Alto Adige, Baviera, Catalogna, Veneto, Parco della Vittoria, Viale dei Giardini – il Vaso di Pandora dei separatismi

Le qualifiche necessarie per sedere al tavolo globale e attrarre soluzioni globali finiranno progressivamente per coincidere non più con i confini politici che separano artificiosamente i Paesi, ma con unità geografiche più focalizzate […], in pratica le aree dove si svolge il vero lavoro e dove fioriscono i veri mercati. Ho chiamato queste unità “Stati-regione”…eccellenti porti d’entrata per l’economia globale, poiché tendono a formarsi proprio in base ai criteri dettati da quell’economia…debbono essere abbastanza piccoli da consentire ai loro abitanti di condividere gli stessi interessi in quanto consumatori e, nello stesso tempo, sufficientemente estesi da giustificare non tanto economie di scala (ottenibili a partire da una base di qualunque entità, tramite esportazioni verso il resto del mondo) quanto economie di servizio – ossia, le infrastrutture rappresentate dalle comunicazioni, dai trasporti e dai servizi professionali indispensabili per partecipare all’economia globale.

Kenichi Ohmae, economista neoliberista [“lasciate fare ai mercati e tutto si sistemerà”], “La fine dello Stato-nazione”, 1996

Ma come si è mai potuto pensare che l’ideale di una vita riuscita fosse l’indipendenza totale, ossia l’assenza di ogni obbligo e di ogni attaccamento, non soltanto verso Dio ma anche verso gli uomini? La libertà illimitata, infatti, non può essere un ideale dell’esistenza umana – del resto, non ne è nemmeno il punto di partenza.

Tzvetan Todorov, I nemici intimi della democrazia, 2012, pp. 132-133

L’indipendenza è una via percorribile e seria per un paese europeo nel XXI secolo? E poi con che fine e con che programma? Uscire dalla Spagna per rientrare come paese indipendente nell’UE migliorerebbe la situazione economica del popolo catalano? Il rebus, come si diceva all’inizio, non è di facile soluzione. E la classe politica catalana, al pari di quella spagnola, sta dimostrando di non averla trovata e nemmeno pensata questa soluzione, se non con le solite risposte unilaterali, semplicistiche e di corte vedute, fautrici, come la storia ci ha dimostrato, solo di più grandi sciagure. In una crisi senza precedenti come quella attuale, la soluzione si deve trovare insieme, non con la secessione, ma con la solidarietà reciproca

Steven Forti, Catalogna: nuovo Stato d’Europa?

http://www.politicaresponsabile.it/pensiero/853/catalogna-nuovo-stato-deuropa.html

Fino a qualche mese fa i sondaggi gli promettevano al leader di Convergenza e Unione (CiU) e presidente in carica, Artur Mas, almeno 68 seggi su 135, invece è sceso a 50 (contro i 62 conquistati nel 2010). Il presidente della regione catalana conferma che il referendum si farà “nei tempi previsti”, ma è difficile pensare che CiU riuscirà a governare in modo stabile con le formazioni indipendentiste di sinistra ed ecologiste che si sono opposte nel biennio precedente alle politiche economiche dell’attuale leadership.

http://www.ilfoglio.it/soloqui/15910

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Il congresso della Südtiroler Freiheit, il movimento politico di Eva Klotz, ha votato ieri all’unanimità la proposta di referendum per separare la minoranza sudtirolese dall’Italia. L’intenzione emersa dall’assemblea del partito che si è tenuta ad Appiano è quella di votare due mesi prima delle prossime elezioni provinciali, nell’autunno del 2013. Tre i quesiti: rimanere in Italia, ritornare in Austria o autodeterminarsi come stato libero del Sudtirolo. Il referendum, è stato spiegato, sarà aperto «a tutti i cittadini con diritto al voto in Alto Adige». Circa trecento le persone presenti al congresso, tra cui anche esponenti di minoranze europee. La Südtiroler Freiheit aderisce infatti ad una raccolta di firme a livello europeo per ottenere il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Intanto il portavoce della commissione del Parlamento austriaco per le questioni altoatesine, Hermann Gahr, ha respinto nel modo più assoluto l’istanza di uno Stato libero del Sudtirolo, come riportato dal giornale Tiroler Tageszeitung.

Via dall’Italia, sì al referendum, Alto Adige, 25 novembre 2012

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Convocato un consiglio straordinario il 28 novembre per votare sul referendum per l’indipendenza veneta. La mozione del consigliere di Unione Nordest, Mariangelo Foggiato verrà discussa e sta già raccogliendo consensi, anche tra “insospettabili”.

Oltre ai pareri favorevoli di Lega e Pdl, il consigliere vicentino, Stefano Fracasso, è l’unico del Pd ad aver sottoscritto la richiesta di convocazione. “E’ proprio nei momenti di crisi che lo sguardo va lanciato un po’ lontano” ha dichiarato a Il Gazzettino. Con lui il rappresentante di Rifondazione Comunista, Pietrangelo Pettenò: “Con le opportune modiche si può approvare, anche il referendum si può fare purché non sia demagogia: lasciare l’Italia è fuori discussione, insistere sull’autodeterminazione del popolo veneto è doveroso – ha dichiarato, aggiungendo una frecciata ai colleghi di Fracasso – Quelli del Pd sono i più statalisti. Devono occupare lo stato per governarlo anche a costo di restringere spazi di democrazia: il governo Monti è il governo di Napolitano e del Pd, mica di Berlusconi”.

Resta solo da vedere se l’iniziativa sarà dichiarata inammissibile per motivi di incostituzionalità. La parola al consiglio veneto.

http://www.vicenzatoday.it/politica/indipendenza-veneto-referendum-stefano-fracasso.html

Referendum sull’indipendenza veneta, Zaia: “Voterei sì”

Domani in Consiglio regionale si discute sul referendum per l’indipendenza veneta proposto da Unione Nord Est e sostenuto trasversalmente.

„Se il voto fosse legale, come auspico, sulla scheda io segnerei si”’ anticipa Luca Zaia, presidente della giunta regionale, a proposito della discussione, domani, in Consiglio regionale, sulla proposta di un referendum sull’autonomia veneta, proposto da Mariangelo Foggiato di Unione Nordest“

”Sono per l’indipendenza perché il Veneto – spiega Zaia – ha determinati valori da tutelare e da promuovere e si sente senza dubbio piu’ vicino alla Baviera che alla Calabria”. Oltre ai pareri favorevoli di Lega e Pdl, il consigliere vicentino, Stefano Fracasso, è l’unico del Pd ad aver sottoscritto la richiesta di convocazione, mentre è entusiasta il consigliere di Rifondazione comunista, Pietrangelo Pettenò.“

http://www.vicenzatoday.it/politica/indipendenza-veneto-referendum-luca-zaia.html

‘L’autodeterminazione è il passaggio fondamentale per arrivare alla richiesta legittima di referendum per l’indipendenza. Referendum che si deve tenere rispettando le regole. Oggi non ci sono”. Lo ha detto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, intervenendo all’assemblea regionale dove si sta discutendo del possibile referendum per l’indipendenza del Veneto. Zaia ha proposto la costituzione di un tavolo di ”autorevoli giuristi” per definire ”in maniera chiara” il percorso referendario ”affinché’ sia inquadrabile giuridicamente”. Un tavolo, ha precisato Zaia, a costi zero. ”Dopodiché’ ognuno deciderà secondo la propria coscienza”.

http://www.asca.it/newsregioni-Veneto__Zaia__prima_autodeterminazione__poi_referendum_indipendenza-1223785-.html

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La Baviera può farcela da sola … Der Spiegel ironizza, la FAZ prende la cosa sul serio, per la Merkel è un’altra grana, che si aggiunge alle tante che affliggono la sua coalizione. La Baviera vuole andarsene, o, almeno, c’è qualcuno – sempre di più –  che in Baviera vuole andarsene dalla Repubblica Federale Tedesca. La Germania è uno stato federale e in questo sistema la Baviera gode di particolari autonomie: Freistaat Bayern, libero stato di Baviera. Ha una sua costituzione e una lunga tradizione di autonomismo.  Ha un suo partito – la CSU – che è nella coalizione di governo ed è il più importante in Baviera. Ma oggi ai Bavaresi non basta più. Dal basso fioriscono le iniziative in cui si chiede di farla finita coi “Prussiani” e con un governo federale che sta svendendo il benessere bavarese ai poteri finanziari eurocratici. Così, anche nella CSU, che non vuole perdere il suo ruolo di rappresentanza territoriale, crescono le voci che invocano maggiore incisività nei rapporti con Berlino. Anche perché, in Baviera, guadagna sempre più consensi la Bayernpartei, partito politico apertamente separatista. Questo spiega perché sta diventando un best seller il libro pubblicato nello scorso mese di agosto dal giornalista Wilfried Schnargl: Bayern kann es auch allein, «La Baviera può farcela da sola», in cui il tema dell’indipendenza e della secessione sono trattati con toni che suonano di sfida aperta al sistema federale e al socialismo di stato della Merkel. Scharnagl ha avuto ruoli importanti nella CSU, come amico e consigliere di Franz Josef Strauss e come caporedattore del Bayernkurier. Il suo libro inizia con un appello ai suoi compatrioti: «è tempo ormai che la Baviera si sollevi!».

http://giuseppereguzzoni.blogspot.it/2012/09/se-la-baviera-se-ne-va.html

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La mia previsione? Scozia, Baviera e Corsica resteranno dove sono. La Scozia è solo uno specchietto per le allodole: gli Scozzesi vogliono più autonomia, non l’indipendenza; per questo Cameron ha approvato il referendum separatista al posto di quello sulla devolution. Sa di avere la vittoria in tasca.

Inoltre Alex Salmond, il leader dei nazionalisti scozzesi, è un ex consulente della Royal Bank of Scotland (famiglia Rothschild) per il settore petrolifero.

Germania, Regno Unito e Francia resteranno integri. I PIGS, invece, potrebbero essere fatti a pezzettini, per poi essere “privatizzati”. Il Belgio si spezzerà in 3 tronconi, con la parte germanofona e quella francofona assorbite da Germania e Francia e le Fiandre federate ai Paesi Bassi.

Qualcuno ha fatto notare che i movimenti separatisti europei – inclusi quelli in Jugoslavia e Cecoslovacchia hanno fatto il “salto di qualità” dopo l’unificazione tedesca. Il Movimento Lega Nord è nato il 4 dicembre 1989, poche settimane dopo la caduta del Muro di Berlino (forse con capitali bavaresi, cf. Saverio Vertone, “Padania e altre padanie: L’oro dal Reno? Finanza tedesca e Lega Nord”, Limes, (4), 1997, pp. 221-224)

Per approfondire:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/27/lucio-caracciolo-leuropa-e-finita-considerazioni-di-immenso-buon-senso-sulleuropa-sullitalia-e-su-altro-ancora/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/20/bruno-luvera-tg1-rai-sulla-jugoslavizzazione-dellitalia-e-la-balcanizzazione-delleuropa/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/17/il-corriere-della-sera-pubblica-un-inno-alla-jugoslavizzazione-dellitalia-perche/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/23/la-geopolitica-dei-miti-etnici-la-morte-delleurozona-e-lavvento-dellimpero/

In difesa dell’idea di Stato

Così opprimente è la confusione di questi tempi, che si confonde statalismo e nazionalismo e si reputano incompatibili statalismo ed autonomismo. Io ho dedicato un paio di capitoli di Contro i miti etnici a dimostrare che patriottismo e nazionalismo sono ideologie infantili, eppure difendo l’idea di Stato. Sono coerentemente e da lungo tempo autonomista, eppure difendo l’idea di Stato. Ritengo che il futuro umano o sarà cosmopolita ed unito o non sarà, eppure difendo l’idea di Stato. Considero l’anarchismo l’ideologia migliore per un mondo in cui gli esseri umani fossero meno egocentrici e più maturi nella gestione della forza e del potere,  eppure difendo l’idea di Stato.

Per le ragioni esposte da Paolo Quercia:

“Certo, nel corso della storia gli Stati si sono rivelati essere anche feroci strumenti di oppressione della libertà e degli individui e le nazioni hanno originato il drammatico fenomeno dei nazionalismi e dei genocidi. Ma la storia dell’umanità ci mostra che totalitarismi e guerre non sono affatto il prodotto esclusivo del potere statale e del concetto nazionale, ma spesso una drammatica conseguenza della lotta per il potere in quanto tale o la conseguenza di ideologie ispirate all’odio che si impossessano della scatola Stato e del vestito della nazione. Società premoderne e prestatali sono spesso tormentate da guerre e massacri in misura molto maggiore di quello che accade all’interno degli Stati e la violazione dei diritti umani può avvenire all’interno di nuclei sociali molto più piccoli come le famiglie o delle tribù. Se pensiamo alla drammatica fine della Jugoslavia, ci accorgiamo che è stata proprio la dissoluzione di uno Stato e la fine del nazionalismo jugoslavo a generare la peggiore guerra civile avvenuta sul suolo europeo dalla fine della seconda guerra mondiale…E nella strage di Srebrenica, qualche colpa l’avranno forse anche le transnazionali Nazioni Unite e la fantomatica “comunità internazionale” per aver affidato ad un pugno di imbelli soldati olandesi la protezione della enclave mussulmana?Stati e nazioni hanno rappresentato anche le più efficienti forme di organizzazione politica e sociale occidentali consentendo il raggiungimento di un’infinità di conquiste economiche e civili ai popoli europei. La stessa Europa come la conosciamo oggi, che sul mondo esercita un duplice primato di benessere e di valori, non esisterebbe se non avesse alle spalle le due potenti creazioni della statualità e della nazionalità. Ma soprattutto, è la stessa democrazia moderna, ad essere un prodotto politico e culturale delle nazioni europee organizzate in stati sovrani, che si sono affermati come alternativa al particolarismo etnico e all’universalismo imperiale. I popoli europei, se ancora aspirano a giocare un ruolo di rilievo nel sistema internazionale, dovrebbero prestare maggiore attenzione alle radici storiche della propria sovranità politica, senza mai dimenticare lo stretto legame esistente tra Stato, nazione e democrazia. Spogliarsi sbrigativamente dei primi due vestiti rischia di mettere in serio pericolo anche l’essenza di uno dei valori fondanti dell’Occidente: quello della democrazia, in Europa nata sovrana e nazionale. Anche nelle società postmoderne tentate dal sogno cosmopolita, Stati e nazioni conservano la loro ragione di essere”.

Paolo Quercia, Limes, aprile 2010 – analista di relazioni internazionali, consulente del Centro Alti Studi Difesa.

“Ricordatevi sempre che gli Ebrei, prima di poter essere emarginati e poi sterminati, sono stati snazionalizzati (cf. Hannah Arendt per un approfondimento). Diversamente, lo stato di diritto li avrebbe tutelati ed una sua eccessiva manomissione avrebbe indebolito la presa del nazismo sulla popolazione tedesca, che era tutt’altro che assoluta”.

Poiché non si sa mai chi può andare in futuro, sarebbe opportuno evitare vaghezze, opacità e fedi visionarie: ci sono in ballo le vite di centinaia di migliaia di persone.

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