La primavera turca manderà in fumo i piani NATO

Turkish Prime Minister Tayyip Erdogan gives a thumbs-up sign from the cockpit of the Turkish Primary and Basic Trainer Aircraft "Hurkus" during a ceremony at the Turkish Aerospace Industries in Ankara

Migliaia di auto nella notte ad Ankara con i guidatori con la mano sul clacson, bandiere turche e ritratti di Mustafah Kemal Ataturk che sporgono dai finestrini, hanno invaso il centro per protestare contro la dura repressione oggi da parte della polizia delle manifestazioni contro il governo del premier Recep Tayyip Erdogan a Istanbul e in decine di altre città del Paese. Migliaia di manifestanti sono ancora concentrati nel centro della capitale turca. La polizia turca ha arrestato 939 persone in oltre 90 manifestazioni contro il governo in tutta la Turchia  (ANSA del 1 giugno)

Le proteste hanno ben poco a che vedere con la tutela di pochi alberi e molto a che vedere con il tradimento dell’eredità di Mustafa Kemal Atatürk, il padre della Turchia moderna, un grande uomo e grande leader che riuscì a sospingere una nazione imbarazzantemente arretrata e autoritaria verso una modernità fatta di laicità, democrazia e crescita economica. Il cammino era ben lungi dall’essere completato (non lo è per noi, figuriamoci se lo potrebbe essere per la Turchia), ma l’arrivo dei musulmani al potere ha invertito la rotta: neoliberismo, completo asservimento della politica estera agli obiettivi della NATO, islamizzazione della società, alleanza con Israele e Arabia Saudita, coinvolgimento diretto nel tentativo di effettuare un cambio di regime in Siria. Erdogan è stato rieletto unicamente in virtù dei suoi successi economici, ma la pacchia è finita e le conseguenze di una crescita realizzata con il doping finanziario si stanno per abbattere sulla Turchia. Queste proteste sono solo l’inizio ed è possibile che, per cavarsela, Erdogan scelga la via della guerra con la Siria, dopo l’ennesimo, ridicolo false flag, come questo:

Le forze speciali turche anti-terrorismo hanno arrestato 12 sospetti, membri del Fronte Al-Nusra, il gruppo affiliato di Al-Qaeda che è stato definito “il braccio più aggressiva e di successo” dei ribelli siriani, che si presume stessero preparando un attentato chimico nella città meridionale turca di Adana.
http://arabworld360.blogspot.it/2013/05/turkey-finds-sarin-gas-in-homes-of.html#.Uanovdh4NQE

Se lo farà, anche i suoi sostenitori lo abbandoneranno alla sua sorte.
In caso di conflitto, ci sarà una primavera europea. Meno di un quarto degli inglesi approva la decisione del proprio governo di fornire armi agli insorti siriani, figuriamoci come prenderebbero un costoso e sanguinoso coinvolgimento diretto delle loro forze armate:
http://www.guardian.co.uk/world/2013/jun/01/syria-hague-arms-intervention-military

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BACIARSI IN PUBBLICO È CONTRARIO ALLA MORALE?

La stampa turca riferisce di incidenti registrati ieri sera ad Ankara, dove circa 200 giovani che si erano riuniti per una ‘protesta del bacio’ contro cartelli che esigevano il rispetto delle ”legge morali” nella metropolitana sono stati prima bloccati dalla polizia e poi attaccati da integralisti islamici…circa 30 giovani islamici aderenti all’Akp [partito al governo] che hanno cercato di separare le coppie usando anche violenza fisica. Un ragazzo che partecipava alla ‘protesta del bacio’ e’ stato ferito da una coltellata e ha dovuto essere ricoverato. ”L’immoralita’ non e’ liberta”’ ha detto a Hurriyet un esponente dei giovani Akp, Celal Karaman. L’opposizione laica accusa Erdogan di seguire una ‘agenda occulta’ di reislamizzazione del paese.

http://www.ansa.it/web/notizie/photostory/primopiano/2013/05/26/Turchia-islamici-polizia-contro-protesta-bacio-_8768262.html

TOLLERARE LIVELLI ALLUCINANTI DI VIOLENZA DOMESTICA SULLE DONNE È MORALE?

A luglio del 2011 le Nazioni Unite hanno pubblicato un dossier sulla Turchia, nel quale si legge che il paese della Mezzaluna ha la maglia nera rispetto all’Europa e agli Stati Uniti quanto a violenze domestiche sulle donne. Il 39 per cento delle donne turche ha patito abusi psicologici e fisici all’interno delle mura domestiche, contro il 22 per cento delle donne statunitensi e un range che va dal 3 al 35 per cento in Europa. Ciò dimostra che ad Ankara l’allarme è decisamente alto, visto che dai dati Onu risulta che peggio della Turchia ci sono solo i Paesi dell’Africa sub-sahariana e l’isola di Kiribati nel Pacifico…Secondo HRW circa il 42 per cento delle donne turche che hanno più di 15 anni e il 47 per cento di quelle che vivono nelle aree rurali del Paese hanno sperimentato sulla loro pelle abusi e violenze domestiche di ogni genere, da quelle fisiche a quelle psicologiche…Le contraddizioni del governo e la sua risposta “inconsistente” per prevenire gli abusi sulle donne è però lo specchio fedele dell’ambivalenza che regna all’interno della società turca in merito alla questione di genere. Molte persone in Turchia sono convinte che “il successo delle donne rappresenti il fallimento della famiglia“. Queste persone sono generalmente di credo islamico e hanno una visione tradizionalista (e maschilista) della società…Recep Tayyip Erdogan ha lanciato un appello accorato a tutte le famiglie turche affinché abbiano “almeno tre figli“, perché – secondo il primo ministro – “la forza di una nazione risiede nelle sue famiglie e la forza delle famiglie risiede nel numero dei loro figli”. Un’immagine che riporta indietro nel tempo e che sottolinea l’immagine delle donne come mere “incubatrici” di pargoli che possano assicurare l’aumento del tasso di turchità della società. Ma Erdogan si è spinto anche oltre, legando la natalità all’economia: “Uno o due bambini significa bancarotta – ha detto – Tre bambini invece significa che stiamo migliorando”.

http://news.panorama.it/esteri/turchia-femminicidio-violenza-donne-erdogan-islam

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REPRIMERE CON LA VIOLENZA LE PROTESTE POPOLARI PACIFICHE È MORALE?

Era iniziata come una protesta di cittadini contra la distruzione di un parco, il Gezi Park di Taksim, e dei suoi 600 alberi, nel cuore di Istanbul. Ma il movimento si fa ogni giorno di più simile alle rivolte della stagione degli indignados di Madrid, Londra o New York. Da lunedì ogni notte, prima centinaia di giovani, ora migliaia, si accampano nel parco, per impedire la mattina ai bulldozer di sradicare gli alberi dell’ultimo polmone verde del cuore europeo della megalopoli del Bosforo, al posto del quale deve essere costruito un mega centro commerciale. All’alba ogni giorno i reparti anti-sommossa della polizia prendono d’assalto il parco, usando lacrimogeni, spray urticanti, cannoni ad acqua.

http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/turchia_rivolta_gezi_park_governo_erdogan/notizie/286448.shtml

http://www.asianews.it/notizie-it/Istanbul-sconvolta-dalle-proteste-e-dalle-violenze-della-polizia-28080.html

DETENERE IL RECORD MONDIALE DI INCARCERAZIONE DI GIORNALISTI È MORALE?

La Turchia detiene il record mondiale di giornalisti in carcere. Lo dice un rapporto pubblicato oggi dal Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), una Ong con sede a New York, secondo la quale nel Paese è in atto “una delle più vaste operazioni di repressione della libertà di stampa nella storia recente”.

il numero di giornalisti in prigione in Turchia oggi è superiore a quello di altri Paesi più repressivi, come l’Iran, l’Eritrea e la Cina”, afferma il Cpj.

Oltre alle retate di giornalisti con il pretesto delle lotta al terrorismo, l’ong denuncia anche “tattiche di pressione per convincere all’autocensura” nelle redazioni. Il Cpj ha anche fatto appello al premier Erdogan perché smetta di denunciare sistematicamente per diffamazione “i giornalisti critici”, di “disprezzarli pubblicamente” e di esercitare “pressioni su media critici perché adottino un tono più moderato”.

http://www.lastampa.it/2012/10/22/esteri/in-turchia-il-record-mondiale-di-giornalisti-in-carcere-sono-p3OdQkPmPNmxVjIZEuRRXO/pagina.html

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ALLEARSI CON ISRAELE E L’ARABIA SAUDITA E DESTABILIZZARE UN PAESE CONFINANTE INFISCHIANDOSENE DELLA VOLONTÀ POPOLARE È MORALE?

Se gli Stati Uniti proponessero una no-fly zone sulla Siria, noi risponderemmo subito di sì

Recep Tayyip Erdogan, premier turco (membro della NATO), intervistato dalla NBC

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/08/17/israele-e-turchia-mano-nella-mano-verso-labisso/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/25/labbattimento-dellaereo-turco-non-e-un-semplice-incidente-e-i-cittadini-turchi-non-vogliono-la-guerra/

Un sondaggio promosso dal popolare quotidiano Hurriyet ha confermato che, come indicato da diversi recenti sondaggi, la maggioranza della popolazione turca è fortemente ostile a un conflitto con Damasco. L’instant poll di Hurriyet ha rilevato un livello di opposizione al 55%. Recenti sondaggi hanno rivelato anche che una maggioranza della popolazione turca non approva la politica muscolare del premier islamico nazionalista Recep Tayyip Erdogan sulla crisi siriana e il suo dichiarato appoggio ai ribelli sunniti contro l’ex-amico Bashar al Assad.

http://www.lettera43.it/cronaca/turchia-siria-ankara-non-vogliamo-guerra_4367566771.htm

OPTARE PER UNA GESTIONE NEOLIBERISTA DELL’ECONOMIA È MORALE?

Economia in forte frenata, mentre la bolla creditizia continua ad espandersi, finanziata da un forte deficit commerciale (10% del PIL). Il debito privato è triplicato negli ultimi 4 anni: il governo prima ha chiesto ai turchi di consumare per far crescere il paese, poi dirà che sono vissuti al di sopra delle proprie possibilità. Faranno la fine della Spagna e del Regno Unito. Ed Erdogan è stato rieletto solo perché pareva aver trovato il modo di arricchire la popolazione (strappare alla povertà milioni di turchi).

http://online.wsj.com/article/SB10001424127887323296504578396200677967468.html

http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MID-01-230413.html

Chi salverà la Turchia dalla bancarotta?

http://www.bloomberg.com/news/2013-05-30/rally-ending-as-bernanke-exit-seen-matter-of-time-turkey-credit.html

http://blogs.wsj.com/emergingeurope/2013/05/30/oecd-offers-skeptical-view-of-turkey/

FARE IN MODO CHE ALL’AUMENTO DEL BENESSERE IL TASSO DI DISUGUAGLIANZA RESTI ELEVATISSIMO È MORALE?

La Turchia è oltre il sessantesimo posto nel mondo, davanti a Gabon e Cina e dietro il Perù

http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_by_inequality-adjusted_HDI

L’AUTORITARISMO È MORALE?

C’è sempre sullo sfondo la questione della presunta “agenda segreta islamica” a turbare i sonni dei secolaristi seguaci di Ataturk, il padre della Turchia moderna e laica, («l’Akp non è laico come i partiti democratici cristiani nei paesi occidentali, loro vogliono introdurre lo studio del Corano nella scuola pubblica» dice Kiliçdaroglu).

«All’inizio l’Akp – dice Kiliçdaroglu – ha combattuto per la democrazia contro il sistema, ma ora sta occupando ogni spazio dello stato e hanno ordinato perfino la confisca preventiva di un libro sgradito al potere (si tratta di un testo di un giornalista su un personaggio controverso vicino al governo, Fetullah Gulen, n.d.r.)».

Insomma il rischio è che l’Akp si stia trasformando in un partito-stato. Una preoccupazione isolata del partito laico e socialdemocratico? No. Oktay Vural, vice presidente del gruppo parlamentare dell ‘MHP, il partito nazionalista del professor Bacheli, che ha ottenuto il 13% dei voti alle ultima elezione, dice: «L’Akp, il partito di Erdogan, è un partito-stato. I media sono minacciati o sotto controllo diretto del governo e spesso i media sono proprietà di gruppi con altri interessi economici che poi vengono minacciati in questi settori se sono critici con il governo. Ci sono molti giornalisti in galera o che hanno perso il posto perché sgraditi e non siamo liberi di comunicare senza il timore di senza essere intercettati. Inoltre ho l’impressione che il sistema giudiziario sia sotto controllo dell’esecutivo».

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-04-03/stretta-autoritaria-agenda-segreta-180705.shtml?uuid=Abl3paIF

Di carattere forte, secondo molto autoritario, Erdogan in questi 10 anni è finito più volte sui giornali con l’accusa di voler islamizzare il Paese, utilizzando l’ingresso in Unione Europea solo per indebolire lo strapotere dei militari, da sempre strenui difensori dello Stato moderno e laico fondato da Atatürk. Già durante il suo mandato da sindaco di Istanbul, dal 1994 al 1998, il futuro premier aveva fatto parlare di sé per aver criticato i dipendenti dal comune che servivano bevande alcoliche, e perché non stringeva la mano alle donne.

La sua nomina a primo ministro, avvenuta ufficialmente nel 2003, lo ha portato a più miti consigli, ma per poco. È dello stesso anno il tentativo del primo governo Erdogan di fare entrare gli studenti delle imam-hatip (scuole vocazionali islamiche) all’università.

Nel 2012 viene approvata la riforma scolastica che consente ai genitori di inviare i bambini alle scuola vocazionali già dall’età di 10 anni. In alcuni quartieri di Istanbul scoppia la polemica per alcuni studenti trovatisi iscritti d’ufficio alle imam-hatip e non in istituti laici come avevano richiesto, per mancanza di posti. Il premier dice: «alleveremo generazioni di giovani devoti».

Gli appelli di Erdogan alle donne turche a fare almeno tre figli sono all’ordine del giorno. Dietro le sue parole si cela anche il timore per il peso demografico della componente curda, concentrata nel Sud-Est del Paese e dove non hanno problemi di natalità. Ma parallelamente ha portato avanti una campagna serrata contro l’aborto, minacciando di cambiare la legge, che attualmente fissa l’interruzione di gravidanza a 10 settimane, e una vera e propria «crociata» contro una telenovela, campione di ascolti in Turchia e all’estero, rea di aver ritratto il sultano Solimano il magnifico come troppo dedito all’alcol e troppo succubo delle donne.

Infine, in questi anni, la Turchia di Recep Tayyip Erdogan è finita più volte nell’occhio del ciclone per la questione della libertà di stampa e pressioni sui media.

http://www.lastampa.it/2013/03/11/esteri/la-rivoluzione-di-erdogan-piu-velo-e-meno-liberta-x7s7XIoWe4o686itwhj5zM/pagina.html

https://twitter.com/stefanofait

Cos’è il Male?

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Il debole lo abbatte, il forte che lo inghiotte.

Cloud Atlas

Un enorme buco nero che, nella sua foga di incrementare la propria potenza, inghiotte tutto ciò che gli sta intorno, senza esserne mai sazio. Inghiotte soprattutto, per rimanere sul piano filosofico, le anime degli uomini, le loro risonanze emotive ed affettive, i loro slanci ideali.

Luca Grecchi, “La filosofia politica di Eschilo”

L’entropia è la misura dell’aumento del disordine in un sistema ed equivale ad una perdita di informazione e quindi di vitalità. Il massimo dell’entropia per un essere umano si ha con il suo decesso.

Una comunità o una civiltà contrasta l’entropia (è neghentropica), quando riduce il disordine creando varietà e vita. In altre parole, quando permette un continuo scambio di idee, energia, persone. Il Terzo Reich è l’esempio più puro di civiltà entropica, a causa del suo isolamento, della sua uniformità, del suo bisogno di omologare, controllare e consumare ciò che lo circondava. In quanto sistema chiuso, era nato per estinguersi rapidamente, condannato com’era ad operare come un buco nero, per evitare il collasso. I nazisti si sentivano potenti perché potevano cannibalizzare altri popoli e nazioni ma, una volta che il resto del mondo riuscì ad organizzarsi per resistere all’assimilazione, all’imposizione di un unico paradigma, l’entropia nazista perse la partita.

Quando non riuscite a distinguere il governo dall’opposizione, vuol dire che l’entropia di un sistema politico è salita. Succede anche con certi prodotti di largo consumo, distinguibili solo dal marchio. Originalità, creatività, inventiva, immaginazione sono forze neghentropiche: diversificano, promuovono il cambiamento e quindi la vita.

Il parassitismo è perciò la quintessenza dell’entropia: prende senza voler dare, distrugge senza creare. Come un buco nero, appunto. Il parassita dipende dall’organismo che lo ospita, ma può anche causarne la morte. Vive sempre a spese degli altri, li vampirizza. Come la tenia: “Non semplicemente costanza dell’energia, ma massima economia dei consumi: sicché il voler diventare più forti, per ogni centro di forza, è l’unica realtà – non conservazione di sé, ma volontà di appropriazione, di diventare padroni, di diventare di più, di diventare più forti” (F. Nietzsche, “La volontà di potenza”).
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/04/14/legoista/

Il parassita, come lo psicopatico, che è l’apoteosi del parassitismo, è dominato dalla paura di perdere il controllo, disperdendo la sua energia e non può quindi essere altro che predatorio e violento. È autolesionistico perché, consumando chi gli dà la vita senza restituire nulla al sistema, pone le basi per la sua morte.

La simbiosi, o mutualismo, è invece la solidarietà biologica tra esemplari di specie diverse che mettono in comune le loro specificità, scambiandosi dei “servizi” che beneficiano entrambe le parti. È creativa, non distruttiva come l’entropia. È una forza di integrazione, che permette alla vita ed ai sistemi complessi di esistere.

È una relazione di mutua compensazione ed equilibrio: “Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Com’io v’ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri” (Giovanni 13, 34). “Ma se uno ha dei beni di questo mondo, e vede il suo fratello nel bisogno, e gli chiude il proprio cuore, come dimora l’amor di Dio in lui?” (1 Giovanni 3:17).

Si deve mangiare il prossimo per vivere. Coccinelle e passerotti sono degli spietati carnivori, ma non sono parassitari, non sono malvagi.

Il male è, in buona sostanza, tutto ciò prende dal suo ambiente senza dare niente in cambio. Si comporta come un buco nero, un vampiro, un untore, un predicatore fanatico, uno psicopatico che sociopatizza la comunità in cui vive (es. Hitler o Stalin), un imperialista/colonialista (es. esportatori di “democrazia”) o, per i fan della fantascienza, gli alieni de “L’invasione degli Ultracorpi”, o i Borg di “Star Trek” (“Assimilando altri esseri alla nostra collettività, li portiamo più vicini alla perfezione”). Si sforza di omologare, assimilare quel che lo circonda, trasformandolo in una copia di se stesso.

Il maligno è un propagatore virale di entropia: diminuisce la variabilità della vita, semplifica la sua complessità, degrada la sua qualità, disturba i fecondi equilibri solidaristici, divide e contrappone solo per poter controllare e metabolizzare più facilmente, ci spinge ad attaccare il “male” che vediamo negli altri (es. omosessualità) senza renderci conto di quel che c’è in noi (repressione, intolleranza), cerca di distruggere l’unità nella diversità (unica garanzia di equilibrio e mutualismo), offusca ciò che andrebbe messo a fuoco, costringe a scegliere tra due alternative come se l’una escludesse l’altra (e magari occulta una terza opzione), cerca di arrestare l’evoluzione, il cambiamento, la creazione. Fa tutto questo perché brama la stasi, l’inerzia, l’uniformità, ovverosia la morte, la quiete eterna.

Approfondimento “esoterico”:
http://www.informarexresistere.fr/2012/01/18/la-sindrome-del-feto-egoista-come-vivono-e-cosa-pensano-gli-angeli-caduti/

Psicopatia, portami via – La gente ce l’ha sotto il naso, ma non la vuole vedere

Romney nega spudoratamente davanti a milioni di Americani di aver detto o scritto cose che ha detto e scritto (il che è facilmente documentabile). Obama, interdetto, perde il confronto (lui, le molte volte che mente, non lo fa con così tanta disinvoltura, non con quel godimento).
Cameron presenta i conservatori inglesi (quelli che hanno tolto l’assistenza ai disabili relegandoli in casa) come “il partito della compassione”.
Serve davvero altro per capire che queste persone sono psicopatiche?
Se vedete una persona di colore, riuscite a chiamarlo “nero” anche se è politicamente scorretto accennare al colore della pelle?
Se uno è un imbecille non si può definirlo tale perché non sta bene e allora non lo è più?

Perché molti trovano così difficile accettare l’idea che una considerevole parte dell’umanità è diversa, è priva di empatia e coscienza e non ci può fare niente?
Un nero è nero, non è bianco. E uno psicopatico è quello che è, non ha scelto lui di essere così. Mentre il nero non è meno innocuo in quanto nero, lo psicopatico si comporta come la sua natura gli detta di comportarsi ed è nocivo per tutti gli altri, inclusi gli altri psicopatici (circa il 3-6% dell’umanità).

“Nel libro di Claude Steiner “l’alfabeto delle emozioni” ci vengono presentate due categorie di persone destinate ad esercitare “potere” nel mondo: gli psicopatici e gli empatici .

Gli psicopatici sono emotivamente “freddi”, non hanno contatto emotivo, sono bloccati nel “sentire”, agiscono senza freni. Possono mentire, rubare, estorcere, manipolare, senza sensi di colpa. Giocano con l’altro, lo usano, lo seducono, lo commuovono in funzione del potere, del possesso, del successo. Per gli psicopatici l’altro è solo un voto, un corpo, una cosa e non una persona. Raccontano verità diverse, giocano con le parole in funzione dell’interlocutore che ascolta. Ciò che è stato detto ieri oggi viene smentito. Tutto è strumentale e strumentalizzato. Hanno una grande capacità di intuire che cosa le persone vogliono sentire, lo dicono senza crederci, ma lo fanno sorridendo. Intuiscono se c’è un prezzo per il quale l’interlocutore è disposto a vendersi . Inventano nemici e traditori su cui indirizzare l’aggressività e le responsabilità degli insuccessi. Nella loro storia personale il cuore non è stato considerato e lo hanno dimenticato. Hanno un grande buco nell’anima, sono insaziabili e tutto ciò che conquistano, strappano, costruiscono, possiedono non placa il loro “vuoto”.

Gli empatici sono attenti ai sentimenti altrui. Cercano di cooperare con gli altri, di ottenere il meglio da sé e dalle persone. Si sentono impegnati a costruire percorsi e relazioni leali, autentiche, emozionalmente oneste. Il politico empatico ascolta il dolore e si è dato un metro con cui misurare i comportamenti: il rispetto del cittadino e dell’avversario. L’empatico è capace di forza e di tenerezza. Sa che il potere è importante e lo considera un prestito. È consapevole che la vita è fragile, che la storia è tragica e cerca di non barare né con l’una né con l’altra. Il politico empatico insegue sogni, ma è libero nel suo procedere. Sa che ogni essere umano ha una dignità sacra e si impegna a non calpestarla. Conosce gli idoli del suo cuore e sente che ha bisogno di guarigione interiore.

Laddove il politico psicopatico distrugge l’empatico costruisce, laddove il politico psicopatico calpesta l’empatico consola e progetta speranze.

Chiaramente l’empatia e la psicopatia sono due estremi. Nessuno è totalmente empatico o psicopatico, ma riconoscere i comportamenti prevalenti in noi e negli altri è un primo passo per capire e cambiare.

Capire quanti psicopatici nel panorama politico italiano detengono posti di potere è una necessità per custodire il futuro. Sono tanti, troppi coloro che avendo problemi in sospeso con la vita sono stati arruolati come classe dirigente dai vari partiti. E sono tanti, troppi i politici psicopatici a cui abbiamo consegnato il nostro consenso”.

http://www.insiemeragusa.it/node/396

Fenomenologia della psicopatia

Indossano sempre delle maschere (metaforiche): in pubblico vanno incontro alle aspettative altrui, per mimetizzarsi meglio (sanno di essere diversi dagli altri). Lo facciamo tutti, ma loro hanno come unico obiettivo la manipolazione del prossimo per realizzare i propri scopi.

Feriscono gli altri ma cercano costantemente di suscitare pietà o sensi di colpa, sentimenti che li avvantaggiano nelle loro manipolazioni.

Non sanno cos’è la coscienza e l’empatia ma la vedono negli altri e si convincono che sia un handicap. Terraformano la società in modo da allinearla alla loro percezione di come debbano andare le cose (vizi diventano virtù, virtù diventano vizi o patologie)

Sono guidati dalla necessità di dominare gli altri in un modo o nell’altro e di accumulare, ingoiare, spinti da un appetito inestinguibile.

Hanno unicamente e sempiternamente i propri interessi in mente.

Sono seduttori nati perché, almeno inizialmente, si conformano perfettamente alle aspettative degli altri. Sono dei camaleonti in forma umana.

Credono di essere più importanti di quello che realmente sono (e si sforzano di convincere gli altri di esserlo). In genere si prendono dannatamente sul serio.

Per difendere la loro credibilità e status gonfiato a dismisura mentono metodicamente.

Se non possono manipolare direttamente qualcuno seminano zizzania, mettono gli uni contro gli altri, diffondendo malelingue e calunnie.

Le loro emozioni (salvo il risentimento, la delusione, la rabbia, la bramosia) sono false e non sono bravi a calibrarle, perché sono privi di empatia, sono come dei principianti assoluti. Esagerano (“lacrime di coccodrillo”) oppure si mostrano singolarmente freddi. Sono spesso fuori luogo.

Non hanno assolutamente alcun riguardo per i sentimenti degli altri e li accusano di reagire sproporzionatamente alle loro azioni.

Sono completamente irresponsabili, privi di rimorsi e scrupoli, non si assumono mai alcuna responsabilità. Se rimpiangono qualcosa, è per non averla ottenuta.

Se chiedono scusa è solo perché la situazione lo richiede per poter continuare a manipolare il prossimo.

Sono amorali e promiscui, incapaci di essere fedeli, vogliono sempre prendere e se danno un po’ e perché sanno di potere ottenere molto di più.

Vivere in mezzo a persone dotate di coscienza è per loro estenuante. Per questo si prendono delle vacanze di completa depravazione. Vogliono sentirsi sporchi, impuri, corrotti, per ripulirsi dei “buoni sentimenti” che sono costretti a subire quotidianamente e che li fanno sentire a disagio. Droghe, prostituzione, pedofilia, abusi e torture possono essere degli ottimi sfoghi.

La loro prospettiva è fissata sul breve termine. Non sono lungimiranti e questo è il loro Tallone d’Achille: vedono la realtà come desiderano vederla, non come è. Prima o poi fanno un passo più lungo della gamba e crollano rovinosamente. È solo una questione di tempo.

Si annoiano facilmente, sono drogati di eccitazione e quindi impulsivi. Il che li rende ancora più vulnerabili all’autolesionismo (es. DSK).

Se non succede prima è perché, di norma, sono molto intelligenti ed abili nella mimesi. Quelli non sufficientemente acuti commettono errori grossolani e finiscono in galera. Gli altri arrivano al potere sfruttando la benevolenza, compassione, altruismo, spirito di sacrificio, devozione, dedizione, ingenuità, idealismo e credulità (imbecillità) dei “normali”. Fregare il prossimo facendo leva sulle sue virtù (che per loro sono debolezze) li fa godere, letteralmente.

Può capitare che fissino gli altri intensamente, come un predatore che mira alla sua preda.

http://fanuessays.blogspot.it/2012/01/golpe-psicopatico.html

Viviamo tutti nella Terra di Mezzo (il Signore degli Anelli e la contemporaneità)

“Sì, così è”, disse Sam. ” E noi non saremmo qui, se avessimo avuto le idee un po’ più chiare prima di partire. Ma suppongo che accada spesso. Penso agli atti coraggiosi delle antiche storie e canzoni, signor Frodo, quelle ch’io chiamavo avventure. Credevo che i meravigliosi protagonisti delle leggende partissero in cerca di esse, perché le desideravano, essendo cose entusiasmanti che interrompevano la monotonia della vita, uno svago, un divertimento. Ma non accadeva così nei racconti veramente importanti, in quelli che rimangono nella mente. Improvvisamente la gente si trovava coinvolta, e quello, come dite voi, era il loro sentiero. Penso che anche essi come noi ebbero molte occasioni di tornare indietro, ma non lo fecero. E se lo avessero fatto noi non lo sapremmo, perché sarebbero stati obliati. Noi sappiamo di coloro che proseguirono, e non tutti verso una felice fine, badate bene; o comunque non verso quella che i protagonisti di una storia chiamano una felice fine. Capite quel che intendo dire: tornare a casa e trovare tutto a posto, anche se un po’ cambiato…, come il vecchio signor Bilbo. Ma probabilmente non sono quelle le migliori storie da ascoltare, pur essendo le migliori da vivere! Chissà in quale tipo di vicenda siamo piombati”.
“Chissà!”, disse Frodo. “Io lo ignoro. E così accade per ogni storia vera. Prendine una qualsiasi fra quelle che ami. Tu potresti sapere o indovinare di che genere di storia si tratta, se finisce bene o male, ma la gente che la vive non lo sa, e tu non vuoi che lo sappia”.

Minaccia dell’unione patologica di potere statale, capitale e tecnologia. Virtù primarie: lealtà, servizio, cameratismo, abnegazione, cortesia, coraggio, idealismo. “Tolkien comprende il male e il modo in cui ci seduce come ha sedotto Gollum con le sue promesse di bontà, e come, se gli cediamo, esso corrode infine inevitabilmente la nostra libertà, volontà ed individualità”.

Per C.S. Lewis e Tolkien (Silmarillion) le cose che chiamiamo malvagie inizialmente erano incorrotte. Si sono corrotte quando le creature hanno liberamente scelto di essere più interessate a se stesse che a Dio: peccato di superbia. Accrescere la propria potenza e gloria del proprio ruolo, desiderio di avere dei servitori, di dominare l’altrui volontà. Ribellione come la reazione di un bimbo che si rifiuta di cooperare alla costruzione di castelli di sabbia e poi distrugge quelli degli altri bimbi. LUCIFERO (Melkor in Silmarillion): “Partecipava dei poteri e della conoscenza di tutti gli altri Valar, ma li volse a scopi malvagi, e sperperò la propria forza in atti di violenza e di tirannide. Egli, infatti, bramò Arda e tutto quanto vi si trovava, agognando il trono di Manwë e la potestà sui dominii dei suoi pari. Per arroganza, dallo splendore decadde al disprezzo di tutte le cose salvo se stesso, spirito funesto e impietoso. Trasformò l‘intellezione in sottigliezza pervertendo alla propria buona volontà quanto poteva servirgli, fino a che divenne un bugiardo privo di qualsiasi vergogna. Cominciò con il desiderio della Luce, ma quando non riuscì a possederla esclusivamente per sé, calò, tra fuoco e ira, dentro un incendio, giù nell’Oscurità. E soprattutto dell’oscurità si servì per le sue opere malvagie su Arda, e la colmò di terrore per tutte le creature viventi”.

Anche Sauron, servitore di Melkor/Morgoth: “in anni successivi si levò come un’ombra di Morgoth e come un fantasma della sua malvagità, e lo seguì lungo le medesime strade rovinose che conducono nel Vuoto”.

L’Ombra che li ha allevati sa solo scimmiottare, non può fare cose realmente nuove da sola. Non credo che abbia dato vita agli Orchi, non fece che rovinarli e depravarli” (Frodo a Sam).

L’esito di questo amore di sé è la riduzione della libertà, l’imprigionamento all’interno di se stessi e l’incapacità di dare o ricevere quell’amore che è l’unica cosa che si desidera di dare o ricevere quell’amore che è l’unica cosa che si desidera” (Charles Moseley su Tolkien, citato in Pearce, Tolkien, l’uomo e il mito, p. 117).

Non si usa l’Anello per rovesciare l’Oscuro Signore: usare il male per combattere il male ce ne rende schiavi.

Tolkien amava gli hobbit perché voleva bene “a chi è semplice e comune tanto quanto voglio bene a chi è nobile, e niente mi commuove di più (al di là di tutte le passioni del mondo) del processo di “nobilitazione” (dal brutto anatroccolo a Frodo)”.

“Tra l’altro penso che la ragione sia la stessa, anche se non so quanto sia volontaria e quanto vero e proprio travisamento: ovvero, la sottrazione dell’Uomo al suo destino, mettendolo in ballo a forze numinose (eldar, istari, HOBBIT!) e sottraendoli sempre e comunque alla possibilità di fare il Bene di loro proprio iniziativa. L’esatto contrario che in Tolkien: la virtù dell’Uomo tolkieniano è l’assoluta indipendenza rispetto al canto della creazione, e quindi la libertà di arbitrio di cui non godono i semi-divini eldar, incatenati alle trame del destino dalla loro stessa consustanzialità con i Valar. Potentissime marionette, solo Galadriel e Feanor hanno provato a uscire dalla trama e reclamare un proprio destino, solo per ottenerne rovina. Tutto questo per dire che Isildur in Tolkien è un esempio di paragone, è la massima purezza cui l’Uomo è giunto e di cui Aragorn sarà erede. E invece no, è trasformato in un corrotto come tutti gli altri (persino Faramir, FARAMIR!! vacilla in Jackson, ed è solo il caso a salvarlo, non la propria ferrea volontà di Bene, come in Tolkien – Faramir è un puro), e solo Aragorn alla fine, tra spinte e spintoni, finisce per imbroccare la via giusta. Sicchè è travisato tutto il messaggio Tolkieniano, perchè quello che è alla portata di molti, volendo di tutti (la libertà in ordine alle scelte etiche) diventa invece l’acquisizione messianica di uno solo, e piuttosto indirizzata per giunta. Su questa base davvero non si capisce perchè gli Elfi abbandonino le terre orientali, sembra un escamotage di narrazione da bassa lega, non la tragica constatazione che il loro tempo è davvero finito perchè gli Uomini, nel bene o nel male, hanno raggiunto e dimostrato la loro maturità di individui. E poi vabbè, c’è tutto il resto, non mi soffermo nemmeno sullo stupro alla narrazione e le licenze del tutto gratuite”.
Fonte: Franz Terlus.

Contro il relativismo morale: “Good and ill have not changed since yesteryear; nor are they one thing among Elves and Dwarves and another among Men” (Aragorn, p. 428).

Verità e liberazione: “The power of truth and its liberation from hegemony is indeed the great theme of The Lord of the Rings.”

Non-violenza e rinuncia al potere: “some of the greatest heroes of Middle-earth are those whose decision not to kill proves to have important consequences.” theme of “renunciation of power”. “Power in the works of Tolkein is often to be found in the hands of a woman.” Frodo: “No hobbit has ever killed another on purpose in the Shire, and it is not to begin now” (p. 983). “Yet such is oft the course of deeds that move the wheels of the world. Small hands do them be cause they must, while the eyes of the great are elsewhere” “Middle-earth’s heroes overcome their weaknesses – not with power plays aimed at dominating others but rather with humility and self-sacrifice. Strength, according to Tolkien, manifests itself most clearly not in the exercise of power but rather in the willingness to give it up. ‘The greatest examples of the action of the spirit and of reason,’ he tells us, ‘are in abnegation’ (L, p. 246). Abnegation, the subordination of one’s own will for the sake of others – that, according to the portrait Tolkien presents, is what characterizes a life lived well; and, given its obvious beauty, such a portrait needs not argument to defend it” “Returning the Ring to its origin means refusal of power as domination by the One – by sameness, homogeneity – and therefore acceptance of respect for difference and diversity. “Bombadil nicely illustrates the distinction Tolkien draws between magic and enchantment in his essay ‘On Fairy-stories’: magic ‘is power in this world, domination of things or wills,’ whereas enchantment ‘does not seek delusion, nor bewitchment and domination, it seeks shared enrichment, partners in making and delight, not slaves’”

Il male: “the conflict in Middle-earth is essentially religious. Sauron seeks to establish his will not only over his fellow creatures in Middleearth but ultimately over Ilúvatar [God] himself.” “In conclusion, we have learned that evil is a lack of goodness, that it stems from a desire to have more than one’s fair share, and that it is linked to fear and destruction. Knowing this, we are in a position to see more clearly the evil in ourselves and in other people. Do we wish to dominate other people and impose our wills upon the world? What is our proper place?

in order to make something evil, you must start out with something that is good. This is the pattern we see over and over again in Middle-earth. In all of these cases, evil things turn out to be good things that have been twisted for evil ends.”

Potere del Male: “Indeed in nothing is the power of the Dark Lord more clearly shown than in the estrangement that divides all who still oppose him. Yet so little faith and trust do we find… that we dare not by our own trust endanger our land” (p. 339) “… The Edain, the Father so the Númenoreans, fought beside the Elves in the first wars…. But in Middle Earth, Men and Elves became estranged in days of darkness, by the arts of the Enemy, and by the slow changes of time in which each kind walked further down their sundered roads. Men now fear and misdoubt the elves, and yet know little of them” security dilemma exacerbated by willful manipulation and ignorance. Elves: always desired knowledge (Sauron ensnared them with this desire)

Debolezza del Male – Wishful thinking: Aragorn: “He [Sauron] is not so mighty yet that he is above fear; nay, doubt ever gnaws him” (p. 763). Utility function of Sauron as figured out at Council of Elrond: “Only with the helpful exchanges of the many does the group work logically through all the possibilities to the one solution that Sauron will never imagine, so unlike his desire is it.” [destroy the ring] Sauron “cannot understand the nature and motivations of his adversary, which are so different from his own.” Sauron’s “Eye could see everything except what really mattered.” (p. 6) Enemy “is very wise, and weighs all things to a nicety in the scales of his malice. **But the only measure that he knows is desire, desire for power, and so he judges all hearts.** Into his heart the thought will not enter that any will refuse it, that having the Ring we may seek to destroy it. If we seek this, we shall put him out of reckoning”

Etica: “Why be moral? Plato asks. And Tolkien answers, “to be yourself.” What kind of life should I choose? A life that is in accord with my abilities. If you need a Ring of Power to live your life, you have chosen the wrong life.” (20) Tolkien letter quote: “ ‘If there is any contemporary reference in my story at all it is to what seems to me the most widespread assumption of our time: that if a thing can be done, it must be done” (L, p. 246). In other words, he wrote LOTR , in part, as a protest against the sense that the past no longer had any relevance, that humans could act, in the absence of God, however they wished” (p. 140). In ent language an object is signified by the range of its connections by which it achieves its true identity, not by separation, as in hill being defined by those things it is not: ‘hill’ no ‘rill.’….The Lord of the Rings, then, is an ethical text that teaches us to give up dominatory and fixed perceptions in order to receive the world back as a gift”

Politica: “The maintenance of society is best advanced by the caretaker and the gardener, those who take care, nurture others, and continue the work of the family or nation. In their role of understanding and tolerating individual differences within the community, indeed, using those differences productively, the caretakers empower both the individual and society, or, together, the social network.” “The success of the council occurs in part because of the modesty (or at least rhetorical pose of modesty) of Gandalf and Aragorn. Gandalf confesses he was at fault for letting the words of Saruman lull him (1: 329); Aragorn” (49) “recounts how he aided Gandalf in the search for Gollum, ‘since it seemed fit that Isildur’s heir should labor to repair Isildur’s fault’ (1: 330). The public admission of guilt enhances the speakers’ credibility and weakens any suspicions that the two many have been seeking in their own gain. “The storm comes, and now all friends should gather together, lest each singly be destroyed” (Gandalf)

http://archives.theonering.net/perl/newsview/8/1059512515

Contro la politica delle identità (etnicismi, patriottismi, razzismi, classismi, ecc.)

a cura di Stefano Fait

Si possono opporre diverse obiezioni al paradigma identitario.

Obiezione ontologica: l’identità non è sostanza ma relazione. Non è un pacchetto-viaggio o un bagaglio che ti danno alla nascita e che contiene tratti collettivi di carattere comportamentale, morale ed estetico, usi e costumi misteriosamente trasmessi di generazione in generazione, adatti ad una determinata regione del globo e immuni dalle contingenze storiche, capaci di iniettare una certa qualità nei sentimenti, valori, preferenze, pratiche, natura intrinseca e relazioni interpersonali di chi lo riceve. Gli individui non sono definiti interamente dalle loro appartenenze e tante persone appartengono a più gruppi. Un essere umano non ha prezzo, mentre nessuna cultura o stile di vita e nessun loro elemento ha un valore incomparabile. Gli umani sono esseri plurali (I am large, I contain multitudes, diceva Whitman) e trasformativi, hanno la capacità e la volontà di cambiare, di progredire, di crescere di universalizzare i loro concetti attraverso la ragione e del dialogo. Costringerli a diventare portatori e guardiani di cultura è inumano (determinismo);

Obiezione pratica: chi è straniero? Tutti. Lo ripeteva Kant: siamo tutti ospiti [“originariamente nessuno ha più diritto di un altro ad abitare una località della terra”] e la nostra presenza su questo mondo dura un infinitesimo, una fiammella luminosissima ed effimera. Ci sono gradi infiniti di sfumature nell’alterità degli altri;
http://fanuessays.blogspot.com/2011/12/ospitalita-e-beni-comuni-il-mondo-nuovo.html

Obiezione morale: anche se qualcosa è indisputabilmente tradizionale, questa non è una ragione sufficiente per accettarlo come desiderabile o eticamente valido. L’idea che scegliamo in cosa credere e come comportarci e ci assumiamo la piena responsabilità per le conseguenze delle nostre scelte è il cuore del pensiero democratico laico e del diritto penale;

Obiezione storico-antropologica: l’identità non è natura ma è storia. Ciò che passa per tradizione è altamente selettivo, spesso un’invenzione recente. I gruppi non hanno un’essenza fissa ed immutabile (relazioni dinamiche tra entità mutevoli). La storia non è monolitica e ci sono ricostruzioni alternative e contraddittorie del passato, alcune più plausibili di altre o più in voga di altre. Perciò esistono una pluralità di discorsi discordanti riguardo all’identità di un popolo e non se ne può ricavare una visione coerente ed univoca;

Obiezione sociologica: la definizione, riproduzione e uso della tradizione è sovente una struttura ideologica nelle mani di chi detiene il potere. I diritti collettivi sono formulati nell’interesse di chi stabilisce che cosa sia importante e tendono a violare gli interessi, preferenze, aneliti, propensioni dei singoli. Se la coesione etnica e culturale diventa un tratto saliente o centrale della società prima o poi serviranno misure coercitive per gestire i dissidenti culturali;

Obiezioni politica: gli identitarismi dividono l’umanità invece di unirla ed è nell’interesse di chi detiene il potere separare le masse e mettere gli uni contro gli altri. Non a caso la CIA ha sempre infiltrato i movimenti femministi, dell’orgoglio nero e dei diritti per gli omosessuali.

Per tutte queste ragioni, la politica delle identità è incompatibile con la democrazia e va contrastata strenuamente.

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