2014/1-A_015191545.shtml

Il giorno dell’annuncio da parte di Ban Ki-moon che la Palestina entrerà a far parte della Corte penale internazionale (pessima notizia per Israele)

http://www.internazionale.it/ultimora/2015/01/07/la-palestina-entra-nella-corte

qualche giorno dopo il voto francese al consiglio di sicurezza dell’ONU per il ritorno di Israele ai confini del 1967, voto che ha provocato una furiosa risposta israeliana
http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Israel-to-call-in-French-envoy-to-protest-vote-in-UN-Security-Council-386268

In generale, da qualche tempo, la Francia ha assunto una posizione esplicitamente critica delle politiche israeliane
French-Jewish lawmaker warns against Palestine recognition
French MP invokes Munich 1938 in warning against Iran deal
‘Israel will attack Iran if you sign the deal, French MP told Fabius’

Of the Mossad, the Israeli intelligence service, the SAMS officers say: “Wildcard. Ruthless and cunning. Has capability to target U.S. forces and make it look like a Palestinian/Arab act.”

http://www.washingtontimes.com/news/2001/sep/10/20010910-025319-6906r/#ixzz3OJMpEuev
Finora 14 le moschee attaccate

Finora 14 le moschee attaccate

Una volta si chiamava STRATEGIA DELLA TENSIONE:

Francia, moschee sotto attacco: esplosione a Villefranche
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/francia_moschee_attacchi/notizie/1107995.shtml

Attacchi alle moschee, Svezia in allarme

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-01-03/attacchi-moschee-svezia-allarme-081519.shtml?uuid=ABCbSQYC

I precedenti storici (militanti di destra e sinistra manipolati, usati e poi “rimossi”)
http://www.globalresearch.ca/the-first-question-to-ask-after-any-terror-attack-was-it-a-false-flag/5423463

La stragrande maggioranza dei musulmani è ostile a ISIS-Al Qaeda. Non ci può essere uno scontro di civiltà

La stragrande maggioranza dei musulmani è ostile a ISIS-Al Qaeda. Non ci può essere uno scontro di civiltà

DIVIDE ET IMPERA
Negli USA: i neri vanno messi contro i bianchi (Ferguson)
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2014/12/04/putin-lo-spartaco-degli-afroamericani-afromaidan-e-la-futura-imposizione-della-legge-marziale/
In Europa: i non-musulmani vanno messi contro i musulmani.
Qualunque sia la matrice dell’attacco (islamista o in stile-Gladio),
https://wikispooks.com/wiki/Operation_Gladio/B
l’uso che ne sarà fatto sarà quello di seminare zizzania, dividere la popolazione, spaventarla, farla infuriare e prepararla a qualche escalation bellica (una “bella” guerra mondiale è quel che serve se c’è da coprire e riassorbire l’ennesima giga-bolla speculativa).

Combattete le idee, non le persone!
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/11/09/casapound-alba-dorata-breivik-combattiamo-le-idee-non-le-persone/

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Eccellente analisi dell’operazione: questa è gente che fa questo “mestiere” da anni, con naturalezza (e però commette degli errori da principiante, quasi “voluti”).

attraversare Parigi senza restare imbottigliati con la polizia alle calcagna: magia?

– terroristi molto ben addestrati e con armi pesanti (lanciagranate!) parlano un francese perfetto. Un testimone dichiara di aver pensato che fossero specialisti dell’élite anti-terrorismo francese: “The witness, who refused to allow his name to be used because he feared for his safety, said the attackers were so methodical he first mistook them for France’s elite anti-terrorism forces. Then they fired on the officer”
http://www.cbc.ca/news/world/charlie-hebdo-paris-shooting-man-linked-to-attacks-turns-himself-in-1.2892151

– dichiarano di essere affiliati ad Al Qaeda e si scopre che erano in Siria, erano sorvegliati speciali, uno era stato condannato a 3 anni di carcere per terrorismo, ma sono riusciti ad arrivare a Parigi, armarsi e compiere l’operazione, in tutta tranquillità;

– sanno che quello è il giorno in cui si tengono le riunioni redazionali;

– però sbagliano il numero civico e vengono reindirizzati: https://twitter.com/soren_seelow/status/552798602440228864;

– chiamano le vittime con il loro nome proprio e completano l’operazione in 5 minuti, freddamente, senza mostrare alcun trasporto emotivo, come sarebbe invece da attendersi da dei fondamentalisti vendicativi;

– perché non appiccano il fuoco alla redazione o la fanno esplodere? Perché lasciano intatte le copie di C.H. che in teoria erano uno dei loro obiettivi chiave?

– dopo una fuga rocambolesca, inseguiti da decine di auto della polizia, NEL TRAFFICO PARIGINO, riescono a far perdere le tracce, però si dimenticano ACCIDENTALMENTE dei documenti di identificazione (che notoriamente qualunque terrorista perfettamente addestrato si porta dietro e mette in qualche ampio tascone in modo da poterlo smarrire al momento del cambio dell’auto e farsi beccare). Lasciano in giro una carta d’identità e anche la patente di guida
http://www.leparisien.fr/charlie-hebdo/attentat-a-charlie-hebdo-sept-proches-des-deux-suspects-en-garde-a-vue-08-01-2015-4428611.php

N.B. i passaporti dei terroristi dell’11 settembre riuscirono a sopravvivere alla distruzione degli aerei e delle Torri Gemelle che polverizzò le scatole nere:
http://www.rainews.it/it/news.php?newsid=13305
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/22/perche-una-maggioranza-di-persone-nel-mondo-non-crede-alla-versione-ufficiale-dell11-settembre/

– i due fratelli erano sorvegliati dalla polizia francese per via della loro adesione al movimento jihadista, e però riescono a orchestrare quest’operazione così sofisticata;
– il terzo sospettato, Hamyd Mourad, che sarebbe stato l’autista, si è consegnato alla polizia dichiarando di poter dimostrare che era al college e non poteva essere contemporaneamente con gli altri due (ma perché inventarsi un terzo complice visto che erano in due?). I suoi compagni di classe lo difendono e confermano la sua versione dei fatti
http://www.middleeasteye.net/fr/node/20341
Questo è uno degli anelli più deboli della catena: la cosa non sta in piedi e Mourad sarà lasciato andare
– ucciso anche un economista fortemente critico del sistema bancario

http://www.internazionale.it/notizie/2015/01/07/tra-le-vittime-anche-lo-scrittore-ed-economista-bernard-maris
10922832_10205872669006644_1764137042303109619_nPaolo Franceschetti: Fantastico. A poche ore dalla strage hanno già ritrovato la carta di identità di uno degli attentatori (come nell’11 settembre) e identificato tutti e tre gli uomini.
Quindi abbiamo dei geni del crimine, che vestendo come uomini dei corpi speciali e armati riescono però a passare inosservati e ad entrare nella sede del giornale evitando la polizia che era fuori, uccidono diverse persone e poi scappano su un auto. Una sorta di rambo che però, guarda caso, dimenticano proprio la carta di identità. Eh va bè nessuno è perfetto. A chi non è capitato di perdere la carta di identità? Ricordo che pure l’Uomo Ragno una volta si dimenticò di caricare lo spararagnatele, quindi non ci trovo nulla di strano.
E poi dicono che la polizia non indaga mai e non scopre mai un cazzo. Guarda qui. Caso risolto in poche ore. Finalmente il cittadino può sentirsi al sicuro con simili protezioni.
Inoltre è assolutamente normale che la carta di identità venga divulgata in tutte le salse da tutti i media. E’ normale no? Appena l’efficiente superpoliziotto trova la carta di identità la prima cosa che fa qual è? Darla a un giornalista, mica a un magistrato. Perchè anche la corretta informazione è importante. E che cazzo!
Per favore, non si dica più che la polizia è inefficiente, e che i giornali e le tv disinformano!!! Basta con questo complottismo da strapazzo.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10205872669006644&set=a.1027580940543.2005663.1555907506&type=1&permPage=1

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Satira?  Dovevano imparare dal Vernacoliere.

Una civiltà matura è una civiltà che apprezza il tatto, la sensibilità, la mitezza, la comprensione, il dialogo. Benché un diritto a non sentirsi offeso sia un’assurdità logica e morale si può fare satira anche senza usare sempre il randello.
Richiede maggiore creatività, fantasia, sforzo, ma questa non dovrebbe essere una ragione sufficiente per desistere, se uno è un artista.

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Omosessualità, islam ed europa

 

Ho notato una certa ritrosia da parte di molti blogger eterosessuali ad occuparsi di questioni relative ai diritti dei loro fratelli omosessuali (fratelli nell’umanità). Io stesso non mi sono degnato di farmi sfiorare dall’idea di farlo. Tempo di cambiare, tempo di comportarsi da fratello e non da estraneo.

Articolo di Gaelle Roux tratto dal sito France24 del 30 marzo 2012, liberamente tradotto da Marco Galvagno.

“Ludovic Mohammed Zahed, il primo musulmano francese a essersi sposato religiosamente con un uomo, ha appena pubblicato “Le Coran et la Chair” (Il Corano e la carne). Racconta il suo percorso difficile e ci rivela un’audace interpretazione del Corano.

“Oggi sono convinto che se il profeta Maometto fosse vivo unirebbe in matrimonio coppie di omosessuali“.

L’autore di queste righe, Ludovic Mohammed Zahed, è un fervente musulmano, fine conoscitore del Corano, omosessuale e sposato dalla fine di febbraio con la benedizione di un imam francese a Quiya, un sudafricano, anche lui musulmano.

Nella sua opera “Le coran et la chair”, edizione Max Milo, uscito (ndr in Francia) il ventinove marzo (2012) in libreria, ci fornisce una testimonianza  straziante sul percorso  difficile di un omosessuale musulmano, pieno di dubbi ed umiliazioni.

“L’omosessualità […] non è una scelta e bisognerebbe essere matti per scegliere d’essere omosessuali quando si proviene dall’ambiente socio-culturale dal quale vengo”, scrive. Intellettuale brillante, scrittore dotato e militante intrepido, Ludovic Mohammed ha fatto dell’islam e dell’omosessualità, la propria ragione di vita, grazie alla sua associazione d’aiuto e difesa degli omosessuali musulmani, HM2F (Homosexuels musulmans de France), ma anche attraverso le sue ricerche universitarie. Il giovane che studia antropologia e psicologia nella prestigiosa École des hautes études en sciences sociales (EHESS) e sta preparando da diversi anni una tesi di dottorato appunto su islam e omosessualità.

Bastonate per imparare a essere un uomo

Nato in Algeria, nel 1977, Ludovic Mohammed è il secondo di tre fratelli. All’età di 3 anni i suoi genitori lasciano l’Algeria per trasferirsi nella regione parigina. La famiglia tornerà nel proprio paese solo l’estate durante le vacanze e durante la difficile situazione algerina degli anni 90.

Ludovic Mohammed è un bambino timido ed effeminato. “Ero una via di mezzo: un po’ bambino un po’ bambina”, si rende conto, a otto anni. Ma suo padre, una canaglia maschilista, e suo fratello non ci sentono da questo lato… Ho passato la mia infanzia con un padre che mi diceva che ero solo una femminuccia, una bambinetta, un piagnucolone. Per insegnarli a essere un uomo il fratello maggiore lo picchia di santa ragione fino a spaccargli il naso. Aveva  vergogna di avere un fratello malato.

In cerca  della propria identità

L’adolescente s’immerge nella religione, preso a carico da un gruppo di salafiti, impara a memoria in arabo una parte del Corano, prega cinque volte al giorno, osserva scrupolosamente gli insegnamenti dei maestri.

Ma anche là i suoi modi considerati troppo effeminati finiscono  con il disturbare “i fratelli” che lo emarginano dalla comunità. Siamo nel 1995, l’ Algeria s’impantana nella guerra civile. Il 30 gennaio un camion pieno d’esplosivi devasta il centro d’Algeri. Quarantadue persone perdono la vita. L’attentato è rivendicato dal gruppo salafita GIA.

Deserto spirituale

Quel giorno mi sono sentito sconvolto al solo pensiero che quella gente aveva anche solo una qualche vaga parentela con me. L’attentato e l’esclusione dal gruppo dei salafiti algerini segnano l’inizio di un lunghissimo deserto spirituale. Quindici anni durante i quali rifiuterà violentemente l’islam.
A ventun anni confessa alla famiglia di essere omosessuale. Sua madre é inconsolabile per vari mesi, ma suo padre, proprio lui che per anni, non rivolgeva nemmeno la parola a quel figlio ritenuto poco virile, risponde: “é così, capisco, bisogna accettare”, una mano tesa, alla fine benevola. A quell’epoca Ludovic Mohammed è sieropositivo da due anni.

Nonostante la rottura con i salafiti, la sete di spiritualità gli cova dentro. Il giovane per un breve periodo si avvicina al buddismo. “Mi sono reso conto che l’omofobia e la misoginia sono presenti ovunque” aggiunge con lo sguardo fisso dietro gli occhiali rotondi. A poco a poco l’islam prende di nuovo piede in lui.

“Ho ricominciato a poco a poco a pregare e poi sono andato per la prima volta a fare il pellegrinaggio alla Mecca, alle fonti dell’Islam per riappropriarmi della mia religione. Ho riscoperto una pace interiore che avevo perso dall’infanzia”. Dopo essere tornato in Francia fonda l’associazione “Les Enfants du sida” per la quale viaggia in tutto il mondo per un anno.

“Mi sono reso conto d’essere una persona buona, asserisce oggi. Ho capito anche che potevo essere omosessuale e praticare la mia religione”. Fonda allora una seconda associazione Hm2F (omosessuali musulmani francesi).

L’etica islamica attuale condanna questo orientamento sessuale, ma in effetti niente nel Corano lo vieta. Del resto nel corso dei secoli i musulmani non concepivano l’omosessualità come abominio, come vizio assoluto come invece fanno ora.

 La pace

Sul tema islam e omosessualità Ludovic Mohammed è inesauribile: “L’omosessualità non ha niente contro natura, secondo una certa rappresentazione dell’islam, al contrario […]”, scrive così nel Coran et la chair. H2Mf lo porta a viaggiare soprattutto in Sud Africa dove partecipa a una conferenza organizzata da un’associazione simile alla sua, fondata da un ex imam, che scoprendosi omosessuale, ha divorziato e si è consacrato all’organizzazione.
Ludovic ha incontrato Quiyammuden. Si sono sposati civilmente nel giugno 2011, il matrimonio legale in Sud Africa non è riconosciuto in Francia, poi nell’ottobre dello stesso anno, si trasferiscono alla periferia di Parigi. E li che il 18 febbraio celebrano religiosamente la loro unione, la prima in Francia.
Nonostante le lungaggini amministrative per ottenere i documenti per Quiyamuden, nonostante le email e le minacce telefoniche dopo che ha deciso di vivere alla luce del sole islam e l’omosessualità, Ludovic Mohammed ha infine trovato pace.

“Sono pacificato” afferma con un lieve sorriso disegnato sulle labbra. “Potrei andarmene domani, alla fine sono sereno”.

Testo originale: Concilier islam et homosexualité. Le combat de Ludovic Mohammed Zahed

http://www.gionata.org/index.php?option=com_content&view=article&id=3885:conciliare-islam-e-omosessualita-la-battaglia-di-ludovic-mohammed-zahed&catid=28&Itemid=100517

 

L’esecutivo francese ha approvato un progetto di legge per consentire il matrimonio omosessuale e permettere l’adozione alle coppie gay. L’organizzazione Calem , prima associazione europea che difende i diritti degli omosessuali di fede islamica, ha fatto molte pressioni per ottenere questa controversa norma. Un impegno che nasce dalla storia personale di Ludovic Mohamed Zahed, fondatore di questo gruppo. Questo ragazzo francese di origine algerina si è sposato con il suo compagno qualche anno fa in Sudafrica, ha celebrato la sua unione in Francia, alla presenza di un Imam, e aspetta di poter riconoscere le nozze anche nel suo Paese.

È stato difficile accettare la tua omosessualità?

All’ inizio non è stato facile. L’Islam mi è sempre interessato molto, sia perché fa parte della mia identità, sia perché è la mia guida morale e spirituale. Sono cresciuto in una famiglia musulmana non particolarmente praticante e mi sono avvicinato alla religione per una scelta personale. Durante la mia adolescenza, frequentavo la moschea e studiavo il Corano per memorizzarlo. A diciotto anni, quando ho scoperto di essere omosessuale, mi sono iniziato a domandare perché la mia religione, che avevo sempre considerato universale ed ecumenica, escludesse alcune persone a causa dell’orientamento sessuale. Quando mi sono trasferito in Francia, ho vissuto da omosessuale per un certo periodo, senza praticare la mia religione, ma non ero felice.

Questa sofferenza ha cambiato la tua opinione sull’Islam?

Ho imparato a distinguere tra religione e tradizione. Avevo appreso l’Islam in un ambiente conservatore e questo mi aveva allontanato dalla fede, perché mi sentivo escluso dalla comunità. Ho perciò cercato di ritrovare la mia spiritualità in un’altra filosofia di vita e ho fatto un pellegrinaggio in Tibet per approfondire la mia conoscenza del Buddismo. Tuttavia, anche in quel contesto, ho scoperto che c’erano delle idee e degli atteggiamenti omofobi e misogini. Ad esempio, alcuni monaci mi hanno detto che le persone, quando non hanno un “buon karma”, si reincarnano in un corpo femminile. Così sono tornato in Francia e ho ricominciato ad approfondire la mia conoscenza dell’Islam.

Come hai fatto a convincerti che non c’è contraddizione tra omosessualità e Islam?

Ho conosciuto alcuni membri dell’organizzazione “David and Jonathan”, un gruppo che difende i diritti degli omosessuali cristiani, e ho capito che dovevo studiare meglio la mia religione. Ho letto molto sulla storia dell’Islam, in particolare alcuni libri che trattano della presenza di omosessuali nel periodo di Maometto. Alcuni di loro partecipavano alla vita di diverse famiglie e il loro orientamento sessuale era, a volte, tollerato o accettato. Secondo alcune interpretazioni di un Hadith di Abu Dawood (libro 32, 4095), lo stesso Profeta avrebbe ammesso un “mukhannath” (effemminato o eunuco) alla presenza delle sue mogli per un certo periodo. Nel 2010 ho fondato l’organizzazione per i diritti dei musulmani omosessuali Calem. Ora prego cinque volte al giorno e studio il Corano. Recentemente ho fatto un pellegrinaggio alla Mecca.

Che tipo di discriminazioni subiscono i ragazzi omosessuali che aiutate in Francia?

Ci sono delle differenze tra gli omosessuali islamici che ho conosciuto in Algeria e in Francia. Nel Paese africano molti si nascondono, in Europa è più facile parlare. Tuttavia esistono delle discriminazioni anche in Francia. Una ricerca IFOP ha evidenziato che più del 75% dei musulmani francesi considera l’omosessualità un tabù. I musulmani più giovani sono invece più aperti e soltanto il 29% condivide questa opinione. In generale, molti dei problemi vengono dalla famiglia. La nostra sfida più importante è convincere i genitori che non c’è nulla di male ad avere un figlio omosessuale.

Che valore ha avuto per te il matrimonio?

Nella tradizione islamica, il matrimonio è un contratto, una testimonianza di fedeltà di fronte alla comunità, non un sacramento. Per me e mio marito è stata una festa ed una promessa pubblica di amore. Ovviamente, per noi il matrimonio ha anche un valore religioso e perciò abbiamo voluto la presenza di un Imam alla cerimonia. Inoltre volevamo dare un segnale a tanti altri musulmani che sono discriminati a causa del loro orientamento sessuale e dimostrare che si può essere gay e praticare la propria fede.

http://mondo.panorama.it/tra-istanbul-e-il-cairo/matrimonio-gay-Imam-Ludovic-Mohamed-Zahed

Cos’è successo a Tolosa?

di Stefano Fait

Ciò che distingue la presidenza di Nicolas Sarkozy da quelle che l’hanno preceduta, al di là di una comune personalizzazione del potere propria alla V Repubblica, è di non avere alcun senso del limite, degli impedimenti e degli ostacoli che tutte le democrazia autentiche, vive e coscienti impongono al potere esecutivo. Non solo, questo presidente arriva perfino a vantarsi, in nome della “rottura” promessa e dell’attesa di efficacia che ha creato intorno alla sua persona, di non voler neppure prendere in considerazione tutto ciò che lo può bloccare, frenare o rallentare. Per lui, il movimento e l’azione, a qualunque prezzo, per tutti gli altri, l’immobilismo e la conservazione. Così facendo, questa presidenza ci ha abituato a un pensiero antidemocratico, ed è questo il “colpo di Stato” che ha realizzato: inquietante per l’immediato e pericoloso per l’avvenire.

Edwy Plenel, decano del giornalismo francese (cit. Guido Caldiron, “I fantasmi della République”, pp. 9-10)

Preferirei essere un monaco carmelitano che continuare a fare politica, se dovessi perdere.

Nicholas Sarkozy, 24 gennaio 2012

Sarkozy ha paura di perdere le elezioni, perché perderebbe l’immunità presidenziale.

Manuel Valls, responsabile della comunicazione della campagna elettorale di François Hollande

L’unica possibilità per Sarkozy di vincere queste elezioni è un evento esogeno nel paese, un evento internazionale, eccezionale o traumatico. Solo un cataclisma in grado di unire i Francesi attorno al presidente può offrire a Sarkozy una possibilità di rielezione.

Christophe Barbier, direttore dell’Express, “C dans l’air”, France5, 12 marzo 2012 [il video è stato successivamente rimosso]

Da ora in poi chiunque consulterà in maniera abituale dei siti internet che fanno apologia del terrorismo, o che fanno appello all’odio e alla violenza, sarà punito penalmente. Chiunque si rechi all’estero per seguire attività di indottrinamento a delle ideologie che portano al terrorismo sarà punito penalmente. La diffusione e l’apologia di ideologie estremiste saranno punite con gli tessi termini del codice penale che sono ora rivolti alla lotta antiterrorismo.

Nicholas Sarkozy, 22 marzo 2012

Non era violento. Non riesco a trovare un legame tra il ragazzo che conoscevo e quello che ha commesso questi attentati. È certamente cambiato nella sua testa, nelle sue convinzioni.

Christian Etelin, l’avvocato di Merah

Le analisi si sprecano riguardo alle tragiche vicende tolosane, all’antisemitismo, al multiculturalismo, alla missione civilizzatrice della Francia repubblicana, al ruolo di “Stabilizzatore Straordinario” di un Sarkozy che, fino al momento dell’attacco alla scuola ebraica di Tolosa, arrancava nei sondaggi, mentre ora è in testa.

Mohamed Merah, il responsabile della strage alla scuola ebraica, 23 anni, ha effettuato il suo primo attacco l’11 marzo, uccidendo un paracadutista francese, Imad Ibn-Ziaten, musulmano francese. Il 15 marzo è stata la volta di altri due soldati, Abel Chennouf e Mohamed Legouad. Un altro soldato è rimasto gravemente ferito. In questi attacchi Merah ha usato uno scooter rubato alla prima vittima. La polizia ha cominciato a stringere il cerchio attorno a lui quando si è fermato da un meccanico – pur essendo lui stesso un meccanico! – per farsi togliere un GPS-antifurto dal motorino rubato.

La mattina del 21 marzo 2012, Merah telefona al canale televisivo France 24 e informa un giornalista di aver filmato gli omicidi e che ha intenzione di metterli su internet [non mi risulta che questa registrazione sia stata resa pubblica].

Lo stesso giorno, “una bomba artigianale è esplosa davanti all’ambasciata dell’Indonesia, in un quartiere chic della capitale francese, senza causare feriti, ma danni ingenti. Testimoni hanno visto tre uomini lasciare un pacco vicino all’ambasciata”:

http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2012/03/21/APIE1q8B-bomba_indonesiana_ambasciata.shtml#axzz1pvz7Og4i

La polizia francese cerca di arrestarlo nel suo appartamento. Merah spara attraverso la porta e ferisce tre poliziotti. I rapporti di polizia indicheranno che Merah era armato con un AK-47, un Uzi, diverse pistole e forse (?) delle granate [le granate c’erano o non c’erano?]. Altre armi sono state trovate in una Renault Megane che aveva noleggiato.

La polizia fa esplodere della cariche per metterlo sotto pressione. Il portavoce degli Interni Pierre-Henry Brandet spiega che il terrorista ha cambiato idea e non intende più arrendersi [gas invece di cariche esplosive? Non sarebbe stato meglio, visto che non aveva ostaggi?]. L’irruzione del 22 marzo nell’appartamento dove è asserragliato Merah causa l’ulteriore ferimento di due poliziotti. L’autoproclamato jihadista si lancia dalla finestra. Viene ucciso con un colpo alla testa da un cecchino.

Merah, nonostante la giovane età e pur essendo uno jihadista dichiarato, ha viaggiato molto, è stato arrestato molte volte in diversi paesi con legami con il terrorismo. È persino andato in Israele, nazione che odiava, pur essendo stato inserito in una lista nera. Centinaia di sospettati di jihadismo sono stati trasferiti a Guantanamo o sono stati “smarriti” nella rete di prigioni segrete della Guerra al Terrore. Lui, che non ha mai nascosto le sue inclinazioni, ha potuto proseguire con le sue attività.

La Reuters ha intervistato il direttore della prigione afghana di Sarposa, nei pressi di Kandahar, che afferma che Merah era stato detenuto lì fino al 13 giugno del 2008, giorno in cui ci fu un’evasione di massa. L’avvocato di Merah ha smentito: tra il dicembre del 2007 ed il settembre del 2009 era in prigione in Francia, per rapina a mano armata. Caso di omonimia?

Quel che è certo è che è un giovane scapestrato: ruba, minaccia, picchia e guida senza patente; per esempio, lo scooter Yamaha T-Max, quello del massacro alla scuola ebraica.

La sua famiglia non sa come controllarlo, lo abbandona al suo destino. Si reca in Afghanistan nel 2010, dopo aver minacciato i suoi vicini in Francia con una spada, urlando “Allah Aqbar”. Denunciato almeno tre volte per questo comportamento, la polizia non prende provvedimenti contro di lui. Quando Claude Guéant, il ministro degli Interni francese, lo definisce “calmo e posato” dice una fesseria sbalorditiva ed irresponsabile. Chi lo conosce lo descrive come un fondamentalista islamico, ossessionato dalla jihad, che tiene in casa scimitarre appese al muro ed un gigantesco Corano, che ascolta canti che incitano alla violenza, che guarda raccapriccianti video di Al-Qaeda in cui si uccidono e sgozzano uomini e donne:

http://www.letelegramme.com/ig/generales/france-monde/france/en-treillis-avec-un-sabre-hurlant-allah-akbar-22-03-2012-1641019.php

http://www.letelegramme.com/ig/generales/france-monde/france/de-la-delinquance-a-la-derive-radicale-22-03-2012-1641011.php

Sono i video del kamikaze che, due giorni prima dell’11 settembre 2001, uccise il grande Massoud, uno dei combattenti per la libertà più democratici e raffinati che si possano immaginare, specialmente per gli standard di quella regione:

http://it.wikipedia.org/wiki/Ahmad_Shah_Massoud

Video diffusi da un sito gestito da qualcuno che non scrive in arabo e che serve a reclutare jihadisti.

È noto – perché non l’hanno mai nascosto – che qualche decennio fa la CIA usava le stesse strategie (video, canti, predicatori) per reclutare mujaheddin da usare per trasformare l’Aghanistan nel Vietnam russo. Non lo faceva solo in Asia:

http://www.statecraft.org/index.html

Anche Merah si definisce un mujaheddin in missione per spazzare via dalla faccia della terra quelli che uccidono i musulmani [dunque anche se stesso, visto che ha ucciso tre soldati musulmani] ed è violento, fuori controllo:

http://www.letelegramme.com/ig/generales/france-monde/france/mohamed-merah-delinquant-toulousain-recale-par-l-armee-et-devenu-moudjahid-21-03-2012-1640728.php

Suo fratello è già piombato nel vortice salafista [sono i salafisti che hanno ucciso Vittorio Arrigoni e che hanno scatenato il caos in Siria:

http://www.informarexresistere.fr/2012/02/15/le-singolari-antipatie-di-al-qaeda/#axzz1pkJAZiL8

Ed è possibile, secondo Gilles Kepel,  che sia stato lui a fargli il lavaggio del cervello [l’intervista a Kepel è senza audio, si attende che sia ripristinato, se mai lo sarà].

Nonostante tutti questi precedenti, Merah ottiene senza problemi un visto per il Pachistan. Viene brevemente arrestato dai servizi di sicurezza afghani a Kandahar, a novembre del 2010, e poi liberato, dopo aver avvertito l’ambasciata francese a Kabul:

http://www.slate.fr/france/51909/tuerie-suspect-arrete-afghanistan

http://www.slate.fr/france/51941/mohammed-merah-toulouse

Anche in Pachistan viene segnalato alle autorità francesi per il suo comportamento violento. È quindi impossibile che Guéant sia in buona fede quando lo descrive come “calmo e posato”. Guéant mente oppure è un totale incompetente.

L’esperienza afghano-pachistan di Merah è fallimentare (se ne torna con l’epatite).

La ripete comunque due volte, sempre senza trovare ostacoli alla partenza o all’arrivo, pur essendo stato schedato in una no-fly list dall’FBI:

http://abcnews.go.com/Blotter/french-school-shooter-us-fly-list/story?id=15981115#.T2uZkfWrQ4c

Si reca in Israele ed in diversi paesi medio-orientali, senza mai essere fermato:

http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/report-suspect-in-french-jewish-school-shooting-visited-israel-1.420249

Sono gli Americani ad espellerlo dall’Afghanistan. Perciò anche gli Americani sapevano bene chi era Merah. È improbabile che non abbiano informato a loro volta i Francesi su chi stavano rimpatriando.

I funzionari del ministero degli Interni francese erano perciò stati informati da Afghani, Pachistani ed Americani e non possono fingere di essere stati presi in contropiede.

Merah, incredibilmente, aveva anche deciso di arruolarsi nella Legione Straniera (!!!!!):

http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=46666&sez=HOME_NELMONDO&npl=&desc_sez=

“Nel 2010 aveva anche provato ad entrare nelle Legione Straniera, presentandosi nella notte in un centro di Tolosa dove però, di spontanea volontà, se ne sarebbe andato senza partecipare ai duri test di valutazione. L’uomo da tempo era noto al Dcri, l’intelligence francese, perchè segnalato dai servizi segreti pakistani. Anche il fratello che è stato arrestato all’alba e nella cui auto è stato rinvenuto dell’esplosivo si è dichiarato jihadista salafita.

http://blog.panorama.it/mondo/2012/03/21/chi-e-mohammed-marah-il-killer-di-tolosa-il-ritratto/

La BBC suggerisce che questa vicenda apporterà consistenti vantaggi elettorali a Sarkozy

www.bbc.co.uk/news/world-europe-17460652

ALCUNI INTERROGATIVI

Merah è sempre stato violento o lo è diventato?

Poteva essere fermato?

http://www.lettera43.it/attualita/44472/tolosa-la-strage-poteva-essere-evitata.htm

Poteva essere preso vivo (Sarkozy aveva dichiarato di volerlo vivo)?

http://www.lettera43.it/cronaca/44597/tolosa-la-polizia-ha-fallito.htm

La Francia è al centro di una strategia della tensione?

http://it.wikipedia.org/wiki/Strategia_della_tensione

Quali rapporti intrattiene il governo francese con gli jihadisti?

http://blog.panorama.it/mondo/2011/09/05/jihadisti-in-libia-per-loro-garantisce-sarkozy/

Israele sta cercando di “convincere” gli Ebrei europei – la Francia è al terzo posto nel mondo, dopo Israele e Stati Uniti, per numero di Ebrei residenti – a trasferirsi in Israele, “al sicuro”, come già fece con gli Ebrei sefarditi che vivevano pacificamente nei paesi arabi al momento della fondazione di Israele?

http://www.gilad.co.uk/writings/is-it-an-israeli-false-flag-again.html#entry15547959

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=4504

“Se noi ebrei vogliamo esistere ed essere forti, dobbiamo capire che c’è uno Stato ebreo di cui Gerusalemme è la capitale”. “I nostri figli nel mondo intero dovrebbero sentirsi toccati, e diventare soldati in Israele, all’età richiesta e quando la necessità si fa sentire”.  “Tutti gli ebrei dovrebbero conoscere le stesse paure e le stesse speranze per i loro bambini”.  “Gli ebrei possono non condividere la politica israeliana a condizione che si considerino come israeliani”.  “Senza dubbio la maggioranza degli ebrei non ha voglia di abbandonare la propria posizione sociale, acquisita nella Diaspora, e di rinunciare al proprio lavoro, ma devono capire che non hanno più scelta. Hanno un paese che appartiene loro, e se lo desiderano possono acquisire la doppia nazionalità. Se un ebreo vuol veramente diventare un ebreo autentico, deve diventare israeliano”. “I nostri nemici e i nostri detrattori ci rispetterebbero di più, se fossimo uniti nel credere che israeliani ed ebrei sono la stessa cosa”. “In quanto popolo monoteista più antico meritiamo rispetto”. “In Israele c’è uno stato ebraico basato su principi ebraici. Essere ebrei in Israele non significa essere una minoranza in un paese sicuro, ma appartenere ad una maggioranza che affronta delle responsabilità e dei pericoli”. “Non bisogna dimenticare che gli ebrei sono un popolo del deserto, che Abramo ha lasciato il suo focolare per partire nel deserto. Allora perché non torneremo alle nostre radici e alle nostre origini?”. “Dovremmo essere molto fieri, d’avere un paese nostro, e dunque dovremmo sostenerlo e restare uniti”. “Dio ci benedica”.

Alain Elkann, “Gli ebrei diventino tutti cittadini di Israele”, La Stampa 10 giugno 2010.

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