Breivik, o dell’irrefrenabile bisogno di semplificare la realtà

piantina a cura di Mario Giuliano

Da tre a cinque terroristi con pistole e fucili. Potrebbero esserci anche degli esplosivi sull’isola”. Così gli agenti di polizia di Nordre Buskerud e i capi delle squadre d’emergenza descrivevano la situazione mentre si dirigevano verso Utoya il 22 luglio. Ora si è scoperto che la polizia forniva ancora questa interpretazione della situazione non solo mentre si recava ad Utoya, ma anche parecchio tempo dopo che Anders Behring Breivik era stato arrestato.

http://it.paperblog.com/i-testimoni-breivik-non-agi-da-solo-547838/

Così riporta un articolo del Guardian: Anders Breivik si è detto sorpreso di non essere stato ucciso o comunque fermato dopo l’esplosione dell’automezzo nel centro di Oslo. Si aspettava di essere ucciso lungo il tragitto che l’avrebbe portato a Utoya, per compiere la strage

http://it.paperblog.com/breivik-sorpreso-di-non-essere-stato-ucciso-prima-della-strage-di-utoya-oslo-503686/

Nel terzo giorno del processo che lo vede imputato per le stragi di Oslo e Utoya, Anders Breivik si e’ rifiutato di fare i nomi di eventuali complici. Non voglio fornire informazioni che potrebbero portare all’arresto di altri“, ha affermato l’estremista di destra, che e’ apparso piu’ nervoso e ostile di ieri. Nel suo manifesto di 1.500 pagine, diffuso il giorno delle stragi, il 33enne aveva scritto di aver fondato l’ordine dei Cavalieri Templari a Londra nel 2002 insieme ad altre tre persone. Nomi a cui la polizia norvegese non e’ mai riuscita ad arrivare.
http://it.paperblog.com/breivik-non-faro-mai-i-nomi-dei-miei-complici-1038303/

Ma facciamo pure finta che sia tutto a posto, tutto chiaro, tutto concluso (non che l’ignoranza possa servire a salvare qualcuno di noi e dei nostri cari, anzi):
http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/breivik-pensavo-fosse-amore-patrio.html

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