Siete disposti a salvare altre banche d’affari?

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Salvataggio di 11 milioni di greci. Costo: 370 miliardi di euro
Salvataggio della banca Citigroup. Costo: 2513 miliardi di dollari
Morgan Stanley: 2041 miliardi di dollari
Barclays: 868 miliardi di dollari
Goldman Sachs: 814 miliardi di dollari
JP Morgan: 391 miliardi di dollari

Fonte: Mariana Mazzucato, la Repubblica, 13 luglio 2015

Vale la pena rinfrescarci la memoria su queste cifre, perché ci risiamo.

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In effetti sono 29mila miliardi di dollari.
http://www.levyinstitute.org/publications/29000000000000-a-detailed-look-at-the-feds-bailout-by-funding-facility-and-recipient
http://www.huffingtonpost.com/l-randall-wray/bernankes-obfuscation-con_b_1147291.html

“Since 2007 the UK has committed to spending £1.162 trillion at various points on bailing out the banks. This figure has however fluctuated wildly during the period and by March 2011 it was £456.33bn. That total outstanding support was equivalent to 31% of GDP in March”.
http://www.theguardian.com/…/reality-check-banking-bailout

The audit of the Fed’s emergency lending programs was scarcely reported by mainstream media – albeit the results are undoubtedly newsworthy.  It is the first audit of the Fed in United States history since its beginnings in 1913.  The findings verify that over $16 trillion (16mila miliardi di dollari) was allocated to corporations and banks internationally, purportedly for “financial assistance” during and after the 2008 fiscal crisis.
http://www.forbes.com/sites/traceygreenstein/2011/09/20/the-feds-16-trillion-bailouts-under-reported/

Malore per Janet Yellen la presidente della Federal Reserve
http://www.laprimapagina.it/2015/09/25/malore-janet-yellen-la-presidente-della-federal-reserve/

Volete sabotare la campagna elettorale di Hillary Clinton, la Malvagia Strega dell’Ovest?

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Fate circolare la lista dei suoi finanziatori.

Chi l’ha sponsorizzata tra il 1999 e il 2014? I soliti noiosissimi plutocrati (parassiti psicopatici) che pensano di governare il mondo e non hanno capito che è arrivato il momento di uscire di scena senza fare troppo chiasso (se gli è cara la pelle): Citigroup, Goldman Sachs, JP Morgan Chase, Morgan Stanley, Lehman Brothers, Merril Lynch, ecc.

AGGIORNAMENTI

https://plus.google.com/+StefanoFaitFuturAbles/posts

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Il regalo di Natale di Berlusconi ai fautori della Grande Coalizione

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Segavano i rami sui quali erano seduti e si scambiavano a gran voce la loro esperienza di come segare più in fretta, e precipitarono con uno schianto, e quelli che li videro scossero la testa segando e continuarono a segare.

Bertolt Brecht (da Esilio)

In discesa la fiducia degli italiani nel presidente del Consiglio Mario Monti: con 3 punti in meno rispetto ad una settimana fa,si attesta al 33 per cento, toccando il minimo storico da quando è in carica…la fiducia nell’intero esecutivo è più bassa di almeno 8 punti, quindi intorno al 25%.

http://www.huffingtonpost.it/2012/12/07/mario-monti-sondaggio-swg_n_2255796.html

Monti ed il suo governo, avendo fallito su tutta la linea – incluso lo spread -, erano in caduta libera di consensi (solo 10 punti percentuali meglio di Berlusconi al momento della sua sostituzione e il governo Monti è sopra di un misero 5% ). Berlusconi torna in campo (con il 73 per cento degli elettori contrari – stesso sondaggio di SWG) e lo redime. La sua campagna elettorale sarà verosimilmente incentrata sull’uscita dell’Italia dall’euro (è sempre stato contrario), che è un errore gravissimo, ma gli conquisterà forse il 20-25% dei voti.
La sua candidatura spingerà il voto utile verso i partiti che daranno vita a quella Grande Coalizione che riformerà la Costituzione in senso autoritario ed oligarchico.
Ricordiamoci che Bersani aveva ripetutamente negato di voler fare una grande coalizione con Berlusconi, ma non ha mai escluso grandi coalizioni con Casini, Fini, Renzi e Montezemolo.

Questa scena si ripeterà migliaia di volte in tutta Italia: “Ma come? Non voti per il PD? Voti de Magistris e Ingroia? Voi estremisti fate sempre il gioco di Berlusconi. Quando imparerete? Siete dei faziosi incorreggibili, la rovina d’Italia!
Berlusconi ci ha stroncati. Evidentemente il quarto polo aveva davvero qualche chance di entrare in Parlamento ed incarnare un’alternativa: sono dovuti ricorrere all’arma finale. Poliziotto buono e poliziotto cattivo: è da millenni che questo giochetto funziona.

La Grande Coalizione nel Patto dei Democratici e dei Progressisti (quello sottoscritto alle primarie della coalizione di centro-sinistra): “I democratici e i progressisti s’impegnano altresì a promuovere un “patto di legislatura” con forze liberali, moderate e di Centro, d’ispirazione costituzionale ed europeista, sulla base di una responsabilità comune di fronte al passaggio storico, unico ed eccezionale, che l’Italia e l’Europa dovranno affrontare nei prossimi anni”.

La G.C. piace ad alcuni:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/29/la-famigerata-commissione-trilaterale-esce-allo-scoperto-sulla-grande-coalizione/

“Dopo Goldman Sachs anche Morgan Stanley e Citigroup auspicano che l’Italia non abbandoni la linea del premier che dovrebbe restare al governo alla guida di una grande coalizione o in alternativa salire al Colle(Milano Finanza, 26 settembre 2012).

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=10866

Ma non certo a chi ha a cuore le autonomie locali:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/06/il-10-marzo-si-fa-la-storia-a-piccoli-passi/

“Nel caso di una grande coalizione il Pd riuscirebbe a restare unito? Se se si dovesse spaccare, chi se non Renzi potrebbe guidare la parte decisa a far parte comunque della coalizione governativa?
http://orsodipietra.wordpress.com/2012/09/17/renzi-non-esclude-la-scissione-del-pd/

Non so se quella di Berlusconi sia un’iniziativa personale (tendo a dubitarlo, visto che è stato tenuto per mano fin da giovane nella sua ascesa al potere) o se gli sia stato chiesto di recitare una parte – il distruttore dell’eurozona – per poter avviare la fase 2.

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http://mauropoggi.wordpress.com/2012/11/10/non-cos-in-fretta/

IL FALLIMENTO DI MONTI A NOVEMBRE

Gli obiettivi di Monti erano quattro: 1) politica economica a carattere comunitario, 2) riduzione del debito pubblico, 3) strategie per lo sviluppo, 4) crescita del Paese. In riferimento al primo punto i rendimenti dei titoli di stato decennali sfiorano il 5%, lo spread è ancora altalenante e dipende dall’azione della BCE, il ruolo dell’Italia in Europa rimane poco incisivo e la Germania rimane egemonica. Il debito pubblico è aumentato sia in valori assoluti sia in rapporto al PIL (126,1%). Per quanto riguarda la strategia di sviluppo è chiaro a tutti che il prodotto interno lordo si è inabissato, la produzione industriale è diminuita in modo significativo, i consumi sono precipitati. Ciò che è aumentato è l’inflazione e la disoccupazione. Per la crescita forse è presto per fare previsioni, ma oggi questa è la fotografia del Paese: PIL – 2,4%; produzione industriale – 4,8%; consumi – 3,2%; inflazione 3%; disoccupazione 10,8%.

L’utilizzo quasi senza controllo della Cig vuole nascondere una situazione preoccupante: il lavoro è fermo. Nel secondo trimestre del 2012 le imprese dell’industria hanno utilizzato 67,8 ore di Cig ogni mille ore lavorate con un incremento di 21,5 ore ogni mille rispetto allo stesso trimestre del 2011.

http://www.milanopost.info/2012/11/22/il-bilancio-di-un-anno-del-governo-monti/

il debito pubblico è cresciuto di ben €88,4 miliardi nei primi 9 mesi dell’anno arrivando ormai a sfiorare di un soffio la soglia psicologica dei €2000 miliardi (1995,1), e l’Italia è di nuovo sotto scacco delle agenzie di rating…come mai i declassamenti sono avvenuti quando i conti dell’Italia erano ancora in ordine, mentre oggi che tutti i dati virano in negativo le agenzie americane tacciono? Se il problema dell’Italia è il debito pubblico e questo continua ad aumentare, per quale motivo le agenzie non intervengono? Cosa è cambiato oggi rispetto a maggio 2011? E’ cambiato un governo certo, questo lo sappiamo tutti, il caimano Berlusconi ha lasciato il posto al vampiro Monti, che come ci viene ricordato ad ogni ora da tutti i mezzi asserviti della propaganda ha dato più credibilità internazionale al nostro sistema paese. Ma è davvero così? Non dovrebbero essere i numeri a confermare la stabilità di un paese e la buona o cattiva azione di un governo? E se questi numeri sono tutti negativi, dal PIL alla disoccupazione, alla produzione industriale ai consumi, come mai i mercati finanziari si fidano ancora dell’Italia? Cosa si aspettano in verità i mercati dall’Italia e dal governo Monti in particolare?

http://tempesta-perfetta.blogspot.it/2012/11/la-procura-di-trani-il-debito-pubblico.html

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A DICEMBRE

Ma torniamo allo spread. Effettivamente, nei giorni scorsi la differenza tra il costo del debito italiano e quello tedesco era giunta a dimezzarsi, e questo significa che gli investitori hanno chiesto un “premio” considerevolmente più basso per rinunciare ai sicuri bund tedeschi e prendere i nostri btp. Ma il merito è davvero di Monti? Analizzando dati e grafici si arriva senza possibilità di dubbio a concludere di no.

Infatti, ancora il 24 luglio scorso, lo spread toccava valori intorno al 5,4%. Ma subito dopo il governatore della BCE, Mario Draghi, faceva capire a tutti che avrebbe finalmente assunto una linea interventista, in funzione anti-spread. Nel giro di tre giorni lo spread si riduceva di un punto percentuale. Successivamente, ai primissimi di settembre, i nuovi annunci sulla disponibilità della BCE ad effettuare acquisti illimitati dei titoli dei Paesi in difficoltà procurò, nel giro di un paio si settimane, un nuovo crollo dello spread che andava ad attestarsi su valori di poco superiori al 3%. Gli accordi sul fondo salva-stati e, nei giorni scorsi, a sostegno delle finanze greche hanno fatto il resto.

Chi avesse dubbi su quanto appena affermato potrebbe estendere il confronto ad altri titoli del debito sovrano, ad esempio a quelli spagnoli o a quelli portoghesi. E avrebbe conferma che si tratta di una dinamica europea, in tutto simile a quella appena descritta.

[…].

Insomma, l’unico magro risultato raggiunto nel periodo di Monti non è attribuibile al suo governo che al contrario, a dispetto dell’enfasi che pone sulle politiche di risanamento, non riesce a tenere sotto controllo i conti. Purtroppo, infatti, continua l’inesorabile crescita del debito pubblico che giungerà – parola di OCSE – a sfondare il 132% del Pil da qui al 2014.

http://keynesblog.com/2012/12/07/lo-spread-il-sogno-di-monti-e-lincubo-degli-italiani/

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LA GRECIZZAZIONE DELL’ITALIA

Nel terzo trimestre del 2012 il prodotto interno lordo è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e del 2,4% nei confronti del terzo trimestre del 2011…Nella media dei primi dieci mesi dell’anno la produzione industriale è diminuita del 6,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

http://www.corriere.it/economia/12_dicembre_10/istat-produzione-industriale_550a8212-42a9-11e2-af33-9cafd633849d.shtml

Tre italiani su dieci rischiano di finire nella triste categoria dei poveri. Quelli che la bistecca si mangia una volta la settimana, che non riescono a fare una vacanza lontano da casa, che devono tenere i riscaldamenti spenti e che una spesa di 800 euro imprevista è un salasso inaffrontabile. Sono gli anziani, le famiglie con un solo reddito o quelle con tanti figli. Secondo il rapporto dell’Istat su reddito e condizioni di vita, il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale.

http://www.repubblica.it/economia/2012/12/10/news/istat_quasi_tre_italiani_su_dieci_sono_a_rischio_povert-48455617/

Quasi 2,9 milioni di disoccupati. È il record negativo dell’Italia. A ottobre il numero dei disoccupati ha raggiunto il livello più alto sia dall’inizio delle serie storiche mensili (gennaio 2004) sia dall’inizio delle serie trimestrali (IV trimestre 1992).

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/istat-quasi-29-milioni-disoccupati-record-storico-860748.html

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LE ESPORTAZIONI TEDESCHE SI CONTRAGGONO

Il surplus della bilancia commerciale tedesca si è ridotto ad ottobre raggiungendo il minimo in oltre sei mesi con le esportazioni che hanno registrato una crescita esigua alla luce del calo delle richieste da parte dei partner europei di Berlino colpiti dalla crisi. Le importazioni sono aumentate del 2,5% in un dato ben superiore rispetto all’aumento dello 0,3% delle esportazioni, secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, un dato che va a sostegno delle proiezioni secondo cui la più forte economia europea registrerà una contrazione nel quarto trimestre.

http://it.reuters.com/article/itEuroRpt/idITL5E8NA1L820121210

PRODUZIONE INDUSTRIALE TEDESCA IN CROLLO

La produzione industriale è calata a ottobre in Germania, la prima economia della zona euro, del 2,6%. Si è trattato del più forte calo dall’aprile del 2009. Gli economisti avevano previsto un calo dello 0,5%. Il dato di settembre è stato rivisto al rialzo da -1,8% a -1,3%. Su base annua la produzione industriale tedesca ha registrato ad ottobre un calo del 3,7%.

http://www.borsainside.com/mercati_europei/2012/12/42241-crisi-la-produzione-industriale-tedesca-crolla-ad-ottobre.shtm

Dice Herr Wuerth a Handelsblatt, «sto affrontando problemi insostenibili. Il mio giro d´affari in Italia, Spagna e Portogallo si è praticamente ridotto quasi a zero» perché laggiù mancano i soldi e i clienti non sono in grado di pagare. E lui, fornitori di materie prime e operai protetti dal più forte sindacato del mondo, deve continuare a pagarli puntuale come un orologio svizzero, o giapponese. «In Italia abbiamo bloccato le forniture a 60 mila clienti, riceveranno nuova merce soltanto quando avranno pagato le vecchie fatture», ammonisce.

«Se vogliamo vivere in libertà e in pace», aggiunge, «vale la pena di introdurre a livello europeo o dell´eurozona un meccanismo di compensazione finanziaria alla tedesca». Analogo cioè a quello che nel federalismo tedesco impone ai Bundeslaender più ricchi di aiutare quelli più poveri versando loro parte delle entrate tributarie. Il volo delle vendite in Cina e India, egli sottolinea, non compensa il calo in Europa «dove realizziamo il 70 per cento del fatturato».

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/giro-di-vite-lennesima-botta-alla-gi-provata-industria-italiana-arriva-dalla-germania-reinhold-47865.htm

Mercati, Mercatini e Monti bis (+ un complotto)

I tiranni più saccheggiano e più esigono, più distruggono e più ottengono mano libera, più li si serve e più diventano potenti, forti e disposti a distruggere tutto; ma se non si cede al loro volere, se non si presta loro obbedienza allora, senza alcuna lotta, senza colpo ferire, rimangono nudi e impotenti, ridotti a un niente proprio come un albero che non ricevendo più la linfa vitale dalle radici subito rinsecchisce e muore.
Étienne de La Boétie

Le popolazioni più vulnerabili sono danneggiate dai salvataggi, mentre i ben pagati professionisti della finanza che in primo luogo hanno finanziato il disavanzo greco e spagnolo, continuano a trarre un profitto non indifferente. “Imporre i sacrifici ai Greci è … un prezzo di sangue per i ripetuti salvataggi i cui i beneficiari effettivi si dice che sono i Greci, ma in realtà sono i banchieri francesi e tedeschi”, ha dichiarato Galbraith.
Huffington Post, “A Thousand Cuts”

Gli anticomplottisti godono del tacito appoggio della massa, spinta a farlo dai naturali meccanismi di difesa della psiche (nessuno vuole immaginare che ci sia qualcuno che ce l’ha con lui e che sia molto più potente di lui – meglio classificare il tutto come “paranoia”). Gli anticomplottisti sono, volenti o nolenti, i migliori puntelli dello status quo.
http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/complottisti-ed-anticomplottisti-sono.html

I cosiddetti “mercati finanziari” si sono costruiti, in anni recenti, la fama di autorevoli giudici delle politiche economiche dei vari Paesi. Si dice “bocciato dai mercati” o “promosso dai mercati” come se un superiore e magistrale vaglio tecnico intervenisse a decretare la sapienza o l’insipienza di ogni mossa politico-economica. Poi però accade che “i mercati” commentino con un certo vigore (per esempio facendo cadere gli indici di Borsa) non una legge finanziaria, o una  manovra economica, ma un esito elettorale, come è accaduto in Francia  con la vittoria di Hollande e in Germania con il crollo della Merkel.  Si capisce, allora, che i mercati non sono giudici imparziali, ma attori  politici tanto quanto i governi che tremano al loro cospetto. Non rappresentano interessi collettivi più di quanto possa rappresentarli un qualunque partito politico: rappresentano interessi di parte (di una parte, per giunta, ristretta della società) tanto quanto qualunque  partito politico. Questo, ovviamente, non nega il loro peso, e neppure leva loro la dignità che spetta a una rilevante parte in causa nel gioco economico e politico. Ma dovrebbe suggerire alla politica un poco di indipendenza e di coraggio in più: quando arriva “il giudizio dei mercati” non è Dio che ha parlato, e dunque non è strettamente necessario stare in ginocchio.

Michele Serra, La Repubblica, 15 maggio 2012.

Si legge che il voto greco “non basta ai mercati” e ci si ingegna di capire che cosa basti, ai mercati: la consegna immediata  di tutte le ragazze vergini? La testa del Battista su un  piatto d’argento? La donazione di ogni bene pubblico e privato al circolo ricreativo dei banchieri? L’uso obbligatorio del papillon? Ma poi, soprattutto:chi diavolo sono, questi misteriosi “mercati”? Hanno fisionomia giuridica, un portavoce, un responsabile, un legale rappresentante, qualche nome o cognome al quale, all’occorrenza, presentare reclamo? Qualcuno ha  mai votato per loro? Se sbagliano, si dimettono? Quando e dove è stato deciso che il loro giudizio (il famoso “giudizio dei mercati”) conta più del giudizio dell’intera classe politica mondiale? Perfino i più esecrabili dittatori ci mettono la propria faccia, e a  volte finiscono la carriera appesi a un lampione. Perché i mercati  no? Se contano tanto (tanto da affamare i popoli, volendo, e tanto da salvarli, sempre volendo) perché sono l’unico potere, in tutto l’Occidente, che non si espone mai, non parla nei telegiornali,  non viene intervistato, fotografato, incalzato? Perché siamo tutti ai piedi di un’entità metafisica che per giunta non dispensa alcun genere di risarcimento spirituale, anche scadente?

Michele Serra, La Repubblica, 19 giugno 2012.

C’è davvero una “incompatibilità tra le regole dominanti dell’economia e le regole, ad essa sottomesse, della democrazia”, come si chiedeva ieri su questo giornale Gad Lerner riflettendo sulla situazione greca? Guardate che la domanda, specie se a porla non è un giovane rivoluzionario ma un maturo socialdemocratico come Lerner (e come me), è di quelle che fanno tremare le vene ai polsi. Perché se è vero, che le regole di questa economia sono monocratiche e sopraffattrici, prima o poi si tratterà di sovvertirle — o almeno correggerle radicalmente — prima che la democrazia ne esca definitivamente commissariata. E non sono le frange radicali, è la sinistra di massa, quella oramai incanutita nel quasi placido tran tran del parlamentarismo, delle elezioni, di un’alternanza che di alternativo ha davvero pochino, che si gioca il futuro se non sarà in grado di scuotersi. Il socialismo europeo, scrive ancora Lerner, rischia l’irrilevanza se si rassegna a considerare velleitaria una riforma democratica dell’architettura dell’Unione. Dato (quasi) per scontato che i socialisti non credono più nel socialismo, possiamo sperare che credano almeno nel primato della democrazia, e nella possibilità di sottomettere i famosi “mercati” ad essa, e non essa ai “mercati”? Vendola sappiamo già quello che pensa. Ma Bersani? Qui non serve la cavalleria. Serve la fanteria.

Michele Serra, La Repubblica, 21 giugno 2012.

Finché siamo noi della sinistra incanutita, a borbottare contro la dittatura dei mercati finanziari, possiamo anche credere di star ripetendo le solite vecchie solfe, come ufficiali in congedo nel loro circolo polveroso. Ma quando è la signora Merkel a dire che i mercati finanziari «non sono al servizio del popolo perché negli ultimi cinque anni hanno consentito a poca gente di arricchirsi a spese della maggioranza”, aggiungendo che “non bisogna consentire ai mercati di distruggere i frutti del lavoro della gente”, beh, ci sentiamo un poco rinfrancati. Forse alcune delle fole novecentesche attorno alle quali ci siamo formati — per esempio che il lavoro degli esseri umani deve avere più valore della speculazione, per il semplice fatto che vale di più — andrebbero rivalutate, visto che seducono anche una valorosa scampata al comunismo della Ddr, nemicissima dell’economia pianificata e statalizzata, leader autorevole del liberismo applicato.

Non per tartufismo, ma per evidente comodità tattica, di qui in poi potremmo sempre aggiungere ad ogni critica ai mercati finanziari una postilla invincibile: “Credete che l’abbia detto Nichi Vendola? Macché! L’ha detto la Merkel”.

Michele Serra, La Repubblica, 4 settembre 2012.

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La “cupola” dello spread tra teoria del complotto e attacco finale all’eurozona.

di Federico Rampini, La Repubblica, 25 luglio 2012

NEW YORK — IL TAM TAM CI AVVISA DA SETTIMANE: L’ATTACCO (FINALE?) ALL’EUROZONA È FISSATO PER AGOSTO.

Le voci s’infittiscono a Wall Street, le ha riprese ieri il New York Times in prima pagina: «L’estate sarà al cardiopalmo». La previsione di un’ondata speculativa contro gli anelli deboli dell’eurozona è razionale: agosto è un mese di attività ridotta sui mercati, i volumi degli scambi sono sottili, dunque è il periodo ideale per chi voglia ottenere il massimo effetto con le sue “puntate”. Ma il tam tam rischia anche di alimentare le teorie del complotto: dietro previsioni così insistenti esiste una regìa, un’azione concertata che prende di mira Grecia, Spagna, Italia? I patiti della dietrologia hanno qualche elemento a cui appoggiarsi. Oltre ai complotti immaginari, che usiamo per dare un volto e un nome alle forze impersonali dei mercati, qualche volta esistono le congiure autentiche.

NELLA CRONACA RECENTE, ALCUNI CASI SPECIFICI EVOCANO MANOVRE CONCERTATE CONTRO L’EUROZONA.

La prima data è l’8 febbraio 2010: i più importanti hedge fund (Soros, Paulson, Greenlight, Sac Capital) concordano un attacco simultaneo all’euro in una cena segreta a Wall Street. Goldman Sachs e Barclays partecipano. L’accusa è contenuta in una dettagliata inchiesta del Dipartimento di Giustizia Usa.

Un episodio successivo è datato 12 dicembre 2010. Quel giorno il New York Times rivela le «cene del terzo mercoledì di ogni mese»: riuniscono 9 membri di una élite di banchieri a Midtown Manhattan che rappresentano Goldman Sachs, JP Morgan Chase, Morgan Stanley, Citigroup, Bank of America, Deutsche Bank, Barclays, Ubs e Credit Suisse. In quella “cupola” si concordano operazioni sui derivati. Fonte dell’accusa è nientemeno che Gary Gensler, capo della Commodity Futures Trading Commission cioè proprio l’authority di vigilanza sui derivati.

Il primo settembre 2011 è il Wall Street Journal a rivelare che lo stratega di Goldman Sachs Alan Brazil, in un rapporto confidenziale di 54 pagine, consiglia ad alcune centinaia di grossi clienti della banca delle operazioni di speculazione ribassista contro l’euro, con l’uso dei credit default swaps per lucrare dai fallimenti delle banche europee, spagnole in testa. In conflitto d’interessi, perché al tempo stesso Goldman Sachs è consulente del governo di Madrid.

Infine è del 10 novembre 2011 il “giallo” mai chiarito della falsa notizia su un imminente downgrading della Francia: l’indiscrezione esce dalla Standard & Poor’s, suscitando violente oscillazioni sui mercati. Viene seguita da una smentita, ma intanto il danno è fatto: l’indagine della magistratura francese è tuttora in corso.

http://www.modena.legacoop.it/rassegna/2012/07/pressline20120725_339983.pdf

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WALL STREET FA IL TIFO PER IL MONTI-BIS

Dopo Goldman Sachs anche Morgan Stanley e Citigroup auspicano che l’Italia non abbandoni la linea del premier che dovrebbe restare al governo alla guida di una grande coalizione o in alternativa salire al Colle.

Il messaggio è chiaro, Wall Street punta su un Monti-bis, o comunque su un governo che non esca dal solco tracciato dall’attuale presidente del Consiglio. Goldman Sachs pochi giorni fa, in un lungo report dedicato alle prospettive politiche italiane, aveva spezzato una lancia per il Pd, motivando però l’implicito endorsement con la constatazione che la vittoria di una coalizione di Centrosinistra guidata dal partito di Pierluigi Bersani avrebbe sostanzialmente proseguito la politica di rigore del governo Monti.

Ora è la volta di Citigroup e Morgan Stanley, che hanno appena pubblicato due studi aggiornati (tengono conto anche della crisi politica nella Regione Lazio) ed entrambe finiscono per auspicare che le prossime elezioni conducano ad una grande coalizione che riporti Monti a Palazzo Chigi, o anche al Quirinale. Una soluzione del genere, scrivono gli analisti di Citi, sarebbe la migliore per «mettere l’Italia sulla strada della ripresa». Di Monti, è scritto ancora nel report, si può dire che «ha fatto un eccellente lavoro nel ristabilire la credibilità dell’Italia all’estero», non ha avuto altrettanto successo però nel tagliare il debito o cambiare mentalità e abitudini degli italiani.

Ciononostante è emerso come un leader notevole (anche se si aggiunge che lo stesso non si può dire di alcuni ministri). Tracciando diversi scenari per il futuro Citi arriva quindi ad auspicare un prossimo governo, sostenuto da una grande coalizione e basato su una formula ibrida tecnico-politica, che sarebbe nella migliore posizione per chiedere «un programma tipo Troika con condizioni lievi, che consenta alla Bce di iniziare a comprare titoli di Stato italiani». Uno scenario, insomma, che avrebbe come completamento l’elezione di Monti al Quirinale, con «un ruolo che probabilmente sarebbe molto più importante di quello di premier per preservare i futuri rapporti dell’Italia con i suoi partner europei»

Altre soluzioni, per Citi, sarebbero molto più pericolose, e con un chiaro riferimento al ritorno in campo di Silvio Berlusconi, gli analisti si chiedono: «Compreremmo titoli di Stato di un Paese il cui premier possa proporre un altro ponte sullo Stretto?».

Anche Morgan Stanley auspica che l’Italia non abbandoni il Montismo. Del resto, scrivono gli analisti della banca d’affari: «Il rischio è che in vista delle elezioni, la volontà e la capacità di implementare le riforma venga meno». MS crede che «una situazione politica non risolta», che veda «nessun partito in grado di ottenere una maggioranza assoluta, e la crescente importanza dei partiti marginali, potrebbe trasformarsi in un canale di contagio».
«Se tutti i pezzi del puzzle politico andranno a posto», concludono gli analisti di Citigroup, che pure mantengono negativo l’outlook a breve, «crediamo che l’azionario italiano, che scambia circa il 60% al di sotto dei livelli del 2007 e con il minor P/E 2013 di qualsiasi altro Paese europeo, offra un potenziale per ritorni notevoli dopo anni di sottoperformance»”.

Antonio Satta

Fonte: www.milanofinanza.it

26.09.2012

Il complotto delle banche d’affari, documentato dall’Huffington Post (non da un blogger paranoico)

“L’Huffington Post pubblica una serie di articoli sulle misure di austerità e il loro impatto globale, “A Thousand Cuts”. Qui si analizza e si documenta con tanti esempi l’effetto Robin Hood al contrario.

I poveri e la classe media portano sulle spalle gli oneri di gran lunga più gravosi dell’ossessione politica globale per le politiche di austerità degli ultimi tre anni.

Negli Stati Uniti, i tagli di bilancio hanno costretto gli Stati a ridurre l’istruzione, i mezzi pubblici, gli alloggi a prezzi accessibili e altri servizi sociali.

In Europa, i tagli al welfare hanno portato alcune persone con handicap gravi, a temere per la loro vita. Ma il gioco dell’austerità ha anche dei vincitori.

Tagliare o eliminare i programmi di governo che vanno a vantaggio dei meno abbienti è stato a lungo un obiettivo ideologico dei conservatori. E rappresenta una manna dal cielo per le grandi aziende, con i servizi pubblici che vengono privatizzati e i risparmi dell’austerità che permettono tagli delle tasse per i cittadini più ricchi. Gli interessi finanziari degli Stati Uniti che vanno a guadagnare da Medicare, Medicaid e dai tagli alla sicurezza sociale “sono stati al centro della grande fregatura”, la “propaganda” secondo cui tali programmi sono in crisi e devono essere ridotti, ha dichiarato James Galbraith, economista presso la University of Texas. I sostenitori delle misure di austerità hanno venduto le loro proposte come un mezzo per migliorare l’economia. “E’ un errore pensare che l’austerità fiscale sia una minaccia per la crescita e la creazione di posti di lavoro”, ha dichiarato il presidente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet nel luglio 2010. “Stiamo andando a tagliare le spese per abbattere il debito, contribuire alla creazione di posti di lavoro e prosperità, e di programmi governativi di riforma”, ha promesso Rep. Paul Ryan (R-Wis.), presidente della commissione Bilancio della Camera, in una cronaca di febbraio 2011 per Real Clear Politics.

Ryan avrebbe poi dichiarato che il suo piano di bilancio, con misure di austerità molto più aggressive rispetto a quelle emanate alla fine dal Congresso – tra cui 6.200 miliardi dollari in tagli alla spesa – avrebbe stimolato una crescita economica per 1.500 miliardi di dollari e creato 2,5 milioni di posti di lavoro.

Per quanto riguarda il piano di riduzione del deficit Simpson-Bowles del 2010, viene spesso descritto dagli addetti ai lavori come una proposta “centrista” che potrebbe “unire il Paese” e migliorare l’economia. In realtà, il Simpson-Bowles è un altro programma di austerità che mira a ridurre Medicare e Social Security, garantendo al contempo agevolazioni fiscali per le grandi aziende e i benestanti, secondo un’analisi del Center on Budget and Policy Priorities.

Erskine Bowles, co-presidente della commissione bipartisan che ha lavorato al piano, è un direttore di Morgan Stanley, la sesta più grande banca americana, a vantaggio della quale gli Stati Uniti hanno assunto impegni enormi per aiutarla a superare la crisi economica. Morgan Stanley ha ricevuto 10 miliardi di dollari di fondi di salvataggio sotto il Troubled Asset Relief Program e ha ricevuto più di $ 100 miliardi al giorno sotto forma di prestiti economici da parte della Federal Reserve al culmine della passata crisi finanziaria. Per settimane, Morgan Stanley ha preso in prestito dalla Fed un ammontare di denaro maggiore del valore azionario di mercato della società.

Questa sollecitudine per i profitti delle grandi imprese si manifesta anche nel Simpson-Bowles. Il piano offre molteplici proposte di riforma fiscale per le aziende, ma una, che prevede di andare verso un cosiddetto sistema fiscale territoriale, sarebbe particolarmente vantaggioso per Morgan Stanley e altre banche di Wall Street.

Si consentirebbe alle imprese Statunitensi di evitare in modo permanente di pagare le tasse agli Stati Uniti sui redditi percepiti all’estero, incluso il denaro nascosto nei paradisi fiscali offshore come le isole Cayman.

Secondo un rapporto del 2008 del Government Accountability Office, Morgan Stanley opera attraverso 273 sub-società con sede nei paradisi fiscali. Mentre i sostenitori della sicurezza sociale hanno attaccato il piano, la Business Roundtable, una lobby degli amministratori delegati delle aziende, ha elogiato il Simpson-Bowles. Così ha fatto Peter Peterson, che è stato Segretario al Commercio per Richard Nixon, prima di fondare la Blackstone Group, un importante studio di private equity [una costola di Blackstone è BlackRock, che controlla la previdenza della regione Trentino-Alto Adige, Laborfonds]. Peterson ha a lungo sostenuto i tagli alla Social Security e Medicare, e ha avviato un think tank dedicato alla riduzione del debito federale nel 2008.

“Sono un grande fan di Erskine Bowles e Alan Simpson,” ha detto Peterson a Bloomberg nel 2011. “Penso che siano eroi americani”. Come molti economisti avevano previsto, tuttavia, le politiche di austerità attuate dopo la crisi finanziaria hanno dimostrato di essere una proposta perdente per l’economia globale.

La forte crescita economica prevista dai sostenitori dell’austerità non si è concretizzata; gli Stati Uniti mostrano dei miglioramenti anemici, e i paesi Europei sono scivolati in recessioni devastanti. Allo stesso tempo, secondo i dati del Dipartimento di Commercio, i profitti aziendali nel settore finanziario rimangono al di sopra anche dei livelli raggiunti al culmine della bolla immobiliare. E le élite su entrambi i lati dell’Atlantico si sono assicurate generose agevolazioni fiscali, rese possibili in parte dai tagli ai servizi sociali.

Negli Stati Uniti, le agevolazioni fiscali per i cittadini più ricchi del presidente George W. Bush sono state estese, mentre i sussidi di disoccupazione e addirittura i buoni alimentari sono stati tagliati. Questa divergenza è ancora più evidente a livello statale. Nel 2010, il governatore del New Jersey Chris Christie ha scelto di non versare i 3 miliardi di dollari di contributo annuale al fondo pensione dei lavoratori dello Stato”, e invece ha assicurato 1 miliardo di dollari di tagli fiscali per i benestanti residenti nello stato.

Il governatore del Wisconsin Scott Walker ha ugualmente proposto dei budget che prevedono agevolazioni fiscali per le grandi aziende ed i ricchi, richiedendo invece tagli degli stipendi e delle indennità per i lavoratori statali della classe media. “Le politiche di austerità sono letteralmente una redistribuzione dal basso verso l’alto nella scala dei redditi,” ha detto Dorian Warren, professore di scienze politiche alla Columbia University e borsista presso l’Istituto Roosevelt, un think tank di politica economica . “In Wisconsin, sia i ricchi che le imprese hanno ottenuto agevolazioni fiscali, mentre i dipendenti della classe media e della classe operaia sono sostanzialmente stati stroncati.” Warren ha sottolineato che ci sono delle dimensioni politiche nella spinta verso l’austerità.

Gli sforzi per ridurre i diritti della contrattazione collettiva – e quindi le retribuzioni e le indennità – per i dipendenti statali colpiscono al cuore il movimento operaio americano. Con solo il 7 per cento della forza lavoro del settore privato sindacalizzata, i sindacati del settore pubblico sono una componente fondamentale di influenza politica sul lavoro e un blocco importante del partito democratico.

Anche i governi in Europa, in particolare il Regno Unito, hanno perseguito tagli fiscali per i ricchi, imponendo misure di austerità sulle classi lavoratrici. E la classe finanziaria europea ha beneficiato in modo più diretto rispetto ai loro omologhi americani da questi bilanci. Ogni volta che l’Unione Europea ha affrontato una crisi del debito in Grecia o in Spagna, i leader europei, in particolare il cancelliere tedesco Angela Merkel, sono giunti in soccorso con i fondi di salvataggio. Quel denaro va alle banche che possiedono debito greco e spagnolo, che subirebbero un duro colpo se l’uno o l’altro dei due paesi non fosse in grado di rimborsare. Ma il salvataggio arriva con severe raccomandazioni di austerità volte ad incoraggiare la disciplina del bilancio pubblico, in modo che siano i comuni cittadini quelli che finiscono per ricevere il colpo. Le popolazioni più vulnerabili sono danneggiate dai salvataggi, mentre i ben pagati professionisti della finanza che in primo luogo hanno finanziato il disavanzo greco e spagnolo, continuano a trarre un profitto non indifferente. “Imporre i sacrifici ai Greci è … un prezzo di sangue per i ripetuti salvataggi i cui i beneficiari effettivi si dice che sono i Greci, ma in realtà sono i banchieri francesi e tedeschi”, ha dichiarato Galbraith.

Le conseguenze sono state disastrose. In Grecia, le infezioni HIV/AIDS sono aumentate del 1.500 per cento dalla fine del 2010, con i programmi di salute pubblica e le campagne anti-droga che sono stati decimati. La disoccupazione ha superato il 20 per cento in Grecia e Spagna. Eppure niente di tutto questo ha rallentato il movimento politico americano bipartisan per una maggiore austerità. Il bilancio degli Stati Uniti raggiungerà il cosiddetto “fiscal cliff” (baratro fiscale) alla fine dell’anno, quando una serie di agevolazioni fiscali scadranno e entreranno in vigore i difficili tagli di bilancio decisi durante la storia del tetto del debito del 2011.

I Repubblicani in Congresso chiedono ulteriori riduzioni della spesa federale, e sono appoggiati dai Democratici di Wall Street.

L’ex Rep. Harold Ford Jr. (D-Tenn.), ora managing director di Morgan Stanley che ha sostenuto il piano americano dei salvataggi bancari, ha parlato a favore dell’austerità a giugno, durante un’apparizione sulla NBC “Meet the Press”. “Ovviamente, speriamo che le cose vadano bene lì in Grecia”, ha detto Ford. “E quando dico ‘bene,’ voglio dire che vinca il partito dell’austerità”.

http://www.finanzaelambrusco.it/finanza/1202-e-provato-i-big-winners-dellausterita-sono-wall-street-e-i-ricchi.html

Il sistema sta per collassare – buco di forse 3 miliardi alla JP Morgan

è forse cambiato qualcosa? I banchieri hanno imparato la lezione?
Oppure continuano a giocare alla roulette russa con i nostri soldi, sicuri di restare impuniti, puntando la pistola verso la nostra testa e non la loro?
La seconda che ho detto.
Gli psicopatici che controllano banche così grandi che non possiamo lasciarle fallire, continuano a fare quel cazzo che gli pare a nostre spese, mentre la gente si suicida.

Questi mostri vanno fermati in qualunque modo perché, come Israele, sono totalmente fuori controllo. La gente deve cominciare ad informarsi su cosa sia la psicopatia perché l’ignoranza non è beata, non è una virtù e non è una scusante.

Marco Valsania, “I vertici ordinavano l’aumento di operazioni a rischio”, Sole 24 Ore, 13 maggio 2012
“E ieri è venuto alla luce che la forte spinta agli hedge aggressivi e rivelatisi disastrosi – a colpi di centinaia di milioni di perdite al giorno nel giro di due settimane – durava da mesi e arrivava direttamente da top executive
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-05-13/morgan-vertici-ordinavano-aumento-142503.shtml?uuid=Aba7g0bF

Marco Valsania, “JP Morgan annuncia buco di due miliardi: torna l’allarme derivati”, Sole 24 Ore, 12 maggio 2012

“Uno «schiaffo» da due miliardi di dollari a JP Morgan e al suo amministratore delegato James Dimon, finora celebrato come il nuovo re di Wall Street. E un boccone amaro anche per tutte le grandi banche americane, che hanno assicurato di aver migliorato enormemente la gestione del rischio e denuciano il pericolo di strette troppo severe nella regolamentazione.

Le scioccanti perdite rivelate giovedì notte dalla più grande banca americana nel trading di derivati, che potrebbero salire a tre miliardi nel clima di volatilità dei mercati, hanno scosso la finanza e la politica: hanno riaperto il dibattito sugli eccessi speculativi e i pericoli che seminino nuove crisi. Il colossale passo falso di JP Morgan – una super-scommessa sbagliata sul miglioramento della salute di un gruppo di aziende – ha scatenato tensioni in Borsa: JP Morgan, ha ceduto quasi il 10% per poi assestarsi a un calo dell’9,3 per cento. E la prima bocciatura arriva da Fitch, che ha tagliato la valutazione su JP Morgan ad «A+» da «AA-».

[…].

«È difficile sostenere oggi che le banche non abbiano bisogno di nuove norme per evitare azioni irresponsabili», ha detto il deputato Barney Frank, autore della legge Dodd-Frank. Il Senatore Carl Levin ha aggiunto che «le banche chiamano hedging scommesse rischiose che non dovrebbero mai fare». Scompiglio è filtrato anche tra le authority: la Sec ha avviato un esame del caso e il suo presidente Mary Schapiro ha affermato che tutti gli organismi di controllo sono «concentrati» su JP Morgan. La Fed, secondo gli operatori, potrebbe fermare i piani di dividendi e buyback azionari da parte degli istituti nonostante abbiano passato gli stress test.

[…].

Non sono, inoltre, solo le autorità americane a voler fare luce: la Fsa britannica si sta muovendo dopo che al centro della vicenda è emerso l’ufficio di Londra del Chief Investment Office della banca, l’oscura divisione paradossalmente incaricata della protezione dal rischio e guidata dalla 55enne Ina Drew, molto vicina a Dimon. Un suo trader, il francese Bruno Michel Iksil che in passato aveva generato guadagni da cento milioni l’anno, ha orchestrato le scommesse ora mostratesi fallimentari. Ha ammassato una posizione da cento miliardi in derivati, in particolare su un indice legato ai corporate default, il CDX.NA.IG.9, che comprende 121 grandi società nordamericane. Vendendo credit default swap, protezione, sull’indice ha puntato su un miglioramento delle condizioni per le aziende. Quando è accaduto il contrario, nelle ultime sei settimane sono scattate le perdite. Iksil era stato già in aprile battezzato dai media americani la London Whale, la Balena di Londra, per le dimensioni delle sue operazioni in grado di influenzare il mercato. Non tutta la finanza ha però perso con lui: accettando la scommessa di JP Morgan, puntando cioè contro la premessa di Iksil, una dozzina di hedge fund ha guadagnato 30 milioni ciascuno”.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-05-12/morgan-torna-allarme-derivati-081157.shtml?uuid=AbyEtRbF

*****

“L’hanno chiamato, con un soprannome azzeccato, la London Whale, la balena di Londra. Una Moby Dick della finanza che ha causato a Jamie Dimon di JP Morgan, intrepido capitano Achab su mercati tempestosi, un naufragio da due, forse 2,3 miliardi di dollari. Sono queste le perdite di trading accumulate in poche settimane, sei per l’esattezza, da scommesse sbagliate sui derivati compiute da un’oscura divisione della banca, il Chief Investment Office, formalmente incaricato di effettuare hedging, cioè di proteggerla dal rischio. E soprattutto dal suo uffficio di Londra e da un trader divenuto appunto noto, per le dimensioni e l’aggressività delle sue operazioni, come la Balena.

Le perdite-shock della principale banca statunitense per asset, che alla fine del secondo trimestre potrebbero totalizzare oltre tre miliardi, stando alle prime ricostruzioni sono state generate da puntate troppo ottimistiche originate almeno in parte in Europa. Il Wall Street Journal indica tra i protagonisti cruciali il trader Bruno Michel Iksil, che vanta compensi da cento milioni di dollari l’anno e lavora anzitutto dalla capitale britannica: ha effettuato ingenti quanto fallimentari operazioni su credit default swap, attraverso un indice che segue 125 aziende. La sua posizione in derivati aveva oltrepassato il valore nominale di cento miliardi. L’ultima scommessa, quella del disastro, lo avrebbe visto vendere Cds, protezione contro default, nella convinzione che le condizioni finanziarie andassero migliorando. Quando il costo della protezione delle aziende ha al contrario preso a salire, sono scattate perdite.

La debacle, del tutto inattesa da analisti e operatori di mercato, è gestibile da JP Morgan sotto il profilo strettamente dei costi: solo nel primo trimestre dell’anno la banca ha generato profitti per 5,4 mliardi. Ma il colpo d’immagine è altra cosa: Dimon era considerato finora il nuovo re di Wall Street, capace di superare a gonfie vele la crisi del 2008. Secondo alcuni il chief executive sarebbe stato al corrente di molte delle mosse nel trading, sottovalutando lui stesso i rischi. La vicenda ha anche rilanciato i dubbi sulla salute delle grandi banche e gli appelli ad accelerare le riforme dell’alta finanza per imbrigliare nuovi e pericolosi eccessi. I titoli del settore, riflettendo la paure che le sorprese negative non siano finite, sono caduti ieri sera nel dopo mercato: JP Morgan ha ceduto oltre il 6% ma anche rivali quali Citigroup, Goldman Sachs, Bank of America e Morgan Stanley sono tutte scivolate di oltre il due per cento”.

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-05-11/ecco-come-jamie-dimon-082959.shtml?uuid=AbaAHvaF

Il mercato dei derivati, ovvero la catastrofe che incombe sull’economia globale

Cosa sono i derivati ?

La denominazione di “strumenti derivati” dipende dal fatto che il loro valore “deriva” dal prezzo dell’attività sottostante a cui il contratto fa riferimento. Le fluttuazioni e l’andamento di tali strumenti risultano pertanto direttamente correlate alle variazioni dell’attività sottostante.

Si possono avere due tipologie di derivati, distinte in base all’attività sottostante di riferimento: derivati sulle merci e derivati su attività finanziarie.
I primi sono legati ad attività reali come il petrolio, l’oro, il grano, il caffè…
I secondi sono invece legati ad attività finanziarie come tassi di interesse, valute, azioni ed indici azionari.

Un future è un contratto a termine con il quale si assume l’impegno di acquistare o vendere una certa quantità di una merce o attività finanziaria ad un prezzo e ad una scadenza futura predeterminati, però a differenza dei contratti a termine rappresenta un valore mobiliare, suscettibile di essere trasferito in modo immediato, ed è scambiato soltanto all’interno dei mercati borsistici ufficialmente riconosciuti.

I future vengono generalmente utilizzati per operazioni di:

Speculazione
Il future viene acquistato o venduto al fine di guadagnare dai rialzi o ribassi del mercato, beneficiando dell’effetto leva e i ridotti costi di transazione.
Circa l’85-90% delle operazioni sui contratti future vengono svolte a tale fine ed hanno in genere un orizzonte temporale molto breve, talvolta intraday, con gli operatori che aprono e chiudono le proprie posizioni più volte all’interno della giornata.

Sono scommesse legali, ad altissimo rischio, che hanno creato bolle gigantesche. L’ultima, in ordine di tempo, ma forse anche la definitiva, ammonta a 227mila miliardi di dollari [$ 227.000.000.000.000], ossia circa 3 volte la ricchezza mondiale.
Segue una visualizzazione grafica dell’entità dell’esposizione sui derivati delle principali banche americane

One Hundred Dollars
$100 – Most counterfeited money denomination in the world.
Keeps the world moving.
Ten Thousand Dollars
$10,000 – Enough for a great vacation or to buy a used car.
Approximately one year of work for the average human on earth.
100 Million Dollars
$100,000,000 – Plenty to go around for
everyone. Fits nicely on an ISO / Military
standard sized pallet.$1 Million is the cash square on the floor.
1 Billion Dollars
$1,000,000,000 – This is how a billion dollars looks like.
10 pallets of $100 bills.
1 Trillion Dollars
$1,000,000,000,000 – When they throw around the word “Trillion” like it is nothing, this is the reality of $1 trillion dollars. The square of pallets to the right is $10 billion dollars. 100x that and you have the tower of $1 trillion that is 465 feet tall (142 meters).

1 Million, 100 Million, 1 Billion, 1 Trillion

$2 Billion on Truck
Bank of New York Mellon
BNY has a derivative exposure of $1.375 Trillion dollars.
Considered a too big to fail (TBTF) bank. It is currently facing (among others) lawsuits fraud and contract breach suits by a Los Angeles pension fund and New York pension funds, where BNY Mellon allegedly overcharged the funds on many millions of dollars and concealed it.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

State Street Financial
State Street has a derivative exposure of $1.390 Trillion dollars.
Too big to fail (TBTF) bank. It has been charged by California Attorney General (among other) lawsuits for massive fraud on California’s CalPERS and CalSTRS pension funds – similar to BNY (above).

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

Morgan Stanley
Morgan Stanley has a derivative exposure of $1.722 Trilion dollars.
Its a too big to fail (TBTF) bank. It recently settled a lawsuit for over-paying its employees while accepting the
tax payer funded bailout. Vice Chairman of Morgan Stanley had a license plate that said “2BG2FAIL” on his Porsche Cayenne Turbo. All this while $250 million of bailout money ended up in the hands of Waterfall TALF Opportunity, run by the Morgan Stanley’s owners’ wives– Marry a banker for a $250M tax-payer cash injection.
The bank also got a SECRET $2.041 Trillion bailout from the Federal Reserve during the crisis, beyond the tax payer bailout.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

Wells Fargo
Wells Fargo has a derivative exposure of $3.332 Trillion dollars.
Its a too big to fail (TBTF) bank. WF has been charged for its role in allegedly pursuing illegal foreclosures and deceptive loan servicing. Wells Fargo was just slapped with a $85 million fine by Federal Reserve for putting good credit borrowers into bad-credit rating (high rate) loans.
In March 2019, Wachovia (owned by Wells Fargo) paid $110 million fine for allowing transactions connected to drug smuggling and a $50 million fine for failing to monitor cash used to ship 22 tons of cocaine. It also failed to monitor $378.4 billion (that’s $378400 millions dollars) worth of transactions to Mexican “casas de cambio” (think WesternUnion, anonymous cash transfer) usually linked to drug cartels. Beyond that, WF lets its’ VIP employees live in foreclosed mansions. WF knows how to cash your legit check, then claim “fraud” and close your account. WF also re-orders your transactions to create more overdraft fees. Wells Fargo’s Wachovia also got a SECRET $159 billion bailout from the Federal Reserve.

Wells Fargo paid NO taxes in 2008-2010 and had a tax rate of NEGATIVE 1.4% while making
$49 billion in profit during the same time.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

HSBC
HSBC has a derivative exposure of $4.321 Trilion dollars.
HSBC is a Hong Kong based bank and its original name is
The Hongkong and Shanghai Banking Corporation Limited.

You will find HSBC working a lot with JP Morgan Chase.
Both HSBC and JP Morgan Chase have strong interest in gold & precious metals. HSBC and JP Morgan Chase are often involved together in financial scandals.
Lately HSBC has been sued for allegedly funneling more than $8.9 billion to the largest ponzi-scheme in history – Bernie Maddof’s investment business.
HSBC (along w/ JP Morgan Chase) has been sued for alleged conspiracy suppressing the price of silver and gold, partially through precious metal DERIVATIVES and making billions of dollars on it. State of Hawaii is suing HSBC (and other banks) for deceptive credit card lending practices.
DZ Bank in Germany is suing HSBC (and JP Morgan) for deceptive (lying) practices when selling home-loan-backed securities.
HSBC is also under investigation for laundering billions of dollars.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

Goldman Sachs
Goldman Sachs has a derivative exposure of $44.192 Trillion dollars.
The $1 Trillion pillars towers are double-stacked @ 930 feet (248 m).
The White House is standing next to the Statue of Liberty.

Goldman Sachs has advantage over other banks because it has awesome
connections in US Government. A lot of former Goldman employees hold high-level
US Government positions (chart)
.

Mitt Romney’s top donor is Goldman Sachs, and one of Obama’s best donors.
Ex-CEO of Goldman Sachs, Hank Paulson became the Secretary of Treasury under Bush and
during the 2008 financial crisis authored the TARP bill demanding $700 billion bail-out.
In UK, Goldman Sachs escaped £10 million bill on a failed tax avoidance scheme with help of good connections.
The bank is the largest player in the food commodities market, earned $955m from food speculation in 2009” – That’s your $$$.
Goldman Sachs employees are arming themselves with guns in case there is a populist uprising against the bank.
Goldman Sachs calls their investors “muppets“. and use clients to make money for themselves, disregarding the clients.
The bank was fined $22 million for sharing valuable nonpublic information with top clients (Think insider trading with best clients).
Goldman Sachs was part-owner America’s leading website for prostitution ads until the ownership stake was exposed.
Goldman Sachs helped Greece conceal its debt with secret loans, while simultaneously taking advantage of Greece.
Goldman Sachs got a $814 billion SECRET bailout from the Federal Reserve during the 2008 crisis.
Goldman Sachs got $10 billion of the 2008 TARP bailout, and in the same year paid $10.9 billion in employee compensation and “benefits”, while paying a tax rate of 1%. That means an average of $327,000 to each Goldman Sach’s employee.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

Bank of America
Bank of America has a derivative exposure of $50.135 Trillion dollars.

BofA is sticking the tax-payers with a MASSIVE bill, by moving derivatives to
accounts insured by the federal government @ total of $53.7 trillion as of 06/2011.
During 2011-12 BofA has been in need of cash, so Warren Buffett gave BofA $5 billion.
Same year BofA sold its stake in China Construction Bank to raise $1.8 billion in cash.

Bank of America paid $22 million to settle charges of improperly foreclosing on active-duty troops
BofA recruited 3 cyber attack firms to attack WikiLeaks. but the Anonymous hacker group hacked the security firms first.
BofA was sued for $31 billion in home-loan losses in 2011, the bank is involved in many lawsuits, too many to document.
BofA also received a SECRET $1.344 trillion dollar bailout from the Federal Reserve.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

Citibank
Citibank has a derivative exposure of $52.102 Trillion dollars.
The $1 Trillion dollar towers are double-stacked @ 930 feet (248 m).

Citibank customers have been arrested for trying to close their accounts, while in in Indonesia a man was interrogated to death in Citibank’s special “questioning room”. In 2011 Citibank paid a fine of $285 million for selling home-loan backed bonds to investors, while betting they would lose value (think derivatives/insurance). The man in charge of the unit at Citibank became Obama’s Chief of Staff. 2 weeks before getting hired by Obama he got $900,000 from Citibank for great performance. This was after Citigroup took out $45 billion in bailout money.
Citibank knowingly passed over bad loans to the Federal Housing Administration to insure.

Citigroup also received a SECRET $2.513 trillion dollar bailoutfrom the Federal Reserve.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

JP Morgan Chase
JP Morgan Chase has a derivative exposure of $70.151 Trillion dollars.
$70 Trillion is roughly the size of the entire world’s economy.
The $1 Trillion dollar towers are double-stacked @ 930 feet (248 m).

JP Morgan is rumored to hold 50->80% of the copper market, and manipulated the market by massive purchases. JP Morgan is also guilty of manipulating the silver market to make billions. In 2010 JP Morgan had 3 perfect trading quarters and only lost money on 8 days. Lawsuits on home foreclosures have been filed against JP Morgan. Aluminum price is manipulated by JP Morgan through large physical ownership of material and creating bottlenecks during transport. JP Morgan was among the banks involved in the seizure of $620 million in assets for alleged fraud linked to derivatives. JP Morgan got $25 billion taxpayer in bailout money. It has no intention of using the money to lend to customers, but instead will use it to drive out competition. The bank is also the largest owner of BP – the oil spill company. During the oil spill the bank said that the oil spill is good for the economy.
JP Morgan Chase also received a SECRET $391 billion dollar bailoutfrom the Federal Reserve.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

9 Biggest Banks’ Derivative Exposure – $228.72 Trillion

Note the little man standing in front of white house. The little worm next to lastfootball field is a truck with $2 billion dollars.
There is no government in the world that has this kind of money. This is roughly 3 times the entire world economy. The unregulated market presents a massive financial risk. The corruption and immorality of the banks makes the situation worse.

If you don’t want to bank with these banks, but want to have access to free ATM’s anywhere– most Credit Unions in USA are in the CO-OP ATM network, where all ATM’s are free to any COOP CU member and most support depositing checks. The Credit Unions are like banks, but invest all their profits to give members lower rates and better service. They don’t have shareholders to worry about or have derivatives to purchase and sell.

Keep an eye out in the news for “derivative crisis”, as the crisis is inevitable with current falling value of most real assets.
Derivative Data Source: ZeroHedge

 

http://demonocracy.info/infographics/eu/debt_piigs/debt_piigs.html

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